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ISBN 978-88-229-0582-6 a cura di Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe L’ARCHITETTURA CIVILE DI PAOLA SALMONI Monica Prencipe (Ancona, 1986) è architetto presso lo studio PSL di Ancona. Nel 2014 ha conseguito il diploma di specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio alla Sapienza e, nel 2016, ha vinto la medaglia d’oro del premio ferrarese Domus International Award for Restoration and Preservation. Nel 2018 ha ottenuto il dottorato in Storia dell’architettura presso l’Università Politecnica delle Marche, durante il quale ha approfondito le vicende delle pioniere dell’architettura romana. Ha scritto per le riviste «Anfione e Zeto» e «Studi e ricerche di storia dell’architettura». Paola Salmoni, fondatrice dello Studio Salmoni di Ancona insieme con il fratello ingegnere Claudio, ha senza dubbio segnato il dibattito architettonico e politico nelle Marche della seconda metà del Novecento. I progetti degli anni della ricostruzione e i piani Ina-Casa rappresentarono il primo banco di prova dello studio, e in seguito altre opere di asciuttezza grafica, composta geometria e razionale impiego dei materiali si guadagnarono il plauso, fra gli altri, di Bruno Zevi. Appartenente alla schiera degli ottimi professionisti poco indagati, perché estranei all’accademia universitaria e attivi fuori dai grandi centri, Paola Salmoni è stata in grado di traghettare lo studio nelle mani dei nipoti Giovanna e Vittorio, e dunque nel nuovo secolo, senza rinunciare a una sostanziale coerenza ideale, ancor prima che formale, iniziata con il Monumento alla Resistenza e culminata con l’attento recupero dell’antico cimitero ebraico del Cardeto. Sono inoltre significative le sue collaborazioni con Ludovico Quaroni, Giovanni Astengo e Danilo Guerri, fra gli altri. Il volume restituisce per la prima volta la lunga e sfaccettata esperienza fra architettura, urbanistica e impegno civile dello Studio Salmoni, grazie anche al contributo di una nuova generazione di studiosi e di alcune testimonianze d’autore. euro 26,00 Lorenzo Ciccarelli (Jesi, 1987) è ricercatore di Storia dell’architettura all’Università degli Studi di Firenze e membro del comitato scientifico della Fondazione Renzo Piano. Si occupa prevalentemente dei rapporti fra l’architettura italiana del Novecento e quella europea e nordamericana, il suo ultimo libro è Il mito dell’equilibrio. Il dibattito anglo-italiano per il governo del territorio negli anni del dopoguerra, FrancoAngeli, Milano 2020. Per Quodlibet ha pubblicato Guida all’architettura nelle Marche 1900-2015 (2016) e Renzo Piano prima di Renzo Piano. I maestri e gli esordi (2017). L’ARCHITETTURA CIVILE DI PAOLA SALMONI a cura di Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe «Era la prima donna iscritta all’Ordine degli Architetti di Ancona e provincia […] Ma ciò non vuol dire che Paola non condividesse alcuni tratti essenziali della sua generazione e dell’ambiente romano dove si era formata: la fiducia paziente nel disegno come risolutore ultimo dei problemi progettuali, l’appartenenza schietta, anche un po’ zeviana, a una modernità non estremista ma priva di ripensamenti, l’interesse tutto quaroniano per la città e per i rapporti tra architettura e urbanistica». Pippo Ciorra «Ho sempre pensato che nel nostro mestiere non possa esistere autorità senza autorevolezza, e progetto senza passione; autorevolezza e passione emanavano da Paola Salmoni come un’aura invisibile, le cui sfere concentriche avrebbero potuto essere registrate solo da una sofisticata macchina fotografica di onde psichiche». Cino Zucchi In copertina: vista del Monumento di Pericle Fazzini. Foto Francesco Paci, 2016. INDICE L’ARCHITETTURA CIVILE DI PAOLA SALMONI Prima edizione: aprile 2021 ISBN 978-88-229-0582-6 © 2021 Quodlibet srl via Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, 23 62100 Macerata www.quodlibet.it QUODLIBET STUDIO. CITTÀ E PAESAGGIO Collana a cura di Manuel Orazi Comitato scientifico: Sara Marini (Università Iuav di Venezia) Gabriele Mastrigli (Università degli Studi di Camerino) Stefano Catucci (Sapienza Università di Roma) Luca Emanueli (Università degli Studi di Ferrara) 7 Premessa 106 Complesso residenziale al quartiere Q3, 1993-2002 8 La vocazione urbana dell’architettura di Paola Salmoni Lorenzo Ciccarelli 114 Ex cinema Eden, 1994-1999 120 Recupero dell’antico cimitero ebraico, 1996-2005 126 Alloggi in viale dei Pini, 1995-2003 15 L’architettura in una città Nicola Russi 19 Paola Salmoni tra architettura e politica Monica Prencipe Testimonianze 33 Learning from Paola Pippo Ciorra 35 Frammenti di un’educazione Alberto Ferlenga 36 Paola Salmoni: un maestro involontario Cino Zucchi ARCHITETTURE stampa Industria Grafica Bieffe, Recanati (MC) 40 Cooperativa Casa Serena, 1955 44 Villa Matteucci, 1957-1963 50 Scuola elementare a cinque aule, 1959-1965 58 Scuola a venti aule, 1958-1963 64 Sede della Legione dei Carabinieri, 1959-1961 68 Istituto Statale d’Arte E. Mannucci, 1962-1967 76 Monumento alla Resistenza, 1964-1965 84 Villa Ferranti, 1972-1976 92 Scuola elementare a quindici aule, 1983-1994 98 Teatro delle Muse, 1987-2002 URBANISTICA 134 Piano Regolatore Generale di Ancona, 1958-1963 140 Piano dei rioni storici di Ancona. Guasco San Pietro e rione Capodimonte, 1958-1961; 1972-1974 Apparati 147 Regesto delle opere 151 Bibliografia L’ARCHITETTURA IN UNA CITTÀ 18 una relazione diretta con la fortificazione storica, arroccata sulle pendici del monte al di sopra del porto; il masterplan per il complesso residenziale Q3, realizzato con Vittorio e Giovanna Salmoni, oltre ad essere un esempio virtuoso di coinvolgimento di numerosi architetti nazionali, si configura come vero e proprio quartiere prototipo, modello di sviluppo di una città in grado di relazionarsi ai grandi territori agricoli che la circondano attraverso un impianto a pettine, che si apre verso l’orizzonte con un sistema sequenziale di spazi pubblici e collettivi. Benché Salmoni sia stata chiamata a riflettere su tutto il contesto urbano in occasione del Piano Regolatore Generale, e negli anni successivi sia stata coinvolta nella definizione di ampie porzioni di città, come le aree di sviluppo a sud, queste grandi opportunità progettuali non sono mai state affrontate secondo un approccio rifondativo, ma piuttosto hanno confermato una volontà di costante interpretazione critica dei fenomeni già in atto e delle potenzialità latenti nel territorio urbano. La traiettoria progettuale di Salmoni, sensibile alla realtà del contesto e alle sue evoluzioni nel corso del tempo, definisce un’«idea di città come spazio di progetto»7, che lega