ISBN 978-88-229-0582-6
a cura di Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe
L’ARCHITETTURA CIVILE DI PAOLA SALMONI
Monica Prencipe (Ancona, 1986) è architetto
presso lo studio PSL di Ancona. Nel 2014 ha
conseguito il diploma di specializzazione in Beni
Architettonici e del Paesaggio alla Sapienza
e, nel 2016, ha vinto la medaglia d’oro del
premio ferrarese Domus International Award
for Restoration and Preservation. Nel 2018 ha
ottenuto il dottorato in Storia dell’architettura
presso l’Università Politecnica delle Marche,
durante il quale ha approfondito le vicende delle
pioniere dell’architettura romana. Ha scritto per
le riviste «Anfione e Zeto» e «Studi e ricerche di
storia dell’architettura».
Paola Salmoni, fondatrice dello Studio Salmoni di Ancona
insieme con il fratello ingegnere Claudio, ha senza dubbio
segnato il dibattito architettonico e politico nelle Marche
della seconda metà del Novecento. I progetti degli anni
della ricostruzione e i piani Ina-Casa rappresentarono il
primo banco di prova dello studio, e in seguito altre opere di
asciuttezza grafica, composta geometria e razionale impiego
dei materiali si guadagnarono il plauso, fra gli altri, di Bruno
Zevi. Appartenente alla schiera degli ottimi professionisti
poco indagati, perché estranei all’accademia universitaria e
attivi fuori dai grandi centri, Paola Salmoni è stata in grado
di traghettare lo studio nelle mani dei nipoti Giovanna e
Vittorio, e dunque nel nuovo secolo, senza rinunciare a una
sostanziale coerenza ideale, ancor prima che formale, iniziata
con il Monumento alla Resistenza e culminata con l’attento
recupero dell’antico cimitero ebraico del Cardeto. Sono inoltre
significative le sue collaborazioni con Ludovico Quaroni,
Giovanni Astengo e Danilo Guerri, fra gli altri.
Il volume restituisce per la prima volta la lunga e sfaccettata
esperienza fra architettura, urbanistica e impegno civile
dello Studio Salmoni, grazie anche al contributo di una nuova
generazione di studiosi e di alcune testimonianze d’autore.
euro 26,00
Lorenzo Ciccarelli (Jesi, 1987) è ricercatore di
Storia dell’architettura all’Università degli Studi
di Firenze e membro del comitato scientifico
della Fondazione Renzo Piano. Si occupa
prevalentemente dei rapporti fra l’architettura
italiana del Novecento e quella europea e
nordamericana, il suo ultimo libro è Il mito
dell’equilibrio. Il dibattito anglo-italiano per il
governo del territorio negli anni del dopoguerra,
FrancoAngeli, Milano 2020. Per Quodlibet ha
pubblicato Guida all’architettura nelle Marche
1900-2015 (2016) e Renzo Piano prima di Renzo
Piano. I maestri e gli esordi (2017).
L’ARCHITETTURA CIVILE
DI PAOLA SALMONI
a cura di
Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe
«Era la prima donna iscritta all’Ordine
degli Architetti di Ancona e provincia
[…] Ma ciò non vuol dire che Paola non
condividesse alcuni tratti essenziali della
sua generazione e dell’ambiente romano
dove si era formata: la fiducia paziente
nel disegno come risolutore ultimo dei
problemi progettuali, l’appartenenza
schietta, anche un po’ zeviana, a una
modernità non estremista ma priva
di ripensamenti, l’interesse tutto
quaroniano per la città e per i rapporti
tra architettura e urbanistica».
Pippo Ciorra
«Ho sempre pensato che nel nostro
mestiere non possa esistere autorità
senza autorevolezza, e progetto
senza passione; autorevolezza e
passione emanavano da Paola Salmoni
come un’aura invisibile, le cui sfere
concentriche avrebbero potuto essere
registrate solo da una sofisticata
macchina fotografica di onde psichiche».
Cino Zucchi
In copertina: vista del Monumento di Pericle Fazzini.
Foto Francesco Paci, 2016.
INDICE
L’ARCHITETTURA CIVILE DI PAOLA SALMONI
Prima edizione: aprile 2021
ISBN 978-88-229-0582-6
© 2021 Quodlibet srl
via Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, 23
62100 Macerata
www.quodlibet.it
QUODLIBET STUDIO. CITTÀ E PAESAGGIO
Collana a cura di Manuel Orazi
Comitato scientifico:
Sara Marini (Università Iuav di Venezia)
Gabriele Mastrigli (Università degli Studi di Camerino)
Stefano Catucci (Sapienza Università di Roma)
Luca Emanueli (Università degli Studi di Ferrara)
7
Premessa
106
Complesso residenziale al quartiere Q3, 1993-2002
8
La vocazione urbana dell’architettura di Paola Salmoni
Lorenzo Ciccarelli
114
Ex cinema Eden, 1994-1999
120
Recupero dell’antico cimitero ebraico, 1996-2005
126
Alloggi in viale dei Pini, 1995-2003
15
L’architettura in una città
Nicola Russi
19
Paola Salmoni tra architettura e politica
Monica Prencipe
Testimonianze
33
Learning from Paola
Pippo Ciorra
35
Frammenti di un’educazione
Alberto Ferlenga
36
Paola Salmoni: un maestro involontario
Cino Zucchi
ARCHITETTURE
stampa
Industria Grafica Bieffe, Recanati (MC)
40
Cooperativa Casa Serena, 1955
44
Villa Matteucci, 1957-1963
50
Scuola elementare a cinque aule, 1959-1965
58
Scuola a venti aule, 1958-1963
64
Sede della Legione dei Carabinieri, 1959-1961
68
Istituto Statale d’Arte E. Mannucci, 1962-1967
76
Monumento alla Resistenza, 1964-1965
84
Villa Ferranti, 1972-1976
92
Scuola elementare a quindici aule, 1983-1994
98
Teatro delle Muse, 1987-2002
URBANISTICA
134
Piano Regolatore Generale di Ancona, 1958-1963
140
Piano dei rioni storici di Ancona. Guasco San Pietro
e rione Capodimonte, 1958-1961; 1972-1974
Apparati
147
Regesto delle opere
151
Bibliografia
L’ARCHITETTURA IN UNA CITTÀ
18
una relazione diretta con la fortificazione storica, arroccata sulle pendici del monte al di sopra del porto; il masterplan per il
complesso residenziale Q3, realizzato con Vittorio e Giovanna
Salmoni, oltre ad essere un esempio virtuoso di coinvolgimento
di numerosi architetti nazionali, si configura come vero e proprio quartiere prototipo, modello di sviluppo di una città in grado di relazionarsi ai grandi territori agricoli che la circondano
attraverso un impianto a pettine, che si apre verso l’orizzonte
con un sistema sequenziale di spazi pubblici e collettivi.
