Svizzera Italiana

"Alptransit": trent'anni per pensarla, per formulare alternative, per pianificarla; dieci anni per decidere; vent'anni per realizzare le due gallerie di base del Loetschberg e del San Gottardo; ulteriori vent'anni per completare gli itinerari d"acceso. In tutto, un arco di tempo d'ottantanni: un periodo piuttosto lungo, se si pensa che siamo nell"epoca post-industriale, a cavallo del terzo millennio. Ci si potrebbe dunque chiedere chi abbia governato e governi tuttora questo lungo processo progettuale. La tecnocrazia, la società civile, i centri d'interesse, la politica nazionale, internazionale, regionale? Tutti e nessuno, potrebbe essere in definitiva la risposta di fronte ad un progetto intergenerazionale di questa portata ed alle indicazioni sempre troppo puntuali di studi peritali, siano essi economici, giuridici, tecnici o politici. Occore un"originale chiave di lettura che abbiamo identificato nella "nuova economia istituzionale" 1. L"analisi delle relazioni tra le istituzioni (che fissano le regole del gioco, formali ed informali) e le organizzazioni (i "giocatori", vale a dire tutti gli operatori che perseguono specifiche finalità) lascia intravedere un ampio campo di forze, spesso non delimitato dalle istituzioni, che rimanda ad una governance 2 molto aperta, dove le organizzazioni tendono a dettare le regole del gioco e la sfera politica si trova ad operare in un campo di negoziazione che si protrae nel tempo e nelle incertezze di scenari non controllabili. Le nostre riflessioni conducono allora a quattro fasi di questo processo di governanza. Gli anni "60/"70 sono caratterizzati dalla fase dell'internalizzazione o "intra muros", poiché gli interessi dell"operatore ferroviario sono predominanti nell"impostazione dell"analisi che porterà già nel 1970 3 a proporre la galleria di base del San Gottardo e la sua rapida realizzazione. Quella successiva è la fase visionaria e concettuale, alla quale si arriva dopo la decisione politica di esaminare il tema nell"ambito della "Concezione globale dei trasporti". Le conclusioni che il politico ne trae sono da doccia fredda. La proposta finale dei lavori citati mette la priorità sulla trasversale veloce dell"altopiano e nel 1982 il Consiglio federale scrive che il tema delle trasversali alpine può essere rimandato. Ne segue una forte reazione 4 per cui si fanno sentire le lobbies regionali dei vari progetti di nuovi tracciati ed itinerari transalpini (San Gottardo; Spluga; Loetschberg/Sempione), mentre all"estero e a livello europeo si delinea la strategia

RESUMO: O artigo analisa os estuques decorativos ainda existentes na cidade de Lisboa, atribuíveis ao reinado de D. João V, a partir da linguagem decorativa utilizada, entre a regência francesa e os primeiros sinais do rococó. Na transmissão dessa linguagem terão tido um papel de destaque os estucadores do Ticino então em Lisboa, exímios “maestri d’arte”, alguns deles já com um longo percurso profissional noutros países da Europa. A partir de fontes documentais inéditas são apresentados novos dados sobre as origens de João Grossi (Giovanni Maria Teodoro Grossi), o mais famoso desses estucadores, e recuperam-se do esquecimento outros artistas do Ticino que com ele provavelmente colaboraram: Domenico Maria Plura, Carlo Sebastiano Staffieri, Giovanni Francesco Righetti, Sebastiano Toscanelli e Michele Reale.

ABSTRACT: This paper analyses the ornamental stuccos still existing in Lisbon that may be attributed to the reign of D. João V, on the basis of their decorative elements, from the French Regency to the first signs of the rococo. The stuccoists from Ticino living in Lisbon at the time – highly skilled "maestri d’arte”, some of them with years of professional experience obtained previously in other European countries - played an important role in the transmission of those artistic languages. New data uncovers the origins of the most famous of those stuccoists, João Grossi (Giovanni Maria Teodoro Grossi), and sheds light on other contemporary artists from Ticino that are likely to have woeked with him in Lisbon: Domenico Maria Plura, Carlo Sebastiano Staffieri, Giovanni Francesco Righetti, Sebastiano Toscanelli and Michele Reale.