inscindibilmente la realizzazione delle singole opere d’architettura a una proiezione progettuale sulla città tutta. Anche per questa ragione è interessante rileggere oggi una produzione che, combinando una qualità altissima a un carattere di sostanziale ordinarietà, suggerisce una possibile risposta civile all’utilizzo dell’architettura come icona, oggetto strumentale alla costruzione dell’immagine di un centro urbano, e non come volano di un suo effettivo sviluppo. Geograficamente lontana dai grandi centri di produzione dell’architettura e dell’urbanistica, eppure attivamente partecipe del dibattito della sua epoca, Paola Salmoni è una figura tipica, così come la città dove ha lavorato per decenni, in quanto archetipo di quei molti progettisti di talento che hanno attraversato il Novecento italiano e che, sviluppando un rapporto privilegiato con il loro contesto, hanno saputo costruire un legame effettivo e sostanziale tra la città sociale e la città fisica. Per Ludovico Quaroni: Città sociale e città fisica vivono insieme secondo una forma di simbiosi: come certe specie del mondo vegetale hanno struttura risultante dalla compresenza di un’alga e di un fungo, di due cose diversissime fra loro quindi, che tuttavia trovano possibilità, realtà di vita solo in una indissolubile unione, così come città sociale e città fisica non possono esistere in autonomia completa. Ognuna di esse rivendica la sua indipendenza: ma la città sociale non potrà mai essere se non in uno spazio […] la città fisica, spaziale, non potrà mai essere se non per una realtà umana […]8. Note 1 2 3 4 5 6 7 8 Descritti accuratamente da Stefania Sebastiani in Ancona, Forma e Urbanistica: «due differenti percorsi di crinale si articolano nelle alture del Cardeto, dei Cappuccini e del Guasco. Tra i due rilievi una valle alluvionale acquitrinosa. La dorsale più interna è caratterizzata dal monte Pelago, monte Pulito, monte Marino e dalle colline di S. Stefano e dell’Astagno. È proprio nella posizione del promontorio, su cui i dati archeologici indicano la presenza del centro antico, che sono da ricercare i fattori che determinarono la scelta del luogo per la nascita dell’abitato», Stefania Sebastiani, Ancona, Forma e Urbanistica. Città Antiche in Italia, L’Erma di Bretschneider, Roma 1996, p. 13. Alberto Mioni, La città nell’epoca dell’Industrializzazione: dall’Unità alla prima guerra mondiale (1860-1920), in La Città, collana «Capire L’Italia», Touring Club Italiano, Milano 1978, p. 147. Si veda la scheda del Piano Particolareggiato a pagina 120. Stefano Francesco Musso ricostruisce sinteticamente i punti salienti di questo acceso dibattito in Il restauro nel progetto urbano in Franco Mancuso, Nicola Russi, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti, Mauro Volpiano, Vivere la città, Il Poligrafo, Padova 2015, p. 175. Laura Mascino, Ancona 1972-1982 ricostruzione e recupero del centro storico dopo il terremoto. Un progetto di città, in Benno Albrecht, Anna Magrin (a cura di), Esportare il centro storico, Guaraldi, Rimini 2015, p. 209. Roberto Gambino, Paesaggio e Rigenerazione urbana, in Franco Mancuso, Nicola Russi, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti, Mauro Volpiano, Vivere la città cit., p. 175. Paola Viganò, Dalla Possibilità di un progetto, in Stefano Munarin, Luca Velo (a cura di), Italia 1945-2045, Urbanistica prima e dopo; radici, condizioni, prospettive; Società italiana degli urbanisti, una discussione a cura di Stefano Munarin e Luca Velo, Donzelli, Roma 2016. Ludovico Quaroni, La torre di Babele, Marsilio, Venezia 1967, p. 29. PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA1 Monica Prencipe PAOLA SALMONI E LA PRESENZA FEMMINILE ALLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA DI ROMA La Facoltà di Architettura di Roma fu la prima fondata in Italia nel 1919: pensata attorno alla figura multidisciplinare dell’architetto integrale teorizzata da Gustavo Giovannoni, venne aperta, sin dal suo esordio, anche alle donne2. Ma di fronte all’elenco dei laureati di questi primi anni, non possiamo fare a meno di notare come le donne siano poco più che mosche bianche del sistema: solo nel 1950 la percentuale della loro presenza si attestò vicino al 22% per poi incrementare (in realtà piuttosto lentamente e non senza qualche brusca interruzione) nei decenni successivi3. Se volessimo disegnare una piccola statistica, potremmo affermare che, in media a Roma tra il 1921 e il 1954 ogni cento architetti laureati, solo sette erano donne. Tuttavia, sotto la superficie della lotta per l’emancipazione, la lunga (e ancora poco conosciuta) storia delle architette della Capitale era già iniziata, come spesso accade, senza troppo clamore già nel diciassettesimo secolo, grazie alla pioniera Plautilla Bricci (1616-1696)4, per continuare nei primi decenni del Novecento con nomi come Attilia Travaglio Vaglieri (18911969)5, Elena Luzzatto Valentini (1900-1983)6, Maria Emma Calandra (1912-2004)7, Valeria Caravacci (1915)8, Uga de Plaisant (1917-2004)9 e Margherita Roesler Franz (1915-1974)10, solo per citare alcuni dei nomi più interessanti già attivi prima del 1945. Seguendo il preciso resoconto del 1954, riportato da Luigi Vagnetti sulla storia della Facoltà, un primo decisivo cambio di rotta sembrò arrivare proprio attorno al 1950, non a caso a cinque anni precisi dalla fine della guerra, e cioè quando il numero degli iscritti aveva registrato un deciso balzo in avanti, dopo il forzato arresto durante gli anni del conflitto. In questo nuovo contesto, non è difficile immaginare che le ragazze che avevano toccato con mano le ristrettezze e le tragedie della guerra, fossero richiamate in massa dalle nuove possibilità economiche e sociali offerte dalla ricostruzione, nonché da una posizione lavorativa non necessariamente relegata all’educazione. Dobbiamo quindi inserire la figura di Paola Salmoni (Ravenna, 1921 - Ancona, 2003) in questo specifico panorama: laureatasi in quello stesso 195011, divenne presto punto di riferimento dell’architettura marchigiana12, ma anche, dal 1980, segretario nazionale del Movimento Femminista Repubblicano. Paola apparteneva per anagrafe a quella generazione che Tafuri definì come «disorientata», convinta di dover ricominciare tutto daccapo, non senza lacerazioni tra un’utopica rifondazione della società – non solo materiale ma innanzitutto morale – e le contemporanee possibilità offerte allora agli architetti. Tra i suoi compagni di corso, ricordiamo protagonisti quali Carlo Aymonino (1926-2010), Carlo Chiarini (1925-1996), Carlo Melograni (1924)13, ma anche donne importanti come Marinella Ottolenghi, Luisa Anversa (1926) e Paola Coppola (1927-2009), tra le prime a essere accolte nel corpo docente della Facoltà di Roma dopo la riforma del 196814. L’attività professionale di Paola Salmoni fu inoltre segnata da fruttuose collaborazioni con altri nomi appartenenti alla generazione precedente, primi fra tutti Ludovico Quaroni (1911-1987) e Gaetano Minnucci (1896-1980), i quali finirono col diventare veri e propri punti di riferimento dell’architetta marchigiana15. Nel 1951, Paola entrò a far parte dell’Ordine degli Architetti della provincia di Ancona, con il numero 34. Molti anni dopo, nel 1982, Paola avrebbe ricordato questo suo affacciarsi al mondo del lavoro, in occasione dell’incontro internazionale Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica: Certamente noi abbiamo pagato un prezzo più pesante in termini di sacrificio personale e di vita privata. Trenta anni fa eravamo guardate con grande diffidenza e ironia da colleghi e operatori. Ci siamo per lo più dovute appoggiare ad uomini, prima di decollare in proprio. Abbiamo lavorato il doppio ottenendo avari riconoscimenti16. D’altra parte, Paola riconosceva la sua fortuna, in quanto, Nell’immediato dopoguerra gli studi universitari non finalizzati all’insegnamento erano ancora per le ragazze una scelta d’élite, che avveniva per lo più in ambienti di condizione economica superiore ed in famiglie borghesi progressiste17. Si trattava senza dubbio del suo caso: originaria di Ravenna e di fede ebraica, la famiglia Salmoni si era trasferita ad Ancona grazie alle prospettive lavorative fornite dalla fiorente industria chimica dello zio. A ogni modo, Paola era cresciuta 19 PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA 20 Studenti iscritti Donne laureate Uomini laureati Donne laureate / totale laureati (%) 1921 55 0 1 1922 76 0 2 1923 101 0 17 1924 104 0 14 1925 116 2 8 20 1926 122 1 9 10,0 1927 144 1 16 5,9 1928 180 0 13 1929 190 0 22 1930 241 0 20 1931 233 1 28 3,4 1932 238 1 20 4,8 1933 259 0 29 1934 256 2 43 1935 317 0 29 1936 322 0 38 1937 334 1 44 2,2 1938 367 2 36 5,3 1939 312 2 29 6,5 1940 299 3 36 7,7 1941 393 3 27 10 1942 459 1 13 7,1 1943 535 0 13 1944 561 0 11 1945 691 3 37 7,5 1946 730 5 69 6,8 1947 939 5 37 11,9 1948 893 4 27 12,9 1949 1034 2 32 5,9 1950 1117 14 51 21,5 1951 1138 6 37 14,0 1952 1245 4 40 9,1 1953 1349 3 30 9,1 1954 1268 3 41 6,4 media (%) 7,0 in una famiglia laica, secondo gli ideali di libertà individuale e giustizia sociale che caratterizzavano il partito repubblicano italiano18. Nel 1938, a causa delle leggi razziali varate a settembre dello stesso anno19, Paola fu definitivamente espulsa dal Liceo Classico e costretta a completare la sua educazione privatamente. Tra il 1940 e il 1942, si trasferì a Milano per studiare Chimica alla scuola ebraica di via Rupili, mentre il fratello Claudio (1919-1970), di qualche anno più grande di lei, era riuscito a completare gli studi universitari a Roma, laureandosi in Ingegneria Civile nel 194120. Nel bel mezzo del conflitto mondiale, la famiglia Salmoni tornò ad Ancona, rimanendo nascosta nella fattoria dello zio e, proprio qui, il 20 settembre 1943 si verificò uno degli eventi più traumatici della vita di Paola: l’accerchiamento della casa da parte delle truppe naziste e la deportazione dello zio Giacomo e del giovane cugino Sergio21. 1 4,4 Tab. 1. Numero degli studenti iscritti per sesso alla Facoltà di Architettura di Roma, tra il 1921 e il 1954. I dati sono tratti da Annuari Sapienza e da Luigi Vagnetti, Graziella Dall’Osteria (a cura di), La Facoltà di Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55, Facoltà di Architettura, Roma 1955; elaborazione dell’autore. PAOLA SALMONI: PROGETTARE LA SOCIETÀ DEL DOMANI 2 1 Paola Salmoni, Città mediterranea, Ancona, 1948. Acquerello su carta. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. 2 Paola Salmoni, Scenografia per la rappresentazione dell’opera Pigmalione di George Bernard Shaw, Ancona, 1948. Acquerello su carta. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. In cinquant’anni di carriera, la produzione di Paola Salmoni conta almeno duecento opere tra architettura e urbanistica (per la maggior parte tutte realizzate22). Tuttavia, oltre al contributo all’interno del dibattito architettonico italiano, il suo caso può essere analizzato come un’interessante contaminazione del binomio “politica e architettura” da una prospettiva peculiare: sia di nota femminista, sia di architetta e urbanista. Come riportato nel 1982 al congresso dal titolo Donne e l’Europa, lei stessa sentiva di non poter essere considerata “all’interno” del potere politico, quanto piuttosto “a lato”, e dunque con la possibilità di poterlo criticare liberamente23. Non si poteva neanche dire che Paola e la politica andassero a braccetto sin da giovani; al contrario, la militanza fu una scelta della maturità, in parte segnata dalla morte prematura del fratello Claudio Salmoni, avvenuta nel 1970. Ingegnere con un ruolo di spicco nel Piano di Ricostruzione della città, ma anche rappresentante nazionale del partito repubblicano italiano fin dalla Resistenza, Claudio aveva fondato lo studio assieme alla sorella Paola nel 1951, curando in particolare la sezione urbanistica24. Dopo la morte improvvisa del fratello, Paola decise di continuare l’attività del fratello e di farsi carico della pianificazione; da qui, arrivò poi naturalmente alla militanza politica. 21 4 PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA 3 Ma al di là delle circostanze famigliari, perché tra tutte le possibili fazioni, Paola decise di guidare proprio la sezione Femminista del partito repubblicano? Una prima risposta può essere facilmente trovata nella particolare situazione culturale e sociale dell’Italia dei primi anni Settanta, in un momento in cui le battaglie per l’emancipazione e i diritti della donna trovavano un largo riscontro popolare. Basti pensare alle leggi sul divorzio, al diritto all’aborto assistito, alle leggi che abolivano la patria potestà e sancivano finalmente l’equiparazione dei diritti del marito e della moglie: tutti passaggi considerati da Paola indispensabili per la costruzione di una società più giusta e aperta. A ogni modo, la sua esperienza del mondo le aveva fatto ampiamente capire che, nella vita di tutti i giorni, le applicazioni pratiche di queste nuove idee appartenevano ancora a un orizzonte lontano: infatti, anche dopo la forte crescita economica del 1945, la percentuale di donne che aveva accesso alle posizioni professionali non stava affatto aumentando proporzionalmente all’incremento demografico25. Per questo motivo, dopo le cruciali riforme politiche degli anni Settanta, una nuovo attivismo doveva prendere forma, in modo da educare il cosiddetto “sesso-debole” circa le sue nuove possibilità, così come la controparte maschile doveva prendere coscienza di una più appropriata attitudine nei confronti delle donne. In questo senso, il suo coinvolgimento politico era particolarmente attento all’incremento della partecipazione della donna nella società in tutte le sue forme: per Paola, l’occupazione femminile non poteva essere considerata solamente un “simbolo di redenzione”, ma piuttosto un chiaro segnale di una società più giusta ed egualitaria, specialmente se attuata in settori tradizionalmente maschili, quali la politica, la Pubblica Amministrazione e le aree più specificatamente tecniche quali la pianificazione e l’ingegneria26. All’interno di questi settori inoltre, la donna moderna doveva rinunciare al principio dei campi separati dalla logica comune: pediatra e arredatore d’interni non devono né possono essere le uniche possibilità per una donna di diventare medico o architetto. 