Halaesa

Il presente lavoro è un sunto delle ricerche condotte da oltre un decennio nel sito dell’antica Kalé Akté, nel territorio dell’attuale comune di Caronia (provincia di Messina, Sicilia). Si è preso parzialmente spunto da alcuni studi eseguiti nell’ultimo trentennio tramite saggi di scavo condotti a cura delle Soprintendenze di Siracusa e Messina, solo in parte editi. Per il resto, quanto esposto è il risultato delle ricerche personalmente condotte sul posto, per le quali si è avuto occasione di discutere con alcuni studiosi che hanno eseguito qui ricerche, tra cui G. Scibona A. Lindhagen.

Studia Calactina I. Ricerche su una città greco-romana di Sicilia: Kalè Akté - Calacte (BAR International Series 2813, Oxford 2016)
Abstract: Cap. 1. La vicenda storica di Kalè Akté - Calacte tra fonti letterarie e ricerca archeologica (pp. 11-48)

Francesco Collura I Nebrodi nell'antichità I Monti Nebrodi occupano la parte centro-settentrionale della Sicilia. Si tratta di un'area caratterizzata da rilievi che si elevano repentinamente dalla costa tirrenica, separati da strette vallate percorse da torrenti e con poche aree pianeggianti. La frequentazione umana è antichissima e fu agevolata dalla ricchezza di risorse naturali (acqua, boschi, terreni fertili) e da un clima molto favorevole. In epoca classica qui prosperarono numerose città, sorte in genere su rilievi ben difendibili; gli insediamenti indigeni incontrarono la cultura greca a partire dal VI secolo a.C. ma si possono definire totalmente ellenizzati solo dopo la metà del IV secolo a.C. La fase di maggiore prosperità fu l'età ellenistica, soprattutto quella successiva alla conquista romana della Sicilia: centri importanti furono, tra gli altri, Tyndaris, Halaesa, Kalè Akté, Herbita, la cui ricchezza derivava dalla grande disponibilità di risorse naturali e dai commerci diretti o indiretti svolti con il resto dell'Isola e con la Penisola Italiana, ma anche con altre aree del Mediterraneo, soprattutto per quelli che si affacciavano sul mare. La nascita di molti di questi insediamenti risale di frequente alla preistoria e l'esistenza di alcuni di essi si è prolungata fino ad oggi. Le caratteristiche fisiche di questa parte montagnosa della Sicilia determinarono peculiari forme di occupazione e lo sviluppo di una cultura autonoma, anche a causa della sua perifericità rispetto ai principali centri dell'antichità. I Nebrodi sono rimasti a lungo archeologicamente inesplorati: pochi sono stati i saggi di scavo, concentrati principalmente su alcuni siti (soprattutto Tyndaris e Halaesa). Pertanto la storia di queste contrade è rimasta a lungo quasi sconosciuta. L'autore ha svolto ricerche finalizzate alla conoscenza di molti aspetti inediti di questa parte dell'isola: l'incontro tra cultura indigena e cultura greca, la loro coesistenza, i modi d'insediamento e la forma delle città, i commerci anche ad ampio raggio, le produzioni locali. La ricerca ha tenuto conto inevitabilmente delle caratteristiche ambientali e del paesaggio, rimasto immutato per larghi tratti e per questo pieno di suggestioni che consentono di comprendere meglio le espressioni culturali delle comunità che si stanziarono nei Nebrodi nelle varie epoche, lo sviluppo delle città e il loro reale peso economico e politico nel quadro del Mediterraneo antico.

Il sito della città sicula di Herbita nota dalle fonti antiche soprattutto per vicende che interessarono la Sicilia nella seconda metà del V secolo a.C. è rimasto a lungo uno dei più incerti. Si trattava sicuramente di un centro dell’entroterra tuttavia non molto distante dalla costa tirrenica, dove fondò Halaisa. L’autore riesamina i dati a disposizione, cogliendo una linea comune nelle scarne notizie tramandate dagli Autori antichi, che inducono a cercare Herbita nell’area sud-occidentale dei Monti Nebrodi, lungo il percorso di un’antica “via frumentaria” che collegava Henna al porto di Halaesa. Il sito è stato quindi identificato presso Monte Alburchia, un’altura nei pressi di Gangi (PA) nota da molto tempo per le sue potenzialità archeologiche. Monte Alburchia fu sede di un centro in vita almeno dal VI secolo a.C. fino al tardoantico, una cronologia perfettamente compatibile con la lunga vita di Herbita, menzionata ancora in epoca bizantina. Le testimonianze di cultura materiale ivi recuperate nonché evidenze di una certa monumentalità ravvisate sia nel corso di scavi regolari che di recuperi e riutilizzi di elementi architettonici, testimoniano dell’importanza e prosperità dell’abitato che vi sorgeva. Di non trascurabile importanza ai fini dell’identificazione è la notizia della provenienza da quest’area di alcuni degli esemplari di monete di Herbita e della symmachia.

