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Our contribution discusses the archaeological variability of the Bronze Age within a sector of the NorthEastern Adriatic regions (the so-called Caput Adriae). In the tradition of the protohistoric studies of this area the terms "culture"... more
Our contribution discusses the archaeological variability of the Bronze Age within a sector of the NorthEastern Adriatic regions (the so-called Caput Adriae). In the tradition of the protohistoric studies of this area the terms "culture" and facies have been so far largely used interchangeably. As independent protohistoric archaeologists mainly working in Friuli and the Trieste Karst, we here use the concept of facies as a heuristic tool to describe the archaeological variability of pottery traits through distribution analyses of significant types (e.g. handles). These distribution trends are subsequently compared with those of other relevant selected material classes, in order to trace possible "cultural" similarities and differences between selected classes of the material culture. We illustrate our modus operandi through the analysis of some pottery types that are widespread during the Bronze Age in the areas of the Friuli plain, Karst and Istria, and through the subsequent comparison between such distributions and that of some specific morphological features of settlement forms and burials. We focus on two periods, spanning from the Early to Middle Bronze Age (EBA2-MBA1/2) and from the later part of the Middle to the end of the Recent Bronze Age (MBA3-RBA2) respectively. Although the analysis is not systematic, inasmuch as it considers a limited sample of relevant contexts, it is nonetheless suitable to justify the empirical process we adopt and provide some clues to describe the archaeological variability for the considered area and period. During the first period taken into consideration, the whole region witnesses the spread of the first long-lasting settlements, traditionally known as castellieri: in the Karst area and Istria they are generally located on hilltops and protected by dry-stone walls, whereas in the upper and middle plain of Friuli they are defended by earthwork ramparts. In this period, we see the emergence of a single pottery facies evidenced by the diffusion throughout the Karst area, Istria and high Friuli plain of well-defined pottery types. At the same time, a number of other cultural aspects related to funerary practices, suggest strong links between the Karst area and Istria communities and the Friuli ones. Noteworthy, among these are burials later covered by settlement fortifications or covered tumuli documented in both areas. The second period is characterised by the foundation of an unprecedented number of settlements, especially in the lower plain of Friuli, which have been poorly documented so far. We recognise the emergence of local traits in pottery (different types of handles as well as decorations) which contribute to the formation of a local facies in Friuli, showing some relevant differences within it. Moreover, the influence of Karst-Istrian pottery traditions on Friuli is now limited to few pottery markers (such as the triangular forehead and the "a piastra" handle) and to other types not examined here. We conclude that the Isonzo-Torre rivers may have constituted the border strip between two different ceramic facies as from the late MBA. In this period, significant differences between the two areas, namely Friuli and Karst-Istria, can be envisaged also in settlement forms and funerary customs, though the latter are so far not documented in the Friuli area.
Negli anni ’90 del secolo scorso, in diversi siti dell’età del ferro di Montereale si rinvennero numerosi frammenti di manufatti in impasto limoso sabbioso, genericamente definiti “concotti”, caratterizzati da una forma a “mattonella” con... more
Negli anni ’90 del secolo scorso, in diversi siti dell’età del ferro di Montereale si rinvennero numerosi frammenti di manufatti in impasto limoso sabbioso, genericamente definiti “concotti”, caratterizzati da una forma a “mattonella” con due superfici finite contrapposte, leggermente arcuate: la maggior parte venne ricondotta a vasi silos, grandi contenitori in impasto ricco di componente degrassante vegetale, altri, più grandi e con decorazione particolarmente elaborata e dall’aspetto apparentemente piatto, vennero ricondotti invece a decorazioni architettoniche come quelle riconosciute nelle case hallstattiane di Santa Lucia di Tolmino / Most na Soči. Lo sviluppo della ricerca sui materiali in concotto di questo tipo ha permesso di verificare che gran parte di essi va in effetti ricondotta a forni domestici modulari.
Page 1. 1 Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di Archeologia SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN : Studio e Conservazione dei Beni Archeologici ed Architettonici INDIRIZZO: Scienze Archeologiche CICLO: XXIII ...
