Quaderni Asiatici 139 – settembre 2022
IL PAPA CINESE E IL SUO PRIMO
DELEGATO APOSTOLICO CELSO
COSTANTINI1
Marco Sijie Xie
P
erchè definire un papa “il proprio papa”? Perché
dargli tale connotazione soggettiva?
Sembrerà strano ma, nel 1939, il giornale cattolico
cinese Kung Kao Po2 pubblicò un articolo in cui papa Pio
XI venne definito, dopo la sua morte, “il papa cinese”
(Fang H. 1939: 1). Questo fu un omaggio dei cattolici
cinesi a un pontefice che si spese moltissimo per la
diffusione del cristianesimo nel loro Paese e nello
sviluppo di buoni rapporti con il governo cinese.
L’appellativo di “papa cinese” venne ripreso pochi anni
dopo anche da monsignor Chen John Baptist, il quale
scrisse un articolo, pubblicato il 1° febbraio 1941, dal
titolo Il papa cinese e la Cina (Chen J.B. 1941: 1), a
riprova di quanto il lavoro di Pio XI fosse stato
apprezzato dal popolo cinese. Monsignor Chen sottolineò
gli sforzi compiuti dal pontefice per instaurare rapporti
più solidi con la Cina e interpretò l’invio da parte della
Santa Sede di un telegramma del 1° agosto 1928, col
quale essa si complimentò con il governo di Nanchino per
1
2
Questa ricerca è supportata dalla National Social Science Foundation of
China (Grant No. 21CZJ023)
Kung Kao Po (cinese: 公教 报 ; letteralmente giornale cattolico”) è un
settimanale cinese pubblicato ogni venerdì a Hong Kong. Diffuso per la
prima volta il 1 ° agosto 1928, il giornale, di proprietà e gestito dalla
diocesi cattolica romana di Hong Kong, è uno dei più antichi di Hong
Kong.
19
Marco Sijie Xie
Il papa cinese e il suo primo delegato apostolico
Celso Costantini
aver condotto con successo la Spedizione al Nord 3, come
un riconoscimento implicito del governo nazionalista da
parte della Santa Sede e governo cinese (Chen J.B. 1941:
2).
Una delle azioni più significative compiute da Pio XI
nei confronti della Cina fu l’invio nel Paese asiatico nel
1922 del primo delegato apostolico, nella persona di
mons. Celso Costantini. Giunto in Cina senza credenziali
diplomatiche formali, Costantini ebbe come principale
obiettivo quello di risolvere alcuni problemi legati
all’attività missionaria.
Fra i problemi principali vi era quello del protettorato
che la Francia esercitava sulle missioni cattoliche nel
Paese. In merito alla questione del protettorato e
dell’influenza delle potenze europee sulle missioni
cattoliche l’allora pontefice Benedetto XV si era
pronunciato nella sua Lettera apostolica Maximum Illud
del 30 novembre 1919. In questa lettera il papa espresse
la necessità di affrancare le missioni dall’influenza
politica delle potenze coloniali e di lavorare nella
direzione di una sempre maggiore “nazionalizzazione”
della Chiesa nei territori di missione, attraverso la
creazione di una gerarchia affidata al clero autoctono.
Papa Benedetto XV intendeva in questo modo definire un
metodo più efficace per favorire la missione di
evangelizzazione della Chiesa cattolica, tenuto anche
conto della diffusione di sentimenti nazionalisti in Cina.
Già Benedetto XV aveva avuto intenzione di inviare in
Cina un delegato apostolico, forse lo stesso Costantini, al
fine di liberare le missioni dal sistema del protettorato e
dalle sue implicazioni imperialistiche, eliminare
3
La Spedizione al Nord fu quella campagna militare con cui Chiang Kaishek si appropriò del potere in Cina.
20
Quaderni Asiatici 139 – settembre 2022
l’influenza delle potenze europee e ridisegnare la teologia
in Cina. (Giovagnoli A. 2019: 35). L’invio in Cina di
Costantini da parte di Pio XI divenne dunque la
concretizzazione dello spirito della Lettera apostolica
Maximum Illud, ossia della volontà di rinnovare il
funzionamento delle missioni cristiane nei Paesi asiatici
(Gu W. M. 2005: 2). Il compito che si prospettava al
delegato apostolico era quindi quello di promuovere
l’opera di evangelizzazione, di radicare la presenza della
Chiesa tenendo conto della cultura locale e di lavorare per
la nomina di vescovi autoctoni.