The site of the Sikel town of Herbita, known from the ancient sources above all for events that affected Sicily in the second half of the 5th century BC, has long remained one of the most uncertain. It was certainly a center of the hinterland not far from the Tyrrhenian coast, where it establish a colony at Halaisa. The author reviews the available data, identifying a common line in the little information passed down by the historians, that induce to look for Herbita in the south-western area of the Nebrodi Mountains, along the route of the ancient "via frumentaria" that connected Henna to the port of Halaesa. The site was then identified at Monte Alburchia, a hill near Gangi (PA) known for a long time for its archaeological evidence. Monte Alburchia was the seat of a settlement alive at least from the VI century BC until late antiquity, a chronology perfectly compatible with the long life of Herbita, mentioned still in the Byzantine era. Evidence of material culture recovered there as well as of a certain monumentality recognized both in the course of regular excavations and recoveries and reuses of architectural elements, testify to the importance and prosperity of the town that once stood there. Of significant importance for the identification is the news about the provenance from this area of some coins of Herbita and of the symmachia.

Versione preliminare di un contributo di prossima pubblicazione in cui si fa il punto delle conoscenze sulla presenza e diffusione della Sigillata Italica in Sicilia, con particolare riguardo ai  centri antichi di area nebroidea (settore centro-nord-orientale della Sicilia). Viene proposto l'elenco di tutti i bolli noti fino ad oggi in quest'area, molti dei quali inediti. Infine viene trattato il tema della produzione siciliana di Terra Sigillata prendendo spunto dal ritrovamento di esemplari con bollo Cn. Domitius, ritenuto un fabbricante siciliano, individuando effettivamente ceramiche di questo tipo che è dubbio possano rientrare pienamente nella categoria della Sigillata Italica, sia per le caratteristiche delle vernici, sia per la relativa affinità al repertorio della Sigillata propriamente detta.

two bronze inscription from Halaesa (Sicily), of the Augustan age, testify to the involvement of more than 800 priests of Apollo. The international net of Apollonian priests is mirrored by Propertius and other poets, who mention contributions and presents to Apollo Palatinus from famous temples of the Greek world

Nel testo si fa una disamina delle modalità di occupazione umana nell'area dei Monti Nebrodi (Sicilia) dall'epoca arcaica a quella classica, prima della nascita delle poleis ben conosciute per la fase ellenistico-romana (Halaesa, Kalé Akté, Halontion, Apollonia, ecc.) alla luce delle recenti scoperte archeologiche ancora parzialmente inedite

Le ricerche archeologiche condotte nel sito della polis di Kalé Akté - Calacte (Caronia, Sicilia) hanno evidenziato un largo impiego di laterizi come materiale da costruzione a partire dalla media età ellenistica. Si tratta di mattoni di grande modulo, la cui area di diffusione è peculiarmente concentrata nel settore centro-settentrionale della Sicilia. La città si distingue per un utilizzo di questi manufatti che non ha eguali nel panorama dei centri siciliani e della Magna Grecia e si ricollega a motivazioni plurime, prettamente di ordine pratico ed economico. Il lavoro è un'occasione per ripercorrere le fasi di introduzione e diffusione del mattone cotto in Sicilia in età ellenistica e, allo stesso tempo, fare luce sulle caratteristiche architettoniche degli edifici della città calactina, attraverso la proposizione di rinvenimenti solo parzialmente noti al momento.

Poster: "Il laterizio di tradizione ellenistica tra tardoantico e medioevo nei centri della Sicilia settentrionale".  III Workshop internazionale "Laterizio“ Roma 6-8 marzo 2019 "Demolire, riciclare, reinventare. La lunga vita e l'eredità del laterizio romano nella storia dell’architettura"

Our recent publication of a very fragmentary new epigraphic
document from Halaesa Archonidea could now enrich the scenario
of the numerical systems attested in Greek Sicily. The text, which we consider a contract of public land misthosis dated to II-I cent. B.C., in fact,
attests two ‘special’ signs (col. B, l. 2), that could be explained
in the light of one until now unknown local acrophonic numeral system, de
facto the latest in Greek Sicily, and that could hint to the land rent amount.
This hypothesis now makes it possible to read also an enigmatic sequence
contained in the so-called ‘fragment B’ (col. I, l. 17) of the
well-known and lost IG XIV 352 (Tabulae Halaesinae) as the compendium
of a unit of surface measurement, μόρος, until now attested only in West
Lokris and in Mytilene, followed by at least two figures maybe based on
the acrophonic numerals 100 and 10. The preserved text of the line and the
above mentioned sequence could be interpreted as the residual part of one
prescription, which was addressed to the future lessee of the single plot of
land described in this part of the Tabulae Halaesinae.