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Cultura e catechesi: un rapporto naturale ■ L u c ia n o M e d d i* La catechesi h a fatto sua l ’ansia evangelizzatrice di P aolo V I esp ressa nel grido di allarm e sulla divaricazione tra Fede e C ultura (EN 20). Si può affer­ m are, anzi, che la catechesi ha intuito e vissuto in prim a persona, anche prim a del docum ento pontificio, questo dram m a. Qual è l ’apporto specifico della ca­ techesi al tem a della inculturazione? N ella catechesi registriam o sicuram ente un im pegno per l’inculturazione del m essaggio della fede, basti pensare a tutto il fenom eno della cosiddetta catechesi antropologica ed esperienziale. Tuttavia ritengo che l ’apporto suo specifico sia da ricercare più nel tentativo di entrare in com unicazione profonda con la struttura vitale della persona, con il suo m o­ do di vivere e di svilupparsi. D al suo punto di v ista la catech esi utilizza due term ini paralleli che sono: integrazione e interiorizzazione. D ue term ini che, oltre che nel recente D irettorio G enerale della C atechesi del 1997, sono entrati anche nel linguaggio teologico-pastorale diffuso. In verità è facile vedere in questa riflessione della catechesi u n ’attenzione «pastorale» ed «educativa» al tem a d ella com unicazione della fede a «partire d all’altro» ovvero dando ragione della m etodologia di sviluppo che l’altro pos­ siede; potrem m o dire: tentando di incarnarsi nella realtà del destinatario fino a renderlo protagonista del suo cam m ino. In questa riflessione offro una sintesi delle posizioni teologiche riferite al tem a della inculturazione attraverso l ’uso dei term ini inutilizzati; successiva­ m ente una presa di posizione su una possibile teologia della inculturazione, per m ostrare infine com e la catechesi ha contribuito e può contribuire alla realizza­ zione di tale com pito nel nostro tem po. 1. Pluralità di termini Se è vero che la riflessione sulla teologia della inculturazione è recente nel­ la chiesa e che di fatto è esplosa solo nel dopo C oncilio in occasione dei Sino* Preside dell’istituto Superiore di Catechesi e Spiritualità Missionaria nella Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana di Roma, Presidente d ell’ AlCa. di sulla Evangelizzazione (1974) e la Catechesi nel nostro tempo (1977), è ve­ ro anche che il rapporto tra Cultura/e e Vangelo è stato un problema sempre presente nella vita ecclesiale. Basta ricordare gli studi recenti su tale tema in ri­ ferimento allo sviluppo del testo biblico,1 sulla questione d ell’ellenizzazione1 della fede. La chiesa si trovò nella necessità di dire in modo plurale la propria fede durante la «grande partenza missionaria» diversamente realizzata in Asia e in America Latina3 e nel grande dibattito nel contesto della modernità.4 Tuttavia il «progresso del pensiero» prende corpo a partire dalla necessità di un dialogo tra cattolicesim o e civiltà moderna solo alla fine del XIX secolo.5 La riflessione della chiesa del XX secolo, fino alle porte del Concilio, si apre con la rivendicazione del primato del ruolo magisteriale della chiesa nella defi­ nizione della nozione di «civiltà» e si conclude con l ’affermazione della neces­ sità di dialogo e di collaborazione. A chi dichiarava superata la visione sociale della chiesa e del Vangelo per optare verso una costruzione della società in for1 P e n n a R., Vangelo e incutrurazione. Srudi sul rapporto ira rivelazione e cultura nel Nuovo Te­ stam ento, San Paolo, C inisello Balsamo, 2001; Bibbia, Filosofia, cultura, in «Euntes D ocele» 52 (1999) 1-2; C a s t e l l o G., Inculturazione e studio della bibbio, in S a r n a t a r o C . (cd.), La terra e il se­ me. Inculturazione ed erm eneutica della fed e, D’Auria Editore, Napoli. 1998, 39-52; D e i a n a G.. Bib­ bia e culture, in «Euntes Docete» 51 (1998) 1. 47-60; F a b r i s R., Bibbia e culture: storia d ell'erm e­ neutica, in «Ricerche Storico Bibliche» 10 (1998), 5-25; S c ip p a V ., L'antico testam ento e le culture del tempo, in Samatara 1998,53-96. ! S t o c k m e i e r P, Ellenismo e cristianesimo, in R a h n e r K. (ed.), Sacramentum Mundi. Morcellia­ na. Brescia. 1975, 3, coll. 429-442; H O n e r m a n n R. Evangelizacirìn y cultura en la historia de la Igle­ sia, in A a . V v . 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Commento all'Esortazione A postoli­ ca «C atechesi Tradendae» d i G iovanni Paolo II, a cura di C . Bonivento, EMI, Bologna. 1980, 700717; C o m b y J„ Duemila anni di evangelizzazione. Storia dell'espansione cristiana, SEI. Torino. 1994, c. 4; M o R IN A., Memoria de la inculturación de la fe en la Catcquesis de América Latina, in CONSEJO EPISCOPAL LATINOAMERICANO - DEPARTAMENTO DE CATEQUESIS. Hacia una catequesis inculi lirada. M e­ m orias de la II Sem ana Latinoam ericana de C atequesis. Decat-Celam. Bogotá, 1995, 157-194; D e F i o r e G.. Strategie di evangelizzazione nell'oriente asiatico tra Cinquecento e Settecento, in M a r t i ­ n a G - D o v e r e U., Il cam m ino dell'evangelizzazione. Problem i storiografici. Il Mulino. Bologna. 2001.97-162. ‘ P a l a z z i n i P . L'opera svolta dalla S. Congregazione p er il Clero nel campo catechistico, in S a ­ c r a c o n g r e g a z i o n e p e r i l c l e r o . A tti del II Congresso Catechistico Internazionale di Roma. 20-25 settembre 1971, Studium. Roma, 1 9 7 2 , 1 8 7 - 2 1 2 ; V a l a d i e r P. La chiesa chiamata in giudizio. Catto­ licesimo e società moderna. Querimana. Brescia, 1 9 8 9 ; A a .V v .. La predicazione in Italia dopo il Con­ cilio di Trento tra cinquecento e settecento. A tti del X convegno di Studio dell'Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa, EDR, Roma. 1 9 9 6 ; DOTOLO C „ La teologia fondam entale d a ­ vanti alle sfide del *pensiero debole» d i G. Vattimo, LAS, Roma, 1 9 9 9 , 4 3 - 1 5 8 ; B o s c h D .J ., La tra­ sformazione della missione. M utamenti di paradigma in missiologia, Queriniana, Brescia, 2 0 0 0 , c. 10. ’ C a r r i e r H.. Vangelo e culture da Leone X III a Giovanni Paolo II. C i t t à Nuova. Roma, 1990. ^ 5 2 e* ma autonoma o oppositiva alla fede, la chiesa contrappone la sua «preoccupa­ zione».6 Si riafferma infatti l'intuizione che la civiltà non è possibile costruirla con la sola autonomia umana perché essa deve essere fondata sui valori peren­ ni che si possono ritrovare solo n ell’analisi della natura umana. Tuttavia la chiesa non è l ’unica depositaria di tale analisi e il suo m essaggio non si esauri­ sce con essa, ma è consapevole che il Vangelo si radica in essa e la esprime in modo vincente. Progressivamente si affina anche il contenuto del rapporto tra cristianità e civiltà: dalle norme morali, ai valori, alla difesa della dignità uma­ na. Non un restringimento ma una priorizzazione. Realizzazione umana, auto­ nomia culturale del nostro tempo, pluralismo, dialogo, fondazione etica, rap­ porto natura-cultura, sono temi che ritroveremo nella riflessione ecclesiale post­ conciliare. Una volta accettata la prospettiva del dialogo con la civiltà/cultura contem ­ poranea l'evoluzione fu rapida.7 Un passaggio fondamentale fu l’acquisizione della teologia d ell’aggiornam ento. Papa Giovanni XXIII nel suo discorso di apertura al Concilio 1’ 11 ottobre 1962 (cf EV I, 54-55) affermava che compito della chiesa è conservare fedelmente il deposito della fede ma che nel contem ­ po «è necessario che questa dottrina certa e immutabile, che deve essere fedel­ mente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esi­ genze del nostro tempo». C om e configurare questa nuova relazione tra le espressioni culturali e il Vangelo (cf GS 48-53)? In quegli anni si diffuse in primo luogo il termine adat­ tamento. Gli autori segnalano che il termine nacque in ambiente missionario soprattutto per esprimere la coscienza dei limiti della evangelizzazione con­ temporanea e dei suoi fallimenti in modo particolare in Africa e Asia. Il conci­ lio (AG 16, 22, 25, 26; LG 13, 17; GS 44. 