... Tre nuove asce ad alette mediane dalla pianura friulana. Autores: Giovanni Tasca; Localización: Aquileia nostra, ISSN 0391-7304, Nº. 79, 2008 , pág. 13. Fundación Dialnet. Acceso de usuarios registrados. Acceso de usuarios registrados... more
... Tre nuove asce ad alette mediane dalla pianura friulana. Autores: Giovanni Tasca; Localización: Aquileia nostra, ISSN 0391-7304, Nº. 79, 2008 , pág. 13. Fundación Dialnet. Acceso de usuarios registrados. Acceso de usuarios registrados Usuario. Contraseña. Entrar. Mi Dialnet ...
Giovanni Tasca, ''Ascia in bronzo a margini rialzati dal territorio di Fiume Veneto (Pordenone)'', in: ''Aquileia Nostra'', 74 (2003), cc. 77-84
RIASSUNTO Nell'età del Bronzo la media pianura della destra Tagliamento e la bassa pianura udinese sembrano presentare dinamiche di frequentazione analoghe: in Bronzo Antico e Medio le tracce insediative sono ancora estremamente scarse,... more
RIASSUNTO Nell'età del Bronzo la media pianura della destra Tagliamento e la bassa pianura udinese sembrano presentare dinamiche di frequentazione analoghe: in Bronzo Antico e Medio le tracce insediative sono ancora estremamente scarse, ma la distribuzione dei bronzi sporadici mostra l'attivazione di percorsi su tutta la pianura. Nel Bronzo Recente l'insediamento si diffonde fittamente sull'intera area, con allineamenti lungo dossi fluviali. Il fenomeno si esaurisce già nell'ultima fase del Bronzo Recente.
Autorizzazione del Tribunale di Rovigo in data 5 agosto 1965 N. 127 Questo numero è stato stampato con il contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Comune di Rovigo Padusa è una rivista che si avvale di esperti... more
Autorizzazione del Tribunale di Rovigo in data 5 agosto 1965 N. 127 Questo numero è stato stampato con il contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Comune di Rovigo Padusa è una rivista che si avvale di esperti anonimi per il processo di revisione. Padusa is a Peer-Reviewed Journal. Padusa è distribuita gratuitamente ai soci del CPSSAE in regola con il pagamento della quota sociale annuale.
RIASSUNTO – Tre dimensioni per un deposito archeologico: fotogrammetria 3D, potenzialità informative e fruizione. Il caso studio della Gradiscje di Codroipo – La complessità delle stratificazioni di gran parte dei contesti abitativi... more
RIASSUNTO – Tre dimensioni per un deposito archeologico: fotogrammetria 3D, potenzialità informative e fruizione. Il caso studio della Gradiscje di Codroipo – La complessità delle stratificazioni di gran parte dei contesti abitativi protostorici dell’Italia settentrionale rende necessaria una documentazione che da un lato dia conto di tutte le osservazioni elaborate in fase di scavo, e, dall’altro, possa essere, in fase di post–scavo, un continuo e affidabile strumento di revisione critica nell’interpretazione dei processi formativi del deposito archeologico. Alla Gradiscje di Codroipo, tale esigenza ha spinto il gruppo di lavoro ad adottare la fotomodellazione 3D per il rilievo delle superfici di interesse individuate all’interno della stratificazione e integrare poi i dati in un ambiente GIS. In questo modo, sulla base delle informazioni metriche, geometriche, topologiche e qualitative delle entità del deposito (inclusi limiti di US, tipologia dei sedimenti, ecc.) questo diventa interamente ricostruibile in ambiente virtuale. Inoltre, l’adozione di questo tipo di approccio permette di implementare le modalità di fruizione del sito stesso da parte di un pubblico ampio e non necessariamente specialista: a partire dalla ricostruzione virtuale del deposito è infatti possibile – avvalendosi di dispositivi di stampa 3D – produrre dei modelli solidi e tangibili delle sue superfici. Lo scopo della comunicazione è quello di illustrare nel dettaglio le metodologie sopra descritte, applicate a partire dal 2011 nel sito della Gradiscje di Codroipo.
