Lorenzo Carchini

Doveva essere l’elezione in cui il “gigante dormiente” degli ispanici avrebbe dovuto alzarsi e decidere la contesa, spinti dalle posizioni anti-immigrazione mantenute da Donald Trump, ma alla fine il loro voto non è bastato a contrastare l’ondata bianca del candidato repubblicano.

C’era una banlieue che aspettava. Aspettava una contro-narrazione, lontana dal chiasso mediatico, che con attenzione e creatività cogliesse le sfaccettature e le realtà di cui si fa contenitore. Aspettava che un microfono fosse avvicinato a qualche testimone di una delle aree dove l’età media è tra le più basse del continente, così come l’aspettativa di vita.
Questo è Swagger.

Linguadoca-Rossiglione, villaggio di Saint-Bauzille-de-Putois, in Hérault. Le prime testimonianze di questo ridente paesino risalgono al 999, alla fine dell'epoca carolingia, sotto il nome di Villa Pedoxinis, il nome attuale deriva dalla costruzione di una chiesa dedicata al santo, intorno al 1218. Fu intorno ad essa che si creò un sagrato e una serie di casette che costituirono il centro del borgo.
Qui comincia il nostro viaggio nelle petit Calais francesi.

Veniamo da una settimana che ha visto protagonisti alcuni dei personaggi politici più famosi e dibattuti negli ultimi anni: da Hillary Clinton a Donald Trump in America, dall'ottantenne Berlusconi a Matteo Renzi in Italia, senza ovviamente dimenticare Beppe Grillo. Torna, ma forse in realtà non se ne è mai andata dal nostro dibattito politico, l'idea del " Corpo " come luogo d'esercizio della tecnologia biopolitica.

All’indomani del risultato elettorale regionale in Galizia, dove il Partito popolare conquista la maggioranza assoluta dei seggi, davanti a Podemos e Psoe, e quello nei Paesi Baschi, con l’affermazione dei nazionalisti di Urkullu, ed anche qui un risultato deludente per i socialisti, la Spagna volterà le spalle a Iglesias in favore di Rajoy?
La chiusura della "ventana de oportunitad"

La prima volta della Cina come ospitante dell'incontro tra i grandi della Terra, l'affermazione di Pechino come vera potenza mondiale ed interlocutore credibile nel mondo. Resta però il problema di ogni documento conclusivo: promesse impegnative sulla carta e ancor più difficili da applicare. Ne abbiamo parlato con il giornalista e scrittore, esperto di Cina, Simone Pieranni.

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Sull’accordo di libero scambio, l’oramai noto Ttip,  abbondano le incertezze. La Commissione ha smentito le parole di Sigmar Gabriel, vice-cancelliere e ministro dell’Economia tedesco, affermando che le trattative proseguono e che l’esecutivo comunitario è pronto a chiudere l’intesa entro la fine dell’anno. Appare, però, evidente come la politica tedesca possa influenzare l’esito dell’intero negoziato.

Mentre la città si blindava e l'isteria penetrava nella cronaca giornalistica, l'attentatore, un 18enne, aveva già ucciso 9 persone, ferite 16 ed aveva provveduto a togliersi la vita. Il tutto con una semplice pistola, non armi d'assalto automatiche, come scritto nel corso della serata.

Ayse Kadioglu, professoressa di scienze politiche all’Università di Istanbul ha raccontato ad Open Democracy come ha vissuto la serata, soffermandosi in particolare sulle immagini del Parlamento turco in parte distrutto da elicotteri militari e bombe. Il richiamo al famoso incendio del Reichstag nella notte del 27 febbraio 1933, è stato per lei pressoché istantaneo.

Dal nigeriano a Fermo per difendere la moglie al padre di famiglia ucciso davanti a moglie e figlio in Minnesota, l’Occidente torna a fare i conti con il razzismo rimasto latente in alcune fasce della società. Qualcosa che già il sociologo e antropologo Zygmunt Bauman aveva analizzato e che oggi torna con drammatica prepotenza

Nel bel mezzo dello squarcio nel cielo dell’Unione Europea che ha caratterizzato la Brexit, le notizie si rincorrono a velocità elevatissima. Tutto il modello europeo è ora in discussione, intanto il governo britannico si scioglie come neve al sole, Cameron annuncia le dimissioni in conferenza stampa, davanti al portone nero di Downing Street ed il mercato crolla.

“Un nuovo fantasma si aggira per l’Italia: il programmismo. A Roma come a Bologna si susseguono incontri e seminari per i menu elettorali di Ds, Margherita e Ulivo. I dirigenti ascoltano e riempiono quaderni di appunti”. Così Dario Di Vico sul “Corriere della Sera” di un lontano Novembre del 2005.

Un articolo famoso all’epoca e che preannunciava tutta l’afflizione di chi avrebbe dovuto poi leggere e riferire i ponderosi documenti che sarebbero stati la sintesi di tutto quel lavoro.