58. 62; GE 1; OT 1; SC 37-40. 59, 82; AA 19. 29; NA 2) consacrò questa idea che fu sostenuta anche dai pontefi­ 1 Questa posizione della chiesa si esprime progressivamente con toni sempre meno polemici verso la «modernità» (civiltà moderna contrapposta a quella religiosa). Tanto che le singole posizioni si fa­ ranno sempre più definite col passare degli anni. ' C o n g a r Y .M ., Christianisme cornine fo i et cornine culture, in A a . V v , , Evangelizzazione e cultu­ re. A tti del congresso internazionale scientifico d i missiologia. Roma, 5-J2 ottobre 1975. Urbaniana University Press, Roma, 1976, 83-103; D h a v a m o n y M., Problematica dell'inculturazione del vangelo oggi, in A a . V v . (C olegio Máximo de San José - Facultad de Teología - Universidad del Salvador), 1988,107-126; A z e v e d o M. de C., ¡nculturazione. I. La problematica, in L a t o u r e l l e R - F i s i c h e l l a R. (edd.). Dizionario di Teologia Fondamentale, Cittadella. Assisi, 1990, 576-587; N e c k e b r o u c k V., La terza chiesa e il problema della cultura, EP, Cinisello Balsamo. 1990; F in i M.. Evangelizzazione e ¡nculturazione, in S t u d i o t e o l o g i c o a c c a d e m i c o b o l o g n e s e . Teologia ed evangelizzazione, a cura di E. Manicardi. EDB, Bologna, 1993; G e v a e r t J.. Catechesi e cultura contemporanea, Elledici, Torino. 1993, 15-48; A s c e n z i A.. Saggio di bibliografia scelta, in F i o r i n i G . (ed.), /nculturazione, Dim ensio­ ni e linguaggi di incarnazione. Istituto Filosofico-Teologico Interprovinciale dei Frati Minori Cap­ puccini, Viterbo, 1996, 231-247; C r o l l i u s A.R,, ¡nculturazione, in K a r o t e m p r e l S . (ed.), Seguire C risto nella m issione. M anuale d i m issiologia. S a n Paolo. C inisello Balsamo, 1996, 125-136; A n t h o n y F .-V ., Ecclesial praxis o f inculturation. Towards an Empirical-theological Theory o f Inculturizing Praxis, L A S , Roma. 1997; B o s c h D.J., La trasformazione della missione. M utamenti d i p a ­ radigma in missiologia, Queriniana. Brescia, 2000, c. 12. 53 E- ci dell’epoca. Anche il Documento base ne riflette l’idea (cf DB 76, in cui cita GS 44 e AG 22). Il termine venne successivam ente rifiutato per il fatto che sembrava esprimere maggiormente la dim ensione esterna del rapporto senza incidere in profondità. In modo particolare veniva «contestato» il suo uso par­ ziale nella liturgia, l'om iletica, l’arte religiosa e la pastorale in genere. Per questo si preferì per alcuni anni (tra il 1970 e il 1975) la parola incarna­ zione. La proposta term inologica veniva soprattutto dai teologi africani che con questo termine volevano sottolineare il bisogno di una nuova creatività teo­ logica. Di fatto il termine non ebbe molto influsso nel nostro contesto. Per meglio esprimere il com plesso rapporto che la teologia voleva instaura­ re con le culture si usò per un certo tempo il termine acculturazione con il qua­ le si vuole sottolineare proprio il passaggio «in profondità» da un sistema di pensiero ad un altro. Ma il termine fu presto abbandonato perché (cf N eckebrouck 1990, 20-21) esprimeva troppo la dipendenza sociologica e antropolo­ gica delle culture egemoni con quelle subalterne. Lo stesso pericolo di egocen­ trismo culturale segnalava Dhavamony (1988, 114). Tuttavia per certi versi il termine ha un aspetto positivo perché m eglio sottolinea la com plessa recipro­ cità dei due elementi in gioco. In modo particolare va segnalato l’uso che ne ha fatto un maestro della questione: P. Rossano“ e non credo senza una qualche ra­ gione. Troviamo lo stesso termine ancora nei documenti successivi: il M essag­ gio al popolo di Dio del Sinodo sulla catechesi del 1977 lo usa ai nn. 5* e 10; e 10 stesso CT 53 segnala l’incertezza del termine. Una critica ulteriore al termine «incarnazione» venne mossa da chi sostene­ va che non metteva bene in luce la pluralità e la complessità del termine cultu­ ra che m eglio va intesa com e «culture». Soprattutto non fa emergere chiara­ mente che il rapporto va stabilito tra Vangelo e Culture realmente e attualmen­ te presenti e perseguite dalla gente. Proprio per questo nell'attuale momento della ricerca linguistica si preferisce il termine contestu alizzazion e. Q uesto mette meglio in evidenza che si tratta proprio di creare nuovi contesti (culture) al m essaggio e alla vita cristiana."1 Tuttavia il termine che si è ufficialmente imposto è il termine inculturazio­ ne. Tralasciando il dibattito se il primo documento in cui appare sia il M essag­ gio al popolo di D io del Sinodo del 1977, si può affermare che Giovanni Paolo 11 utilizza per la prima volta il termine inculturazione nel discorso alla Pontifì- • R o ssan o P., Acculturazione dell'evangelo, in A a.V v.. Evangelizzazione e culture—, 1976, v. I, 104-116. * Ma I-OPEZ G ay J., Pensiero attuale della chiesa sull'inculturazione. in A a.V v.. Inculturazione. Concetti-problemi-orieniainenii. Centro Ignntianum Spiritualitatis, Roma, 1979, 9 segnala che la tra­ duzione italiana non è adeguata perché il termine latino utilizzato è «inculturationis». 10 MlETH D. - SCHIU-EBEECKX E. - SMJDEW1ND H., Universalità e regionalitù della teologia nel XX secolo. Scrìtti in onore di Posino Gibellini, Queriniana, Brescia, 1996; Catechesi in contesto, in «Ca­ techesi Missionaria» 15 (1999) 15.2: A m a la d o ss M„ Oltre VInculturazione. Unità e pluralità delle chiese. EMI, Bologna. 2000; BOSCH D.J.. 2000. c. 12: M idali M„ Teologia pratica 2. Attuali modelli e percorsi contestuali di evangelizzazione, LAS, Roma, 2000. ^ 54 & eia commissione biblica del 26 aprile 1979, che aveva tenuto la sessione plena­ ria sul tema «L’inculturazione della fede alla luce della Scrittura». Il Papa af­ ferma che il termine acculturazione o inculturazione, pur essendo un neologi­ smo, esprime molto bene una delle componenti del grande mistero dell’incar­ nazione.11 Il Papa ritornerà più volte su questo tema a lui caro. In CT 53 pre­ senta già la distinzione e complementarietà tra l ’accoglienza delle culture e la critica delle stesse. Temi che verranno ripresi e sistemati in RM 52-53. Queste riflessioni portano a termine l’analisi iniziata da Paolo VI sulla ne­ cessità di evangelizzare per superare la dissociazione tra Fede e Culture (EN 20). Il termine «inculturazione» viene così ad esprimere il doppio obiettivo che la chiesa si prefìgge: porre il Vangelo nel cuore delle culture e al tempo stesso purificare e trasformare le culture medesime. Porre dentro e sostituire. «Evan­ gelizzare la cultura e inculturare il Vangelo» è la sintesi che il magistero conti­ nuamente propone alla prassi pastorale. Gli autori fanno notare il grande ap­ porto portato a questa sintesi dal p. Arrupe negli anni vicini al Sinodo sulla C a­ techesi del 1977.12 La teologia, per sua parte, tende a sottolineare che tale pro­ cesso porta necessariam ente alla pluralità di espressioni della fede secondo «contesti» particolari. 