- Università della Basilicata, DICEM, Dipertimento delle Culture Europee e del Mediterraneo, Department MemberUniversity of Siena / Università di Siena, Dipartimento di filosofia e scienze sociali, Graduate StudentUniversity of Siena / Università di Siena, Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive, Graduate Studentadd
- Current position: Professor on contract in "Visual Anthropology and communication", University of Foggia. Phd Stude... moreCurrent position: Professor on contract in "Visual Anthropology and communication", University of Foggia.
Phd Student in Cities and Landscapes: Cities and Landscapes: Architecture, Archaeology, Cultural Heritage, History and Resources - XXXIV ciclo, University of Basilicata.
Degrees
2011: Bachelor Degree in Philosphy at the University of Bari, thesis in Moral Philosophy: "Aldo Capitini: moral, education, nonviolence“” ( supervisor Prof. Mario Manfredi), final grade 110/110.
2014: Master Degree in Anthropology and Visual studies at the University of Siena, thesis in Visual Anthropology: "Comics between Anthropology and narrative"(supervisor Prof. Riccardo Putti; assistant supervisor Prof. Fabio Mugnaini); final grade: 110/110 cum laude.
2017: Diploma di Specializzazione in Beni Dea, Scuola di Specializzazione in Beni Demoetnoantropologici, University of Perugia, University of Siena, University of Firenze, University of Torino, University of Milano Bicocca, final grade 50/50 cum laude.
2022: Phd in Cities and Landscapes: Cities and Landscapes: Architecture, Archaeology, Cultural Heritage, History and Resources - XXXIV ciclo, University of Basilicata.
Research Interests
Visual Anthropology, Comics Studies, Intercultural Communication, Visual Studies, Maritime Ethnography, Intangible Cultural Heritage, Museology.
Scholarships
8 July - 2 August 2013: 1 months period of study and trainee at the King'College, University of Cambridge (UK), within a Long exchange vacation.
March 2013: Professional Master in "European project" at the Training Center in Project Planning, Venice International University, San Servolo Island, Venezia (IT); within a national scolarship for students.edit
The paper aims to analyse the relationship between man and the sea throug the use of narratives, myths and stories kept in the seascape, in order to rediscover the mystery, fears, imaginaries and the sense of the sea and sailing. For this... more
The paper aims to analyse the relationship between man and the sea throug the use of narratives, myths and stories kept in the seascape, in order to rediscover the mystery, fears, imaginaries and the sense of the sea and sailing. For this reason, I examine the historical context of the fairy tales of Terra d’Otranto, with an in-depth study on the tale of the mermaid Skuma, set in Taranto. The mermaids represent that “fear of the unknown” that so amazes and frightens the sailor, who in front of the sea finds the opportunity to discover, to be amazed and to access knowledge. This constant wonder that the sea is capable of expressing continues to animate maritime communities in the regeneration of their identity and their relationship with the marine environment.
Research Interests:
The Mediterranean is a place crossed by many stories and life experiences. In this regard, this study proposes the analysis of port cities as social spaces marked by the constant flow of people, objects, ideas and meanings. The continuous... more
The Mediterranean is a place crossed by many stories and life experiences. In this regard, this study proposes the analysis of port cities as social spaces marked by the constant flow of people, objects, ideas and meanings. The continuous contact with specific issues such as immigration, safety and security of travelers, economic development and identity crisis of sea communities makes port cities a kind of social laboratory where is possible analyze theories, methodologies and reflections on the contemporary Mediterranean. Maritime cities share the same fate as their ports, and are still able to communicate the voices, the memories and the knowledge of the Mediterranean to stimulate and increase the thoughts and socio-political theories of this great arena of discussion and meeting.
