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t Es t ra to au to re CIVILTà ROMANA Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni I – 2014 Edizioni Quasar Diretore scientiico Anna Maria Liberati Comitato scientiico internazionale Joshua Arthurs • West Virginia University, Morgantown Silvana Balbi de Caro • Bolletino di Numismatica, MiBACT, Roma Marcello Barbanera • “Sapienza” Università di Roma Mihai Bărbulescu • Universitatea Babeş Bolyai, Cluj-Napoca – Accademia di Romania in Roma Juan Carlos D’Amico • Université de Caen Basse-Normandie Lucieta Di Paola Lo Castro • Università degli Studi di Messina Maurilio Felici • LUMSA, Palermo Philippe Fleury • Université de Caen Basse-Normandie Oliver Gilkes • University of East Anglia, Norwich Anna Pasqualini • Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Giuseppina Pisani Sartorio • Pontiicia Accademia Romana di Archeologia, Roma Isabel Rodà de Llanza • Universitat Autònoma de Barcelona – ICAC, Tarragona Friedemann Scriba • “Hermann Hesse” Oberschule, Berlin Paolo Sommella • “Sapienza” Università di Roma – Istituto Nazionale di Studi Romani, Roma Coordinamento editoriale: Teresa Silverio Editing: CIVILTà ROMANA. Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni Via Salaria 1495/U, B6, 00138 Roma – tel./fax 068887304 – email: rivistaciviltaromana@gmail.com his is a peer-reviewed Journal CIVILTà ROMANA Rivista pluridisciplinare di studi su Roma antica e le sue interpretazioni Diretore responsabile: Enrico Silverio Proprietario: Anna Maria Liberati Registrazione Tribunale Ordinario di Roma n. 265 del 27 novembre 2014 ISSN 2421-342X © Roma 2015 Anna Maria Liberati Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. via Ajaccio 41-43, 00198 Roma tel. 0685358444, fax 0685833591 email: info@edizioniquasar.it Finito di stampare nel mese di aprile 2015 Nessuna parte del presente volume può essere riprodota senza preventivo permesso scrito degli aventi dirito Sommario Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V VII Lucieta Di Paola Lo Castro, Augusto nel bimillenario della morte: storia e imitatio del primo imperatore romano nell’Antichità e in Epoca contemporanea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 Anna Pasqualini, Augusto e il “Tempo” nella Mostra romana di Palazzo Massimo (17 dicembre 2014 - 2 giugno 2015) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 Isabel Rodà de Llanza - Jordi López Vilar, Tarraco Biennal. “Augusto y las provincias occidentales. 2000 aniversario de la muerte de Augusto” (Tarragona, 26-29 de noviembre 2014) . . 45 Magí Seritjol, August. Una civilització mediterrània. La commemoració del bimil·lenari de la mort del primer emperador al festival Tarraco Viva. Tarragona maig de 2014 (con traduzione). . . . . . . . 55 Dan-Tudor Ionescu, Ara Pacis Augustae: un simbolo dell’età augustea. Considerazioni storicoreligiose tra Pax Augusta e Pax Augusti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75 Philippe Fleury, Le Plan de Rome de Paul Bigot. De la maquete en plâtre de Paul Bigot à la maquete virtuelle de l’Université de Caen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 Friedemann Scriba, L’estetizzazione della politica nell’età di Mussolini e il caso della Mostra Augustea della Romanità. Appunti su problemi di storiograia circa fascismo e cultura . . . . . . . . . . . . 125 Enrico Silverio, Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale: il caso del Convegno Augusteo del 23-27 setembre 1938 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159 Anna Maria Liberati, La storia atraverso i rancobolli tra anniversari e ideologia nell’Italia degli anni Trenta del Novecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231 Joshua Arthurs, «Voleva essere Cesare, morì Vespasiano»: he Aterlives of Mussolini’s Rome 283 Luisa Covello, Princeps e dux: protagonisti di un’epoca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 303 Paolo Sommella - Anna Maria Liberati, Emissione di un rancobollo commemorativo del Bimillenario della morte dell’imperatore Augusto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 317 Enrico Silverio, La Romanità incontra il Razionalismo: la Mostra della Romanità ed il Piano regolatore della città italiana dell’economia corporativa progettato da Giuseppe Pagano per l’E 42 . 321 Abstracts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 347 Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale: il caso del Convegno Augusteo del 23-27 setembre 1938* Il Convegno Augusteo e le celebrazioni del Bimillenario della nascita di Augusto Di tute le celebrazioni intraprese per celebrare il Bimillenario della nascita di Augusto, il Convegno Augusteo è forse, dopo la Mostra Augustea della Romanità, la più interessante a causa delle circostanze della sua ideazione, dei suoi scopi e del modo in cui esso venne inine realizzato (ig. 1). Il Convegno si situò a chiusura delle manifestazioni per il Bimillenario della nascita di Augusto, ideate ed organizzate a partire dal 1930 dall’allora Istituto di Studi Romani e, per evidenziare sino da ora la sua peculiarità rispeto ad altre iniziative, sembra opportuno ricordare quali setori di intervento le celebrazioni si fossero preisse di coprire sino appunto dal 1930. Si tratava quindi di: a) tutela e valorizzazione delle vestigia augustee a Roma, con particolare riguardo all’Augusteo ed all’Ara Pacis Augustae, nonché nelle regioni d’Italia e «nell’Impero», cioè nelle ex province romane ora Stati nazionali, b) iniziative editoriali in seguito elaborate come pubblicazione di un «Corpus delle vestigia augustee», c) una serie di conferenze spesso denominate nei documenti d’archivio «conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo» e destinate inine a tenersi negli a.a. 1936-’37 e 1937-’38 dei Corsi Superiori di Studi Romani1. * Il presente contributo deriva da una ricerca sulla genesi e l’organizzazione del Convegno Augusteo avviata, mentre continuavo a svolgere ricerche relative alla Sala XXVI della Mostra Augustea della Romanità, per impulso del Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, prof. Paolo Sommella, e svolta su materiali in larga parte inediti dell’Archivio storico dell’Istituto e sulle sue pubblicazioni. La ricerca, eseguita nel corso dell’anno 2012, venne suscitata in vista delle iniziative dell’Istituto da progetare in occasione del Bimillenario della morte di Augusto nel 2014. La versione per la pubblicazione di deta ricerca è atualmente in corso di stampa in «Studi Romani» LXII (2014), 1-2. Nel redigere il presente contributo, con l’intento di fornire del Convegno Augusteo un quadro il più possibile completo, ho integrato i risultati di quella ricerca con alcuni aspeti di ulteriori indagini svolte in occasione della relazione presentata al Convegno Internazionale di studi organizzato dall’Istituto il 23-24 otobre 2014 sul tema 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario. La relazione, dal titolo L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera, è atualmente in corso di stampa negli Ati del Convegno. Rinnovo la mia gratitudine al prof. Paolo Sommella per avermi allora coinvolto nelle atività dell’Istituto e per avermi indirizzato verso un così fecondo campo di indagine, che consente di poter meglio apprezzare la vastità, la complessità e l’interrelazione tra le diverse manifestazioni del Bimillenario Augusteo del 1937-’38. Con grande piacere rinnovo i ringraziamenti anche al personale dell’Istituto Nazionale di Studi Romani per la costante ospitalità ed amicizia dimostrate, che consentono di svolgere le ricerche nel migliore dei modi possibili, ed in particolare al diretore dot.ssa Letizia Lanzeta, al diretore associato dot. Massimiliano Ghilardi ed al responsabile dell’Archivio e della Biblioteca dot.ssa Laura Bertolaccini. 