Benché Salmoni sia stata chiamata a riflettere su tutto il contesto urbano in occasione del Piano Regolatore Generale, e negli anni successivi sia stata coinvolta nella definizione di ampie
porzioni di città, come le aree di sviluppo a sud, queste grandi
opportunità progettuali non sono mai state affrontate secondo
un approccio rifondativo, ma piuttosto hanno confermato una volontà di costante interpretazione critica dei fenomeni già in atto e
delle potenzialità latenti nel territorio urbano. La traiettoria progettuale di Salmoni, sensibile alla realtà del contesto e alle sue
evoluzioni nel corso del tempo, definisce un’«idea di città come
spazio di progetto»7, che lega inscindibilmente la realizzazione
delle singole opere d’architettura a una proiezione progettuale
sulla città tutta. Anche per questa ragione è interessante rileggere oggi una produzione che, combinando una qualità altissima
a un carattere di sostanziale ordinarietà, suggerisce una possibile risposta civile all’utilizzo dell’architettura come icona, oggetto
strumentale alla costruzione dell’immagine di un centro urbano,
e non come volano di un suo effettivo sviluppo. Geograficamente
lontana dai grandi centri di produzione dell’architettura e dell’urbanistica, eppure attivamente partecipe del dibattito della sua
epoca, Paola Salmoni è una figura tipica, così come la città dove
ha lavorato per decenni, in quanto archetipo di quei molti progettisti di talento che hanno attraversato il Novecento italiano e che,
sviluppando un rapporto privilegiato con il loro contesto, hanno
saputo costruire un legame effettivo e sostanziale tra la città sociale e la città fisica. Per Ludovico Quaroni:
Città sociale e città fisica vivono insieme secondo una forma di
simbiosi: come certe specie del mondo vegetale hanno struttura
risultante dalla compresenza di un’alga e di un fungo, di due cose
diversissime fra loro quindi, che tuttavia trovano possibilità, realtà
di vita solo in una indissolubile unione, così come città sociale e
città fisica non possono esistere in autonomia completa. Ognuna
di esse rivendica la sua indipendenza: ma la città sociale non potrà
mai essere se non in uno spazio […] la città fisica, spaziale, non
potrà mai essere se non per una realtà umana […]8.
Note
1
2
3
4
5
6
7
8
Descritti accuratamente da Stefania Sebastiani in Ancona, Forma e Urbanistica: «due differenti percorsi di crinale si articolano nelle alture del
Cardeto, dei Cappuccini e del Guasco. Tra i due rilievi una valle alluvionale acquitrinosa. La dorsale più interna è caratterizzata dal monte Pelago,
monte Pulito, monte Marino e dalle colline di S. Stefano e dell’Astagno. È
proprio nella posizione del promontorio, su cui i dati archeologici indicano
la presenza del centro antico, che sono da ricercare i fattori che determinarono la scelta del luogo per la nascita dell’abitato», Stefania Sebastiani,
Ancona, Forma e Urbanistica. Città Antiche in Italia, L’Erma di Bretschneider,
Roma 1996, p. 13.
Alberto Mioni, La città nell’epoca dell’Industrializzazione: dall’Unità alla prima guerra mondiale (1860-1920), in La Città, collana «Capire L’Italia», Touring Club Italiano, Milano 1978, p. 147.
Si veda la scheda del Piano Particolareggiato a pagina 120.
Stefano Francesco Musso ricostruisce sinteticamente i punti salienti di
questo acceso dibattito in Il restauro nel progetto urbano in Franco Mancuso, Nicola Russi, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti, Mauro Volpiano, Vivere
la città, Il Poligrafo, Padova 2015, p. 175.
Laura Mascino, Ancona 1972-1982 ricostruzione e recupero del centro storico
dopo il terremoto. Un progetto di città, in Benno Albrecht, Anna Magrin (a
cura di), Esportare il centro storico, Guaraldi, Rimini 2015, p. 209.
Roberto Gambino, Paesaggio e Rigenerazione urbana, in Franco Mancuso,
Nicola Russi, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti, Mauro Volpiano, Vivere la
città cit., p. 175.
Paola Viganò, Dalla Possibilità di un progetto, in Stefano Munarin, Luca
Velo (a cura di), Italia 1945-2045, Urbanistica prima e dopo; radici, condizioni,
prospettive; Società italiana degli urbanisti, una discussione a cura di Stefano
Munarin e Luca Velo, Donzelli, Roma 2016.
Ludovico Quaroni, La torre di Babele, Marsilio, Venezia 1967, p. 29.
PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA1
Monica Prencipe
PAOLA SALMONI E LA PRESENZA FEMMINILE ALLA FACOLTÀ
DI ARCHITETTURA DI ROMA
La Facoltà di Architettura di Roma fu la prima fondata in Italia
nel 1919: pensata attorno alla figura multidisciplinare dell’architetto integrale teorizzata da Gustavo Giovannoni, venne aperta, sin dal suo esordio, anche alle donne2.
Ma di fronte all’elenco dei laureati di questi primi anni, non
possiamo fare a meno di notare come le donne siano poco più
che mosche bianche del sistema: solo nel 1950 la percentuale
della loro presenza si attestò vicino al 22% per poi incrementare (in realtà piuttosto lentamente e non senza qualche brusca
interruzione) nei decenni successivi3.
Se volessimo disegnare una piccola statistica, potremmo affermare che, in media a Roma tra il 1921 e il 1954 ogni cento
architetti laureati, solo sette erano donne.
Tuttavia, sotto la superficie della lotta per l’emancipazione, la
lunga (e ancora poco conosciuta) storia delle architette della
Capitale era già iniziata, come spesso accade, senza troppo
clamore già nel diciassettesimo secolo, grazie alla pioniera
Plautilla Bricci (1616-1696)4, per continuare nei primi decenni
del Novecento con nomi come Attilia Travaglio Vaglieri (18911969)5, Elena Luzzatto Valentini (1900-1983)6, Maria Emma Calandra (1912-2004)7, Valeria Caravacci (1915)8, Uga de Plaisant
(1917-2004)9 e Margherita Roesler Franz (1915-1974)10, solo per
citare alcuni dei nomi più interessanti già attivi prima del 1945.
Seguendo il preciso resoconto del 1954, riportato da Luigi Vagnetti sulla storia della Facoltà, un primo decisivo cambio di
rotta sembrò arrivare proprio attorno al 1950, non a caso a cinque anni precisi dalla fine della guerra, e cioè quando il numero
degli iscritti aveva registrato un deciso balzo in avanti, dopo il
forzato arresto durante gli anni del conflitto.
In questo nuovo contesto, non è difficile immaginare che le ragazze che avevano toccato con mano le ristrettezze e le tragedie della guerra, fossero richiamate in massa dalle nuove
possibilità economiche e sociali offerte dalla ricostruzione,
nonché da una posizione lavorativa non necessariamente relegata all’educazione.
Dobbiamo quindi inserire la figura di Paola Salmoni (Ravenna,
1921 - Ancona, 2003) in questo specifico panorama: laureatasi in quello stesso 195011, divenne presto punto di riferimento
dell’architettura marchigiana12, ma anche, dal 1980, segretario
nazionale del Movimento Femminista Repubblicano.
Paola apparteneva per anagrafe a quella generazione che Tafuri definì come «disorientata», convinta di dover ricominciare
tutto daccapo, non senza lacerazioni tra un’utopica rifondazione della società – non solo materiale ma innanzitutto morale –
e le contemporanee possibilità offerte allora agli architetti.
