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IL LIBRO MINIATO E IL SUO COMMITTENTE Per la ricostruzione delle biblioteche ecclesiastiche del Medioevo italiano (secoli XI-XIV) a cura di Teresa D’Urso, Alessandra Perriccioli Saggese, Giuseppa Z. Zanichelli ILPOLIGRAFO biblioteca di arte 11 il libro miniato e il suo committente Per la ricostruzione delle biblioteche ecclesiastiche del Medioevo italiano (secoli XI-XIV) a cura di Teresa D’Urso Alessandra Perriccioli Saggese Giuseppa Z. Zanichelli ILPOLIGRAFO Il presente volume viene pubblicato con i fondi del MIUR PRIN 2009 prot. 2009 AYSHAB - Unità Seconda Università di Napoli Il volume si avvale del patrocinio della Società Internazionale di Storia della Miniatura Gli Autori e l’Editore ringraziano tutte le istituzioni che hanno gentilmente concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini. Le referenze fotografiche sono state inserite, in caso di esplicita richiesta, in fondo al volume. Tutte le immagini sono state fornite dagli Autori, sotto la loro responsabilità, libere da diritti. Gli Autori restano a disposizione per qualsiasi eventuale ulteriore obbligo in relazione alle immagini riprodotte. progetto grafico Il Poligrafo casa editrice Laura Rigon © copyright luglio 2016 Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani – via Cassan, 34 tel. 049 8360887 – fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it ISBN 978-88-7115-909-6 INDICE 11 Premessa Teresa D’Urso, Alessandra Perriccioli Saggese, Giuseppa Z. Zanichelli 13 The pictures in Exultet rolls Thomas Forrest Kelly 25 L’abate Desiderio committente di libri: manoscritti miniati a Montecassino (1058-1087) Giulia Orofino 45 Rapporto tra testo e decorazione negli omeliari cassinesi dell’XI secolo Roberta Casavecchia 67 Decorazione e illustrazione nei manoscritti desideriani: censimento e analisi quantitativa Erica Orezzi 85 Oltre Desiderio: manoscritti decorati cassinesi del XII secolo Gaia Elisabetta Unfer Verre 105 Nel libro, oltre il libro: il catalogo dei codici di Montecassino nell’era digitale Emanuela Elba, Maurizio Tezzon 121 Cava: la creazione di una biblioteca monastica Giuseppa Z. Zanichelli 139 Un libro per l’abate Balsamo: immagine, contesto e memoria del De septem sigillis di Benedetto Barese Teresa D’Urso 161 Manoscritti miniati a Cava al tempo dell’abate Leone II (1268-1295) Andrea Improta 181 Fra la badia e la corte: la committenza libraria di Filippo de Haya, abate di Cava e familiare del re Alessandra Perriccioli Saggese 201 Le biblioteche ecclesiastiche a Milano nei secoli XIII e XIV: nuove proposte per le cattedrali Marco Rossi 223 Le biblioteche di Sant’Eustorgio e San Francesco Grande di Milano tra Due e Trecento: materiali per uno studio Stefania Buganza 251 Lo scriptorium e la biblioteca di Morimondo, con alcune riflessioni sul Messale Nardini Andrea Luigi Casero 279 Prime ricognizioni tra i codici miniati in chiese, monasteri e canoniche a Milano (secoli XIII-XIV) Federico Riccobono 307 La Bibbia B 48 inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano Francesca Demarchi 319 I manoscritti miniati di un principe vescovo: Federico Vanga Fabrizio Crivello 339 Roma nel secolo XIII: storie di libri, di artisti, di committenti. Un’introduzione Silvia Maddalo 345 Ottaviano Ubaldini: un cardinale committente nella Roma del XIII secolo Chiara Paniccia 359 La Bibbia miniata tra i manoscritti prodotti a Roma nel Duecento Costanza Rapone 373 Le ali del serafino e le ali della colomba. L’immagine di san Francesco in un antifonario vaticano Eva Ponzi 387 Dalla biblioteca dei francescani di Santa Croce a Firenze: un Decretum Gratiani del XII secolo Sonia Chiodo 407 Sulla Bibbia glossata di Enrico de’ Cerchi: qualche considerazione attorno al libro dei Vangeli Beatrice Alai 427 La ricostruzione della facies miniata dei manoscritti delle biblioteche conventuali padovane: metodi, acquisizioni e problematiche della ricerca Federica Toniolo 451 Tra tardogotico e umanesimo: tradizione e rinnovamento nei manoscritti delle biblioteche conventuali padovane Silvia Fumian 473 Cultura internazionale negli studia conventuali di Padova: i manoscritti miniati di origine francese nelle biblioteche del Santo e degli Eremitani Sabina Zonno 495 Indice dei manoscritti 505 Referenze fotografiche 509 Autori il libro miniato e il suo committente cultura internazionale negli studia conventuali di padova: i manoscritti miniati di origine francese nelle biblioteche del santo e degli eremitani Sabina Zonno Nell’Europa medievale e tardomedievale la circolazione di uomini e di libri – e con essi di pensieri e di idee che trovano espressione nella parola scritta e miniata – è stata fondamentale per la diffusione della cultura internazionale. In tale contesto Padova si configurò come un importante crocevia della civiltà europea, capace di accogliere gli stimoli provenienti dalle regioni d’oltralpe e di rielaborarli, con grande originalità, nelle varie forme del pensiero e dell’arte. Nello studio condotto nell’ambito del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) sono stati presi in esame i manoscritti miniati di origine francese nelle biblioteche medievali dei frati minori della basilica di Sant’Antonio e dei frati agostiniani degli Eremitani presso la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo a Padova1. Attualmente conservati presso la Pontificia Biblioteca Antoniana i primi, presso la Biblioteca Universitaria e la Biblioteca Civica i secondi, questi codici, che già tra il XIII e il XIV secolo 1 Per l’intero corpus di codici francesi presenti nelle biblioteche padovane si veda S. ZONNO, I manoscritti francesi miniati nelle biblioteche padovane: relazioni e scambi di libri tra Padova e la Francia in epoca medievale e tardomedievale, in Medioevo veneto, Medioevo europeo. Identità e alterità, Atti del convegno (Università di Padova, 1 marzo 2012), a cura di Z. Murat, S. Zonno, Padova, Padova University Press, 2013 (Medioevo Veneto. Medioevo Europeo. Identità e alterità, 1), pp. 97-106. Di grande importanza per lo studio sono stati i progetti di catalogazione avviati da Federica Toniolo alla Biblioteca Universitaria e da Giordana Mariani Canova alla Biblioteca Capitolare, che hanno avuto come esito la pubblicazione dei cataloghi Splendore nella Regola. Codici miniati da monasteri e conventi nella Biblioteca Universitaria di Padova, catalogo della mostra (Padova, Oratorio di San Michele, 1-30 aprile 2011), a cura di F. Toniolo, P. Gnan, Rubano (PD), Grafiche Turato, 2011 e I manoscritti miniati della Biblioteca Capitolare di Padova, catalogo a cura di G. Mariani Canova, Marta Minazzato, Federica Toniolo, Padova, Istituto per la storia ecclesiastica padovana, 2014. 