22 Al contrario, al fine di preservare la diversità femminile, le donne avrebbero dovuto 3 Lettera di Bruno Zevi a Paola e Claudio Salmoni, 17 settembre 1960, Roma. 4 Relazione introduttiva di Paola Salmoni all’Assemblea Nazionale dei Circoli del Movimento Femminile Rebubblicano, Rimini, 1984. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. 5 Manifesto del 34° Congresso Nazionale del partito repubblicano con Paola Salmoni e Susanna Agnelli, Roma, 1981. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. introdurre, all’interno del lavoro professionale, delle logiche comportamentali diverse da quelle tradizionali: serietà, dedizione, rifiuto del disperato antagonismo e – più di ogni altro – solidarietà. 5 23 Una solidarietà che non doveva includere solo gli altri membri del gentil sesso, ma piuttosto tutti gli strati più fragili della società civile, incluse le giovani generazioni27. Il suo attivismo politico non può dunque essere considerato il frutto di un generico principio umanitario, bensì una necessità associata a una specifica visione etica del proprio lavoro. Reciprocamente, molta parte dei princìpi che sottendono l’opera architettonica di Paola Salmoni può essere interpretata in assonanza alle sue idee politiche e sociali28. Tra questi, possiamo individuare l’analisi empirica del contesto come unica possibilità per comprendere le necessità dei soggetti coinvolti nel progetto; il ruolo centrale delle attrezzature destinate a scuole e servizi sociali, al fine della costruzione di una società più giusta ed egualitaria; la promozione delle nuove generazioni come forma di solidarietà sociale e infine la valorizzazione del patrimonio culturale come mezzo per “risanare le ferite” di una comunità. PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA 6 GLI EDIFICI SCOLASTICI: COSTRUIRE LA COMUNITÀ IDEALE 7 24 6 Esattoria comunale della Cassa di Risparmio di Ravenna, 1962-1968. Gruppo di lavoro: Ludovico Quaroni (capogruppo), Enzo Calanca, Adolfo De Carlo, Pierluigi Giordani, Claudio e Paola Salmoni. 7 Paola Salmoni e Ludovico Quaroni al seminario dedicato all’opera dell’architetto romano, 1985. Benché la riforma dell’educazione e il ripensamento degli spazi scolastici fossero questioni comuni all’intera generazione del dopoguerra29, il tema ha certamente rappresentato una parte fondamentale della produzione architettonica di Paola Salmoni con più di venti edifici legati a questa destinazione. Nel corso di una carriera che va dagli anni Cinquanta alla fine del secolo scorso, possiamo ripercorrere l’evoluzione delle sue idee sul tema, nonché il mutato approccio dell’intera società nei confronti dell’educazione. Le prime significative esperienze di Paola furono ampiamente influenzate dalla collaborazione con Ludovico Quaroni, di circa dieci anni più anziano di lei. L’opera più conosciuta del loro gruppo di progettazione è l’estensione della Cassa di Risparmio di Ravenna (1963-1969)30, mentre meno note sono altre due collaborazioni, sempre destinate al comune romagnolo: il Piano Regolatore Generale e una scuola elementare, entrambi realizzate a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Grazie ad alcuni schizzi – oggi conservati nell’Archivio dello Studio Salmoni – possiamo ricostruire il processo evolutivo del progetto: a partire dalla “soluzione A”, che presentava una distribuzione funzionalista “a croce” in blocchi chiaramente separati e identificati (amministrazione, classi e la palestra), si arrivò a una seconda distribuzione (“soluzione B”) incentrata attorno allo spazio della corte centrale, secondo un disegno “a turbina” che Quaroni aveva già usato nella scuola a Canton Vesco nel 195531. Il progetto per Ravenna rappresentò un momento di riflessione importante per la stessa produzione marchigiana di Paola Salmoni. Basti notare ad esempio la distanza che intercorre tra altri due progetti appartenenti agli stessi anni: la scuola elementare Benincasa, realizzata nei primi anni Cinquanta ad Ancona e conclusa nel 1958 (stesso anno dell’inizio del progetto per Ravenna), e il progetto per la scuola elementare di Montemarciano, iniziato nel 1958. Mentre il primo era concepito come un omaggio alla generazione razionalista precedente, il secondo voleva invece interpretare una nuova idea di socialità a misura di bambino, mediante la creazione di spazi intimi che evitassero specificatamente «ogni effetto intimidatorio o di oppressione, provocato da edifici dichiaratamente monumentali»32. Entrambi i progetti per Ravenna e Montemarciano negavano l’idea dello spazio scolastico come semplice successione di aule; al contrario, l’altezza ridotta degli spazi comuni voleva favorire l’intimità e l’autodeterminazione degli studenti e, in particolare, evitare il suggerimento di gerarchie imposte. Nella sua configurazione finale (diversa da quella costruita), la scuola di Ravenna portava alle estreme conseguenze le idee espresse nell’edificio di Montemarciano: se in quest’ultimo la corte centrale voleva rappresentare e favorire lo sviluppo di un senso di “comunità”, nel caso di Ravenna, l’ossessiva ripetizione del modulo elementare, moltiplicava e “sgranava” all’infinito le possibilità di incontro in spazi sempre più ridotti. L’importanza di educare le nuove generazioni a una società moderna ed egualitaria, la necessità di evitare differenze gerarchiche così come di promuovere l’autocoscienza del singolo, furono tutti elementi ampiamente sottolineati in molti degli interventi politici di Paola Salmoni in veste di leader del Movimento Femminista del PRI, in quanto “azioni reali” a favore della campagna dell’emancipazione della donna, poiché era proprio a scuola che molte delle limitazioni sociali venivano in