Speleologia del Lazio 9 Spelunca docet Atti del VII Convegno della Federazione Speleologica del Lazio Roma Parco Regionale dell'Appia Antica -ex Cartiera Latina
Le grotte oggetto di studio furono documentate nel 1926 dal Circolo Speleologico Romano e aperte al pubblico nel 1995 con un controverso intervento di turisticizzazione. La grotta ha alternato periodi di abbandono e dal 2012 è stata... more
Le grotte oggetto di studio furono documentate nel 1926 dal Circolo Speleologico Romano e aperte al pubblico nel 1995 con un controverso intervento di turisticizzazione. La grotta ha alternato periodi di abbandono e dal 2012 è stata riaperta con una modalità di visita turistica a minor impatto. Partendo da questi concetti base e con l’esperienza maturata nel campo, vogliamo presentare lo sviluppo di una gestione del sito, ripercorrendo la storia della scoperta, della sua turisticizzazione e principalmente un nuovo modo di organizzare una visita rispettando la carta etica dello speleologo.
La prima fase sicuramente è lo studio dell’archivio storico dei gruppi esploratori come quello del Circolo Speleologico Romano e in generale di associazioni di speleologia laziali, evidenziando le vecchie ricerche e le conclusioni speleologiche dell’epoca.
La seconda fase descrive le motivazioni e le metodologie che hanno portato a nostro avviso a uno sviluppo turistico non consono con i valori di tutela e preservazione, analizzando la cronologia delle attività di gestione e le loro conseguenze.
La terza fase è l’analisi delle attività della nuova gestione per il miglioramento dell’etica di fruizione e di nuove metodologie di ricerca esplorativa e scientifica.
La quarta e ultima fase è la pianificazione di azioni di sensibilizzazione per una gestione sostenibile, con un contributo più responsabile delle varie istituzioni locali e regionali competenti. Quest’argomento tocca aspetti delle economie locali che si trovano spesso in condizioni di bassa sostenibilità a fronte di interventi pubblici poco oculati e non sostenuti nel tempo, che mettono a rischio il patrimonio naturale, come in questo caso, dove gli impianti dismessi o superflui sono fonte di contaminazione nella grotta e ne deturpano la bellezza (Lobba 2013).
The article summarizes the results of published surveys about the archaeological material found on the surface outside San Pellegrino Cave, Taranto-Apulia, inhabited from the middle and upper Palaeolithic, through the Imperial Roman Age.... more
The article summarizes the results of published surveys about the archaeological material found on the surface outside San Pellegrino Cave, Taranto-Apulia, inhabited from the middle and upper Palaeolithic, through the Imperial Roman Age. A quite good lithic industry and large pottery sherds show that the documented materials date as far back as the Neolithic. Outside a gap along one of the canal slopes, a calcareous slab engraved and decorated with ochre was discovered and it is supposed to belong to a chthonian prehistoric place of worship. Careful surveys on about 180 km2 (ERRATA CORRIGE: 1,8 km2), led to the documentation of the raw material used by prehistoric man, composed mainly of jasper matrix from the Apennines, in the form of pebbles from alluvial deposits scattered within a radius of 1 km, torn off from the Conglomerates of Irsina. The studied artefacts consist of partially and fully worked cores, chips and tools with polished surfaces, belonging to the lower, middle and upper Palaeolithic. The working areas have been identified thanks to the new-looking artefacts including Levallois cores, discoids, SSDA and blades. Remarkable are the choppers and double face tools (probably lower Palaeolithic). The cave doesn’t show any human presence before the Neanderthalians.