473 sabina zonno potevano trovarsi negli studia conventuali del Santo e degli Eremitani, rivelano il carattere cosmopolita della cultura circolante in queste sedi privilegiate del sapere. Tali libri, confezionati in Francia e pervenuti a Padova, costituiscono la testimonianza concreta delle numerose occasioni di incontro tra il mondo padovano e i centri di Parigi, Orléans, Tolosa, Narbona, Montpellier e Avignone; occasioni legate talora ai capitoli generali dell’ordine al di là delle Alpi o agli spostamenti dei frati studenti che nell’ambito della peregrinatio academica si dirigevano specialmente verso Parigi per laurearsi, conseguire il titolo dottorale, completare gli studi con il baccellierato e successivamente per insegnare in uno dei primi e dei più importanti studia generalia regolari. Le fonti documentarie dal XIII al XV secolo ci parlano dell’internazionalità delle comunità del Santo e degli Eremitani, nelle quali furono accolti studenti, dottori, lettori, magistri e copisti provenienti da tutta Europa e quindi frati della Provenza, della Borgogna e dei centri di Montpellier, Parigi e Tolosa2. Tuttavia a svelare i tratti internazionali della cultura testuale e figurativa distintiva di questi studia sono i manoscritti miniati di origine francese rintracciati nei fondi delle biblioteche di questi conventi, i quali non solo offrono nuove informazioni sulla rete di contatti mantenuti con la Francia dall’ordine francescano e da quello agostiniano degli Eremitani già dagli inizi del Duecento, ma mostrano anche gli effetti della presenza di libri stranieri sulla tradizione locale. La ricerca si è pertanto proposta di studiare e catalogare questi esemplari aggiornando e ampliando i contenuti delle schede di catalogo già esistenti o schedando ex novo i codici inediti per metterne in evidenza le peculiarità codicologiche, paleografiche, iconografiche e stilistiche e precisarne datazione e provenienza. Considerando il patrimonio francese nel suo insieme si sono inoltre indagate le vie attraverso le quali tali codici pervennero a Padova, arricchendo così le conoscenze già derivate dagli studi storici, teologici, filosofici e paleografici che hanno preso in considerazione la presenza di frati francesi in città e i legami tra la società patavina e quella francese3. Cominciamo col parlare della collezione della Pontificia Biblioteca Antoniana situata, sin dalla metà del Quattrocento, nel chiostro del Generale 2 I documenti sono in G. ABAte, G. luisetto, Codici e manoscritti della Biblioteca Antoniana, col catalogo delle miniature a cura di F. Avril, F. d’Arcais, G. Mariani Canova, Vicenza, Neri Pozza, 1975, I, pp. 201-202, 319; Il «Liber contractuum» dei frati minori di Padova e Vicenza (1263-1302), a cura di E. Bonato, Roma, Viella, 2002 (Fonti per la storia della terraferma veneta, 2), pp. 761-762; A. poppi, La comunità francescana del Santo nel XV secolo, «Il Santo», 50, 2-3, 2010, pp. 301-347; nella stessa rivista n. Giovè mArChioli, La cultura scritta al Santo nel Quattrocento fra produzione, fruizione e conservazione, pp. 361-388; r. monetti, Eremiti di Sant’Agostino nel Trecento veneto. Studia, vita religiosa e società nei conventi di Treviso e Padova, tesi di dottorato, Università degli Studi di Verona, Scuola di dottorato in Studi umanistici, ciclo XXIII, a.a. 2008-2010, supervisore G.M. Varanini. 3 Si veda la bibliografia già citata in s. zonno, I manoscritti francesi miniati nelle biblioteche padovane: relazioni e scambi di libri tra Padova e la Francia in epoca medievale e tardomedievale, cit., p. 97 nota 1. 474 cultura internazionale negli studia conventuali di padova del convento di Sant’Antonio4. Il primo nucleo di libri si rifà, come è noto, all’attività didattica avviata dallo stesso sant’Antonio († 1231), che non solo fu un grande predicatore ma anche il primo lettore di teologia dell’ordine5. Risulta particolarmente significativo all’interno del nostro discorso il fatto che lo stesso santo sia stato lettore anche a Montpellier e Tolosa e, prima di arrivare a Padova, abbia percorso la Francia per raggiungere Arles, Bourges, Puy-en-Velay e Limoges dimostrando con la sua peregrinatio come i francescani fossero soliti attraversare le Alpi6. La raccolta del Santo costituisce un caso rarissimo di biblioteca medievale rimasta indenne dalle soppressioni degli ordini e delle corporazioni religiose di età napoleonica7. Essa ci permette quindi di riflettere sulla presenza nello studium francescano di un così cospicuo numero di volumi d’oltralpe, quarantadue esemplari in tutto, analizzati da François Avril negli anni Settanta in occasione della redazione del catalogo curato da Giuseppe Abate e Giovanni Luisetto8. Come ricorda Federica Toniolo nel suo saggio, due sono gli inventari antichi conservati presso la Pontificia Biblioteca Antoniana. Il primo (ms. 572), risalente al 1396-1397, venne redatto a trent’anni di distanza dall’integrazione dello studium antoniano nella Facoltà teologica concessa nel 1363 all’Università di Padova da papa Urbano V e a una ventina d’anni di distanza dalla promozione a studium generale dell’ordine secondo quanto stabilito dal Capitolo generale di Tolosa del 13739. L’inventario fu stilato in seguito alla costituzione della Veneranda Arca del Santo, ente laico deputato all’am4 G. BAldissin molli, La Sacrestia del Santo e il suo Tesoro nell’Inventario del 1396. Artigianati d’arte al tempo dei Carraresi, Padova, Il Prato, 2002, pp. 39-41. Colgo l’occasione per ringraziare il direttore della Pontificia Biblioteca Antoniana, frate Alberto Fanton O.F.M. Conv., grazie al quale ho potuto studiare e presentare qui gli esemplari francesi della collezione antoniana. 5 l. di fonzo, Il nuovo catalogo dei manoscritti della Biblioteca Antoniana di Padova, «Il Santo», 15, 3, 1975, pp. 353-368: 357; G. luisetto, La Biblioteca Antoniana e i suoi manoscritti, in G. ABAte, G. luisetto, Codici e manoscritti della Biblioteca Antoniana, cit., pp. XIII-XLIII; C. CenCi, Manoscritti e frati studiosi nella Biblioteca Antoniana di Padova, «Archivum Franciscanum Historicum», 49, 1976, pp. 496-520; Storia e cultura al Santo tra il XIII e il XX secolo, a cura di A. Poppi, Vicenza, Neri Pozza, 1976 (Fonti e studi storia del Santo di Padova). 6 A. sArtori, La «Ratio studiorum» nella provincia del Santo, in Storia e Cultura al Santo, a cura di A. Poppi, Vicenza, Neri Pozza Editore, 1976, pp. 119-152: 120; nello stesso volume A. poppi, La tradizione biblica al Santo, pp. 496-520: 371; p. mArAnGon, I «sermones» e il problema antoniano nella valutazione francescana della cultura, in id., «Ad cognitionem scientiae festinare». Gli studi nell’Università e nei conventi di Padova nei secoli XIII e XIV, a cura di T. Pesenti, Trieste, Lint Editoriale, 1997 (Contributi per la storia dell’Università di Padova, 31), pp. 135-148: 138. 7 Sulla biblioteca medievale, si vedano almeno i recenti studi di G. BAldissin molli, La Sacrestia del Santo e il suo Tesoro nell’Inventario del 1396, cit., pp. 9-44; G. mAriAni CAnovA, I manoscritti miniati della Biblioteca Antoniana. Nuove riflessioni sulla genesi della raccolta, «Il Santo», 50, 2-3, 2010, pp. 389-400. 8 G. ABAte, G. luisetto, Codici e manoscritti della Biblioteca Antoniana, cit. 9 G. Brotto, G. zontA, La Facoltà teologica dell’Università di Padova. Parte seconda (secoli XIV-XV), Padova, Tipografia del Seminario, 1922 e A. poppi, Statuti dell’«Universitas theologorum» dello Studio di Padova (1385-1784), Treviso, Antilia, 2004 (Contributi alla storia dell’Università di Padova, 36). 