Berlusconi

È possibile “leggere” le trasformazioni della democrazia avvenute nell’età berlusconiana attraverso il concetto di plutocrazia demagogica? È questa la sfida che si affronta nel testo, utilizzando un approccio prevalentemente orientato al decision making. Dopo aver ripercorso la “storia” del concetto di plutocrazia e dopo essersi soffermato sulle principali interpretazioni dell’età berlusconiana, il testo procede infatti a un’analisi serrata di tre “casi cruciali” di studio: l’affaire Alitalia; le innovazioni nella Protezione Civile e la gestione dei grandi eventi; lo scudo fiscale.

АННОТАЦИЯ. В представленной статье рассматривается внешняя политика Италии периода «Второй республики» – с момента прихода к власти Сильвио Берлускони в 1994 г. и до 2011 года, когда С. Берлускони был вынужден уйти в отставку. Политическая система Италии крайне нестабильна, о чем свидетельствуют частые смены правительств. В ноябре 2011 г. правительство возглавил технократ М. Монти, которого впоследствии сменили Э. Летта и М. Ренци – пришедшие к власти без проведения парламентских выборов. Четвертое правительство С. Берлускони (2008–2011 годы) является последним кабинетом Италии, избранным народом страны. Более того, с начала 2000-х годов в политической жизни Италии наметился переход к «Третьей республике», связанный с реформированием электорального закона и попытками изменить Конституцию. Этими обстоятельствами опосредованы временные рамки исследования – с 1994-го по 2011 г. – когда в стране произошло разблокирование демократии и у власти сменялись поочередно левоцентристские и правоцентристские правительства. В статье рассматриваются два основных вектора внешнеполитической стратегии Итальянской Республики: атлантическая солидарность и европеизм как приверженность процессу европейской интеграции. Сосуществование этих двух направлений в итальянском внешнеполитическом мышлении порождает вопрос – являются ли они взаимоисключающими или дополняющими друг друга. Окончание «холодной войны» совпало для Италии с серьезными внутриполитическими изменениями и перераспределением сил. Произошедшие изменения – как внутри страны, так и в мире побудили трансформацию дискурса по внешнеполитической стратегии государства. Кроме того, они спровоцировали рост амбиций Итальянской Республики на международной арене. Наиболее ярко изменения в формировании внешнеполитической линии Италии прослеживаются на примере сопоставления правительств С. Берлускони и Р. Проди. Если первый в большей степени ориентировался на США, то второй оставался в ряду политиков, выступавших за укрепление интеграции внутри ЕС. Подобные различия проявлялись не только в риторике, но и в практических решениях соответствующих лидеров. Вместе с тем приверженность одному из приоритетов не становилась всеподавляющей и исключающей иные направления деятельности. В результате внешней политике Италии оказалась присуща двойственность, которая воплотилась в том числе в попытке превратить страну в связующее звено между разными регионами мира.

This volume investigates how resistance to the new conservative culture has been articulated in Italy, and how this has been expressed and explained by those involved.
The volume is divided into four areas: 1. The Economic and Media Landscapes, which sets the scene for the rest of the book by explaining how Italian society, and particularly its media environment, have developed in recent years; 2. Political Challenges, which discusses the main threats to the authority and policies of Berlusconi coming from within his own centre-right coalition, the left and social movements; 3. Texts, which analyses films, internet sites, television programmes, novels, newspaper articles and theatre performances that sought to resist increasingly dominant conservative norms and/or respond to events set in motion by the Berlusconi governments;  4.Experiences, covering the voices and practices of those who have opposed Berlusconi from within the cultural industries and identity movements.
http://www.bloomsbury.com/uk/resisting-the-tide-9781441176134/

Emilio Fede che chiede a Lele Mora una tangente in cambio dell’intercessione per un prestito milionario da parte di Berlusconi per salvarlo dal fallimento. E’ solo uno dei numerosi episodi svelati dalle intercettazioni del «Rubygate», che svelano i retroscena della vita privata del Premier. Il direttore del Tg4 è, insieme a Mora e alla consigliera regionale del Pdl, Nicole Minetti, uno dei grandi reclutatori delle starlette che sgomitano per passare la notte con il «vecchio» ad Arcore, sperando di uscirne la mattina con una busta piena di soldi. Ne esce un quadro degradante, con le ragazze che «bombardano» di telefonate il Cavaliere e fanno a gara per infilarsi nel suo letto per «dormire con lui per poter prendergli qualcosa al mattino» e «far cassa». E’ il ritratto di un Berlusconi grottesco, solo, circondato da ruffiani ed escort, gente pronta a tutto pur di sfruttare la sua solitudine.