1 Vd. più approfonditamente inra. Le espressioni «Corpus delle vestigia augustee», «conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo», «anno bimillenario» ed i riferimenti all’«Impero» si rinvengono in numerosi documenti d’Archivio consultati e segnalati inra nelle note. Segnalo che in queste ultime e nel testo ho rispetato l’impiego delle maiuscole così come di volta in volta se ne rinviene l’uso nelle fonti archivistiche e nella bibliograia esaminate, benché tale impiego non sia sempre univoco ed anzi appaiano non poche varianti. Allo stesso modo, nel trascrivere le fonti d’archivio ho mantenuto, ove presente, tanto il sotolineato quanto l’uso del maiuscolo per interi sostantivi o nomi propri. Nell’indicazione delle fonti dell’Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani ho impiegato le seguenti abbreviazioni: AINSR = Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani; AG = Afari Generali; b. = busta; CCM = Congressi, Convegni e Mostre; CSSR = Corsi Superiori di Studi Romani; f. = fascicolo; RS = Rassegna Stampa; RSM = Registri, schedari, materiali di grande 160 Enrico Silverio Fig. 1. La copertina del programma/opuscolo del Convegno Augusteo, disegno di Corrado Mezzana (Cortesia Istituto Nazionale di Studi Romani). Alla vigilia dell’inaugurazione del Bimillenario del 1937-’38, dal programma delle celebrazioni spicca tutavia per la sua assenza proprio il Convegno Augusteo, come ben si evince anche dalla letura della pubblicazione L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, nell’edizione recante in copertina e nel frontespizio la data del 23 setembre 19372. Si trata del giorno inaugurale dell’«anno bimillenario», a sua volta coincidente con la data d’inaugurazione della Mostra Augustea della Romanità. Dal complesso delle pubblicazioni e, sopratuto, dei materiali d’archivio esaminati, emerge infati come l’illustrazione di temi augustei in sedi diverse rispeto al progettato «Corpus delle vestigia augustee», fosse stata aidata sino dal principio alla serie di conferenze all’interno dei Corsi Superiori piutosto che ad un unico, grandioso ma isolato evento. Lo stesso V Congresso Nazionale di Studi Romani venne inserito solo più tardi nel quadro delle celebrazioni augustee e, a ben vedere, esso più che ad Augusto era dedicato alla funzione dell’impero, come del resto formato, rotoli e ritagli; s. = serie; sot. = sotofascicolo; sub sot. = sub sotofascicolo. Ove non diversamente indicato, i riferimenti alla corrispondenza in partenza dall’Istituto di Studi Romani, usualmente a irma di Carlo Galassi Paluzzi, sono da intendersi rivolti alle relative veline. Nell’indicazione del titolo dei fascicoli e dei sotofascicoli, ho riportato di volta in volta o il titolo che si rinviene sul fascicolo o sul sotofascicolo medesimo o l’indicazione che è annotata negli inventari, consultabili presso l’Istituto Nazionale di Studi Romani, in ragione della maggiore descritività dell’uno o dell’altra. Sull’Archivio dell’Istituto vd. C. Lodolini Tupputi, L’Archivio storico dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, Ead., L’Archivio storico dell’Istituto Nazionale di Studi Romani. II: I Corsi superiori di Studi Romani (1926-1987) ed Ead., L’Archivio storico dell’Istituto Nazionale di Studi Romani. III: Le sezioni (1933-1971), tuti in «Studi Romani», rispetivamente XLIII (1995), 3-4, pp. 438-442, XLIV (1996), 1-2, pp. 213-239 e XLIV (1996), 3-4, pp. 517-538. Nell’indicazione delle fonti dell’Archivio Centrale dello Stato in Roma ho impiegato le abbreviazioni d’uso corrente. Sui Corsi Superiori di Studi Romani, sulla loro funzione nell’ambito dell’atività dell’Istituto e sulle modalità dell’illustrazione atraverso di essi dell’idea di Roma che era propria dell’Istituto di Studi Romani, vd. C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori di Studi Romani, Roma 1943, che permete di coglierne la isionomia all’apice del loro sviluppo durante la presidenza Galassi Paluzzi. Vd. anche inra per plurimi riferimenti nel testo e nelle note. 2 L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, Roma 1937. Tre copie di questa pubblicazione, di cui esistono – oltre a quella qui presa in considerazione – anche un’edizione qualiicata come «provvisoria» ed una realizzata alla ine dell’«anno bimillenario» e comprendente pure il Convegno Augusteo, sono ora conservate in AINSR, s. CCM, b. 212, f. 21. Cfr. inra nota 22. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 161 emerge chiaramente dal tema fondamentale dell’incontro: La missione dell’Impero di Roma nella storia della civiltà. La scelta di cui sopra è forse almeno in parte anche alla base dell’abbandono del progeto, che pure in principio era stato accolto favorevolmente, di inserire nelle celebrazioni anche un Congresso Internazionale di Archeologia3. Peraltro, nella sua conigurazione deinitiva, il Convegno Augusteo non si concretizzò in efeti come un incontro di studi ma come un incontro di studiosi italiani ed esteri, invitati a presenziare ai maggiori eventi di chiusura dell’«anno bimillenario» ed a visitare luoghi d’interesse augusteo i cui scavi erano stati particolarmente ripresi negli ultimi anni. È quindi necessario, per meglio deinire il Convegno Augusteo in questo quadro, sofermarsi brevemente sullo sviluppo dell’idea delle celebrazioni augustee e sul relativo programma4. Nel corso del II Congresso Nazionale di Studi Romani, svoltosi a Roma dal 24 al 29 aprile 1930 e dedicato al tema fondamentale Mezzi e metodi: la creazione dello Schedario Centrale di Bibliograia Romana, sulla base del largo consenso riscontrato anche all’estero in occasione del Bimillenario Virgiliano e nel clima dell’«Italia nuova», appare per la prima volta l’idea di un articolato progeto per la celebrazione del Bimillenario Augusteo. Si trata della relazione Per il secondo millenario di Augusto pronunciata il 28 aprile 1930 da Giulio Q. Giglioli e culminata con la proposizione e l’approvazione di un ordine del giorno che costituirà la base dei programmi per il Bimillenario5: 3 Sul progeto, presto abbandonato, relativo al Congresso Internazionale di Archeologia, vd. inra anche per i riferimenti alla documentazione d’Archivio. Neppure si deve dimenticare la coincidenza temporale tra i festeggiamenti del Bimillenario Augusteo ed un ulteriore evento organizzato dall’Istituto: il V Congresso Nazionale di Studi Romani, tenuto a Roma tra il 24 ed il 30 aprile 1938, dedicato proprio al tema La missione dell’Impero di Roma nella storia della civiltà e destinato a igurare tra le iniziative del Bimillenario del 1937-’38, come si evince anche da L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, cit., pp. 12-15. Circa i legami tra il V Congresso Nazionale di Studi Romani ed il Bimillenario Augusteo vd. AINSR, s. CCM, b. 123, f. 3 Preliminari, sot. Presidenza del Consiglio. È interessante notare come il V Congresso Nazionale, inizialmente in programma sino dal 1936 per il periodo 24-30 setembre 1937, venisse in seguito – per impulso dell’Istituto – posticipato in primo luogo per evitare la sovrapposizione con le cerimonie inaugurali della Mostra Augustea della Romanità: vd. difusamente nei singoli fascicoli che compongono la citata b. 123 della s. CCM ed in particolare vd. il f. 8 Giunta Diretiva, sot. Giglioli G.Q. per lo scambio di letere tra C. Galassi Paluzzi e G.Q. Giglioli sul punto. Circa il tema fondamentale del V Congresso Nazionale ed i collegamenti tra questo ed il Convegno Augusteo vd. ancora inra nel testo. Successivamente le nuove date del Congresso, 9-14 maggio 1938, dovetero essere ulteriormente modiicate: vd. per le ragioni il verbale della Giunta Diretiva del V Congresso Nazionale di Studi Romani in AINSR, s. CCM, b. 123, f. 9 Giunta Diretiva. Verbali delle Sedute, sot. Verbale del 22-1-1937 ed ivi pp. 1-2 del verbale. 