Research Interests:
Il faro si manifesta agli occhi dell’osservatore come la rappresentazione del mistero e del mito difficilmente raggiungibile: se per l’uomo di mare esso è lo strumento che indica la rotta sicura, per l’uomo di terra, invece, è una... more
Il faro si manifesta agli occhi dell’osservatore come la rappresentazione del mistero e del mito difficilmente raggiungibile: se per l’uomo di mare esso è lo strumento che indica la rotta sicura, per l’uomo di terra, invece, è una costruzione misteriosa dalle forme possenti, situata in un territorio “altro”, capace di fronteggiare la maestosità del mare e confondersi con il silenzio del paesaggio circostante.
Le storie di vita degli uomini e delle donne che hanno vissuto e lavorato in questi straordinari manufatti sono in grado di svelare un complesso micro-universo denso di relazioni: il faro è sia luogo del lavoro sia luogo dello spazio domestico, intimo e personale. Situati in luoghi spesso considerati infernali, i guardiani vivono in un purgatorio che cercano di identificare e fare proprio, aggirando la solitudine e il timore della notte, costruendo un personale angolo di paradiso. Costretti ad un’esistenza solitaria e piena di sacrifici, nelle loro narrazioni è possibile cogliere un mondo sociale fatto di affetti, di intimità con se stessi, di relazioni significative con gli oggetti e con il faro stesso, divenuto con il passare del tempo un caro compagno di vita.
I fari resistono al trascorrere del tempo grazie alla memoria degli uomini: un “Cammino dei fari” dev’essere in grado di veicolare non solo la magnificenza architettonica del faro, la sua simbologia, ma anche il carattere umano legato alla figura del farista, alle sue competenze, ai suoi strumenti di lavoro, alle sue difficoltà e alla sua evoluzione futura, con l’obiettivo di costituire un “Archivio della memoria dei fari” capace di salvaguardare e promuovere le testimonianze, i saper fare e le narrazioni di chi ha vissuto e lavorato in questi manufatti edificati vicino al mare.
Le storie di vita degli uomini e delle donne che hanno vissuto e lavorato in questi straordinari manufatti sono in grado di svelare un complesso micro-universo denso di relazioni: il faro è sia luogo del lavoro sia luogo dello spazio domestico, intimo e personale. Situati in luoghi spesso considerati infernali, i guardiani vivono in un purgatorio che cercano di identificare e fare proprio, aggirando la solitudine e il timore della notte, costruendo un personale angolo di paradiso. Costretti ad un’esistenza solitaria e piena di sacrifici, nelle loro narrazioni è possibile cogliere un mondo sociale fatto di affetti, di intimità con se stessi, di relazioni significative con gli oggetti e con il faro stesso, divenuto con il passare del tempo un caro compagno di vita.
I fari resistono al trascorrere del tempo grazie alla memoria degli uomini: un “Cammino dei fari” dev’essere in grado di veicolare non solo la magnificenza architettonica del faro, la sua simbologia, ma anche il carattere umano legato alla figura del farista, alle sue competenze, ai suoi strumenti di lavoro, alle sue difficoltà e alla sua evoluzione futura, con l’obiettivo di costituire un “Archivio della memoria dei fari” capace di salvaguardare e promuovere le testimonianze, i saper fare e le narrazioni di chi ha vissuto e lavorato in questi manufatti edificati vicino al mare.