La storia della P2 e dei suoi affiliati si intreccia con quella dei servizi deviati, dello stragismo di stato (frutto della strategia della tensione e della contrapposizione Est-Ovest), delle Br e del rapimento Moro; riguarda i rapporti tra imprenditori, politica, mafia, massoneria e Vaticano, passando dal «piano Solo» al golpe Borghese, dal crack del Banco ambrosiano alla morte di Calvi e Sindona, dalla banda della Magliana all’Opus Dei, da Tangentopoli al dossier Mitrokhin; eventi successivi ma legati ai personaggi della loggia segreta. Storie di un’Italia oscura che si intrecciano, e che, spesso, intersecano la strada di Silvio Berlusconi e dei suoi sodali. Questo libro non vuole essere l’ennesima pubblicazione sulla storia della P2 e dei suoi iscritti, ma si propone di svelare come i membri della loggia segreta, che il Maestro Venerabile Licio Gelli chiamava «l’Istituzione», siano sopravvissuti allo scandalo degli anni ’80, e abbiano trovato lavoro, aiuto e protezione all’ombra dell’impero di Berlusconi, che si fece strada come imprenditore, prima come costruttore, poi come editore, poi come politico, finendo per occuparsi infine pressochè di tutto, partendo proprio dal periodo di massima espansione della loggia di Licio Gelli. Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all’amico Fedele Confalonieri, e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all’amico Guido Possa, Berlusconi iniziò l’attività di agente immobiliare, per poi mettersi in proprio grazie ad anonimi ed ingenti capitali provenienti da misteriose finanziarie e fiduciarie svizzere legate all’Opus Dei e al Vaticano. L’attività di costruttore del Cavaliere, tuttavia, incontra non poche difficoltà, finchè non entra nel nel giro della P2 di Calvi e Sindona, che riciclano il denaro di Cosa nostra attraverso la Banca Rasini di Milano, il cui direttore generale è il padre del futuro premier. In questo giro vorticoso di denaro si intrecciano le vicende dello Ior di Paul Marcinkus ed il fallimento del Banco ambrosiano, coinvolti attraverso partecipazioni in fiduciarie off-shore alla costituzione della prima società di Berlusconi, l’Immobiliare San Martino, amministrata dal fiancheggiatore della mafia Marcello Dell’Utri, e costituita allo scopo di gestire la villa di Arcore acquistata tramite Cesare Previti. Antiche amicizie legate da affari comuni e segreti inconfessabili, come la corruzione del giudice del lodo Mondadori. Dopo la bufera politica successiva al ritrovamento delle liste di Castiglion Fibocchi, si ebbe una sorta di temporanea epurazione degli aderenti alla loggia, in realtà agevolata dal ridotto desiderio degli interessati di restare sotto i riflettori, e molti piduisti, come il capogruppo dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, si eclissarono dalle cariche più in vista, o si fecero da parte per poi ripresentarsi qualche tempo dopo. Nonostante lo scioglimento, decretato dalla Legge 25 gennaio 1982, n. 17, la P2 è ancora attiva. Lo sono, perlomeno, molti dei suoi componenti. I piduisti che ricoprivano incarichi pubblici sono scomparsi per qualche tempo, per riaffacciarsi alla ribalta in coincidenza con la discesa in campo di Berlusconi, e la fondazione di Forza Italia. Nel frattempo, sono stati tenuti a galla da una vera e propria rete di solidarietà, che ricorda molto Odessa, l’organizzazione segreta nata dopo la fine della seconda guerra mondiale per proteggere i nazisti. Qualcuno ha trovato lavoro in Mediaset (il direttore di Canale 5, Massimo Donelli, Maurizio Costanzo, Roberto Gervaso, il medico di Gelli Fabrizio Tifone Trecca, o il produttore Angelo Rizzoli, la cui moglie è parlamentare del Pdl), altri per Mondadori (Paolo Mosca); altri ancora occupano posti statali o parastatali di nomina politica. Non tutti gli ex piduisti, ovviamente, occupano posti di rilievo, ma hanno comunque risalito la china, aiutati dai «fratelli» più fortunati. I magistrati della Procura di Roma che indagano sull’intreccio tra politica, mafia, affari e magistrati, che vede coinvolti esponenti politici di primo piano della maggioranza e del governo - tra i quali il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il senatore Marcello Dell’Utri e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo - ha ribattezzato il fenomeno «Nuova P2». Sono passati oltre trent’anni dall’ingresso di Berlusconi nella P2, e, nonostante i tentativi del presidente del Consiglio di prendere le distanze, anche mentendo sulla sua affiliazione, è evidente che il legame con i «fratelli» è restato fortissimo. Il Cavaliere ha riportato gli ex piduisti nelle istituzioni che contano e nel suo vasto impero mediatico. A tal fine, basta ricordare ciò che Tina Anselmi, ex presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, dichiarò nel 1898, quando, con un blitz, Berlusconi si impossessò del gruppo Mondadori-L’Espresso, estromettendo De Benedetti dalla gestione: «Gli uomini di Gelli hanno rimesso in piedi la struttura, il loro potere, hanno ristabilito una loro presenza in aree così significative che ora il problema riemerge». Dalle colonne di Repubblica, Eugenio Scalfari profetizzò «Se l’operazione andrà in porto, vedremo a capo del più grande gruppo multimediale un membro della Loggia P2 […]. Oggi un membro di quell’associazione segreta, sciolta per legge perché ritenuta sovversiva contro lo Stato, sta per assidersi al vertice della Mondadori, dopo aver monopolizzato tutte le reti televisive private esistenti […]. Se sta nascendo un regime col volto di Silvio Berlusconi, questo regime e quel volto avranno nei prossimi mesi la nostra attenzione». Parole profetiche, quelle di Scalfari: nel maggio 2006 l’avvocato-amico di Berlusconi, Cesare Previti, deputato azzurro dal 1996, e già ministro della Difesa, è stato condannato a sei anni per aver corrotto il giudice Vittorio Metta nella vicenda della guerra di Segrate, finendo in galera, e a seguito di questa sentenza nell’ottobre 2009 la Fininvest è stata condannata a risarcire la Cir di De Benedetti con 750 milioni di euro. L’ex presidente della Camera Luciano Violante, da presidente della Commissione parlamentare antimafia disse: «La P2 è stata sciolta da una legge, ma può essere sopravvissuto il suo sistema di relazioni politiche, finanziarie e criminali […] Quanto al dottor Berlusconi, il suo interventismo attuale è sintomo della reazione di una parte del vecchio regime che, avendo accumulato ricchezza e potere negli anni Ottanta, pretende di continuare a condizionare la vita politica anche negli anni Novanta». Questo «sistema di relazioni politiche, finanziarie e criminali» è particolarmente evidente all’ombra della Madonnina, dove il potere berlusconiano è nato e si è sviluppato, giungendo a toccare ogni ambito politico, finanziario, economico e sociale. E’ nel capoluogo lombardo, dove Luigi Berlusconi dirigeva la Banca Rasini (legata a Cosa nostra, come Calvi, Sindona e Dell’Utri), che finanziò i primi affari del figlio, che il premier affonda le sue radici, proprio lì dove Mani pulite creò le condizioni per la discesa in campo del Cavaliere col grembiulino. Le vicende giudiziarie dell’estate 2010, che hanno visto coinvolti esponenti altolocati del Pdl, confermano che questo fil rouge non si è mai spezzato. La triade Dell’Utri-Verdini-Carboni, con l’aggiunta di altri personaggi di secondo piano, conferma la vitalità di rapporti di antica data, e di una forma mentis che rivive, trent’anni dopo, nella P3, reincarnazione della P2 di Gelli sopravvissuta e mantenuta all’ombra del potere berlusconiano. «Berlusconi non ha alcun legame con la P3, è la testa della P3». Così il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, rispondendo il 12 settembre ai giornalisti alla festa del "Fatto Quotidiano" a Marina di Pietrasanta che gli chiedevano degli eventuali rapporti tra il presidente del Consiglio, e quella che lui stesso definisce «piovra politica». «Abbiamo sempre ragionato sui coinvolgimenti delle varie parti di questa piovra politica - continua Di Pietro - ma a capo di essa c'è proprio lui». A conferma della sopravvivenza della P2 è arrivata l’inchiesta sulla P4, «un vero e proprio “sistema parallelo” e surrettizio gestito sia da soggetti formalmente estranei alle istituzioni pubbliche e alla pubblica amministrazione sia, invece, da soggetti espressione delle istituzioni dello Stato» che vede al centro dell’indagine Luigi Bisignani, ex piduista considerato tra i più influenti nei palazzi romani, legato da un rapporto di lunga data al sottosegretario Gianni Letta, «autorità delegata» del presidente del Consiglio Berlusconi ai servizi di informazione e sicurezza. Una nuova indagine che ha origini antiche.

