Heku: Libro 1 Della Serie Heku
Di T.M. Nielsen
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Info su questo ebook
Heku segue la vita di Emily, proprietaria di un ranch nel Montana, e Chevalier, membro di una specie che si nutre di sangue, gli heku. Quando
entrerete nel mondo degli heku, una società militaristica intrecciata con quella degli umani, scoprirete un lato più tenero del duro Giustiziere,
mentre aiuta Emily a venire a patti con il suo sorprendente retaggio e a trovare la sua strada nel mondo degli immortali.
T.M. Nielsen
T.M. Nielsen doesn't necessarily consider herself an author. She's an every-day woman who had a story to tell. Never intending to let anyone else read it, she decided to put it all down on paper. What she ended up with is a fascinating tale filling books full of drama, adventure, action, romance, and excitement. When asked why she decided to publish, she stated, "I want for others to be able to forget about problems in life and to lose themselves in my world... the world of the heku. While I write, I laugh, cry, grin, gasp, and my heart races. I want others to experience that too." T.M. Nielsen is a computer tech by trade and lives with her husband and two beautiful daughters. She's the author of Amazon.com's bestselling series The Heku Series and the Dimensions Saga, along with a Heku Series spin-off book called Return of the Encala. She's been listed numerous times on Apple's Breakout Books and on Amazon.com's top 20 in Fantasy. **** From TM **** I updated my books all the time! Check back often for new, cleaner versions. I can't afford an editor, but any time I hear of an error, I fix it immediately.
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Anteprima del libro
Heku - T.M. Nielsen
Chapter 1 : Capitolo 1
Signora Russo?
Chiese l’uomo, guardando verso la donna. Aveva parlato con lei al telefono, ma non si erano mai incontrati.
Emily alzò la testa, cercando di non restare a bocca aperta davanti a quegli uomini quasi sessanta centimetri più alti di lei e che avevano spalle tanto larghe che sembravano voler uscire dalle camicie in stile western, verde scuro. Jerry, vero?
Sì, Signora.
Per favore chiamatemi Emily, e datemi del tu… siete un po’ in anticipo, perché non aspettate nella stalla, uscirò subito,
gli disse, e chiuse la porta quando i due si diressero verso la rustica stalla.
Emily si passò velocemente la spazzola nei capelli e si mise i guanti da cavallerizza prima di uscire. Si guardò intorno, cercando Sam, ma era fuori ad arare.
Quelli che la attaccavano erano tutti alti e muscolosi. Non poteva fare a meno di chiedersi se anche questi due l’avrebbero aggredita. Respirò a fondo e si diresse verso la stalla: questa vendita era indispensabile, se volevano comprare il foraggio.
Mi spiace,
disse girandogli alla larga mentre andava verso i box. Sapete andare a cavallo?
I due uomini la guardarono nervosamente. La brezza portò verso di loro la sua fragranza e dovettero lottare per controllare i loro istinti naturali, il solo odore faceva bruciare di sete le loro gole.
Sì, Signora, io so cavalcare,
disse Jerry, osservandola da vicino. L’uomo al suo fianco stava scrutando la stalla con una strana espressione sul volto mentre stringeva lentamente i pugni.
Bene, allora andremo fuori noi due,
disse Emily e cominciò a sellare una bella cavalla araba.
Jerry la osservò attentamente. I suoi sensi acuti erano concentrati su di lei mentre la sua scorta studiava la stalla, cercando di capire perché lì intorno aleggiasse persistente l’odore della sua specie.
I lunghi capelli rossi e fieri occhi verdi tradivano la sua ascendenza irlandese. Era una donna piccola, minuta, ma di una bellezza squisita. Gli occhi di Jerry percepirono la traccia latente di un livido sulla sua guancia, che sarebbe già stato invisibile all’occhio umano.
Emily condusse il cavallo verso di lui: Il tuo amico starà bene per un po’ nella stalla?