475 sabina zonno ministrazione dei beni della basilica in accordo con i frati.10 Le descrizioni di ogni codice sono piuttosto succinte: si indicano autore e titolo e si fa riferimento alla legatura, accennando solo raramente alla bellezza dell’opera. Da questo inventario si evince la distinzione tra i libri originariamente conservati in armario – una stanza che doveva essere dotata di un armadio, appunto, e nella quale i volumi per la consultazione dovevano essere incatenati a ventiquattro banchi, dodici per fila – e quelli extra armarium, ammessi al prestito e collocati in un ambiente attiguo11. Molti degli esemplari francesi mostrano ancora le coperte trecentesche con le tracce della catena o delle coperte più tarde, la cui fattura veneta conferma che questi libri dovettero ricevere delle nuove legature proprio nel contesto patavino12. Il secondo inventario del 1449 (ms. 573) risale invece al momento del trasferimento della raccolta nella nuova biblioteca nel chiostro del Generale e, oltre a includere per ogni codice elencato il nome dell’autore e il titolo e la descrizione della coperta, delle immagini e degli ornati, indica anche gli incipit e gli explicit, rendendo più semplice l’identificazione con gli esemplari attualmente conservati in biblioteca. Il codice contenente l’opera di Prisciano De accentu (ms. 16, fig. 1), miniato a Parigi negli anni settanta-ottanta del Duecento, viene così descritto: «Priscianus De accentu copertus coreo zalo per totum cum uno litera L de auro habentem fratrem in medio, legentem, in campo de azuro et est in optima litera et incipit secundus quaternus Interminantia, finis vero ultimus Quod est laus» (ms. 573, item 7, ff. 29v-30r). Una nota quattrocentesca inedita segnata nel margine superiore della prima carta rivela la collocazione del libro nella biblioteca: «bancha decima quarta sinistra». Nota Hernández Vera che la disposizione dei manoscritti nelle diverse banchae e scaffae rispondeva alle necessità di una biblioteca che era una vera e propria working library, funzionale alla formazione degli studenti da un lato e alla loro preparazione per l’attività della predicazione dall’altro13. E in tal senso si comprende anche la presenza di un’opera di grammatica come quella di Prisciano. Non mancano inoltre i testi più aggiornati dei teologi francescani che insegnavano a Parigi. È questo il caso del manoscritto contenente la Lectura super quatuor libros Sententiarum (ms. 144, fig. 2) di Riccardo di Mediavilla 10 Si faccia riferimento all’edizione critica di G. BAldissin molli, La Sacrestia del Santo e il suo Tesoro nell’Inventario del 1396, cit. e a l. mArozin, I manoscritti della Biblioteca Antoniana di Padova nell’inventario del 1396-97. I ‘libri in armario’ ed ‘extra armarium cum cathena’: identificazione e descrizione, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2002-2003, relatore N. Giovè. 11 G. BAldissin molli, La Sacrestia del Santo e il suo Tesoro nell’Inventario del 1396, cit., pp. 41, 43. 12 Uno studio significativo sulle legature medievali dei codici del Santo è stato condotto da A. BertonCello, Le legature medievali conservate nella Biblioteca Antoniana di Padova, 2 voll., tesi di laurea, Università Ca’ Foscari di Venezia, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1998-1999, relatore C. Federici. 13 r. hernández verA, L’inventario della Biblioteca Antoniana di Padova del 1449 (ms. Padova, Biblioteca Antoniana 573), tesi di laurea specialistica, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2008-2009, relatore N. Giovè, pp. 10-11. 476 cultura internazionale negli studia conventuali di padova (ca 1249 - ca 1300/1308), maestro a Parigi dal 1284 al 1287. Il codice risulta essere stato confezionato nella capitale francese proprio nell’ultimo quarto del Duecento e doveva già essere a Padova nel Trecento, considerate le note aggiunte. L’esemplare è stato messo a confronto da Marco Assirelli con una copia praticamente identica appartenuta al convento di Santa Croce a Firenze (Laurenziana, Plut. XXX dex. 10)14: nell’unica iniziale figurata I (Innova signa) nel frontespizio di entrambi i manoscritti sono raffigurati, all’interno di riquadri sovrapposti, un frate francescano tonsurato, seduto di fronte al leggio – probabilmente l’autore Riccardo di Mediavilla – e, sotto, tre frati che assistono alla lectio magistralis. Le lettere si differenziano solamente per la presenza di due differenti animali poggiati sulla filettatura dorata dell’iniziale15: un leone nel caso del codice della Laurenziana (ms. Plut. XXX dex. 10, f. 1r) e, nel manoscritto dell’Antoniana (ms. 144, f. 1r), forse una cerva, vista la coda, la quale va vista in rapporto alle scene di caccia nei margini. Ambedue i codici sono usciti sicuramente nello stesso torno d’anni dalla medesima bottega parigina che si può pensare sia stata al servizio delle comunità francescane di Padova e Firenze, probabilmente interessate alla recente opera del confratello Riccardo di Mediavilla. Il manoscritto dell’Antoniana mostra inoltre due caratteristiche fondamentali dei volumi nella raccolta del Santo: il carattere francescano delle miniature e la loro facies modesta in linea con lo spirito dell’ordine. Questi libri costituivano infatti degli strumenti necessari per la preparazione di predicatori, maestri e teologi e per questo non necessitavano di un apparato ornamentale e figurativo sfarzoso. Alla Pontificia Biblioteca Antoniana vi sono però anche esemplari di grandissimo pregio, confluiti nella raccolta in seguito a lasciti, pegni o doni. È questo il caso della preziosa Bibbia glossata parigina, in più volumi, databili al primo quarto del Duecento, ai quali è stato riservato ampio spazio nella ricerca per la problematicità della serie, del resto già messa in evidenza dalla critica sin dagli anni Settanta16. A lasciare questa splendida Bibbia, in prestito su pegno, al convento di Sant’Antonio fu Uguccione, magister e canonico della cattedrale, il quale è documentato a Padova almeno dal 1213 al 1239 e poi a Rovigo dal 124117. Forse proprio prima di abbandonare la cit14 M. Assirelli, Il movimento francescano e la Francia, in Francesco d’Assisi, II, Documenti e archivi. Codici e biblioteche. Miniature, catalogo della mostra (Assisi - Foligno - Narni Perugia - Todi, luglio-novembre 1982), a cura di B. Langeli et al., Milano, Electa, 1982, pp. 310-315. 15 f. toniolo, L’iconografia francescana nei codici miniati della Biblioteca Antoniana, «Il Santo», 42, 1-3, 2002, pp. 59-75: 65. 16 A. poppi, La tradizione biblica al Santo, in Storia e cultura al Santo, cit., p. 376. 17 p. mArAnGon, La «Quadriga» e i «Proverbi» di maestro Arsegino. Cultura e scuole a Padova prima del 1222, in id., «Ad cognitionem scientiae festinare», cit., pp. 13-14; n. Giovè mArChioli, Circolazione libraria e cultura francescana nella Padova del Due e Trecento, in Predicazione e società nel Medioevo: riflessione etica, valori e modelli di comportamento, Atti del convegno (Padova, 14-18 luglio 2000), a cura di L. Gaffuri e R. Quinto, Padova, Centro Studi Antoniani, 2002, pp. 131-141: 134-135 e G. mAriAni CAnovA, I manoscritti miniati della Biblioteca Antoniana, cit., p. 392. 