Talks by Matilde Paci
Convegno organizzato dai dottorandi dell'Università degli Studi di Firenze (Firenze, venerdì 20 m... more Convegno organizzato dai dottorandi dell'Università degli Studi di Firenze (Firenze, venerdì 20 maggio 2022 - Aula 211, Plesso di Via Laura)
Seminario di studenti, dottorandi e post-doc
Conference Presentations by Matilde Paci
«(Fra-)intendere - (Miss-)Verstehen», 7-8 settembre 2022, Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia
II Convegno SISMED della medievistica italiana, 2022
Accanto ai grandi protagonisti della politica cittadina, Torelli ed Estensi, nell’agone politico ... more Accanto ai grandi protagonisti della politica cittadina, Torelli ed Estensi, nell’agone politico ferrarese duecentesco giocò la propria parte una élite costituita da quelle famiglie nobiliari che già dal secolo precedente rivestivano una posizione di rilievo, pur se non predominante, anche in ambito istituzionale. Se nel corso del Duecento, come la storiografia più recente non ha mancato di sottolineare, la bipolarizzazione della lotta politica sfociò a Ferrara in precoci esperienze di predominio personale, prima con la ripetuta assunzione della podesteria da parte di Salinguerra II Torelli e poi con la dinastia Estense, questi esperimenti signorili significarono veramente il compimento di una rinuncia all’azione da parte della nobiltà ferrarese? O al contrario si mantennero aperti, almeno fino agli ultimi decenni del secolo, degli spazi di interazione e di inserimento tra e per gli attori cittadini?
Chiari indizi in quest’ultimo senso sono ravvisabili nella Chronica parva ferrariensis del notaio Riccobaldo, ferrarese ma esiliato a più riprese dagli Estensi e per questo autore di un testo scevro di qualsiasi retorica celebrativa. Nonostante la Parva non possa certamente essere considerata un’opera imparziale, essa ha il merito di mettere in luce l’esistenza e la compresenza di ulteriori soggetti rispetto ai soli marchesi d’Este – il cui ruolo attivo nelle vicende della città è tuttavia certamente innegabile – e impone quindi un ripensamento circa la distribuzione dell’autorità politica all’interno della civitas ferrarese, nonché circa il rapporto tra questa stessa autorità e le istituzioni.
Dalla cronaca, composta nei primi anni del Trecento, emerge infatti con particolare evidenza l’influenza esercitata da Aldighiero Fontana, esponente della nobiltà locale, sia sulla corte di Azzo VII d’Este sia durante i primi anni di governo di Obizzo II. Dopo aver puntualizzato i tratti distintivi dell’élite individuata, l’intervento si focalizzerà sul protagonismo di Aldighiero, soggetto pienamente ascrivibile a questo gruppo aristocratico, il cui esame può costituire un nuovo punto di partenza nell’ottica di una riflessione su quanto all’interno di un contesto in apparenza dotato di una configurazione rigida e stabile esistessero concrete possibilità di intervento e di gestione pratica della politica, e su quanto il livello di potere decisionale detenuto da un determinato soggetto coincidesse, o meno, con quello prescritto per il ruolo da questi rivestito nell’ambito delle istituzioni. Il resoconto di Riccobaldo, pur mediato dalla sua personale percezione, può sicuramente essere d’aiuto per rendere più «visibili» quelle dinamiche che regolavano la politica cittadina ma che sfuggono almeno in parte alla nostra conoscenza, proprio perché non interamente riconducibili alla sfera delle regole istituzionali.
IV Workshop dei Dottorandi in Storia Medievale SISMED, 2021
Alla metà del Duecento Ferrara si co... more IV Workshop dei Dottorandi in Storia Medievale SISMED, 2021
Alla metà del Duecento Ferrara si configura come un contesto decisamente peculiare, poiché tra le prime città a sperimentare la presenza al governo di una personalità fortemente accentratrice: prima con Salinguerra Torelli, poi con Azzo VII d’Este, sino a giungere alla formalizzazione istituzionale della signoria Estense con l’elezione di Obizzo II. Ma fino a che punto, almeno a questa altezza cronologica, è possibile parlare davvero dell’egemonia di un singolo? Sull’elezione di Obizzo gli studiosi si sono soffermati a più riprese, ponendo l’attenzione sul carattere fittizio della concione chiamata a ratificare una decisione di fatto già presa. Ciò che non è stato ancora considerato a sufficienza sono le personalità che hanno portato al verificarsi di questo avvenimento determinante, le loro modalità di azione e di relazione.