Jerry sorrise: Sì, starà benissimo.
Emily si issò velocemente, a pelo, su un cavallo pezzato. Jerry notò com’era naturale e piena di grazia quando era a cavallo, come succede solo a chi comincia fin da piccolo.
Montò in sella alla cavalla araba e girò il cavallo verso di lei.
Andiamo allora,
disse Emily e fece una smorfia, guardando il suo amico che stava scrutando intorno alla stalla, come se cercasse qualcosa.
Jerry batté dolcemente sul fianco del cavallo e seguì Emily fuori dalla stalla e verso il pascolo.
Un Border collie e un Blue Healer li seguirono e cominciarono a mordicchiarsi per gioco. Dopo pochi minuti, vide la grande mandria di manzi Angus verso la quale si stavano dirigendo. Emily era più avanti di qualche metro, così la studiò nuovamente. Faceva caldo, Emily si scostò i capelli dalla nuca e Jerry vide una cosa che gli fece aggrottare la fronte e battere forte il cuore.
La voce di Emily lo tolse dall’intensa concentrazione in cui era caduto: Non siete di qui. Venite dal Texas, vero?
Sì, dal Texas.
Che cosa vi porta fin su nel Montana per delle mucche?
Siamo venuti per avere il meglio
disse e face un ampio sorriso quando Emily arrossì lievemente. Posso farti una domanda personale?
Emily si voltò a guardarlo mentre si avvicinavano al bestiame: Dipende dalla domanda.
Sei una donatrice?
Chiese, incerto.
Il suo profumo invitante gli rimaneva sulla lingua anche lì fuori, dove la brezza portava il suo odore lontano da lui. Era più forte e più desiderabile di qualunque cosa avesse mai sentito in migliaia di anni di vita.
Emily fece una piccola smorfia. Come i donatori di organi?
Non importa.
La sua domanda aveva risposto alla sua. Il corpo dell’uomo si tese quando lei si mise nervosamente una mano sul collo; notò che il suo respiro era diventato affannoso.
Questi sono esattamente come avevamo specificato. Ne prenderemo cinquanta.
Possiamo radunarli. Avevate detto che volete solo un toro?
chiese Emily voltandosi a guardarlo. Jerry notò che i suoi occhi non erano più calorosi e affabili, ma erano diventati circospetti e insicuri.
Sì, ha un pedigree, vero?
Emily annuì e tornò indietro verso la stalla. Sì, li avremo pronti per domani, se potete venire a prenderli.
Andrebbe bene sabato?
chiese Jerry. Doveva guadagnare un po’ di tempo e riferire le sue preoccupazioni su questa giovane donna.
Sabato va bene. Mio marito è via per qualche giorno, ma sarà di ritorno per allora.
Percorsero il resto del tragitto in silenzio. Lui la guardava attentamente mentre cavalcavano verso la casa. Avvicinandosi, Jerry vide la sua guardia in piedi fuori dalla stalla, di fianco a un uomo ispanico, più piccolo, con la faccia arrabbiata.
Sam, cosa c’è che non va?
chiese Emily, avvicinandosi.
Tu stai bene, Em?
chiese Sam, guardando Jerry con uno sguardo cattivo.
Sto bene … Jerry comprerà cinquanta capi di bestiame,
gli disse e smontò da cavallo.
Sam annuì. Ci penso io, tu vai in casa, togliti dal caldo.
Emily annuì e guardò nervosamente Jerry prima di passare le redini a Sam. Si girò e corse in casa, e Jerry sentì che chiudeva la porta a chiave. Scese da cavallo e lo legò al cavalletto fuori dalla stalla, prima di girarsi verso il vecchio.
Torneremo sabato a prendere il bestiame,
disse, guardando sospettosamente Sam. Il suo sguardo rimase perfettamente immobile, senza dare alcuna indicazione che ci potesse essere un problema.
