Osservando la quadratura sulla volta della chiesa di San Matteo (affrescata tra 1717 e 1719 da Giuseppe e Francesco Melani) si notano alcune difformità. Né i basamenti né le cornici degli ordini disegnati seguono del tutto l’andamento di...
moreOsservando la quadratura sulla volta della chiesa di San Matteo (affrescata tra 1717 e 1719 da Giuseppe e Francesco Melani) si notano alcune difformità. Né i basamenti né le cornici degli ordini disegnati seguono del tutto l’andamento di quei reali, ma a volte sembrano “salire” o “scendere” rispetto alle cornici della chiesa. Le cornici che reggono le balconate in aggetto, come le loro balaustre, assumono una forma molto insolita. Queste due curve, quando osservate dal punto di vista privilegiato, non si percepiscono né come circolari né come ovali, e in più, non sono nemmeno parallele tra di loro. Le rette verticali (perpendicolari al quadro) sembrano curvare in alcuni punti.
Il presente studio si pone di esaminare alcuni punti “incongrui” di questa quadratura sulla base di un rilievo integrato (scansione laser e fotogrammetria), concentrandosi su due principali passaggi creativi:
1. Come si fa a “progettare” il bozzetto piano per uno spazio così irregolare? L’architettura pensata per la volta segue veramente la geometria irregolare della chiesa (trapezio scaleno), oppure usa vari accorgimenti per adattare un modello a pianta rettangolare sulla base esistente?
2. In che maniera avviene il trasferimento del bozzetto piano sulla superfice complessa della volta?
In quanto riguarda la progettazione del bozzetto, l’altezza ricostruita dell’architettura dipinta sembra fornirci il primo indizio. Essa è pari alla distanza che sta tra il punto di vista e l’imposta della volta. Questa particolare altezza si rileva come molto “comoda” dal punto di vista operativo in un metodo (per fare bozzetti) descritto dal geografo veneziano Cristoforo Sorte. Tale metodo comporta l’uso di un modello in scala, di ciò che si vuole dipingere, ed uno specchio piano posto alla base del modello. Se l’occhio è posto all’altezza del modello nella fase di disegno l’altezza del architettura dipinta sarà la stessa nella ricostruzione (ovviamente in scala). Un’altezza maggiore invece obbligherebbe l’occhio ad entrare dentro il modello (posizione scomoda).
Il secondo passaggio, cioè il trasferimento dal bozzetto piano sulla superficie voltata, in linea di principio, potrebbe avvenire in due modi:
-Il primo sarebbe una specie di proiezione del bozzetto piano posto all’imposta della volta sulla superficie curva dal punto di vista, come suggerito da Andrea Pozzo. Questo metodo (se fatto dal vero e non sul modello in scala), non creerebbe le difformità del disegno dovute alla geometria irregolare della volta. Osservate dal punto di vista tutte le difformità svanirebbero.
-L’altro metodo possibile potrebbe essere quello di costruire un corrispondente modello in scala della volta, proiettare sul esso la griglia del bozzetto e riportarne lo sviluppo delle linee meccanicamente su fogli di carta. Una volta ingrandita la griglia, si prosegue con il disegno di altri elementi principali dell’architettura da dipingere, direttamente sui cartoni ingranditi. In questo caso, le difformità della volta reale, che forse non sono state rilevate e riprodotte nel fare il modellino, risalterebbero fuori e sarebbero evidenti quando osservate dal punto di vista.
Nel caso di San Matteo, si rilevano alcuni segni che diventano improvvisamente “regolari” nella proiezione sviluppata. Questa operazione farebbe riferimento ad una cultura molto attenente alla cartografia e ai problemi legati alle superfici non sviluppabili, alla quale non interessa più soltanto l’inganno ma vuole mettere altre pratiche in atto.