4 Una sorta di preliminare delle atività destinate a concretizzarsi in occasione delle celebrazioni del Bimillenario Augusteo sia in generale che, tuto sommato, con particolare riguardo alla stessa Mostra Augustea della Romanità, è già rinvenibile all’interno del I Congresso Nazionale di Studi Romani, tenutosi in Roma dal 21 al 26 aprile 1928 e dedicato al tema fondamentale L’ordinamento nazionale degli Studi Romani in Italia. Intendo riferirmi ad una relazione di Giulio Q. Giglioli in cui lo studioso, ricollegandosi all’esperienza della Mostra Archeologica del 1911 nelle Terme di Diocleziano e ricordando la recente inaugurazione del Museo dell’Impero Romano nella sede dell’ex Convento di Sant’Ambrogio, distingueva tra il compito e le potenzialità del Museo e quelle dell’Archivio. In particolare, quest’ultimo sarebbe dovuto divenire il luogo di elezione per una catalogazione centrale e generale dei documenti archeologici pertinenti l’antichità romana: vd. G.Q. Giglioli, Organizzazione della raccolta dei documenti archeologici della romanità, in Ati del I Congresso Nazionale di Studi Romani, I, Roma 1929, pp. 63-74 (71-74). L’espressione «anno bimillenario» per indicare il periodo dal 23 setembre 1937 al 23 setembre 1938 ricorre – come evidenziato supra in nota 1 – nelle fonti dell’epoca: vd. ad esempio L’inizio delle celebrazioni del Bimillenario Augusteo, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», V (1937), 20-21, p. 1. 5 Vd. G.Q. Giglioli, Per il secondo millenario di Augusto, in Ati del II Congresso Nazionale di Studi Romani, I, Roma 1931, pp. 277-280 (280), fondamentale per inquadrare corretamente sino da ora il valore del Bimillenario del 1937-’38 nell’ideologia dell’Italia fascista e del suo rapporto con Roma antica. Su G.Q. Giglioli vd. ora sopratuto M. Barbanera, s.v. Giglioli, Giulio Quirino, in «Dizionario Biograico degli Italiani», LIV, Roma 2000, pp. 707-711 e cfr. la complessiva deinizione della sua 162 Enrico Silverio Il II° Congresso Nazionale di Studi Romani, udita la relazione del Prof. Giulio Q. Giglioli, acclama l’idea di festeggiare il secondo millenario della nascita dell’Imperatore Augusto e fa sua la proposta del relatore di compiere per tale occasione le seguenti opere: 1° - Isolamento e sistemazione deinitiva del Mausoleo di Augusto; 2° - Scavo deinitivo, ricomposizione e degno collocamento in Roma dell’Ara Pacis; 3° - Restauro e studio di altri monumenti augustei dell’Italia e dell’Impero; 4° - Pubblicazione di una serie di monograie di caratere scientiico che illustrino la storia e la civiltà di Augusto, dell’Italia e del mondo romano, al principio dell’Impero; 5° - Promozione di cicli di conferenze in Roma ed in altri centri italiani, incaricando la Presidenza dell’Istituto di Studi Romani di farsi centro presso le varie autorità di tali iniziative in modo che i festeggiamenti riescano solenni, degni di Augusto e dell’Italia nuova. Successivamente, nel periodo intercorrente tra il II ed il III Congresso Nazionale di Studi Romani, il programma delle iniziative per il Bimillenario Augusteo venne ainato, mentre su proposta di Giglioli la Presidenza del Consiglio, tra maggio e giugno 1932, approvava la realizzazione della Mostra Augustea della Romanità, un evento in principio non previsto e del quale Giglioli veniva nominato diretore generale, deinendo altresì, su indicazioni dello stesso Giglioli, un Comitato Ordinatore della Mostra all’interno del quale era anche Carlo Galassi Paluzzi6, fondatore e futuro presidente dell’Istituto di Studi Romani. igura di uomo e di studioso contenuta in A. Pasqualini, L’antiquaria di gesso: passato e futuro del Museo della Civiltà Romana all’EUR, in «Mediterraneo Antico», IX (2006), 2, pp. 631-646 (636, nota 25). 6 Scriveva in proposito G.Q. Giglioli, La Mostra Augustea della Romanità, in Atti del III Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Bologna 1935, pp. 135-143 (135): «La costituzione d’una sezione della vita romana era stata infatti da me progettata (e ne riferii al I Congresso di Studi Romani) come complemento indispensabile del Museo dell’Impero e a questo scopo avevo già iniziato la raccolta del materiale. Fu solo in seguito che si concretò in me l’idea dell’importanza singolare che una mostra della Romanità poteva assumere in occasione del bimillenario della nascita del fondatore dell’Impero e tale idea ebbi l’onore di manifestare a S.E. il Capo del Governo in un’udienza che mi concedè il 18 maggio dell’anno passato». In realtà non mancarono alcuni dissapori, destinati a rientrare, tra G.Q. Giglioli e C. Galassi Paluzzi circa l’ascrivibilità dell’idea della Mostra al Museo dell’Impero Romano o all’Istituto di Studi Romani ed anche in merito alla decisione del suo inserimento nelle manifestazioni del Bimillenario. Per un quadro del problema vd. soprattutto il carteggio del 15 e 16 gennaio 1932 tra Antonio M. Colini, all’epoca ispettore archeologo del Governatorato di Roma e componente la Commissione Direttiva del Museo dell’Impero Romano, e C. Galassi Paluzzi, in AINSR, s. CCM., b. 213, f. 35, sott. Carteggio con i membri della Commissione, sub sott. Colini; il verbale della Giunta Direttiva dell’Istituto del 12 febbraio 1932 in AINSR, b. 213, f. 35, sott. Lettere di convocazione e copie verbali, sub sott. Lettere di convocazione, ed il carteggio tra G.Q. Giglioli e C. Galassi Paluzzi in AINSR, s. CCM, b. 213, f. 34, sott. Bimillenario Augusteo. Mostra Romanità. Giglioli, con particolare riguardo alle lettere del 7, 8, 11 e 13 luglio 1932. Si veda poi il verbale della riunione nel luglio 1932 dal Comitato Ordinatore della Mostra in AINSR, s. CCM., b. 213, f. 35, sott. Lettere di convocazione e copie verbali, sub sott. Copie verbali, ed il verbale n. 1, in data 20 dicembre 1933, della Commissione Direttiva per il Bimillenario in AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sott. Bimillenario Augusteo. Commissione Direttiva. Verbali. Un ulteriore spunto di attrito fu comunque rappresentato dalla carta intestata della Mostra, che avrebbe infine riportato la doppia intestazione “Museo dell’Impero Romano - Istituto di Studi Romani”, ma che in principio recava la sola indicazione del primo Ente: vd. la lettera del 20 marzo 1933 di C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli in AINSR, s. CCM. b. 213, f. 35, sott. Carteggio con i membri della Commissione, sub. sott. Giglioli. Sull’intera vicenda vd. in particolare F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd ? Die Mostra Augustea della Romanità in Rom 1937/38, Frankfurt am Main - Berlin 1995, pp. 52-60. Sulla Mostra Augustea della Romanità, la cui trattazione si sovrappone talvolta a quella dell’intero Bimillenario e viceversa, vd. soprattutto A.M. Liberati Silverio, La Mostra Augustea della Romanità, in