Questo saggio, in attesa di pubblicazione, è una storia dell’egemonia culturale in Italia attraverso lo spettacolo e la politica-spettacolo (dalla neotelevisione di Berlusconi anni 80 ai social colonizzati dal M5S e dalla Lega). Riprende, aggiorna e sviluppa il discorso del mio precedente “Cultura pubblicitaria e berlusconismo”, Aracne 2015, scaricabile anche qui sul mio profilo. Lo stile è divulgativo, ma il testo fornisce un’ampia documentazione sui sondaggi e sulle varie interpretazioni degli studiosi. Il tema dell’egemonia attraverso i media è intrecciato a quello dell’educazione e della formazione delle diverse generazioni. Un ampio spazio è dedicato alla leadership dei diversi politici-star. Anche il mondo dei social e dello hate speech è ampiamente trattato.

This book (326 pages) told about the history of italian tv from eighties to today and the hegemony of advertising culture in it. Following the Chomsky-Herman theory, because tv channels “sell” public to advertisers, the latters can conditionate tv programms. Evoiding mechanical effects, I reflected about consequences on education of a whole generation, employng many sociological surveys and studies of this time (in particular Casetti, Bentivegna, Morcellini, Tullio-Altan, Pilati, Gabriele Calvi) and exploiting the interpretation of a protagonist (Carlo Freccero).
But in the new century and particularly in the period 2008-2015 the hegemony of commercial tv and of advertisers is entered in a phase of crisis, because of pay tv, the Internet and social networks. I analyse the evolution of millennial generation, and the passage from reality shows to social.
Besides I analyse the commercial, cultural and political strategie of Berlusconi, and the figures of Renzi and Grillo, to show continuity and discontinuity in italian populistic politics-spectacle. That is the almost natural form of politics in the period of the italian “neotelevisione”, of the “social tv” and of the social networks.
The first sections on this book are a reworking of my french Ph.D. thesis, published in Academia.edu.

Il processo di innalzamento del livello culturale svolto dalla Rai delle origini è stato interrotto dall'irrefrenabile ascesa della TV commerciale che, oltre a farsi promotrice di valori materiali e per molti aspetti diseducativi, ha portato all'ottundimento dei telespettatori, proponendo loro un mondo edulcorato, fittizio e del tutto illusorio. L'autore indaga le cause che stanno alla base del successo di Silvio Berlusconi, smascherando le abili strategie comunicative da lui messe in campo al fine di ottenere il consenso politico dell'italiano medio. Il volume fa luce sui fenomeni della videocrazia e della teatralizzazione della politica, la quale si è arresa incondizionatamente alle leggi a lei imposte dal piccolo schermo e potrebbe fungere da monito contro le nuove forme di populismo emergenti.

In questa tesi triennale ho voluto analizzare l'ethos di Silvio Berlusconi e di Nicolas Sarkozy, due leader politici che hanno fatto della loro persona e del loro prestigio personale una risorsa importante per la carriera politica. Tuttavia, i due discorsi che ho analizzato a titolo di esempio sono estremamente particolari poiché pronunciati dai due leader in un momento di debolezza e non di prestigio.