primo luogo create33. L’interpretazione dell’edificio scolastico come “comunità ideale” su piccola scala sarebbe poi stato ripreso in altre occasioni, primo tra tutti nel progetto dell’Istituto Statale d’Arte di Ancona (1962-1967) e nella scuola elementare di Castelfidardo (19831984). Nel primo, Paola esplicitava la metafora biomorfa della pianta, riflesso dei flussi e dei movimenti degli studenti: organizzata attorno a una spina centrale di distribuzione, con affacci a doppia altezza, e le terminazioni nervose rappresentate dalle aule dei laboratori. Al contrario, il progetto di Castelfidardo si caratterizzava per un impianto planimetrico classico, in cui la comunità scolastica si riuniva, come in un piccolo borgo rurale (così come suggerito dal profilo dei tetti a capanna delle aule), attorno alla piazza-corte centrale. IL PATRIMONIO CULTURALE: DISEGNARE IL PAESAGGIO COME MEMORIA CONDIVISA Dopo alcuni complessi di abitazioni popolari, la prima importante opportunità di confrontarsi con il tema della pianificazione arrivò nel 1955, grazie al concorso per il nuovo Piano Regolatore della città di Ancona, che doveva finalmente sostituire il precedente Piano di Ricostruzione del 194534. La giuria incaricata della selezione proclamò vincitori due gruppi ex aequo: il primo guidato da Giovanni Astengo (1915-1990), e il secondo che includeva i fratelli Salmoni. Entrambi i progetti erano stati premiati per l’accurata analisi del contesto e una certa lungimiranza nella previsione dei problemi futuri della città, sia a livello urbano che interurbano. La soluzione finale, approvata in due fasi successive prima nel 1958 e poi nel 1963, si rivelò una complessa combinazione delle due proposte, la quale comprendeva caratteristiche all’avanguardia, che solo dopo la Legge Ponte del 1967 sarebbero diventati requisiti minimi: una zonizzazione dettagliata con diverse densità di edificazione, previsioni di servizi e infrastrutture a diversi livelli di scala, a partire dalle scuole di quartiere alla localizzazione di una zona industriale lontana dalla città, nell’attuale area della Baraccola35. Infine, una parte specifica del piano, affidata a Paola Salmoni e al professor Mario Coppa (1923-1999)36, era dedicata al risanamento del centro storico, in gran parte distrutto o abbandonato a seguito degli eventi bellici. Anche in questo caso, il tema si inseriva nel dibattito nazionale circa l’annosa necessità di aggiornare i centri storici alla vita moderna, seguendo linee di intervento poi riportate nella coeva Carta di Gubbio del 1960 e in quella di Venezia del 1964. Il piano di risanamento di Ancona, conclusosi nel 1960, fu uno dei primi nel suo genere: era basato, da un lato, su un’attenta analisi socio-economica del tessuto abitativo e, dall’altro, sull’appli- 25 cazione di una moderna idea di “restauro”, allargata all’intero nucleo storico, e non più a un singolo monumento37. Il piano di Ancona, rappresentò per Paola il primo di una serie di interventi decisivi, legati al ruolo del patrimonio culturale della città. In particolare, tutti i progetti più rilevanti della sua vita sono legati a questo tema, nonché alla storia del capoluogo marchigiano: tra questi ricordiamo il Monumento alla Resistenza (1964-1965), la ristrutturazione del Teatro delle Muse (1987-2002) e, infine, il restauro del Campo degli ebrei (cimitero monumentale ebraico, 1996-2005). Il progetto per il Teatro delle Muse può senza dubbio essere considerato il più complesso dei tre interventi citati: dopo la perdita degli interni originali del XVIII secolo, la Giunta Comunale aveva affidato i lavori di ristrutturazione a Danilo Guerri (1939-2016), progettista raffinato, sensibile al disegno del dettaglio architettonico, a cui si affiancò Paola Salmoni nel corso degli anni Ottanta, nota per le sue doti gestionali e organizzative nell’ambito di appalti pubblici38. Il risultato fu un progetto che cercava di affrontare la storia sofferta dell’edificio con uno spirito moderno: le facciate esterne furono accuratamente restaurate, mentre l’auditorium interno, compromesso dai precedenti interventi, fu interpretato come un moderno spazio pubblico per la comunità, sull’esempio del teatro Carlo Felice di Genova (1981-1991) di Aldo Rossi, Ignazio Gardella e Fabio Reinhardt. Gli altri due progetti citati, pur nella loro ridotta dimensione monumentale, si confrontavano con questioni piuttosto spinose, entrambe personalmente vissute da Paola e poi tradotte nella dimensione più ampia del paesaggio. Per il nuovo Monumento alla Resistenza di Ancona, fu scelto un luogo situato in un ambiente naturale, nel parco del nuovo quartiere Pincio, su una collina che si affacciava sul nucleo storico. Il progetto fu concepito come un lento percorso di risalita: una combinazione di svolte improvvise, liberamente organizzate su di una griglia ortogonale, con gradini e muri in cemento armato di diverse altezze, che definivano un’ideale e laica “via crucis” e richiamavano figurativamente alla “fatica” della Resistenza39. Infine, all’inizio degli anni Novanta, Paola ebbe la possibilità di cimentarsi con un altro elemento evocativo del patrimonio locale: l’antico cimitero ebraico40. Come sopravvissuta all’Olocausto, Paola sentiva il progetto con forza e a esso rispose (dopo diverse versioni iniziali) con quello che potremmo definire un “progetto di minima”, che prevede- PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA 8 26 8 Scuola elementare Benincasa, Ancona, 1955-1958. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati, Scatola “Foto G”, Ancona. va innanzitutto il restauro e riposizionamento di tutte le steli lapidee danneggiate o rovinosamente cadute a valle. A questo primo intervento, si affiancò successivamente la realizzazione di una serie di nuovi percorsi di fruizione, quasi tutti individuati lungo il confine dell’area, i quali lasciavano pressoché inalterato lo spazio interno originale. Il progetto si concludeva poeticamente con la realizzazione di un belvedere, sulla sommità retrostante il campo vero e proprio, dalla quale si aveva la possibilità di cogliere in un solo sguardo il cimitero, il mare e la città storica, raccogliendo in questo modo in un’unica visione i frammenti più importanti della storia locale. In entrambi i progetti (il Monumento alla Resistenza e il Campo degli ebrei), Paola Salmoni dimostrò di preferire un confronto semplice e diretto con la realtà oggettiva; i luoghi dovevano essere interpretati come “evocativi in sé” della memoria della comunità, e scopo del progettista era semplicemente quello di portarne a galla il significato intrinseco. Una forma peculiare di “empirismo”, che potremmo quasi definire una “militanza laica”: una definizione usata dalla stessa Paola in diverse occasioni, per descrivere uno dei tratti caratteristici dell’attività femminile, in opposizione a chi la voleva relegata a un ruolo prettamente “domestico”41. QUALCHE CONCLUSIONE L’opera di Paola Salmoni in oltre cinquant’anni di attività (19512003) è stata segnata senza dubbio da un cospicuo numero di costruzioni “minori” e da alcuni momenti particolarmente “intensi”, tutti legati al tema dell’educazione e alla celebrazione del patrimonio culturale. Grazie alla sua vivacità sia nel campo architettonico che in quello della pianificazione, lo studio è in attività ancora oggi, con la direzione dei nipoti Vittorio e Giovanna Salmoni, figli del fratello Claudio. È rilevante sottolineare che, anche il passaggio alla seconda generazione, è stato possibile solo grazie all’intenso lavoro di training che la stessa Paola riteneva parte integrante di una doverosa solidarietà sociale. Basti pensare al giovane gruppo di lavoro – voluto da Paola e reso possibile grazie all’aiuto dei nipoti – per la realizzazione del complesso residenziale ad Ancona di 122 alloggi (1993-2002) nel nuovo quartiere Q3, con quelli che saranno alcuni dei più importanti architetti del paese, all’epoca alle prime esperienze: Aldo Aymonino, Cino Zucchi, Alberto Ferlenga e Pippo Ciorra42. 27 PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA 28 9 10 11 12 Il lavoro di Paola Salmoni dovrebbe per questo essere riconsiderato non solo in relazione ai risultati architettonici o alla sua fortuna storica (in realtà molto limitata), ma – credo – anche per il valore di questa sua interpretazione etica dell’architettura. Una sorta di “operosità silenziosa”, caratterizzata dall’assenza di scritti dedicati all’Architettura come disciplina a sé stante, a fronte di un’ampia serie di interventi sul fronte politico, sociale e culturale. È quindi evidente che questi due aspetti della vita di Paola – il progetto e la politica – devono essere visti come complementari, al fine di comprendere la logica culturale dietro generiche tendenze definite ora “neorealiste”, ora “organiciste”. La pratica progettuale, il disegno dell’edificio scolastico e la protezione del patrimonio erano concepiti innanzitutto come prove sul campo per nuove composizioni sociali prima che architettoniche, mettendo in discussione questioni di genere e differenze razziali. Una “militanza laica” la sua, tipica di molti dei tecnici locali del dopoguerra in cui, a volte, era difficile distinguere tra attivismo civile e favore politico. Probabilmente viviamo ancora troppo vicino alle sue opere e questo non è ancora il momento di formulare un giudizio storico definitivo sull’attività progettuale di una figura così recente43. Il lavoro di Paola Salmoni può invece essere un’occasione per riflettere sulla sua peculiare interpretazione dell’architettura come complessa manifestazione dell’attività umana, in opposizione a un’architettura concepita come espressione artistica individuale. Ma viene da chiedersi: oggi, questa opposizione è ancora vera o è possibile pensare a un nuovo equilibrio, forse proprio grazie a un profondo confronto con la nostra memoria collettiva? 13 14 Note 1 9 Paola Salmoni nel suo studio negli anni Settanta. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. 10 Paola salmoni e Anita Sardellini in studio negli anni Settanta. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. 11 Paola Salmoni, Pippo Ciorra e altri collaboratori nello studio (anni Novanta). Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. 12 Derno Andreoni, Paola Salmoni e Danilo Guerri in studio, durante la progettazione del Teatro delle Muse di Ancona, 1995. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. 13 Paola e Vittorio Salmoni in studio nei primi anni Settanta. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. 14 Paola e Giovanna Salmoni durante la realizzazione del Teatro delle Muse ad Ancona nei primi anni Duemila. Archivio Studio Salmoni Architetti Associati. 2 3 Il presente testo nasce dall’intervento Paola Salmoni in Modern Italy (19522003). Architecture, Urban Design and Politics in Action, presentato al 3° Workshop Internazionale del gruppo MoMoWo: Women’s creativity since the Modern Movement (Oviedo, 2-4 ottobre 2017). Dopo Roma, altre scuola furono presto create nel resto della penisola. In ordine: a Venezia nel 1926, a Torino nel 1929, a Firenze e Napoli nel 1930 e a Milano nel 1933. I dati sono tratti da: Luigi Vagnetti, Graziella Dall’Osteria (a cura di), La Facoltà di Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55, Facoltà di Architettura, Roma 1955, pp. 200-231. Il volume celebra il 35° anno di vita dell’Università di Roma e contiene informazioni generali sul numero totale di iscritti e laureati. Nel 1982, Paola Salmoni fu 29 4 PAOLA SALMONI TRA ARCHITETTURA E POLITICA 5 30 6 7 8 9 invitata a un convegno europeo sul tema dei diritti femminili e qui condivise la sua esperienza personale di donna e architetto, in attività dal 1951. Il suo intervento si apriva non a caso con un’analoga analisi sulle donne laureate in Architettura alla Facoltà di Roma: ancora nel 1982 riportava che, su 400 iscritti, solo 70 erano donne, definendo una percentuale di poco inferiore al 20%. D’altro canto, la presenza femminile nel lavoro professionale indipendente non eccedeva ancora il 10% o il 20%. Paola Salmoni, Atti del ConvegnoLaboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica», Movimento femminile repubblicano milanese, Milano 1982, p. 197. L’“architettrice” Plautilla Bricci era la figlia dell’artista Giovanni Bricci e divenne conosciuta per il suo lavoro di architetta tra il 1663 e il 1680, in particolare per la realizzazione della Villa fuori Porta San Pancrazio, commissionata dall’ambasciatore francese Elpidio Benedetti, e per il progetto di una delle cappelle della chiesa di San Luigi dei Francesi, proprio accanto al Caravaggio. Tuttavia, gli studi su questo peculiare personaggio del barocco romano sono piuttosto recenti: Olivier Michel, Plautilla Bricci, voce in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Roma 1972, vol. XIV, pp. 223224; Yuri Primarosa, Nuova luce su Plautilla Bricci pittrice e “Architettrice”, «Studi di Storia dell’Arte», 25, 2014, pp. 145-161; Consuelo Lollobrigida, Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’architettrice del Barocco Romano, Gangemi Editore, Roma 2017. Attilia Vaglieri si laureò all’Accademia di Belle Arti di Roma. In seguito, sposò l’architetto Umberto Travaglio, con il quale collaborò per il resto della sua vita. È nominata come una delle più importanti architette del panorama italiano da Anna Maria