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Tieri, Aroldo

2022, Dizionario Biografico della Calabria contemporanea

Cerca Homepage Presentazione Organi direttivi Pubblicazioni Bollettino dell’ICSAIC Dove siamo Contatti Pubblicato il Maggio 28, 2022 ← Precedente Tieri, Aroldo Aroldo Tieri [Corigliano Calabro (Cosenza), 28 agosto 1917 – Roma, 28 dicembre 2006] Nacque da Vincenzo, giornalista, commediografo e uomo politico, e Matilde Garofalo. Ebbe due fratelli, Gherardo e Marcello, quest’ultimo morto in Russia durante la seconda guerra mondiale. All’età di tre anni seguì la famiglia a Roma, destinazione scelta per favorire l’attività di suo padre. Già studente universitario in giurisprudenza, ma intenzionato a intraprendere il mestiere dell’attore, nel 1935 si iscrisse all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma, dove studiò con Tatiana Pavlova, per diplomarsi nel 1937, sotto la supervisione della stessa Pavlova, con un saggio su L’imbecille, commedia pirandelliana in un atto ispirata all’omonima novella e rappresentata per la prima volta nel 1922 al Quirino di Roma. Nello stesso anno partecipò a Donna del Paradiso. Mistero della Natività. Passione e Resurrezione di Nostro Signore, una silloge di laudi del XIII e XIV secolo raccolte da Silvio D’Amico, con l’aiuto di Paolo Toschi, per la regia di un giovane Orazio Costa, primo allestitore diplomato all’Accademia. L’anno successivo si fece notare nell’allestimento della dannunziana Francesca da Rimini di Renato Simoni, nella quale recitò la parte di Malatestino Dall’occhio che gli procurò, per il triennio successivo (1938-1941), la scrittura nella Compagnia semistabile del teatro Eliseo di Roma, per la quale debuttò nei panni della macchietta di Fabian de La dodicesima notte di Shakespeare, per la regia di Pietro Sharof. Nel 1939 esordì nel cinema in Mille chilometri al minuto, di Mario Mattioli, cui fecero seguito altri film appartenenti al genere dei cosiddetti «telefoni bianchi». Nel dopoguerra si rivolse a un repertorio contemporaneo disimpegnato, sebbene non del tutto privo di interesse, interpretando ruoli di protagonista o co-protagonista. Il padre avrebbe voluto che entrasse nella compagnia del celebre attore Ruggero Ruggeri (tra gli interpreti più noti delle sue commedie), offerta che Aroldo rifiutò non sentendosi incline agli eccessi lirici del noto attore, prediligendo piuttosto la recitazione più asciutta di Lorenzo Cimara, col quale recitò in L’adolescente di Jacques Natanson nel 1947. In più di un’occasione si confrontò anche con testi pirandelliani, per la prima volta interpretando il nevrotico Dr. Hinkfuss (Questa sera si recita a soggetto, per la regia di Gherardo Gherardi nl 1948), e il pavido e bizzarro Paolino (L’uomo la bestia e la virtù, allestimento di Corrado Pavolini del 1949). Provvisto di un tipo di recitazione tesa ed eccentrica che lo rese sempre capace di alternare disinvoltamente un repertorio brillante a quello drammatico rivolta, in un primo momento, all’interpretazione di testi inglesi (Svolta pericolosa di John Bointon Priestley, 1952, Profondo mare azzurro di Terence Rattigan, 1953-54; Il potere e la gloria di Graham Greene, 1955). Dal fisico asciutto e scattante, valorizzato da una voce bella e cupa allo stesso tempo, con una dizione mai ingessata e comune, precisa e mai condizionata dalle origini calabresi, dalle quali non si fece mai “tentare” non intraprendendo percorsi vernacolari. Non si considerò mai un attore, ma «un uomo che recita», sempre ben vestito, dal contegno discreto e composto e dalle maniere altoborghesi, nelle quali estrinsecava, per sua ammissione, le sue origini calabresi. Facendo affidamento sulla sua vena brillante virata sul comico e il farsesco, nel dopoguerra si lasciò coinvolgere nelle riviste di Garinei e Giovannini, accanto a Walter Chiari, Gino Cervi, Totò e Anna Magnani, con la quale entrò in sodalizio artistico nel 1944 e si animò una reciproca attrazione quasi sfociata in unione sentimentale. Tra gli anni Cinquanta e i Sessanta fu attivo in televisione e radio. Accantonando per circa un decennio l’impegno nel teatro, insieme ad Alberto Lionello e Lauretta Masiero, con cui costituì un vivace trio, presentò l’edizione 1960-1961 di Canzonissima. Recitò in alcuni sceneggiati come Melissa, La foresta pietrificatae Le avventure di Nicola Nickleby. In radio fu interprete di molti radiodrammi, come Racconti romani di Moravia; prese parte all’edizione del 1969 della trasmissione Gran Varietà insieme a Giuliana Lojodice, con