In Val Lavizzara, tratto superiore della Vallemaggia, sono conservate due campane medievali. In ambedue i casi, le campane sono poste su un campaniletto secondario della chiesa parrocchiale, un aspetto che ne ha certamente favorito la conservazione sino ad oggi. L’una, fusa nel 1481, è custodita a Broglio, mentre l’altra, non datata ma probabilmente assegnabile alla prima metà del XIV secolo, si trova a Fusio. Seppur non firmate e notevolmente diverse tra loro, entrambe le campane sono riconducibili a produzioni tipiche della Svizzera interna: la campana di Broglio, che presenta un’iscrizione in minuscola gotica, potrebbe essere attribuita al fonditore bernese Heinrich Zehnder.

Im Val Lavizzara, dem oberen Teil des Vallemaggia, sind zwei mittelalterliche Glocken erhalten. In beiden Fällen sind die Glocken in einem zweiten Glockenturm der Pfarrkirche aufgehängt, was ihre Erhaltung bis heute sicherlich begünstigt hat. Die eine, 1481 gegossen, befindet sich in Broglio, während die andere, undatiert, aber wahrscheinlich aus der ersten Hälfte des 14. Jahrhunderts stammend, in Fusio hängt. Obwohl nicht signiert und erheblich voneinander abweichend, lassen sich beide Glocken auf typische Produkte der Deutschschweiz zurückführen: Die Glocke in Broglio, die eine gotische Minuskelinschrift trägt, könnte dem Berner Giesser Heinrich Zehnder zugeschrieben werden.

Lo scorso 26 ottobre, la Società storica locarnese ha organizzato una conferenza che ha visto la partecipazione, in qualità di relatore, di Romeo Dell’Era che ha trattato un tema piuttosto incosueto nonché singolare dal titolo: “Pietro Franca: un fonditore di campane a Locarno”. Gli abbiamo chiesto di fornirci una sintesi della sua relazione; lo ringraziamo della cortese disponibilità.
Domiciliato a Piandera (Val Colla), Dell’Era è studente in Scienze dell’Antichità (Archeologia, Latino e Storia antica) presso l’Università di Losanna. Dal 2006 sta svolgendo, nel tempo libero, un lavoro di ricerca sulle campane del Canton Ticino. È membro di comitato della GCCS (Gilda dei Carillonneurs e dei Campanologi Svizzeri) e vicepresidente dell’Associazione Italiana di Campanologia.

Breve articolo divulgativo sui ritrovamenti archeologici di Pregassona-Viarnetto (Lugano), in particolare due tombe dell'età del Ferro scoperte negli anni 1919-1920, con proposte relative al futuro Parco Viarno, attualmente in fase di progettazione.

La singolarità della Svizzera, uno degli stati nell’Europa
ottocentesca a conformarsi come Willensnation,
cioè a non incardinare il processo di costruzione nazionale
sul concetto romantico di identità tra lingua e nazione,
suscita un interesse marcato sulle dinamiche culturali
e linguistiche in tutte le regioni della Confederazione, specie
per quanto concerne il particolare rapporto tra lingua e
territorio. A maggior ragione è peculiare la situazione della
Svizzera italiana, giunta all’assetto attuale in un’epoca piuttosto
recente dopo un lungo processo storico di costruzione,
negoziazione e riconoscimento dell’identità culturale e linguistica:
un’evoluzione convenientemente indagata in sede
storica ma non ancora dettagliatamente esaminata in sede
storico-linguistica. In questa prospettiva nasce il progetto di
ricerca “Svizzera italiana: storia linguistica di un’espressione
geografica” finanziato dal FNS, che si è concluso con l’organizzazione
del presente convegno, nel quale studiosi provenienti
da università svizzere ed europee hanno contribuito,
con approcci metodologici diversi, allo studio della lingua
della Svizzera italiana
Il volume raccoglie gli atti del seminario svoltosi a Losanna il 27 e 28 giugno 2018.