La gente come voi non è gradita qui
disse Sam, in tono feroce. Venite a prendere il bestiame e poi andatevene. Non fatevi rivedere.
La gente come noi?
chiese Jerry, facendo un passo verso Sam.
Sam mantenne la sua posizione: Sì, la gente come voi. Andatevene e sabato trattate solo con Keith, state lontani da Emily.
Senza sapere cosa pensare di tutta la faccenda, Jerry annuì e si mise alla guida del pickup, mentre la sua scorta guardava di nuovo verso la stalla, e poi saliva di fianco a lui.
Si allontanarono dal piccolo ranch nel Montana, mentre Sam li osservava con le braccia conserte.
Credo sia necessario parlare al Consiglio,
disse Jerry, tirando fuori un telefonino dalla tasca.
Sì, è necessario,
concordò la guardia, guardando il ranch scomparire nello specchietto retrovisore.
***
Jerry e la sua scorta furono fatti entrare nella sala da un uomo alto e muscoloso come loro, che indossava una camicia bianchissima, pantaloni neri e una fluente cappa verde. La stanza era grande, con il pavimento in terra battuta e sul lato in fondo c’era una tribuna dalla quale tredici figure guardavano in basso verso di loro. Si avvicinarono e s’inchinarono verso i tre al centro.
Cosa vi porta al Consiglio?
chiese la donna, abbassando il cappuccio della veste cerimoniale verde.
Jerry si fece avanti: Siamo preoccupati per una donna mortale che abbiamo incontrato ieri e che crediamo possa aver bisogno del vostro aiuto.
Che tipo di preoccupazione può farvi pensare che il Consiglio debba intervenire a favore di una mortale?
La nostra prima impressione è che possa essere una discendente delle Winchester.
Cosa ve lo fa pensare?
La donna chiese, accigliandosi.
La sua fragranza: è più dolce e più seducente di qualunque cosa io abbia mai incontrato.
È tutto?
chiese un altro uomo. Era seduto vicino alla donna e abbassò il cappuccio parlando.
All’inizio, la mia scorta ed io abbiamo trovato l’odore di molti Heku nella sua stalla. Lei ed io siamo usciti a cavallo e ho notato cicatrici sul suo collo, cicatrici brutali, crudeli... moltissime cicatrici,
disse Jerry, aggrottando la fronte. Ho chiesto se fosse una donatrice, e si è messa in guardia, mentre la sua mano copriva il collo; non sapeva cosa volesse dire donatrice.
Come se fosse stata assalita da un heku?
Chiese uno degli uomini. Era il membro del consiglio più alto e massiccio, e abbassò il cappuccio rivelando capelli neri come la pece e occhi scuri minacciosi.
Come se fosse stata assalita da molti heku.
Hai scoperto la fonte dell’odore di heku nella stalla?
La guardia si fece avanti: Sì, Giustiziere.
Mentre erano via, ho trovato un posto nel solaio dove, a giudicare dall’odore, un heku ha dormito per parecchio tempo. Ho anche trovato un deposito di carbone pieno di ceneri che odoravano di heku.
Ceneri?
chiese la donna, scioccata.
La guardia annuì: Sì, ceneri.
Non riesco a credere che questa donna possa essere una Winchester,
disse l’uomo più alto. Se però è oggetto di attacchi, potrebbe essere necessario il mio intervento.
Questo è tutto quello che chiediamo, Giustiziere. Sappiamo che il superintendente della proprietà conosce gli heku. Ci ha avvisato che gente del nostro genere non era benvenuta e che, quando ritorneremo, dovremo trattare solo con il marito della donna,
spiegò Jerry.
Quando dovete ritornare?
Questo sabato.
Bene, vedrò cosa posso scoprire,
disse l’uomo e si appoggiò allo schienale.
Jerry e la sua scorta s’inchinarono e uscirono dalla camera del consiglio.
