Tra il 1952 e il 1954 Marcello D’Olivo su incarico della Società Lignano Pineta realizza la nuova città delle vacanze nella pineta tra il Tagliamento, gli alberi e il mare. Quella che Leonardo Sinisgalli definirà una “città sulla luna”... more
Tra il 1952 e il 1954 Marcello D’Olivo su incarico della Società Lignano Pineta realizza la nuova città delle vacanze nella pineta tra il Tagliamento, gli alberi e il mare. Quella che Leonardo Sinisgalli definirà una “città sulla luna” viene disegnata in forma di spirale, una scelta innovativa che manifesta l’attenzione con la quale D’Olivo rielabora l’architettura di Frank Lloyd Wright che annovera molti estimatori tra gli architetti friulani e veneti. La ricognizione delle fonti documentarie e archivistiche ha consentito di ricostruire la complessa vicenda del piano urbanistico per Lignano e in seguito del comune di Latisana, costellato da interessi contrastanti ma anche da incomprensioni per le scelte effettuate dall’architetto D’Olivo. Particolare significato assume la critica rivolta da Luigi Piccinato alla visione urbanistica di D’Olivo, un contrasto che diventa emblematico di un approccio alla disciplina che, pur dichiarandosi organico, diverge da quello dell’architetto friulano, consentendo di delineare il multiforme contesto della cultura architettonica e urbanistica italiana degli anni Cinquanta.
Between 1952 and 1954 Marcello D ' Olivo on behalf of the company Lignano Pineta realizes the new city of holidays in the pine forest between the Tagliamento river, the trees and the sea. The "City on the Moon" as Leonardo Sinisgalli will define the new town, is drawn into spirals, an innovative choice that manifests the attention with which D'Olivo reworks the architecture of Frank Lloyd Wright that many architects in Friuli and Veneto appreciated. The survey of archival and documentary sources allowed to reconstruct the complex history of the master plan for the municipality of Latisana, Lignano and then filled with conflicting interests but also by misunderstanding for the choices made by the architect D'Olivo. Special significance takes the criticism by Luigi Piccinato addressed to D’Olivo urban vision, a contrast that became emblematic of an approach to the discipline that, while claiming to be organic, diverges from that of the Friulan architect, allowing to outline the multifaceted urban planning and architectural context of Italian culture in the 1950s.
Il disegno della nuova città di villeggiatura di Lignano Pineta, ideato nel 1952 dall'architetto Marcello D'Olivo, costituisce uno straordinario esempio di utopia urbanistica e architettonica allo stesso tempo: la scelta dell'originale... more
Il disegno della nuova città di villeggiatura di Lignano Pineta, ideato nel 1952 dall'architetto Marcello D'Olivo, costituisce uno straordinario esempio di utopia urbanistica e architettonica allo stesso tempo: la scelta dell'originale tracciato costituisce un capitolo quasi sconosciuto della diffusione dell'architettura organica in Italia. Attraverso una nuova lettura di tavole originali riferentesi al progetto urbanistico per Pineta, viene tracciata la genesi della spirale, o della chiocciola, una scelta che è opera della originalità creativa dell'architetto D'Olivo e dello stimolante confronto intercorso con Leonardo Sinisgalli, poeta ingegnere e la grande lezione di Wright.
“Un irregolare” nel panorama architettonico del secondo dopoguerra: così Guido Zucconi curatore della monografia dedicata a Marcello D’Olivo nel 1998 definiva il percorso dell’architetto friulano , protagonista “appartato” ma certamente... more
“Un irregolare” nel panorama architettonico del secondo dopoguerra: così Guido Zucconi curatore della monografia dedicata a Marcello D’Olivo nel 1998 definiva il percorso dell’architetto friulano , protagonista “appartato” ma certamente non un comprimario, come hanno dimostrato gli studi e le ricerche condotte da Paolo Nicoloso e Ferruccio Luppi curatori della mostra tenutasi a Udine nel 2002. Con la definizione di “architetto contadino “ Bruno Zevi nel 1957 contribuisce a creare il mito della personalità di D’Olivo la cui “passione per l’architettura era di natura primordiale, istintiva, era un bisogno fisico, atavico di costruire, un’energia prorompente e irta di rozzezze”. Il ritratto del protagonista è coerente agli edifici del Villaggio del fanciullo di Trieste , l’opera che lo porta all’attenzione della critica nazionale: i pilastri, le travi e gli arditi sbalzi delle strutture in calcestruzzo armato fanno conoscere un progettista che coniuga ingegneria e architettura, cosicché la forma si genera dal calcolo e dalla geometria, due discipline che D’Olivo praticava con interesse e competenza, insieme alla passione per la pittura.