Il mandato di delegato apostolico a mons. Costantini
Già durante il pontificato di Leone XIII vi furono
trattative per tentare di stabilire contatti diretti tra la Cina
e la Santa Sede, ma l’opposizione della Francia fece
naufragare questo tentativo, in quanto questo avrebbe
minacciato il suo diritto di protettorato sulle missioni
cattoliche in territorio cinese. Nonostante ciò, negli anni
successivi, furono esperiti nuovi tentativi per stabilire
delle relazioni diplomatiche tra le due parti, come quello
del Ministro degli Affari Esteri cinese Lu Zhengxiang 4
nel 1918, fallito per il veto posto nuovamente dalla
Francia (Luo G. 1961: 222).
Papa Benedetto XV, secondo le linee da lui definite
nella Maximum Illud, voleva però spingere la Santa Sede
a tentare una nuova politica di nazionalizzazione della
Chiesa in Cina. Egli nominò così Jean-Baptiste-Marie
Budes de Guébriant5, allora vicario apostolico di
4
Lou Tseng-Tsiang o Lu Zhengxiang (陆征祥) era un diplomatico cinese
e un monaco benedettino. Fu due volte Premier della Repubblica di Cina. 5
Jean-Baptiste Marie Budes de Guébriant, nato a Parigi l’11 dicembre
1860 e morto nella stessa città il 6 marzo 1935, è un sacerdote francese
21
Marco Sijie Xie
Il papa cinese e il suo primo delegato apostolico
Celso Costantini
Guangzhou, visitatore apostolico ufficiale in Cina. Egli
visitò molte diocesi cinesi e discusse coi vescovi locali
per persuaderli a mettere in pratica la nuova politica di
nazionalizzazione (Luo G. 1961: 233). Alla fine del suo
viaggio, de Guébriant consigliò al papa di inviare un
delegato apostolico in terra cinese (Chen T.M. 2016: 99).
Nel gennaio del 1922, Benedetto XV morì e il card.
Achille Ratti divenne il nuovo papa, con il nome di Pio
XI. Egli ereditò la linea del predecessore in merito alle
missioni cattoliche in Oriente e per questo, in accordo col
Segretario di Stato card. Gasparri6, inviò mons. Celso
Costantini come delegato apostolico in Cina. L’11 giugno
1922 Costantini ricevette una lettera dal card. van
Rossum7, che lo informava di essere stato scelto come
primo delegato apostolico in Cina e di recarsi a Roma per
conferire con il pontefice. Il 31 luglio la congregazione di
Propaganda Fide diede la sua approvazione alla nomina
di Costantini e gli conferì l’incarico di organizzare il
primo concilio della Chiesa cinese. Il 4 agosto Pio XI
ricevette Costantini alla presenza di Gasparri e van
Rossum. Durante tale incontro, coperto dal più stretto
riserbo possibile, fu spiegato a Costantini come avrebbe
dovuto agire una volta giunto nel Paese asiatico. Cinque
erano i punti fondamentali su cui si sarebbe basato il suo
mandato:
1. essere esclusivamente un rappresentante religioso e
non politico in Cina;
6
7
delle Missioni Estere di Parigi di cui è stato Superiore Generale,
missionario in Cina e vicario apostolico di Kientchang dal 1910 al 1916 e
di Guangzhou dal 1916 al 1921.
Pietro Gasparri è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano
nonché diplomatico e cardinal segretario di Stato della Santa Sede.
Willem Marinus van Rossum è stato un cardinale e arcivescovo cattolico
olandese. Fu prefetto di Propaganda Fide dal 1918 alla sua morte.
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Quaderni Asiatici 139 – settembre 2022
2. rispettare il governo cinese e i suoi interessi e non
assoggettarsi agli interessi politici altrui, restando fedele
alle indicazioni della Santa Sede;
3. estraneità della Santa Sede a ogni questione politica,
eccezione fatta per il caso in cui vi fossero state
intromissioni degli altri Stati nel lavoro missionario;
4. aiutare la popolazione cinese, senza avanzare alcuna
pretesa sul piano politico;
5. limitarsi a svolgere un servizio utile ai soli scopi
della Chiesa cattolica, con Costantini stesso che avrebbe
avuto la possibilità di scegliere i candidati cinesi da
consacrare come vescovi; i missionari stranieri sarebbero
stati evangelizzatori del popolo senza la facoltà di gestire
gli affari locali o le diocesi, che avrebbero dovute essere
affidate progressivamente a vescovi locali (Gu W. M.