Research Interests:
Lo sviluppo delle scienze sociali in ambito accademico incoraggia il confronto tra le metodologie in uso nelle diverse discipline. In particolare, nelle discipline etno-antropologiche il lavoro di ricerca sul campo pone problemi precisi... more
Lo sviluppo delle scienze sociali in ambito accademico incoraggia il confronto tra le metodologie in
uso nelle diverse discipline. In particolare, nelle discipline etno-antropologiche il lavoro di ricerca
sul campo pone problemi precisi da affrontare con strumenti idonei di raccolta e di analisi. Infatti,
molte sono le espressioni della vita culturale e i modi con cui il ricercatore legge e interpreta
l’esperienza vissuta dell’alterità culturale: l’allestimento museale, la fotografia e il supporto
audio-visivo sono solo alcuni degli strumenti con i quali l’etnografo trae stimoli e informazioni sul
contesto culturale studiato. Questa continua esigenza di interrogarsi sulle molteplici possibilità
del “fare antropologia” nelle società contemporanee ha aperto la strada a nuove forme di
rappresentazione dei contesti sociali e di ri- pensamento e messa in discussione dei modi con
i quali l’etnografia può essere comunicata. Scopo del lavoro è dunque quello di analizzare una
di queste nuove forme di scrittura etnografica: il fumetto. In quanto linguaggio visivo in grado
di offrire una visione culturale e sociale della realtà, esso si manifesta come strumento atto a
ri-presentare il lavoro di ricerca qualitativa sotto nuovi punti di vista. In ambito internazionale
sono presenti lavori accademici che hanno utilizzato la comunicazione visiva fumettistica, come
Public space, information, accessibility, technology and diversity at Oslo University College,
ricerca etnografica che prende in esame i problemi relativi allo spazio pubblico e quelli legati alla
formazione dell’identità singolare e collettiva all’interno del campus dell’Università di Oslo, e il
progetto Africa Comics, finalizzato allo sviluppo e alla promozione del fumetto come veicolo di
idee e strumento di lettura della realtà dei paesi africani. L’immagine esercita un grande potere
verso chi la osserva, e oggi, alla luce dei fatti di Charlie Hebdo, è necessario interrogarsi sulla
natura delle immagini da una prospettiva transculturale che tenga conto dei loro diversi usi.
uso nelle diverse discipline. In particolare, nelle discipline etno-antropologiche il lavoro di ricerca
sul campo pone problemi precisi da affrontare con strumenti idonei di raccolta e di analisi. Infatti,
molte sono le espressioni della vita culturale e i modi con cui il ricercatore legge e interpreta
l’esperienza vissuta dell’alterità culturale: l’allestimento museale, la fotografia e il supporto
audio-visivo sono solo alcuni degli strumenti con i quali l’etnografo trae stimoli e informazioni sul
contesto culturale studiato. Questa continua esigenza di interrogarsi sulle molteplici possibilità
del “fare antropologia” nelle società contemporanee ha aperto la strada a nuove forme di
rappresentazione dei contesti sociali e di ri- pensamento e messa in discussione dei modi con
i quali l’etnografia può essere comunicata. Scopo del lavoro è dunque quello di analizzare una
di queste nuove forme di scrittura etnografica: il fumetto. In quanto linguaggio visivo in grado
di offrire una visione culturale e sociale della realtà, esso si manifesta come strumento atto a
ri-presentare il lavoro di ricerca qualitativa sotto nuovi punti di vista. In ambito internazionale
sono presenti lavori accademici che hanno utilizzato la comunicazione visiva fumettistica, come
Public space, information, accessibility, technology and diversity at Oslo University College,
ricerca etnografica che prende in esame i problemi relativi allo spazio pubblico e quelli legati alla
formazione dell’identità singolare e collettiva all’interno del campus dell’Università di Oslo, e il
progetto Africa Comics, finalizzato allo sviluppo e alla promozione del fumetto come veicolo di
idee e strumento di lettura della realtà dei paesi africani. L’immagine esercita un grande potere
verso chi la osserva, e oggi, alla luce dei fatti di Charlie Hebdo, è necessario interrogarsi sulla
natura delle immagini da una prospettiva transculturale che tenga conto dei loro diversi usi.
Research Interests:
The Mediterranean is a place crossed by many stories and life experiences. In this regard, this study proposes the analysis of port cities as social spaces marked by the constant flow of people, objects, ideas and meanings. The continuous... more
The Mediterranean is a place crossed by many stories and life experiences. In this regard, this
study proposes the analysis of port cities as social spaces marked by the constant flow of
people, objects, ideas and meanings. The continuous contact with specific issues such as
immigration, safety and security of travelers, economic development and identity crisis of sea
communities makes port cities a kind of social laboratory where is possible analyze theories,
methodologies and reflections on the contemporary Mediterranean. Maritime cities share the
same fate as their ports, and are still able to communicate the voices, the memories and the
knowledge of the Mediterranean to stimulate and increase the thoughts and socio-political
theories of this great arena of discussion and meeting.