Il Giustiziere arrivò la sera stessa nella piccola città di Cascade, nel Montana e trovò facilmente il ranch fuori città. Parcheggiò sulla strada e corse verso la casa, perlustrando l’area con gli occhi per cogliere eventuali segni di pericolo. Era sicuro che tutto sarebbe finito in niente, ma era il suo lavoro impedire alla sua specie, gli heku, di nutrirsi dai mortali senza il loro consenso.
Trovò la porta d’ingresso aperta ed entrò. I suoi sensi furono improvvisamente assaliti da un profumo che annullò migliaia di anni di stretto controllo della sete. Si acquattò leggermente, e un sibilo sfuggì dalle sue labbra antiche. Ci vollero solo pochi secondi prima di riprendere il pieno controllo di sé, e si rimproverò per la sua breve perdita d’inibizioni. Il suo compito era proteggere i mortali da heku fuori controllo, ma anche lui, proprio lui, era arrivato vicino a infrangere la regola fondamentale della sua specie, di nutrirsi solo da donatori volontari.
Inalò profondamente, abituandosi alla deliziosa fragranza che riempiva l’intera casa. Poteva sentire l’odore dell’acqua e l’umidità, e capì che la donna era nella vasca da bagno. Il suo profumo sarebbe stato più forte, con l’acqua che riscaldava il suo corpo e non poteva rischiare nemmeno un cedimento momentaneo.
Inalando di nuovo profondamente, con la mente che vorticava a quella fragranza, andò alla porta del bagno. Guardò dentro e vide Emily nella vasca, concentrata su un libro. Lei non lo vide, non notò lo strano uomo in piedi lì vicino. La sua bellezza lo meravigliò. I lunghi capelli rossi erano raccolti da una molletta in cima alla testa e le spalle delicate s’intravvedevano nella schiuma del bagno. Aveva un viso bellissimo, e l’uomo indietreggiò nella stanza con il fiato mozzo. Sentì improvvisamente qualcosa che non aveva mai provato prima: il bisogno di proteggerla.
Ispezionando la camera, vide i vari oggetti sparsi: un portatile aperto sul sito Internet della vendita di un magnifico stallone arabo, un iPod, un libro e una borsetta. Guardò tra le sue cose e non notò anelli, gioielli o cosmetici.
Sorrise quando vide una nove millimetri nascosta nella borsa. Non c’era motivo di allarme, nessuna ragione per cui dovesse sentirsi così protettivo. Il sentimento era innaturale, normalmente gli heku non provavano nulla per i mortali. I mortali servivano a nutrirsi, nient’altro. A loro volta i mortali provavano un’avversione naturale per gli heku, come mezzo di auto-conservazione e le due specie raramente si mischiavano. Si calmò e ritornò alla porta del bagno.
Salve,
disse dolcemente.
Emily fece un salto quando sentì la voce, lasciando cadere senza cerimonie il libro nell’acqua schiumosa. Afferrò una salvietta e si alzò goffamente, riuscendo a non far vedere troppa pelle nuda mentre si alzava, quindi lo guardò, a occhi spalancati. La testa le diceva di gridare, ma la bocca era troppa secca per riuscirci.
L’uomo sollevò un sopracciglio quando sentì la sua paura e si rese conto che in qualche modo gli faceva piacere.
È tutto ok, Bambina. Non sono qui per farti del male,
disse dolcemente, e tese le mani verso di lei con i palmi rivolti verso l’alto.
Fuori!
riuscì a sussurrare Emily.
L’uomo la fissò negli occhi e si concentrò. Era facile per lui controllare i mortali con uno sguardo, qualcosa che spesso gli tornava utile. Fu sbalordito quando i suoi occhi verdi evitarono il suo sguardo e la donna si mosse verso l’angolo del bagno per allontanarsi da lui.
Curioso,
disse, osservandola.
Non di nuovo, per favore,
pregò lei, trattenendo l’asciugamano.