AUTHORS: Alessandro Peinetti, Silvia Rita Amicone, Diego Angelucci, Giorgia Aprile, Fiorenza Bortolami, Lorenzo Castellano, Fabio Cavulli, Enrico Croce, Cosimo D’Oronzo, Fabiana Dumont, Girolamo Fiorentino, Giulia Fronza, Giorgio Gaj,... more
AUTHORS: Alessandro Peinetti, Silvia Rita Amicone, Diego Angelucci, Giorgia Aprile, Fiorenza Bortolami, Lorenzo Castellano, Fabio Cavulli, Enrico Croce, Cosimo D’Oronzo, Fabiana Dumont, Girolamo Fiorentino, Giulia Fronza, Giorgio Gaj, Claudio Moffa, Italo Maria Muntoni, Annaluisa Pedrotti, Maria Pia Riccardi, Mauro Rottoli, Claudia Speciale, Giovanni Tasca, Carlo Veca, Marica Venturino, Giovanni Vezzoli. ABSTRACT The discovery of remains of daub, especially burned, is very common in Italian pre- and protohistoric sites. This collective work aims to summarize the researches carried out over the last thirty years in Italian contexts of the Late Prehistory, from the Neolithic to the Iron Age. The subjects considered in this paper will be the selection of raw materials and their preparation, the realization of the timber frame or of the the wattle, the putting of the raw earth on the frame and the technical interactions. A number of case studies will be taken into account, in order to draw up a synthesis of the different techniques attested in Italian territory, looking for geographical or chronological constants or variables. The methodological approaches implemented by the various authors will be taken into account.
Il sito di Zambana el Vato insiste su un conoide detritico a nord di Trento in destra idrografica della Valle dell’Adige e a una quota media di 220 m s.l.m. Indagini archeologiche di pronto intervento condotte tra il 2009 e il 2010 hanno... more
Il sito di Zambana el Vato insiste su un conoide detritico a nord di Trento in destra idrografica della Valle dell’Adige e a una quota media di 220 m s.l.m. Indagini archeologiche di pronto intervento condotte tra il 2009 e il 2010 hanno permesso di documentare reiterate fasi insediative (comprese tra VII-VI e V sec. a.C.). Tra i crolli della casa piu antica (fase 1), anch’essa – come le altre – distrutta da incendio, e stata individuata una particolare struttura pirotecnologica: un accumulo localizzato di blocchi regolari di travertino legati tra loro e rivestiti da una stesura di argilla e sabbia concotta e spesso vetrificata dall’esposizione prolungata ad alte temperature. La posizione al piano rilevato dell’abitazione, la scelta di un particolare tipo di pietra (travertino) e le modalita di realizzazione (rivestimento di concotto refrattario) inducono a ravvisare nella struttura di Zambana el Vato un vero e proprio archetipo di “stufa a olle”: una tipologia di costruzione vocata...
In western Friuli, which lies between the Livenza and Tagliamento rivers, many artificial raised areas or elevations were recorded in the past (more numerous and more concentrated in the upper part of the plain, less so in the lower... more
In western Friuli, which lies between the Livenza and Tagliamento rivers, many artificial raised areas or elevations were recorded in the past (more numerous and more concentrated in the upper part of the plain, less so in the lower part), and have since been mostly destroyed by land alterations and divisions between the 1960s and the 1980s. Presented here is an inventory based on the historical cartography consulted, on the data gathered by L. Quarina (1938-1940) and on archaeological publications. ; A large number of the artificial elevations, especially in the upper part of the plain, are in fact piles of stones related to work in the fields (masiere), which have in several cases covered or included protohistorical and Roman material. Some other mounds are certainly funerary structures of the Roman period. So far only the mound identified at Carbonera – Prati del Campanile (Maniago) has produced protohistorical material (Middle Bronze Age) whose funerary nature is probable, but l...
The Palu di Livenza wetland lies at the foot of the Cansiglio plateau in the Pordenone area in north-east Italy. It preserves a Neolithic pile-dwelling settlement. Thanks to the richness of deposits, Palu di Livenza is inscribed on the... more
The Palu di Livenza wetland lies at the foot of the Cansiglio plateau in the Pordenone area in north-east Italy. It preserves a Neolithic pile-dwelling settlement. Thanks to the richness of deposits, Palu di Livenza is inscribed on the World Heritage List of UNESCO in the transnational serial property ‟Prehistoric pile-dwellings around the Alps” together with other 18 northern Italian localities. The latest investigations, carried out at the Sector 3 since 2013, have revealed a well-preserved stratigraphic sequence with three main phases of pile-dwellings ranging between the second half of the 5th and the first half of the 4th millennium cal BC. The paper presents the remains of a combustion feature, probably a hearth plaster plate, found during the last excavations campaigns in the abandonment levels attributed to the Late Neolithic phase.