Tra i suoi compagni di corso, ricordiamo protagonisti quali
Carlo Aymonino (1926-2010), Carlo Chiarini (1925-1996), Carlo
Melograni (1924)13, ma anche donne importanti come Marinella
Ottolenghi, Luisa Anversa (1926) e Paola Coppola (1927-2009),
tra le prime a essere accolte nel corpo docente della Facoltà di
Roma dopo la riforma del 196814.
L’attività professionale di Paola Salmoni fu inoltre segnata
da fruttuose collaborazioni con altri nomi appartenenti alla
generazione precedente, primi fra tutti Ludovico Quaroni
(1911-1987) e Gaetano Minnucci (1896-1980), i quali finirono
col diventare veri e propri punti di riferimento dell’architetta
marchigiana15.
Nel 1951, Paola entrò a far parte dell’Ordine degli Architetti
della provincia di Ancona, con il numero 34. Molti anni dopo, nel
1982, Paola avrebbe ricordato questo suo affacciarsi al mondo
del lavoro, in occasione dell’incontro internazionale Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica:
Certamente noi abbiamo pagato un prezzo più pesante in termini di
sacrificio personale e di vita privata. Trenta anni fa eravamo guardate con grande diffidenza e ironia da colleghi e operatori. Ci siamo
per lo più dovute appoggiare ad uomini, prima di decollare in proprio. Abbiamo lavorato il doppio ottenendo avari riconoscimenti16.
D’altra parte, Paola riconosceva la sua fortuna, in quanto,
Nell’immediato dopoguerra gli studi universitari non finalizzati
all’insegnamento erano ancora per le ragazze una scelta d’élite,
che avveniva per lo più in ambienti di condizione economica superiore ed in famiglie borghesi progressiste17.
Si trattava senza dubbio del suo caso: originaria di Ravenna
e di fede ebraica, la famiglia Salmoni si era trasferita ad Ancona grazie alle prospettive lavorative fornite dalla fiorente
industria chimica dello zio. A ogni modo, Paola era cresciuta
19
PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA
20
Studenti iscritti
Donne laureate
Uomini laureati
Donne laureate / totale laureati
(%)
1921
55
0
1
1922
76
0
2
1923
101
0
17
1924
104
0
14
1925
116
2
8
20
1926
122
1
9
10,0
1927
144
1
16
5,9
1928
180
0
13
1929
190
0
22
1930
241
0
20
1931
233
1
28
3,4
1932
238
1
20
4,8
1933
259
0
29
1934
256
2
43
1935
317
0
29
1936
322
0
38
1937
334
1
44
2,2
1938
367
2
36
5,3
1939
312
2
29
6,5
1940
299
3
36
7,7
1941
393
3
27
10
1942
459
1
13
7,1
1943
535
0
13
1944
561
0
11
1945
691
3
37
7,5
1946
730
5
69
6,8
1947
939
5
37
11,9
1948
893
4
27
12,9
1949
1034
2
32
5,9
1950
1117
14
51
21,5
1951
1138
6
37
14,0
1952
1245
4
40
9,1
1953
1349
3
30
9,1
1954
1268
3
41
6,4
media (%)
7,0
in una famiglia laica, secondo gli ideali di libertà individuale
e giustizia sociale che caratterizzavano il partito repubblicano
italiano18.
Nel 1938, a causa delle leggi razziali varate a settembre dello
stesso anno19, Paola fu definitivamente espulsa dal Liceo Classico e costretta a completare la sua educazione privatamente.
Tra il 1940 e il 1942, si trasferì a Milano per studiare Chimica alla scuola ebraica di via Rupili, mentre il fratello Claudio
(1919-1970), di qualche anno più grande di lei, era riuscito a
completare gli studi universitari a Roma, laureandosi in Ingegneria Civile nel 194120.
Nel bel mezzo del conflitto mondiale, la famiglia Salmoni tornò ad Ancona, rimanendo nascosta nella fattoria dello zio e,
proprio qui, il 20 settembre 1943 si verificò uno degli eventi più
traumatici della vita di Paola: l’accerchiamento della casa da
parte delle truppe naziste e la deportazione dello zio Giacomo e
del giovane cugino Sergio21.
1
4,4
Tab. 1. Numero degli studenti iscritti per sesso alla Facoltà di Architettura di Roma, tra il 1921 e il 1954. I dati sono
tratti da Annuari Sapienza e da Luigi Vagnetti, Graziella Dall’Osteria (a cura di), La Facoltà di Architettura di Roma nel suo
trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55, Facoltà di Architettura, Roma 1955; elaborazione dell’autore.
PAOLA SALMONI: PROGETTARE LA SOCIETÀ DEL DOMANI
2
1 Paola Salmoni, Città mediterranea, Ancona, 1948.
Acquerello su carta. Archivio Studio Salmoni Architetti
Associati.
2 Paola Salmoni, Scenografia per la rappresentazione
dell’opera Pigmalione di George Bernard Shaw, Ancona, 1948.
Acquerello su carta. Archivio Studio Salmoni Architetti
Associati.
In cinquant’anni di carriera, la produzione di Paola Salmoni
conta almeno duecento opere tra architettura e urbanistica
(per la maggior parte tutte realizzate22). Tuttavia, oltre al contributo all’interno del dibattito architettonico italiano, il suo
caso può essere analizzato come un’interessante contaminazione del binomio “politica e architettura” da una prospettiva
peculiare: sia di nota femminista, sia di architetta e urbanista.
Come riportato nel 1982 al congresso dal titolo Donne e l’Europa, lei stessa sentiva di non poter essere considerata “all’interno” del potere politico, quanto piuttosto “a lato”, e dunque con
la possibilità di poterlo criticare liberamente23.
Non si poteva neanche dire che Paola e la politica andassero a
braccetto sin da giovani; al contrario, la militanza fu una scelta della maturità, in parte segnata dalla morte prematura del
fratello Claudio Salmoni, avvenuta nel 1970. Ingegnere con un
ruolo di spicco nel Piano di Ricostruzione della città, ma anche
rappresentante nazionale del partito repubblicano italiano fin
dalla Resistenza, Claudio aveva fondato lo studio assieme alla
sorella Paola nel 1951, curando in particolare la sezione urbanistica24.
Dopo la morte improvvisa del fratello, Paola decise di continuare l’attività del fratello e di farsi carico della pianificazione; da
qui, arrivò poi naturalmente alla militanza politica.
21
4
PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA
3
Ma al di là delle circostanze famigliari, perché tra tutte le possibili fazioni, Paola decise di guidare proprio la sezione Femminista del partito repubblicano?
Una prima risposta può essere facilmente trovata nella particolare situazione culturale e sociale dell’Italia dei primi anni
Settanta, in un momento in cui le battaglie per l’emancipazione
e i diritti della donna trovavano un largo riscontro popolare. Basti pensare alle leggi sul divorzio, al diritto all’aborto assistito,
alle leggi che abolivano la patria potestà e sancivano finalmente l’equiparazione dei diritti del marito e della moglie: tutti passaggi considerati da Paola indispensabili per la costruzione di
una società più giusta e aperta.
A ogni modo, la sua esperienza del mondo le aveva fatto ampiamente capire che, nella vita di tutti i giorni, le applicazioni pratiche di queste nuove idee appartenevano ancora a un orizzonte lontano: infatti, anche dopo la forte crescita economica del
1945, la percentuale di donne che aveva accesso alle posizioni
professionali non stava affatto aumentando proporzionalmente
all’incremento demografico25.