2. Teologia della inculturazione In ordine sia alla possibilità che alla necessità del processo di inculturazione del messaggio della fede la riflessione ecclesiale ha ritenuto necessario svilup­ pare alcuni temi teologici. L’inculturazione viene pensata non solo «lecita» ma necessaria e teologica­ mente esigita dalla Commissione Teologica Intemazionale che in un intervento del 197213 afferma che la verità della fede è legata al suo progredire storico per cui l’ortodossia «non consiste nel consenso ad un sistema, ma nella partecipa­ zione al progredire della fede e così all’io della chiesa» che è il vero soggetto del Credo14 (n. 4). Questo porta ad affermare che per essere universale e m is­ sionaria la chiesa deve ripensare, riformulare e nuovamente vivere gli eventi e le parole rivelate da Dio all’interno di ciascuna cultura umana (9). Le «formu­ le dogmatiche» vanno considerate come risposte a problem i precisi (n. 10) e occorre pendere coscienza che sono formulate di solito secondo il vocabolario 11 G ig l io n i P., Inculturazione. Teoria e prassi, LEV, Città del Vaticano, 1999; S a s s i S ., L ’incultu­ razione della fede, in «Vita Pastorale» 4 (2001), in www.sanpaolo.org/vita.htm. 12 A r r u p e P., Catechesi e inculturazione, in «Il Regno-documenti» 1 (1978), 42-43 e anche Lette­ ra del P. Arrupe su ll’inculturazione ( 14 maggio 1978), in A a .V v ., Inculturazione..., 1979, 144-153. 13L ’unità della fed e e il pluralismo teologico, in EV 4, 1801-1815, 1972; c f M a r r a n z in i A., Unità di fe d e e pluralism o teologico, in I d . (ed.), Correnti teologiche post/conciliari, C ittà Nuova, Roma, 1974, 265-292; B o n if a z i D., Discussioni recenti sul pluralismo teologico e l ’apertura della chiesa al­ le culture, in A a.V v., Evangelizzazione e culture..., 1 9 7 6 ,1, 165-172; H e n n W ., Pluralismo teologico, in Latourelle - Fisichella 1990, 852-855. 14 Su questo v. il felice c. 2 del CCC, nn. 142-184. 55 K* corrente del tempo (n. 11). M entre esse vanno intese come aiuto per le inter­ pretazioni sem pre nuove, allo stesso tem po non possono essere interpretate «avulse dall’espressione particolarmente autentica della parola di Dio nelle sa­ cre scritture» (n. 12). Con buona probabilità questo intervento va posto in rife­ rim ento (critico) alle preoccupazioni subito manifestate nel post-concilio da parte della chiesa e che trovarono espressione nel docum ento del Sinodo dei Vescovi del 1967.15 In questa prospettiva inoltre si deve ricordare il pensiero di Y. Congar sulla necessità di pensare l’espressione della fede in modo plurale e contestuale alle singole regioni ecclesiali.16 Non sfugge come questa preoccu­ pazione sia stata vissuta dalla catechesi in riferimento alla questione della me­ morizzazione e delle formule della fede.17 Nella analisi teologica della inculturazione si sviluppò anche il tema del rap­ porto tra natura e grazia. È infatti possibile una inculturazione «vera» se il ter­ mine cultura non è inteso in modo esclusivam ente «antropologico» (come in uso nella antropologia culturale) ma come termine in continua tensione e colle­ gamento con quel fondamento stabile nella realtà umana che chiamiamo «na­ tura». Questo mi sembra essere il messaggio fondamentale del documento del­ la Commissione Teologica Internazionale del 1988lg che fin dall’inizio afferma che «le inclinazioni fondamentali della natura umana, espresse dalla legge na­ turale, appaiono dunque come un’espressione della volontà del Creatore» (n. I, 2). In verità questa posizione esprime più problemi che soluzioni al tema della inculturazione. Un terzo motivo di riflessione all’interno di una riflessione teologica sulla cultura in vista della inculturazione è stata la rinnovata teologia della creazio­ n e,19 La creazione (natura) è resa «umana» dalla azione dell’uomo (cultura). Ma poiché noi siamo stati creati «in Cristo», e poiché Cristo è la pienezza del­ la creazione, la creazione è già nel dinamismo redentivo della grazia e l’uomo, seguendo correttamente le diverse espressioni dell’agire «salvato» presenti nel­ la creazione, giunge alla piena realizzazione di sé. M a il progredire dell’uomo nel processo salvifico avviene appunto attraverso la sua cultura. Per cui i di­ versi segni di salvezza presenti nella storia possono essere giustamente intesi come luoghi della inculturazione del messaggio della fede. Questi temi sono al­ la base della riflessione che la catechesi svolge in riferimento alla sua natura Opinioni pericolose e ateismo, 28 ottobre 1967, in EV 2, 1714-1725. Y.M., 1976 (tr. ital. in « I l Regno-documenti» 1976, 38-43). 17 A l b e r i c h E ., La «gerarchia delle verità» nella catechesi po st-conciliare, in « A d G entes» 2 (1998), 173-181. 18 Fede e inculturazione, 3-8 ottobre 1988, in EV 11, 1347-1424 (cf «Civiltà Cattolica» 134 [1989] 1, 158-177; «Regno documenti» 9 [1989], 275-282). Sul dibattito c f M o n t a n i M ., Filosofia della cul­ tura. Problemi e prospettive, LAS, Roma, 1996. 19 M o l a r i C ., La salvezza cristiana nella moderna teologia cattolica, in ATI, La salvezza cristia­ na, C i tta d e l la , Assisi, 1975, 35-118; C o l z a n i G., Creazione, in D izionario Teologico Interdisciplinare 1,1977,601-614; P i a n a G., Creazione e salvezza nella rivelazione biblica, in « C r e d e r e Oggi» 1 [1981] 2, 83-93; M o l a r i C., La fe d e professata. Il Catechism o della Chiesa Cattolica e m odelli teologici, Paoline, Milano, 1996. 15 S in o d o d e i v e s c o v i , 16 C o n g a r 43 56 educativa.20 Essa ritiene che esiste una «base umana» che sia veicolo alla aper­ tura alla fede. Sempre più viene sottolineato lo stretto rapporto tra inculturazione e teolo­ gia della rivelazione. La chiesa ha maturato progressivamente l’intuizione mo­ derna che il «vestito» della rivelazione è culturalmente espresso.21 DV 12 ha ac­ colto solennemente la necessità di una lettura storico-critica in modo preceden­ te e complementare alla lettura tipologico-allegorica e ecclesiastico-dogm ati­ ca,22 ma la discussione sulla interpretazione di tale «prim ato» in rapporto al senso spirituale e alla dogmatica rimane tutt’ora molto aperta.23Tale intuizione profetica è stata solennem ente riconferm ata dal docum ento della Pontificia Com m issione Biblica del 1993 nel quale si offre una panoram ica esem plare del rapporto tra il documento biblico e il processo di inculturazione, introdu­ cendo tre filoni di attualizzazione del messaggio biblico come necessari al fine di una corretta interpretazione del testo: il rapporto tra testo e scienze umane (sociologia, antropologia, psicologia del profondo), tra testo e contesto liberazionista e femminista-femminile (meglio dire di «genere»).24 Anche in conse­ guenza di questo nascono riflessioni «contestuali» e «continentali» su ll’uso della bibbia.25 Questo rapporto tra messaggio biblico e attualizzazione cultura­ le mi sembra molto fecondo per il futuro della trasmissione della fede nella pre­ dicazione e nel contesto catechetico.26 20 M e d d i L., La catechesi oltre. Il servizio catechistico nella prospettiva missionaria ed evangeliz­ zatrice, in «Euntes Docete» 40 (2002) 2, 113-141; G r o p p o G ., Teologia d e ll’educazione. Origine, identità, compiti, LAS, Roma, 1991. 