2005: 2).
L’11 agosto, Costantini ricevette poi la lettera attestante
la sua nomina formale per l’incarico, che venne però reso
noto dall’Osservatore Romano solo nel dicembre 1922
(Luo G. 1961: 235). Il 13 agosto il governo francese,
venuto a conoscenza della nomina e preoccupato dai
possibili sviluppi di questa, chiese informazioni al card.
Gasparri sulla natura dell’incarico conferito a Costantini.
Da parte vaticana, si riferì che la missione del delegato
era solo di durata temporanea, circa due anni, e legata alla
concreta necessità di organizzare il concilio della Chiesa
locale.
Il 22 settembre 1922 Costantini partì da Venezia in
direzione della Cina (Luo G.1961: 236). L’8 novembre
Costantini giunse a Hong Kong, dando così ufficialmente
inizio alla sua missione. Egli decise di stabilire
inizialmente la propria sede a Hankou, oggi quartiere di
23
Marco Sijie Xie
Il papa cinese e il suo primo delegato apostolico
Celso Costantini
Wuhan, ma un tempo città autonoma con la presenza di
diverse concessioni straniere8.
Celso Costantini ebbe così occasione di vedere con i
propri occhi le conseguenze dell’opera di colonizzazione
sulla Cina, ricavando l’idea che il lavoro missionario non
dovesse essere sostenuto dal potere politico e militare
delle potenze occidentali. Secondo Costantini, infatti, la
chiesa cinese avrebbe dovuto liberarsi di ogni deleteria
influenza politica di tipo imperialistico, tornando
all’insegnamento degli apostoli e cioè all’idea di portare
avanti un lavoro economicamente disinteressato e
orientato soltanto dall’amore verso Dio. Per quanto
riguarda la questione del clero locale, invece, Costantini
si rifaceva direttamente alla già citata Lettera apostolica
Maximum Illud, nella quale si diche che: «[…] il
sacerdote indigeno, avendo comuni con i suoi
connazionali l’origine, l’indole, la mentalità e le
aspirazioni, è meravigliosamente adatto a instillare nei
loro cuori la Fede, perché più di ogni altro conosce le vie
della persuasione» (Maximum Illud 1919). Fu proprio
basandosi su questa convinzione che Celso Costantini
intraprese e promosse alcune riforme, volte ad allontanare
la Chiesa dalla protezione della Francia, a innalzare lo
status del clero cinese nelle gerarchie della Chiesa in Cina
e a sostenere il metodo della inculturazione, ossia
l’integrazione del cattolicesimo con la cultura tradizionale
cinese (Gu W.M. 2005: 3). In quest’ottica, per prima
cosa, Costantini scelse un segretario cinese e decise di
parlare apertamente con il ministro di Francia in Cina,
8
Prima della guerra sino-giapponese (1894-1895), a Hankou vi era solo
una concessione britannica, stabilita nel 1861; successivamente, anche
Francia, Giappone, Russia e Germania stabilirono proprie concessioni
nella città.
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Quaderni Asiatici 139 – settembre 2022
esprimendo l’idea che la Chiesa in Cina «deve pure, un
giorno o l’altro, diventare cinese» (Gabrieli C. 2015: 79).
Celso Costantini, in linea con la missione a lui affidata
dal pontefice, procedette anche all’organizzazione del
primo concilio cinese (Simonato R. 1985: 90). Egli
convocò 42 vescovi e 5 perfetti apostolici di varie
nazionalità, inclusi 2 cinesi, e presiedette in prima
persona i lavori del Primum Concilium Sinense, tenutosi a
Shanghai dal 15 maggio al 12 giugno 1924 (Liu G.P.
2010: 3). Al concilio presero parte 108 persone, tra
vescovi, prefetti apostolici e rappresentanti dei vari
ordini; solo 11 vescovi, per impedimenti di varia natura,
non riuscirono a partecipare (Costantini C. 1946: 161). I
lavori del concilio vennero suddivisi fra cinque
commissioni. Una decisione dal grande valore simbolico
allora adottata, nella prospettiva della liberazione della
religione dalla politica, fu quella di vietare l’esposizione
di simboli politici nelle chiese; fino ad allora, infatti,
molte chiese avevano al loro esterno la bandiera francese
come simbolo del protettorato esercitato su di loro da
Parigi.