Per questo motivo, dopo le cruciali riforme politiche degli anni
Settanta, una nuovo attivismo doveva prendere forma, in modo da
educare il cosiddetto “sesso-debole” circa le sue nuove possibilità, così come la controparte maschile doveva prendere coscienza
di una più appropriata attitudine nei confronti delle donne.
In questo senso, il suo coinvolgimento politico era particolarmente attento all’incremento della partecipazione della donna nella società in tutte le sue forme: per Paola, l’occupazione femminile non poteva essere considerata solamente un
“simbolo di redenzione”, ma piuttosto un chiaro segnale di una
società più giusta ed egualitaria, specialmente se attuata in
settori tradizionalmente maschili, quali la politica, la Pubblica
Amministrazione e le aree più specificatamente tecniche quali
la pianificazione e l’ingegneria26.
All’interno di questi settori inoltre, la donna moderna doveva
rinunciare al principio dei campi separati dalla logica comune:
pediatra e arredatore d’interni non devono né possono essere le
uniche possibilità per una donna di diventare medico o architetto.
22
Al contrario, al fine di preservare la diversità femminile, le donne avrebbero dovuto
3 Lettera di Bruno Zevi a Paola e Claudio Salmoni, 17 settembre
1960, Roma.
4 Relazione introduttiva di Paola Salmoni all’Assemblea
Nazionale dei Circoli del Movimento Femminile Rebubblicano,
Rimini, 1984. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati.
5 Manifesto del 34° Congresso Nazionale del partito
repubblicano con Paola Salmoni e Susanna Agnelli, Roma, 1981.
Archivio Studio Salmoni Architetti Associati.
introdurre, all’interno del lavoro professionale, delle logiche comportamentali diverse da quelle tradizionali: serietà, dedizione, rifiuto del disperato antagonismo e – più di ogni altro – solidarietà.
5
23
Una solidarietà che non doveva includere solo gli altri membri
del gentil sesso, ma piuttosto tutti gli strati più fragili della società civile, incluse le giovani generazioni27.
Il suo attivismo politico non può dunque essere considerato il
frutto di un generico principio umanitario, bensì una necessità
associata a una specifica visione etica del proprio lavoro.
Reciprocamente, molta parte dei princìpi che sottendono l’opera architettonica di Paola Salmoni può essere interpretata
in assonanza alle sue idee politiche e sociali28. Tra questi, possiamo individuare l’analisi empirica del contesto come unica
possibilità per comprendere le necessità dei soggetti coinvolti nel progetto; il ruolo centrale delle attrezzature destinate a
scuole e servizi sociali, al fine della costruzione di una società
più giusta ed egualitaria; la promozione delle nuove generazioni come forma di solidarietà sociale e infine la valorizzazione
del patrimonio culturale come mezzo per “risanare le ferite”
di una comunità.
PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA
6
GLI EDIFICI SCOLASTICI: COSTRUIRE LA COMUNITÀ IDEALE
7
24
6 Esattoria comunale della Cassa di Risparmio di Ravenna,
1962-1968. Gruppo di lavoro: Ludovico Quaroni (capogruppo),
Enzo Calanca, Adolfo De Carlo, Pierluigi Giordani, Claudio e
Paola Salmoni.
7 Paola Salmoni e Ludovico Quaroni al seminario dedicato
all’opera dell’architetto romano, 1985.
Benché la riforma dell’educazione e il ripensamento degli spazi
scolastici fossero questioni comuni all’intera generazione del
dopoguerra29, il tema ha certamente rappresentato una parte
fondamentale della produzione architettonica di Paola Salmoni
con più di venti edifici legati a questa destinazione. Nel corso
di una carriera che va dagli anni Cinquanta alla fine del secolo
scorso, possiamo ripercorrere l’evoluzione delle sue idee sul
tema, nonché il mutato approccio dell’intera società nei confronti dell’educazione.
Le prime significative esperienze di Paola furono ampiamente
influenzate dalla collaborazione con Ludovico Quaroni, di circa dieci anni più anziano di lei. L’opera più conosciuta del loro
gruppo di progettazione è l’estensione della Cassa di Risparmio di Ravenna (1963-1969)30, mentre meno note sono altre
due collaborazioni, sempre destinate al comune romagnolo: il
Piano Regolatore Generale e una scuola elementare, entrambi
realizzate a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio
degli anni Sessanta.
Grazie ad alcuni schizzi – oggi conservati nell’Archivio dello
Studio Salmoni – possiamo ricostruire il processo evolutivo
del progetto: a partire dalla “soluzione A”, che presentava una
distribuzione funzionalista “a croce” in blocchi chiaramente
separati e identificati (amministrazione, classi e la palestra),
si arrivò a una seconda distribuzione (“soluzione B”) incentrata
attorno allo spazio della corte centrale, secondo un disegno “a
turbina” che Quaroni aveva già usato nella scuola a Canton Vesco nel 195531.
Il progetto per Ravenna rappresentò un momento di riflessione
importante per la stessa produzione marchigiana di Paola Salmoni. Basti notare ad esempio la distanza che intercorre tra altri
due progetti appartenenti agli stessi anni: la scuola elementare
Benincasa, realizzata nei primi anni Cinquanta ad Ancona e conclusa nel 1958 (stesso anno dell’inizio del progetto per Ravenna), e il progetto per la scuola elementare di Montemarciano,
iniziato nel 1958.
Mentre il primo era concepito come un omaggio alla generazione razionalista precedente, il secondo voleva invece interpretare una nuova idea di socialità a misura di bambino, mediante la
creazione di spazi intimi che evitassero specificatamente «ogni
effetto intimidatorio o di oppressione, provocato da edifici dichiaratamente monumentali»32.
Entrambi i progetti per Ravenna e Montemarciano negavano l’idea dello spazio scolastico come semplice successione di aule;
al contrario, l’altezza ridotta degli spazi comuni voleva favorire
l’intimità e l’autodeterminazione degli studenti e, in particolare,
evitare il suggerimento di gerarchie imposte.
Nella sua configurazione finale (diversa da quella costruita), la
scuola di Ravenna portava alle estreme conseguenze le idee
espresse nell’edificio di Montemarciano: se in quest’ultimo la
corte centrale voleva rappresentare e favorire lo sviluppo di un
senso di “comunità”, nel caso di Ravenna, l’ossessiva ripetizione
del modulo elementare, moltiplicava e “sgranava” all’infinito le
possibilità di incontro in spazi sempre più ridotti.
L’importanza di educare le nuove generazioni a una società
moderna ed egualitaria, la necessità di evitare differenze gerarchiche così come di promuovere l’autocoscienza del singolo, furono tutti elementi ampiamente sottolineati in molti degli
interventi politici di Paola Salmoni in veste di leader del Movimento Femminista del PRI, in quanto “azioni reali” a favore
della campagna dell’emancipazione della donna, poiché era
proprio a scuola che molte delle limitazioni sociali venivano in
primo luogo create33.
