Il viaggio, la ricerca del centro, il ritorno alla patria dimenticata o perduta, la caccia al tesoro e al segreto; l'ascesa del monte, la discesa nel pozzo o nella caverna, il passaggio del fiume o del mare. Sono alcuni fra i "grandi...
moreIl viaggio, la ricerca del centro, il ritorno alla patria dimenticata o perduta, la caccia al tesoro e al segreto; l'ascesa del monte, la discesa nel pozzo o nella caverna, il passaggio del fiume o del mare. Sono alcuni fra i "grandi archetipi" che si ritrovano, con infinite varianti, nelle letterature, nelle religioni, nelle leggende di tutti i tempi e di tutti i popo-li del mondo. Il mondo cristiano ha espresso nella concezio-ne dell'homo viator, del viaggiatore, il simbolo della ricerca spirituale che-per il fatto di essere intima e spirituale-nondimeno si esprime talvolta anche nei termini di un reale ed effettivo spo-stamento da un luogo all'altro. Ma il viaggio "sacro" nel suo scopo, nella ragione che lo ha mosso, nella sua mèta, è una costante in tutti i sistemi religiosi dell'umanità. Esso, più che spo-stamento da un luogo all'altro, significa un mutamento di sta-to e di qualità: un passaggio dal mondo consueto a una dimensione "altra", differente, vale a dire "sacra"-il Sacro si può intendere come il "totalmente altro" rispetto alla quotidiani-tà umana-oppure comunque "santa", in contatto cioè col divino e relativo ad esso. Il termine "pellegrino" deriva dal verbo latino peragere, che è quanto mai ricco di significati: da quello di "muoversi con inquietudine, senza tregua" a quello di "condurre a termine" (e quindi "perfezionare", ma anche "morire"). Il peregrinus non è dunque semplicemente l'advena o l'hospes, lo "straniero" o lo "sconosciuto". La parola peregrinus esprime l'estraneità e al tempo stesso l'estraniamento e lo spaesamento.
Il pellegrino è tale in quanto straniero nella terra nella quale giunge; ma al tempo stesso l'espressione che lo qualifica è ambigua al punto tale da poter significare il contrario: in realtà egli potrebbe essere straniero nella sua terra d'origine, e la sua vera patria essere appunto la sua mèta. Il cristiano è cittadino del cielo, la sua vita è un pelle-grinaggio perché egli parte dall'esilio e desidera tornare in patria. Si può certo vagare senza mèta. Non si va in pellegrinaggio. Si è pellegrini: lo si è sempre e comunque. La vita è un pellegrinaggio. I viaggi e i pellegrinaggi che facciamo nell'arco della nostra vita altro non sono se non metafore di essa. Mettersi in viaggio significa mettersi in gioco. Si è pellegrini anche se chiusi in una stanza, se immobilizzati in poche spanne di spazio. Viaggio è, in estrema sintesi, libertà.
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