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Il caso del Monferrato nel sito UNESCO Paesaggi Vitivinicoli I rappresentanti di Casale Monferrato e il suo territorio sostengono i familiari delle vittime nella rivendicazione della sentenza legale che sancisca un giudizio storico, la colpevolezza dei responsabili della dispersione di polveri d’amianto che, nello stabilimento Eternit e da questo nei suoi dintorni, ha provocato e diffuso nella popolazione locale malattie gravi e letali, e per merito degli attori locali che ne hanno presentato la domanda e si sono impegnati a lungo e tenacemente per soddisfare i requisiti richiesti dalla procedura di accertamento e validazione, gli infernòt del Monferrato Casalese sono stati compresi nel sito seriale UNESCO Paesaggi Vitivinicoli incluso nell’elenco di patrimoni dell’umanità. Ma nel corso di un anno dal meritato “successo”, il riconoscimento dato nel giugno 2014 dall’ente per la tutela dei beni di interesse culturale universale, i soggetti locali hanno agito molto, anche spasmodicamente, per trarre ogni beneficio utile e profittevole dall’inserimento del Monferrato nel circuito di aree dotate di patrimoni dell’umanità (in particolare la conseguente evidenziazione della destinazione negli itinerari turistici di interesse culturale maggiore rispetto ad altre), senza invece mostrare di aver compreso il valore essenziale, e la funzione principale del titolo di sito UNESCO, ovvero che il territorio e i suoi abitanti sono entrati a far parte di un progetto umanitario che li coinvolge con associazioni dedite e organismi preposti a vigilare sulla salvaguardia dei beni ambientali e culturali e sull’applicazione dei diritti umani, principalmente la tutela della vita e della salute delle persone, perciò soprattutto fronteggiare le emergenze più gravi - guerre e stragi, cataclismi, povertà e privazioni - e ogni situazione e condizione critica in tutti i luoghi del pianeta. Drammi e ingiustizie che ledono individui e attanagliano popolazioni in ogni parte del mondo, come anche il Monferrato, ma non solo. Nonostante in buona fede, perché determinata da scarsa esperienza o informazione, la mancanza di attenzione per questioni e temi di rilevanza internazionale degli attori locali è inficiante i risultati del loro operato, che per effetto di tale lacuna viene svolto senza debita considerazione dei principi motivanti un interesse “superiore”, di valore universale, e i derivanti interessi “principali”. Poiché tale non considerazione priva il territorio e la sua comunità di un’importante opportunità - l’inclusione nel contesto in cui le realtà e comunità locali, associazioni ed enti internazionali interagiscono, si confrontano e crescono insieme - i più autorevoli soggetti locali - soprattutto gli attori politici e istituzionali - dovrebbero rivolgere particolare attenzione a che i programmi delle iniziative organizzate con proprio operato, collaborazione o partecipazione abbiano attinenza e aderenza con i principi umanitari e che ne esprimano i valori. Sarebbe utile che lo avessero già fatto, o che comincino a farlo mentre, come attualmente, stanno svolgendo e pianificando moltissime iniziative intese a promuovere la conoscenza e valorizzazione del territorio - eventi, mostre, rassegne, festival,... alcune anche molto impegnative e costose, tutte insieme un enorme investimento di energie e soldi, finanziamenti in parte devoluti da fondazioni, enti privati, aziende e donatori, ma soprattutto fondi pubblici. Pertanto si considera doveroso sollecitarli affinché in programmi e contenuti delle proposte dedicate alla valorizzazione di STORIA, AMBIENTE, MONUMENTI e CULTURA del Monferrato sia superata l’ottica localistica e le prospettive dei partecipanti vengano ampliate con argomenti che, per la rilevanza umanitaria, hanno un’importanza universale. Soprattutto nelle aree con siti UNESCO, in pianificazione, organizzazione e svolgimento di attività, eventi e manifestazioni culturali si dovrebbero sempre svolgere iniziative su RESILIENZA e CULTURA DELLA PACE e adottare le loro prassi metodologiche, ovvero della inclusione e della reciprocità, che permettono ai partecipanti di dialogare affrontando qualsiasi questione, anche le più “spinose” e “scottanti”, in modo costruttivo - non polemico, senza retorica e demagogia affinché dagli incontri si