Dalla mostra al museo. Dalla Mostra archeologica del 1911 al Museo della civiltà romana, a cura di G. Pisani Sartorio - D. Mancioli - A.M. Liberati Silverio - V. Fioravanti, Catalogo della Mostra di Roma, Museo della Civiltà Romana, giugno - dicembre 1983, Venezia 1983, pp. 77-90; G. Pisani Sartorio, La Mostra Augustea della Romanità (1937-1938), il Palaz- Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 163 Nello stesso periodo stava sorgendo un dibatito atorno ad un tema che sarà poi centrale nel caso del Convegno Augusteo: quello della presenza e del ruolo degli studiosi stranieri nel Bimillenario. Infati se ne discusse in occasione dell’ideazione e della programmazione del Corpus delle vestigia augustee e delle conferenze celebrative. La partecipazione di studiosi stranieri era in efeti un tema tanto ineludibile quanto problematico e, soto diversi aspeti, era emblematico della necessità di conciliare contemporaneamente diverse istanze, tra loro intrecciate ma potenzialmente conliggenti. zo delle Esposizioni e l’ideologia della romanità e A.M. Liberati Silverio, La Mostra Augustea della Romanità. L’allestimento della facciata, il progetto e l’organizzazione delle sale, il consuntivo della manifestazione, l’eredità, entrambi in Il Palazzo delle Esposizioni. Urbanistica e Architettura. L’esposizione inaugurale del 1883. Le acquisizioni pubbliche. Le attività espositive a cura di R. Siligato - M.E. Tittoni, Catalogo della Mostra di Roma, Palazzo delle Esposizioni, 12 dicembre 1990 - 14 gennaio 1991, Roma 1990, rispettivamente pp. 219-221 e pp. 223-227; F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit.; Id., Il mito di Roma, l’estetica e gli intellettuali negli anni del consenso: la Mostra Augustea della Romanità 1937/38, in «Quaderni di storia», a. XXI, n. 41(gennaio-giugno 1995), pp. 67-84; Id., The sacralization of the Roman past in Mussolini’s Italy. Erudition, aesthetics, and religion in the Exhibition of Augustus’ Bimillenary in 1937-1938, in «Storia della Storiografia», 30 (1996), pp. 19-29; Id., Die Mostra Augustea della Romanità in Rom 1937/38, in Faschismus und Gesellschaft in Italien. Staat - Wirtschaft - Kultur, hrsg. von J. Petersen - W. Schieder, Köln 1998, pp. 133-157; J.W. Arthurs, (Re)Presenting Roman History in Italy, 1911-1955, in Nationalism Historiography and the (Re)Construction of the Past, ed. by C. Norton, Washington 2007, pp. 27-41 (33-35); A. Argenio, Il mito della romanità nel ventennio fascista, in Il mondo classico nell’immaginario contemporaneo, a cura di B. Coccia, Roma 2008, pp. 81-177 (131-138); F. Marcello, Mussolini and the idealization of Empire: the Augustan Exhibition of Romanità, in «Modern Italy», XVI (2011), 3, pp. 223-247; E. Silverio, Un’interpretazione dell’idea di Roma. La Sala XXVI della Mostra Augustea della Romanità, in «Studi Romani», LIX (2011), 1-4, pp. 307-331; J. Arthurs, Excavating Modernity. The Roman Past in Fascist Italy, Itacha-New York 2012, passim ed in modo particolare il cap. 4; A.M. Liberati, Romanità e Fascismo. Il ruolo del mito di Roma nella genesi del Museo della Civiltà Romana, in Le mythe de Rome en Europe: modèles et contre-modèles, éds. J.C. D’Amico - A. Testino Zafiropoulos - P. Fleury - S. Madeleine, Actes du Colloque de Caen, Université de Caen Basse-Normandie, 27-29 novembre 2008, Caen 2012, pp. 341-358; Ead., Le musée-témoin d’une civilisation disparue: le musée de la Civilisation romaine, in Lieux de mémoire, musées d’histoire, éds. E. Pénicaut - G. Toscano, Actes du Colloque de Paris, Institut National du Patrimoine, 18-19 juin 2009, Paris 2012; pp. 117-125; A. Giardina, Augusto tra due bimillenari, in AVGVSTO, a cura di E. La Rocca - C. Parisi Presicce - A. Lo Monaco - C. Giroire - D. Roger, Catalogo della Mostra di Roma, Scuderie del Quirinale, 18 ottobre 2013 - 9 febbraio 2014, Milano 2013, pp. 57-72 (passim) e M. Carli, Esibire il passato imperiale. L’immagine della romanità nelle mostre fasciste del 1937, in «Visual History» I (2013), pp. 11-35 (16-19). Vd. ora anche le relazioni di M.T. Galassi Paluzzi Tamassia, Un giudizio sulla Mostra augustea della romanità dalle “udienze” inedite di Carlo Galassi Paluzzi e di A.M. Liberati, La Mostra Augustea della Romanità, entrambe presentate al Convegno Internazionale del 23-24 ottobre 2014 sul tema 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario ed in corso di stampa nei relativi Atti. Su Carlo Galassi Paluzzi vd. soprattutto B. Coccia, Carlo Galassi Paluzzi. Bibliografia e appunti biografici, Roma 2000 e A. Vittoria, L’Istituto di Studi Romani e il suo fondatore Carlo Galassi Paluzzi dal 1925 al 1944, in Il classico nella Roma contemporanea. Mito, modelli, memoria, Atti del Convegno di Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani,18-20 ottobre 2000, a cura di F. Roscetti con la collaborazione di L. Lanzetta e L. Cantatore, II, Roma 2002, pp. 507-537. Su A.M. Colini vd. Antonio Maria Colini, archeologo a Roma. L’opera e l’eredità, a cura di M. Buonocore - G. Pisani Sartorio, Atti del Convegno di Roma, Sala della Protomoteca Capitolina, 18 novembre 1998, in «Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia», LXX (1997-1998), pp. 1-317. Vd. ora anche la relazione di G. Pisani Sartorio, La partecipazione di A.M. Colini e I. Gismondi all’organizzazione del bimillenario augusteo, presentata al Convegno Internazionale del 23-24 ottobre 2014 sul tema 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario ed in corso di stampa nei relativi Atti. Quanto alla denominazione del gruppo di lavoro della Mostra Augustea della Romanità, essa figura essere quella di “Comitato Ordinatore” negli atti governativi della sua istituzione, vd. ACS, PCM, anni 1937-’39, f. 14/1, n. 918, sott. 2 Comitato ordinatore della Mostra, b. 2493, mentre invece altrove – senza possibilità di confusione con altri gruppi di lavoro di cui pure facevano taluni degli studiosi che prestavano la loro opera per la Mostra – compare quella di “Commissione Direttiva”: vd. ad esempio in AINSR, s. CCM., b. 213, f. 35, sott. Lettere di convocazione e copie verbali, sub sott. Copie verbali. Nel Catalogo della Mostra si parlerà poi soltanto di “Commissione Direttiva”: vd. G.Q. Giglioli, Presentazione, in Mostra Augustea della Romanità, I, Catalogo, a cura di R. Vighi - C. Caprino, Catalogo della Mostra di Roma, Palazzo delle Esposizioni, 23 settembre 1937 - 23 settembre 1938, Roma 19384 (definitiva), pp. XI-XXII (XX-XXI), nonché Mostra Augustea della Romanità, I, cit., pp. XXV e XXVII. La Mostra Augustea della Romanità venne comunque prorogata e chiusa solennemente il 6 novembre 1938: vd. ACS, PCM, anni 1937-’39, f. 14/1, n. 918, sott. 12 Cerimonie di chiusura della Mostra, b. 2494 e cfr. infra nota 38. 