Oggi come allora, al centro della vicenda non ci sono tanto i futuri sindaci o le amministrazioni che essi andranno a comporre; piuttosto un singolo, che peraltro sarà toccato solo lontanamente da questo voto – e l’ha già fatto ampiamente capire.

C’è chi ha creduto davvero nell’opera di Pino Maniaci, all’esperienza di Telejato, la nota TV antimafia attiva a Partinico, Sicilia. C’è chi ha creduto davvero nel suo impegno nella lotta alla mafia e all’illegalità. C’è chi davvero si è sentito vicino alle minacce che si scopre ora avrebbe soltanto millantato l’ex imprenditore.

L’Europa, Panama e l’intermediario. Sembrerebbe una storia di truffe e viaggi intercontinentali, come tante ne sono state scritte prima. Questo però è il triangolo vizioso tra tre diverse identità, tre diversi attori mischiati fino alla completa mimetizzazione, emerso a seguito dei Panama Papers.

Nel gennaio 2010 la Corte Suprema, riunita a Washington, decideva di dotare di una nuova arma le attività di
lobby, riscrivendo interamente il business politico degli Stati Uniti. Il risultato di questa pioggia di denaro improvvisamente caduta sul tetto del Congresso sono stati i cosiddetti Super PACs – Political Action Committees – formalmente indipendenti nonché legalmente protetti dalle leggi sulle corporations.

Un naufragio, titola stamane l’editoriale firmato da Grogory Bevel per Liberation. Mai, infatti, nella storia della repubblica transalpina un’iniziativa presidenziale aveva raggiunto un risultato così lontano rispetto agli obiettivi dichiarati. A differenza di Chirac nel 1997, ad Hollande non è riuscito il gioco d'azzardo.

Dal Belgio si vedono, profonde, le crepe che solcano il colosso foucaultiano, mentre si accendono le ultime rifrazioni di luce su alcuni grandi paradigmi interpretativi politici e sociali del XX secolo. Lo studio antropologico delle istituzioni e dell' " apparato " securitario che governa i processi di controllo e d'integrazione ha portato alcuni autori ad ipotizzare la necessità di nuove vie interpretative e narrative (etnografiche) della politica.

Il Master universitario in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione” (APC), con il patrocinio dell’Università di Pisa, ha organizzato il 10 marzo 2015 una lectio magistralis del dott. Michele Prestipino, procuratore aggiunto presso la Procura di Roma.

Una spiegazione dell’illegalità pervasiva che attanaglia la sanità lombarda richiede uno sforzo mnemonico non indifferente ed un approccio qualitativo volto a ricostruire dall'interno questi circuiti criminali di redistribuzione di risorse che vengono sottratte alle collettività, comprendendone il funzionamento e le dinamiche.

La velocità con cui la politica europea è riuscita a scivolare nel baratro dell’ostilità verso i rifugiati dovrebbe portarci a sperare in un intervento della cultura popolare, magari alla ricerca di un rinnovato senso del dovere e della compassione verso le vittime della violenza. Fortunatamente, un simile lavoro già esiste ed è ancor oggi considerato uno dei più grandi capolavori del cinema.

Che il potere pubblico utilizzato per acquisire ricchezze, magari da reinvestire fino alla creazione di un sistema criminale in grado di autoalimentarsi ed espandersi progressivamente, possa lasciare una città in rovina a Siena l’avevano già capito parecchi secoli fa e l’avevano rappresentato ai governanti stampandoglielo proprio laddove avrebbero preso le decisioni, ad ammonimento degli effetti del governo corrotto.

Il Consiglio dei ministri ha infine fissato il referendum sullo stop alle trivelle: la consultazione si terrà il 17 aprile. L’Election Day non ci sarà. Una decisione che ha sollevato, sin dalla giornata di ieri, un’ondata di polemiche che vanno ben oltre la semplice militanza partitica.

Da un parte c'è Hollande, dall'altra un gruppo socialista in Assemblea diviso come non mai e nel mezzo sta la via crucis del governo, prossimo al rimpasto fra defezioni eccellenti e nomenclature da ridefinire. Questo il risultato, finora, della maratona politica per l'approvazione della riforma costituzionale sullo stato d'emergenza ed il ritiro della nazionalità francese per i terroristi.

Sono stati i giorni della grande rabbia a Genova. La rabbia dei lavoratori dell’Ilva di Cornigliano aderenti ai sindacati Fiom e Failms contro la messa in discussione dell’accordo di programma sullo stabilimento ligure risalente al 2005, che, in cambio della chiusura dell’altoforno e delle attività a caldo, garantiva il mantenimento dei livelli occupazionali e la continuità di reddito per i dipendenti dell’azienda.

Guardare oltre lo stato d'emergenza, in Francia, richiede un forte spirito d'iniziativa. I malumori verso il governo e la richiesta di una " grande primaire des gauches et des écologistes " lanciata da personaggi illustri del mondo dell'economia, della politica e della cultura quali Thomas Piketty, Daniel Cohn-Bendit, Yannick Jadot, Marie Desplechin e dal giornale Libération hanno infine piantato il seme di un nuovo possibile panorama politico nella sinistra francese in vista del 2017.

