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De doctrina religiosorum is a catechetical poem mostly in leonine hexameters, which the extensive manuscript tradition transmits mainly anonymously, but sometimes under the names of Bonaventure and Bernard. Because of its extremely simple... more
De doctrina religiosorum is a catechetical poem mostly in leonine hexameters, which the extensive manuscript tradition transmits mainly anonymously, but sometimes under the names of Bonaventure and Bernard. Because of its extremely simple and unadorned style, its modest syntax, and its elementary moral content, every scholar who dealt with the poem, apart from the editor Benedetto Bonelli, rejected its ascription to the two Doctors of the Church. Nevertheless, De doctrina religiosorum had a great success throughout the late Middle Ages. Its own nature makes it very common to find numerous textual forms of the poem in the manuscript witnesses: they differ in the order of the verses, in their partitions and in their number: there are often numerous additions, and sometimes only a few verses are copied in the margins of other texts or in compilations of poems and proverbs of similar style. The present contribution contains a list of manuscript witnesses and a preliminary study of the manuscript tradition, which will outline the various redactions of the text and provide a text that, although it cannot be classified as a critical edition, may constitute a basis for subsequent studies.
The study of the four prologues of the metrical «Vita sanctae Brigidae» composed by Donatus of Fiesole (BHL 1458-1459) offers a case study for various topics relating to the problem of anonymity and authorship in medieval Latin... more
The study of the four prologues of the metrical «Vita sanctae Brigidae» composed by Donatus of Fiesole (BHL 1458-1459) offers a case study for various topics relating to the problem of anonymity and authorship in medieval Latin literature. These prologues are included, with many differences and structure, in other four hagiographical works: the prose version of the «Vita sanctae Brigidae» (BHL 1459b), attributed to Donatus
by Mario Esposito, but indeed anonymous, as it is demonstrated here; the two anonymous «Vitae sancti Donati» (BHL 2305 and 2306), probably composed in 10th or 11th century Fiesole or Florence; and the «Augmentatio passionis Florae et Lucillae» (BHL 5021c). This article deals with the philological, textual and stylistic analysis of the relationship between these works, that can give us much information about Hiberno-Latin and Tuscan hagiographical production from the 9th to the 12th century. The four prologues can also be used to better understand the original work of Donatus, answering questions regarding anonymity, re-writing, structure, and purpose; close links between Donatus and Dungal may also be used to delineate the not easily identifiable profile of the Irish «peregrini» in Italy.
Nel discretamente nutrito dossier agiografico su santa Brigida, ruolo particolare assume la Vita sanctae Brigidae di Cogitosus: essa appare, con alcune riserve, come la prima vita della santa pervenutaci. Contribuisce alla sua importanza,... more
Nel discretamente nutrito dossier agiografico su santa Brigida, ruolo particolare assume la Vita sanctae Brigidae di Cogitosus: essa appare, con alcune riserve, come la prima vita della santa pervenutaci. Contribuisce alla sua importanza, inoltre, il fatto che si tratta di una delle più antiche agiografie irlandesi dotate di autore, e di una delle prime opere autoriali d’Irlanda in assoluto. Tuttavia, il nome Cogitosus – evidente latinizzazione di un originale gaelico – è oscuro tanto a noi quanto ai numerosi copisti medievali, che spesso lo omettono o lo interpretano in maniera erronea: questa situazione configura la Vita sanctae Brigidae come un testo a basso livello di autorialità, soggetto quindi a numerose riscritture e ad alta manipolabilità in sede di copia. L’articolo mira a delineare un profilo della questione, fornendo una casistica relativa a diversi contesti di produzione e fruizione di testi agiografici, che permetta di ad analizzare quanto e come l’autorialità di un testo possa influire sulla ricostruzione critica dello stesso.
Nondum matrimonia contrahunt; non incestus uitant; non ecclesiam Dei cum debita reuerentia frequentant: con queste parole Giraldo di Cambria, confermando l’opinione di Strabone, Gaio Giulio Solino e altri, accusa gli Irlandesi di essere... more
Nondum matrimonia contrahunt; non incestus uitant; non ecclesiam Dei cum debita reuerentia frequentant: con queste parole Giraldo di Cambria, confermando l’opinione di Strabone, Gaio Giulio Solino e altri, accusa gli Irlandesi di essere un popolo barbaro, pagano e dedito all’incesto. Sorvolando sulle parole degli autori classici, che si limitano a riproporre un tema antico, nella Topographia Hiberniae l’autore cambro-normanno sembra invece scrivere con cognizione di causa. In primo luogo, infatti, Giraldo visitò effettivamente l’isola tra il 1183 e il 1186, al contrario dei geografi-compilatori del mondo antico. In secondo luogo, il problema era già stato sollevato secoli prima, quando in Irlanda stava rapidamente crescendo una Chiesa sulle orme di Patrizio, Columba e Brigida: il cristianesimo rifiutava gli aspetti endogamici di quella che è stata definita una società a conical clans, perciò l’agiografia, la vera mitologia del sincretismo celto-cristiano, riporta diversi esempi, palesi o meno, di tale condanna.
Ad ogni modo, le accuse degli autori cristiani sollevano diversi dubbi: i miti irlandesi, come nell’altra grande mitologia celtica – quella gallese-arturiana – presentano vari casi di eroi e guerrieri nati da incesto, e anche alcuni santi, tra cui Cumméne Fota, hanno una tale origine. È poi senz’altro innegabile che nell’élite celtica era frequente il matrimonio all’interno del proprio gruppo sociale. D’altro canto, l’incesto primario viene generalmente aborrito nei testi legali: il frutto di una relazione incestuosa, detto macc scríne, “figlio di uno scrigno”, veniva abbandonato alle correnti dell’Oceano e, se tornava alla spiaggia sano e salvo, veniva allevato come un servo. Molti casi di incesto mitologico, probabilmente perché filtrati da copisti cristiani, vengono inoltre generalmente epurati in altre varianti dei miti.
Basandosi principalmente sulle fonti cristiane e giuridiche a partire dal VII secolo, l’intervento mira a fornire una panoramica su una questione spinosa, che nei testi viene generalmente aggirata con eufemismi o edulcorazioni, cercando di determinare se e quanto la cristianità abbia influito ad arginare un fenomeno diffuso o se le accuse degli ecclesiastici e degli stranieri siano un tentativo di bollare gli Irlandesi come un popolo barbaro per ragioni politiche ed ideologiche.
Thinking of Franciscan poetry, epic is the last thing that comes to mind: notoriously, it is mostly represented by religious lyrics, e.g. the lauda. However, at the dawn of the Franciscan movement, a friar from Mantua wrote something that... more
Thinking of Franciscan poetry, epic is the last thing that comes to mind: notoriously, it is mostly represented by religious lyrics, e.g. the lauda. However, at the dawn of the Franciscan movement, a friar from Mantua wrote something that has all the appearance of an epic poem: the Anticerberus.