L’intervento vuole porre l’accento sugli artefici dell’ascesa di Obizzo e più in generale sugli attori attivi in questo momento a Ferrara così come essi traspaiono dalla Chronica parva Ferrariensis di Riccobaldo, esiliato a più riprese dagli Estensi e per questo autore di una cronaca scevra di qualsiasi retorica celebrativa. Certo la Parva non può essere considerata un’opera imparziale; ciononostante, essa ha il merito di mettere in luce l’esistenza e la compresenza di numerosi soggetti, altri dai marchesi d’Este, il cui ruolo attivo nelle vicende della città non può essere negato, e impone un ripensamento circa la distribuzione dell’autorità politica all’interno della civitas ferrarese e dunque circa il rapporto tra questa autorità e le istituzioni. Nel corso della relazione saranno quindi individuati, attraverso il resoconto di Riccobaldo, i principali attori del sistema politico di Ferrara, si cercherà di capire chi fosse dotato di effettivo potere decisionale e quale fosse l’incidenza di questi soggetti sulle istituzioni e sullo stesso sistema politico.
PRESENZA-ASSENZA - Meccanismi dell'istituzionalità nella societas Christiana (secc. IX-XIII)
Seco... more PRESENZA-ASSENZA - Meccanismi dell'istituzionalità nella societas Christiana (secc. IX-XIII)
Seconda Scuola estiva di studi medievali, 18-20 luglio 2019
Workshops/Seminars organized by Matilde Paci
Firenze, venerdì 20 maggio 2022 - Aula 211, Plesso di Via Laura, Università degli Studi di Firenze e Siena
In questi anni il mondo contemporaneo pone al centro dell’interesse globale alcuni temi, rendendo... more In questi anni il mondo contemporaneo pone al centro dell’interesse globale alcuni temi, rendendoli particolarmente cogenti. Le questioni dell’emergenza sanitaria mondiale, dell’inasprimento delle relazioni internazionali, nuovi sviluppi nelle intersezioni tra le sfere pubblica e privata, la crisi climatica galoppante e la persistenza, anche nelle regioni più avanzate, di processi di discriminazione e di stagnazione sociale; tutto questo chiede una riconsiderazione, tra le altre, dei ruoli e delle prerogative delle figure professionali, sia quelle a competenza tecnica e scientifica, sia quelle a competenza estetica e critica. Nel nostro stesso paese - ma non solo - abbiamo visto come al centro del dibattito siano state le professionalità, intese come figure detentrici di un’expertise e vocate a comprendere problemi, a trovare soluzioni, a condividere informazioni e saperi, talvolta a giustificarli. Virologi, politologi, militari, autori letterari, docenti di culture altre hanno al contempo ricevuto l’attenzione del pubblico ma anche subito casi di delegittimazione. A queste nuove sfide e frizioni si deve aggiungere quella rappresentata dalla globalizzazione, un paniere di fenomeni che si presenta come una vox media con un grande potenziale costruttivo e aggregante, e che talvolta porta effetti devastanti soprattutto per gli individui e i gruppi più svantaggiati. Proprio alla luce della portata globale di questi temi e dei recenti strumenti di contatto interpersonale e transculturale, le figure professionali e intellettuali della nostra epoca assumono diverse responsabilità, anche davanti a nuove reti e nuovi pubblici.
Lo storico può offrire un contributo a questa riflessione ricostruendo l'atteggiamento di professionisti, artisti e politici di fronte a scenari di instabilità politica, turbolenze sociali e fermenti culturali. Chiediamo quindi questo sforzo, di porre gli oggetti di studio alla lente del confronto con il mondo vivo di questi, per farne emergere disomogeneità e omogeneità, continuità e discontinuità, limiti culturali e sociali, confini e confronti di reti e spazi relazionali, con il fine ultimo di definire più esattamente possibile la specificità e l’interesse della figura in analisi. Richiediamo di raggiungere questo obiettivo con uno stile preciso, cioè di rendere comprensibile a un pubblico generalista degli studi specialistici, e di connettere lo studio particolare alle domande di fondo, strutturali, scientifiche e filosofiche, dello studioso che le propone.