Nel 1957 Giovanni Züst, imprenditore e filantropo residente a Rancate (Mendrisio), incarica Antonio Morassi, studioso di fama internazionale e in contatto con il mondo tedesco, di stilare il catalogo della sua collezione di dipinti, forse in vista della donazione-poi avvenuta nel 1966-allo Stato del Cantone Ticino. Il suo gesto di grande generosità avrebbe portato l'anno successivo all'apertura della Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate. Di recente è emersa l'importante documentazione raccolta da Morassi-fotografie d'epoca, taccuini di appunti e dattiloscritti-ora conservata all'Università Ca' Foscari di Venezia. Si tratta dell'elenco commentato di un centinaio di opere catalogate dallo studioso: molte di esse-estranee all'ambito ticinese e lombardo-non sono confluite nella donazione e sono oggi in parte disperse. Il presente volume raccoglie i testi introduttivi di Mariangela Agliati Ruggia, direttrice della Pinacoteca Züst, e di Michela Agazzi, già responsabile dell'Archivio e Fototeca Antonio Morassi. Giulio Zavatta e Silvia Valle Parri si sono rispettivamente occupati di trascrivere il dattiloscritto di Morassi accompagnandolo da una presentazione della sua figura e di studiare dal punto di vista storico e critico le opere in esso citate. In appendice viene inoltre pubblicato l'intero catalogo fotografico del 1957.

L'articolo ripercorre lo sviluppo del sito multiperiodico di Tremona Castello attraverso le diverse epoche storiche e preistoriche, con un focus particolare sulle ultime fasi di vita dell'abitato, datate tra IX e XIV secolo. In questo periodo il sito ha subito infatti un importante sviluppo edilizio, le cui tracce materiali sono ravvisabili tuttora visitando l'antico villaggio di Tremona. Parallelamente, si è esposta una breve storia delle ricerche condotte in più di vent'anni di studi, i cui risultati tendono oggi alla realizzazione di un Parco Archeologico con relativo Antiquarium che illustrino in situ tutte le potenzialità di questo insediamento attraverso la nostra storia.

La mostra introduce nella vita e nelle visioni politiche dei tre grandi statisti Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman. Tre politici che hanno segnato la nostra cultura europea, e che oggi sono quasi dimenticati. Per questo si ripercorrono le loro biografie e l’emergere della visione che solo un’Europa unita possa trasformare i contrasti dei Paesi europei in un progetto di pace, solidarietà e prosperità. Con questo intento, i tre si sono ispirati alla Svizzera: infatti richiamare le loro visioni politiche significa anche richiamare i valori elvetici.

Come integrare la strategia europea TEN-T con le necessità dei sistemi di mobilità macroregionali e metropolitani?
La Svizzera ha investito 23 miliardi di franchi nelle gallerie ferroviarie di base  (Loetschberg, 33 km, 2007; Gottardo, 57 km, 2016; Ceneri, 15 km,2020) permettendo così l'attraversamento delle Alpi con una "ferrovia di pianura".  Ma, “fatto il cuore, mancano le arterie” (NZZ, 1.6.16), a livello svizzero, ma anche a nord e a sud del Paese.
Pensando alla politica anche quale arte di rendere possibile domani quello che appare impossibile oggi, si aprono interessanti capitoli.
Come integrare la strategia europea TEN-T con le necessità dei sistemi di mobilità macroregionali e metropolitani? Se Alptransit è stata pensata per il trasferimento delle merci dalla gomma al ferro, non è giunto il momento di cogliere le opportunità per il traffico passeggeri? In che misura la rete ferroviaria che si sta disegnando sarà in grado di rispondere alle necessità di una mobilità dalle componenti plurime e complesse: transalpina, inter e intra-metropolitana e regionale?
Il raggiungimento degli obiettivi sembra inoltre oggi legato ad una politica di "upgrading", dall'obiettivo settoriale dei trasporti a quello territoriale-ambientale.
L’articolo si conclude allora con due proposte innovative. Una riguarda la parte a sud del Gottardo, dove il progetto pubblico-privato LuMiMed propone il completamento di Alptransit con la realizzazione di una nuova linea da Lugano a Milano, fino a raggiungere i porti liguri. La seconda, in fase di lancio e denominata “SwissRailvolution”, prevede che la Svizzera si doti finalmente di collegamenti ferroviari est-ovest e nord-sud performanti e capaci di liberare capacità per il traffico regionale e intra-metropolitano.