Speckel, nel suo importante articolo, Architettura moderna e donne architette, «Almanacco della donna italiana», 8, 1935, pp. 121-134. Elena Luzzatto Valentini (1900-1985) fu la prima donna a ottenere una laurea in Architettura in Italia nel 1925 assieme alla russa Anna Biriukova (1895-1967) e fu anche la prima a entrare nell’Ordine degli Architetti. Per uno strano caso della sorte, Elena Luzzatto e Paola Salmoni condividono una serie di tratti comuni: entrambe sono legate alle famiglie ebree della città di Ancona e similmente subirono le conseguenze delle leggi razziali del 1938. Si veda: Monica Prencipe, Elena Luzzatto Valentini, the first Italian woman Architect. Towards a biography, in Helena Seražin, Katarina Mohar, Caterina Franchini, Emilia Garda (eds.), Women Designers, Architects and Engineers between 1946 and 1968, Založba ZRC, Ljubljana 2018. Maria Emma Calandra si laurea nel 1934. È la figlia del professore della Facoltà Enrico Calandra (1877-1946) e la sorella dell’architetto Roberto Calandra (1915-2015), di qualche anno più giovane di lei e noto per la sua amicizia con Frank Lloyd Wright. Nel corso degli anni Trenta, Maria Calandra ebbe una posizione di rilievo all’interno della Soprintendenza di Roma e prese parte a una serie di fruttuose collaborazione con Giuseppe Samonà. Fu uno dei membri fondatori dell’APAO (Associazione per l’Architettura Organica) e dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Maristella Casciato, Chi semina ricordi raccoglie storie, «Controspazio», 2, 200, pp. 2431; Paola Barbera, Maria Giuffrè, Archivi di architetti e ingegneri in Sicilia 1915-1945, Caracol, Palermo 2011, pp. 78-79. Valeria Caravacci si laurea nel 1938. Fu la prima architetta a dedicarsi al tema dell’esposizione temporanea e alla grafica pubblicitaria per la Olivetti. Il suo lavoro è ancora ampiamente sconosciuto e una brevissima descrizione è inclusa in Augusta Lupinacci, Maria Letizia Mancuso, Tiziana Silvani, 50 anni di professione 1940-1990, Kappa, Roma 1992, pp. 15-18, 72. Uga De Plaisant fu un’architetta e professoressa di Disegno tecnico alla Facoltà di Roma. La sua carriera iniziò molto presto con la partecipazione (ancora studente) al progetto vincitore del memoriale delle Fosse Ardeatine del 1944. Margherita Guccione, Daniela Pesce, Elisabetta Reale, Guida agli archivi di Architettura a Roma e nel Lazio, Gangemi Editore, Roma 1999, p. 100. 10 Margherita Roesler Franz fu la segretaria generale della rivista «Metron», diretta da un collettivo in cui spicca sin dall’inizio il contributo di Bruno Zevi. È anche la moglie di Cino Calcaprina, protagonista della ricostruzione italiana ed entrambi emigrati in Argentina nel 1948. 11 Paola Salmoni si laurea il 29 luglio del 1950, cfr. Luigi Vagnetti, Graziella Dall’Osteria (a cura di), La Facoltà di Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55 cit., p. 227. 12 Lo Studio Salmoni Architetti Associati, originariamente fondato da Paola e dal fratello Claudio nel 1951, è ancora oggi attivo grazie al lavoro dei due nipoti che lo dirigono: Vittorio e Giovanna, che hanno iniziato la loro collaborazione con Paola rispettivamente nel 1981 e nel 1985. Paola, al contrario, non si sposò mai e non ebbe figli. 13 Luigi Vagnetti, Graziella Dall’Osteria (a cura di), La Facoltà di Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55 cit., pp. 226-227. 14 Annarita Cornaro, Fabio Lorenzi, Ricerca documentaria, in Vittorio Franchetti Pardo (a cura di), La Facoltà di Architettura dell’Università di Roma “La Sapienza” dalle origini al duemila. Discipline, docenti, studenti, Gangemi Editore, Roma 2001, pp. 586-594. 15 Gaetano Minnucci, nato a Macerata, si laurea in Ingegneria a Roma nel 1920. Nel 1928 fu tra gli organizzatori della Prima Esposizione Italiana di Architettura Razionale, sponsorizzata dall’avanguardista Gruppo 7. Ebbe una importante carriera giornalistica negli anni Trenta e, dopo la seconda guerra mondiale, realizzò molte opere nella sua regione di origine. Una breve bibliografia include: Sandro Benedetti, Maria Itala Zacheo (a cura di), Gaetano Minnucci, (1896-1980). Accademia Nazionale di San Luca, Roma, 16-25 ottobre 1984, Gangemi Editore, Roma 1984; Maria Itala Zacheo, Dal carteggio di un architetto romano: Gaetano Minnucci e la polemica sull’architettura razionale, «Parametro», 113, 1983, pp. 12-45; Giovanni Bellucci, Gaetano Minnucci. I progetti marchigiani, tesi di dottorato, Università Politecnica delle Marche, 2012. 16 Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica» cit., p. 198. 17 Ivi, p. 197. 18 Il partito repubblicano è uno dei primi fondati in Italia nel 1895, con solide basi teoriche nelle parole di Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo. Un importante segno distintivo fin dai suoi esordi è la sua posizione laica. Durante il ventennio fascista, una parte dell’organizzazione si trasferisce a Parigi, iniziando così a gravitare attorno al movimento giustizia e libertà e alla carismatica figura di Carlo Rosselli. Dopo il voto del 2 luglio 1946, a favore del sistema istituzionale repubblicano, il partito entrò, come forza minoritaria, nella coalizione della democrazia cristiana. Cfr. Alessandro Spinelli, I repubblicani nel secondo dopoguerra (1943-1953), Longo, Ravenna 1998, p. VIII. 19 Benito Mussolini presentò per la prima volta le leggi razziali il 18 settembre 1938. Le prime furono la legge 1381 e 1390, approvate già il 7 settembre dello stesso anno. Il 17 novembre seguì infine l’ultima legge (la n. 1728), la cosiddetta legge in difesa della razza italiana. Sul tema delle leggi razziali, si veda: Alberto Cavaglion, Gian Paolo Romagnani, Le interdizioni del duce: le leggi razziali in Italia, Claudiana, Torino 2002. 20 Ilaria Zacchilli (a cura di), Claudio Salmoni. Ingegnere e politico. Guida all’archivio, il lavoro editoriale, Ancona 2008, p. 5. 21 Queste prime (e importanti) informazioni biografiche sono state organizzate in Margherita Crociati, Paola Salmoni 1921-2003: una professione per la città e la società, tesi di laurea, Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Architettura Aldo Rossi, 2008, pp. 341-343. Il paragrafo in particolare è basato sull’analisi dei diari privati di Paola Salmoni, oggi di proprietà della nipote Giovanna. 22 Sulla base del curriculum redatto dallo Studio Salmoni, il suo lavoro di architetta conta quasi 200 tra progetti, costruzioni e piani urbanistici. 23 Paola Salmoni, Volontà e impegno per la parità tra uomo e donna nella nuova Europa, Movimento Europeo, Roma 1983, p. 213. 24 Ilaria Zacchilli (a cura di), Claudio Salmoni cit., p. 5. 