21 N e u n e r J . - R o s s H . - R a h n e r K ., La fe d e della chiesa nei docum enti del Magistero Ecclesiatico, Studium, Roma, 1967, c. I; B r o w n R.E. - C o l l in s T .A ., Pronunciamenti della chiesa, in B r o w n R.E. - FlTZMYER J . A .- M u r p h y R.E., Nuovo grande com mentario biblico, Queriniana, Brescia, 1997, 72:3-11; D o t o l o C ., La rivelazione cristiana. Parola evento mistero, Paoline, Milano, 2002, c. 3. 22 B i s s o l i C ., La Bibbia nell'azione pastorale e nella catechesi. Problemi - orientamenti - metodi, UPS-Dispensa, Roma, 2000; F a b r i s R., Lo sviluppo e l ’applicazione del m etodo storico-critico nel­ l ’esegesi biblica (secoli X V II-X IX ), in I d . 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San Paolo, Cinisello Balsamo, 1999. 24 L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, LEV, Città del Vaticano, 1993; F it z m y e r J.A., The Biblical Commission 's D ocument «The Interpretation o fT h e Bible in thè Church». Text and Commentary, P I B , Roma, 1995; S e g a l l a G., Approcci contestuali: ermeneutica liberazionista e fem m inista, in P o n t if i c i a c o m m i s s io n e b i b l i c a , L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Elledici, LeumannTO, 1998, 222-242. 23 F a v e r o G ., Lettura della Bibbia nel contesto religioso e socioculturale dell'india contem pora­ nea, Queriniana, Brescia, 2001; G r o p p e l l i V., L ’Am erica Latina rilegge il messaggio biblico della li­ berazione, Queriniana, Brescia, 1999; P o u c o t a P., Letture africane della Bibbia, Queriniana, Brescia, 1999. 26 G h i b e r t i G ., La Bibbia nel cammino di fe d e oggi, in S e r v i z i o n a z i o n a l e d e l l a CEI p e r i l p r o ­ g e t t o CULTURALE, Libertà della fed e e m utam enti culturali. I l i Forum del Progetto Culturale, EDB, ^ 57 Er Credo si debba ulteriorm ente approfondire il tema dei criteri teologici di una corretta inculturazione.27 Il rischio è che si utilizzino criteri troppo «intraecclesiali» capaci, cioè, di salvaguardare sicuramente il dogma cristologico come ci è stato consegnato dalla tradizione ma incapaci di nuove letture del mistero di Cristo e della espressione della vita cristiana. Accanto quindi ai cri­ teri ecclesiali (l’universalità della fede), l’accento va posto al nucleo centrale della fede cristiana. Esso va posto nella kenosi cristologica, nella ragione della sua morte e - in ultima analisi - nella corretta teologia della croce.28 È questo punto centrale che dà senso anche al tema della Pentecoste come criterio pneu­ matico capace di saper cogliere in profondità l’agire di Dio nelle culture e nel­ la storia. 3. L’apporto del Direttorio Generale per la Catechesi Ho già indicato come il magistero abbia sottolineato la necessità di questa riflessione, soprattutto in alcuni documenti catechistici: CD 14, GS 53, EN 20, Messaggio al Popolo di Dio 5, CT 53, RM 53. Tra questi documenti l’apporto di DGC 199729 è certamente significativo. Per indicarne l’importanza e la no­ vità sarebbe già sufficiente indicare il fatto che il tema della inculturazione è Bologna, 2000, 269-271; B e t o r i G ., La Bibbia nella vita della Chiesa in Italia oggi, in «Rivista Bi­ blica» 47 (1999), 185; M o s e t t o F., Bibbia e progetto culturale, in S e r v iz io n a z io n a l e d e l l a C E I p e r IL PROGETTO c u l t u r a l e , L ’Europa sfida e problema p e r i cattolici. Secondo forum del progetto cultu­ rale, EDB, Bologna, 1999, 245-247; B is s o l i C., Letture attuali della Bibbia, in G e v a e r t J. (ed.), D i­ zionario di Catechetica, Elledici, Leumann-TO, 1986, 379-380; G e r m a i n E., Langage de la fo i à travers l'histoire, Fayard-M am e, Paris, 1972. Q uesta è, in parte, la preoccupazione di due grandi catecheti: M o r a n G ., Catechesis o f R evelation, H erder & H erder, New York, 1966 e H a l b f a s H ., L in­ guaggio ed esperienza nell'insegnam ento della religione. Una nuova linea p er la catechesi, HerderM orcelliana, Roma-Brescia, 1970. 27 D o t o l o C., La proposta del vangelo tra globalizzazione e post-m odernità, in B a l l a n R. (ed.), Partire dal suo volto. Lettura missionaria della N ovo Millennio Ineunte, EMI, Bologna, 2002, 69-78; B o r d o n i M., Le inculturazioni della cristologia e la tradizione cristologica della Chiesa, in C o l z a n i G . - G ig l io n i R - K a r o t e m p r e l S. (edd.), Cristologia e M issione oggi. Atti del Congresso Intem azio­ nale di Missiologia, Pontificia Università Urbaniana - International Association of Catholic Missiologist. Roma 17-20 ottobre 2000, Urbaniana University Press, Roma, 2001, 67-81; D e S o u z a C., Le im­ plicarne culturali d ell’evangelizzazione oggi (Evangelizzare in un contesto plurireligioso e m ulticul­ turale/l), in «Catechesi» 69 (2000) 1, 10-16; F in i F. - Rivelazione e inculturazione, in «Il Regno-att.», 2000, 45, 18, 589; A m a t o A ., Criteri di inculturazione, in F i s i c h e l l a R. (edd.), Il Concilio Vaticano II. Recezione e attualità alla luce del Giubileo, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2000, 585-592; Boism a r d M.-E., A ll'alba del cristianesimo. Prima della nascita dei dogmi, Piemme, Casale Monferrato, 2000; D u p u is J., Il Regno di Dio e la missione evangelizzatrice della chiesa, in «Ad Gentes» 3 (1999) 2, 133-155; A l b e r k h E., in «Ad Gentes», 2 (1998) 2, 173-181; G e v a e r t J., Inculturazione, in Dizio­ nario di Catechetica, Elledici, Leumann-TO, 1986, 339-340; C r o l l iu s R o e s t A .A ., P er una teologia pratica dell 'incultum zione, in A a .V v ., Inculturazione. Concetti-problemi-orientamenti, Centro Ignatianum Spiritualitatis, Roma, 1979, 36-53. 28 Mi sembrano esemplari da questo punto di vista le indicazioni di Crollius Roest 1979 e del M es­ saggio del Sinodo straordinario dei Vescovi 1985, II,D,2. M C o n g r e g a z io n e p e r il c l e r o , Direttorio Generale p er la Catechesi, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1997. -a 58 e- collocato in due ambiti: sia nell’aspetto della definizione della catechesi e del suo ruolo nella missione della chiesa; sia nella parte più propriamente metodologica.30Altri documenti, es. CT, si limitavano alla parte del metodo. In cu ltu razio n e del m essaggio. La Parte II «il messaggio evangelico» ri­ prende il capitolo di DCG 1971 dedicato alla formulazione dei criteri specifici della selezione del messaggio nella catechesi. Dopo aver ricordato il ruolo del­ la Parola di Dio come fonte (nn. 94-95), il documento si preoccupa di indicare i criteri fondamentali: il cristocentrismo trinitario (nn. 98-100); la dimensione salvifica del messaggio (nn. 101-104); l ’ecclesialità del messaggio (n. 105); la sua dimensione storica (nn. 107-108); l’integrità e organicità dello stesso (nn. 111-116); ma anche la sua necessaria significatività per la persona (nn. 116117). In questo contesto il docum ento parla della necessità di inculturare il messaggio (nn. 109-110). Con l ’inculturazione la catechesi assume le differenti ricchezze dei popoli per presentare il suo messaggio. Il docum ento definisce l’inculturazione nel modo ormai consueto: entrare in profondità nelle culture e trasformare le stes­ se. I verbi usati sono assumere, risanare e trasformare (Parte II, c. I, n. 