164 Enrico Silverio Premessa necessaria è quella secondo cui il Bimillenario non venne mai percepito soltanto quale semplice ricorrenza storica, ma anzi sino dal principio come evento da atualizzare per rimarcare il legame tra l’antico e l’«Italia nuova», nel senso che doveva emergere un nesso di continuità tra l’universalità della prima Roma e l’universalità della Roma fascista. Data questa premessa, tutavia, nel caso della partecipazione degli stranieri – che restava irrinunciabile da un punto di vista scientiico – occorreva valutare non solo la dimensione “nazionale” ed universale della ricorrenza, ma anche la posizione nei confronti dei sistemi democratici, cui molti studiosi stranieri appartenevano, di un regime totalitario che si richiamava a Roma antica. A prevalere, tra le diverse opzioni possibili, sino proprio dalla preparazione del Corpus e delle conferenze celebrative, non sarà una chiusura preventiva o assoluta rispeto agli studiosi stranieri, quanto piutosto la necessità di selezionare costoro tra quelli che fossero o tendenzialmente più vicini alla politica italiana o comunque di chiara ed indiscussa fama. Contemporaneamente prevarrà anche l’indirizzo di rapportare sempre, per quanto possibile, ogni contato al piano dei rapporti personali, allo scopo di evitare che gli stranieri assumessero la isionomia di altretanti rappresentanti uiciali dei rispetivi Paesi: la regia delle celebrazioni doveva restare in mano italiana ovvero in mano a quell’Italia fascista che era essa sola la reale erede di Roma antica, e ciò valeva anche per la promozione delle celebrazioni all’estero7. In questo quadro già complesso, la necessità di evitare che gli studiosi stranieri assumessero la veste di inviati uiciali dei rispetivi Paesi non eviterà comunque che, come si dirà, gli organizzatori del Bimillenario ne vantassero la presenza, accordando loro un particolare risalto: in fondo in questo modo si evidenziava come fosse il mondo che veniva a rendere omaggio al primo imperatore, iniziatore di quell’impero in cui l’Italia si rispecchiava proclamandosene erede. Si tratava quindi di cercare di armonizzare i carateri di “nazionalità” e di “universalità” in una celebrazione profondamente avvertita come “nazionale”, visto che l’Italia fascista – cioè l’«Italia nuova» dell’ordine del giorno Giglioli che nel 1930 aveva dato avvio all’idea della celebrazione bimillenaria – si predicava erede di Roma antica, ma allo stesso tempo sentita anche come mondiale, vista la natura universale sia dell’impero antico che dell’ideologia fascista contemporanea8. 7 Vd. in proposito AINSR, s. CCM, bb. 216, 217, 218 e 219. È cosa nota come il Fascismo percepisse se stesso e si presentasse in termini di fenomeno universale, conigurandosi così quale terzo universalismo dopo quello di Roma antica e della Roma cristiana. Di particolare utilità, per inquadrare e comprendere la percezione di tali questioni da parte dei contemporanei risulta lo spoglio, oltre che di quelle del più noto periodico dei Comitati d’Azione per l’Universalità di Roma, «Roma Universa», anche delle annate della rivista «Universalità Fascista», la cui inalità è già condensata nella citazione riportata in letere maiuscole sulle copertine di ciascun fascicolo: «Far conoscere il Fascismo, al di fuori delle contrafazioni straniere, nella sua portata universale». Soto tale citazione veniva anche riportata la fonte, altretanto signiicativa: «(dall’ordine d. g. del Gran Consiglio del 2-10-31 - IX)». In modo particolare, un fascicolo della rivista, non a caso il fascicolo doppio 11-12, anno IX, del «Set. - Otobre 1937 a. XV - II dell’Impero», veniva interamente «dedicato all’esame dell’universalità del Fascismo» ed al suo interno si ritrova anche un contributo G.Q. Giglioli: vd. [G.]Q. Giglioli, L’Impero romano e l’Impero fascista, in «Universalità Fascista», IX (1937-XV-II), 11-12, pp. 626-639. In efeti la questione dell’universalità del Fascismo è stretamente connessa alla nozione di impero in epoca fascista, sulla quale mi riservo di tornare in altra occasione. In questa sede mi limito a fare rilevare come, nella prospetiva dell’epoca, al ine di qualiicare in termini di universalità il Fascismo “imperiale”, l’estensione territoriale dell’impero abbia un rilievo non principale, essendo viceversa essenziale l’estensione universale della ideologia fascista promanante da un’Italia tornata imperiale. Ciò si ravvisa anche nella nozione di “comunità imperiale” che si sviluppa dopo l’annessione dell’Albania e, sopratuto, nel corso del 8 Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 165 Di notevole interesse è allora la relazione tenuta da Galassi Paluzzi al III Congresso Nazionale di Studi Romani, svoltosi a Roma tra il 22 ed il 27 aprile 1933 sui due temi fondamentali La celebrazione del Bimillenario Augusteo e La rinascita dello studio e dell’uso della lingua latina9. Sino da questa occasione si stabiliva come lo studio e l’illustrazione delle materie augustee sarebbe spetato, quasi naturalmente, agli studiosi italiani cioè agli eredi direti, nella prospetiva dell’epoca, di Roma e dell’Italia antica. Il ricorso agli stranieri, invece, sarebbe dovuto essere solo eventuale, legato a competenze scientiiche universalmente riconosciute e comunque non avrebbe dovuto riguardare tre temi, tuti essenziali e ciascuno di essi relativo ad un aspeto fondante tanto dell’impero antico quanto dell’Italia fascista: a) Augusto, la sua dipendenza da Cesare e la fondazione del principato, b) «cosa l’opera di Augusto abbia signiicato per l’uniicazione dell’Italia», c) «i rapporti tra l’Italia augustea e l’Italia di oggi»10. Si trata di temi in larga parte destinati a riproporsi nell’organizzazione II conlito mondiale. Scopo della nuova comunità imperiale sovrannazionale, nella quale quindi si sarebbe inine superata anche la concezione otocentesca dello Stato nazionale, avrebbe dovuto essere il mantenimento della pace: vd. E. Gentile, La Grande Italia. Ascesa e declino del mito della nazione nel ventesimo secolo, Milano 1997, p. 194: «Il sole di questo nuovo sistema sarebbe stato, naturalmente, l’Italia fascista, in virtù della vocazione universalistica della sua civiltà, che la poneva su un piano di superiorità ideologica anche nei confronti dell’alleata Germania nazista». Cfr. anche ibidem, pp. 188-189. In tal senso, l’universalità del Fascismo, pur avendo anche carateristiche sue proprie, nella misura in cui si colloca nel solco di una nozione di “Civiltà Italiana”, si conigura come l’erede di un’idea di superiorità culturale italiana che si era già esplicata ad esempio nel 1911 in occasione delle manifestazioni per il Cinquantenario del Regno, cioè molto prima del Fascismo. 9 C. Galassi Paluzzi, Per la pubblicazione di un «Corpus» delle vestigia augustee e per un ciclo di conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo, in Ati del III Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Bologna 1935, pp. 277-281. L’idea di «vestigia» era peraltro abbastanza ampia e comprendeva «anche tuto quanto le arti igurative in genere, nonchè l’epigraia, la numismatica, la glitica, ci hanno conservato e ci vanno svelando» circa la «grande epopea augustea»: vd. ibidem, p. 277. Quest’idea ampia di «vestigia» sembra in parte sovrapporsi a quella di «memorie augustee» espressa negli appunti della seduta del 7 gennaio 1933 della Sezione Antichità riunita in vista del III Congresso Nazionale di Studi Romani, presenti Giglioli, Pietro Romanelli e Colini: «Le memorie augustee possono essere quelle che hanno un direto riferimento alla persona di Augusto e quelle che invece, sia pure indiretamente, a lui e da lui si sono ispirate»: vd. AINSR, s. CCM, b. 212, f. 22, sot. B.A. CORPUS. Preliminari. Sedutina in cui sono presenti considerazioni in realtà pertinenti svariati aspeti del Bimillenario e quindi non solo del Corpus. La circostanza che le «vestigia augustee» tendessero ad identiicarsi con le «memorie augustee» di caratere non solo monumentale, risulta ad esempio anche da AINSR, s. CCM, b. 212, f. 24, sot. B.A. Corpus. Verbali delle Sedute (della Commissione Diretiva), sub sot. Verbale della seduta del 9 luglio 1935. Il progeto di pubblicazione del Corpus delle vestigia augustee, così come originariamente ideato, fu in realtà gravato da numerose diicoltà nonostante l’elargizione di contributi da parte del Ministero dell’Educazione Nazionale e del Banco di Roma: vd. AINSR, s. CCM, b. 212, f. 25. Alcune delle ricerche vennero comunque edite nelle serie dei Quaderni dell’Istituto ed inine, non casualmente, in L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, cit., p. 1, non compare comunque la menzione del Corpus ma più genericamente si parla di «volumi illustranti la igura e l’opera di Augusto». Sul progeto del Corpus vd. anche s. CCM, b. 209, f. 5, sot. Bimillenario Augusteo. Udienza D 1935. 