Gli scavi condotti nel sito neolitico di Lugo di Romagna (Ravenna, Cultura di Fiorano) hanno consentito di documentare, oltre ad un complesso sistema di recinzione del villaggio, una intera capanna distrutta da incendio e in contesto... more
Gli scavi condotti nel sito neolitico di Lugo di Romagna (Ravenna, Cultura di Fiorano) hanno consentito di documentare, oltre ad un complesso sistema di recinzione del villaggio, una intera capanna distrutta da incendio e in contesto primario di crollo. La struttura era costituita da due distinti vani, corredata da strutture di combustione, da elementi accessori, da un intero set di vasellame e da derrate alimentari stoccate. La casa era dotata di un focolare centrale, di un forno addossato a un muro perimetrale e di una serie di pozzetti ricavati nei piani pavimentali e colmati di cenere che sono stati interpretati come strutture accessorie per la conservazione della brace. A prescindere dalle specifiche caratteristiche delle diverse strutture di combustione, il caso di Lugo di Romagna offre la rara occasione di studiarne la complementarieta, delineando un vero e proprio sistema funzionale per la gestione del fuoco come fonte di calore, di illuminazione e come mezzo di cottura degl...
I forni ad elementi mobili sono noti nella protostoria dell’Europa occidentale fin dagli anni '70 dello scorso secolo (forno di Sevrier). Tracce riconducibili al medesimo ambito produttivo sono state riconosciute in numerosi siti... more
I forni ad elementi mobili sono noti nella protostoria dell’Europa occidentale fin dagli anni '70 dello scorso secolo (forno di Sevrier). Tracce riconducibili al medesimo ambito produttivo sono state riconosciute in numerosi siti della prima e della piena eta del Ferro del Caput Adriae, dai quali provengono grandi quantita di frammenti di concotto. Presentiamo in questa sede una rassegna dei rinvenimenti e dei tratti tecnologici, morfologici e strutturali utili per la definizione di un possibile modello di forno complesso diffuso nell’area del Caput Adriae.
Nel corso di scavi condotti nel 2002-2003 dall'Ufficio Beni Archeologici di Bolzano a Bressanone in Via Castellano, in un’area d’abitato del Bronzo Finale, vennero messe in luce anche tre fosse (US 12, 187, 197) che si caratterizzano... more
Nel corso di scavi condotti nel 2002-2003 dall'Ufficio Beni Archeologici di Bolzano a Bressanone in Via Castellano, in un’area d’abitato del Bronzo Finale, vennero messe in luce anche tre fosse (US 12, 187, 197) che si caratterizzano per la presenza di tracce di combustione sul fondo e le pareti e per un riempimento selettivo costituito da frammenti di concotto. In gran parte i frammenti presentano superfici finite pianeggianti o concave e sulla faccia opposta le impronte di una struttura di supporto costituita da elementi vegetali di piccolo diametro fittamente intrecciati, con elementi trasversali di maggiore diametro (2-3 cm). E possibile che il concotto fosse relativo a strutture aeree complementari alla parte interrata delle strutture di combustione.
The aim of this paper is to reconstruct the archaeological deposit’s formation processes of an Iron Age cremation burialii The grave, belonging to the Piovego cemetery in Padua – Northern Italy - (6th-4th century B.C.), consisted of a big... more
The aim of this paper is to reconstruct the archaeological deposit’s formation processes of an Iron Age cremation burialii The grave, belonging to the Piovego cemetery in Padua – Northern Italy - (6th-4th century B.C.), consisted of a big jar, containing a cremation urn, many other vessels and few iron and bronze elements. After the displacement of objects from their original position, the burial was filled by an alternating sequences of silty loam layers, which – in different moments – obliterated the big jar. Two sedimentary units, that could not be understood with a simple macroscopic approach, were found inside the deposit. These consist of a series of bands of greyish clay above the lower layer and of large silty bands within the top layer. Two samples of these elements were therefore analyzed by means of thin sections. After this micromorphological study, we could interpret the greyish bands as dissolved charcoal fragments in a waterlogged micro-environment, whereas the silty bands come from alluvial sediments deriving from a point bar on which the site is set. Thin sections proved useful to gain deeper insights on formation processes dynamics.