la quale interpretò la coppia «Leonilda ed Esmeralda» e, nel 1976 il personaggio del «Divino Creaturo». Prese parte a più di centodieci film, annoverato tra i maggiori interpreti della commedia all’italiana, tredici di essi come spalla di Totò (dei quali si ricorda particolarmente Totò sceicco e Chi si ferma è perduto), nei quali proponeva il «cliché del fidanzato geloso, irritabile che strabuzza gli occhi, si agita, alza la voce». La sua ultima recitazione cinematografica risale al 1967, accanto a Rita Pavone, nel film di Steno La feldmarescialla – Rita fugge … lui corre … egli scappa. Nel 2002 Roberto Benigni avrebbe voluto affidargli la parte del giudice nel suo Pinocchio, ruolo che andò poi a Corrado Pani. Fu partner di grandi attrici e grande seduttore, sino all’incontro, nel 1965, con l’attrice pugliese Giuliana Lojodice (Bari, 1940) precedentemente sposata con Mario Chiocco dal quale ebbe due figli, giunta a notorietà grazie a rotocalchi popolari e alla partecipazione a sceneggiati di successo per la televisione. La loro relazione, che corrispose col ritorno di Tieri al teatro, decretò la formazione di una compagnia orientata, in un primo momento su un repertorio leggero, poi progressivamente sempre più impegnato verso autori come Shakespeare, Molière, Wilde, Svevo, Pirandello e Shaw. Unione che si concretizzò nel 1966, sulle scene dell’Antigone al teatro greco di Siracusa, per la regia di Mario Ferroro, con Tieri nei panni di Creonte e la Lojodice di Ismene. Il loro legame creò scandalo e, per l’attrice, la traumatica separazione dai figli, tant’è che i due si sposarono soltanto a Roma il 28 luglio 1989 restando insieme per tutta la vita. Tuttavia, fu immediata un’affinità forte e una complicità sentimentale e professionale che gli procurò una fama crescente presso il pubblico, nel corso di una trentennale attività più di una volta premiata col «Biglietto d’oro del teatro» (Agis), anche azzardando repertori complessi e inusitati, scelti prevalentemente dalla Lojodice, spesso forzando, col suo temperamento, l’insicurezza del compagno. Nel 1984 Tieri ricevette il Premio Armando Curcio per la messinscena di Un marito di Svevo, per la regia di Gianfranco De Bosio. La sua ultima rappresentazione risale al 29 gennaio 1999, con L’amante inglese di Marguerite Duras, al Piccolo Eliseo, per la regia di Giancarlo Sepe. A ottantanove anni decise, infine, di ritirarsi dalle scene, amareggiato dalla situazione del teatro, preda di logiche commerciali imposte dal nuovo sistema televisivo e dal decadimento valoriale della società italiana, oltre che debilitato dalla perdita della vista. Lo stesso Sepe lo avrebbe voluto nella sua messinscena di Finale di partita di Beckett, nei panni dell’anziano e cieco Hamm, ma Tieri rifiutò di prendervi parte. Morì nella clinica San Valentino di Roma, nella notte del 28 dicembre 2006, all’età di ottantanove anni e fu sepolto nella tomba di famiglia, al cimitero Flaminio di Roma. La sua memoria resta viva nell’ambiente artistico italiano, ravvivato da una biografia pubblicata da Anna Testa nel 2010e dal «Premio Nazionale Aroldo Tieri» che dal 2015 si tiene annualmente a Corigliano Calabro. Cosenza gli ha dedicato un teatro. (Carlo Fanelli) © ICSAIC 2022 – 5 Nota bibliografica essenziale G. C. Castello, Aroldo Tieri, in Enciclopedia dello spettacolo, Casa Editrice Sadea “Le Maschere”, 1954; Luciano Lucignani (a cura di), Aroldo Tieri, Curcio, Roma 1985; Antonio Panzarella (a cura di),Aroldo Tieri, 50 anni di teatro, «il serratore», Corigliano Calabro 1989; Rodolfo di Giammarco, Tieri, io un uomo che recita, «La Repubblica», 28 agosto 1997. Antonio Panzarella (a cura di),Aroldo Tieri. Una vita per lo spettacolo, Bevivino Editore, Milano-Roma 2005; Alessandro Canadè (a cura di),Aroldo Tieri e il cinema, Pellegrini, Cosenza 2007; Anna Testa, Buonasera Aroldo, buonasera Giuliana. Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice: vita, carriera e scene da un Matrimonio, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano 2010 (con dvd); Emilia Costantini, Giuliana Lojodice: con Aroldo Tieri un grande amore, poi mi ha odiato,«Corriere della Sera»,8 febbraio 2018; Paolo Puppa, Tieri, Aroldo, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 95, Roma 2019. Questo articolo è stato pubblicato in Dizionario da . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Istituto Calabrese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea Via P. Bucci - Biblioteca Tarantelli - Unical - 87036 RENDE CS PIVA: 98009970785