study proposes the analysis of port cities as social spaces marked by the constant flow of
people, objects, ideas and meanings. The continuous contact with specific issues such as
immigration, safety and security of travelers, economic development and identity crisis of sea
communities makes port cities a kind of social laboratory where is possible analyze theories,
methodologies and reflections on the contemporary Mediterranean. Maritime cities share the
same fate as their ports, and are still able to communicate the voices, the memories and the
knowledge of the Mediterranean to stimulate and increase the thoughts and socio-political
theories of this great arena of discussion and meeting.
Research Interests:
Research Interests:
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Scopo della ricerca è indagare i fari come luoghi carichi di significato culturale e storico, potenziali oggetti di indagine dal quale attingere le memorie e le narrazioni delle comunità marittime. Uno studio di questo genere è dettato... more
Scopo della ricerca è indagare i fari come luoghi carichi di significato culturale e storico, potenziali oggetti di indagine dal quale attingere le memorie e le narrazioni delle comunità marittime.
Uno studio di questo genere è dettato dalla necessità di riscoprire queste strutture che hanno lasciato un segno importante nelle identità delle comunità marittime.
Se per l’uomo di mare il faro è lo strumento che indica la rotta sicura, per l’uomo di terra, invece, esso è una costruzione misteriosa dalle forme immobili, situata in un territorio “al confine” e in grado di fronteggiare la maestosità del mare e confondersi con il silenzio del paesaggio circostante.
Le storie di vita degli uomini e delle donne che hanno vissuto e lavorato in questi straordinari manufatti sono in grado di svelare un complesso micro-universo denso di relazioni: il faro è infatti luogo di lavoro, ma anche spazio domestico, intimo e personale.
Costretti ad un’esistenza solitaria e piena di sacrifici, nelle loro storie è possibile cogliere un micro-universo sociale, fatto di affetti, di intimità con se stessi, di relazioni significative con gli oggetti e con il faro stesso, divenuto nel corso del tempo un caro compagno di vita.
Visitare un faro significa cogliere lo spirito di un paesaggio sospeso tra terra e mare; ascoltare le voci dei suoi abitanti cogliendo il senso di una vita a “guardia del mare”, della navigazione e dei naviganti; afferrarne l’essenza nella quiete indisturbata dell’isolamento e della lontananza da tutto ciò che è “vissuto quotidiano”; comprendere il valore di una solitudine “piena”.
Uno studio di questo genere è dettato dalla necessità di riscoprire queste strutture che hanno lasciato un segno importante nelle identità delle comunità marittime.
Se per l’uomo di mare il faro è lo strumento che indica la rotta sicura, per l’uomo di terra, invece, esso è una costruzione misteriosa dalle forme immobili, situata in un territorio “al confine” e in grado di fronteggiare la maestosità del mare e confondersi con il silenzio del paesaggio circostante.
Le storie di vita degli uomini e delle donne che hanno vissuto e lavorato in questi straordinari manufatti sono in grado di svelare un complesso micro-universo denso di relazioni: il faro è infatti luogo di lavoro, ma anche spazio domestico, intimo e personale.
Costretti ad un’esistenza solitaria e piena di sacrifici, nelle loro storie è possibile cogliere un micro-universo sociale, fatto di affetti, di intimità con se stessi, di relazioni significative con gli oggetti e con il faro stesso, divenuto nel corso del tempo un caro compagno di vita.
Visitare un faro significa cogliere lo spirito di un paesaggio sospeso tra terra e mare; ascoltare le voci dei suoi abitanti cogliendo il senso di una vita a “guardia del mare”, della navigazione e dei naviganti; afferrarne l’essenza nella quiete indisturbata dell’isolamento e della lontananza da tutto ciò che è “vissuto quotidiano”; comprendere il valore di una solitudine “piena”.