Psichiatria

Riassunto Questo articolo prende in rassegna in maniera breve il concetto di epistemologia e come si sia sviluppato nel corso dei secoli. L'epistemologia è quella branca della filosofia che ha l'obiettivo di ricercare verità solide, con fondamenta incontrovertibili. Il lavoro parte dai primi pensatori, i filosofi greci Platone e Aristotele, antesignani rispettivamente dell'approccio razionalistico e di quello empiristico. Si continua con il Medioevo, con la filosofia scolastica medioevale, ed i suoi principali esponenti, Tommaso D'Aquino e Guglielmo di Occam. L'Età Moderna, oltre a vedere il fiorire di Galilei, a cui si riconosce la paternità del metodo scientifico, rappresenta il momento in cui si è fatto più acceso il dibattito tra empiristi e razionalisti, e che si è concluso forse con il criticismo kantiano. Nel XIX secolo, ha dominato la scena il Positivismo con la fiducia estrema nel progresso infinito della scienza. Il ventesimo secolo ha visto fiorire prima l'empirismo logico del circolo di Vienna, poi il razionalismo critico di Popper, e infine si è concluso con il dibattito post-popperiano, post-positivista (con Feyerabend, Kuhn e Lakatos). La seconda parte del lavoro è dedicata al costruttivismo e costruzionismo sociale, due orientamenti che hanno fatto sentire il loro influsso sulla teoria e sulla prassi psicoterapeutica, modificando il senso del cambiamento nei processi psicoterapeutici. Parole chiave: epistemologia, empirismo, razionalismo, costruttivismo e costruzionismo sociale. INTRODUZIONE Esiste una verità? E, se esiste, quali mezzi abbiamo per poterla conoscere? Queste sono due domande classiche di quella branca della filosofia che ha preso il nome di epistemologia, e che soprattutto nel secolo scorso ha acceso ampi dibattiti all'interno della filosofia e della scienza.

Con la realizzazione della mia tesi di laurea ho voluto riportare alla luce il problema della malattia mentale e il rapporto tra lo psichiatra e il malato mentale, partendo dalla definizione della follia e il cambiamento che ha avuto nei secoli dall'antichità, fino alla nascita dei movimenti antipsichiatrici che hanno cercato di ridare la dignità al malato all'interno dell'ospedale psichiatrico. All'interno della mia tesi ho  anche esposto il cambiamento filosofico e psicologico all'analisi della malattia concentrandomi sugli autori della fenomenologia che hanno ispirato i vari componenti del movimento antipsichiatrico. Per ultimo ho descritto la storia del manicomio di Perugia con la sua evoluzione.

The paper tries to bring a systematic unity of the legal institutes ruling the therapeutic treatment for mental illness. With reference to the structure of public health services, the extension of contractual liability as prescribed by art. 1218 (Italian civil code), might allow to avoid that the lack of a positive law could lead to a lack of rights. The fact that the therapeutic treatment can be imposed to the patient just to ensure public safety is not in compliance with article 32 (of the Italian Constitution) and with the principle of solidarity. The case of the “tutor and administrator of incapa-ble” deciding whether agreeing on the treatment or not must be subsumed under ar-ticle 32 paragraph 2 of the Italian Constitution, Public administration’s “weak identity” in the psychiatric environment affects the health professionals’ liabilities.

Sommario L'articolo proposto affronta il complesso approccio delle varie figure sociosanitarie (medici, infermieri, educatori, psicologi) all'interno di un servizio psichiatrico di diagnosi e cura. In un'ottica sistemico-fenomenologica gli autori hanno tratteggiato una prospettiva intersoggettiva che permette di contribuire ad un processo di connessione tra operatori e paziente, in una rete articolata di meta-riflessioni circa la propria disponibilità di osservazioni e credenze a riguardo di idee (perfette), tempo e relazione. Un approccio al contesto di natura narrativa che appare sensibile al vissuto soggettivo di tutti gli attori che abitano il reparto in un particolare momento del ciclo vitale, proprio e altrui. L'intento è quello di proporre irriverentemente nuovi strumenti per migliorare la quantità e qualità della transizione degli operatori nella relazione interna a un contesto sanitario, tanto peculiare, come quello del SPDC. Abstract The proposed article addresses the complex approach of the various health and social care-givers (doctors, nurses, educators, psychologists) within a pychiatric service of diagnosis and treatment. From a systemic and phenomenological point of view, the authors have outlined an intersubjective