... Tre nuove asce ad alette mediane dalla pianura friulana. Autores: Giovanni Tasca; Localización: Aquileia nostra, ISSN 0391-7304, Nº. 79, 2008 , pág. 13. Fundación Dialnet. Acceso de usuarios registrados. Acceso de usuarios registrados... more
... Tre nuove asce ad alette mediane dalla pianura friulana. Autores: Giovanni Tasca; Localización: Aquileia nostra, ISSN 0391-7304, Nº. 79, 2008 , pág. 13. Fundación Dialnet. Acceso de usuarios registrados. Acceso de usuarios registrados Usuario. Contraseña. Entrar. Mi Dialnet ...
117 Riassunto breve-Vengono presentati i reperti, in quasi assoluta prevalenza ceramici, provenienti dai recuperi effettuati nel 1897 da Achille Tellini nella Grotta Sant'Ilario di Robič (nota anche come Kovačeva jama o Turjeva jama),... more
117 Riassunto breve-Vengono presentati i reperti, in quasi assoluta prevalenza ceramici, provenienti dai recuperi effettuati nel 1897 da Achille Tellini nella Grotta Sant'Ilario di Robič (nota anche come Kovačeva jama o Turjeva jama), parzialmente editi nel 1989 da Francesca Bressan. Il materiale appare, sia per gli aspetti tecnologici che tipologici, relativamente omogeneo. Dal punto di vista cronologico è riferibile ad un arco di tempo compreso tra il tardo Bronzo medio e il Bronzo recente. Dal punto di vista culturale si rilevano il pieno inserimento in un aspetto "isontino" con strette relazioni con l'area slovena (orizzonte di Oloris-Podsmreka), l'area dei Castellieri carsico-istriani e il Bronzo recente iniziale e pieno della Pianura Friulana. Parole chiave: Ceramica, Bronzo medio, Bronzo recente, Friuli, Slovenia, Castellieri, Robič. Abstract-The finds, almost entirely ceramic, gathered in 1897 by Achille Tellini on the pavement of the Sant'Ilario Cave near Robič (also known as Kovačeva jama or Turjeva jama), partially published in 1989 by Francesca Bressan, are presented. The pottery fragments are relatively homogeneous both in terms of technology and typology. From a chronological point of view, the material is referable to a time span between the late Middle Bronze Age and the recent Bronze Age. From a cultural point of view, the remains are fully consistent with a locally documented "Isonzo" aspect, but are clearly visible close relations with the Slovenian area (horizon of Oloris-Podsmreka), the Karst-Istrian Hillforts (Castellieri) area and the recent Bronze Age of the Friuli plain. Introduzione In una cavità naturale situata nel territorio del comu-ne sloveno di Robič, indicata come Kovačeva jama o Turjeva jama, vennero raccolti a più riprese frammenti ceramici e altri materiali riferibili all'età del bronzo (1). La storia delle esplorazioni svolte nella grotta alla fine dell'800, ricostruita nel contributo di Paola Visentini (2020) in questa stessa sede, vide protagonisti Carlo de Marchesetti e, qualche anno dopo, Achille Tellini, che sembrerebbe aver eseguito più sopralluoghi nella cavità. Da quanto si ricava dalle fonti, i materiali archeolo-gici sarebbero stati rinvenuti giacenti direttamente sul suolo della caverna: da parte di entrambi gli autori si parla infatti di raccolte di cocci e non di scavi, mentre Marchesetti specifica di aver compiuto degli "assaggi" nel soprastante castelliere (2). A queste due collezioni di reperti dalla grotta di Robič (3) se ne aggiunge una più recente: si tratta dei materiali consegnati nel 1999 al Museo di Tolmino da un abitante del luogo che li aveva 1) Nel presente contributo si usano le sigle: BA = Bronzo Antico; BM = Bronzo Medio; BR = Bronzo Recente; BF = Bronzo Finale. Per la cronologia seguita e la corrispondenza con le sequenze cronologiche centroeuropea e slovena si fa riferimento alle tabelle cronologiche edite in Borgna et al. 2018a: fig. 3, e in Tasca et al. 2017: fig. 2. 2) Marchesetti 1893: p. 319; 1903: pp. 89-90 e nota 3, dove segnala che i materiali ceramici sarebbero stati messi in luce dal dilavamento del terreno causato dall'andamento inclinato del deposito all'interno della grotta. Nella cartografia austriaca tra tardo settecento e tardo ottocento (cfr. www.mapire.eu) la grafia del nome del villaggio passa da «Robeg»(Josephinische Landesaufnahme, 1784-1785) a «Robig» (Franziszeische Lande-saufnahme, 1821-1824; è questa la grafia usata da Marchesetti nei suoi scritti e sui cartellini dei materiali ora a Trieste) a «Robić» (Franzisco-Josephinische Landesaufnahme, 1869-1887), mentre l'intitolazione della chiesetta a quota 329 alla destra del Natisone passa da «Sanctus Hillarius» [sic] (Josephinische Landesauf-nahme, 1784-1785) a «S. Volario» (Franzisco-Josephinische Landesaufnahme, 1869-1887), la forma che Marchesetti (1903, nota 3) legge appunto sulla "carta dello Stato Magg. " (la citata carta topografica militare asburgica del 1887). 3) In un contributo di A. Del Fabbro compaiono le immagini fotografiche di 5 frammenti ceramici che proverrebbero dalla grotta di Robič ma che non è stato possibile riconoscere tra quelli attualmente conservati presso il Museo (Del Fabbro 1975: fig. 28-30).