109). Verbi che ben descrivono la complessa struttura del rapporto fede e cultura. Da questa opzione provengono alcune conseguenze per la catechesi (n. 110): l’at­ tenzione al ruolo del catechista; il ruolo dei catechismi nazionali o locali (in ri­ ferimento a CCC, n. 24); la ristrutturazione del catecumenato e delle istituzioni catechistiche come un «luogo d ’inculturazione», incorporando, con discerni­ mento, il linguaggio, i simboli, le attese e i valori della cultura nella quale vi­ vono i catecumeni. «Presentare il messaggio cristiano in modo che renda atti a “dare ragione della speranza” (1 Pt 3,15) coloro che devono annunciare il Van­ gelo in mezzo a culture spesso pagane e a volte post-cristiane. Una apologetica ben riuscita, che aiuti il dialogo fede-cultura,31 si rende im prescindibile» (n. 110). Dunque una impostazione fondamentale o apologetica della presentazio­ ne dei contenuti della fede. Proprio nella prospettiva della inculturazione del messaggio, DGC 1997 ha operato una scelta importante (anche se non senza osservazioni critiche da par­ te dei commentatori). Infatti, mentre ha mantenuto intatta la prospettiva circa le indicazioni riguardanti i criteri per la esposizione dei contenuti come erano stati formulati nel precedente DCG 1971, ha ampliato questo tema riferendosi al recente CCC. Il DGC 1997 proprio per questo non dedica un capitolo speci­ fico alla esposizione dei contenuti (come già nel 1971) ma «rinvia al Catechi­ smo della Chiesa Cattolica, del quale intende essere strumento metodologico per la sua concreta applicazione» (n. 120). Inculturazione come m etodo. Uguale importanza assume l’analisi del pro­ blema sul versante della pedagogia catechistica. In questo contesto l’incultura30 E d i g r a n d e a iu to f a r e il c o n f r o n t o tr a l ’e d i z i o n e p u b b l i c a t a e le B o z z e p r e c e d e n ti. 31 II te s t o d e l l a B o z z a 1 9 9 6 d ic e v a : « f e d e - s c ie n z a » . -SS 59 K- zione viene descritta maggiormente in termini di interiorizzazione del messag­ gio e come sua integrazione nella struttura di personalità perché diventi fattore dinamico della persona (Parte IV, c. V: Catechesi in contesto socio-culturale).32 Ritengo molto significativo l’inserimento del n. 204: «La catechesi deve evitare ogni manipolazione di una cultura, ma nemmeno può limitarsi alla semplice giustapposizione del Vangelo “in maniera decorati­ va”, bensì lo propone “in modo vitale, in profondità e fino alle radici della cul­ tura e delle culture deH’uomo”. Ciò determina un processo dinamico fatto di di­ versi momenti: ascoltare la cultura della gente come luogo (presagio, invocazio­ ne, segno...) della Parola di Dio; discemere ciò che è autentico valore evangeli­ co o congruo al Vangelo; purificare ciò che è sotto il segno del peccato (passio­ ni, strutture di male...) o dell’umana fragilità; fare breccia nelle persone stimo­ lando un atteggiamento di conversione, di dialogo, di paziente maturazione». Tale progressione (ascoltare, discemere, purificare, fare breccia) contiene in sé diverse azioni pedagogiche. Ascoltare indica il carattere dialogico della cate­ chesi e soprattutto l’azione attraverso cui il destinatario è posto nella condizio­ ne di com prendere ed esprimere se stesso. D iscem ere e purificare sono verbi che indicano l’azione teologico-pastorale. Rimandano alla questione dei criteri attraverso cui avviene tale processo. Questo richiede un chiarimento ulteriore sul ruolo del soggetto agente (chiesa? destinatario? gerarchia?). Inoltre va chia­ rito il ruolo attivo e passivo della cultura in rapporto al Vangelo. Fare breccia è un verbo che indica l’indagine pedagogica che riguarda l’interiorizzazione del­ la fede e quindi l’analisi di quali fattori aiutano l’integrazione fede e vita. Queste affermazioni vanno integrate con le parole del n. 205: «In fase di valutazione,33 tanto più necessaria in caso di tentativo iniziale e/o sperimentazione, si porrà attenta cura nell’accertare se nel processo catechistico si siano infiltrati elementi di sincretismo. In tale caso i tentativi di incultura­ zione risulterebbero pericolosi ed erronei e vanno rettificati. In termini positi­ vi, è corretta quella catechesi che non soltanto provoca assimilazione intellet­ tuale del contenuto di fede, ma tocca anche il cuore e trasforma la condotta. In 32 N. 203: Compiti di una catechesi di inculturazione: Una catechesi di inculturazione si prefigge un insieme organico di compiti che sono qui sinteticam ente espressi: conoscere le culture in profon­ dità, e nella reciproca interazione; riconoscere la presenza della dim ensione culturale nello stesso Van­ gelo; annunciare la trasformazione che il Vangelo opera nella cultura, in quanto forza «trasformatrice e rigeneratrice» (CT 53); testimoniare la trascendenza e il non esaurimento del Vangelo nella cultura; prom uovere una nuova espressione del Vangelo secondo la cultura evangelizzata, mirando ad un lin­ guaggio della fede che sia patrimonio comune tra i fedeli e quindi fattore di comunione. 33 In Bozza 1996: «In fase di valutazione, certamente necessaria tanto più quanto si fanno dei ten­ tativi di sperimentazione, un criterio negativo, ossia di inculturazione deformata, è la giustapposizione o il sincretism o, perché in tale caso l ’integrazione della fede cristiana con fedi e valori non cristiani non avviene veracemente né vitalmente. Detta al positivo, è corretta quella catechesi che non soltanto provoca assim ilazione intellettuale del contenuto di fede, ma tocca anche il cuore e m ira alla condotta. In questo modo genera un vita di­ namica ed unificata dalla fede, colm a il fossato tra il creduto e il vissuto, tra il messaggio cristiano e il contesto culturale, stimola frutti di santità». -a 6 ( m questo modo la catechesi genera una vita dinamica ed unificata dalla fede, col­ ma il fossato tra creduto e vissuto, tra il messaggio cristiano e il contesto cultu­ rale, stimola frutti di santità». La seconda parte del paragrafo riprende il tema dell’assimilazione profonda ovvero il grande tema della metodologia catechistica contemporanea espresso con il termine integrazione fede e vita.14 È necessaria una catechesi che non so­ lo sia preoccupata della comprensione e assimilazione intellettuale, ma che ar­ rivi al cuore cioè guidi la «condotta». Questo è quanto afferma il n. 207 su «for­ me e vie privilegiate»: «Tra le forme più atte all’inculturazione della fede giova ricordare la cate­ chesi dei giovani e degli adulti, per le possibilità di correlare più incisivamente fede e vita. L’inculturazione della fede non può essere disattesa nell’iniziazio­ ne cristiana dei piccoli proprio per le notevoli implicanze culturali di tale pro­ cesso: acquisizione di nuove motivazioni di vita, educazione della coscienza, apprendimento del linguaggio biblico e sacramentale, conoscenza dello spesso­ re storico del cristianesimo. Via privilegiata è la catechesi liturgica, per la ricchezza di segni con cui vie­ ne espresso il messaggio e per l’accessibilità a tanta parte del popolo di Dio; vanno pure rivalorizzati i contenuti dei Lezionari, la struttura dell’anno liturgi­ co, l’omelia domenicale ed altre occasioni di catechesi particolarmente signifi­ cative (es. matrimoni, funerali, visite a malati...)', centrale rimane la cura della famiglia, agente primario di avvio ad una trasmissione incarnata della fede; pe­ culiare interesse riveste la catechesi in situazione multietnica e multiculturale, in quanto conduce ancora più attentamente a scoprire e a tener conto delle ri­ sorse dei diversi gruppi nell’accogliere e riesprimere la fede».35 Ritengo importante questo paragrafo per alcuni motivi. L’inculturazione è intesa come processo che accompagna la persona e non solo come fatto cultu­ rale (riespressione della fede nelle differenti espressioni concettuali). Soprat­ tutto viene ricordato che l’età propria di tale processo è quella giovanile e degli adulti. Questo rimanda alla questione del ruolo delle altre catechesi e del signi­ ficato dei sacramenti nella formazione cristiana. Viene affrontato indirettamen­ te il com pito della trasm issione della socializzazione religiosa dei piccoli. Si parla di inculturazione come del processo di interiorizzazione della fede nella 34 C f M e d d i L., Integrazione fe d e e vita. Origine, sviluppo e prospettive di una intuizione di m eto­ dologia catechistica italiana, Elledici, Leumann-TO, 1995. 