Rito

Lo studio si propone di analizzare il guadagno degli studi di J. Austin sul linguaggio performativo applicato al linguaggio liturgico della celebrazione eucaristica, attraverso il lavoro del prof. A.N. Terrin. Se il performativo è la dimensione fondamentale su cui si distende il linguaggio liturgico della celebrazione eucaristica cattolica e il perlocutorio è l’obiettivo principale di tale linguaggio, allora creare competenze linguistico-liturgiche significa portare a sempre maggiore efficacia la liturgia e il linguaggio liturgico e rituale, dal momento che il perlocutorio non è altro che la proclamazione espressa e vissuta della propria fede, che è stata smossa, animata, vivificata tramite l’illocutorio. Questi studi portando a una dimensione pastorale nuova ed efficace: la competenza linguistico-liturgica. Una dimensione immessa nel cuore stesso della liturgia.

“L’interpretazione antropologica dei ‘simboli’ altrui, ovvero del ‘Canto del parto’ dei Cuna”, in "L'immagine riflessa", 1995, n. 2, pp. 211-237, dibattito pp. 238-240. Intervento al “Convegno Internazionale di Studi sul Simbolo”, Siena, novembre 1994.

Vedi anche: nuova edizione con il titolo "Alcuni limiti nell’analisi sul linguaggio dei segni nel canto del Mu igala", in Luisa Faldini, Eliana Pili (a cura), "Claude Lévi-Strauss. Letture e commenti", Roma, Cisu, 2013, pp. 371-392. Atti del convegno, Genova, 21-22 gennaio 2010. https://www.academia.edu/41492252/Alcuni_limiti_nell_analisi_sul_linguaggio_dei_segni_nel_canto_del_Mu_igala

Saggio rivisto e pubblicato con il titolo: "I linguaggi dei segni nel canto del Muu igala",  in M. Squillacciotti, "I Cuna di Panamá. Identità di popolo tra storia ed antropologia", L’Harmattan Italia, Torino, 1988, pp. 123-147.

This  article  intends  to  make  a  small  contribution  to  the  study  of  ritual  healing  in Ancient Greece, specifically in cult of the god Asclepius in the final of the Classic Period. The study relies on primary sources and contemporary texts that attempt to explain possible meanings in ritual practices of ancient peoples. The paper proposes some interpretations of  the  meaning  of  some  symbols  associated  with  the  god  and some  ritual  practices  that likely  had  a  strong  psychological  impact  on  people  who believed  in  them  and  certainly should help the healing process.

Prima di essere trasmutato nel “prezioso e santissimo Corpo del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo”, il cosiddetto “pane eucaristico”, cioè il pane che è “portato” ed “usato” per l’Eucaristia, riceve una certa consacrazione per diventare adatto a questo Santo Sacramento, nell’ambito di un rito, diventato nel frattempo complesso e che si chiama “il rito della Próthesi”. Sul modo in cui si preparano i doni del pane per l’Eucaristia cercherò di parlare in questa mia presentazione, e non solo di questo.

Prefazione a Anna Luana Tallarita, Il potere della voce. Per un uso consapevole dello strumento vocale, Canterano (Roma), Aracne, 2019, pp. 7-9.

Il tema del potere della voce nelle sue complesse ed articolate implicazioni mi permette di presentare in proposito due casi etnografici di diversi contesti performativi, distanti nello spazio e nella cultura che li esprimono, per poi ragionare di come il corpo e la voce giochino tra loro con rimandi reciproci in entrambi i casi.
Infatti, oltre alla immedesimazione performativa, altro carattere costitutivo e generale è il fatto che l’esposizione di tipo memorativo è di per sé “azione” perché porta la voce ad una motricità nel primo caso legata anche al controllo del corpo nell’azione nel rito, e nel secondo caso legata alla produzione di senso di quel che si sta rimemorando: il corpo si muove e piega la parola nel seguire il contesto rituale fatto di azione e presenze, come nel legare chi ascolta ad un libro assente e di cui la voce è il tramite, operatore di un sapere esperto e consapevole.
Una stessa “intenzione” soggiacente alla parola come azione del corpo dà senso e valore alla comunicazione e relazione simbolica dei partecipanti con il “fatto” e nel “fatto”. L’efficacia simbolica della relazione tra voce e corpo consiste proprio nella corrispondenza di questa intenzione nella costruzione sociale dell’identità di genere e di popolo in un caso e della relazione tra persone e libri nell’altro caso, ed in entrambe nel fatto che i presenti “com-prendono” e sono “com-presi”.

Il testo fa parte di una più ampia riflessione sul rapporto della voce con il corpo iniziata con le mie osservazioni in tema sul rito del “Taglio dei capelli e il rito della pubertà femminile” come parte del lavoro “Ied Namagged. Il canto della tonsura e il rito della pubertà femminile tra i Cuna” a cura di L. Giannelli e mia, pubblicato nel 2017 nel sito del CISAP – Centro Interdipartimentale di Studi sull’America Pluriversale, dell’Università di Cagliari, con la relativa traccia audio del rito al link: https://sites.unica.it/cisap/archivio/cisai/etnolinguistica/. Entrambi questi due testi sono comunque reperibili anche ivi: il primo come estratto ed il secondo in formato integrale.