1.2 Il contesto storico-culturale ed il cambiamento dei canoni di bellezza femminile Fin dall'antichità la bellezza femminile è stata valutata e misurata sulla base di un modello estetico di riferimento, riconosciuto dalla società in un determinato contesto storico e culturale. Dal modello ideale discendono i canoni estetici, ovvero le caratteristiche tipiche della bellezza. In tal senso, maggiore è la somiglianza di una donna rispetto ai parametri definiti, maggiormente essa è considerata bella. Tuttavia, l'ideale estetico non è un criterio assoluto, immutabile, universale, ovvero riconosciuto valido in tutti i tempi ed in tutti i luoghi, viceversa rappresenta una costruzione socioculturale, in quanto si genera e si modifica continuamente nell'alveo della società e della cultura entro cui si colloca; in virtù di ciò, un ideale estetico è destinato a mutare in relazione al trasformarsi delle mode, dei costumi e delle consuetudini sociali e culturali. In tale prospettiva, si rende possibile rilevare come ogni epoca storica ha avuto un peculiare modello di bellezza ideale, documentato dalle fonti letterarie e iconografiche che hanno immortalato figure femminili divenute famose. Inoltre, spesso le forme del corpo femminile hanno costituito simboli riconoscibili entro lo specifico contesto socio-culturale di riferimento. In tal senso, si riscontra come per molti secoli sono stati attribuiti alla figura corporea formosa o viceversa esile significati socioculturali connessi al benessere economico o, contrariamente, alla poverà. In riferimento a ciò, come verrà argomentato nel prosieguo del lavoro, emerge come nei secoli passati in Europa, ed ancora attualmente in alcuni Paesi poveri, le forme femminili morbide e abbondanti erano considerate evidente simbolo della ricchezza della donna considerata, in quanto soltanto le donne ricche potevano permettersi il lusso di non fare attività fisica, quindi di non lavorare, e di mangiare in abbondanza, risultando in tal modo formose. Viceversa, al corpo esile era attribuito il significato di povertà, in quanto solanto le donne del popolo e le contadine erano magre in quanto mangiavano poco e lavoravano molto. Per il medesimo motivo, dai canoni di bellezza femminile erano banditi i muscoli, giudicati come troppo mascolini e caratteristici delle donne impegnate nei lavori manuali. Anche il candore della pelle è stato per secoli un parametro estetico importante, ovvero più le donne avevano la carnagione bianca più erano considerate belle, ed il pallore costituiva un simbolo di distinzione sociale. Viceversa, la pelle abbronzata era segno di prolungata esposizione ai lavori esterni, manuali e faticosi. A fronte di quanto considerato appare evidente la radicale trasformazione avvenuta nei criteri di valutazione e nell'attribuzione dei significati sociali dai secoli passati ai tempi attuali, in cui il corpo di una donna è considerata 'bello' soltanto se è magro e scolpito dall'attività fisica. Parallelemante a ciò, attualmente un corpo abbronzato in tutte le stagioni è l'ambizione di moltissime donne, le quali in alcuni casi pervengono ad un autentico disturbo definito 'tanoressia'.

Si analizza lo stato attuale degli interventi psicoterapici nei centri di salute mentale in riferimento al significativo incremento delle domande riconducibili all'area dei cosiddetti disturbi emotivi comuni e ai problemi di gestione che pongono nei servizi in rapporto alla scarsità di risorse disponibili.
E' riferita una esperienza clinica di una Unità di Accoglienza e Interventi Brevi condotta presso un Centro di Salute Mentale di Roma. I presupposti  della psicoterapia breve psicodinamica teorizzata da diversi Autori sono analizzati criticamente evidenziandone la difficile applicabilità nei servizi. Sempre entro il paradigma psicodinamico è proposto un modello d'intervento breve i cui presupposti teorico clinici tengano in considerazione gli aspetti contestuali e organizzativi dell'istituzione.  Nel corso dell'articolo sono presentati diverse situazioni cliniche esemplificative del modello proposto.