477 sabina zonno tà al tempo di Ezzelino, quindi verso il 1240, egli dovette dare questi manoscritti ai francescani. Due note, rispettivamente nel Levitico (ms. 310) e nella Genesi (ms. 285), si riferiscono ai codici che «magister Ugutio» offrì ai frati: nel primo sono menzionati sette esemplari che Uguccione «obligavit [...] pro V libris denariorum grossorum et novem augustanos et dimidio minus XX denariis grossis et VII parvis»18; nel secondo sono ricordati invece venticinque libri in un’annotazione più estesa19. Sebbene nella prima nota il riferimento agli augustanos, monete fatte coniare da Federico II nel 1231, possa far pensare che questa sia la data post quem per il documento, l’analisi paleografica sembra indicare che entrambe le aggiunte possano essere di almeno cinquant’anni più tarde e questo potrebbe spiegare l’incongruenza dei contenuti e il fatto che la serie venga detta prima composta da sette volumi e poi da venticinque. Si è cercato pertanto di capire quanti dovessero essere esattamente i codici lasciati da Uguccione al Santo e particolarmente utili sono risultati da un lato il confronto tra le voci degli inventari e gli esemplari alla Pontificia Biblioteca Antoniana e dall’altro la verifica sistematica della sequenza dei contenuti testuali e quindi della successione dei libri biblici nella serie20. Questo mi ha portato a concordare con quanto scriveva Giordana Mariani Canova, la quale riconobbe diciassette volumi facenti parte della Bibbia: Levitico (ms. 310), Genesi (ms. 285), Esodo (ms. 284), Deuteronomio (ms. 317), Atti degli apostoli, Epistole Canoniche e Apocalisse (ms. 279), Tobia, Iudith, Ester, Ruth, Esdra (ms. 276), Giudici (ms. 342), Re (ms. 280), Numeri (ms. 309), Isaia (ms. 314), Ezechiele e Daniele (ms. 296), Maccabei (ms. 316), Matteo e Marco (ms. 283), Luca e Giovanni (ms. 267), Giosuè (ms. 313), Giosuè e Giudici (ms. 342), Giobbe (ms. 274)21. 18 La nota completa recita: «Leviticus, Genesis, Exodus, Deuteronomium; Item Actus Apostolorum, Epistole canonice, Apocalypsis in uno volumine; Item in uno volumine Tobias, Iudith, Ester, Ruth, Esdras. Liber Iudicum; Item liber Regum; Suprascriptos libros obligavit nobis magister Ugutio pro V libris denariorum grossorum et novem augustanos et dimidio minus XX denariis grossis et VII parvis», Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 310, f. Ir. 19 Si legge su un foglio pergamenaceo incollato all’interno del piatto anteriore: «Iste liber est de conventu Padue et in eodem conventu debet permanere, qui fuit quondam magistri Ugutionis, de voluntate ipsius. Si quis autem eum alienaverit, anathema sit. Et est Genesis de litera et apparatu Parisiensi cum multis aliis, quorum nomina scripta [sun]t [in]ferius, quos magister Ugutio dedit fratribus Minoribus de conventu Padue, ut ibi debeant semper stare. In primis Genesis, [secundus] Exodus, et ceteri, sicut notati sunt inferius; Liber Numerorum; Leviticus; Deuteronomium; Josue; Esdre et Judicum in uno volumine; Quatuor libri Regum; Paralipomenon; Job; Liber Isaie glossatus littera parisiensis; Liber Isaiae glossatus; Item alius Isaias glossatus; Liber Jeremiae; Item alius Jeremias glossatus; Liber Ezechielis cum Daniele in uno volumine; Item alius Ezechielis; Item omnes libri Salomonis; Prophetae Minores; Libri Machabaeorum; Item omnes Evangelistae: duo in uno volumine et duo in alio, littera Parisiensis; Actus Apostolorum et Epistolae Canonicae et Apocalypsis; Epistolae Pauli continuae», Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 285. 20 La Bibbia glossata parigina non è divisa in capitoli secondo il sistema introdotto da Stefano Langton nel 1214 (A. poppi, La tradizione biblica al Santo, cit., p. 376) e quindi il testo preso a modello dovrebbe essere precedente a questa data. 21 G. mAriAni CAnovA, I manoscritti miniati della Biblioteca Antoniana, cit., p. 392. 478 cultura internazionale negli studia conventuali di padova Per il loro confezionamento sono state utilizzate pergamene di una particolare finezza che mostrano una mise-en-page perfetta, resa possibile da una pratica ormai consolidata del sistema di rigatura a Parigi. Come si vede per esempio nel codice contenente gli Atti degli apostoli, le Epistole Canoniche e l’Apocalisse (ms. 279, f. 77v, fig. 3), tre sono le colonne di testo previste: al centro si collocano i passi biblici, di modulo maggiore come di consueto nelle Bibbie glossate parigine dal XII e poi per tutto il XIII secolo22, i quali occupano talora una parte delle colonne laterali con le glosse scritte più in piccolo. Il titolo corrente è indicato in maiuscolo nel margine superiore in inchiostro blu e rosso alternati, mentre il testo, in una scrittura gotica molto elegante, è in inchiostro nerissimo. Numerose sono le lettere filigranate a penna al principio dei versetti e in molti casi per le suddivisioni delle glosse vi sono segni di paragrafo dai paraffi filigranati che si prolungano nei margini o nell’intercolumnio. Altrettanto raffinati, anche se limitati alle principali suddivisioni testuali, risultano gli elementi ornamentali. Solo alcuni esemplari presentano delle iniziali miniate, istoriate, zoomorfe o con ornati fitomorfi (mss. 310, 317, 279, 280, 309, 314, 283); molti esibiscono solamente delle iniziali filigranate a penna (mss. 285, 284, 276, 313, 342, 274) e altri ancora appaiono incompleti, visti i diversi spazi lasciati vuoti (mss. 280, 296, 316, 267, 313). Per quanto riguarda i sette codici miniati, tre di essi furono attribuiti da François Avril alla celebre bottega di Magister Alexander: trattasi, nello specifico, del Levitico, del Deuteronomio e dei Vangeli di Matteo e Marco (mss. 310, 317, 283)23. In quest’ultimo vi è una splendida lettera figurata in apertura del Vangelo di Marco (ms. 283, f. 130v, fig. 4) all’interno della quale, su fondo dorato e punzonato, l’evangelista si mostra nelle vesti dello scriba, con penna e raschietto in mano, entro uno dei tre medaglioni romboidali che scandiscono il corpo dell’iniziale. Altri manoscritti risultano stilisticamente vicini a questi, sebbene siano usciti da una bottega distinta da quella di Magister Alexander che pure era attiva negli stessi anni. Si pensi per esempio al Libro dei Re (ms. 280, fig. 5) databile al primo quarto del Duecento, il cui repertorio ornamentale arcaizzante si mostra nelle iniziali abitate da intrecci fitomorfi su cui si arrampicano i leoni bianchi e rossi della tradizione del Channel Style della seconda metà del XII secolo24. Avvicinabile agli esiti della più illustre mi22 C. De hAmel, Glossed Books of the Bible and the Origins of the Paris Book Trade, Woodbridge, D.S. Brewer, 1984. 23 G. ABAte, G. luisetto, Codici e manoscritti della Biblioteca Antoniana, cit., II, pp. 721-722 (F. Avril); nello stesso volume id., Ms. 310 Leviticus glossatus, e Ms. 317 Liber Deuteronomii glossatus, entrambi nel vol. II, p. 722. Per quanto riguarda Magister Alexander, si vedano almeno id., À quand remontent les premiers ateliers d’enlumineurs laïcs à Paris?, «Les Dossiers de l’Archéologie», 16, 1976, pp. 36-44 e p. stirnemAnn, Alexander, Magister, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, I, Roma, Treccani, 1991, pp. 261-264. 