The author is Bongiovanni da Cavriana, a Lombard friar writing in the first half of the 13th century. His work hasn’t been thoroughly studied, and it is partly unpublished. Bongiovanni writes in hexameters, many of which are not original: by the author’s own admission, the Anticerberus is a cento of classical and medieval poems. Amongst them, the favourite source seems to be – as Bongiovanni calls him – his compatriota Maro: Virgil. As the Latin poet “describes in the famous poem the pastures, the fields, and the leaders, I describe the good deeds, the sins, and the crosses”.

The author’s seemingly plagiarist method has a clear didactic and moral purpose: “Let it be clear to all, I confess, that if I found somewhere suitable and well-polished stones, I was not ashamed to mix them with my own to finish the building, especially because this shows humility, diminishes fatigue, and brings fruit and comfort to all”. The poem is in fact a small summa of Christian moral against “the three-jaws Cerberus, thanks to whom day and night, as it is said in the sixth book of the Aeneid, the gate of the black Dis is open”. The poem ends with a description of a Christian Afterlife that has the flavour of a classical catabasis.

My contribution will analyse what appears to be the only Franciscan epic poem, dealing with the context in which it was produced, and trying to outline the role of classical epic in the schools of the new Order.
https://www.youtube.com/watch?v=MPBh2f_cxNQ&ab_channel=PontificiaUniversit%C3%A0Antonianum Nella folta messe di testi erroneamente ascritti al Doctor Seraphicus rientra un curioso poemetto in esametri leonini dalle chiare finalità... more
https://www.youtube.com/watch?v=MPBh2f_cxNQ&ab_channel=PontificiaUniversit%C3%A0Antonianum