L’interpretazione dell’edificio scolastico come “comunità ideale” su piccola scala sarebbe poi stato ripreso in altre occasioni,
primo tra tutti nel progetto dell’Istituto Statale d’Arte di Ancona
(1962-1967) e nella scuola elementare di Castelfidardo (19831984). Nel primo, Paola esplicitava la metafora biomorfa della
pianta, riflesso dei flussi e dei movimenti degli studenti: organizzata attorno a una spina centrale di distribuzione, con affacci
a doppia altezza, e le terminazioni nervose rappresentate dalle
aule dei laboratori. Al contrario, il progetto di Castelfidardo si
caratterizzava per un impianto planimetrico classico, in cui la
comunità scolastica si riuniva, come in un piccolo borgo rurale
(così come suggerito dal profilo dei tetti a capanna delle aule),
attorno alla piazza-corte centrale.
IL PATRIMONIO CULTURALE: DISEGNARE IL PAESAGGIO COME
MEMORIA CONDIVISA
Dopo alcuni complessi di abitazioni popolari, la prima importante opportunità di confrontarsi con il tema della pianificazione
arrivò nel 1955, grazie al concorso per il nuovo Piano Regolatore
della città di Ancona, che doveva finalmente sostituire il precedente Piano di Ricostruzione del 194534.
La giuria incaricata della selezione proclamò vincitori due gruppi ex aequo: il primo guidato da Giovanni Astengo (1915-1990),
e il secondo che includeva i fratelli Salmoni. Entrambi i progetti erano stati premiati per l’accurata analisi del contesto e una
certa lungimiranza nella previsione dei problemi futuri della città, sia a livello urbano che interurbano.
La soluzione finale, approvata in due fasi successive prima nel
1958 e poi nel 1963, si rivelò una complessa combinazione delle
due proposte, la quale comprendeva caratteristiche all’avanguardia, che solo dopo la Legge Ponte del 1967 sarebbero diventati requisiti minimi: una zonizzazione dettagliata con diverse densità di edificazione, previsioni di servizi e infrastrutture
a diversi livelli di scala, a partire dalle scuole di quartiere alla
localizzazione di una zona industriale lontana dalla città, nell’attuale area della Baraccola35.
Infine, una parte specifica del piano, affidata a Paola Salmoni e
al professor Mario Coppa (1923-1999)36, era dedicata al risanamento del centro storico, in gran parte distrutto o abbandonato
a seguito degli eventi bellici.
Anche in questo caso, il tema si inseriva nel dibattito nazionale
circa l’annosa necessità di aggiornare i centri storici alla vita
moderna, seguendo linee di intervento poi riportate nella coeva
Carta di Gubbio del 1960 e in quella di Venezia del 1964. Il piano
di risanamento di Ancona, conclusosi nel 1960, fu uno dei primi nel suo genere: era basato, da un lato, su un’attenta analisi
socio-economica del tessuto abitativo e, dall’altro, sull’appli-
25
cazione di una moderna idea di “restauro”, allargata all’intero
nucleo storico, e non più a un singolo monumento37.
Il piano di Ancona, rappresentò per Paola il primo di una serie di interventi decisivi, legati al ruolo del patrimonio culturale
della città. In particolare, tutti i progetti più rilevanti della sua
vita sono legati a questo tema, nonché alla storia del capoluogo marchigiano: tra questi ricordiamo il Monumento alla Resistenza (1964-1965), la ristrutturazione del Teatro delle Muse
(1987-2002) e, infine, il restauro del Campo degli ebrei (cimitero monumentale ebraico, 1996-2005).
Il progetto per il Teatro delle Muse può senza dubbio essere
considerato il più complesso dei tre interventi citati: dopo la
perdita degli interni originali del XVIII secolo, la Giunta Comunale aveva affidato i lavori di ristrutturazione a Danilo Guerri
(1939-2016), progettista raffinato, sensibile al disegno del dettaglio architettonico, a cui si affiancò Paola Salmoni nel corso
degli anni Ottanta, nota per le sue doti gestionali e organizzative nell’ambito di appalti pubblici38.
Il risultato fu un progetto che cercava di affrontare la storia sofferta dell’edificio con uno spirito moderno: le facciate esterne
furono accuratamente restaurate, mentre l’auditorium interno,
compromesso dai precedenti interventi, fu interpretato come
un moderno spazio pubblico per la comunità, sull’esempio del
teatro Carlo Felice di Genova (1981-1991) di Aldo Rossi, Ignazio
Gardella e Fabio Reinhardt.
Gli altri due progetti citati, pur nella loro ridotta dimensione
monumentale, si confrontavano con questioni piuttosto spinose, entrambe personalmente vissute da Paola e poi tradotte
nella dimensione più ampia del paesaggio.
Per il nuovo Monumento alla Resistenza di Ancona, fu scelto
un luogo situato in un ambiente naturale, nel parco del nuovo
quartiere Pincio, su una collina che si affacciava sul nucleo storico. Il progetto fu concepito come un lento percorso di risalita:
una combinazione di svolte improvvise, liberamente organizzate su di una griglia ortogonale, con gradini e muri in cemento
armato di diverse altezze, che definivano un’ideale e laica “via
crucis” e richiamavano figurativamente alla “fatica” della Resistenza39.
Infine, all’inizio degli anni Novanta, Paola ebbe la possibilità di
cimentarsi con un altro elemento evocativo del patrimonio locale: l’antico cimitero ebraico40.
Come sopravvissuta all’Olocausto, Paola sentiva il progetto con
forza e a esso rispose (dopo diverse versioni iniziali) con quello
che potremmo definire un “progetto di minima”, che prevede-
PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA
8
26
8 Scuola elementare Benincasa, Ancona, 1955-1958.
Archivio Studio Salmoni Architetti Associati, Scatola “Foto G”,
Ancona.
va innanzitutto il restauro e riposizionamento di tutte le steli
lapidee danneggiate o rovinosamente cadute a valle. A questo
primo intervento, si affiancò successivamente la realizzazione
di una serie di nuovi percorsi di fruizione, quasi tutti individuati
lungo il confine dell’area, i quali lasciavano pressoché inalterato lo spazio interno originale. Il progetto si concludeva poeticamente con la realizzazione di un belvedere, sulla sommità
retrostante il campo vero e proprio, dalla quale si aveva la possibilità di cogliere in un solo sguardo il cimitero, il mare e la
città storica, raccogliendo in questo modo in un’unica visione i
frammenti più importanti della storia locale.
In entrambi i progetti (il Monumento alla Resistenza e il Campo
degli ebrei), Paola Salmoni dimostrò di preferire un confronto semplice e diretto con la realtà oggettiva; i luoghi dovevano
essere interpretati come “evocativi in sé” della memoria della
comunità, e scopo del progettista era semplicemente quello di
portarne a galla il significato intrinseco. Una forma peculiare
di “empirismo”, che potremmo quasi definire una “militanza
laica”: una definizione usata dalla stessa Paola in diverse occasioni, per descrivere uno dei tratti caratteristici dell’attività
femminile, in opposizione a chi la voleva relegata a un ruolo
prettamente “domestico”41.