Sono passati 15 anni dal crollo del muro di Berlino, l’evento che ha sancito la fine di un’epoca, e della suddivisione del Mondo in due sfere d’influenza. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e dei regimi comunisti dell’Europa dell’Est si aprono nuovi ed inediti scenari geopolitici. Le cause strutturali di quel collasso improvviso, risiedono nel confronto insostenibile con le democrazie occidentali, e sono da ricercarsi nelle origini stesse della natura di quei regimi.

Lo scioglimento del Pcus e la mutata situazione, hanno costretto il Pci a cambiare ragione sociale, trasformandosi in Pds, e coltivando la speranza che, dopo oltre 40 anni, in Italia fosse finalmente possibile un governo senza la Dc. Ma il crollo travolge tutti, spazzando via, con l’ausilio dei giudici del pool di «Mani pulite», i partiti di governo, e favorendo la crescita di movimenti di protesta, estranei al sistema, come la Lega di Umberto Bossi, che diviene il secondo partito al Nord, e conquista anche l’ex roccaforte socialista di Milano.

In questo contesto entra il vigore il trattato di Maastricht, probabilmente l’agente esogeno che è servito per implementare politiche economiche rigorose, volte al contenimento della spesa pubblica e del deficit, nonchè alla riduzione dell’inflazione.
A proposito degli avvenimenti di questo periodo si è parlato di fine della «Prima Repubblica». In realtà, non è avvenuto un mutamento della forma sostanziale dello Stato, tale da poterlo considerare rifondato, come avvenne con la Quinta Repubblica francese del 1958. Molti protagonisti di questo periodo sono allegramente transitati nella nuova era grazie all’aiuto di nuove formazioni politiche (in primis Forza Italia, che ha dato rifugio a numerosissimi orfani del pentapartito), altri, come Silvio Berlusconi, hanno approfittato del vuoto lasciato dalla scomparsa dei partiti tradizionali per fare il loro ingresso in politica, investendo risorse personali accumulate in attività extrapolitiche. Mutatis mutandis, è bastato cambiare il formato dei partiti per ripresentarsi agli elettori e garantirsi il mantenimento dello status quo.

Si potrebbe concludere che, mentre la «Prima Repubblica» non è mai definitivamente terminata, essendo mantenuta in vita ad opera degli stessi esponenti politici che erano in attività già prima del 1990, e grazie alle pratiche che la contraddistiguevano, la «Seconda Repubblica» non è mai nata. Più semplicemente, l’Italia vive da 15 anni in un regime «transitorio».

A nulla sono valse le istanze di rinnovamento che giungevano dai cittadini, e che trovavano riscontro nelle dichiarazioni del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, o nel movimento referendario di Mario Segni.

La crisi del sistema politico italiano ha anch’esso origini lontane, e per  meglio comprendere la situazione attuale e la storia recente, occorre partire dal suo passato prossimo.

Come ha giustamente scritto Lucio Caracciolo nel suo Terra Incognita. Le radici geopolitiche della crisi italiana, la letteratura scientifica su questo periodo è ancora scarsa, e, tuttavia, parrebbe opportuno indagare sulle conseguenze che quegli avvenimenti straordinari hanno avuto, non solo su scala planetaria, ma, più modestamente, nel panorama italiano.

Questo elaborato, o meglio, l'idea che poi si è trasformata in questo elaborato, ha una data di nascita ben precisa: il 15 ottobre 2019, giorno in cui Bruno Vespa ospitò un duello televisivo tra Matteo Renzi e Matteo Salvini.
Un confronto tra due leader che più di una volta ho considerato narcisisti; e che mi ha spinto a chiedermi cosa fosse la leadership narcisistica, e se Renzi e Salvini fossero effettivamente dei leader narcisisti.
Ebbene il compito di questo elaborato è esattamente questo.
Innanzitutto, definire la leadership narcisistica, distinguendola nei suoi tre orientamenti definiti da Kets De Vries e Miller (reattivo, auto-ingannevole e costruttivo) e da un'altra forma di leadership spesso confusa con quella narcisistica, ovvero la leadership trasformazionale.
In secondo luogo, cercherò di analizzare se la leadership narcisistica sia sempre dannosa e inefficiente, o se ci siano delle circostanze in cui può essere benefica, se non addirittura necessaria.
Fatto questo, nella seconda parte analizzerò lo stile di leadership di quattro leader politici contemporanei (Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Matteo Salvini e Donald Trump), cercando di capire se possano essere considerati narcisisti, e a quale orientamento potrebbero essere ascritti.