La nazionalizzazione del clero in Cina
Il 12 gennaio 1926, Costantini indirizzò un rapporto
alla Congregazione per gli Affari Ecclesiastici
Straordinari, in cui sostenne che lo stato del processo di
nazionalizzazione della Chiesa in Cina non aveva ancora
raggiunto un livello soddisfacente: su 70 circoscrizioni
ecclesiastiche – prefetture apostoliche e vicariati
apostolici – solo due prefetture erano affidate a sacerdoti
cinesi. Secondo il delegato apostolico, inoltre, tre erano i
principi da seguire per favorire la presenza cattolica in
25
Marco Sijie Xie
Il papa cinese e il suo primo delegato apostolico
Celso Costantini
Cina e, di converso, il processo di nazionalizzazione:
libertà religiosa, libertà di istruzione cattolica e libertà
finanziaria di ogni diocesi. Per ottenere tutto ciò, inoltre,
Costantini sapeva bene che avrebbe dovuto scontrarsi
ancora con il sistema del protettorato francese, che
certamente non si sarebbe estinto tanto facilmente.
Un’ulteriore spinta al processo di nazionalizzazione del
clero, però, venne dalla pubblicazione, il 28 febbraio
1926, dell’enciclica di Pio XI Rerum Ecclesiae (Battelli
G.1996: 735), nella quale, ribadendo lo spirito della
Maximum Illud di Benedetto XV, si evidenziavano tutti
gli ostacoli che ancora impedivano la nazionalizzazione
di alcune chiese. Come è naturale che fosse, questa
posizione della Santa Sede fu apprezzata in modo
particolare dal governo cinese (Giovagnoli A. 2009: 38).
Il 13 febbraio del 1926, Costantini ebbe un incontro con
il ministro degli Affari Esteri cinesi Wang Zhengting per
discutere in merito alla nomina di vescovi autoctoni cui
affidare le diocesi cinesi. Il delegato apostolico sottolineò
che «come piante in un vaso, se queste diocesi avessero
messo radici, sarebbero potute crescere come foreste»
(Costantini C. 1946: 290) e sfuggire così al controllo
straniero.
Nel marzo 1926, la Congregazione degli Affari
Ecclesiastici Straordinari, assieme a Propaganda Fide,
stese una Relazione con Sommario sulla Chiesa in Cina9.
Questo documento si basava sul lavoro di Celso
Costantini e sul suo rapporto inviato in precedenza a
Propaganda Fide, affrontando il tema della situazione del
clero in Cina e quella del protettorato francese allora
ancora vigente. In questa relazione si presentava la
proposta elaborata da Costantini di una soluzione
9
ASRS AA.EE.SS Cina Giappone Pos 4, 20 P.O. Fasc.30
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Quaderni Asiatici 139 – settembre 2022
intermedia per evitare di abolire subito il protettorato,
puntando a una sua graduale eliminazione. A tal fine
sarebbe stato utile firmare un concordato con la Cina per
risolvere sia la questione dei fedeli, sia quella degli
ecclesiastici cinesi. Le proposte espresse nella Relazione
con Sommario, tuttavia, rimasero solo un progetto in larga
parte, per la stenua opposizione della Francia (Liu G.P.
2008: 7).
Quantomeno, il 30 marzo 1926 il cardinale van Rossum
di Propaganda Fide avvertì Costantini che la Santa Sede
era favorevole alla consacrazione di vescovi cinesi. La
cerimonia, come indicato da van Rossum al delegato il 25
aprile seguente, si sarebbe tenuta nella basilica di San
Pietro e sarebbe stata presieduta dal pontefice stesso. Era
questo il maggior successo del lavoro di localizzazione
portato avanti dal Costantini (Liu G.P. 2008: 7). Il 28
ottobre seguente si svolse così in San Pietro la cerimonia
di consacrazione dei sei vescovi cinesi Zhu Kaimin, Hu
Ruoshan, Zhao Huaiyi, Sun Dezhen, Chen Guozhen e
Cheng Hede. In questo senso, l’unico precedente risaliva
al 1685, quando Luo Wenzao divenne il primo, e fino ad
allora unico, vescovo di nazionalità cinese 10. All’epoca
della consacrazione di Luo Wenzao, molti vescovi
stranieri pensarono addirittura che i cinesi fossero
incapaci di assumere questo ruolo. Più di duecento anni
dopo, la presenza di sei nuovi vescovi cinesi a Roma nel
1926 mostrò il grande sviluppo del cattolicesimo nel
Paese asiatico.