35 E interessante confrontare questo testo con quello di Bozza 1996: «Tra le forme più atte all’inculturazione della fede giova ricordare la catechesi degli adulti, per le possibilità più incisive di inte­ grare fede e vita; la catechesi liturgica per la ricchezza di segni che rendono comprensibile il m essag­ gio ed insiem e per la sua estensione popolare; va pure ridato valore all’om elia dom enicale ed altre occasioni di catechesi particolarm ente significative (es. matrimoni, funerali, visite a malati...); centra­ le rim ane la cura della famiglia, agente primario di avvio all'inculturazione e trasmissione della fede. Peculiare interesse riveste la catechesi in situazione m ultietnica e multiculturale: provoca a scoprire e tener conto delle risorse peculiari dei diversi gruppi n ell’accoglienza della fede e nella sua riespres­ sione». 4 3 6 1 K* persona. Questo tema, già presente in DCG 1971, 21 e CT 18-20, fa riferimen­ to alla m aturità di fede e allo sviluppo d e ll’atteggiam ento religioso proprio della persona. Di non minore importanza è il n. 208 riguardante il tema del rapporto tra ca­ techesi e linguaggio. Il paragrafo fa proprie le acquisizioni della metodologia catechistica: attenzioni alla pluralità delle fonti e rilevanza esistenziale (cate­ chesi antropologica) del messaggio della fede. Queste indicazioni sono prezio­ se ma insufficienti nella prospettiva della inculturazione intesa come integra­ zione fede-vita. Sul piano teologico occorre riflettere non solo sulla importanza del recupe­ ro delle fonti-linguaggi ecclesiali quanto sulle ripresentazioni della fede nei lin­ guaggi culturali. Sul piano più pedagogico, inoltre, oggi viene sollevata la que­ stione del valore antropologico del linguaggio.36 Esso esprime simbolicamente la progettualità dell’individuo e delle comunità. Per cui ogni individuo si riap­ propria del simbolo entrando in esse e individuando nuovi simboli. È in questo versante l’ipotesi della catechesi come attività simbolica: aiutare la comunità a produrre simboli attraverso la decodificazione dei propri simboli culturali. La questione già affrontata da Rahner va anche sotto il nome di formule brevi del­ la fed e.11 I nn. riferiti al rapporto tra inculturazione e mezzi di comunicazione come pure il riferimento all’uso dei catechismi come strumenti di inculturazione (n. 210) non possono essere qui trattati. Così i temi riferiti alle attuali tendenze cul­ turali o ambiti antropologici e il ruolo delle chiese locali. Va quindi sottolineato il merito di DGC 1997 di aver sottolineato che lo spe­ cifico apporto della catechesi all’inculturazione sta proprio nel suo processo educativo-formativo fortemente centrato sul processo di integrazione-interio­ rizzazione del messaggio. 4. Un rapporto costante Come ci fa intendere Gevaert (1993, 9),38 la catechesi si è trovata presto a fare i conti con il tema della cultura e proprio nella prospettiva ora individuata in DGC 1997. 34 T r e n t i Z., Opzione religiosa e dignità um ana, Armando, Roma, 2001, Parte seconda, 99-183; Linguaggio e Linguaggio religioso (teologico) in ISTITUTO DI CATECHETICA UNIVERSITÀ s a l e s ia n a / T r e n t i Z. - P a j e r F. - P r e n n a L. - M o r a n t e G . - G a l l o L., Religio. Enciclopedia tem atica della educazione religiosa. Catechesi - Scuola - M ass M edia, Casale Monferrato, Piemme, 1998, 705-710; I d ., Educare alla fede. Saggio di pedagogia religiosa, Elledici, Leumann-TO, 2000, c. 10; M o l a r i C., Cosa significa dire oggi al mondo l ’evento Gesù, in «Ad Gentes» 4 (2000) 2, 215-236. 37 Su questo argomento cf M e d d i L., Educare la fede. Lineam enti di teoria e prassi della cateche­ si, EMP, Padova, 1994. 38 C f anche ALBERICH E., L ’inculturazione nella catechesi, in «Studia M issionaria» 44 (1995), 161-182 e La catechesi oggi. M anuale di catechetica fo ndam entale, E lledici, Leum ann-TO , 2001, 100-107. I d ., -a 62 K- Questa affermazione non deve mettere in ombra la ricerca che la catechesi ha svolto in riferimento al tema della inculturazione del messaggio. Per quanto riguarda il movimento catechistico italiano vanno segnalati alcuni luoghi im ­ portanti: 1. innanzitutto la ricerca sul «linguaggio adatto» al catechismo degli adulti e la riflessione di autori come E. Franchini e C. M olari;39 2. in secondo luogo due indagini svolte dal G1C (Gruppo Italiano Catecheti - ora AlCa: Associazione Italiana Catecheti). Nel 1986 si svolse un convegno sulla «istanza veritativa nella catechesi» e nel 1987 un convegno su «catechesi e cultura attuale».40 Riflettendo sul rapporto tra Cultura e Catechesi nella prospettiva indicata appare che all’inizio la riflessione sul tema si è posta come indagine sul pro­ blema della mentalità (moderna). La questione è già presente nelle riflessioni delle Settimane catechistiche41 e viene discussa domandandosi come mai l’uo­ mo contemporaneo faccia fatica ad interiorizzare il messaggio del Vangelo tra­ smesso dalla chiesa. Tra i primi ad affrontare tale questione ricordiam o le riviste Lumen Vitae (1958),42 Orientamenti Pedagogici (1961) e Catéchèse (1962), che dedicarono alcuni numeri proprio a tale questione. L’analisi del «divorzio» tra mentalità e Vangelo (fede e vita) divenne uno dei punti di analisi di Gc. Negri43 che già agli inizi degli anni ’60 rifletteva su que­ sto tema superando la tradizionale im postazione che spiegava il fenomeno o come insufficienza di istruzione o come incoerenza etica. Egli insisteva nell’affermare che il cuore del problema è nell’analisi della «significanza» del rap35 A a .V v ., La catechesi degli adulti. Nuova scelta pastorale della chiesa italiana, EDB, Bologna, 1978; F r a n c h in i E., Rinnovare il messaggio. Per una riacculturazione del m essaggio cristiano, EDB, Bologna, 1978; M o l a r i C., Il linguaggio della catechesi. Problemi e prospettive, EP, Roma, 1986. C f M e d d i L., L ’esercizio della profezia. La catechesi nelle comunità adulte nella fed e, in M e d d i L. (ed.), Diventare cristiani. La catechesi come percorso form ativo, Luciano Editore, Napoli, 2002, 196-211. * GIC, L ’istanza veritativa nella catechesi. A tti del convegno 1986, Roma, 1986 (con interventi di C o l z a n i G ., Il problema d e ll’istanza veritativa e le sue implicazioni catechistiche, 13-17, e A l b e r ic h E., L ’attenzione alla verità n e ll’atto catechistico, 29-44); GIC, Catechesi e cultura attuale, Roma, 1987 (con interventi di T a g l ia f e r r i F , Il tipo di «cultura» soggiacente al documento di base «il rin­ novamento della catechesi», 11-30, e G r a m p a G ., Lettura genetica delle espressioni attuali della cul­ tura italiana, 31-66). 