Our contribution discusses the archaeological variability of the Bronze Age within a sector of the North-Eastern Adriatic regions (the so-called Caput Adriae). In the tradition of the protohistoric studies of this area the terms “culture”... more
Our contribution discusses the archaeological variability of the Bronze Age within a sector of the North-Eastern Adriatic regions (the so-called Caput Adriae). In the tradition of the protohistoric studies of this area the terms “culture” and “facies” have been so far largely used interchangeably. As independent protohistoric archaeologists mainly working in Friuli and the Trieste Karst, we here use the concept of facies as a heuristic tool to describe the archaeological variability of pottery traits through distribution analyses of significant types (e.g. handles). These distribution trends are subsequently compared with those of other relevant selected material classes, in order to trace possible “cultural” similarities and differences between selected classes of the material culture.
We illustrate our modus operandi through the analysis of some pottery types that are widespread during the Bronze Age in the areas of the Friuli plain, Karst and Istria, and through the subsequent comparison between such distributions and that of some specific morphological features of settlement forms and burials. We focus on two periods, spanning from the Early to Middle Bronze Age (EBA2-MBA1/2) and from the later part of the Middle to the end of the Recent Bronze Age (MBA3-RBA2) respectively. Although the analysis is not systematic, inasmuch as it considers a limited sample of relevant contexts, it is nonetheless suitable to justify the empirical process we adopt provide some clues to describe  the archaeological variability for the considered area and period.
During the first period considered, the whole region witnesses the spread of the first long-lasting settlements, traditionally known as castellieri: in the Karst area and Istria they are generally located on hilltops and protected by dry-stone walls, whereas in the upper and middle plain of Friuli they are defended by earthwork ramparts. In this period, we see the emergence of a single pottery facies evidenced by the diffusion throughout the Karst, Istria and high Friuli plain of well-defined pottery types. At the same time, a number of other cultural aspects related to funerary practices, suggest strong links between the Karst and Istria communities and the Friuli ones. Noteworthy, among these are burials later covered by settlement fortifications or covered tumuli documented in both areas.
The second period is characterized by the foundation of an unprecedented number of settlements, especially in the lower plain of Friuli, which however have been poorly documented so far. We recognize the emergence of local traits in pottery (different types of handles as well as decorations) which contribute to the formation of a local facies in Friuli, showing some relevant differences within it. Moreover, the influence of Karst-Istrian pottery traditions on Friuli is now limited to few pottery markers (such as the triangular forehead and the “a piastra” handle) and to other types not examined here. We conclude that the Isonzo-Torre rivers may have constituted the border strip between two different ceramic facies as from the late MBA. In this period, significant differences between the two areas, namely Friuli and Karst-Istria, can be envisaged also in the settlements forms and funerary customs, though the latter so far not documented in the Friuli area.