En este trabajo analizo las capitulaciones del Regimiento Amrhyn de 1703, las primeras que se firman entre España y el cantón de Lucerna a través de los hermanos Carlos Antonio y José Amrhyn para el servicio de tropas mercenarias suizas a los borbones españoles durante la Guerra de Sucesión (1702-1714). La creación de esta unidad es consecuencia directa de la renovación en 1702 de la alianza con los cantones católicos suizos, objetivo diplomático fundamental para Felipe V tanto para el suministro de tropas a sus ejércitos como para el establecimiento de comunicaciones con las posesiones españolas en Italia amenazadas por Austria, especialmente el Milanesado. El interés de las capitulaciones es doble: permiten analizar las condiciones negociadas entre ambas partes para la leva de compañías de suizos así como su casuística y problemática; suponen un documento de interés para la diplomacia española en Suiza a lo largo del siglo como instrumento de referencia en las posteriores contratas de nuevos regimientos suizos.

In this article I analyze the Amrhyn Regiment´s capitulations of 1703, the first to be signed between Spain and the canton of Lucerne by Carlos Antonio and José Amrhyn brothers for Swiss mercenary service to the Spanish bourbons during the War of Spanish Succession (1702-1714). The creation of this regiment is a direct consequence of the renewal of the alliance with the Swiss catholic cantons in 1702, a fundamental diplomatic objective to Felipe V in order to supply their army´s troops and to establish communications with the Spanish possessions in Italy threatened by Austria, especially the Milanese. The interest of the capitulations is twofold: they let us to analyze the negotiated conditions between both parties in the Swiss companies recruitment and their cases and problems, and they are also a document of interest to Spanish diplomacy in Switzerland throughout the century as a reference in subsequent contracts with new Swiss regiments.

In diesem Beitrag stelle ich die ersten Ergebnisse meiner Dissertation vor, die eine von Historikern praktisch unbekannte Gruppe der spanischen Armee im 18. Jahrhundert – die Schweizertruppen –  behandelt.  Im Text werden die Verträge (sog. Kapitulationen) des Regiment Am Rhyn von Jahr 1703 analysiert. Es waren die erste Verträge  zwischen Spanien und des Kantons Luzern (in der Vertretung der Brüdern Carl Anton und Jost Am Rhyn), die wegen des Dienstes der schweizerischen Söldnertruppen für  die spanischen Bourbonen während des Spanischen Erbfolgekrieges (1702-1714) abgeschlossen wurden. Die Schaffung dieser Einheit war die direkte Folge der Erneuerung der alten Allianz – Liga aus dem Jahr 1634  - mit den katholischen schweizerischen Kantonen aus dem Jahr 1702. Diese Bündniserneuerung war das Grundziel der diplomatischen Politik des Filip V.  und es sollte sowohl zur Versorgung seiner Armee mit neuen Truppen, als auch  zum Herstellen der Verbindung mit den spanischen von Österreich bedrohten Besitzungen in Italien, vor allem  Herzogtum Mailand, dienen. Die Bedeutung dieser Verträge liegt vor allem in der zwei folgenden Tatsachen: Erstens erlauben sie uns die zwischen den beiden Parteien vereinbarte Bedingungen der Abführung der Schweizertruppen  zu analysieren, zweitens ist es ein wichtiges Dokument der spanischen Diplomatie in der Schweiz über das ganze Jahrhundert, denn sie bildeten die Unterlage der Folgeverträge der neuen Schweizer Regimente.