Oscan Epigraphy

Nella storia degli studi il tempio suburbano di S. Abbondio viene tradizionalmente attribuito a Dioniso e ad Afrodite e interpretato come sede di un culto misterico, modellato nel III secolo su pratiche cultuali tipiche della cultura religiosa greca. La nuova interpretazione delle figure pertinenti al rilievo frontonale proposta dall’autrice rende palese come nel tempio venissero invece fatti oggetto di culto Libero e Libera, coppia divina di origine italica, che presiedeva alla sfera della fertilità agraria, secondo il modello cultuale Romano.
Indizi archeologici, come anche le iscrizioni degli aediles, indicano che la fondazione pubblica dell’edificio di culto si ambienta nel II sec. a.C., e costituisce una risposta adeguata allo scandalo dei Bacchanalia del 186 a.C. L’edificio di S. Abbondio si rivela con ciò espressione di un processo di rinnovamento cultuale, che culmina nel II secolo inoltrato nel nuovo impianto dei santuari urbani di Mefitis/Venere, Apollo e Iuppiter.
Il tempio di Liber è stato anche l’unico tra i santuari suburbani di Pompei a sopravvivere alla frattura politica e culturale agli inizi del I sec. a.C. In epoca flavia il tempio, che si trovava ormai inglobato in una proprietà coltivata a viti, fu restaurato, infine trasformato nella sede di una comunità religiosa di carattere privato. Si può ipotizzare che i committenti fossero locatori o possessori di una villa rustica nelle vicinanze. Come protettore delle vigne il dio Libero rappresenta ora un valore di rusticitas e consente a questa comunità cultuale di coloni di avere un ruolo nella nuova enfasi che caratterizza in quest’epoca l’atmosfera culturale del tradizionalismo contadino.

(Revised version) This work aims to clarify the phonetics and phonology of sibilants and sibilant clusters in the Italic languages, and will specifically attend to the outcomes of /ns/ and /rs/ in different positions. The structure and meaning of a number of Sabellic words and sentences will be reanalysed and reinterpreted, with a special focus on Oscan and one of its dialects, Marrucinian.

Data computerisation is a strategic element for the study and valorisation of cultural heritage. The final goal of this project is to collect the Oscan inscriptions from Samnium and to store them in a digital archive, taking into account all the related epigraphical, linguistic and archaeological aspects.

In this paper I discuss the nature and function of the Oscan iúvila inscriptions from Capua and some issues of interpretation and etymology raised by the new iúvila discussed by Poccetti 2016. I argue that the phrase suleis bias 'conquests of the sun', i.e. 'winter solstice' can be compared etymologically and thematically with Vedic svàr jayati 'conquers the sun'.

This paper discusses a number of etymological and interpretive issues in the series of painted Oscan texts from Pompeii known as the eítuns inscriptions, after the key word occurring or restored in all of them. I suggest new derivational and semantic accounts of eítuns, amvíanud, and *mefíro- and offer a few cautionary words about the connection between sarínu and the Italic word for 'salt'.

Epigrafia Italica 2 si occupa dei documenti inscritti in antico su lapidi, bronzo, terracotta, e manufatti di varia natura, pervenutici dai popoli che hanno abitato e, bisogna dire, civilizzato l' Italia. L' opera, di grande impegno, appartiene ad una disciplina che resta, nonostante tutto, una novità: il nuovo è rappresentato dalla qualifica che fa riferimento agli Italici, che sono tuttavia anche i Latini, con i Romani, nei primi momenti della loro storia, e gli Etruschi, come risulta evidente nell' opera che qui si presenta quale seconda edizione, notevolmente ampliata, emendata dove occorre, e arricchita di nuovi, rilevanti, testi. Questi popoli Italici fanno sentire fra noi la loro voce con quanto ci hanno tramandato nei loro documenti epigrafici; per quanto riguarda gli Etruschi si tratta di una storia interrotta e ricostruibile con enormi difficoltà, per altri si può invece scrivere e parlare di contemporaneità perché il loro messaggio è tuttora presente, e presente a tutti gli effetti in due delle loro lingue ancora in uso, il latino e il celtico; di quest' ultimo, pur fuori dei nostri confini nazionali, abbiamo tra Lombardia e Piemonte i più antichi documenti inscritti, come vedremo alle singole attestazioni epigrafiche. Non poche parole nella lingua parlata ci vengono da questi popoli scomparsi oppure assimilati nel mondo romano-latino. Messapi, Piceni, Siculi, Veneti, con Osci, Umbri, Reti e Camuni, trovano in Epigrafia Italica 2, come già nella prima edizione del 1982, la ribalta a cui il pubblico degli studiosi, e non solo, può guardare, affrontando, insieme all' Autore, gli enigmi e le rivelazioni che l' impegno nella ricerca porta in primo piano. Allora si trattò di una novità importante, come dimostra il rapido esaurirsi della edizione, ma ancora adesso l' intrapresa si presenta con le sue caratteristiche innovative. Con quest' opera l' Autore descrive una documentazione che è lecito definire ufficiale, anche quando è particolare e personale, come avviene quasi sempre nei titoli funerari, ricchi questi tuttavia di dati di interesse generale, per definire, accanto ai grandi testi, il quadro linguistico, etnico e culturale dell' Italia antica prima di Roma.