QUALCHE CONCLUSIONE
L’opera di Paola Salmoni in oltre cinquant’anni di attività (19512003) è stata segnata senza dubbio da un cospicuo numero di
costruzioni “minori” e da alcuni momenti particolarmente “intensi”, tutti legati al tema dell’educazione e alla celebrazione
del patrimonio culturale. Grazie alla sua vivacità sia nel campo
architettonico che in quello della pianificazione, lo studio è in
attività ancora oggi, con la direzione dei nipoti Vittorio e Giovanna Salmoni, figli del fratello Claudio.
È rilevante sottolineare che, anche il passaggio alla seconda
generazione, è stato possibile solo grazie all’intenso lavoro di
training che la stessa Paola riteneva parte integrante di una doverosa solidarietà sociale. Basti pensare al giovane gruppo di
lavoro – voluto da Paola e reso possibile grazie all’aiuto dei nipoti – per la realizzazione del complesso residenziale ad Ancona
di 122 alloggi (1993-2002) nel nuovo quartiere Q3, con quelli che
saranno alcuni dei più importanti architetti del paese, all’epoca
alle prime esperienze: Aldo Aymonino, Cino Zucchi, Alberto Ferlenga e Pippo Ciorra42.
27
PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA
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Il lavoro di Paola Salmoni dovrebbe per questo essere riconsiderato non solo in relazione ai risultati architettonici o alla sua
fortuna storica (in realtà molto limitata), ma – credo – anche per
il valore di questa sua interpretazione etica dell’architettura.
Una sorta di “operosità silenziosa”, caratterizzata dall’assenza
di scritti dedicati all’Architettura come disciplina a sé stante, a
fronte di un’ampia serie di interventi sul fronte politico, sociale
e culturale.
È quindi evidente che questi due aspetti della vita di Paola – il
progetto e la politica – devono essere visti come complementari, al fine di comprendere la logica culturale dietro generiche
tendenze definite ora “neorealiste”, ora “organiciste”.
La pratica progettuale, il disegno dell’edificio scolastico e la
protezione del patrimonio erano concepiti innanzitutto come
prove sul campo per nuove composizioni sociali prima che architettoniche, mettendo in discussione questioni di genere e
differenze razziali.
Una “militanza laica” la sua, tipica di molti dei tecnici locali del
dopoguerra in cui, a volte, era difficile distinguere tra attivismo
civile e favore politico.
Probabilmente viviamo ancora troppo vicino alle sue opere e
questo non è ancora il momento di formulare un giudizio storico
definitivo sull’attività progettuale di una figura così recente43.
Il lavoro di Paola Salmoni può invece essere un’occasione per
riflettere sulla sua peculiare interpretazione dell’architettura
come complessa manifestazione dell’attività umana, in opposizione a un’architettura concepita come espressione artistica
individuale.
Ma viene da chiedersi: oggi, questa opposizione è ancora vera o
è possibile pensare a un nuovo equilibrio, forse proprio grazie a
un profondo confronto con la nostra memoria collettiva?
13
14
Note
1
9 Paola Salmoni nel suo studio negli anni Settanta. Archivio Studio Salmoni
Architetti Associati.
10 Paola salmoni e Anita Sardellini in studio negli anni Settanta. Archivio
Studio Salmoni Architetti Associati.
11 Paola Salmoni, Pippo Ciorra e altri collaboratori nello studio (anni Novanta).
Archivio Studio Salmoni Architetti Associati.
12 Derno Andreoni, Paola Salmoni e Danilo Guerri in studio, durante la
progettazione del Teatro delle Muse di Ancona, 1995. Archivio Studio Salmoni
Architetti Associati.
13 Paola e Vittorio Salmoni in studio nei primi anni Settanta. Archivio Studio
Salmoni Architetti Associati.
14 Paola e Giovanna Salmoni durante la realizzazione del Teatro delle Muse ad
Ancona nei primi anni Duemila. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati.
2
3
Il presente testo nasce dall’intervento Paola Salmoni in Modern Italy (19522003). Architecture, Urban Design and Politics in Action, presentato al 3°
Workshop Internazionale del gruppo MoMoWo: Women’s creativity since
the Modern Movement (Oviedo, 2-4 ottobre 2017).
Dopo Roma, altre scuola furono presto create nel resto della penisola. In
ordine: a Venezia nel 1926, a Torino nel 1929, a Firenze e Napoli nel 1930 e
a Milano nel 1933.
I dati sono tratti da: Luigi Vagnetti, Graziella Dall’Osteria (a cura di), La Facoltà di Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55, Facoltà di Architettura, Roma 1955, pp. 200-231. Il volume
celebra il 35° anno di vita dell’Università di Roma e contiene informazioni
generali sul numero totale di iscritti e laureati. Nel 1982, Paola Salmoni fu
29
4
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invitata a un convegno europeo sul tema dei diritti femminili e qui condivise
la sua esperienza personale di donna e architetto, in attività dal 1951. Il suo
intervento si apriva non a caso con un’analoga analisi sulle donne laureate
in Architettura alla Facoltà di Roma: ancora nel 1982 riportava che, su 400
iscritti, solo 70 erano donne, definendo una percentuale di poco inferiore al
20%. D’altro canto, la presenza femminile nel lavoro professionale indipendente non eccedeva ancora il 10% o il 20%. Paola Salmoni, Atti del ConvegnoLaboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella
politica», Movimento femminile repubblicano milanese, Milano 1982, p. 197.
L’“architettrice” Plautilla Bricci era la figlia dell’artista Giovanni Bricci e
divenne conosciuta per il suo lavoro di architetta tra il 1663 e il 1680, in
particolare per la realizzazione della Villa fuori Porta San Pancrazio, commissionata dall’ambasciatore francese Elpidio Benedetti, e per il progetto
di una delle cappelle della chiesa di San Luigi dei Francesi, proprio accanto al Caravaggio. Tuttavia, gli studi su questo peculiare personaggio del
barocco romano sono piuttosto recenti: Olivier Michel, Plautilla Bricci, voce
in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Roma 1972, vol. XIV, pp. 223224; Yuri Primarosa, Nuova luce su Plautilla Bricci pittrice e “Architettrice”,
«Studi di Storia dell’Arte», 25, 2014, pp. 145-161; Consuelo Lollobrigida,
Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’architettrice del Barocco
Romano, Gangemi Editore, Roma 2017.
Attilia Vaglieri si laureò all’Accademia di Belle Arti di Roma. In seguito,
sposò l’architetto Umberto Travaglio, con il quale collaborò per il resto
della sua vita. È nominata come una delle più importanti architette del
panorama italiano da Anna Maria Speckel, nel suo importante articolo,
Architettura moderna e donne architette, «Almanacco della donna italiana»,
8, 1935, pp. 121-134.
Elena Luzzatto Valentini (1900-1985) fu la prima donna a ottenere una laurea in Architettura in Italia nel 1925 assieme alla russa Anna Biriukova
(1895-1967) e fu anche la prima a entrare nell’Ordine degli Architetti. Per
uno strano caso della sorte, Elena Luzzatto e Paola Salmoni condividono
una serie di tratti comuni: entrambe sono legate alle famiglie ebree della
città di Ancona e similmente subirono le conseguenze delle leggi razziali
del 1938. Si veda: Monica Prencipe, Elena Luzzatto Valentini, the first Italian
woman Architect. Towards a biography, in Helena Seražin, Katarina Mohar,
Caterina Franchini, Emilia Garda (eds.), Women Designers, Architects and
Engineers between 1946 and 1968, Založba ZRC, Ljubljana 2018.