In particolare, a Zhao Huaiyi venne affidato il vicariato
di Xuanhua (già vicariato di Pechino), a Chen Guozhen
quello di Fengyang (un tempo vicariato di Taiyuan), a Hu
10
Luo Wenzao divenne il primo sacerdote cinese nel 1656 e il primo
vescovo cinese nel 1685.
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Marco Sijie Xie
Il papa cinese e il suo primo delegato apostolico
Celso Costantini
Ruoshan quello di Taizhou (ricavato dal vicariato di
Ningbo), a Zhu Kaimin quello di Haimen (ritagliato nel
vicariato di Nanchino), a Cheng Hede e Sun Dezhen
vennero invece confermati, rispettivamente, le prefetture
di Puqi e Lixian, che essi guidavano già prima della loro
consacrazione episcopale (Gu W.M 2005:4) . Qualche
tempo più tardi, peraltro, tutti questi neo-consacrati
compirono un viaggio in Italia, toccando le città di Assisi,
Loreto, Macerata, Padova, Udine e Pordenone,
accompagnati proprio da Costantini (Metz F. 2008: 389).
Un’altra azione condotta da Costantini per favorire la
nazionalizzazione della chiesa cinese e la formazione del
clero autoctono fu la fondazione della prima
congregazione gestita dal clero cinese, la Congregatio
Discipulorum Domini11, affidata al vescovo Zhao Huaiyi
e poi a Cheng Youyou, con quest’ultimo che acquisto
nuovi terreni per la congregazione, dando così un
contributo importante al suo sviluppo materiale.
Un tentativo per allacciare rapporti bilaterali tra Cina
e Santa Sede
Oltre alla nazionalizzazione, un altro aspetto su cui
Costantini si spese nel corso del suo incarico come
delegato apostolico fu il miglioramento dei rapporti,
soprattutto a livello diplomatico, tra la Santa Sede e la
Cina, all’epoca fortemente intaccati dalla pervasiva
mediazione della Francia. A tal proposito, Costantini
studiò il protettorato francese sui cattolici in Turchia e
comprese che, se la Cina avesse proseguito sotto il
11
La Congregazione dei Discepoli del Signore (nota anche come
Congregatio Discipulorum Domini anche la sua traduzione in latino) è
un istituto religioso cattolico, fondato da Celso Costantini il 4 gennaio
1927 a Xuanhua (Süanhwafu) della provincia di Hebei in Cina.
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Quaderni Asiatici 139 – settembre 2022
medesimo sistema, lo sviluppo della Chiesa cattolica si
sarebbe presto interrotto. Già dal 1886 il protettorato
francese sulla chiesa cinese era diminuito perché la
Germania, l’Italia e altri Paesi lo privarono o provarono a
privarlo di alcune prerogative. Dopo la Grande Guerra,
tuttavia, il protettorato tedesco fu abolito e quello
francese tornò ad affermarsi come il più importante e
influente. In questo senso, l’arrivo di un delegato
apostolico in Cina fu già un passo importante per superare
questa condizione di subordinazione politica al governo
di Parigi, in quanto la presenza di Costantini in Cina
creava un collegamento diretto tra la Chiesa locale e la
Santa Sede. Da parte cinese, ci fu però difficoltà a capire
la vera natura della figura del delegato apostolico, che
non veniva distinta da quella del nunzio apostolico. Una
dimostrazione di come Costantini fosse visto anche come
rappresentante diplomatico della Santa Sede può essere
vista nell’invito a lui rivolto dalle autorità cinesi per
partecipare alla cerimonia ufficiale di traslazione del
corpo di Sun Yat-sen12 da Pechino a Nanchino nel 1929,
durante la quale Costantini ricevette le stesse onorificenze
riservate ai membri del corpo diplomatico 13 (Lombardi F.
2020: 7).
Uno dei fattori che convinse il delegato apostolico della
necessità di relazionarsi direttamente con il governo
cinese fu la diffusione nel Paese asiatico del Movimento
12
13
Sun Yat-sen ( 孙 中 山 ), statista, medico e filosofo politico cinese, fu il
primo presidente provvisorio della Repubblica di Cina e il primo leader
del Kuomintang (Partito nazionalista cinese). Viene indicato come il
“padre della nazione” nella Repubblica di Cina e come il “precursore
della rivoluzione” nella Repubblica popolare cinese per il suo ruolo di
guida nel rovesciamento della dinastia Qing durante la rivoluzione
Xinhai.