by Caterina Cappuccio, Jochen Johrendt, Gabriele Bonomelli, Alberto Spataro, Maria Vezzoni, Nicolangelo D'Acunto, Antonio Antonetti, Marco Cristini, Wendan Li, Nicola Gadaleta, and Matilde Paci
by Caterina Cappuccio, Jochen Johrendt, Gabriele Bonomelli, Francesco Massetti, Alberto Spataro, Maria Vezzoni, Nicolangelo D'Acunto, Marco Cristini, Matilde Paci, Nicola Gadaleta, and Antonio Manco Seminario di studenti, dottorandi e post-doc
Papers by Matilde Paci
in G. Cariboni - N. D’Acunto - E. Filippini (a cura di), Presenza-assenza. Meccanismi dell’istituzionalità nella societas Christiana (secoli IX-XIII), Milano, Vita e Pensiero, 2021, pp. 463-474., 2021
I testi contenuti in questo volume sono stati valutati con il sistema double-blind peer review. L... more I testi contenuti in questo volume sono stati valutati con il sistema double-blind peer review. La pubblicazione di questo volume ha ricevuto il contributo finanziario dell'Università Cattolica (fondi D.3.1. 2021), sulla base di una valutazione dei risultati della ricerca in essa espressa. La pubblicazione è inoltre finanziata dal CESIME e dal Dipartimento di Studi medioevali, umanistici e rinascimentali. www.vitaepensiero.it Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali,
Partecipazioni e Curatele by Matilde Paci
Roma, Viella, 2023
Questo volume offre una prospettiva inedita nello studio dell’Ita- lia politica all’epoca di Dant... more Questo volume offre una prospettiva inedita nello studio dell’Ita- lia politica all’epoca di Dante Alighieri che supera le indagini tradizionalmente centrate sulla dimensione municipale e sulle istituzioni comunali.
Assumendo come contesto di riferimento la geografia politica dell’impero, si indagano le reti di relazione tra attori non solo cittadini ma anche sovralocali. Emerge così un’immagine originale del variegato configurarsi degli spazi politici del regnum Italiae tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, senza centri o protagonisti predeterminati.
È come se questo libro cercasse di descrivere la forma delle nuvole: un modo nuovo per raccontare la ricchezza e la fantasia dell’esperienza politica di quel periodo.
https://www.viella.it/libro/9788833138879
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Talks by Matilde Paci
Conference Presentations by Matilde Paci
Chiari indizi in quest’ultimo senso sono ravvisabili nella Chronica parva ferrariensis del notaio Riccobaldo, ferrarese ma esiliato a più riprese dagli Estensi e per questo autore di un testo scevro di qualsiasi retorica celebrativa. Nonostante la Parva non possa certamente essere considerata un’opera imparziale, essa ha il merito di mettere in luce l’esistenza e la compresenza di ulteriori soggetti rispetto ai soli marchesi d’Este – il cui ruolo attivo nelle vicende della città è tuttavia certamente innegabile – e impone quindi un ripensamento circa la distribuzione dell’autorità politica all’interno della civitas ferrarese, nonché circa il rapporto tra questa stessa autorità e le istituzioni.
Dalla cronaca, composta nei primi anni del Trecento, emerge infatti con particolare evidenza l’influenza esercitata da Aldighiero Fontana, esponente della nobiltà locale, sia sulla corte di Azzo VII d’Este sia durante i primi anni di governo di Obizzo II. Dopo aver puntualizzato i tratti distintivi dell’élite individuata, l’intervento si focalizzerà sul protagonismo di Aldighiero, soggetto pienamente ascrivibile a questo gruppo aristocratico, il cui esame può costituire un nuovo punto di partenza nell’ottica di una riflessione su quanto all’interno di un contesto in apparenza dotato di una configurazione rigida e stabile esistessero concrete possibilità di intervento e di gestione pratica della politica, e su quanto il livello di potere decisionale detenuto da un determinato soggetto coincidesse, o meno, con quello prescritto per il ruolo da questi rivestito nell’ambito delle istituzioni. Il resoconto di Riccobaldo, pur mediato dalla sua personale percezione, può sicuramente essere d’aiuto per rendere più «visibili» quelle dinamiche che regolavano la politica cittadina ma che sfuggono almeno in parte alla nostra conoscenza, proprio perché non interamente riconducibili alla sfera delle regole istituzionali.