41 E r d o z a i n L., L ’évolution de la catéchèse. P anoram ique de six Sem aines Internationales de Catéchèse, in «Lumen Vitae» 24 (1969) 4, 575-599. 42 M entalité tecnique et enseignement religieux, in «Lumen Vitae», 12 (1958), 4 e D o n d e y e A ., Le chrétien devant le monde d'aujourd'hui, in «Lumen Vitae» 12 (1958), 4, 623-631. In verità già prim a aveva lavorato su questo tem a M o e l l e r C., Jesus-C hrist dans la m entalité moderne, in «Lumen Vi­ tae» 7 (1952) 4, 549-567. La sua metodologia, riassunta anche in M o e l l e r Ch., Mentalità m oderna e evangelizzazione, EP, Roma, 1964, consiste nel continuo raffronto tra la letteratura contem poranea e le ragioni del dogma della fede. C f anche I d ., Letteratura m oderna e cristianesimo. I. Il silenzio di Dio, Vita e Pensiero, M ilano, 1973. 43 N e g r i G c., Considerazioni sul fenom eno della dissociazione tra sapere religioso e mentalità di vita, in «Orientamenti Pedagogici» 8 (1961), 269-297; cf M eddi 1995, c. 4. -a 63 K * porto tra messaggio e situazioni di vita in modo che l’annuncio divenga fattore m otivante l ’agire della persona. Dunque un difetto di offerta form ativa oltre che di rifiuto della proposta. Per superare l’acquisizione formale delle verità (cioè acquisizione di verità in modo che non informano, non danno forma alla vita) è necessario che il catechista impari a m odellare il messaggio in riferi­ mento al sistema di apprendimento vitale della persona. J. Boumique44 affronta il tema attraverso una riflessione antropologica: l’a­ nalisi del fenomeno «mentalità» e la proposta di poter utilizzare alcune delle espressioni del linguaggio moderno. Soprattutto mette l ’accento sull’analisi del «processo» attraverso cui si forma la mentalità e su come la religione vi en­ tri o ne resti esclusa. La mentalità agisce dentro di noi come un filtro che assi­ mila o rifiuta il mondo esterno secondo propri criteri. Una mentalità si forma all’interno di un clim a fortem ente affettivo e dentro un am biente vitale. Per cambiare una mentalità è necessaria una azione pedagogica continua fondata sulla necessità di prendere coscienza dell’attuale stato di mentalità e di una pro­ posta che faccia continuamente riferimento alla propria esperienza personale.45 Il tem a venne ripreso da Gc. M ilanesi in un saggio dim enticato.46 Egli ri­ prende le riflessioni di Gc. Negri analizzando in modo più analitico il rapporto tra persona e cultura (non si usa più il termine mentalità). Ne nasce una intui­ zione di pedagogia religiosa (analisi dei «fattori della integrazione») che anco­ ra oggi è di notevole importanza. Egli sottolinea l’importanza di una catechesi capace di istruzione «strutturata» e autogiustificantesi, in continuo riferimento alle situazioni di vita, che dia m olta attenzione alla dim ensione sociale del gruppo, che miri a sviluppare personalità libere e critiche, che si colleghi con una pastorale d ’insieme (Milanesi 1970, 72-75). Un ampio spazio all’analisi delle mentalità in rapporto alla catechesi viene data da J. Colomb nel secondo volume della sua catechetica.47 Nella Parte Se­ conda ai cc. 1-2 descrive come si può identificare il tratto culturale di una men­ talità, sottolinea il rapporto tra mentalità e catechesi. Egli riprende la tesi già af­ fermata dal Boumique: la mentalità è una forza positiva e negativa allo stesso tempo. Conviene che la catechesi allo stesso tempo rispetti ma anche purifichi la mentalità del destinatario. Punto centrale sarà l’opera di presa di coscienza che la catechesi deve perseguire nella sua azione. Ma è anche necessario che il catechista stesso verifichi il suo proprio senso critico nel presentare la fede. Nei cc. 3-9 descrive alcuni aspetti della cultura europea occidentale. La sua co­ J., La découverte des mentalités, in «Catéchèse» 2 (1962), 142 ss. questa linea anche l’intervento dell’allora direttore dell’Ufficio C atechistico di Parigi S a u d r e a u M., La catéchèse fa c e aux mentalités, in «Catéchèse» 2 (1962), 161-187. 46 M i l a n e s i Gc., Integrazione tra fe d e e cultura, problema centrale della pastorale catechetica, in «Orientamenti Pedagogici» 14 (1967) 3, 547-589; poi pubblicato in Id., Ricerche di psico-sociologia religiosa, Pas-Verlag, Roma, 1970, 59-75. 47 C o l o m b J., A l servizio della fede. M anuale di catechetica, 2, Elledici, Leumann-TO, 1 9 7 0 , 4 4 5 5 4 6 . C f anche I d . , P er una fe d e personalizzata e sempre in crescita, i n A a . V v . , La catechesi degli adulti. Nuova scelta pastorale della chiesa italiana, EDB, Bologna, 1 9 7 8 , 5 5 - 7 2 . 44 B o u r n i q u e 45 S u •a 64 Èr noscenza è importante se la catechesi non vuole trovarsi davanti ad uno «sco­ nosciuto» (Colomb 1970, 2, 463). In un’altra prospettiva geografica, ma in continuità di analisi, si colloca la ri­ flessione di T.H. Groome.48 Il modello della condivisione percorre la sua rifles­ sione nella quale la presa di coscienza della cultura dei destinatari acquista un ruolo importante. La catechesi si configura come un processo di progressiva acculturazione intesa come confronto continuo tra l ’esperienza di vita della persona e il messaggio evangelico. Il modello si realizza in cinque passaggi: la coscientizzazione della propria m atrice culturale, l’analisi del rapporto tra la propria dimensione culturale e il proprio vissuto, l’approfondimento critico di tale vissuto, il confronto con le fonti della fede cristiana, la rielaborazione an­ che linguistica della propria fede.49 La riflessione catechetica raggiunge l’attuale sintesi con le riflessioni di A. Fossion e J. Gevaert. Il catecheta di Lumen Vitae afferma50 che ormai la incul­ turazione è parte integrante del concetto di catechesi. Egli sviluppa la sua ri­ flessione in ordine alla inculturazione dei luoghi (c. 11), dei contenuti (c. 12) e della pedagogia (13).51 Nella stessa linea si muove Gevaert 1993 per il quale il tema va affrontato attorno a due questioni fondamentali: l ’analisi del pensiero moderno e la riorganizzazione della catechesi. 5. Alterità e interiorizzazione della fede Le sollecitazioni di DGC 1997 (tese a sviluppare il tema dell’inculturazione non solo come questione dei contenuti della fede, ma anche come ripensam en­ to della catechesi dentro il processo - cioè sviluppo - culturale della persona all’interno di un gruppo sociale) danno ragione, quindi, del lungo cam mino della catechetica contemporanea. La catechesi e le diverse forme di pedagogia religiosa avvertono sempre più l’esigenza di «favorire la preparazione del ter­ reno» perché avvenga l’accoglienza del messaggio. Questa complessità porta a sperimentare diverse strade e forme di realizzazione. Tuttavia lo stesso uso lin­ guistico dei termini manifesta la provvisorietà e i tentativi che sono in atto. Interiorizzare significa radicare il Vangelo nella parte interiore della perso­ na, che biblicamente è chiamata: cuore. Quindi significa integrare il messagT.H., Christian religious education. Sharing our story and vision, HarperCollins Publi­ Ltd., United Kingdom, 1 9 8 0 . Il s u o pensiero è s in t e t i z z a t o in G r o o m e T.H., Inculturazione: co­ m e procedere in un contesto pastorale, in « C o n c i l i u m » 3 0 ( 1 9 9 4 ) 1, 1 5 9 - 1 7 6 . 