24 Si veda w. CAhn, St. Albans and the Channel Style in England, in The Year 1200: A Symposium, Atti del convegno (New York, March 1970), introd. a cura di J. Hoffeld, New York, Metropolitan Museum of Art, 1975, pp. 187-230. 479 sabina zonno 1. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 16, Priscianus, De accentu: miniatore attivo a Parigi, frontespizio con il ritratto dell’autore, f. 1r. 2. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 144, Richardus de Mediavilla, Lectura super quatuor libros Sententiarum: miniatore attivo a Parigi, frontespizio con la Lectio magistralis, f. 1r. 480 cultura internazionale negli studia conventuali di padova 3. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 279, Actus apostolorum, Epistolae Canonicae, Apocalypsis glossati: miniatore attivo a Parigi, iniziale zoomorfa, f. 77v. 4. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 283, Matthaeus et Marcus glossati: Magister Alexander, L’evangelista Marco e i suoi simboli, f. 130v. 5. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 280, Libri Regum glossati: miniatore attivo a Parigi, iniziale con intrecci fitomorfi e zoomorfi, f. 1r. 481 sabina zonno niatura parigina degli anni venti del Duecento e specialmente allo stile del Salterio di re Luigi IX e Bianca di Castiglia (Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, ms. 1186) è invece il Libro di Isaia (ms. 314), miniato sempre a Parigi nel primo quarto del XIII secolo, nel quale si presenta un altro splendido capolettera figurato (f. 4r, fig. 6), nel cui campo interno è ritratto su fondo dorato il profeta, incoronato ed elegantemente vestito, che appare assorto nella scrittura. Diverse furono pertanto le botteghe parigine coinvolte in questo importante progetto. Ci si chiede se sia stato Uguccione stesso a commissionare l’opera e se quindi egli sia stato nella capitale tra il 1214 e il 1220, quando cioè non si registrano sue presenze a Padova25. Mancando tuttavia notizie certe a tal riguardo, non si può escludere nemmeno che egli possa aver ricevuto questo corpus da un illustre personaggio del mondo francese venuto a Padova. Certo è che, una volta entrati a fare parte della biblioteca del Santo, i volumi – e non solo quelli appartenenti alla serie di Uguccione – furono dotati di una nuova legatura e vennero aggiunte delle note di possesso, di mano trecentesca o anche quattrocentesca, che rendessero esplicita l’appartenenza dei libri alla comunità francescana. Viene ripetuta spesso una formula che recita: «Iste liber est de conventu Paduae Fratrum Minorum et in eodem conventu debet permanere. Si quis autem ipsum alienaverit anathema sit, et excomunicatus» (ms. 310, f. Iv)26. Queste note costituiscono una data ante quem per l’arrivo di questi manoscritti a Padova e dimostrano al contempo la volontà dei frati di indicare come propri questi manoscritti francesi. A proposito degli effetti sortiti dalla presenza di questo patrimonio transalpino sulla tradizione artistica locale, va rilevato che all’Antoniana sono conservati anche degli esemplari miniati padovani (mss. 252, 269) che copiano fedelmente l’impaginato e la scrittura gotica della Bibbia francese. Basti osservare il volume contenente i Salmi glossati (ms. 252, fig. 7), un esemplare padovano della seconda metà del Duecento che esibisce al principio del Salmo 1 un’iniziale B (Beatus vir) filigranata a penna di grandi dimensioni, le cui forme ricordano quelle della produzione parigina coeva specialmente per gli ornati bicolori nel corpo della lettera e i paraffi nell’intercolumnio, ai quali si accompagna, nel margine esterno, la figura di Davide musico, il cui seggio è sostenuto da un variopinto drago alato di ispirazione francese. Trattandosi proprio dei Salmi e dei Profeti Minori glossati, i libri che imitano a Padova i modi della miniatura d’oltralpe mi sembra possano essere stati concepiti per completare la serie parigina27. 25 26 P. MArAnGon, La «Quadriga» e i «Proverbi» di maestro Arsegino, cit., pp. 13-14. La medesima nota è presente, per esempio, anche nei mss. 245, 267, 269, 276, 279 e 289. 27 G. ABAte, G. luisetto, Codici e manoscritti della Biblioteca Antoniana, cit., I, p. 264; e nel secondo volume, f. Avril, Ms. 297, II, p. 722 (F. Avril). A tale proposito, si ricordi anche il manoscritto di Firenze (Laurenziana, Plut. III. dex. 9) proveniente dal convento di Santa Croce, per il quale servirono da modello proprio i Vangeli di Matteo e Marco della Pontificia Biblioteca Antoniana (ms. 283) in p. stirnemAnn, Alexander, Magister, cit., p. 264. 482 cultura internazionale negli studia conventuali di padova Il risultato dell’influenza della cultura francese non rimane, tra l’altro, circoscritto al nucleo della Bibbia, ma si può notare anche in altri codici come per esempio nella Miscellanea (ms. 165) distinta da due sezioni schiettamente parigine del primo quarto del Trecento per scrittura e ornati (f. 1r, fig. 8; f. 77r, fig. 9) e da due sezioni italiane (ff. 55r, 185r) di cui la prima può essere ricondotta all’area bolognese mentre la seconda pare legata alla produzione centro-italiana. Tornando ai lasciti e alle donazioni che arricchirono notevolmente la collezione libraria del Santo, si vogliono ricordare per il Trecento i libri appartenuti al famoso teologo e oratore fra Ludovico dal Fiume (doc. 1352-1364), il primo maestro a noi noto dello studium padovano del Santo28. Nel 1356 Ludovico dal Fiume era padre guardiano nel convento antoniano e cinque anni dopo fu nominato ministro provinciale29. È conosciuto per il suo titolo di «doctor Parisius», quale compare per esempio in una nota di possesso aggiunta al Milleloquium sancti Augustini di Bartolomeo da Urbino (ms. 71, fig. 10), che è uno degli esemplari da lui lasciati al convento30. Si pensa tuttavia che egli possa aver frequentato a Parigi solo i corsi di baccellierato prima di divenire lettore a Verona nel 135231, e proprio dalla capitale francese egli potrebbe avere riportato a Padova la copia del Milleloquium. Trattasi di un manoscritto parigino databile tra gli anni quaranta e cinquanta del XIV secolo che, specialmente per l’ispirazione al maestro Jean Pucelle, mi sembra avvicinabile a un Breviario miniato a Parigi nel secondo quarto del Trecento oggi a Los Angeles (J. Paul Getty Museum, ms. Ludwig IX 2). Si ricordino inoltre i libri di Ildebrandino Conti (1319-1352), vescovo padovano dal 1319 e canonico di Sens, St. Omer, Tours e Avignone dal 131032. Tra i cinque codici da lui donati al convento33 vi è un manoscritto confezionato verosimilmente nel sud della Francia nel quale compaiono varie postille scritte di suo pugno tra il 1326 e il 1348, quando egli si trovava prima ad Avignone e poi a Padova34. Il codice (ms. 117), pubblicato in questo volume da Federica Toniolo, contiene le lettere di sant’Agostino, san 28 Si faccia riferimento a E. FONTAnA, Frati, libri e insegnamento nella provincia minoritica di S. Antonio (secoli XIII-XIV), prefazione di N. Bériou, Padova, Associazione Centro Studi Antoniani, 2012 (Centro Studi Antoniani, 50). 29 B. Bordin, Profilo storico-spirituale della comunità del Santo, in Storia e cultura al Santo, cit., pp. 15-115: 106. 