Alla metà del Duecento Ferrara si configura come un contesto decisamente peculiare, poiché tra le prime città a sperimentare la presenza al governo di una personalità fortemente accentratrice: prima con Salinguerra Torelli, poi con Azzo VII d’Este, sino a giungere alla formalizzazione istituzionale della signoria Estense con l’elezione di Obizzo II. Ma fino a che punto, almeno a questa altezza cronologica, è possibile parlare davvero dell’egemonia di un singolo? Sull’elezione di Obizzo gli studiosi si sono soffermati a più riprese, ponendo l’attenzione sul carattere fittizio della concione chiamata a ratificare una decisione di fatto già presa. Ciò che non è stato ancora considerato a sufficienza sono le personalità che hanno portato al verificarsi di questo avvenimento determinante, le loro modalità di azione e di relazione.
L’intervento vuole porre l’accento sugli artefici dell’ascesa di Obizzo e più in generale sugli attori attivi in questo momento a Ferrara così come essi traspaiono dalla Chronica parva Ferrariensis di Riccobaldo, esiliato a più riprese dagli Estensi e per questo autore di una cronaca scevra di qualsiasi retorica celebrativa. Certo la Parva non può essere considerata un’opera imparziale; ciononostante, essa ha il merito di mettere in luce l’esistenza e la compresenza di numerosi soggetti, altri dai marchesi d’Este, il cui ruolo attivo nelle vicende della città non può essere negato, e impone un ripensamento circa la distribuzione dell’autorità politica all’interno della civitas ferrarese e dunque circa il rapporto tra questa autorità e le istituzioni. Nel corso della relazione saranno quindi individuati, attraverso il resoconto di Riccobaldo, i principali attori del sistema politico di Ferrara, si cercherà di capire chi fosse dotato di effettivo potere decisionale e quale fosse l’incidenza di questi soggetti sulle istituzioni e sullo stesso sistema politico.
Seconda Scuola estiva di studi medievali, 18-20 luglio 2019
Workshops/Seminars organized by Matilde Paci
Lo storico può offrire un contributo a questa riflessione ricostruendo l'atteggiamento di professionisti, artisti e politici di fronte a scenari di instabilità politica, turbolenze sociali e fermenti culturali. Chiediamo quindi questo sforzo, di porre gli oggetti di studio alla lente del confronto con il mondo vivo di questi, per farne emergere disomogeneità e omogeneità, continuità e discontinuità, limiti culturali e sociali, confini e confronti di reti e spazi relazionali, con il fine ultimo di definire più esattamente possibile la specificità e l’interesse della figura in analisi. Richiediamo di raggiungere questo obiettivo con uno stile preciso, cioè di rendere comprensibile a un pubblico generalista degli studi specialistici, e di connettere lo studio particolare alle domande di fondo, strutturali, scientifiche e filosofiche, dello studioso che le propone.
Papers by Matilde Paci
Partecipazioni e Curatele by Matilde Paci
Assumendo come contesto di riferimento la geografia politica dell’impero, si indagano le reti di relazione tra attori non solo cittadini ma anche sovralocali. Emerge così un’immagine originale del variegato configurarsi degli spazi politici del regnum Italiae tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, senza centri o protagonisti predeterminati.
È come se questo libro cercasse di descrivere la forma delle nuvole: un modo nuovo per raccontare la ricchezza e la fantasia dell’esperienza politica di quel periodo.
https://www.viella.it/libro/9788833138879
Chiari indizi in quest’ultimo senso sono ravvisabili nella Chronica parva ferrariensis del notaio Riccobaldo, ferrarese ma esiliato a più riprese dagli Estensi e per questo autore di un testo scevro di qualsiasi retorica celebrativa. Nonostante la Parva non possa certamente essere considerata un’opera imparziale, essa ha il merito di mettere in luce l’esistenza e la compresenza di ulteriori soggetti rispetto ai soli marchesi d’Este – il cui ruolo attivo nelle vicende della città è tuttavia certamente innegabile – e impone quindi un ripensamento circa la distribuzione dell’autorità politica all’interno della civitas ferrarese, nonché circa il rapporto tra questa stessa autorità e le istituzioni.