45 Una esposizione simile si troverà in A z e v e d o M . de C ., Inculturazione. 1. La problem atica, in Dizionario di Teologia Fondamentale, 1990, 576-587. 50 F o s s i o n A ., La catéchèse dans le champ de la communication. Ses enjeux p o u r l ’inculturation de la fa i, Cerf, Paris, 1 9 9 0 ; c f I d . , Comunicazione della fede, inculturazione, catechesi, 3 articoli pubbli­ cati su «Catechesi» nel 1993; 6, 6-13; 7, 6-15; 8, 6-14. 51 Anche Fossion propone un itinerario centrato sulla coscientizzazione delle proprie rappresenta­ zioni, una interrogazione critica delle stesse, una analisi delle differenze, dei valori sottesi, a cui segue una possibile riespressione e valutazione catechistica del processo. 41 G r o o m e sh ers 65 :•> gio e la proposta cristiana nell’insieme della vita dei credenti o di coloro a cui viene rivolto. Questi sono invitati a «farlo proprio» cioè a personalizzare lo stesso Vangelo nelle differenti storie delle persone, in modo tale che il Vangelo crei nuove forme di vita cristiana inculturandosi nei differenti contesti.52 Un aspetto importante di questo processo è la ricerca in atto tendente a ri­ pensare gli itinerari formativi nella comunità cristiana a partire dalla realtà psico-sociale del destinatario. In questo modo il destinatario diventa il soggetto stesso del cammino di fede. Questa impostazione va oltre il tema della dimen­ sione antropologica della catechesi. Essa si basa sulla analisi di come le perso­ ne arrivano alla propria identità e adeguano su tale cammino l’offerta formati­ va. In questa prospettiva alcuni mettono l’accento sullo sviluppo delle dim en­ sioni umane che formano la base della costruzione della personalità cristiana. Più recentemente si pongono altre prospettive. In terio rizza re la dim ensione religiosa della p erso n a. L’interesse di fondo di queste ricerche sta nella ipotesi che esista un cammino di maturazione della dim ensione religiosa, com une a m olti contesti culturali e quindi personali. I primi contributi della psicologia della religione vennero sul versante della «pu­ rificazione» del giudizio religioso. Tra questi studiosi vanno citati A. Vergote, A. Godin, Gc. M ilanesi e M. Aletti e recentem ente G. Sovernigo. Tra i cate­ cheti che meglio hanno sfruttato queste indicazioni va ricordato J. Colomb. In questa prospettiva il problema maggiore consiste nell’aiutare le nuove genera­ zioni a superare la visione infantile di Dio e della religione. Tali «infantilismi» hanno origine nel rapporto tra sentimento religioso e proiezione delle figure pa­ rentali. Essi vengono descritti come magismo e animismo e hanno come conte­ nuto il tentativo di utilizzare la potenza del divino ai propri fini.53 Altri studiosi hanno analizzato in modo più analitico e complessivo il feno­ meno dello sviluppo religioso. Tra essi J. Fowler e F. Oser. Essi utilizzano sia la nozione di «atteggiamento» che quella di «identità» e, combinando insieme le ricerche di W.G. Allport e di E.H. Erikson, tentano di descrivere la genesi e lo sviluppo di quella parte dell’identità della persona che è rappresentata dalla dimensione religiosa all’interno del complesso sviluppo della personalità stes­ sa. In fondo essi analizzano la nascita e la form azione della decisione vitale verso la «fede». N ella diversità delle posizioni essi si trovano in accordo sul fatto che la maturità della religione-fede avviene ed è resa possibile all’interno della maturazione della capacità progettuale, per cui educare lo sviluppo reli­ gioso significa educare la capacità dell’individuo a progettare se stesso. In Oser questo processo richiede la precisa presa di posizione verso Dio inteso come orizzonte della progettualità umana, mentre in Fowler questo aspetto è meno 32 Per quanto segue, v. M e d d i L ., Il processo di interiorizzazione della fed e, in «Note d i Pastorale giovanile» 32 (1998) 8, 33-52. 31 S o v e r n i g o G., L o sviluppo della dim ensione religiosa, in M e d d i L. (ed.), D iventare cristiani. La catechesi come percorso form ativo, Luciano Editore, Napoli, 2002,65-74; cf anche S o v e r n i g o G., Religione e persona. Psicologia d ell’esperienza religiosa, EDB, Bologna, 1988. '3 66 K- individuato. Seguono queste riflessioni diversi autori italiani54 ma non appare ancora definito un curricolo formativo in tale prospettiva. Accompagnare cristianamente lo sviluppo della personalità e i compiti vitali. Una prospettiva diversa, ma com plem entare alla precedente (Meddi 1994, 184-187.196), nasce dal tentativo di esam inare più attentamente come può essere favorito il «sì» alla fede. Essa nasce dalla osservazione che ciascu­ na persona, nell’arco della propria esistenza e del suo ciclo vitale, «ha qualco­ sa da fare» per essere persona. Questo si manifesta come «compito vitale» os­ sia bisogno che gerarchizza, seleziona e integra l’insieme delle spinte motiva­ zionali in rapporto alle offerte culturali proprie del suo tempo. In altri termini, si può affermare facilmente che la persona nelle singole età è pre-occupata cir­ ca l’affermazione della propria realizzazione e che tale situazione agisce come selezionatore di esperienze e di valori e quindi come fattore principale di inte­ grazione di personalità. L’azione educativo-cristiana dovrebbe quindi agire come offerta di uma­ nizzazione che rende capace di rispondere a tali bisogni e costruire un orienta­ mento autentico della vita. Il raggiungimento di questa condizione di base del­ la struttura di personalità rende possibile e significativo il rapporto autentico con la fede e quindi la sua piena integrazione. In questo modo la fede raggiun­ gerebbe la sua natura di atteggiamento fondamentale della persona perché fon­ dante. Molti sono gli autori che, anche se in modi diversi, sperimentano que­ sta via.55 Il fecondo rapporto, quindi, tra catechesi e inculturazione si gioca su diversi livelli. Alla sua base si configura come necessità e possibilità di un nuovo mo­ do di impostare l’itinerario formativo. Al centro viene posta la realtà del modo di realizzare lo sviluppo da parte di ogni persona, in maniera tale che lo svilup­ po umano, rispetto a quello generato dalla fede, non sia separato o sovrappo­ sto, ma generi una unica identità e un unico processo culturale. 54 A l b e r i c h E. - B i n z A., A dulti e catechesi. Elementi di metodologia catechetica dell'età adulta, Elledici, Leumann-TO, 1993, c. 4; Meddi 1994, c. 4; P a j e r E , Teorie contemporanee dell'educazione religiosa. Una ricognizione sintetica, in Religio. E nciclopedia tematica della educazione religiosa, 1998, 275-314; G e n r e E., C ittadini e discepoli. Itinerari di catechesi, E lledici-C laudiana, Torino, 2000, c. 4. ” T o n e l l i R., Itinerari p e r l'educazione dei giovani alla fed e, Elledici, Leumann-TO, 1989; I d ., Per la vita e la speranza. Un progetto di pastorale giovanile, LAS, Roma, 1996; M e d d i L., Obiettivi generali della catechesi dei preadolescenti e adolescenti, Paestum, 1995; M o r a n t e G., Itinerario 2. Catechesi, in Religio. Enciclopedia tematica della educazione religiosa, 1998, 445-534. -3 67 E-