Nella quiete di Narni, la cittadina umbra resa celebre nel mondo dalla saga fantastica di C. S. Lewis, sono nate, tra una lezione universitaria e l’altra, la gran parte delle cronache raccolte organicamente in questo volume, che riassumono e interpretano le vicende salienti della politica italiana dal 2008 ad oggi.
Ne emerge un quadro convulso e contraddittorio, dominato, come del resto gli ultimi vent’anni della storia nazionale, dalla figura di Silvio Berlusconi: un leader al tramonto e senza eredi apparenti, sempre più arroccato a difesa del suo smisurato potere, la cui forza e capacità di resistenza sembrano ormai dipendere dalla debolezza dei suoi avversari. Ma il problema, come scrive l’Autore, non è quanto ancora Berlusconi resterà in sella, ma cosa verrà dopo di lui, come sarà l’Italia senza di lui. Avremo una democrazia finalmente normale o dobbiamo aspettarci la comparsa sulla scena di nuovi e pericolosi avventurieri? Il berlusconismo lascerà una qualche eredità politica o verrà rubricato alla stregua di una inconcludente parentesi? Il dopo Berlusconi sarà un campo di rovine o segnerà l’inizio di una stagione politica all’insegna del rinnovamento e della crescita, dopo quasi due decenni di stagnazione economica, di immobilismo politico-istituzionale, di violente contrapposizioni ideologiche e di miracoli annunciati e mai verificatisi?
Nel libro si racconta in presa diretta – con il distacco dell’osservatore neutrale, con il pathos del cittadino attivo sulla scena pubblica – quella che l’Autore definisce l’ultima battaglia del Cavaliere: contro la “vecchia politica” nel nome della “politica del fare”, contro una sinistra divisa e drammaticamente a corto di idee, contro la magistratura e il mondo dell’informazione, contro il fantasma per lui onnipresente del comunismo, ma soprattutto contro se stesso e le attese che aveva suscitato al momento della sua discesa in campo.
Ma si racconta anche del tentativo di Fini di costruire in Italia una destra diversa da quella berlusconiana. Delle smisurate ambizioni della Lega di Bossi. Delle ambiguità e delle contraddizioni dell’antiberlusconismo. Della crisi culturale e civile che sta contribuendo alla disgregazione dell’Italia nell’indifferenza apparente degli stessi italiani.
Quello che emerge da queste cronache è un bilancio desolante e preoccupato della cosiddetta Seconda Repubblica: una speranza di cambiamento risoltasi in una delusione e in un’occasione largamente sprecata.

Following the Chomsky-Herman theory, because tv channels “sell” public to advertisers, these latters can conditionate tv programms. Evoiding mechanical effects, I reflected about consequences on education of a whole generation, employng many sociological surveys and studies of this time (in particular Casetti, Bentivegna, Morcellini, Tullio-Altan, Pilati, Gabriele Calvi) and exploiting the interpretation of a protagonist (Carlo Freccero). Many pages discuss about the commercial, cultural and political strategy of Berlusconi.
There are also two chapters about the history of education in united Italy (ch. 3 and 4), and a long interview with two education psychologists (Oliverio Ferraris e Giani Gallino) and a sociologue of aducation (D’Amato) about influence of tv (ch.7).

Lo scopo principale di questa tesi è quello di approfondire l’elemento vitale di ogni sistema democratico, vale a dire la comunicazione politica. Essa rappresenta la modalità con la quale vengono messi in relazione comunicativa i soggetti della sfera democratica: il sistema politico, il sistema dei media e i cittadini. In particolare andremo ad analizzare le pratiche comunicative adottate da Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Le motivazioni che hanno influito sulla scelta delle due figure politiche oggetto di analisi sono molteplici.

« Il n'y a rien de mystérieux dans le désastre de la gauche italienne ». Entretien avec F. Turigliatto redaction Comment expliquer le « désastre » de la gauche italienne ? La question a pris une ampleur tout à fait particulière au cours de ces deux dernières années, alors que le pays a connu le gouvernement « le plus à droite de toute son histoire républicaine », une situation d'urgence sanitaire et l'aggravation sans précédent d'une crise économique larvée qui dure depuis près de trente ans. Rien ne semble vouloir surgir de ce champ de ruine. Et pourtant, les derniers soubresauts politiques, fruits d'une longue incubation dans les entrailles de la Péninsule, forcent à prendre une respiration, un temps d'arrêt, une pause, dans le flux incessant des nouvelles, afin de rechercher les causes de l'effondrement sans appel de l'une des gauches les plus puissantes d'Europe après la Seconde Guerre mondiale. Militant de longue date de la gauche radicale, ancien sénateur de Rifondazione comunista exclu en 2007 de ce parti pour avoir voté au Sénat contre l'intervention militaire italienne en Afghanistan, Franco Turigliatto a vécu de près, durant un demi siècle, les luttes, les victoires et les défaites du mouvement ouvrier ; il est aujourd'hui membre de Sinistra anticapitalista. *** Le 2 juin 2020, la République italienne fêtait ses 74 ans. Nous reviendrons plus tard sur la période actuelle, mais je voudrais commencer par te faire réagir sur la période qui suit la Seconde Guerre mondiale et sa signification… Le 2 juin 1946, un référendum valide le choix du peuple italien de mettre fin à la monarchie et de se doter d'une structure constitutionnelle républicaine. C'est une victoire en demi-teinte, contestée, marquée par un vote différencié entre le Nord et le Sud, qui a toutefois ratifié une profonde rupture institutionnelle et politique avec le passé. L'expulsion de la monarchie savoyarde, directement responsable de la montée du fascisme, d'une dictature qui a duré plus de 20 ans et de l'immense tragédie de la guerre, réceptacle et point de référence de tout mouvement réactionnaire, était indispensable à la reconstruction démocratique du pays. Mais le 2 juin a pris également une autre signification, celle de l'affirmation de l'Italie comme puissance impérialiste qui s'exprime notamment par le défilé militaire massif des Forces armées, dénoncé constamment et avec vigueur par les organisations pacifistes et anticapitalistes. Ce n'est pas un hasard si, même pendant les jours terribles de la pandémie et du confinement, les industries d'armement ont été soustraites à toute interruption de production, continuant à fabriquer des chars et des avions de combat. Cette année, pour des raisons évidentes, le défilé militaire n'a pas eu lieu. Mais ce même jour, qui reste le symbole de la victoire de la république antifasciste, les forces de droite, d'extrême droite et fascistes sont descendues dans la rue, dans l'espoir de susciter un dangereux chaos politique et idéologique réactionnaire qui permettrait de capitaliser et polariser le désespoir de vastes secteurs sociaux, en particulier la petite-bourgeoisie appauvrie par la crise économique et sociale. Ce qui est grave, c'est que les syndicats, et en particulier la CGIL, n'ont pas même envisagé la nécessité de promouvoir des actions, même symboliques, pour s'y opposer ; ils sont restés passifs, totalement subordonnés et alignés derrière le gouvernement actuel[1]. Les manifestations dispersées de la gauche radicale et des syndicats de base ne pouvaient pas faire contrepoids à l'action de Matteo Salvini (Lega) et de Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia-formation d'extrême-droite) qui ont occupé la Piazza del Popolo à Rome, une place symbolique pour la gauche.