10 Vd. C. Galassi Paluzzi, Per la pubblicazione, cit., pp. 278 e 280-281. Circa il ruolo degli studiosi stranieri e con riguardo al Corpus vd. il verbale n. 1 del 20 dicembre 1933 della Commissione Diretiva per il Bimillenario Augusteo in AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Comissione Diretiva. Verbali, ed ivi p. 3. In precedenza la questione della partecipazione degli studiosi stranieri alle celebrazioni del Bimillenario era stata afrontata sino dal febbraio 1932 e impostata in modo abbastanza più drastico, disponendo cioè che le conferenze celebrative fossero eseguite solo da studiosi italiani ed ipotizzando un’azione diplomatica tesa a suscitare celebrazioni augustee anche all’estero ad opera di studiosi esteri: vd. AINSR, s. CCM, b. 215, f. 35, copia del verbale della seduta della Giunta Diretiva del 12 febbraio 1932, pp. 4-5. Le ragioni di tale orientamento iniziale venivano uicialmente identiicate nell’originaria previsione di sole dieci conferenze, nella conseguente diicoltà di scelta degli stranieri, nell’immancabile questione delle spese ed inine nella possibilità di suscitare «incomprensioni e malumori» tra gli stranieri esclusi. Maggiore apertura è invece testimoniata dagli appunti della già citata seduta del 7 gennaio 1933 della Sezione Antichità riunita in vista del III Congresso Nazionale di Studi Romani in cui, con riferimento all’intero complesso delle celebrazioni, si legge al primo punto la raccomandazione, relativa ai rapporti con l’estero, di invitare «piutosto studiosi che istituzioni (per quanto riguarda l’Estero)»: vd. AINSR, s. CCM, b. 212, f. 22, sot. B.A. CORPUS. Preliminari. Sedutina e cfr. supra, nota 9. È interessante notare come in seguito l’Istituto tentasse comunque, di concerto con il Ministero degli Afari Esteri, oltre che di favorire le celebrazioni all’estero – vd. supra nota 7 ed inra in questa nota –, anche di progetare la partecipazione di insegnanti 166 Enrico Silverio del Convegno Augusteo, sopratuto quando esso si conigurava ancora come incontro di studi e quindi sembra qui opportuno evidenziare, sino dalla prima metà degli anni Trenta, le ragioni, le origini e gli sviluppi di scelte destinate a ripresentarsi. Terminato il III Congresso, è possibile osservare in che modo l’Istituto si apprestasse alla redazione del programma del Bimillenario in vista della presentazione dello stesso al capo del Governo. Venne infati creata una commissione composta da Roberto Paribeni, Giglioli, Galassi Paluzzi, allora diretore dell’Istituto, e da Pietro Tricarico, diretore generale delle Belle Arti11. In particolare, al principio del verbale n. 1 del 20 dicembre 193312 viene evidenziata la necessità di operare sulla base di un programma articolato nei seguenti punti: la Mostra Augustea della Romanità, la ricostruzione dell’Ara Pacis, l’isolamento dell’Augusteo, un organico programma di scavi del mondo imperiale eseguito a cura delle RR. Soprintendenze, la pubblicazione di un Corpus delle vestigia augustee13, ed inine un ciclo di conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo. In seguito, di notevole interesse appare il verbale n. 2 del 28 dicembre 1933. Dopo la letura della relazione di Galassi Paluzzi, il conte Francesco Pellati, presente in sostituzione del diretore generale delle Belle Arti e rappresentante, peraltro, dell’Italia all’interno del Comitato Diretivo dei Congressi Internazionali di Archeologia, «fa presente tuta l’opportunità di vedere svolgere uno dei deti Congressi in Roma e in occasione del Bimillestatunitensi di scuola superiore alle celebrazioni atraverso la promozione di manifestazioni da tenersi negli U.S.A. Il progeto non giunse tutavia a realizzazione. Il relativo carteggio, indirizzato anche a Giglioli, va dall’aprile al luglio 1937 ed è consultabile in AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sot. Stati Uniti. Pressoché nello stesso periodo, l’Istituto collaborava stabilmente nel fornire alle rappresentanze diplomatiche all’estero i necessari sussidi per l’esecuzione di incontri celebrativi del Bimillenario. In questo contesto è altamente signiicativo che quale sorta di modello di conferenza da tenersi all’estero su Augusto fosse trasmesso il testo della conferenza di Giuseppe Botai, L’Italia di Augusto e l’Italia di oggi: vd. ad es. AINSR, s. CCM, b. 216, f. 53 e f. 54, sot. Arabo Saudiano, sot. Australia, sot. Austria e sot. Bolivia e sopratuto, in AINSR, s. CCM, b. 216, f. 53, la letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 13 dicembre 1937, insieme all’unito appunto interno n. 156 del 9 dicembre 1937, relativo al costo della stampa di 50 copie del «Quaderno Augusteo di S.E. Botai […] per inviarle alle Rappresentanze Diplomatiche che ne fanno richiesta […]». La conferenza venne tenuta sabato 20 febbraio 1937 nell’ambito dell’XI a.a. dei Corsi Superiori di Studi Romani, 1936-’37, inauguratosi presso l’Oratorio borrominiano della Chiesa Nuova il 12 dicembre 1936 alla presenza del principe di Piemonte, dello stesso Botai quale ministro dell’Educazione Nazionale e del governatore di Roma. Nell’occasione la prolusione venne aidata a Carlo Formichi che parlò su Roma nell’opera di Shakespeare, un tema tut’altro che privo di risvolti ideologico-politici: vd. la cronaca dell’evento in L’inaugurazione dell’XI Anno Accademico dei Corsi Superiori di Studi Romani, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», V (1937), 1, pp. 1-2. Il testo di Botai venne poco dopo pubblicato come n. I dei Quaderni Augustei. Studi italiani: vd. G. Botai, L’Italia di Augusto e l’Italia di oggi, Roma 19372. La genesi e l’organizzazione della conferenza, cui assistete anche la Principessa Maria di Savoia, è ampiamente documentata ed è anzi possibile rilevare come fosse Galassi Paluzzi a proporre la conferenza a Botai con il titolo che poi divenne deinitivo e ad identiicare minutamente gli stessi argomenti che avrebbero dovuto essere tratati: vd. ampiamente AINSR, s. CSSR, b. 48, f. 5 1937. La igura e l’opera di Augusto. Conferenza di S.E. Botai in cui si rinviene anche una nota biograica del ministro, in sostanza presentato come il modello dell’“uomo nuovo” fascista, del “romano della modernità” capace di fondere pensiero e azione. In seguito Botai inaugurerà il XIII a.a., 1938-’39, dei Corsi con la prolusione Roma nella scuola italiana: vd. AINSR, s. CSSR, b. 80, f. 1 e G. Botai, Roma nella scuola italiana, Roma 1939. Sul rapporto tra Botai e l’Istituto di Studi Romani vd. R. Visser, Da Atene a Roma, da Roma a Berlino. L’Istituto di Studi Romani, il culto fascista della romanità e la «difesa dell’umanesimo» di Giuseppe Botai (1936-1943), in Antike und Altertumswissenschat in der Zeit von Faschismus und Nazionalsozialismus, Kolloquium Universität Zürich 14.