Seventies Political Movement History

L'histoire de mai 68 et de la longue décennie de luttes qui en découle est  demeurée à ce jour essentiellement parisienne, focalisée sur les étudiant.e.s et le gauchisme. En se centrant sur Marseille et les Bouches-du-Rhône, cet ouvrage rompt avec cette vulgate en apportant un regard inédit sur la période. A partir du dépouillement d'archives jusque là classifiées (notamment des Renseignements généraux) ou collectées auprès des nombreuses personnes interviewées, nous exhumons une histoire riche en mobilisations politiques, parfois initiatrices au niveau national.
Entreprise d'histoire sociale, ce livre mobilise trois niveaux d'analyse: le contexte politique, économique et social des Bouches-du-Rhône dans les années 1966-1983; le niveau des collectifs et des luttes portées par les syndicats, les gauches alternatives, les mouvements de défense des immigré.e.s., des féministes, lesbiennes et homosexuels ; le niveau des individus enfin, celui des militant.e.s ordinaires des années 68 dont on verra qu'ils et elles se situent loin des clichés véhiculés par l'histoire officielle narrée depuis Paris par quelques figures médiatiques. Des femmes et des hommes restant très largement engagé.e.s pour un monde plus juste, mais qui ont payé lourdement de leur personne, aussi bien sur le plan professionnel que personnel, leur engagement.
En plus de livrer une histoire sociale et politique inédite de la région, ce livre est plus largement la réhabilitation d’une époque et d’une génération souvent mises en accusation et instrumentalisées à des fins politiques.

Introduzione Obiettivo di questo volume è fornire a chi voglia inoltrarsi nel campo degli studi relativi agli anni Settanta un agile manuale orientativo della ricerca storica sin qui compiuta. In esso si è cercato di dare spazio alle principali interpretazioni e metodologie oggi al centro del dibattito storiografico, riservando un'attenzione particolare, là dove lo si è ritenuto necessario e possibile, alle tendenze presenti in ambito internazionale, così da poter meglio valutare anche i desiderata della ricerca storica nazionale. Le ragioni che hanno suggerito questo progetto editoriale sono molteplici. La principale è legata al successo incontrato, nell'inverno 2017, dal ciclo di seminari sulla storia degli anni Settanta e la storiografia italiana promosso dalle Fondazioni Gramsci, Lelio e Lisli Basso e dall'Istituto Luigi Sturzo di Roma e patrocinato dalla Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco), al quale hanno preso parte entrambe le curatrici di questo volume. In quella occasione è infatti apparsa evidente l'attrattiva di questo ambito di studi per diverse generazioni di storici e storiche, con motivazioni e letture non di rado differenti, e quindi la necessità di tornare a fare il punto sulla storia del decennio a circa quindici anni di distanza dalla grande assise del 2001 sull'Italia repubblicana nella crisi degli anni Settanta, promossa dalle medesime tre istituzioni romane. Quel convegno aveva già rappresentato il tentativo di riarticolare il campo dell'indagine storica sulla stagione dei Settanta attraverso la diversificazione dei terreni di ricerca e l'affermazione di una pluralità di prospettive d'analisi; d'altro canto, l'occasione del più recente ciclo di seminari ha mostrato un'intensificazione della ricerca e ulteriore articolazione degli orizzonti tematici e metodologici, anche al di là della prospettiva nazionale della 'crisi' prevalente nel dibattito di fine e inizio millennio. Tale aggiornamento sembra essere il prodotto sia dei mutamenti della prassi storiografica in sé,  all'indomani della fine del mondo bipolare e delle culture politiche che lo hanno rappresentato, sia dell'ingresso nell'arena storiografica di nuove generazioni di studiosi che intrattengono con quel decennio un altro rapporto diverso dalle generazioni precedenti.

"Feminism in Roman neighborhoods during the 1970s; paths, experiences and memories of local women’s collectives"
MA’s essay became a monograph thanks to a grant from the University of Bologna (Premio Vinka Kitarovic), which financed an academic publication.
This work joined my main research interests: women’s studies, oral history, and urban history. Thanks to a journey from the center of the city – where the earliest feminist groups were created – to the most marginal districts of the Capital, I questioned the feminist activities in working-class neighborhoods. In this way, with a trans-local approach, I put the spotlight on the most important characteristics of Italian Feminism, that is its plurality, its molecularity and its dissemination; but I also launched a reflection on a less studied topic: its social composition in an intersectional perspective.