In questo contributo si intende offrire alcuni elementi conoscitivi di base relativi alla Gestalt Therapy e presentarne lo specifico intervento psicoterapico con i pazienti gravi. Viene descritta la prospettiva epistemologica adottata dai fondatori, con particolare attenzione ad alcuni principi clinici specifici: la processualità dell’evento relazionale denominato “contatto”, nelle sue declinazioni al confine con l’altro e l’ambiente, nell’evoluzione temporale del “ciclo dell’esperienza di contatto” e nelle tre funzioni del Sé. Successivamente si approfondisce la terapia con i pazienti gravi come “culla dell’essere” e l’applicazione della Gestalt Therapy nelle comunità riabilitative psichiatriche.

Le righe che seguono sono un estratto del capitolo IX d'un manoscritto in via di perfezionamento, provvisoriamente intitolato Assaliti dalle mille luci del cielo. La cultura della percezione. In questo manoscritto viene messa a fuoco quella che può essere chiamata «cultura della percezione», la quale sembra avere attecchito innanzitutto, ma non solo, nella società marcatamente identitaria degli Stati Uniti. L'idea è che tra la percezione e la sua industria (Hollywood, la Silicon Valley) da un lato e la realtà dall'altro, si sia allargato il pertugio della follia, dello scollamento dal reale. Questa 'diagnosi' è sempre più spesso impiegata per indicare il razzismo, l'uso disinvolto e criminale delle armi, il clima diffuso d'incertezza e d'insicurezza, la polarizzazione esasperata del dibattito politico, il ricorso sistematico alla menzogna nell'informazione, persino alcuni aspetti delle discussioni accademiche. Tale follia e le sue origini culturali possono essere interrogate nello specchio della cultura europea, in particolare in quello della Mitteleuropa d'inizio '900. Non è detto, infatti, che gli Stati Uniti di oggi ci forniscano solamente un'indicazione di quel che accadrà presto al di qua dell'Atlantico, come spesso si sostiene. Forse vale anche il contrario, e alcuni temi della filosofia, della letteratura e della sociologia del 'vecchio' continente-inclusa l'Italia-sono utili per capire le dinamiche dell'odierna way of life a stelle e strisce.

Dalla collaborazione con Franco Basaglia fino alla chiusura dei manicomi di Imola, uno dei più noti psicanalisti italiani ripercorre la sua vita professionale, ci ricorda che le "malattie mentali" non esistono e spiega perché il principale nemico è ancora lo Stato.

Nobel laureate Niko Tinbergen coined the term ‘supernormal stimulus’ after discovering that birds who lay small, pale blue eggs speckled with grey prefer to sit on larger, bright blue eggs with black polka-dots. He found that he could exaggerate the key qualities of any natural stimulus to produce a stronger reaction yet--be it nurturance, courtship, fear or aggression.
    Animals encounter supernormal stimuli mostly when experimenters build them.  Humans can generate their own and media are awash with them: friendly smiling faces more consistently welcoming than ones own friends, animated cartoon characters with wider eyes than any real child’s, seductive bodies exceeding any proportions found in nature, and a huge array of supernatural menaces.
    This chapter examines film, television, spectator sports, video games, and social websites as well as more traditional media such as print and musical performance in terms of the concept of supernormal stimuli.