-17. Oktober 1998, hrsg. von B. Näf unter Mitarbeit von T. Kammasch, Mandelbachtal - Cambridge 2001, pp. 111-123 e J. Nelis, La ‘fede di Roma’ nella modernità totalitaria fascista: il mito della romanità e l’Istituto di Studi Romani tra Carlo Galassi Paluzzi e Giuseppe Botai, in «Studi Romani», LVIII (2010), 1-4, pp. 359-381. 11 Cfr. la letera di convocazione da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 14 dicembre 1933 in AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Giglioli. Tutavia già in data 18 febbraio 1931 Galassi Paluzzi, in relazione all’ordine del giorno votato nel II Congresso Nazionale, sollecitava Giglioli a stilare un «programma, diciamo, pratico, da sotoporre al nostro Presidente e poi alle autorità competenti per poter vedere realizzate tute le tue proposte»: vd. AINSR, s. CCM, b. 209, fasc. 2, sot. Giglioli. 12 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Commissione Diretiva. Verbali, verbale n. 1 del 20 dicembre 1933. 13 Su questo progeto vd. AINSR, s. CCM, b. 212, f. 22-27 e C. Galassi Paluzzi, Per la pubblicazione, cit., pp. 277-280. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 167 nario Augusteo»14. Gli altri commissari presenti, lo stesso Galassi Paluzzi e Giglioli, approvano. Tutavia, pochi giorni dopo, la prospetiva del Congresso Internazionale di Archeologia organizzato e patrocinato dall’Istituto di Studi Romani venne fortemente ridimensionata e sostanzialmente accantonata, come documentato dalla letera di Galassi Paluzzi a Pellati del 29 gennaio 1934 titolata, per quanto qui di interesse, Bimillenario augusteo / Congr. Intern. La ragione, come presentata da Galassi Paluzzi, consistete nella circostanza che il Congresso non si sarebbe limitato ai soli temi di interesse romano, rientranti nell’atività dell’Istituto, ma sarebbe stato di più vasta portata e quindi tale da interessare piutosto il R. Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte15. In seguito alla letera del 29 gennaio 1934 ed al successivo scambio epistolare del mese di febbraio, non ricorre più la menzione del Congresso Internazionale di Archeologia in rapporto alle celebrazioni del Bimillenario Augusteo, benché l’idea di una riunione di studiosi fosse destinata a ripresentarsi in forme diverse. Pochi mesi dopo, approvato dalla presidenza del Consiglio il programma delle celebrazioni del Bimillenario16, il Museo dell’Impero Romano e l’Istituto di Studi Romani si vedevano aidato anche «il compito di atendere al coordinamento delle varie manifestazioni per la celebrazione Augustea e alla esecuzione del relativo programma»17. 14 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Commissione Diretiva. Verbali, verbale n. 2 del 28 dicembre 1933, p. 3. Quanto alle conferenze celebrative, dalla p. 2 del verbale emerge come Galassi Paluzzi presentasse il programma per la parte a lui aidata e come questo coincidesse in sostanza con il contenuto della relazione tenuta nel III Congresso Nazionale. 15 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Pellati, letera da C. Galassi Paluzzi a F. Pellati del 29 gennaio 1934, p. 2: «[…] Roma e la latinità sono due temi così vasti che già bastano a soverchiare le forze di un Istituto e non sarebbe quindi né possibile né giusto che l’Istituto di Studi Romani patrocinasse ed organizzasse un Congresso Internazionale che non fosse soltanto limitato, come dianzi dicevo, ai problemi di interesse romano ma investisse tuti i campi dell’archeologia; […]». Tutavia Galassi Paluzzi non poteva, naturalmente, esprimere immediatamente un riiuto neto e deinitivo della proposta e quindi egli così terminava la letera indirizzata a Pellati: «Comunque è necessario che Ella voglia, con la Sua abituale cortesia, precisarmi il caratere e i limiti del Congresso Internazionale che dovrebbe aver luogo in occasione del prossimo Bimillenario Augusteo., (sic) in modo da potere con maggiore chiarezza comprendere come e quanto l’Istituto di Studi Romani potrebbe avere l’onore di partecipare alla importantissima iniziativa». Il seguente carteggio, che consta di due letere, si rinviene in una diversa collocazione archivistica: AINSR, s. CCM, b. 209, f. 4, sot. Bimillenario Augusteo. Varie. Congresso Int. di Archeologia. La prima letera, da F. Pellati a C. Galassi Paluzzi, è datata 4 febbraio 1934, costituisce la replica a quella del 29 gennaio ed è un tentativo di patrocinare l’idea del Congresso in occasione del Bimillenario e, allo stesso tempo, di sostenere la sua compatibilità con le atività dell’Istituto. Dopo aver ricordato la mancata celebrazione del VI Congresso a Stoccolma, Pellati scriveva infati tra l’altro: «Io ho pensato allora che, saltato il turno del 33-34, il VI avrebbe potuto essere rinviato al 37-38, e che allora nessuna cità era più indicata di Roma a tenerlo, Roma che celebrerà allora il bimillenario di Augusto, anche se il Congr. arch. Int. non comprende solo la Civiltà romana ma anche quelle protostoriche, orientali, greca e cristiana. Comunque, Roma è sempre il centro del mondo antico; […]». La seconda letera, da C. Galassi Paluzzi a F. Pellati, è datata 24 febbraio e con essa Galassi Paluzzi, preso ato anche di quanto versato nella letera del 4 febbraio ribadiva che per patrocinare il Congresso Internazionale sarebbe stato maggiormente adato il R. Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte. Tutavia conveniva sull’opportunità di tenere il Congresso Internazionale durante il Bimillenario Augusteo e, non escludendo la partecipazione o un patrocinio dell’Istituto, invitava Pellati a scegliere un giorno utile per una riunione cui avrebbe partecipato anche G.Q. Giglioli quale presidente della Sezione Antichità dei Congressi Nazionali di Studi Romani ed in cui raggiungere «conclusioni deinitive» circa la partecipazione dell’Istituto all’iniziativa proposta da Pellati. 16 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Giglioli, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 28 marzo 1934. 17 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Commissione Diretiva. Verbali, verbale n. 3 del 6 aprile 1934, p. 1. Il Museo dell’Impero Romano venne istituito con Deliberazione del governatore di Roma n. 6073 del 21 agosto 1926 ed ebbe sede dapprima presso l’ex Convento di Sant’Ambrogio e successivamente, giusta Deliberazione del governatore n. 300 del 26 gennaio 1929, presso l’ex pastiicio Pantanella in piazza Bocca della Verità. Sul Museo dell’Impero Romano vd. A.M. Liberati Silverio, Il Museo dell’Impero Romano, 1927-1929 ed Ead., Il Museo dell’Impero Romano, 1929, entrambi in Dalla mostra al museo, cit., pp. 65-67 e 68-73, S. Giuseppini, Roma 1926-1929. Istituzione del Museo dell’Impero Romano, in «Studi 168 Enrico Silverio Il tema della presenza degli studiosi stranieri veniva tratato nella riunione dell’8 maggio 1935, presenti Galassi Paluzzi, Paribeni e Giglioli. In particolare furono discussi i temi da fare svolgere agli studiosi stranieri nelle conferenze celebrative e la loro programmazione negli a.a. 1936-’37 e 1937-’38 dei Corsi Superiori. L’indicazione di questi temi è estremamente signiicativa del ruolo che si intendeva accordare agli stranieri in una celebrazione che veniva in primo luogo, e profondamente, intesa come nazionale. Gli stranieri, in ato direi di un vero e proprio “omaggio”, senza occuparsi delle questioni “fondanti” di cui abbiamo deto più sopra, avrebbero dovuto illustrare gli studi augustei svolti nelle rispetive Nazioni nel corso degli ultimi venti anni ed i monumenti augustei eventualmente presenti in esse. In più a loro avrebbe potuto essere aidata «(quando si sia perfetamente sicuri dei loro sentimenti) l’illustrazione dell’inluenza che l’opera di Augusto ha avuto nello svolgimento della civiltà presso questa o quella Nazione»18. Nella successiva riunione del 22 maggio 1935, presenti Galassi Paluzzi, Paribeni e Giglioli, il programma delle conferenze venne maggiormente delineandosi19 e nella riunione del 9 luglio 1935 si deinì che gli studiosi stranieri chiamati a partecipare a questa parte delle celebrazioni sarebbero stati scelti tra quelli che già in passato avevano collaborato con l’Istituto20, costituendo ciò una forma minima di garanzia anche di caratere politico. Conseguentemente, con letera del 19 luglio 1935 Galassi Paluzzi trasmeteva a Giglioli l’elenco di tali studiosi stranieri ainché gli fosse utile «per la scelta dei conferenzieri»21. Romani», LV (2007), 1-2, pp. 214-236 ed E. Silverio, Il ruolo del Museo dell’Impero Romano nelle celebrazioni del Bimillenario della nascita di Augusto (1937-’38), in corso di stampa in «Bolletino del Musei Comunali di Roma», n.s. XXVIII (2014). 