Di nuovo?
chiese. Sorpreso, si girò e tornò nella stanza.
Emily lo vide uscire, sbatté la porta e la chiuse velocemente a chiave. Quel semplice gesto umano lo fece sorridere, nessuna serratura avrebbe potuto tenerlo fuori, se fosse voluto entrare. Le sue parole lo avevano fatto infuriare e sentiva la sua rabbia crescere. Lottò per riprendere il controllo di sé e dopo poco era in piedi, calmo, ad aspettarla.
Emily uscì poco dopo, con indosso un lungo accappatoio giallo. Prima sbirciò dalla porta e poi entrò nella camera vuota. La stanza da letto era piccola, con la tappezzeria a brutti fiori verdi e grigi. Controllò l’armadio, sotto il letto e sotto la scrivania, ma non c’era nessuno.
Prese in fretta il telefono, agitandosi nervosamente mentre componeva il numero e aspettava la risposta.
Keith! Ce n’è uno qui!
disse, guardandosi nervosamente intorno nella stanza.
L’uomo ascoltava dal bagno, lieto di essere in grado di muoversi così velocemente che i sensi della mortale non erano in grado di percepirlo.
No, qui in casa, proprio ora.
Aggrottò la fronte: No, non questa volta. Penso che se ne sia andato.
Sì, lo so, Keith,
annuì
Va bene, lo farò.
No, sono ancora da sola Keith, devi fidarti di me, non ….
Abbassò gli occhi.
Va bene. Ok.
Riattaccò il telefono con gli occhi pieni di lacrime.
Controllò ancora la stanza e si vestì velocemente. L’uomo la guardò cambiarsi, seguendo con gli occhi il suo corpo tonico, sorridendo per la sua fragilità. Le donne Heku erano forti e più solide delle mortali.
Mi dispiace di averti spaventato
disse, abbassando la voce, sperando di diminuire l’impatto, mentre appariva alla sua porta.
Emily urlò e afferrò la nove millimetri dalla borsa, puntandogliela addosso con le mani che tremavano.
L’uomo fece un passo verso di lei: Non allarmarti… e non puoi farmi male con una pistola.
Le sue mani tremarono ancora di più, mentre gli puntava la pistola alla testa.
L’uomo agganciò il suo sguardo: Emily, abbassa la pistola.
La donna esitò, sulle nocche tornò un po’ di colore mentre allentava appena un po’ la stretta. La sua vocina interiore le gridava di sparare e di non lasciar andare la sua unica arma. Sbatté le palpebre, aumentando la stretta.
L’uomo ringhiò per la frustrazione, nessuno era mai stato in grado di distogliere lo sguardo così facilmente.
Emily, abbassala prima di farti male,
chiese rabbiosamente e avanzando di un passo verso di lei.
Lei esitò e abbassò la mano, tenendo la pistola in caso di evenienza.
Ecco, ora possiamo comportarci da esseri civili… vieni… siediti accanto a me,
disse, e si sedette sul letto, indicandole di sedersi vicino a lui.
Emily rimase dov’era, pietrificata.
L’uomo le sorrise, attento a non mostrarle i denti: Ok allora, comincio io. Mi chiamo Chevalier e, ovviamente, so già il tuo nome.
"Hai detto qualcosa prima al telefono … ‘Keith, ce n’è uno qui’. Vuol dire che hai incontrato gente come me prima?" Lei si irrigidì e annuì adagio.
Questo significa che sei una donatrice?
Vide un lampo di confusione nei suoi occhi prima che muovesse un passo verso la porta.
Te ne stai andando?
le chiese, leggermente divertito.
Lei rimase immobile.
Lo prenderò come un no alla domanda se sei una donatrice. Allora forse mi dirai quando hai visto la mia gente prima d’ora.
Chevalier attese una risposta, che non arrivò.
Emily, respira,
le ricordò.