30 La nota di possesso, scritta su un frammento pergamenaceo incollato all’interno del piatto anteriore, sembra tuttavia essere posteriore alla morte di Ludovico dal Fiume. Gli altri esemplari a lui appartenuti e oggi alla Pontificia Biblioteca Antoniana sono i mss. 174, 177 e 273. 31 e. fontAnA, Formazione biblica e culturale dei «lectores» dell’ordine francescano: ricerche nell’ambito della provincia della Marca Trevigiana (secoli XIII-XIV), tesi di dottorato, Università degli Studi di Padova, Scuola di dottorato in Scienze Storiche, XX ciclo, supervisore D. Gallo, pp. 216-217. 32 G. kohl, s.v. Conti (de Comite, de Comitibus), Ildebrandino, in Dizionario biografico degli italiani, 28, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1983, pp. 438-440. 33 Si tratta dei mss. 113, 117, 320, 328 e 336. 34 m.C. BillAnoviCh, Il vescovo Ildebrandino Conti e il «De Civitate Dei» della Biblioteca Universitaria di Padova. Nuova attribuzione, «Studi petrarcheschi», n.s., 11, 1994, pp. 99-127. 483 sabina zonno 6. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 314, Isaias glossatus: miniatore attivo a Parigi, Profeta Isaia, f. 4r. 7. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 252, Liber Psalmorum glossatus: miniatore attivo a Padova, iniziale filigranata e Davide musico con drôlerie, f. 1v. 484 cultura internazionale negli studia conventuali di padova 8. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 165, Opuscula quaedam miscellanea: miniatore attivo a Parigi, iniziale abitata da intreccio fitomorfo e zoomorfo, f. 1r. 9. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 165, Opuscula quaedam miscellanea: miniatore attivo a Parigi, iniziale zoomorfa, f. 77r. 485 sabina zonno Girolamo e altri autori e include l’atto di donazione datato 16 settembre 1352 (fol. 218v). Sebbene l’unica iniziale miniata sul frontespizio sembri essere opera parigina del primo quarto del Trecento, il testo è vergato da una mano italiana o comunque imitante la bononiensis italiana e questo fa pensare che l’esemplare in questione sia stato probabilmente eseguito nella Francia meridionale in uno di quegli ateliers che videro collaborare scriba e miniatori francesi e italiani35. Del resto sappiamo che il presule fece numerosi viaggi in Europa e fu ripetutamente ad Avignone tra il 1310 e il 1332 e ancora tra il 1333 e il 1339, pur rientrando spesso a Padova36. Si può supporre pertanto che durante una delle permanenze avignonesi egli abbia potuto commissionare o acquistare questo libro, se non si vuole pensare altresì che lo abbia potuto ricevere da uno degli illustri personaggi del mondo transalpino con i quali fu in contatto. Basti pensare, per esempio, al cardinale e legato papale Gui de Boulogne che Ildebrandino accompagnò in Ungheria e a Roma in occasione del Giubileo del 1350 e che, nello stesso anno, presenziò alla solenne traslazione del corpo di sant’Antonio37. Appare significativo inoltre che tra i familiares di Ildebrandino vi sia Giovanni di Pedone da Valmontone, canonico di Sens dal 1327 al 1333 e vicario generale del vescovo dal 1333 al 133838, il quale è ricordato negli inventari della Biblioteca Capitolare come colui che donò alla cattedrale il celebre Messale francescano parigino in tre volumi appartenuto al cardinale Jean Cholet, di cui oggi ci rimangono solo due codici (Padova, Biblioteca Capitolare, mss. D34, C47)39. Questa sembra costituire un’ulteriore prova dell’interesse mostrato nei confronti dei manoscritti d’oltralpe dai più illustri rappresentanti del clero patavino che viaggiarono in Europa. Passiamo ora alla raccolta libraria dei frati agostiniani degli Eremitani nel convento dei Santi Filippo e Giacomo che, come si diceva, fu un altro centro assai prestigioso della cultura padovana e internazionale in epoca medievale. Gli studi di recente promossi da Federica Toniolo hanno riportato l’attenzione della comunità scientifica su questa biblioteca e sulla sua storia, decisamente più sfortunata rispetto a quella del Santo, perché drammaticamente segnata prima dalle soppressioni napoleoniche e del Regno d’Italia e poi dal bombardamento che nel 1944 danneggiò sia la chiesa sia il convento durante la Seconda Guerra mondiale. Si ricordi che fu in seguito alle soppressioni degli ordini e delle corporazioni religiose del 1806 che 35 Si veda F. MAnzAri, La miniatura ad Avignone al tempo dei papi (1310-1410), con una prefazione di F. Avril, Modena, Panini, 2006. 36 B.G. kohl, Conti (de Comite, de Comitibus), Ildebrandino, cit., pp. 438-440. 37 p. JuGie, La légation en Hongrie et en Italie du cardinal Gui de Boulogne (1348-1350), «Il Santo», 2, 1989, pp. 29-69. 38 p. sAmBin, La familia di un vescovo italiano del ’300, «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», 4, 1950, pp. 237-247: 240. 39 s. zonno, Ms. D34 Messale francescano, in I manoscritti miniati della Biblioteca Capitolare di Padova, cit., I, pp. 110-117, cat. 17; nello stesso volume eAd., Ms. C47 Epistolario, I, pp. 117-120, cat. 18. 486 cultura internazionale negli studia conventuali di padova i libri degli Eremitani confluirono in parte nelle raccolte della Biblioteca Universitaria e alla Biblioteca Civica di Padova40. La nascita dell’ordine agostiniano degli Eremitani di Padova viene ricondotta al 1256, quando papa Alessandro VI sanzionò la magna unio, ma i frati, già dalla prima metà del XIII secolo, dovevano officiare nella zona dell’Arena romana ove sorsero la chiesa intitolata ai santi Filippo e Giacomo e il convento41. Per quanto riguarda lo studium, alcuni documenti sembrano suggerire che già nel 1281 fossero presenti in città dei lettori eremitani42, tuttavia è nel 1287 che venne stabilito ufficialmente che fossero almeno quattro gli studia generali in Italia: Padova era uno di questi, insieme a Bologna, Napoli e alla curia romana43. È quindi verosimile che a questa data vi fosse già una biblioteca particolarmente ricca nel convento degli Eremitani. Purtroppo però, a differenza del Santo, non si hanno inventari antichi che possano rivelare la consistenza della raccolta. Alcune importanti informazioni si ricavano dal Libellus de magnificis ornamentis regie civitatis Padue di Michele Savonarola, degli anni quaranta del Quattrocento44, e dal catalogo di Tomasini del 163945. Nel primo la biblioteca è descritta come un luogo ampio e finestrato ove erano disponibili quattrocento volumi esposti negli scaffali e suddivisi per tipologia46. Compaiono testi teologici, filosofici, commenti alla Bibbia, raccolte di sermoni, il cui studio sarebbe tornato utile, anche in questo caso, ai fini della formazione e della predicazione47. Di questa collezione fanno parte almeno diciotto volumi provenienti dalla Francia: diciassette sono stati rintracciati alla Biblioteca Universitaria mentre alla Biblioteca Civica se ne è trovato solamente uno. Come si è potuto capire dalle ricerche che hanno preceduto la mostra “Splendore della Regola”, il passaggio di questi esemplari francesi nella biblioteca del convento eremitano è confermata dalla legatura sei-settecentesca in cartoncino bianco con un rinforzo ottocentesco in carta zigrinata 40 Per la storia della biblioteca si faccia riferimento a F. TONIOLO, Frati, maestri e libri miniati a Padova tra XIII e XV secolo. La biblioteca dei frati agostiniani del convento degli Eremitani, in Medioevo: i committenti, Atti del convegno (Parma, 21-26 settembre 2010), a cura di A.C. Quintavalle, Milano, Electa, 2011, pp. 578-599: 578, e al catalogo Splendore nella Regola, cit. 41 Si veda almeno A. riGon, Ricerche sull’Eremitismo nel padovano durante il XIII secolo, in Esperienze religiose e opere assistenziali nei secoli XII e XIII, a cura di G. Merlo, Torino, Il Segnalibro, 1987, pp. 123-162. 