Si è discusso a lungo sul rapporto esistente fra testo e immagine nel percorso che ha portato all... more Si è discusso a lungo sul rapporto esistente fra testo e immagine nel percorso che ha portato alla nascita delle Danze Macabre, e ancor prima, della Leggenda dei tre morti e dei tre vivi: è nato prima il motivo narrativo o quello iconografico? A partire dal XIII secolo, grazie a una combinazione di fattori storico-sociali, religiosi, morali e folklorici si diffonde in Europa l'esigenza di rappresentare e di descrivere il destino del corpo umano dopo la morte: nascono l'arte e la letteratura macabra. Ma se l'allegoria della Morte non era sconosciuta all'Antichità, per larga parte del Medioevo la raffigurazione iconografica dei morti (cadaveri, scheletri, mummie) sembra eclissare completamente quella della Morte come personaggio, fino alla comparsa del motivo trecentesco del Trionfo, che ebbe una vastissima diffusione in Italia; le testimonianze iconografiche dell'allegoria della Morte in Francia sono ben più rare e tardive. Al contrario, se si guarda alla produzione letteraria, l'idea di una Morte personificata era già radicata nell'immaginazione di una nutrita schiera di poeti attivi fra XII e XIII secolo, come Hélinant de Froidmont, Gautier de Coincy, Robert le Clerc, o il Reclus de Molliens: questi autori ci hanno lasciato dei veri e propri ritratti della Morte, descrizioni suggestive e dinamiche in cui le parole sono dotate di un forte impatto visivo. Perché, fra la Morte che nei Regres Nostre Dame di Huon le Roi grida al monaco: «Scacco!» e l'affresco di Albertus Pictor nella chiesa svedese di Täby, fonte di ispirazione per la celebre pellicola di Bergman, dovranno passare quasi tre secoli? Se dare una risposta non sempre è compito facile, porre delle domande può aiutare a far luce sull'interpretazione di un affascinante tassello della sensibilità medievale.
Nonostante i divieti e le condanne che la Chiesa fa gravare sul gioco d'azzardo lungo tutto il Me... more Nonostante i divieti e le condanne che la Chiesa fa gravare sul gioco d'azzardo lungo tutto il Medioevo, esso conosce una notevole popolarità all'interno di diverse classi sociali, non ultimo il clero. Le tracce di questa diffusione si ritrovano, oltre che nei reperti archeologici, nei documenti d'archivio e nell'iconografia, anche in letteratura: accanto alla manualistica vera e propria, la narrativa e la lirica in lingua volgare sono dense di allusioni, metafore ed espressioni proverbiali riguardanti il gioco. In particolare, il gioco dei dadi nelle sue numerosissime varianti ed il gioco degli scacchi, che nella prima fase della sua storia occidentale prevede anche l'uso dei dadi, forniscono all'immaginazione medievale un ricco materiale simbolico. L'imprescindibile componente aleatoria di questi giochi, fonte al contempo del fascino e del pericolo che essi esercitano e rappresentano, sembra portarli a legarsi in maniera naturale con il tema della morte, avversario temibile per eccellenza, e si traduce nella sottintesa narrazione della vita come una partita in cui ogni uomo deve giocare per la salvezza della propria anima, nel disperato tentativo di difendersi dalle tricheries dello spietato antagonista. Si propone in questa sede l'analisi di alcuni esempi di metafore ed espressioni relative al gioco dei dadi o degli scacchi, tratte dalla letteratura francese in versi dei secoli XII-XIV, alcune delle quali possono essere ricondotte all'influenza del modello dei Vers de la mort di Hélinant de Froidmont.
I Vers de la Mort vengono composti fra il 1194 e il 1197 dal monaco cistercense Hélinant de Froid... more I Vers de la Mort vengono composti fra il 1194 e il 1197 dal monaco cistercense Hélinant de Froidmont, in una forma metrica da lui stesso inventata: si tratta di una strofa di dodici versi ottosillabi su due rime, con schema aabaabbbabba. La cospicua tradizione manoscritta del testo e la testimonianza di autori fra i quali Vincenzo di Beauvais ci dicono che i Vers godettero di un notevole successo fra i contemporanei; la loro forma metrica, nota oggi come “strofa di Elinando”, fu ripresa da numerosi autori nel corso dei secoli successivi; i repertori più aggiornati contano oltre un centinaio di componimenti che la utilizzano. In diversi di questi testi, e in particolare fra quelli databili alla prima metà del XIII secolo, è rintracciabile un’influenza dei Vers de la Mort che si concretizza non soltanto nell'uso della forma metrica, ma anche nella ripresa di alcune tematiche e in tutta una serie di citazioni, spesso molto esplicite, sul piano lessicale e stilistico: immagini, espressioni, rime, giochi di parole. Si viene a creare in questo modo una sorta di sottile filo conduttore che sembra attraversare diversi testi di questa serie; un legame che si riflette in maniera evidente anche sulle tradizioni manoscritte dei testi, che spesso si sovrappongono e si intrecciano fra loro. Fra i temi privilegiati dagli autori che scelgono di servirsi della strofa di Elinando spicca naturalmente il tema della morte, ma riveste un ruolo importante anche quello della polemica nei confronti di Roma e del mondo clericale, e più in generale, un'impostazione satirica del componimento. Richiami inequivocabili ad Hélinant si trovano anche in forme strofiche di altro tipo, ad esempio nei Miracles di Gautier de Coincy.