Maria Emma Calandra si laurea nel 1934. È la figlia del professore della
Facoltà Enrico Calandra (1877-1946) e la sorella dell’architetto Roberto
Calandra (1915-2015), di qualche anno più giovane di lei e noto per la sua
amicizia con Frank Lloyd Wright. Nel corso degli anni Trenta, Maria Calandra ebbe una posizione di rilievo all’interno della Soprintendenza di Roma
e prese parte a una serie di fruttuose collaborazione con Giuseppe Samonà. Fu uno dei membri fondatori dell’APAO (Associazione per l’Architettura Organica) e dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Maristella
Casciato, Chi semina ricordi raccoglie storie, «Controspazio», 2, 200, pp. 2431; Paola Barbera, Maria Giuffrè, Archivi di architetti e ingegneri in Sicilia
1915-1945, Caracol, Palermo 2011, pp. 78-79.
Valeria Caravacci si laurea nel 1938. Fu la prima architetta a dedicarsi
al tema dell’esposizione temporanea e alla grafica pubblicitaria per la
Olivetti. Il suo lavoro è ancora ampiamente sconosciuto e una brevissima
descrizione è inclusa in Augusta Lupinacci, Maria Letizia Mancuso, Tiziana
Silvani, 50 anni di professione 1940-1990, Kappa, Roma 1992, pp. 15-18, 72.
Uga De Plaisant fu un’architetta e professoressa di Disegno tecnico alla Facoltà di Roma. La sua carriera iniziò molto presto con la partecipazione (ancora studente) al progetto vincitore del memoriale delle Fosse Ardeatine del
1944. Margherita Guccione, Daniela Pesce, Elisabetta Reale, Guida agli archivi
di Architettura a Roma e nel Lazio, Gangemi Editore, Roma 1999, p. 100.
10 Margherita Roesler Franz fu la segretaria generale della rivista «Metron»,
diretta da un collettivo in cui spicca sin dall’inizio il contributo di Bruno
Zevi. È anche la moglie di Cino Calcaprina, protagonista della ricostruzione italiana ed entrambi emigrati in Argentina nel 1948.
11 Paola Salmoni si laurea il 29 luglio del 1950, cfr. Luigi Vagnetti, Graziella
Dall’Osteria (a cura di), La Facoltà di Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55 cit., p. 227.
12 Lo Studio Salmoni Architetti Associati, originariamente fondato da Paola
e dal fratello Claudio nel 1951, è ancora oggi attivo grazie al lavoro dei
due nipoti che lo dirigono: Vittorio e Giovanna, che hanno iniziato la loro
collaborazione con Paola rispettivamente nel 1981 e nel 1985. Paola, al
contrario, non si sposò mai e non ebbe figli.
13 Luigi Vagnetti, Graziella Dall’Osteria (a cura di), La Facoltà di Architettura di
Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55 cit., pp.
226-227.
14 Annarita Cornaro, Fabio Lorenzi, Ricerca documentaria, in Vittorio Franchetti Pardo (a cura di), La Facoltà di Architettura dell’Università di Roma
“La Sapienza” dalle origini al duemila. Discipline, docenti, studenti, Gangemi
Editore, Roma 2001, pp. 586-594.
15 Gaetano Minnucci, nato a Macerata, si laurea in Ingegneria a Roma nel
1920. Nel 1928 fu tra gli organizzatori della Prima Esposizione Italiana di
Architettura Razionale, sponsorizzata dall’avanguardista Gruppo 7. Ebbe
una importante carriera giornalistica negli anni Trenta e, dopo la seconda
guerra mondiale, realizzò molte opere nella sua regione di origine. Una
breve bibliografia include: Sandro Benedetti, Maria Itala Zacheo (a cura
di), Gaetano Minnucci, (1896-1980). Accademia Nazionale di San Luca, Roma,
16-25 ottobre 1984, Gangemi Editore, Roma 1984; Maria Itala Zacheo, Dal
carteggio di un architetto romano: Gaetano Minnucci e la polemica sull’architettura razionale, «Parametro», 113, 1983, pp. 12-45; Giovanni Bellucci,
Gaetano Minnucci. I progetti marchigiani, tesi di dottorato, Università Politecnica delle Marche, 2012.
16 Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica» cit., p. 198.
17 Ivi, p. 197.
18 Il partito repubblicano è uno dei primi fondati in Italia nel 1895, con solide basi teoriche nelle parole di Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo. Un
importante segno distintivo fin dai suoi esordi è la sua posizione laica.
Durante il ventennio fascista, una parte dell’organizzazione si trasferisce
a Parigi, iniziando così a gravitare attorno al movimento giustizia e libertà
e alla carismatica figura di Carlo Rosselli. Dopo il voto del 2 luglio 1946, a
favore del sistema istituzionale repubblicano, il partito entrò, come forza
minoritaria, nella coalizione della democrazia cristiana. Cfr. Alessandro
Spinelli, I repubblicani nel secondo dopoguerra (1943-1953), Longo, Ravenna 1998, p. VIII.
19 Benito Mussolini presentò per la prima volta le leggi razziali il 18 settembre 1938. Le prime furono la legge 1381 e 1390, approvate già il 7 settembre dello stesso anno. Il 17 novembre seguì infine l’ultima legge (la n.
1728), la cosiddetta legge in difesa della razza italiana. Sul tema delle leggi
razziali, si veda: Alberto Cavaglion, Gian Paolo Romagnani, Le interdizioni
del duce: le leggi razziali in Italia, Claudiana, Torino 2002.
20 Ilaria Zacchilli (a cura di), Claudio Salmoni. Ingegnere e politico. Guida all’archivio, il lavoro editoriale, Ancona 2008, p. 5.
21 Queste prime (e importanti) informazioni biografiche sono state organizzate
in Margherita Crociati, Paola Salmoni 1921-2003: una professione per la città
e la società, tesi di laurea, Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Architettura Aldo Rossi, 2008, pp. 341-343. Il paragrafo in particolare è basato
sull’analisi dei diari privati di Paola Salmoni, oggi di proprietà della nipote
Giovanna.
22 Sulla base del curriculum redatto dallo Studio Salmoni, il suo lavoro di
architetta conta quasi 200 tra progetti, costruzioni e piani urbanistici.
23 Paola Salmoni, Volontà e impegno per la parità tra uomo e donna nella nuova
Europa, Movimento Europeo, Roma 1983, p. 213.
24 Ilaria Zacchilli (a cura di), Claudio Salmoni cit., p. 5.
25 Paola Salmoni, Perché un movimento femminile repubblicano, «L’informatore repubblicano», 33, 1980, p. 3. In Italia, la prima legge sull’aborto fu
approvata nel 1970, mentre quella sul divorzio fu definitivamente ratificata
nel 1978. Sul tema delle leggi che hanno rifondato la visione della donna
in Italia: Fondazione Nilde Iotti (a cura di), Le leggi delle donne che hanno
cambiato l’Italia, Ediesse, Roma 2013.
26 Paola Salmoni, Volontà e impegno per la parità tra uomo e donna nella nuova
Europa cit., pp. 213-214.