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Nel corso degli anni Settanta Roma ha racchiuso in sé la molteplicità dei femminismi italiani vedendo interagire, da un quartiere all’altro, collettivi, consultori autogestiti, redazioni di giornali, associazioni culturali, gruppi teatrali, librerie delle donne. Attingendo a fonti scritte e orali la ricerca ripercorre le vicende del femminismo romano seguendo la sua evoluzione da fenomeno elitario a movimento di massa. Il racconto prende le mosse dall’irrompere sulla scena politica e culturale romana dei primi gruppi “separatisti” e ripercorre, nella prima parte del volume, la filiazione di un numero crescente di collettivi, fino all’occupazione della Casa delle Donne di via del Governo Vecchio (1976). Attraverso un viaggio dal centro cittadino alle periferie, il focus viene spostato, nella seconda parte del lavoro, dai collettivi “centrali” a quelli “di quartiere”. Le realtà indagate (il Collettivo femminista-comunista Magliana, il Collettivo femminista Appio-Tuscolano, il Collettivo femminista di Testaccio e il gruppo che da Casal Bruciato è poi confluito nel Collettivo di Trastevere) fanno emergere un femminismo fortemente politico che, per quanto periferico e di breve durata, non fu marginale né effimero.
Questo lavoro, vincitore della prima edizione del premio dedicato alla memoria di Vinka Kitarovic, offre una prospettiva inedita dalla quale osservare i femminismi italiani nel periodo della loro massima espansione.

Come! Unity Press was an anarchist community in New York City in the mid nineteen-seventies that based its operations on the ideas of Murray Bookchin, the organizer best known for his theory of “Post-Scarcity Anarchism.” Come! Unity Press offered free access for the publishing of literature and visual propaganda of all sorts; it attracted a wide range of the underserved and unacknowledged: Native Americans, Puerto-Ricans, blacks, gays. Despite this, and like other cultural movements before it, the project initiated “the metamorphosis of political struggle from a compulsory decision into an object of pleasure, from a means of production into an article of consumption” [Walter Benjamin]. Come! Unity Press was a forerunner of the consumer-oriented cultures of today. This article suggests parallels with the ideology of Cubism and the cultural program of the Bavarian People’s Republic of 1919.

La ricerca - sviluppata come tesina durante un corso universitario magistrale - intende ripercorrere i primi anni della storia della rivista "Rosso", embrione e laboratorio politico-culturale dell'Autonomia Operaia.
I primissimi numeri di "Rosso" (n. 1-6) testimoniano l'esistenza di un gruppo politico milanese (Gruppo Gramsci) totalmente trascurato dalla storiografia, sia ufficiale che militante.

Nella storia italiana contemporanea, nessun anno è stato tanto indagato ma meno compreso del 1977. Epilogo di un ciclo di lotte iniziato nel 1968 e destinato e durare ben oltre gli anni Settanta, il ’77 raccontato da molti storici e innumerevoli commentatori appare come sospeso tra il fermento di una rivolta esistenziale e l’organizzazione di un profondo cambiamento politico ed economico. In questo modo, per tanti, è stato semplice tirare su quella che resta una storia estremamente complessa, e in fondo non ancora conclusa, una sorta di linea, mettendo da una parte chi militò nella cosiddetta “ala creativa” del movimento, i “buoni”, e dall’altra, considerati “cattivi”, chi aderì alle componenti più inclini allo scontro frontale con le istituzioni. Rifiutando una simile impostazione, frutto più di una cattiva coscienza di chi la sostiene che non di una qualche evidenza storica, Iacarella indaga sul 1977 restituendo a quel periodo la sua autonomia e riconoscendo nella sua effervescenza il portato di istanze originali e diverse rispetto a quelle inerenti il disagio giovanile o la stessa lotta di classe. Concetti come quello, decisivo, di “desiderio”, ma anche drammi come la diffusione dell’eroina, diventano per l’autore la chiave di accesso per raccontare dall’interno le politiche e le poetiche che, in modo particolare, caratterizzarono l’azione degli Indiani Metropolitani e la loro militanza dentro e a volte contro il movimento. Una vicenda discussa e misconosciuta a cui Iacarella dà voce ricorrendo a un altro grande rimosso degli anni Settanta: la pratica dell’Analisi collettiva dello psichiatra Massimo Fagioli che, proprio in quegli anni, tentò una difficile ricomposizione di quell’Io che, nella voce di tanti testimoni del movimento, continuò invece a risuonare come, continuò a risuonare come “schizzato” e “dissociato” tanto nei momenti di festa e di condivisione che nei frangenti in cui ad imporsi era la durezza della lotta.