If sanity and insanity exist, how shall we know them?
The question is neither capricious nor itself insane. However much we may be personally convinced that we can tell the normal from the abnormal, the evidence
is simply not compelling. It is commonplace, for example, to read about murder trials wherein eminent psychiatrists for the defense are contradicted by equally
eminent psychiatrists for the prosecution on the matter of the defendant's sanity. More generally, there are a great deal of conflicting data on the reliability,
utility, and meaning of such terms as "sanity," "insanity," "mental illness," and "schizophrenia" [1]. Finally, as early as 1934, {Ruth} Benedict suggested that
normality and abnormality are not universal. [2] What is viewed as normal in one culture may be seen as quite aberrant in another. Thus, notions of normality
and abnormality may not be quite as accurate as people believe they are.
To raise questions regarding normality and abnormality is in no way to question the fact that some behaviors are deviant or odd. Murder is deviant. So, too, are
hallucinations. Nor does raising such questions deny the existence of the personal anguish that is often associated with "mental illness." Anxiety and depression
exist. Psychological suffering exists. But normality and abnormality, sanity and insanity, and the diagnoses that flow from them may be less substantive than
many believe them to be.

Intervento intitolato: "La comunità fragile. Il racconto della malattia psichiatrica ne 'Le libere donne di Magliano' di Mario Tobino e ne 'L’arte di legare le persone' di Paolo Milone".

Il racconto letterario della fragilità psichica tende a proiettarsi oltre i limiti ermeneutici e contingenziali posti dal testo, in special modo quando l’istanza narrativa che muove le vicende è dichiaratamente
autobiografica e riflette, assecondando una forte esigenza di testimonianza coniugata ad un èthos di problematizzazione e risignificazione degli stereotipi legati alla malattia mentale e alle sue degenerazioni, l’esperienza esistenziale e professionale dell’autore-medico. Ciò avviene paradigmaticamente nelle due opere che sono al centro di questa relazione – 'Le libere donne di Magliano' (1953) di Mario Tobino, di cui quest’anno ricorrono i trent’anni dalla morte, e 'L’arte di legare le persone' (2021) di Paolo Milone. Pur essendo state pubblicate a quasi settant’anni di distanza, l’impostazione strutturale dei due romanzi-memoir è affine e può essere illuminata attraverso una lettura critica e un’indagine tematica che li ponga in dialogo reciproco, evidenziandone eventuali continuità e cesure. L’intento è quello di far emergere non solo le modalità narrative, le risorse espressive, le strategie retoriche attraverso cui i due scrittori-psichiatri delineano il loro vissuto all’interno di comunità manicomiali, ma soprattutto porre in rilievo le caratterizzazioni primarie della multiforme dialettica che si innesca nel rapporto medico (voce narrante) - paziente (voce narrata), dall’altro i meccanismi relazionali impliciti nella postura autoriale adottata, da cui derivano poi l’intero bagaglio delle operazioni formali e linguistiche, la prossimità ai soggetti raccontati, la soggettività mai azzerata.

1) Sull'intensità del dolo: cenni storici e dottrinali; 2) Il dolo d'impeto e lo stato d'ira: un "intreccio" soggettivo apparente; 3) il dolo d'impeto nella recente giurisprudenza di legittimità: cenni sulle "interferenze" con gli altri istituti. Link: https://www.altalex.com/documents/news/2019/09/02/dolo-di-impeto

A paradoxical trend appears to be emerging where mental illnesses that are increasingly conceptualised and diagnosed according to a Western biopsychosocial framework, are being recommended for treatment utilising Buddhist-derived interventions that actually reject the assumption that mental illness can be solely attributed to a combination of biological, psychological, and social influences. The concept of ontological addiction was formulated and introduced in order to narrow some of the disconnect between Buddhist and Western models of mental illness, and to foster effective assimilation of Buddhist practices and principles into mental health research and practice. Ontological addiction refers to the maladaptive condition whereby an individual is addicted to the belief that they
inherently exist. The purposes of this paper are to: (i) classify ontological addiction in terms of its definition, symptoms, prevalence, and functional consequences, (ii) examine the etiology of the condition, and (iii) appraise both the traditional Buddhist and contemporary empirical literature in order to outline effective treatment strategies. An assessment of the extent to which ontological addiction meets the clinical criteria for addiction suggests that ontological addiction is a chronic and valid – albeit functionally distinct (i.e., when compared to chemical and behavioural addictions) – form of addiction. However, despite the protracted and pervasive nature of the condition, recent empirical findings add support to ancient Buddhist teachings and suggest that addiction to selfhood can be overcome by a treatment process involving phases of: (i) becoming aware of the imputed self, (ii) deconstructing the imputed self, and (iii) reconstructing a dynamic and non-dual self.