Nella folta messe di testi erroneamente ascritti al Doctor Seraphicus rientra un curioso poemetto in esametri leonini dalle chiare finalità parenetiche e didattiche, che nel testimoniale manoscritto e nella tradizione erudita viene variamente indicato come De doctrina religiosorum, De doctrina proficiendi, De recte vivendi doctrina o con altri titoli dallo stesso tenore. La mediocre fattura, testimonianza evidente di un ambiente di produzione non particolarmente colto, non ne impedì una grandissima fortuna, che si manifestò in una folta trasmissione manoscritta – sono stati censiti almeno 80 testimoni –, nell’uso di alcune sezioni da parte di autori successivi e nell’attribuzione del poemetto a Bonaventura e a Bernardo. Il presente intervento mira a indagare le ragioni della prima delle due attribuzioni: nei codici in cui il testo è ascritto al francescano, esso è sempre in qualche modo collegato alla Regula novitiorum, lo scritto bonaventuriano che maggiormente si preoccupa di fornire indicazioni pratiche per la vita del buon religioso. Attraverso un’analisi contenutistica e filologica, si esamineranno i rapporti tra i due testi e i motivi dell’inclusione del De doctrina religiosorum tra le opere pseudo-bonaventuriane.
We have a relatively rich literary documentation for Donatus, bishop of Fiesole from about 829 to 876: besides the three vitae sancti Donati, we may get some informations about his life and character from his own works. Donatus was most... more
We have a relatively rich literary documentation for Donatus, bishop of Fiesole from about 829 to 876: besides the three vitae sancti Donati, we may get some informations about his life and character from his own works. Donatus was most certainly the author of some metrical texts: an epitaph embedded in his vitae, a hexametrical oratio and a Vita sanctae Brigidae. For this poem a 1977 critical edition is available: while it is a valuable work for some aspects, it lacks a strong ecdotical analysis. We may add to these writings a hitherto unedited prose version of the Vita sanctae Brigidae, whose attribution to Donatus, advanced by Mario Esposito and rejected by D. N. Kissane, the editor of the metrical life, is surely to be dismissed due to philological reasons.
Through the analysis of the relationship between the two lives, this paper aims to investigate philological problems following the passage from a metrical text to a prose one in the frame of hagiography, and to explore the possible and most suitable editorial strategies to deal with them. A group of related works will be examined alongside the vitae, in order to examine if and how they could be useful to reconstruct the text and to identify a production background, that the manuscript tradition seems to constantly refer to.
“The Irish saved civilization”: everybody knows how the indefatigable work of Scoti peregrini on the Continent secured the survivance of many Classical and Christian texts and ensured the transmission of a large part of Late Antique... more
“The Irish saved civilization”: everybody knows how the indefatigable work of Scoti peregrini on the Continent secured the survivance of many Classical and Christian texts and ensured the transmission of a large part of Late Antique culture to the Carolingian era (cfr. the account of Notker the Stammerer’s Gesta Karoli). A somehow less known and studied matter is how this great moving of men affected personal and national faith and worship: similarly to what is happening in our times, Irish monks brought on mainland Europe, alongside their mission, their peculiar ideas and believing, from monastical regulae to hagiographical stories of their saints, which often contained themes and miracles that varied a lot from what the rest of the oecumenical Christianity was used to. Among them, Donatus, bishop of Fiesole (about 829-874/76), is one of the best examples of promoter of a new saint in Carolingian Italy, i.e. Brigit, the only female saint in what the Irish Franciscan John Colgan called the Trias Thaumaturga, the triad of most known miracle workers among the large array of Gaelic saints. We have a solid documentation of his commitment to establish various centres of devotion, such as a church in Piacenza, on the Via Francigena, where all his compatriots could seek refuge in. Of his literary works, alongside a few verses, only a long poem dedicated to Brigit remains: it is a valuable piece of literature, often interspersed with some verses from which a nostalgic memory of his homeland transpires. Here – and in its prose equivalent, a possibly anonymous and hitherto unedited Vita sanctae Brigidae – Donatus shows what we may now perceive as a nostalgia for a world long gone, a time (and a place) when God’s intervention was palpable. But why does he do that? Has nostalgia a political – or, at least, an ecclesiastical – aim, or are his words a depiction of a personal feeling through a literary medium? Is there just a re-use of a classical topos known to a member of the intellectual élite of the Irish magistri on the Continent, or there is something more? The present contribution aims to shed a new light on a theme we know very little about, focusing on the philological, stylistic and historical features of the two texts we can surely ascribe to the Irish exile.
L'Atelier ha lo scopo di favorire ricerche e studi di letteratura latina del Medioevo, con particolare attenzione alla cospicua produzione anonima e pseudoepigrafa, fenomeno che caratterizza in modo significativo il progressivo mutamento... more
L'Atelier ha lo scopo di favorire ricerche e studi di letteratura latina del Medioevo, con particolare attenzione alla cospicua produzione anonima e pseudoepigrafa, fenomeno che caratterizza in modo significativo il progressivo mutamento della mentalità e del sapere che dal superamento del mondo antico giunge alla fine del Medioevo. I testi anonimi costituiscono una dimensione che segna la cultura medievale e che è ancora priva di studi adeguati e che il database OPA cerca di colmare con un costante ampliamento e aggiornamento. La giornata di lavoro ha un duplice fine: da una parte mostrare come il database OPA possa essere messo a frutto nella ricerca e nella progettazione di ricerche (incrociando i dati tra di loro, al massimo delle possibilità del software), dall'altra offrire una prima formazione per realizzare schede, all'interno di un vero e proprio
laboratorio, guidato da alcuni membri dell'équipe di OPA. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: federico.dedominici3@unibo.it o francesco.santi6@unibo.it
L'Atelier è aperto a tutti coloro che – italiani e stranieri – avessero interesse per gli argomenti trattati e la corrispondente problematica storica e teorica, per un massimo di 10 persone. La partecipazione all'Atelier è gratuita e la S.I.S.M.E.L. ha previsto fino a 4 rimborsi spese per un massimo di € 200,00 per gli italiani e € 400,00 per gli stranieri, ciascuno previa presentazione di adeguata documentazione di spesa. L’ammissione e l'ottenimento del rimborso spese saranno stabiliti da una commissione istituita dal Presidente della S.I.S.M.E.L. Insieme alla domanda di
partecipazione, gli interessati dovranno inviare il curriculum e una lettera di presentazione di uno studioso noto entro il 7 novembre 2023 a: mtucci.formazione@sismelfirenze.it. Su richiesta, verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
Un gioco per scoprire le leggende e l'iconografia dei santi rappresentati insieme ad animali 18 maggio 2024, ore 9.30-18.30 Cortile d'onore, via Festa del Perdono 7, Milano Nel medioevo i santi interagivano spesso con gli animali.... more
Un gioco per scoprire le leggende e l'iconografia dei santi rappresentati insieme ad animali
18 maggio 2024, ore 9.30-18.30
Cortile d'onore, via Festa del Perdono 7, Milano