Alessandro Morandi
è stato per oltre quarant' anni assistente, ricercatore, docente e professore di Epigrafia Italica e di Etruscologia e Antichità Italiche presso La Sapienza a Roma; ha scritto diverse monografie e numerosi articoli su temi epigrafici concernenti i linguaggi di tutta l' Italia preromana con particolare interesse negli ultimi anni per il mondo nord-italico, altrimenti designato come nord-etrusco, segnatamente per le lingue dei Celti, dei Reti e dei Camuni. Ma non ha tralasciato altri aspetti particolari, religioni, arte, e ideologie delle civiltà dei popoli dell' Italia antica prima del dominio di Roma, basilari per una approfondita comprensione del dato epigrafico. Per anni ha lavorato, in collaborazione con altro ricercatore, alla compilazione dell'Indice Lessicale etrusco, edito poi nel 1978 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche come primo e fondamentale volume del Thesaurus Linguae Etruscae. Fra le sue opere ha spicco e rilievo per la novità in senso assoluto soprattutto Epigrafia Italica, Editrice L' Erma di Bretschneider, del 1982, negli anni esaurita, rispetto alla quale la presente costituisce la seconda Edizione; questa ampliata e resa in qualche modo urgente causa l' eccezionale incremento del numero di iscrizioni, alcune di grande importanza, in tutte le regioni della Penisola e nella Sicilia anellenica. Della medesima Casa Editrice sono Epigrafia di Bolsena etrusca, 1990, e il Cippo di Castelciès nell' epigrafia retica, 1999, che l' Autore ha realizzato percorrendo itinerari di ricerca, è necessario precisare, inconsueti, votati in particolare alla valorizzazione di realtà regionali poco note, tema che, arricchito di nuovi dati, è a fondamento di questa nuova Epigrafia Italica 2; ad essa si è voluto dare nel titolo con la cifra numerica un adeguamento al gusto, tutto moderno, di marcare esteriormente la continuità di un' opera di successo.

Year: 2017
Publisher: L'ERMA di BRETSCHNEIDER
Series: Bibliotheca Archaeologica, 57
ISBN: 978-88-913-1007-1
ISBN: 978-88-913-1009-5
Binding: Paperback
Pages: 688, 200 ill. B/N, 20 ill. Col., 116 tav. f.t
Size: 21,5 x 28 cm

Le premier traitement de la graphie -kkv- est donné dans un paragraphe de la "Grammatik des Oskisch-Umbrischen Dialekte" de Robert von Planta. L'interprétation de cette graphie n'a pas changé dans la recherche postérieure. Von Planta considère que la consonne est régulièrement géminée devant *w, alors que la gémination n'est pas notée dans tous les cas, comme l'atteste akviiai à côté de dekkviarim. Bien qu'il soit clair que le groupe -(k)kv- est secondaire, son origine n'est pas expliquée. En s'appuyant sur le matériel onomastique du latin et du sabellique, nous essayons de montrer que -(k)kv- apparaît dans les dérivés des thèmes en u, suite à la syncope de la voyelle entre -k- et -v-. Etant donné que -(k)kv- est un groupe rare et inattendu de point de vue de l'osque, et que les autres cas de *-Cw- en sabellique ne conduisent pas à -CCw-, il se peut qu'une gémination systématique devant *w n'ait pas lieu.