Dopo la guerra, fu attraverso il meccanismo del viaggio che i film del neorealismo permisero agli italiani stessi di scoprire parti del paese che non avevano mai visto, permettendo di creare un prima visione d’insieme. Dagli anni ’70 in poi  questo assunse i connotati di una strategia cognitiva che permettesse agli italiani di indagare il proprio passato, rivisitare la propria storia da una distanza “più comoda”, oppure di riscriverne la storia moderna. È questo il caso dei film del maestro Ettore Scola.

Parigi, 7 Gennaio 2015. Due attentatori del sedicente Stato Islamico si fanno strada a colpi di fucile nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, uccidendo dei membri dello staff editoriale. La mort en direct di due ufficiali di polizia per mano di Chérif e Said Kouachi viene rapidamente associata ad una nuova era della jihad, frettolosamente annunciata come " scontro di civiltà ". Un'interpretazione che presto si scontrerà con la realtà: non c'è alcuna pluralità civile in gioco, soltanto quella secolarizzata promossa dalle democrazie occidentali.

La sinistra italiana c'è " scriveva il 7 novembre scorso sulle colonne del Manifesto Norma Rangeri. Nel pieno della spinta promotrice iniziale nel tentativo di rimettere insieme storie ed anime della sinistra non solo in opposizione al centrodestra ma anche al renzismo imperante nel PD, Sinistra Italiana ha cercato di unire in un unico progetto alternativo le tante e frammentarie voci della sinistra, che alle nostre orecchie giungono sempre più lontane. Ma in Italia la via spagnola è impraticabile?

La questione dei migranti ha finora spostato profondamente tutte le priorità dominanti determinate dalle realtà sistemiche. Recentemente, la Danimarca ha preso posizioni sempre più dure verso i rifugiati ma ora, il paese dibatte su un altro e ben più estremo rimedio: mettere in atto una legge che permetta alle autorità di confiscare gioielli e beni preziosi dai rifugiati in ingresso nel paese.

Sono stati numerosi i soprannomi affibbiati a Licio Gelli: burattinaio, Belfagor, venerabile; l’ex gran maestro della loggia P2, che ha svolto un ruolo ancora non del tutto chiaro nella storia della repubblica italiana, è morto nella sua storica Villa Wanda ad Arezzo.

Compagno granitico dalla forte e lunga militanza politica, è stato fra i principali rappresentanti dell’ala più filosovietica del Partito Comunista Italiano, una condizione che lo portò ad assumere posizioni divergenti rispetto alla linea dettata da Berlinguer dagli anni ’70.

l fatto che il Front National abbia raggiunto un’affermazione elettorale, pur soltanto al primo turno delle regionali, costituisce innanzitutto un effetto della sua estesa e duratura influenza sull’opinione pubblica: la matrice fortemente populista gli ha permesso di dare risposte semplici a problematiche complesse.

Nel 1981, Paul Hollander col fortunato Political Pilgrims espose una caratteristica mentalità del ceto intellettuale occidentale che, vivendo uno stato di straniamento dalla propria società, sarebbe predisposto a provare una certa simpatia per qualsiasi cosa risulti opporsi al proprio sistema politico. L’importanza di Political Pilgrims sta però nella sua attualità, nella capacità di illuminare la mentalità che contraddistingue nuove generazioni di pellegrini politici.

Molenbeek-Saint-Jean è un quartiere industriale che nell’ultimo secolo ha visto susseguirsi ondate di immigrazioni da varie parti del mondo, è una zona di transito, con la sua molteplice eredità – fatta anche di miseria e disoccupazione – che da decenni ha accomunato fiamminghi, italiani, turchi e magrebini.

Arabo, tra i 15 ed i 35 anni, dalla barba lunga, abiti sportivi, molotov in una mano, kalashnikov nell’altra; di fronte ad una realtà composita come quella francese, ecco che la paura assume nuove traiettorie ed il cosiddetto jeune-de-banlieue può essere considerato l’orco della Francia moderna.

L’esempio e le opere del politico teorico rivoluzionario morto nel 1937 avrebbero costituito un paradigma interpretativo sempre attuale. Oggi, a quarant’anni dalla scomparsa di Pasolini,  cercare di disciogliere la complessità interpretativa di quel rapporto di fraternità e contraddizione non può prescindere da un attento studio dell’intero corpus pasoliniano, sia in ambito poetico che critico.

Uno degli aspetti degni di particolare evidenza nella visita di Papa Francesco negli Stati Uniti è stata la sua scelta linguistica: per la maggior parte delle occasioni non ha infatti parlato inglese, bensì nella sua lingua nativa, la variante parlata in Argentina dello spagnolo.

L’8 giugno 2015, la Corte Suprema ha rigettato l’appello di un gruppo di petitioners sostenuti dalla National Rifle Association contro l’inasprimento delle leggi di controllo sulle armi a San Francisco, decidendo così di non raccogliere la sfida lanciata dagli attivisti pro-gun.