Dalla cronaca, composta nei primi anni del Trecento, emerge infatti con particolare evidenza l’influenza esercitata da Aldighiero Fontana, esponente della nobiltà locale, sia sulla corte di Azzo VII d’Este sia durante i primi anni di governo di Obizzo II. Dopo aver puntualizzato i tratti distintivi dell’élite individuata, l’intervento si focalizzerà sul protagonismo di Aldighiero, soggetto pienamente ascrivibile a questo gruppo aristocratico, il cui esame può costituire un nuovo punto di partenza nell’ottica di una riflessione su quanto all’interno di un contesto in apparenza dotato di una configurazione rigida e stabile esistessero concrete possibilità di intervento e di gestione pratica della politica, e su quanto il livello di potere decisionale detenuto da un determinato soggetto coincidesse, o meno, con quello prescritto per il ruolo da questi rivestito nell’ambito delle istituzioni. Il resoconto di Riccobaldo, pur mediato dalla sua personale percezione, può sicuramente essere d’aiuto per rendere più «visibili» quelle dinamiche che regolavano la politica cittadina ma che sfuggono almeno in parte alla nostra conoscenza, proprio perché non interamente riconducibili alla sfera delle regole istituzionali.
Alla metà del Duecento Ferrara si configura come un contesto decisamente peculiare, poiché tra le prime città a sperimentare la presenza al governo di una personalità fortemente accentratrice: prima con Salinguerra Torelli, poi con Azzo VII d’Este, sino a giungere alla formalizzazione istituzionale della signoria Estense con l’elezione di Obizzo II. Ma fino a che punto, almeno a questa altezza cronologica, è possibile parlare davvero dell’egemonia di un singolo? Sull’elezione di Obizzo gli studiosi si sono soffermati a più riprese, ponendo l’attenzione sul carattere fittizio della concione chiamata a ratificare una decisione di fatto già presa. Ciò che non è stato ancora considerato a sufficienza sono le personalità che hanno portato al verificarsi di questo avvenimento determinante, le loro modalità di azione e di relazione.
L’intervento vuole porre l’accento sugli artefici dell’ascesa di Obizzo e più in generale sugli attori attivi in questo momento a Ferrara così come essi traspaiono dalla Chronica parva Ferrariensis di Riccobaldo, esiliato a più riprese dagli Estensi e per questo autore di una cronaca scevra di qualsiasi retorica celebrativa. Certo la Parva non può essere considerata un’opera imparziale; ciononostante, essa ha il merito di mettere in luce l’esistenza e la compresenza di numerosi soggetti, altri dai marchesi d’Este, il cui ruolo attivo nelle vicende della città non può essere negato, e impone un ripensamento circa la distribuzione dell’autorità politica all’interno della civitas ferrarese e dunque circa il rapporto tra questa autorità e le istituzioni. Nel corso della relazione saranno quindi individuati, attraverso il resoconto di Riccobaldo, i principali attori del sistema politico di Ferrara, si cercherà di capire chi fosse dotato di effettivo potere decisionale e quale fosse l’incidenza di questi soggetti sulle istituzioni e sullo stesso sistema politico.
Seconda Scuola estiva di studi medievali, 18-20 luglio 2019
Lo storico può offrire un contributo a questa riflessione ricostruendo l'atteggiamento di professionisti, artisti e politici di fronte a scenari di instabilità politica, turbolenze sociali e fermenti culturali. Chiediamo quindi questo sforzo, di porre gli oggetti di studio alla lente del confronto con il mondo vivo di questi, per farne emergere disomogeneità e omogeneità, continuità e discontinuità, limiti culturali e sociali, confini e confronti di reti e spazi relazionali, con il fine ultimo di definire più esattamente possibile la specificità e l’interesse della figura in analisi. Richiediamo di raggiungere questo obiettivo con uno stile preciso, cioè di rendere comprensibile a un pubblico generalista degli studi specialistici, e di connettere lo studio particolare alle domande di fondo, strutturali, scientifiche e filosofiche, dello studioso che le propone.
Assumendo come contesto di riferimento la geografia politica dell’impero, si indagano le reti di relazione tra attori non solo cittadini ma anche sovralocali. Emerge così un’immagine originale del variegato configurarsi degli spazi politici del regnum Italiae tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, senza centri o protagonisti predeterminati.
È come se questo libro cercasse di descrivere la forma delle nuvole: un modo nuovo per raccontare la ricchezza e la fantasia dell’esperienza politica di quel periodo.
https://www.viella.it/libro/9788833138879