ASRS AA.EE.SS., Pos.36 po Fasc.51, Cina 1929 Funerali del generale
Sun Yat Sen.
29
Marco Sijie Xie
Il papa cinese e il suo primo delegato apostolico
Celso Costantini
Anti-Cristiano ( 非 基 督 教 运 动 ), il quale si propagò a
Shanghai tra il 1924 e il 1926 e vide circa centocinquanta
manifestazioni con la partecipazione soprattutto degli
studenti cinesi. Queste proteste si inserivano nel clima
determinato dal Movimento del 4 maggio, il quale
sosteneva l’esigenza dell’affermazione di una nuova
cultura nazionale e attaccò ogni tipo di religione,
etichettandola come superstizione. Oltre a un vecchio
sentimento anticristiano, in queste manifestazioni si
ritrovavano anche atteggiamenti modernizzanti derivanti
dalle ideologie nazionaliste e socialiste, con le loro
critiche alla religione e con le loro accuse ai missionari
cristiani di eliminare la cultura locale come facevano tutti
gli altri imperialisti stranieri. In risposta a questa
condizione, le diverse confessioni cristiane inviarono più
missionari in Cina in un “Movimento per la fede” volto a
rinvigorire la fede nei cinesi. Nonostante la fase più
intensa del movimento anticristiano si fosse conclusa nel
1926, tali proteste ebbero fine solo con il battesimo di
Chiang Kai-shek nel 192914 e la nomina di Song Ziwen15,
un cristiano, a primo ministro nel 1930.
Durante il movimento anticristiano, Costantini ebbe
numerosi colloqui con il ministro plenipotenziario
francese Comte de Martel16, per tentare di trovare una
soluzione. Secondo il delegato apostolico tale situazione
era da attribuirsi ai sentimenti antimperialisti della
Chiang Kai-shek(蒋介石), è stato un generale e politico cinese. Nel
1925, dopo la morte di Sun Yat-sen, assunse la guida del Kuomintang.
15 Soong Tse-vung( 宋 子 文 ) , è stato un importante uomo d'affari e
politico nella Repubblica cinese dell’inizio del XX secolo. Il suo nome di
battesimo era Paul, ma è generalmente conosciuto in inglese come T. V.
Soong. Suo padre era Charlie Soong, importante uomo d’affari, e due
delle sue tre sorelle sposarono Sun Yat-sen e Chiang Kai-shek.
16 Il conte Damiano de Martel (1878-1940) fu un diplomatico francese e
ministro plenipotenziario in Cina.
14
30
Quaderni Asiatici 139 – settembre 2022
popolazione e dall’associazione delle missioni cristiane
con il potere coloniale. Questa situazione rendeva ancora
più necessario tentare di instaurare un collegamento
diretto tra Cina e Santa Sede, aggirando la “protezione”
francese.
Il 15 giugno 1926 papa Pio XI stese la Lettera
apostolica Ab ipsis pontificatus primordiis con la quale
dava indicazioni relative ai rapporti con il protettorato
francese. Tramite questo documento si diede un forte
segnale di apprezzamento a Costantini per il suo lavoro
circa i rapporti con la Cina. Nel giugno 1926 Celso
Costantini elaborò la proposta di un concordato di 21
articoli da stipularsi tra Santa Sede e governo cinese 17.
Secondo lo storico cinese Liu Guopeng, tale proposta
costituiva un tentativo per allacciare rapporti bilaterali tra
le due parti (Liu G.P 2008: 1). I 21 articoli, però,
sembrano concentrarsi maggiormente sul piano dei
rapporti religiosi piuttosto che sul piano diplomatico. In
ogni caso, questa proposta non trovò concreta
realizzazione per diversi motivi.
Sempre nella direzione di un possibile concordato, nel
gennaio 1929, Celso Costantini incontrò personalmente il
ministro degli Affari esteri Wang Zhengting 18 a Shanghai
e il presidente Chang Kai-shek a Nanchino 19 (Chen F.C.