• Agata Ignaciuk, Countertechnologies of care. Vacuum aspiration in Poland (1960s-1980s)

• Bibia Pavard, The “Karman method” between China and California : realities and imaginaries of the vacuum abortion method in 1970s France

• Azzurra Tafuro, With Karman, against Karman:The Italian trip of Harvey Karman between science and political contestation

• Maria Mundi, The science of the Karman method in Spain

The panel will be presented at the international conference "Whose choice, whose rights? Global-historical and intersectional approaches to the emergence of reproductive rights after 1945" (Glasgow, UK / online, 9 and 10 June 2022).

Italy has a long history of struggle against terrorism. At least since the mid-1970s, it has developed a national counterterrorism (CT) strategy, combining a range of different tactics and tools. Over the decades Italy has had to respond to many forms of violence: ethno-nationalist, right-wing, left-wing, anarchist, and jihadist. It is worth noting that right-wing, left-wing, and anarchist terrorism represented an indigenous phenomenon, even if many of these armed groups had significant connections abroad. On the contrary, ethno-nationalistic terrorism in the 1960s was perceived as inspired and supported by foreign forces, and jihadist terrorism is now a transnational threat.
This chapter outlines the evolution of Italy’s CT policy, from a social
science perspective. It distinguishes two major phases. In the first phase (from the 1960s to the 1980s), during the time of the so-called First Republic at the national level and the Cold War at the international level, the country dealt with separatist violent incidents and, above all, with a long and intense campaign of right-wing and left-wing terrorism, during the Anni di piombo (Years of Lead). In the second phase (from the 1990s to the present day), at the time of the Second Republic and in the post-Cold War era, Italy has had to face new challenges, especially from jihadist extremism.

L’articolo ripercorre la fase finale della stagione dei movimenti e l’impatto degli avvenimenti che l’hanno caratterizzata attraverso il ricordo di alcuni protagonisti dell’epoca. Le interviste raccolte dall’autore sono poste a confronto con alcuni documenti del periodo preso in esame, che testimoniano l’intenso dibattito sulla memoria sviluppatosi a cavallo tra anni Settanta e Ottanta. Lo spaesamento di molti militanti stretti tra il cosiddetto “riflusso nel privato”, la morsa della repressione e il ricorso alla lotta armata produsse infatti un’intensa controversia ideologica sulla natura e l’identità dei movimenti, che coinvolse buona parte della sinistra extraparlamentare. L’articolo tenta di verificare come tale dibattito abbia influenzato le differenze che intercorrono tra dimensione pubblica e privata del ricordo nelle ricostruzioni storiche e memoriali della stagione dei movimenti.

Il 7 aprile 1979 il sostituto procuratore di Padova, Pietro Calogero, spiccò
un ordine di cattura che portò all’arresto di oltre una ventina di
persone provenienti dall’area della sinistra extraparlamentare: Nanni
Balestrini, Toni Negri, Pino Nicotri, Franco Piperno, Oreste Scalzone
e altri ancora.
L’accusa era quella di aver fondato organizzato e diretto differenti associazioni sovversive, da Potere operaio ad Autonomia operaia organizzata, che avrebbero operato in simbiosi con i gruppi della lotta armata, primo fra tutti le Brigate rosse. Secondo il pm padovano, gli imputati avrebbero costituito il cervello pensante ed occulto della sovversione di sinistra del decennio settanta, comprendente sia i gruppi clandestini che quelli dediti alla violenza cosiddetta “diffusa”.

In Western historiography the Seventies are generally considered as a turning point in European history. In Germany they currently tend to be seen as the starting point for the present times, “after the boom” of the Sixties, rather than an epoch in itself. In Italy the perception of political and economic crisis, exacerbated by the experience of terrorism, led to a widespread view of the Seventies as an era of "crisis", representing an analytical key for the history of Republican Italy and its failure. These interpretations focus mainly on political and macro-structural dynamics and reflect the national self-perceptions of the decade, determined by a retrospective view, teleological in nature, and the combined influences on Western historiography, following the initial canonization of the history of the decade, of sociology, the economy, and political science. In fact, during the Seventies and subsequent years some American and European scientists postulated the affirmation of the global society of individuals, with all its risks, and debated the combined crisis of democracy and legitimization of states under advanced capitalism. At the same time, some political scientists and sociologists (Ronald Inglehart, Carlo Tullio Altan, Helmuth Klages, etc.) regarded the crisis in the relationship between civil society and political society as the effect of a change in values in the individual views of citizens. They proposed that the features of the social and cultural transformations underway, and the crises in the systems of representation in individual states and in the traditional political forces, could all be traced back to this change.
The theory of an unprecedented change in values in industrialised Western Europe, recently taken up by German historiography as an explanation for the social and cultural changes of the Seventies, was a starting point for the hypothesis of this conference. The main objective will be to verify this initial hypothesis, which is whether and how, aside from national self-perceptions, the Seventies represented a moment of transformation and discontinuity in the history of European society, and with what national peculiarities this was manifested on the social, cultural, and political-institutional levels. There will be an attempt to assess whether it is possible to combine the diversity and even contradictions that have emerged in the studies of the scholars taking part into a coherent interpretation of European history, comparing events and processes, micro and macro history, national traits, and the experiences of different social groups, generations, and genders.