Nella nota al testo dell’ “Ied Namagged” con L. Giannelli avvertiamo che:
«Nel nostro lavoro impieghiamo il vocabolo “cuna” come etnonimo e come glossonimo, considerando che tale voce è riportata in lessicografia italiana, p. es. da T. De Mauro e M. Mancini, “Dizionario Etimologico”, Garzanti, Milano 2000, e anche dall'Enciclopedia Treccani. La voce “cuna” corrisponde a usi grafici consolidati, successivamente: “cuna”, in spagnolo, “kuna” più ampiamente diffuso ma successivo, infine “guna” secondo l'ortografia sanzionata di recente dalle autorità cuna stesse. La parola “guna”, in questa forma grafica, s'impiega per designare la popolazione in alternativa a “dule”, letteralmente 'gente'. La lingua viene designata come “dulegaya”, letteralmente 'lingua della gente' (ove 'gente' si applica alle persone di etnia cuna) o “gunagaya”.»

Questo breve, ma denso saggio, scritto nel 2014, è apparso su “Rivista di Pastorale Liturgica”, 6, 2014, pp. 24-28. È una riflessione sul significato del ritorno di interesse per il "rito" nelle scienze umane oggi. Può essere interessante anche per chi ha amato la serie televisiva israeliana Shtisel.

This research aims at establishing the relations between myth, rite and education within the crisis-context of the contemporary world. Within this frame, and on the field of a pedagogic anthropology, this research sets forth worries concerning those relations, as well as the search for possible ways out of the identified prob-

RESUMO
Os povos das florestas, com suas mitologias, rituais e ética, estabelecem relações importantes entre sujeitos diversos: toda a criatura vegetal, animal, humana e mineral, bem como o vento, a terra, as estrelas, o fogo, o trovão, as águas, as montanhas, tornam-se os sujeitos desta relação, que se estabelece como sagrada. Desse modo os espaços são dotados de espírito e contêm em si uma diversidade de outros espíritos, todos eles sendo expressões da vida e portanto, companheiros, ajudantes. Certas vezes, quando zangados, interagem criando desarmonias e moléstias. Há nessa sacralidade espacial a aceitação das emanações polares do espírito, mas também há a busca do acordo, da harmonização do sujeito índio com o sujeito natureza. Daí resulta que as geografias são vivas, que a Mãe Terra é sagrada e que não há nada a partir dela que não o seja também.
Palavras-Chave: Povos da Floresta. Espacialidades. Sagrado. Mito. Rito

ABSTRACT
The natives of the forests with their mythologies, rituals and ethics have established important relations between diverse elements of the forest, such as mineral, vegetal, animal and human also with air, earth, stars, fire, thunder, water and mountains, thus they became subjects of these relations and considered these relations as sacred. In this way they claim the spaces as spirits and these in turn contain in them the diversity of other spirits. All of these spirits are expressions of their life and therefore are companions and auxiliaries. Sometimes when these spirits become angry, they create disharmony and disorder. In this sacred space also exists the acceptance of different emanations of the spirits, at the same time there is a search for consensus and harmonization between the human person and the nature. The result of this relation is a visible living geography, such as the sacred Mother Earth and nothing apart from her.
Keywords: Native of the Forest. Spaces. Sacred. Myth. Ritual.

Plenilunio ritual de primavera: la Semana Santa vivida
Bercianos de Aliste - San Vicente de la Sonsierra  - La Bañeza  - Toro - Peñafiel
9-23 de abril de 2019
Iglesia de Santa Maria dello Spasimo - Palermo

Organizan:
Cátedra de Estudios sobre la Tradición (Universidad de Valladolid)
Centro Internacional de Estudios de Religiosidad Popular: La Semana Santa
Estudio Teológico Agustiniano
Departamento de Culturas de la Municipalidad de Palermo
Fundación Federico II
Fundación Ignazio Buttitta.
Colaboran:
Ayuntamiento de San Vicente de la Sonsierra
Ayuntamiento de La Bañeza
Ayuntamiento de Peñafiel
Ayuntamiento de Toro
Cofradía del Santo Entierro de Bercianos de Aliste
Instituto Cervantes de Palermo
Museo Antonio Pasqualino
Comisarios:
Ignazio E. Buttitta, José Luis Alonso-Ponga

Montaje y organización:
María Pilar Panero García, Julio Grande Ibarra, Pedro García González, Rossella Valentino, Rosi Pollara, Gabriella Palermo, Chiara Vaglica, Martina Schiavo

Fotógrafos
Bercianos de Aliste (Zamora)
José Manuel Alfaro, Rafael Sanz Lobato
San Vicente de la Sonsierra (La Rioja)
Rafael López-Monné
La Bañeza (León)
Fernando Fernández Sánchez, Juan Bautista Rubio Nistal, Rubén Prieto Ferrero, Cofradía de Ntra. Sra. De las Angustias y Soledad, Daniel Pisabarro Gallego, Eugenio Santos de Mata, David Carracedo Sevilla
Toro (Zamora)
Rocío Gato Mateos, Marisol Cámara Ruiz
Peñafiel (Valladolid)
José Ignacio Aguado


Nuestro deseo es difundir los valores de unas semanas santas, que, aunque no son los grandes modelos urbanos, también tienen unos ritos preciosos que hay que mostrar y poner en valor, incluso en los lugares en los que se celebran.