Si è discusso a lungo sul rapporto esistente fra testo e immagine nel percorso che ha portato all... more Si è discusso a lungo sul rapporto esistente fra testo e immagine nel percorso che ha portato alla nascita delle Danze Macabre, e ancor prima, della Leggenda dei tre morti e dei tre vivi: è nato prima il motivo narrativo o quello iconografico? A partire dal XIII secolo, grazie a una combinazione di fattori storico-sociali, religiosi, morali e folklorici si diffonde in Europa l'esigenza di rappresentare e di descrivere il destino del corpo umano dopo la morte: nascono l'arte e la letteratura macabra. Ma se l'allegoria della Morte non era sconosciuta all'Antichità, per larga parte del Medioevo la raffigurazione iconografica dei morti (cadaveri, scheletri, mummie) sembra eclissare completamente quella della Morte come personaggio, fino alla comparsa del motivo trecentesco del Trionfo, che ebbe una vastissima diffusione in Italia; le testimonianze iconografiche dell'allegoria della Morte in Francia sono ben più rare e tardive. Al contrario, se si guarda alla produzione letteraria, l'idea di una Morte personificata era già radicata nell'immaginazione di una nutrita schiera di poeti attivi fra XII e XIII secolo, come Hélinant de Froidmont, Gautier de Coincy, Robert le Clerc, o il Reclus de Molliens: questi autori ci hanno lasciato dei veri e propri ritratti della Morte, descrizioni suggestive e dinamiche in cui le parole sono dotate di un forte impatto visivo. Perché, fra la Morte che nei Regres Nostre Dame di Huon le Roi grida al monaco: «Scacco!» e l'affresco di Albertus Pictor nella chiesa svedese di Täby, fonte di ispirazione per la celebre pellicola di Bergman, dovranno passare quasi tre secoli? Se dare una risposta non sempre è compito facile, porre delle domande può aiutare a far luce sull'interpretazione di un affascinante tassello della sensibilità medievale.
Nonostante i divieti e le condanne che la Chiesa fa gravare sul gioco d'azzardo lungo tutto il Me... more Nonostante i divieti e le condanne che la Chiesa fa gravare sul gioco d'azzardo lungo tutto il Medioevo, esso conosce una notevole popolarità all'interno di diverse classi sociali, non ultimo il clero. Le tracce di questa diffusione si ritrovano, oltre che nei reperti archeologici, nei documenti d'archivio e nell'iconografia, anche in letteratura: accanto alla manualistica vera e propria, la narrativa e la lirica in lingua volgare sono dense di allusioni, metafore ed espressioni proverbiali riguardanti il gioco. In particolare, il gioco dei dadi nelle sue numerosissime varianti ed il gioco degli scacchi, che nella prima fase della sua storia occidentale prevede anche l'uso dei dadi, forniscono all'immaginazione medievale un ricco materiale simbolico. L'imprescindibile componente aleatoria di questi giochi, fonte al contempo del fascino e del pericolo che essi esercitano e rappresentano, sembra portarli a legarsi in maniera naturale con il tema della morte, avversario temibile per eccellenza, e si traduce nella sottintesa narrazione della vita come una partita in cui ogni uomo deve giocare per la salvezza della propria anima, nel disperato tentativo di difendersi dalle tricheries dello spietato antagonista. Si propone in questa sede l'analisi di alcuni esempi di metafore ed espressioni relative al gioco dei dadi o degli scacchi, tratte dalla letteratura francese in versi dei secoli XII-XIV, alcune delle quali possono essere ricondotte all'influenza del modello dei Vers de la mort di Hélinant de Froidmont.
I Vers de la Mort vengono composti fra il 1194 e il 1197 dal monaco cistercense Hélinant de Froid... more I Vers de la Mort vengono composti fra il 1194 e il 1197 dal monaco cistercense Hélinant de Froidmont, in una forma metrica da lui stesso inventata: si tratta di una strofa di dodici versi ottosillabi su due rime, con schema aabaabbbabba. La cospicua tradizione manoscritta del testo e la testimonianza di autori fra i quali Vincenzo di Beauvais ci dicono che i Vers godettero di un notevole successo fra i contemporanei; la loro forma metrica, nota oggi come “strofa di Elinando”, fu ripresa da numerosi autori nel corso dei secoli successivi; i repertori più aggiornati contano oltre un centinaio di componimenti che la utilizzano. In diversi di questi testi, e in particolare fra quelli databili alla prima metà del XIII secolo, è rintracciabile un’influenza dei Vers de la Mort che si concretizza non soltanto nell'uso della forma metrica, ma anche nella ripresa di alcune tematiche e in tutta una serie di citazioni, spesso molto esplicite, sul piano lessicale e stilistico: immagini, espressioni, rime, giochi di parole. Si viene a creare in questo modo una sorta di sottile filo conduttore che sembra attraversare diversi testi di questa serie; un legame che si riflette in maniera evidente anche sulle tradizioni manoscritte dei testi, che spesso si sovrappongono e si intrecciano fra loro. Fra i temi privilegiati dagli autori che scelgono di servirsi della strofa di Elinando spicca naturalmente il tema della morte, ma riveste un ruolo importante anche quello della polemica nei confronti di Roma e del mondo clericale, e più in generale, un'impostazione satirica del componimento. Richiami inequivocabili ad Hélinant si trovano anche in forme strofiche di altro tipo, ad esempio nei Miracles di Gautier de Coincy.
Uploads