Il racconto del collettivo Arca Gam e del Circolo culturale Mauro Larghi, esperienze ed espressioni di lotte giovanili e proposte culturali “altre” a Monopoli (Puglia), tra gli anni Settanta e la prima metà degli Ottanta.
I fatti raccontati in questo libro sono stati possibili per la partecipazione
di tutte e tutti i giovani che in quegli anni sognarono una vita
diversa.
Tutti i documenti dell’archivio storico dell’Arca Gam e del Circolo
culturale libreria Mauro Larghi sono disponibili sul sito www.momi-z.it
Redazione testo a cura di Eleonora Cirant.
Materiale preparatorio a cura di Nicolò D’Elia.
Copertina a cura di Klò.

Article publié dans «Götzendämmerung », « Crépuscules des idoles », « Fall of the idols ». Réactions littéraires, artistiques et intellectuelles à la Seconde Guerre mondiale, sous la direction de Gislinde SEYBERT, Zurich, Peter Lang Verlag, 2017.

"Idoles crépusculaires. Pour la période de dictature italienne qui est communément appelée le Ventennio, le Dieu, l'entité supérieure, serait le Fascisme, et Benito Mussolini en serait son miroir, son idole. Le 28 avril 1945 le corps de ce dernier est exposé Piazzale Loreto à Milan. L'idole est morte. Emporte-t-elle cependant avec elle le Dieu qu'elle représente ? En d'autres termes, le Fascisme survit-il à son serviteur ? L'idée n'est pas de répondre intégralement à cette question, mais bien d'y répondre à travers l'étude d'une période historique précise, marquée par la résurgence des conflits civils : les années 1970.
Au cours de ces années d'extrême tension socio-politique resurgit en Italie un vocabulaire, tant littéral que figuratif, né pendant la dictature. Nous centrerons notre étude sur la réapparition de trois notions : le Fascisme, l'antifascisme et la Résistance. Après avoir présenté les diverses acceptions et leurs significations dans les domaines politique et social, nous souhaitons observer comment la diffusion d'un vocabulaire peut avoir de fortes répercussions dans le domaine artistique, dans une idée de constante porosité entre les milieux."

Abstract: Montreal’s Rencontres internationales pour un nouveau cinéma were the occasion for delegates from five French production and distribution collectives to discuss the future of militant cinema with their European, Latin American, African, Asian and North American equivalents. From the French perspective, the Rencontres also allowed the opportunity to provisionally take stock of militant cinema’s national situation, amidst the effervescence that had followed May 1968. Only a few weeks following the defeat of the Programme commun de la gauche in the French presidential elections, the Quebec meeting displayed the absences of unity and coordination amongst the French groups. This article seeks to analyse the different conceptions of French militant cinema that were being brought together in Montreal.

Résumé: Les Rencontres internationales pour un nouveau cinéma (Montréal, 1974) ont donné l’occasion aux délégués de cinq collectifs de production et distribution français de discuter avec leurs homologues européens, latino-américains, africains, asiatiques et nord-américains sur l’avenir du cinéma militant. Au niveau français la rencontre a permis aussi de faire un bilan partiel de la situation du cinéma militant national, en pleine effervescence depuis mai 1968. À seulement quelques semaines de la défaite du Programme commun de la gauche aux élections présidentielles, la rencontre québécoise montre une absence d’union et de coordination entre les groupes français. Cet article a pour objectif d’analyser les différentes manières de concevoir le cinéma militant français qui se sont donné rendez-vous à Montréal (des groupes associés aux forces politiques de gauche ou indépendantes, orientés vers les circuits parallèles de distribution ou vers le marché). De même, nous étudierons les raisons de l’absence d’union entre eux.