This book (of  294 pages) is a first reworking of my french Ph. D. thesis about Berlusconi and the hegemony of advertising culture in the so-called Italian “second repubblic” (Berlusconi et l’hégémonie publicitaire. L’éducation néotélévisuelle aux origines de la culture de la “Deuxième République”, Editions Universitaires Européennes, Saarbrüken 2012)
Following the Chomsky-Herman theory, because tv channels “sell” public to advertisers, these latters can conditionate tv programms. Evoiding mechanical effects, I reflected about consequences on education of a whole generation, employng many sociological surveys and studies of this time (in particular Casetti, Bentivegna, Morcellini, Tullio-Altan, Pilati, Gabriele Calvi) and exploiting the interpretation of a protagonist (Carlo Freccero).
That book content two chapters about the history of education in united Italy (ch. 3 and 4), and a long interview with two education psychologists (Oliverio Ferraris e Giani Gallino) and a sociologue of aducation (D’Amato) about influence of tv (ch.7). That contents too a short presentation of italian republican history (p.276-281) and a sommary of all chapters.
The cover of this book is already publied on Academia.edu.

(co-authored with Cristina Barbieri) This chapter analyzes the foundations of the Italian prime ministers’ political support (party-parliamentary; electoral; presidential). In particular, it investigates the relationship between these foundations, the background, and the governing capacity of the heads of government. It answers four main questions: what type of political support Italian prime ministers enjoy? How do prime ministers’ background vary depending on the support’s foundations? When does political support endow prime ministers with governing capacity? How much support do prime ministers have? The analysis covers a period of more than 70 years (1948-2021) and 65 cabinets, whose heads are classified as prime ministers with little, medium, and large support, based on an original additive index of political support.

The current research tries to explain the place of the fallacies in the argumentation of the bulgarian and italian political discourse. The study aims to determine under what circumstances the participants are more likely to use fallacies, what type of fallacies they would use and to compare the use and the type of fallacies used by Bulgarian and Italian participants. For the study two TV a pre-election debates were used, one in Italy (2006) and one in Bulgaria (2009). The research methods are discourse analysis and comparative analysis. The article is in Bulgarian

In the growing political theory literature on populism, the way in which populism appropriates the theory and practice of partisan politics remains neglected. My paper draws on the work of Norberto Bobbio (1909-2004), the leading political and legal theorist of XX-century Italy, to theorize this overlooked aspect of the populist phenomenon. Through the study of Silvio Berlusconi's populism, this paper excavates Bobbio's attempt to distinguish between parties and factions in the specific context of party democracy. A long-processed and key acquisition of proto-democratic politics, this distinction remains thin in polarized democracies, wherein the charge of factionalism becomes a rhetorical strategy to discredit a priori our political antagonists and their arguments. As Bobbio highlighted, Berlusconi's visions of the state and the party were structurally connected. Having built from scratch first his economic empire and then his own political party, Berlusconi believed that the state and its institutions, too, were at the mercy of his personal interests, as if both the party and the state were an appendix to his public persona. His political populism and his institutional patrimonialism were, as I put it rephrasing Kantorowicz, "the populist leader's two bodies". When contextualized and revisited, Bobbio's considerations on Berlusconi disclose important contributions-historical, conceptual, and normative-within three connected bodies of literature in democratic theory: the study of parties and partisanship; the theorization of populism; and the multiple analyses of the decay of party democracy. Additionally, they can serve as a template to theorize similar transformations of American democracy in the present.

In diverse nazioni – in testa gli Stati Uniti – le rivelazioni di WikiLeaks hanno tolto il sonno ai responsabili dell’intelligence e generato un acceso dibattito sul conflitto tra libera informazione e ragione di Stato. L’Italia ha proseguito nella sua infelice eccezione: la ricezione dei cablogrammi sul nostro Paese ha scatenato la solita opposizione tra berlusconiani e antiberlusconiani, facendo sì che tutto, ancora una volta, ruotasse intorno al grande one man show. Eppure l’antologia di WikiLeaks che viene qui presentata solleva un’unica tragica domanda: com’è stata possibile l’egemonia totale di un uomo così tanto potente in Italia, quanto grottesco, kitsch e impresentabile in qualsiasi altra parte del mondo? Si possono certo scomodare le lucide profezie di Guy Debord sulla “società dello spettacolo” o la surreale congiunzione di re e giullare dell’Ubu Roi di Alfred Jarry. Ma lo spaccato italiano che emerge da questi cablogrammi ci parla anche delle connivenze di numerosissimi cortigiani, figure di primo e di secondo piano che hanno agito per i loro interessi, protetti dal grande spettacolo del loro Capo.