producano il coinvolgimento paritetico dei soggetti, attori e rappresentanti delle comunità locali, e il loro confronto con referenti di altre comunità e con esponenti delle associazioni e organizzazioni umanitarie. Come è stato sperimentato durante CONVIVIO IN MOFERRATO del novembre 2014, nel cui programma accanto agli interventi di attori locali sono stati presentate le testimonianze di altri interlocutori: Giovanna Ceccherini, Ambasciatrice della DIETA MEDITERRANEA DI RIFERIMENTO a Nicotera che ha spiegato storia e principi e valori del bene, anche italiano, patrimonio intangibile dell’umanità, e Filippo Sciacca di ComArt e il food-designer Mauro Olivieri, che hanno portato l’esempio di prodotti commerciali incentivanti una dinamica progressiva di sviluppo economico e prosperità perché realizzati e promossi sulla base di presupposti contenutistici espressivi di elementi qualificanti e valori significativi riconoscibili dai consumatori di merci e servizi sia all’interno che dall’esterno delle comunità locali di origine e appartenenza. Contestualmente, CONVIVIO IN MONFERRATO ha proposto la rassegna PANORAMICA MONFERRINA, una raccolta di fotografie di paesaggi del Monferrato scattate da professionisti e dilettanti del territorio, e il reportage di Francesco Cianciotta che documenta un intervento culturale che diffonde la CULTURA DELLA PACE in una terra devastata dalla guerra - l'Etiopia, da dove oggi giungono molti civili etiopi che, nei casi fortunati riescono a sfuggire dalle condizioni di miseria, fame e pericolo cercando la salvezza sui barconi che solcano il Mediterraneo. Fuggiaschi da un paese in cui conflitti etnici, scontri bellici e stragi sono anche conseguenza del colonialismo perpetrato dall'Italia, dove arrivano richiedenti un asilo che però non possono rivendicare senza che, con atto di civiltà, il popolo italiano riconosca le proprie responsabilità nelle dinamiche che in Etiopia trascinano nel presente le conseguenze di azioni abominevoli e criminali, perpetrate dall’esercito di invasione e occupazione italiano sotto la guida del generale nato e vissuto in Monferrato, dove la sua memoria è indelebilmente impressa nella denominazione dell’antico borgo delle sue origini - Grazzano Badoglio. Un altro reportage di recente realizzazione a cura di Martin Hiddink documenta invece come un’azienda multinazionale, con metodi che mettono in pratica teorie e principi di RESILIENZA, abbia attuato un intervento umanitario in Giordania, paese nel XVIII secolo esplorato dal monferrino conte Carlo Vidua, nella cui villa a Conzano sono conservati i documenti e memorablia della sua epoca che ne mostrano i luoghi e siti archeologici distrutti e deturpati dal conflitto in corso. Mentre il Monferrato è mobilitato ad attirare l'attenzione nazionale e internazionale sui propri patrimoni e problemi locali - bellezza e valore dei beni artistici e ambientali e giustizia per la vittime dell'amianto, alla sua scarsa, finora mancata, considerazione per temi quali la RESILIENZA e la CULTURA DELLA PACE sarebbe utile, necessario, e urgente, porre rimedio. Il territorio trarrebbe molti vantaggi aprendosi al confronto dialettico e interscambio tra testimonianze locali, come i resoconti e ricostruzioni di vicende dell’antichità, le memorie di Cesare Pavese e di Primo Levi, gli insegnamenti del monferrino Jean Servato, l’operato nel territorio di Don Ciotti e di AFeVa (Associazione dei Familiari delle Vittime dell’Amianto), ed esperienze che, come quelle descritte con immagini eloquenti e non retoriche né demagogiche dai reportage di Cianciotta e Hiddink, evidenziano collegamenti con la realtà storica e odierna che permetterebbero al Monferrato di dialogare con il mondo intero superando la barriera di una visione della realtà ristretta nei confini dell'autoreferenzialità, un “difetto” che produce il danno di isolare gli attori locali nei limiti una ristretta sfera di azioni e interazioni. Sarebbe invece utile, come possibile, diffondere al suo interno maggiore conoscenza sulla RESLIENZA e sulla CULTURA DELLA PACE, e far maturare negli attori locali la consapevolezza che alcuni loro elementi e prassi hanno origini e radici in Monferrato e dal Monferrato possono trovare espansione e diffusione altrove, in luoghi diversi ma non “lontani”, avvicinati dalla sensibilità e inclusi nella prospettiva.