25 Paola Salmoni, Perché un movimento femminile repubblicano, «L’informatore repubblicano», 33, 1980, p. 3. In Italia, la prima legge sull’aborto fu approvata nel 1970, mentre quella sul divorzio fu definitivamente ratificata nel 1978. Sul tema delle leggi che hanno rifondato la visione della donna in Italia: Fondazione Nilde Iotti (a cura di), Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia, Ediesse, Roma 2013. 26 Paola Salmoni, Volontà e impegno per la parità tra uomo e donna nella nuova Europa cit., pp. 213-214. 27 Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica» cit., p. 200. 28 Queste idee furono espressamente dichiarate nel corso di diverse conferenze, nelle quali Paola era coinvolta in quanto segretario nazionale del partito femminista repubblicano: Paola Salmoni, in Convegno Nazionale degli Amministratori Repubblicani (a cura di), Il cittadino protagonista nel disegno repubblicano per le autonomie locali, Edizione della Voce, Roma 1979, pp. 179-182; Ead., Una proposta per la scuola, «L’informatore repubblicano», 33, 1980, pp. 5-6. 29 In Italia, altri architetti si erano già cimentati con una prima analisi sul tema dell’edificio scolastico: nel 1936 il volume Scuole, redatto dal marchigiano Gaetano Minnucci, apriva per la prima volta l’Italia al panorama europeo. A guerra conclusa, ricordiamo anche il numero monografico di «Domus» (220, giugno 1947) che, sotto l’illuminata direzione di Ernesto Nathan Rogers, presentava agli architetti italiani le più innovative scuole realizzate tra gli anni Trenta e Quaranta in Europa e negli Stati Uniti. 30 Il progetto è considerato uno dei più rappresentativi della produzione di Ludovico Quaroni, nonché una delle opere più interessanti del panorama italiano dei primi anni Sessanta. 31 Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e lo sviluppo dell’architettura moderna in Italia, Edizioni di Comunità, Milano 1964, pp. 136-137. 32 Paola Salmoni, Relazione di progetto, Settembre 1958, Scatola 41C, Archivio privato Studio Salmoni, Ancona. 33 «A me sembra su tutti prioritario il discorso sull’educazione, […] l’importanza di arrivare ai giovani. Non dobbiamo tanto guardare a noi, ai pochi risultati personali, agli scarsi risultati collettivi, quanto dobbiamo guardare come la nostra battaglia per la parità ha inciso sulle nuove generazioni. Non direi che ci sono molti risultati positivi, dobbiamo ancora registrare delle resistenze. C’è ancora un’azione profonda da fare, e che va fatta con quei mezzi […], tra cui prima di tutto la scuola», in Paola Salmoni, Volontà e impegno per la parità tra uomo e donna nella nuova Europa cit., p. 216; si veda anche il già citato Paola Salmoni, Una proposta per la scuola cit. 34 Dopo il devastante bombardamento subito dalla città di Ancona tra il 1943 e il 1944, quasi i due-terzi della città furono distrutti e la città venne inclusa nell’elenco dei Piani di Ricostruzione. Claudio Salmoni, a capo dell’ufficio tecnico comunale, diresse il Piano assieme alla supervisione dell’ingegnere Gaetano Minnucci, anche lui di origine marchigiana. Il piano mostrava una profonda analisi dello stato di fatto, definendo molte delle linee di sviluppo della città futura; cfr. Giovanni Bellucci, Gaetano Minnucci cit., pp. 87-96. 35 Si veda: Franco Balletti, Dal Piano di Ricostruzione al Piano Regolatore, «Rivista di Ancona», 2/I, 1958, pp. 3-5; Giovanni Astengo, Ancona, città difficile. Aspetti originali del Piano Regolatore generale, «Rivista di Ancona», 4/I, 1958, pp. 14-16. Il Piano fu approvato per la prima volta il 17 settembre 1958 e, in via definitiva, il 22 febbraio 1963. 36 Mario Coppa fu un urbanista e un pianificatore italiano. Originario di Torino, insegnò alla Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti di Roma e scrisse diversi volumi sulla storia urbana. XXXVIII. Soprintendenza Archivistica per l’Umbria, «AAA Italia», 13, 2014, p. 47. 37 Nel 1963, il Piano non trovò il necessario supporto politico, ma fu a ogni modo premiato con il premio nazionale IN/ARCH. Dopo il terremoto del 1972, che causò ingenti danni al centro storico di Ancona, il progetto di Paola Salmoni e Mario Coppa divenne la base per un nuovo Piano, approvato nel 1974. Cfr. Gilberto Bagaloni, I piani particolareggiati di Capodimonte e GuascoSan Pietro, «Rivista di Ancona», 5, 1960, pp. 2-14. Per il piano del 1974, si veda: Sergio Antonelli, Pier Paolo Balbo (a cura di), Ristrutturazione del centro storico. 1. Documenti di lavoro, Litografia Carletti & C., Ancona 1974. 38 Danilo Guerri è considerato uno dei maggiori architetti contemporanei delle Marche. Guerri si laurea in Architettura alla Facoltà di Roma nel 1962 per poi iniziare la sua carriera nello studio TAU di Roma. Si veda: Francesco Leoni, Danilo Guerri. Maestro di spazio, Quodlibet, Macerata 2017. 39 Alcuni riferimenti bibliografici di approfondimento del progetto sono: Il monumento alla Resistenza nell’Anconitano, «Rivista di Ancona», 3-4, 1965, pp. 3-13; Luciano Galmozzi, Monumenti alla libertà. Antifascismo, resistenza e pace nei monumenti italiani dal 1945 al 1985, La Pietra, Milano 1986, p. 194; Andrea Santarelli, Al Pincio un’ascensione verso la libertà, «Corriere Adriatico - Ancona», 20 aprile, 2005, p. 7; Flavio Venturelli, Una «triste ricostruzione»? Gilberto Orioli, Paola Salmoni e l’architettura monumentale di Ancona, in Valentina Orioli (a cura di), Gilberto Orioli. Dall’urbanistica al disegno di dettaglio, Edit Faenza, Faenza 2014, pp. 63-72; Lorenzo Ciccarelli, Guida all’architettura nelle Marche 1900-2015, Quodlibet, Macerata 2016, pp. 136-137. 40 Sul progetto si veda anche: Dal museo della città al museo “nella” città, «Progetti», 21, 2007; Il campo degli ebrei, «IoARCH. Costruzioni e impianti», 44, 2012, pp. 52-53; L’antico cimitero ebraico recuperato, «Progetti», 17, 2005, pp. 36-45; Ricordo di Paola Salmoni, «Progetti», 12, 2002; Vittorio Salmoni, Maestri marchigiani. Paola Salmoni, Razionalità e passione, «Mappe», 1/31, 2013, pp. 8-15; Lorenzo Ciccarelli, Guida all’architettura cit., pp. 172-173. 41 Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica» cit., p. 200. 42 Si veda: Paolo Pasquini, Paola Salmoni, Il quartiere Q1, «Urbanistica Quaderni», 16, 1998, pp. 47-55; Paolo Rossi, Cino Zucchi. Residenze al quartiere Montedago, «Costruire in laterizio», 109, 2006, pp. 40-43. 43 Le tracce di un qualsivoglia interesse scientifico si sono, per ora, limitate a una tesi di laurea del 2008, supervisionata da Maristella Casciato, che ha contribuito ampiamente alla prima ricognizione archivistica dei materiali disponibili, a seguito della “dichiarazione di interesse” da parte della Soprintendenza nel 2003. Cfr. Margherita Crociati, Paola Salmoni 1921-2003: una professione per la città e la società cit. 31