Marco Marsili, giornalista, politologo e docente di giornalismo presso l’Università degli Studi dell’Insubria a Varese, spiega la storia di WikiLeaks e del suo leader Julian Assange, e guida il lettore attraverso la comprensione dei dispacci inviati a Washington dall’ambasciatore a Roma Mel Sembler (2001-2005) e dal suo successore Ronald Spogli (2005 - 2009). Ne Il Clown. Il meglio di Wikileaks sull'anomalia italiana (Mimesis Entropie, Milano, 2011, 10 euro) Berlusconi viene definito un leader “incapace, vanitoso e inefficace come moderno leader europeo”, intento a spendere le sue energie in feste notturne, le quali non gli permetterebbero di riposarsi abbastanza.

Critiche per una politica estera inefficace e ondivaga, basata sui rapporti personali di Berlusconi, anche con dittatori come Gheddafi o il leader bielorusso Lukashenko. Il rapporto tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin è oggetto di una attenta osservazione da parte dei diplomatici statunitensi. La loro relazione viene giudicata di natura confidenziale, anche a causa dello scambio di “regali generosi”, e foriera di redditizi contratti energetici tra Eni e il colosso russo dell’energia Gazprom. La descrizione data di Berlusconi è che “sembra essere il portavoce di Putin in Europa”. Gli Usa cercano, tuttavia, di avvantaggiare le forniture di aziende americane in vista della realizzazione del nuovo programma nucleare varato da Berlusconi (poi abbandonato in seguito al referendum) e spingono per l’inclusione delle strutture marittime italiane nel progetto Megaporti.

Forti critiche anche per l’abolizione dell’Alto commissario anticorruzione, decisa dal Cavaliere nel 2008, appena tornato a Palazzo Chigi, e sulla vicenda Alitalia: “Ha inventato una legge ad personam per ottenere un risultato politico. È una lezione per chi vuole investire in Italia”. Per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, di mantenere il vettore (che stava per essere acquistato dalla cordata Air France-Klm) in mani italiane, Berlusconi ne ha favorito la cessione a Cai. “La nuova linea area avrà un monopolio di fatto delle rotte interne italiane e i debiti e i passivi dell’Alitalia passeranno ora a una bad company avviata alla liquidazione ma tuttora di proprietà del governo” scrive l’Ambasciata Usa a Roma. Spogli ricorda come, nonostante il ministro dell’Interno Maroni si fosse detto contrario al salvataggio, “Berlusconi ha utilizzato le sue conoscenze personali e politiche per convincere un gruppo di imprenditori a impegnarsi nel ‘salvataggio’ della compagnia aerea e nel mantenere la compagnia di bandiera italiana”, favorendo la creazione di un gruppo di 16 investitori (definiti “compari” del premier) che hanno seguito il piano d’acquisto elaborato da Intesa Sanpaolo. Per venire in aiuto della cordata di amici, che hanno consentito al premier di fare bella figura, mantenendo la promessa fatta in campagna elettorale, il governo ha modificato la legge fallimentare, in modo da consentire alla società di essere divisa in due, con i passivi e i debiti per un miliardo di euro che restano nella “bad company” di responsabilità del governo italiano. Sul Carroccio un dispaccio relativo ad un colloquio tra il ministro Roberto Calderoli, il segretario della Lega Lombarda, Giancarlo Giorgetti, e il console generale di Milano, svela i piani del movimento per “diventare forza egemone nel Nord”, le speranze dello stesso Giorgetti di poter “alla fine succedere a Bossi come capo del partito”.

Parte della corrispondenza riguarda l’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa, che non esita a mostrarsi più che accondiscendente nei confronti dell’alleato statunitense. “Si è descritto letteralmente come filoamericano” si legge in un dispaccio. “Ha fatto riferimento al suo coinvolgimento nell’ala giovanile del Movimento sociale italiano come esempio dei suoi sentimenti filoamericani. Ha detto che il movimento era diviso in due campi: uno filopalestinese e l’altro filoamericano (e filoisraeliano). Si è definito esponente di vertice del secondo”. La sua proposta di aprire per 30 giorni le basi per l’addestramento dei giovani, viene bollata dall’ambasciatore come odorante “un po’ di fascismo”.

I dispacci diffusi da WikiLeaks dimostrano inequivocabilmente la mancanza di autonomia politica del governo Berlusconi in politica estera, e l’asservimento del premier, interessato solo alle sue vicende processuali e alla sua immagine, alla volontà dei governanti stranieri, a discapito dell’interesse nazionale. Ne esce un’immagine di un esecutivo incapace ed inefficiente, mosso solo da interessi personali, sia di natura politica che economica o giudiziaria.

Issu d’une enquête de terrain réalisée en 2004-2008 dans les quartiers résidentiels de San Felice et Milano 2, cet article contribue à l’analyse différenciée des dynamiques d’auto-ségrégation des classes (moyennes-)supérieures milanaises. Dans une première partie, il décrit la configuration urbaine et l’organisation interne de ces quartiers d’immeubles collectifs de haut standing bâtis durant les années 1970 et issus de vastes opérations immobilières d’arasement, reconstruction, repeuplement et enclosure. Il analyse ensuite les représentations, les univers symboliques, les constructions de sens et les registres justificatifs au travers desquels les résidents développent leur refus de la mixité – dessinant ainsi des spécificités italiennes quant à l’articulation entre la hiérarchie sociale et son inscription territoriale.