Resumen: La campaña por la abolición de la tortura lanzada por Amnistía Internacional en 1972 es un episodio clave para entender el desarrollo del activismo en defensa de los derechos humanos en los años setenta. No solo contribuyó a propulsar Amnistía Internacional como organización no gubernamental conocida e influyente, sino que fijó el modus operandi de este tipo de activismo: misio-nes sobre el terreno, informes, campañas de denuncia cargadas de emotividad y presión sobre gobiernos e instancias internacionales. Palabras claves: Tortura. Derechos humanos. Derecho internacional. Amnistía Internacional. Activismo. Résumé: La Campagne pour l'Abolition de la Torture lancée par Amnesty International en 1972 constitue un épisode clé pour comprendre l'essor d'un activisme spécialisé dans les droits de l'Homme dans les années 1970. Cette campagne non seulement contribua à promouvoir Amnesty International en tant qu'organisation non gouvernementale connue et influente, mais aussi elle permit de fixer le modus operandi de ce type d'activisme: des missions sur le terrain, des rapports, des campagnes avec une forte charge émo-tionnelle et de la pression sur les gouvernements et organisations internationales. Abstract: The Campaign for the Abolition of Torture launched by Amnesty International in 1972 represents a key moment to understand the rise of human rights activism in the 1970s. This campaign not only contributed to promote Amnesty International as a popular and influential non-governmental organisation, but also set the modus operandi of this sort of activism: on-field missions, reports, emotional campaigns and lobbying on governments and international organisations.

AUTUNNO CALDO. Colloque international organisé par le Laboratoire Universitaire Histoire Cultures Italie Europe (LUHCIE) de l'Université Grenoble Alpes et le Centre de Recherches Italiennes (CRIX- EA Etudes Romanes) de l'Université Paris Nanterre avec le soutien de l'Université Grenoble Alpes, de la commission Recherche de l'Université Paris Nanterre, de l'Université Franco-Italienne et de la Fondation Maison des Sciences de l'Homme.

https://crix.parisnanterre.fr/manifestations/colloque-international-1969-2019-50-ans-d-autunno-caldo-entre-historiographie-heritage-et-temoignage--933926.kjsp

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La proposition visera à élargir le champ d'analyse de l'axe d'étude lié au militantisme syndical des travailleurs. Il sera notamment fait référence à la caractérisation spirituelle de l'engagement politico-syndical proposé par les travailleurs catholiques, dans un contexte de débats post-conciliaires et dans le cadre des mobilisations d'étudiants.
Les sujets examinés, qui n'excluent pas la contribution plus large des mouvements de travailleurs de l'action catholique ni l'engagement de militants individuels dans des formations politiques d'extrême gauche, tentent de mettre en lumière un aspect nouveau de la recherche, avec une variation particulière de cet esprit (contestataire) du ‘68 certainement de nature transnationale. En particulier, la circulation des idées d'autonomie du sujet ouvrier, de planification démocratique de la production et d'autogestion est un résultat intéressant de l'échange d'expériences enregistrées entre le syndicat français le plus innovant, sous la direction
d'Edmond Maire, et une organisation italienne des travailleurs explicitement de nature confessionnelle qui, avec dirigeants comme Livio Labor et Enrico Gabaglio, expriment une nouvelle direction qui mène à une lutte avec la conférence épiscopale italienne. Par conséquent, il ne s'agit pas seulement de "dissidence catholique" sui generis, mais bien d'un produit authentique de relations transnationales entre organisations de travailleurs, avec un signe politique commun (un socialisme démocratique d'une matrice humaniste, anti-totalitaire,libertaire), dans le cadre d'une structure industrielle fordiste en cours de transformation.
La proposition identifiera les outils, les principaux protagonistes intellectuels, les acteurs politiques et l'héritage de ce débat.
La référence de la proposition se trouve dans ma thèse de doctorat en cours de rédaction et dans les sources d'archives des deux organisations.

Il saggio propone una panoramica degli eventi che hanno caratterizzato il '77 bergamasco, concentrandosi tanto sul movimento giovanile quanto sul movimento operaio e rilevandone analogie e differenze nei linguaggi, nelle aspirazioni e negli esiti.

From the rebel pentagram to the obedient one. The transformation of pop music during the Seventies, by Francesco Catastini
These are the first notes of a new research regarding the pop music as one of transverse elements of the youth movements during the Seventies. In this article the author observes this phenomenon from the permission years until the crisis of the “marriage” between music and movements. The main hypothesis is that the transformation of the industry, and so the music industry too, changed the relationship between public, musicians and music companies. During the Sixties and the Seventies, the growth of the music market was, if not unexpected, so strong that investors and companies started to consider music as only another entertainment product. The approach of talent scouts and producers changed they adopted the philosophy of market-oriented strategies. In such approach music was only one element among the others: exterior look, having faces that the camera would love, being a showman more than a musician…