This paper consists of an onomastic and sociolinguistic approach to the controversial issue of the influence of Italic languages in the Latinization of the Iberian Peninsula. We propose an identification of individuals that might come from Italic-speaking areas based on an onomastic analysis of the personal names found in the earliest Latin inscriptions from Hispania (2nd cent. BCE) and on the geographical dispersion of their nomina gentilicia. The comparative study of these data and of the social status of the selected individuals (ingenui, liberti, serui ) carried out at the end of the paper shows that the group of speakers of Italic languages couldn’t have had enough relevance to exert an Oscanizing influence in the linguistic shift to Latin, according to the epigraphic record.

La historia temprana de Roma ha estado siempre ligada a la de sus aliados o "socii" del resto de la península Itálica. Estos pueblos tenían una organización social tribal, similar a la que se puede encontrar en la Roma fundacional o incluso en otras zonas fuera de italia, como podría ser el caso de Irlanda. También, cada pueblo tiene un idioma característico. Hasta la hegemonía de la lengua latina en la península Itálica, serán las lenguas osco-umbras las que predominen en el plano de las relaciones entre pueblos, junto con el etrusco.

En el presente trabajo se busca mostrar, a través del análisis de la terminología administrativa, judicial y religiosa de los diversos pueblos itálicos, el sistema de organización de los mismos, los cargos públicos que se podían ostentar y su duración e, incluso, la incorporación de préstamos latinos para definir un determinado cargo, que estas poblaciones no tenían con anterioridad y que evidenciarían su progresiva integración en la órbita romana.

Der Eindruck, den das vorliegende Buch auf Rez. macht, ist durchweg positiv und wird durch die oben angeführten Kritikpunkte nicht geschmälert. Es handelt sich bei Z.s Studie zu diesem besonderen Teil des Oskischen um ein methodisch sehr gründliches, aber auch, bezüglich der konstruktiven Ergebnisse, fast desillusionierend ehrliches Buch. Z. konnte, ja musste Lejeunes Theorie zu den orthographischen Schulen widerlegen und korrigierte schließlich die Datierungen von insgesamt neun oskischen Inschriften in griechischer Schrift ins Diffusere (vgl. pp. 176f.), von denen eine (Lucania or Brettii or Sicilia 1/Lu 26) nun gar nicht mehr zu datieren ist. Z. bewegt sich sicher im klar abgegrenzten Material und scheut sich nicht, wiederholt auf die begrenzten Möglichkeiten desselben aufmerksam zu machen und auf zukünftige Funde zu bauen. Selten hat man den Eindruck, dass aus zu großer Demut vor der Evidenz auf eine plausible Schlussfolgerung verzichtet wurde; vielmehr bereiten verstreute Hinweise auf alternative Lösungsansätze Freude und regen zu eigenen Gedanken an.

In this paper I give an interpretation of the lost Oscan graffito ST Po 79, including the drawing around the eight letters of text.
In the presented view, not only often-cited Osc. pis.pis but also the remaining two letters are written in Oscan script and most likely belong together with the drawing. The drawing itself can be interpreted as turn-by-turn directions leading to the Forum and the Temple of Jupiter.
Furthermore, the indefinite (former relative) pronoun PItal. *kuis⸗kuis ‘whoever’ (Osc. pispis ‘anyone’, Lat. quisquis ‘whoever; anyone’) is traced back to a collocation of a relative and an indefinite pronoun and identified with Gk. ὅσ⸗τις ‘whoever’.

The PIM research project (meaning "Police pour les Inscriptions Monétaires") aims to produce a suitable tool for transcribing the information contained on monetary inscriptions, beyond their semantic content. The textual information and graphic features that a coin carries can provide valuable information regarding its origin and the society in which it was minted (Codine Trécourt and Guillaume, 2012). Since there was previously no digital font that could fully and accurately render the monetary inscriptions, this project was initiated in 2013 by Florence Codine, curator in charge of the Merovingian coins at the Bibliothèque nationale de France (BnF), and is currently supervised by Frédérique Duyrat.

The PIM research project (meaning "Police pour les Inscriptions Monétaires") aims to produce a suitable tool for transcribing the information contained on monetary inscriptions, beyond their semantic content. The textual information and graphic features that a coin carries can provide valuable information regarding its origin and the society in which it was minted (Codine Trécourt and Guillaume, 2012). Since there was previously no digital font that could fully and accurately render the monetary inscriptions, this project was initiated in 2013 by Florence Codine, curator in charge of the Merovingian coins at the Bibliothèque nationale de France (BnF), and is currently supervised by Frédérique Duyrat.