2003: 131). Il 26 gennaio, il ministro Wang ebbe un
nuovo colloquio con Costantini, avanzando la proposta di
concordato con la Santa Sede in cui si prevedeva di
scambiare rappresentati diplomatici per favorire la
17
18
19
ASRS AA.EE.SS Cina Giappone Pos 4, 20 P.O. Fasc.30
Wang Zhengting ( 王 正 廷 ) fu ministro degli Esteri, ministro delle
Finanze, ministro della Giustizia e primo ministro ad interim nei governi
della Repubblica di Cina negli anni '20.
ASRS AA.EE.SS., Pos.34 po Fasc.49, Cina 1929-1935 Visita del
delegato al governo di Nanking conseguenti allarmi 1929.
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Marco Sijie Xie
Il papa cinese e il suo primo delegato apostolico
Celso Costantini
gestione congiunta degli affari della Chiesa cattolica in
Cina20. Tali rappresentanti avrebbero goduto di tutti i
privilegi previsti dalla consuetudine e dal diritto
internazionali. Questa bozza di concordato era ancora in
fase di elaborazione, quando i francesi, che ne avevano
ricevuto la notizia, si opposero fermatamene e il governo
cinese decise così di ritirare la proposta che comunque il
delegato apostolico non aveva ancora comunicato alla
Santa Sede (Chen T.M. 2016: 111).
Conclusioni
Nel febbraio 1933, circa dieci anni dopo il suo arrivo in
Cina, Celso Costantini lasciò il Paese asiatico e ritornò a
Roma, dove fu nominato Segretario di Propaganda Fide.
Il 28 novembre 1933 Pio XI assegnò l’incarico di
delegato apostolico all’arcivescovo Mario Zanin 21, il
quale pur non essendo formalmente un rappresentante
diplomatico, venne ricevuto a Nanchino dal presidente
della repubblica Lin Sen22 il 14 marzo 1934.
I dieci anni di presenza e di lavoro di Costantini
favorirono, entro i limiti del possibile, la
nazionalizzazione della Chiesa cattolica in Cina. A questo
proposito, come si è visto, egli organizzò il primo
20
21
22
Archivio dell'Istituto di Storia Moderna, (中华民国中央研究院近史所
档案馆) I documenti di ministro degli affari esteri 外交部档案 ,La
Telegramma da ministro degli Affari Esteri a Ministro Plenipotenziario
in Italia 外 交 部 致 驻 意 使 署 电 文 ,La bozza del concordato 《 教 约 草
案》, 1929 年 9 月 30 日,中近史档,11-EUR-02964,《教廷通
使》, pp. 184-189
Mario Zanin, noto anche con il nome cinese Cai Ning ( 蔡 宁 ), fu un
prelato italiano e diplomatico pontificio. Servì come delegato apostolico
in Cina dal 1933 al 1946, come nunzio apostolico prima in Cile, dal 1947
al 1953, e poi in Argentina, dal 1953 al 1958.
Lin Sen ( 林 森 ) fu il Presidente del governo nazionalista cinese dal
dicembre 1931 all’agosto 1943.
32
Quaderni Asiatici 139 – settembre 2022
concilio cinese e scelse i sei candidati che furono
consacrati vescovi nel 1926. Nel 1933, quando Costantini
terminò il suo mandato, 19 dei 119 territori ecclesiastici
esistenti erano in mani cinesi. Sul piano dei rapporti
politici tra Cina e Santa Sede, malgrado i fallimenti colti
nel 1926 e nel 1929, l’operato del delegato apostolico
costituì un elemento importante del percorso che si
concluse nel 1942 con il formale riconoscimento
diplomatico tra le due parti.
Nel 2022 ricorre il quarto centenario della fondazione
di Propaganda Fide e il primo centenario dell’arrivo di
Celso Costantini in Cina. Il presente contributo ha cercato
di ricostruire alcune tra le più importanti tappe nella
diffusione del cattolicesimo in Cina, proprio in occasione
di queste due importanti ricorrenze. Più in generale, però,
questo contributo ha voluto sottolineare gli sforzi della
chiesa cattolica nel diffondere la sua dottrina in Cina,
cercando di inquadrare alcuni dei più recenti sviluppi
(segnatamente l’accordo sino-vaticano sulla nomina dei
vescovi del 2018) nell’ambito di un processo storico che è
molto più lungo e complesso di quanto si possa credere.
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Marco Sijie Xie
Il papa cinese e il suo primo delegato apostolico
Celso Costantini
Bibliografia citata e consultata
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