Lei non si era resa conto di trattenere il fiato finché lui non parlò.
Non stai rendendo facile la conversazione, per favore siediti.
La sua voce era decisa, e Chevalier agganciò nuovamente il suo sguardo.
Emily sentì la sua volontà indebolirsi mentre guardava nei suoi occhi neri. Il volto dell’uomo era molto attraente ma gentile e lei voleva fidarsi di lui, sentiva di poterlo fare, ma nella sua mente passavano immagini di altri della sua specie; i suoi incontri con loro erano stati terrificanti e brutalmente violenti. Andando contro a quanto il suo cervello le diceva di fare, si trovò improvvisamente seduta vicino a lui.
Ecco, molto meglio, Bambina.
Sei qui per bere il mio sangue?
chiese Emily timidamente, e si allontanò di qualche centimetro da lui.
No, salvo che tu lo voglia.
La vide cambiare espressione: Quindi nessuno te l’ha mai chiesto prima?
Emily scosse la testa. Questa notizia lo fece infuriare. Era contro le regole degli Heku prendere senza permesso e questa donna era terrorizzata da chissà quanti attacchi. Li capiva, il suo sangue aveva un profumo più dolce di ogni altro, ma non poteva comunque immaginare di prendere senza consenso.
Tu m’interessi, Emily.
La vide irrigidirsi e prima che lei potesse vederlo muoversi, le aveva tolto la pistola dalla mano e l’aveva messa sul comodino.
Io?
Era sorpresa che qualcuno potesse trovarla interessante.
Sì, tu, sei intrigante.
Strinse gli occhi mentre la guardava. Fu di nuovo colpito dal bisogno di proteggerla. Voleva avvicinarsi e stringerla tra le braccia e scomparire con lei, in qualche posto dove nessuno potesse trovarli. L’immagine gli passò davanti agli occhi, come un film, e quando si scosse, lei lo stava guardando.
Dovrei andare,
disse Emily, alzandosi.
Oh? Dove vorresti andare?
mormorò lui, meravigliandosi della sua fragilità, della sua costituzione delicata. Lei non poteva proteggersi da sola e lui sentiva come se fosse compito suo farlo.
Emily si mise gli stivali e si diresse alla porta.
Te ne stai andando, Bambina?
chiese, cercando di distrarla.
Lei si girò a guardarlo: Non sono una bambina.
Spiacente, non intendevo offenderti.
Emily sospirò: Ascolta, apprezzo quello che stai cercando di fare, ma vado via. Ho avuto a che fare con la tua gente tanto da sapere che è molto meglio che passi la notte in albergo che non qui con te.
Ahi.
La sua voce era scherzosa, ma le sue parole gli fecero male al cuore: Quando hai incontrato altri della mia specie?
Quando non li ho incontrati! E tutta la vita che mi tormentate.
Si mise una giacca di pelle, estrasse i lunghi capelli rossi dal colletto e la allacciò, mentre lui continuava a osservarla.
Mi piacerebbe che rimanessi. Prometto di comportarmi bene.
Anche se la sua voce non lo mostrava, cominciava a farsi prendere dal panico. Immaginava tutte le cose che potevano ferirla, e lottò per nascondere un ringhio che gli nasceva in fondo al petto.
Già, perché non resto qui, mentre mi dici paroline dolci e poi mi attacchi lo stesso?
Uscì dopo aver afferrato la pistola.
Chapter 2 : Capitolo 2
Chevalier apparve nella stalla mentre il pickup Dodge sgommava e si allontanava velocemente dal ranch. Sentì immediatamente l’odore di parecchi Heku e si fece scuro in volto. Jerry aveva ragione, l’odore era inquietante e fuori dall’ordinario. Trovò subito il deposito del carbone di cui gli avevano parlato e si abbassò a toccare le ceneri, quindi ne portò un po’ al naso e le odorò prima di lasciarle ricadere sul pavimento.