Nel corso degli scavi nel sito di Lugo di Romagna, Fornace Gattelli, nelle due macroaree in cui la zona delle ricerche è stata suddivisa (MaA e MaB), è stata recuperata un’ ingente quantità di reperti concotti, in parte dispersi negli... more
Nel corso degli scavi nel sito di Lugo di Romagna,
Fornace Gattelli, nelle due macroaree in cui la zona
delle ricerche è stata suddivisa (MaA e MaB), è stata
recuperata un’ ingente quantità di reperti concotti, in
parte dispersi negli antropici indagati e in gran parte
derivanti da contesti primari di crollo. Si presenta in
questa sede lo studio, condotto in laboratorio, di tutti
i materiali concotti prelevati nel corso dello scavo.
Gli autori presentano i primi dati sul progetto di ricerca condotto nell'area golenale del Torrente Torre, tra i comuni di Pavia di Udine e di San Vito al Torre. La zona, caratterizzata da una forte dinamica fluviale, consente di... more
Gli autori presentano i primi dati sul progetto di ricerca condotto nell'area golenale del Torrente Torre, tra i comuni di Pavia di Udine e di San Vito al Torre. La zona, caratterizzata da una forte dinamica fluviale, consente di raccogliere numerosi dati sul potenziale archeologico, in particolare preistorico e protostorico, di questo tratto della pianura udinese.

The authors present the preliminary data on the research project carried out in the alluvial plain of the Torre River, in the territory of Pavia di Udine and San Vito al Torre. The area, characterized by a strong river dynamics, allows to collect information on the archaeological potential, in particular prehistoric and protohistoric, of this part of the Udine plain.
The excavations carried out on the Neolithic site of Lugo di Romagna (Ravenna, Culture of Fiorano) have allowed to document, in addition to a complex village fence system, a whole hut destroyed by fire and in primary collapse. The... more
The excavations carried out on the Neolithic site of Lugo di Romagna (Ravenna, Culture of Fiorano) have allowed to document, in addition to a complex village fence system, a whole hut destroyed by fire and in primary collapse. The structure consisted of two distinct rooms, equipped with combustion structures, accessory elements, an entire
pottery set and stored foodstuffs. The house was equipped with a central hearth, an oven leaning against a perimeter wall and a series of pits excavated in the floor and filled with ashes, that were interpreted as accessory structures for the preservation of the embers. Regardless of the specific characteristics of the different combustion structures, the case of Lugo di Romagna offers the rare opportunity to study its complementarity, outlining a complete functional system for the
management of fire as a source of heat, lighting and as a means of food cooking.
The Palù di Livenza wetland lies at the foot of the Cansiglio plateau in the Pordenone area in north-east Italy. It preserves a Neolithic pile-dwelling settlement. Thanks to the richness of deposits, Palù di Livenza is inscribed on the... more
The Palù di Livenza wetland lies at the foot of the Cansiglio plateau in the Pordenone area in north-east Italy. It preserves a Neolithic pile-dwelling settlement. Thanks to the richness of deposits, Palù di Livenza is inscribed on the World Heritage List of UNESCO in the transnational serial property ‟Prehistoric pile-dwellings around the Alps” together with other 18 northern Italian localities. The latest investigations, carried out at the Sector 3 since 2013, have revealed a well-preserved stratigraphic sequence with three main phases of pile-dwellings ranging between
the second half of the 5th and the first half of the 4th millennium cal BC. The paper presents the remains of a combustion feature, probably a hearth plaster plate, found during the last excavations campaigns in the
abandonment levels attributed to the Late Neolithic phase.
RIASSUNTO Il Palù di Livenza è un'importante area umida che si estende nella Pedemontana pordenonese alle falde dell'altopiano del Cansiglio nei comuni di Caneva e Polcenigo (PN). Grazie alle sue potenzialità archeologiche e ambientali,... more
RIASSUNTO Il Palù di Livenza è un'importante area umida che si estende nella Pedemontana pordenonese alle falde dell'altopiano del Cansiglio nei comuni di Caneva e Polcenigo (PN). Grazie alle sue potenzialità archeologiche e ambientali, Palù di Livenza è iscritto, assieme ad altre 18 località italiane, nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO nel sito seriale transnazionale "Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino". Le indagini archeologiche sistematiche più recenti, realizzate nel Settore 3 a partire dal 2013, hanno messo in luce una sequenza stratigrafica particolarmente ben conservata con almeno tre fasi di occupazione palafitticola neolitica databili tra la seconda metà del V e la prima metà del IV millennio cal BC. I livelli di degrado degli accumuli della fase tardoneolitica hanno restituito i resti in concotto di una struttura di combustione, verosimilmente una piastra da focolare, che assume particolare rilevanza nell'ambito della vita della fase più recente dell'abitato palafitticolo.