Drawing from fieldwork conducted in 2004-2008 in the residential neighborhoods of San Felice and Milano 2, this article contributes to a differentiated analysis of the Milanese upper-middle classes’ self-segregation dynamics. Its first section describes the urban configuration and the internal organization of these complexes of exclusive collective buildings erected during the 1970s through large-scale real-estate operations of leveling, reconstruction, repopulation and enclosure. It then analyzes the representations, meaning-making, and registers of justification through which residents articulate their preference for local class homogeneity – highlighting some Italian specificities concerning the relation between social hierarchy and its territorial dimension.

"The corpus investigated in this article includes the discourses made in television talk shows in campaign days before the 2008 Italian general election.

A two-steps analysis is applied. A textual statistical approach was implemented to select the strategic level of discourse, then was analysed this level with a qualitative approach, paying special attention to metaphor analysis, following the Conceptual Metaphor Theory (Lakoff & Johnson 1980).

The analysis shows that the strategic construction of the campaign is consistent with the logic of the Message Box, an instrument of strategic marketing that recommends the candidate to construct his/her strengths in those dimensions where he/she builds his/her opponent's weakness."

Puoi leggerlo qui: http://www.mulino.it/rivisteweb/scheda_articolo.php?id_articolo=33330

Riccardo Pasqualin, Gli italiani di Crimea. Dall’emigrazione al gulag di Heloisa Rojas Gomez [recensione], in
Sololibri.net, 16/03/2022: Gli italiani di Crimea. Dall’emigrazione al gulag - Heloisa Rojas Gomez - Recensione libro
(sololibri.net)

Irrespective of the historical period in which it is produced, and of the various techniques employed, political propaganda is found to be more effective the more apt the messages are to implant themselves in the minds of those whom they are addressed to, and thus, the more apt to influence public opinion. This aim is achieved most successfully
the more frequently the message in question is repeated in a given lapse of time. Italian political propaganda calls to mind certain epochs in the more or less recent past, and also various personalities...

Considered by many scholars to be principally a catch-all or a useless concept, populism has rarely gone hand-in-hand with historical reflection. Building upon ‘the need to return populism to history’, this article offers an overview of the reasons why populism as a concept and as a potential sequence of historical events seems to fit well in post-Second World War Italy, and aims to suggest areas for further research. At the intersection between conceptual history, democratic theory and discourse-historical analysis, the article explores the continuities and discontinuities of Italian populisms, focusing on the resemioticisation of the concept of civil society and its legacy within historical Italian Fascism, especially during the transition to the so-called Second Republic.

El ingreso de Silvio Berlusconi en la arena política italiana ha provocado un cambio en la comunicación política, inaugurando una etapa marcada por el protagonismo de los medios de comunicación, el poder de la imagen, la política como espectáculo y la irrupción del video-poder. Su modelo resultó exitoso y apetecible de ser emulado. Y así fue: la campaña electoral de Donald Trump mostró evidentes analogías con el modelo berlusconiano. A través del análisis del discurso político de los dos políticos y de la literatura publicada sobre el tema, se pondrá de manifiesto una nueva forma de comunicar, más próxima al mundo del espectáculo y del entretenimiento. Tanto Berlusconi como Trump son deliberadamente transgresores, adoptan eslóganes provocadores y pegadizos, recurren a expresiones ofensivas. Dos modelos análogos y aún así con algunas diferencias que hacen presagiar una nueva forma de comunicar.

This analysis is drawn from "The Right-Wing Alliance at the Time of the Covid-19 Pandemic: All Change?", co-written with Daniele Albertazzi and Mattia Zulianello, and published in Contemporary Italian Politics. The full academic article can be accessed here: https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/23248823.2021.1916857

In the last decades, realism and pragmatism in politics have been dominant in the tenets of many world leaders and political figures, such as Henry Kissinger, Margaret Thatcher, Silvio Berlusconi, Nicolas Sarkozy and Donald Trump. The battle between political “realism” and “idealism” - both descending from a long history of philosophical debates on the subject - has therefore been very active throughout the evolution of political thought and it keeps emerging in public debates, particularly in those that see right-winged fractions and left-winged ones opposing each other. In light of different political theories and recent debates, three different positions seem to stand out: morality is not applicable in politics (or the case of the “wolf in sheep’s clothing”), immorality in politics is “occasionally” allowed, and morality in politics is possible AND necessary.

A principios de los años noventa se vivió en Italia un grave escándalo de corrupción, conocido como Tangentopoli. Tras lo cual se produjo un vacío político casi absoluto y una profunda crisis de los partidos tradicionales, que habían dominado la escena política nacional. Las instituciones democráticas estaban en crisis y los ciudadanos pedían cambios ante los constantes escándalos, mostrando públicamente su profunda desafección respecto a la política tradicional. En este contexto, Silvio Berlusconi, un rico empresario milanés, decidió entrar en la arena política, presentándose como una figura novedosa, ajena a la política tradicional. Ante la crisis de los viejos partidos y de su ideología (desaparición de la Democracia Cristiana y disolución del Partido Comunista), Berlusconi se presentó como la encarnación del generalizado deseo de cambio, expresión viva de este extendido hartazgo y desazón. En pocos meses, gracias a unas técnicas comunicativas novedosas, el Presidente del Milán F.C. se postuló como una alternativa viable a la tradicional clase política. Ganó las elecciones de 1994 y aunque su primer gobierno duró sólo unos meses, a partir de este momento Berlusconi se convirtió en uno de los principales políticos italianos, dominando la escena política nacional hasta hace tan sólo unos años.