Tornò nella stalla e guardò in alto verso il fienile. Si arrampicò velocemente sulla scala a pioli e strinse gli occhi sentendo l’odore recente di un heku inselvatichito, uno della sua specie che si era abbandonato completamente ai suoi istinti, lasciandosi indietro ogni segno di umanità.
Corse alla macchina e chiamò il Consiglio per aggiornarli su quello che aveva visto fino allora. Gli chiesero di cercare di ottenere maggiori informazioni, per cui si sedette ad aspettare il mattino. Il marito di Emily tornò la mattina presto ma Chevalier continuò ad aspettare lei.
Vide il suo pickup ritornare al ranch appena dopo l’alba e uscì dalla macchina, per apparire quasi subito dopo nel fienile. Si sedette su una branda e guardò fuori dalla finestrella che dava sulla casa. Emily parcheggiò il pickup di fronte alla casa e saltò fuori, con un ampio sorriso, mentre saliva i gradini. Seduto lì, c’era un uomo anziano, con uno Stetson d’antiquariato appollaiato storto sulla testa. Era leggermente curvo in avanti su una sedia a rotelle.
Emily si piegò: Sono tornata, papà.
L’uomo aveva lo sguardo perso nel vuoto e sfuocato. Non si mosse quando lei prese una coperta lì vicino e gliela avvolse intorno alle spalle. Lo baciò delicatamente sulla guancia e poi si alzò per salutare un altro uomo che veniva verso di lei. Ciao, Sam.
Em, è bello riaverti qui.
Si fermò poco prima dei gradini e le sorrise. L’uomo sembrava avere, più o meno, l’età del padre di Emily. Era piccolo e robusto, con una tuta e un cappello polverosi, e sembrava confondersi nello scenario. Si tolse il cappello e ci giocherellò nervosamente.
Sam, cosa c’è che non va?
C’è qualcosa che spaventa il bestiame nel campo venti a sud. L’ho riferito a Keith, ma dice che è solo un coyote, ma non ho mai visto un coyote nascondersi come questo, ha quasi fatto fuggire gli animali.
Vado io a controllare, prepara Patra,
e si accucciò vicino al padre. Il dovere mi chiama,
gli disse, baciandogli nuovamente la guancia.
Sam quasi corse verso la stalla, sembrava aver paura di girarsi e guardare la casa.
Emily si girò verso la casa, raddrizzò le spalle ed entrò, chiudendo adagio la porta dietro di lei.
La colpì senza preavviso. Le prese il polso sinistro e le torse il braccio dietro la schiena, quindi la spinse violentemente contro la porta, mandandola a sbattere con le costole contro la maniglia: Ti ho chiamato la scorsa notte, e non hai risposto,
sibilò Keith, con la faccia a pochi centimetri da lei. Con chi eri?
Dolorante, riuscì ad ansimare: Fermati.
Keith le torse più forte il polso e sbatté il proprio corpo contro il suo, di nuovo, sorridendo quando lei urlò dal dolore: Dimmelo!
Non riuscivo a dormire, sono andata in ufficio a lavorare un po’, lo giuro,
disse lei, che non poteva muoversi. Il dolore la obbligava a respiri corti e affannati.
Lui ci pensò un momento e poi la lasciò andare, con un grande sorriso: Bene, perché non l’hai detto subito? Bello rivederti!
Emily allontanò di un passo, mentre lui si sporgeva dandole uno spintone e facendola cadere sul pavimento. Mentre si tirava su, l’uomo si sedette a tavola e cominciò a mangiare.
Appoggiandosi alla porta, Emily riprese fiato, poi andò in camera. Si mise una calda camicia di flanella, afferrò i guanti di pelle e un cappello da cowboy e cercò di uscire senza farsi vedere, strofinandosi distrattamente il polso.
Dove stai andando?