ABSTRACT The Palù di Livenza wetland lies at the foot of the Cansiglio plateau in the Pordenone area in northeast Italy. It preserves a Neolithic pile-dwelling settlement. Thanks to the richness of deposits, Palù di Livenza is inscribed on the World Heritage List of UNESCO in the transnational serial property "Prehistoric pile-dwellings around the Alps" together with other 18 northern Italian localities. The latest investigations, carried out at the Sector 3 since 2013, have revealed a well-preserved stratigraphic sequence with three main phases of pile-dwellings ranging between the second half of the 5th and the first half of the 4th millennium cal BC. The paper presents the remains of a combustion feature, probably a hearth plaster plate, found during the last excavations campaigns in the abandonment levels attributed to the Late Neolithic phase.
RIASSUNTO Il Palù di Livenza è un'importante area umida che si estende nella Pedemontana pordenonese alle falde dell'altopiano del Cansiglio nei comuni di Caneva e Polcenigo (PN). Grazie alle sue potenzialità archeologiche e ambientali,... more
RIASSUNTO Il Palù di Livenza è un'importante area umida che si estende nella Pedemontana pordenonese alle falde dell'altopiano del Cansiglio nei comuni di Caneva e Polcenigo (PN). Grazie alle sue potenzialità archeologiche e ambientali, Palù di Livenza è iscritto, assieme ad altre 18 località italiane, nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO nel sito seriale transnazionale "Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino". Le indagini archeologiche sistematiche più recenti, realizzate nel Settore 3 a partire dal 2013, hanno messo in luce una sequenza stratigrafica particolarmente ben conservata con almeno tre fasi di occupazione palafitticola neolitica databili tra la seconda metà del V e la prima metà del IV millennio cal BC. I livelli di degrado degli accumuli della fase tardoneolitica hanno restituito i resti in concotto di una struttura di combustione, verosimilmente una piastra da focolare, che assume particolare rilevanza nell'ambito della vita della fase più recente dell'abitato palafitticolo. ABSTRACT The Palù di Livenza wetland lies at the foot of the Cansiglio plateau in the Pordenone area in northeast Italy. It preserves a Neolithic pile-dwelling settlement. Thanks to the richness of deposits, Palù di Livenza is inscribed on the World Heritage List of UNESCO in the transnational serial property "Prehistoric pile-dwellings around the Alps" together with other 18 northern Italian localities. The latest investigations, carried out at the Sector 3 since 2013, have revealed a well-preserved stratigraphic sequence with three main phases of pile-dwellings ranging between the second half of the 5th and the first half of the 4th millennium cal BC. The paper presents the remains of a combustion feature, probably a hearth plaster plate, found during the last excavations campaigns in the abandonment levels attributed to the Late Neolithic phase.

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Il presente volume intende offrire una rassegna il più sistematica possibile dei reperti in metallo, principalmente di età romana, oggi presenti presso il Museo Civico di San Vito al Tagliamento “Federico De Rocco”. Si tratta di una... more
Il presente volume intende offrire una rassegna il più sistematica
possibile dei reperti in metallo, principalmente di età romana, oggi
presenti presso il Museo Civico di San Vito al Tagliamento “Federico
De Rocco”. Si tratta di una struttura attiva da più di cinquant’anni e
che nel corso di questo mezzo secolo ha attraversato diverse stagioni
legate alla ricerca e alla raccolta di materiale dal territorio, di quanto
emergeva ed emerge tuttora dalle superfici arate.
Il volume, edito nel 2015 dal Comune di Codroipo e dall'Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia e curato da Giovani Tasca, Cristiano Putzolu e David Vicenzutto, con un contributo di Costanza Brancolini,... more
Il volume, edito nel 2015 dal Comune di Codroipo e dall'Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia e curato da Giovani Tasca, Cristiano Putzolu e David Vicenzutto, con un contributo di Costanza Brancolini, presenta una ampia sintesi dei risultati di 10 anni di ricerche stratigrafiche nel castelliere del Bronzo recente e Bronzo finale di Gradiscje di Codroipo.
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