Nel medioevo i santi interagivano spesso con gli animali. Nelle leggende agiografiche, gli animali avevano una funzione simbolica ed erano funzionali illustrare la comunione del santo o della santa col mondo naturale. È arrivato il momento di metterti alla prova e sfidare i tuoi amici: quanto ne sai di agiografia e iconografia? Sarai in grado di riconoscere i santi rappresentati in affreschi, quadri, sculture e miniature medievali?

Progetto
Marina Giani
con Sara Abdel Ghani, Luca Abelli, Carlo Calloni, Camilla Ferrario, Fabio Mantegazza, Simone Muscionico, Eleonora Targa, Elisa Vilardo

Il Medioevo di UniMi è un evento in due giornate, sabato 18 e domenica 19 maggio 2024, dedicato al Medioevo e alla Milano medievale.
Il primo giorno in Università, il secondo in alcuni dei luoghi più importanti della storia e della cultura cittadina, i docenti della Statale proporranno conferenze, rappresentazioni teatrali, letture dal vivo, giochi, video, podcast, visite guidate, mostre, simulazioni di scene di vita medievale… quaranta attività per scoprire un Medioevo che non ti aspetti.
Research Interests:
Del viaggio nel Nord. Il Medioevo e il viaggio verso l'ignoto 14 maggio 2024, ore 17:30 Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, piazza S. Cosimo, Genova I santi irlandesi sono protagonisti di alcune delle storie più fantasiose e immaginifiche... more
Del viaggio nel Nord. Il Medioevo e il viaggio verso l'ignoto
14 maggio 2024, ore 17:30
Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, piazza S. Cosimo, Genova

I santi irlandesi sono protagonisti di alcune delle storie più fantasiose e immaginifiche del Medioevo, che mostrano numerosi punti di contatto con le saghe vernacolari. Particolarmente interessanti sono i racconti di navigazione: dalla «Navigatio sancti Brendani» all’«Immram Maele Dúin», dall’«Echtra Condla» alla «Vita sancti Albei», le meraviglie del creato attendono i santi e i naviganti nell’Irlanda medievale.

Colloqui Intermedievali
La tecnologia ha creato una nuova coscienza del tempo, alla base della quale c'è l'idea di una scienza, che si sviluppa e progredisce in contrasto con le arti. Si ha così la drammatica sensazione di vivere in una dimensione alienante, dove l'Uomo si allontana da sé stesso, trascinato in avanti da un ignoto futuro. Tempo del Cristianesimo totalizzante, il Medioevo è radice e culla della civiltà occidentale, e resiste a questo moto di spaesamento. Conoscerne i testi, non solo la storia, consentendo loro di parlare di nuovo, può costituire l'antidoto necessario a riportare l'anima del nostro mondo a equilibrio e armonia.
Research Interests:
Lettura-concerto della Navigatio Brendani
16 novembre 2018, ore 15.30
Chiamamilano - negozio civico, via Laghetto 2, Milano
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