Nel processo primario dell’inconscio il tempo non viene percepito. La nozione di un Tempo assoluto venne scardinata nel 1905 da A. Einstein con la formulazione della Teoria della Relatività. Si interpreta il genotropismo della Psicoanalisi del Destino di Szondi come la capacità inconscia di cogliere lo spazio-tempo quadridimensionale di Minkowski.

Qualitative or mixed methods studies add another important type of data that cannot be extracted through numbers alone to understand the child’s experience in art therapy. A cluster of studies in this review carried out qualitative or mixed methods studies to meet this need. Qualitative data analysis strategies included  grounded theory (Lee, 2013), interpretative thematic analysis coupled with a “composite vignette” (D. A. Coholic & Eys, 2016), and an unnamed theory developed by Morse & Field (1996) that relied heavily on the clinician’s interpretation and cultural understand to analyze the artwork produced (Wikström, 2005).

I modelli d’intervento clinico sono rappresentati tramite tre assi categoriali. Attraverso l’analisi di un episodio clinico sono evidenziati differenti percorsi dell’intervento terapeutico in un servizio di salute mentale con l’obiettivo di segnalare problemi, limiti e potenzialità di ognuno di essi. Le dinamiche relazionali presenti nella triade ‘individuo/ambiente di convivenza/Servizio’ sono proposte quale oggetto di competenza dell’intervento clinico sui problemi relativi alla malattia mentale. La rilevazione delle configurazioni assunte dalle simbolizzazioni affettive entro la suddetta cornice triadica permette l’individuazione di potenziali contesti critici ricorrenti. Viene esplorata la costruzione di un sistema di categorizzazione dei fenomeni clinici espressi nella domanda, alternativo rispetto ai principali sistemi di classificazione imperniati su sintomi e tratti di personalità. Si delineano, infine, potenziali linee di sviluppo e riorganizzazione del Centro di Salute Mentale.

In questo lavoro ho lasciato da parte tutto quell’apparato semantico che distingueva la mia produzione artistica, a cominciare dal titolo, privo di giochi linguistici od etimologici, ma crudo nella sua essenzialità. Il lavoro era invece una composizione di video, traccia audio ed azione scenica in diretta e ripresa, secondo una plurivisone di stampo quasi paoliniano. Credo sia importante che l’arte sia capace di suscitare emozioni e curiostà, che faccia nascere interrogativi in chi sta guardano-vedendo-osservando. Per questo devo invece ringraziare il lavoro con Giovanni Meloni, il quale mi ha introdotto nel suo modo di concepire ‘la pittura come ricerca di verità’.

En este artículo se describe un modelo de intervención terapéutica y de rehabilitación, desarrollado por la autora, para pacientes psiquiátricos graves en la primera comunidad terapéutica asistida por el departamento de salud mental de Siracusa, Italia, siguiendo las bases epistemológicas de Gestalt Therapy. Se analiza la novedad del Modelo Gestáltico Comunitario en el camino histórico que va del moral treatment a la antipsiquiatría y los elementos de diferencia con el primer modelo de comunidad propuesto por M. Jones. La metodología clínica sigue las fases evolutivas espacio-temporales del ciclo de la experiencia de contacto de cada paciente dentro de la Comunidad, teniendo en cuenta las funciones Yo y de los instrumentos de intervención terapéuticos posibles, del clima relacional al significado del medicamento recibido. También se presta atención a la prevención del burn-out de los trabajadores sanitarios y sociales que trabajan en la comunidad.

Dreams about 9/11 -- Paper presented at the 19th Annual International Conference for The International Association for the Study of Dreams, Tufts University, Medford, Boston, Massachusetts; 05/2002
An analysis of trauma dreams collected after 9/11