27 Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica» cit., p. 200.
28 Queste idee furono espressamente dichiarate nel corso di diverse conferenze, nelle quali Paola era coinvolta in quanto segretario nazionale del
partito femminista repubblicano: Paola Salmoni, in Convegno Nazionale
degli Amministratori Repubblicani (a cura di), Il cittadino protagonista nel
disegno repubblicano per le autonomie locali, Edizione della Voce, Roma
1979, pp. 179-182; Ead., Una proposta per la scuola, «L’informatore repubblicano», 33, 1980, pp. 5-6.
29 In Italia, altri architetti si erano già cimentati con una prima analisi sul
tema dell’edificio scolastico: nel 1936 il volume Scuole, redatto dal marchigiano Gaetano Minnucci, apriva per la prima volta l’Italia al panorama
europeo. A guerra conclusa, ricordiamo anche il numero monografico di
«Domus» (220, giugno 1947) che, sotto l’illuminata direzione di Ernesto
Nathan Rogers, presentava agli architetti italiani le più innovative scuole
realizzate tra gli anni Trenta e Quaranta in Europa e negli Stati Uniti.
30 Il progetto è considerato uno dei più rappresentativi della produzione di
Ludovico Quaroni, nonché una delle opere più interessanti del panorama
italiano dei primi anni Sessanta.
31 Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e lo sviluppo dell’architettura moderna in
Italia, Edizioni di Comunità, Milano 1964, pp. 136-137.
32 Paola Salmoni, Relazione di progetto, Settembre 1958, Scatola 41C, Archivio
privato Studio Salmoni, Ancona.
33 «A me sembra su tutti prioritario il discorso sull’educazione, […] l’importanza di arrivare ai giovani. Non dobbiamo tanto guardare a noi, ai pochi
risultati personali, agli scarsi risultati collettivi, quanto dobbiamo guardare come la nostra battaglia per la parità ha inciso sulle nuove generazioni.
Non direi che ci sono molti risultati positivi, dobbiamo ancora registrare
delle resistenze. C’è ancora un’azione profonda da fare, e che va fatta con
quei mezzi […], tra cui prima di tutto la scuola», in Paola Salmoni, Volontà
e impegno per la parità tra uomo e donna nella nuova Europa cit., p. 216; si
veda anche il già citato Paola Salmoni, Una proposta per la scuola cit.
34 Dopo il devastante bombardamento subito dalla città di Ancona tra il
1943 e il 1944, quasi i due-terzi della città furono distrutti e la città venne
inclusa nell’elenco dei Piani di Ricostruzione. Claudio Salmoni, a capo
dell’ufficio tecnico comunale, diresse il Piano assieme alla supervisione dell’ingegnere Gaetano Minnucci, anche lui di origine marchigiana. Il
piano mostrava una profonda analisi dello stato di fatto, definendo molte
delle linee di sviluppo della città futura; cfr. Giovanni Bellucci, Gaetano
Minnucci cit., pp. 87-96.
35 Si veda: Franco Balletti, Dal Piano di Ricostruzione al Piano Regolatore, «Rivista di Ancona», 2/I, 1958, pp. 3-5; Giovanni Astengo, Ancona, città difficile. Aspetti originali del Piano Regolatore generale, «Rivista di Ancona», 4/I,
1958, pp. 14-16. Il Piano fu approvato per la prima volta il 17 settembre
1958 e, in via definitiva, il 22 febbraio 1963.
36 Mario Coppa fu un urbanista e un pianificatore italiano. Originario di Torino, insegnò alla Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti di
Roma e scrisse diversi volumi sulla storia urbana. XXXVIII. Soprintendenza
Archivistica per l’Umbria, «AAA Italia», 13, 2014, p. 47.
37 Nel 1963, il Piano non trovò il necessario supporto politico, ma fu a ogni
modo premiato con il premio nazionale IN/ARCH. Dopo il terremoto del
1972, che causò ingenti danni al centro storico di Ancona, il progetto di Paola Salmoni e Mario Coppa divenne la base per un nuovo Piano, approvato nel
1974. Cfr. Gilberto Bagaloni, I piani particolareggiati di Capodimonte e GuascoSan Pietro, «Rivista di Ancona», 5, 1960, pp. 2-14. Per il piano del 1974, si
veda: Sergio Antonelli, Pier Paolo Balbo (a cura di), Ristrutturazione del centro storico. 1. Documenti di lavoro, Litografia Carletti & C., Ancona 1974.
38 Danilo Guerri è considerato uno dei maggiori architetti contemporanei delle
Marche. Guerri si laurea in Architettura alla Facoltà di Roma nel 1962 per
poi iniziare la sua carriera nello studio TAU di Roma. Si veda: Francesco
Leoni, Danilo Guerri. Maestro di spazio, Quodlibet, Macerata 2017.
39 Alcuni riferimenti bibliografici di approfondimento del progetto sono: Il monumento alla Resistenza nell’Anconitano, «Rivista di Ancona», 3-4, 1965, pp.
3-13; Luciano Galmozzi, Monumenti alla libertà. Antifascismo, resistenza e
pace nei monumenti italiani dal 1945 al 1985, La Pietra, Milano 1986, p. 194;
Andrea Santarelli, Al Pincio un’ascensione verso la libertà, «Corriere Adriatico
- Ancona», 20 aprile, 2005, p. 7; Flavio Venturelli, Una «triste ricostruzione»?
Gilberto Orioli, Paola Salmoni e l’architettura monumentale di Ancona, in Valentina Orioli (a cura di), Gilberto Orioli. Dall’urbanistica al disegno di dettaglio,
Edit Faenza, Faenza 2014, pp. 63-72; Lorenzo Ciccarelli, Guida all’architettura
nelle Marche 1900-2015, Quodlibet, Macerata 2016, pp. 136-137.
40 Sul progetto si veda anche: Dal museo della città al museo “nella” città, «Progetti», 21, 2007; Il campo degli ebrei, «IoARCH. Costruzioni e impianti», 44,
2012, pp. 52-53; L’antico cimitero ebraico recuperato, «Progetti», 17, 2005, pp.
36-45; Ricordo di Paola Salmoni, «Progetti», 12, 2002; Vittorio Salmoni, Maestri marchigiani. Paola Salmoni, Razionalità e passione, «Mappe», 1/31, 2013,
pp. 8-15; Lorenzo Ciccarelli, Guida all’architettura cit., pp. 172-173.
41 Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica» cit., p. 200.
42 Si veda: Paolo Pasquini, Paola Salmoni, Il quartiere Q1, «Urbanistica Quaderni», 16, 1998, pp. 47-55; Paolo Rossi, Cino Zucchi. Residenze al quartiere
Montedago, «Costruire in laterizio», 109, 2006, pp. 40-43.
43 Le tracce di un qualsivoglia interesse scientifico si sono, per ora, limitate
a una tesi di laurea del 2008, supervisionata da Maristella Casciato, che ha
contribuito ampiamente alla prima ricognizione archivistica dei materiali
disponibili, a seguito della “dichiarazione di interesse” da parte della Soprintendenza nel 2003. Cfr. Margherita Crociati, Paola Salmoni 1921-2003:
una professione per la città e la società cit.
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