Intendiamo trattare in questo breve contributo, di un aspetto non marginale ma ciononostante circo-scritto, del più vasto ed epocale fenomeno della roma-nizzazione della penisola italiana che fu un evento straordinario e sconvolgente per...
moreIntendiamo trattare in questo breve contributo, di un aspetto non marginale ma ciononostante circo-scritto, del più vasto ed epocale fenomeno della roma-nizzazione della penisola italiana che fu un evento straordinario e sconvolgente per i vari equilibri del substrato italico, in particolare per il territorio umbro. Parleremo di un caso a nostro vedere paradigmatico e rivelatore di modi e forme attraverso le quali questo fenomeno socio-politico, culturale ed economico, si estrinsecò, non ultimo tra questi la consapevole scelta di una maniera particolare di costruire mura piuttosto che di un'altra. Siamo in un periodo storico in cui l'Umbria cen-tro-adriatica è soggetta per la prima volta a forti pres-sioni militari e, dopo aver dovuto subire le scorrerie galliche intorno alla metà del IV secolo a.C. e la rea-zione romana (358 a.C. dittatore Caio Sulpicio Petico), è interessata dalla spinta espansionistica romana verso le regioni interne della penisola per la conquista del pascolo appenninico e verso lo sbocco sul mar Adriatico e la Gallia stessa. L' espansione dettata dalla pressione demografica prodotta a sua volta dalla spinta propulsiva generata proprio dalle guerre, oltre che dal carattere da subito prevalentemente "inclusivo" e "associativo" delle popolazioni vinte, della conquista romana, sosti-tuirà gradualmente le potenze etrusche e falische in una situazione di revisione delle forze in campo che terminerà con la assoluta preminenza romana nell'arco di un secolo 1. L' espansione di Roma va a turbare e compromettere definitivamente un equilibrio secolare ed una pacifica convivenza, tra umbri ed etruschi basata assai verosi-milmente, sul comune interesse a mantenere aperte le vie di transumanza verticale, tra pascoli invernali sulle vaste plaghe paludose della Etruria tirrenica (Ma-remma), e pascoli estivi sugli ampi altopiani appenni-nici dell'Umbria (fig. 1). La strategia di Roma fu quella di assorbire gli orga-nismi proto urbani preesistenti, che si trovavano lungo i percorsi di transumanza (calles), con accordi (foedera) e con vincoli politico-amministrativi (colonie latine e prefetture) 2 in un lungo processo di assimilazione cul-turale e di "civilizzazione" attraverso la creazione di infrastrutture militari e politiche: la graduale fusione di tutte le diversità culturali porterà comunque ad un periodo di pacificazione apparente sotto il dominio romano. I tratturi che avevano probabilmente l'am-piezza ed il carattere di vere e proprie piste carovaniere, Paolo Camerieri, Giuliana Galli 1 Si è scritto molto sul fenomeno della romanizzazione interpretata a seconda dei punti di vista come "assimilazione", "acculturazione", "negoziazione" con valutazioni in bilico tra civilizzazione e sottomissione. Tra la sterminata bibliografia di articoli e compendi, più o meno recenti, vedi PELGROM-STEK 2014, TORELLI 1999, VOLPE 1990. 2 Nel contesto che andiamo analizzando, in cui si cerca di porre in evidenza il ruolo che il controllo dell'allevamento transumante e dei suoi mezzi di produzione (la rete dei tratturi e pascoli) ebbero nelle scelte di strategia politica espansionistica di Roma e nelle forme in cui questa strategia venne attuata mediante la deduzione di colonie latine e prefetture, nei nodi della rete tratturale e viaria, faremo costante riferimento alla fondamentale opera di H. Hermon (in particolare si veda HERMON 2001, pp.282-293). Prima della Hermon questo argomento era stato affrontato in modo altrettanto acuto ed ancor più approfondito da E. Gabba e M. Pasquinucci (GABBA-PASQUINUCCI, 1979); recentemente vedi VOLPE-BUGLIONE-DE VENUTO 2010. Copia per l'autore concessa ai soli fini della VQR e ASN per la Valutazione della qualità della ricerca. Ogni altra diffusione e riproduzione è vietata. V a l t r e n d e d i t o r e Copia per P. Camerieri, G. Galli