Le chiese Keith, versando nella Coca un liquido chiaro, da una fiaschetta. Keith era più vecchio di Emily e il suo viso mostrava la pelle indurita di chi lavora all’aperto. Era di media statura, ma robusto e aveva l’abbronzatura tipica di un contadino.
Porto fuori Patra,
rispose e allungò la mano verso la maniglia, sperando che fosse finita. Keith rise ostentatamente: Per quattro giorni sono stato da solo … quasi.
Il suo ghigno si fece più ampio: Vedo che non hai intenzione di stare in casa a occuparti di me.
Emily non rispose, uscì e si diresse verso la stalla. La aspettava una bella giumenta pezzata, che scosse rapidamente la grande testa quando la vide arrivare. Emily afferrò la testa di Patra e premette la fronte e il naso sul velluto soffice del muso del cavallo. Dopo pochi secondi, saltò in groppa e si diresse fuori dalla stalla.
Salutò con la mano Sam, che stava riportando in casa il padre, mentre cominciava a scendere una pioggerellina fredda.
Schioccò la lingua due volte e Patra si avviò lentamente a sud. Aveva un Remington a canna lunga in grembo e la seguivano il Blue healer e il Border collie.
Emily stava godendosi la libertà. I cani correvano intorno a lunghe falcate, esplorando, e Patra partì al galoppo. Il vento le faceva volare la lunga coda di capelli rossi ed Emily chiuse gli occhi per assaporare la sensazione del vento e il profumo del fieno. Avvicinandosi al campo venti sud, fece rallentare il cavallo fino ad andare al passo e smontò per aprire il cancello.
S’irrigidì mentre le si rizzavano i peli sulla nuca. Qualcuno la stava osservando.
Chi c’è là
chiese con la voce più calma che riuscì a padroneggiare.
I cani erano acquattati sulla pancia e Patra sbuffava e si stava adombrando. Prese il cavallo per le briglie e cercò di calmarlo. La sensazione era passata, improvvisa com’era cominciata ed Emily rimontò in sella alla giumenta.
Condusse Patra verso gli alberi ed esplorò la foresta per vedere se c’era movimento, ma non vide nulla. Si avviò lentamente verso una grande radura e alzò il fucile, usando il mirino telescopico per guardarsi attorno. Era tutto quieto, si vedeva solo un cane della prateria e nessun coyote.
Emily cavalcò per il resto del pomeriggio, non vedendo e non sentendo nulla fuori dall’ordinario, ma semplicemente godendo della sensazione dell’animale sotto di sé che mi muoveva al suo comando. Una minima pressione del ginocchio o del tacco era tutto quello che serviva. I cani saltavano e giocavano, cacciando le lepri e facendo scappare gli uccelli.
Si avvicinò a casa quando il sole stava per tramontare e si sentì il cuore in gola. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare quella notte, e sentiva il terrore che cresceva. Aveva avuto quattro giorni di pace e di quiete e si rendeva conto che era ora di pagare per quella solitudine.
Emily prese tempo a togliere la sella e a rimetterla sul cavalletto. Spazzolò Patra con cura e assaporò la pace della stalla.
Mentre chiudeva il box della giumenta, le braccia di Keith si strinsero attorno alla sua vita: Bentornata Emi.
Si scostò da lui e tornò verso la casa.
Tuo papà dorme, abbiamo la notte per noi,
disse Keith, mettendole la mano in basso sulla schiena.
Emily annuì: Lasciami fare una doccia calda e mangiare qualcosa e sarò pronta.
Keith la sollevò e la portò velocemente in casa: Sai che mi piace il profumo di donna.
Emily rabbrividì quando la gettò sul letto.
***
Emily strisciò fuori dal letto quando Keith cominciò a russare. L’acqua calda della doccia era meravigliosa e ci mise più del solito a finire. Indossando in fretta una vestaglia, andò verso il frigorifero e lo aprì. Scrutò dentro ma non trovò nulla d’interessante da mangiare. Afferrò