42 A. pierri, Il convento degli Eremitani a Padova nel Duecento (1242-1300). Con appendice di documenti e di regesti fino al 1325, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1975, relatore P. Sambin, pp. 69-70. 43 E. esteBAn, Antiquiores quae extant. Definitiones capitulorum generalium Ordinis, «Analecta Augustiniana», 2, 1907-1908, pp. 274-277: 275. 44 Libellus de magnificis ornamentis Regie Civitatis Padue Michaelis Savonarole, a cura di A. Segarizzi, in l.A. murAtori, Rerum italicarum scriptores, XXIV/XXV, Città di Castello, 1902. 45 G.f. tomAsini, Bibliothecae Patavinae manuscriptae publicae et privatae quibus diversi scriptores hactenus incogniti recenserunt, ac illustrantur, Utini, Typis N. Schiratti, 1639. 46 Per una più dettagliata descrizione della biblioteca si rimanda al saggio di Federica Toniolo in questo volume. 47 l. GArGAn, Libri di Teologi agostiniani a Padova nel Trecento, «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 6, 1973, pp. 7-11: 7. 487 sabina zonno 10. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 71, Bartholomaeus de Urbino, Milleloquium sancti Augustini: miniatore attivo a Parigi, frontespizio con santo vescovo, (sant’Agostino?). 11. Padova, Biblioteca Civica, ms. CM 163, Magister Guillelmus Altissiodorensis, Summa aurea super quatuor libros Sententiarum: miniatore attivo a Parigi, iniziale zoomorfa abitata da un intreccio zoomorfo e fitomorfo, f. 27r. 488 cultura internazionale negli studia conventuali di padova che ancora distingue molti libri, dal riconoscimento dei codici menzionati nel catalogo di Tomasini48 e dalle note di mano di Evangelista Noni49. Secondo le recenti ricostruzioni, la Biblioteca degli Eremitani doveva essere situata al primo piano nell’ala settentrionale del chiostro ed era rivolta verso l’orto, come sembra suggerire del resto anche la Summa aurea super IV libros Sententiarum di Guglielmo d’Auxerre (Padova, Biblioteca Civica, ms. CM 163), un codice parigino databile al secondo quarto del Duecento50. Al foglio 104r compare una significativa nota di mano quattrocentesca che recita: «In septimo bancho versus ortum», la quale si ritrova simile in un altro manoscritto francese contenente le Derivationes magnae di Uguccione da Pisa e oggi alla Biblioteca Universitaria (ms. 669)51, di cui si parlerà in seguito. Il manoscritto della Civica include un’unica iniziale figurata al principio del primo libro (f. 1r), pubblicata da Federica Toniolo. È invece all’inizio della seconda parte che si trova l’altra squisita lettera abitata nel campo interno da un intreccio zoomorfo e terminante con una fantasiosa drôlerie (f. 27r, fig. 11). Lo stile di entrambe mi sembra confrontabile con quello del Messale oggi a Parigi (Bibliothèque nationale de France, Lat. 824), ascritto da Branner all’atelier della Vie de Saint Denis che fu attivo a Parigi tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Duecento52. Per quanto riguarda l’arrivo di esemplari parigini nello studium degli Eremitani, va ricordato che nelle Costituzioni di Ratisbona del 1290 non solo viene detto che ogni provincia doveva mandare nella capitale francese un frate studente, ma si chiarisce anche che nel momento in cui i lettori agostiniani si trovavano a Parigi, essi potevano ricevere dalla provincia di provenienza del denaro per acquistare i libri necessari, prevedendo naturalmente che questi, alla morte del frate, tornassero a essere proprietà della provincia stessa53. Tra gli illustri eremitani che furono nella capitale francese vi è ad esempio il celebre filosofo e teologo Egidio Romano, che a Parigi andò per terminare il suo baccellierato nel 1281 e diventare nel 1284 il primo professore agostiniano nella sede parigina54. Per il Trecento si pensi 48 G.F. TOMAsini, Bibliothecae Patavinae, cit. Il frate fu cancellario, priore e depositario del convento degli Eremitani tra la fine del Seicento e gli inzi del Settecento (l. prosdoCimi, Sulle tracce di antichi inventari e note manoscritte. Codici da librerie claustrali nella Biblioteca Universitaria di Padova, in Splendore della regola, cit., pp. 53-70). 50 Che si tratti di un libro della Biblioteca degli Eremitani ci viene confermato dalla presenza sulla prima carta della nota di mano di Evangelista Noni. Si veda A. donello, C.M. 163, in I manoscritti medievali di Padova e Provincia, a cura di L. Granata, A. Donello, G.M. Florio, A. Mazzon, A. Tomiello, F. Toniolo, Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2002 (Biblioteche e Archivi, 9; Manoscritti Medievali del Veneto, 2), p. 43, cat. 70. 51 In questo caso la nota recita: «prima bancha versus ortum» (f. 273v). 52 r. BrAnner, Manuscript Painting in Paris During the Reign of Saint Louis. A Study of Styles, Berkeley - Los Angeles - London, University of California Press, 1977, pp. 87-93, 225. 53 f. Andrews, The Other Friars: The Carmelite, Augustinian, Sack and Pied Friars in the Middle Ages, Woodbridge, Boydell, 2006, pp. 148-158. 54 u. mAriAni, I maestri agostiniani dell’Università di Parigi negli anni dell’insegnamento di Marsilio da Padova. Studi raccolti nel VI centenario della morte, a cura di A. Checchini e N. Nobbio, Padova, Cedam, 1942, pp. 193-205. 49 489 sabina zonno invece a Bonaventura Badoer, che fu uno dei più stimati predicatori del suo tempo e si addottorò a Parigi non prima del 136355. Alcuni dei manoscritti nella raccolta degli Eremitani potrebbero essere pertanto stati commissionati o acquistati a Parigi e giunti a Padova tramite i frati studenti trasferitisi in Francia o arrivati in Veneto per ragioni di studio. Nella raccolta vi sono però anche dei volumi confezionati in altri centri francesi. Questo è il caso delle Derivationes di Uguccione da Pisa (Biblioteca Universitaria, ms. 669) nominate poco sopra. Si tratta di un dizionario del lessico latino che ebbe grande fortuna in epoca medievale, opera del canonista e lessicografo Uguccione da Pisa (ca 1130-1210)56. Particolarmente interessante è l’iconografia delle ventidue iniziali figurate che segnano il susseguirsi dei lemmi nella copia alla Biblioteca Universitaria. Nel campo interno della lettera F al principio della definizione del verbo Facio (f. 90v, fig. 12), ad esempio, è ritratto un contadino occupato nell’attività della semina. Il verbo facere, inteso come creare ex nihilo, già agli inizi del Duecento significava anche «produrre un effetto con le mani»57 e in tal senso si può spiegare probabilmente questa scena agricola. Nel capolettera H (f. 120v), invece, la definizione del verbo habeo, che sta per «reggere, sostenere» ma anche per «possedere»58, viene tradotta visivamente dalla figura di un uomo che tiene in mano una coppa e un vaso in oro. Iconograficamente e stilisticamente questo esemplare risulta essere frutto della cultura parigina degli anni quaranta del Duecento, ma la scrittura mostra al contrario un carattere meridionale. Questo ha fatto pensare che il manoscritto sia collegabile a una serie assai problematica di codici variamente ricondotti a Tolosa, Montpellier e Orléans sui quali ancora la critica discute. Come si è potuto capire insieme a François Avril, che ringrazio per il significativo contributo dato alla ricerca, il colophon del manoscritto dell’Universitaria (f. 270v) costituisce un elemento chiave in tale contesto. Esso dichiara infatti che il testo fu corretto a Orléans, vivace centro di studi che raggiunse il suo apogeo tra la metà del Duecento e gli inizi del Trecento quando venne riconosciuto ufficialmente quale sede dello studium generale59. Questo esempla- 55 G. CrACCo, s.v. Badoer, Bonaventura, in Dizionario biografico degli italiani, 5, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1963, pp. 103-106. 56 G. sChizzerotto, Uguccione (Uguiccione) da Pisa, in Enciclopedia Dantesca, 5, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1976, pp. 800-802. 57 Il nuovo etimologico. DELI Dizionario etimologico della Lingua italiana, a cura di M. Cortelazzo e M.A. Cortelazzo, Bologna, Zanichelli, 1999, p. 561. 58 Ivi, p. 155. 59 Actes du congrès sur l’ancienne Université d’Orléans (XIIIe-XVIIIe siècles), Recueil des conférences (Orléans 6-7 mai 1961), édité avec le concours du Conseil général du Loiret, Orléans, Conseil général du Loiret, 1962. 490 cultura internazionale negli studia conventuali di padova 12. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 669, Ugutio Pisanus, Derivationes magnae: miniatore attivo a Orléans, Contadino impegnato nella semina, f. 90v. 13. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 679, Aristoteles, Ethica Nichomachea: miniatore attivo a Parigi, iniziale abitata da un intreccio zoomorfo, f. 13v. 491 sabina zonno 14. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 654, Franciscus de Abbatibus, Postilla super Evangelia, Sermones quadragesimales: miniatore attivo a Parigi, frontespizio con scena di caccia nel bas-de-page, f. 1r. 15. Padova, Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 413, Philippus de Montecalerio, Postilla super Evangelia quadragesimalia: miniatore attivo a Parigi, frontespizio con scena di caccia nel margine inferiore, f. 1r. 492 cultura internazionale negli studia conventuali di padova re rende dunque possibile una rilettura di tale corpus di provenienza incerta per individuare per lo meno gli esemplari riconducibili a Orléans60. Nel corso del Trecento e del Quattrocento lo studium degli Eremitani fu un importante centro dell’aristotelismo e dell’averroismo. Questo va tenuto presente quando si esamina un manoscritto contenente l’Ethica Nichomachea di Aristotele (ms. 679). Che sia stato concepito sin dall’origine come un libro di studio è dimostrato dagli ampi margini previsti e come tale venne inteso anche nel contesto eremitano, visto il cospicuo numero di note marginali e interlineari di mano italiana, quali si vedono per esempio al f. 13v (fig. 13) accanto a una delle due superbe iniziali con intreccio zoomorfo presenti nel codice. L’analisi paleografica di tali aggiunte ha permesso di capire che il manoscritto doveva essere già a Padova nel Trecento e si presume pertanto che queste possano essere le annotazioni degli stessi studenti eremitani. In occasione della mostra “Splendore della Regola”, grazie alla collaborazione con Alison Stones, si è potuto inoltre riconoscere che questo esemplare fu miniato da un artista di educazione meridionale ma aggiornato sul linguaggio parigino di fine Duecento e forse attivo proprio a Parigi dove il codice sembra essere stato esemplato61. Un ultimo interessante caso su cui desidero soffermarmi è quello della Postilla sui Vangeli e i Sermoni quadragesimali di Francesco degli Abbati (Biblioteca Universitaria, ms. 654), un codice parigino degli anni quaranta-cinquanta del Trecento, se non di poco più tardo. Il frontespizio (f. 1r, fig. 14) è incorniciato sui tre lati da un’asta blu, rosa e dorata e ornata da fogliette a tre punte che si chiude nel margine superiore sinistro con un variopinto drago alato. Nel bas-de-page è raffigurata una scena di caccia con un levriero che insegue una lepre in un paesaggio verdeggiante. Del tutto inedito è il confronto che si propone con un manoscritto appartenuto alla biblioteca del Santo (Pontificia Biblioteca Antoniana, ms. 413, fig. 15) contenente la Postilla sui Vangeli quadragesimali di Filippo di Montecalerio dell’ordine dei frati minori in Piemonte62. Ambedue gli esemplari, distinti tra l’altro da contenuti testuali affini, dovettero uscire dalla medesima bottega parigina negli stessi anni, come suggeriscono la somiglianza della scrittura, le iniziali filigranate e l’ornato nei due frontespizi che, pur non essendo perfettamente identici, appaiono molto simili, e le variazioni nell’impaginato, negli elementi decorativi e nei temi iconografici risultano davvero minime. Rispetto al codice dell’Antoniana, che presenta vari spazi 60 Il professor Avril mi segnala inoltre la presenza, nel ricco fondo della Biblioteca Apostolica Vaticana, di un secondo esemplare di Uguccio datato 1259 che contiene anch’esso un riferimento ad una correzione avvenuta ad Orléans del tutto simile a quella presente nel codice di Padova. Ci si riserva pertanto, in una prossima pubblicazione, di approfondire la questione prendendo in esame i due esemplari nel contesto della produzione miniata di Orléans in quel torno d’anni. 61 S. ZONNO, Ms. 679 Aristotele, Ethica Nicomachea, in Splendore della Regola, cit., pp. 111-114, cat. 11. 62 G. ABAte, G. luisetto, Codici e manoscritti della Biblioteca Antoniana, cit. p. 721, ms. 413 (F. Avril). 493 sabina zonno vuoti, quello dell’Universitaria risulta finito ed è caratterizzato dalla presenza di un maggior numero di annotazioni, aggiunte nei margini, frutto dello studio attento dei frati degli Eremitani. Tutti questi libri di origine francese attualmente conservati a Padova costituiscono la prova della circolazione in Europa del sapere medievale. Attraverso le loro pagine vediamo come la comune conoscenza della lingua latina abbia reso possibile nel Medioevo la diffusione della cultura a livello internazionale e allo stesso tempo abbia permesso la costruzione di una fitta rete di relazioni che si estendeva nel continente. Questi volumi ci parlano degli interessi culturali dei frati studenti, dei loro viaggi, della loro permanenza all’estero e dei loro studi e allo stesso tempo ci mostrano il carattere cosmopolita delle comunità che li accolsero. Ci permettono quindi di ripercorrere i loro passi e di essere a Parigi, a Orléans e ad Avignone per poi tornare a Padova a osservare gli influssi sulla cultura locale di questa presenza straniera. Essi ci mostrano, in sintesi, tutta la ricchezza di una civiltà aperta all’internazionalità. 494