18 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Commissione Diretiva. Verbali, verbale dell’8 maggio 1935, pp. 1 e 3. In precedenza il tema era stato afrontato anche nella riunione del 14 aprile 1934. Vd. AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Commissione Diretiva. Verbali, verbale del 14 aprile 1934, pp. 5-6 (il verbale è privo di numerazione, ma si trata di quello relativo alla seduta n. 4): «[…] Galassi Paluzzi inine riassume quanto da lui esposto in seno al Congresso per promuovere un ciclo di conferenze dedicate ad illustrare l’epopea di Augusto, conferenze aidate a studiosi di tuto il mondo. La Commissione concorde approva che si aidino a studiosi italiani i tre temi suggeriti da Galassi Paluzzi. Si ha quindi un primo scambio di idee in merito agli studiosi stranieri da invitare e si nominano: / Per la Francia: Carcopino - Homo - Durry / Per la Polonia: Zielinski / Stante l’ora tarda si rimanda ad un’altra seduta la compilazione dello schema per il ciclo di conferenze e l’indicazione dei nomi dei conferenzieri. La seduta è tolta alle 19,30». Sui temi indicati da Galassi Paluzzi, vd. supra nel testo e nota 10. Un riferimento, nei mesi precedenti alla riunione dell’8 maggio 1935, al ruolo che gli studiosi stranieri avrebbero dovuto avere all’interno delle conferenze celebrative è contenuto ad esempio nella letera di C. Galassi Paluzzi a R. Paribeni del 12 febbraio 1935 in AINSR, s. CCM, b. 212, f. 22, sot. B.A. Corpus. Preliminari. Paribeni = s. CSSR, b. 47, f. 4, sot. 1936-1937. Preliminari, sub. sot. 1936-1937. Paribeni: «Per quanto riguarda invece gli studiosi stranieri, mi sembrerebbe opportuno che ad essi, più che seguire quanto si è fato per il Bimillenario Oraziano (per il quale abbiamo chiesto soltanto di parlare di Orazio nelle leterature dei vari paesi) si chiedesse di parlare, qui in Roma, o delle memorie augustee esistenti nella loro patria, o della inluenza che l’opera di Augusto ha avuto nello sviluppo delle varie civiltà nazionali, oppure sugli studi d’interesse augusteo nei vari paesi». Identica letera venne indirizzata in pari data a P. Tricarico, vd. AINSR, s. CCM. b. 212, f. 22, sot. B.A. Corpus. Preliminari. Tricarico = s. CSSR, b. 47, f. 4, sot. 1936-1937. Preliminari, sub. sot. 1936-1937. Tricarico, ed a G.Q. Giglioli, per il quale vd. AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sot. 1936-1937. Preliminari, sub. sot. 1936-1937. Giglioli. 19 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Commissione Diretiva. Verbali, verbale del 22 maggio 1935, p. 4 = s. CCM, b. 212, f. 24, B.A. Corpus. Verbali delle Sedute (della Commissione Diretiva), sub. sot. Verbale della seduta del 22-51935, ivi p. 4 del verbale. 20 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Commissione Diretiva. Verbali, verbale del 9 luglio 1935, p. 6 = s. CCM, b. 212, f. 24, B.A. Corpus. Verbali delle Sedute (della Commissione Diretiva), sub. sot. Verbale della seduta del del 9 luglio 1935, ivi p. 6 del verbale. 21 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Giglioli, letera di C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 19 luglio 1935 e cfr. il contenuto del verbale del 9 luglio 1935 indicato supra ed in nota 20 per la collocazione. È da evidenziare anche la letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi datata 16 setembre 1935 che, facendo seguito a quanto sinora descrito, esprime la posizione del primo rispeto ai temi che i conferenzieri stranieri avrebbero dovuto tratare. Giglioli scriveva di ritenere che gli studiosi stranieri, salve Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 169 Il piano completo delle conferenze e dei partecipanti, italiani e stranieri, venne successivamente elaborato e quindi inserito nella pubblicazione L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo. Tutavia, come si è già segnalato, nell’edizione di questa pubblicazione recante in copertina e nel frontespizio la data del 23 setembre 1937 nulla ancora emergeva rispeto all’organizzazione o addiritura all’idea di un Convegno Augusteo22. Vedremo subito però come la Mostra Augustea della Romanità, inaugurata essa stessa il 23 setembre 1937, divenisse l’occasione per favorire un incontro internazionale destinato a trasformarsi proprio nel Convegno Augusteo. Le origini e lo scopo del Convegno Augusteo: i carteggi di Carlo Galassi Paluzzi con Arnaldo Momigliano e con Albert W. Van Buren Se dunque prendiamo in considerazione le manifestazioni illustrate in L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo notiamo, oltre a quelle intorno alle quali ci siamo già più sopra sofermati, anche altre iniziative, che gradualmente erano andate aggiungendosi al nucleo di quelle contenute nell’ordine del giorno Giglioli del 28 aprile 1930. Si tratava anzituto di una Bibliograia dell’Arica romana direta da Pietro Romanelli, dell’avvio di una collana di monograie dedicata a L’Italia romana nonché, naturalmente, dell’avvio de La Storia di Roma, progetata in 30 volumi e che sarebbe giunta sino all’età contemporanea. Venivano poi indicate una serie di manifestazioni a cura delle Sezioni dell’Istituto consistenti in conferenze celebrative aidate ai massimi studiosi dell’epoca, ma questa volta – per motivi che parrebbero essenzialmente pratici e logistici – solo italiani, ed anche due concorsi: il III concorso nazionale di prosa latina ed un concorso nazionale per un volume sul tema Le Terme nel mondo romano. Una menzione a parte merita il grande progeto, mai in efeti terminato, del “Censimento epigraico dell’Impero”, proposto da Aristide Calderini – che peraltro negli anni del eccezioni dovute alla particolare competenza in speciici campi, non avrebbero dovuto tratare se non dell’evoluzione che, nei rispetivi Paesi, avevano avuto gli studi sulla igura di Augusto. In caso contrario, cioè aidando argomenti «politici» antichi a studiosi stranieri moderni, si sarebbe rischiato di confondere la Nazione moderna con il contesto antico e così pretendere ad esempio di «far tratare da un Greco moderno la bataglia di Filippi o quella d’Azio che furono azioni di guerra civile tra Romani». Inoltre, gli stranieri «– dato il clima politico atuale – evidentemente farebbero una tratazione nazionale e perino anti-romana». Esisteva poi il rischio che essi avrebbero trasposto nell’atualità le “rivalità” antiche, come sarebbe potuto accadere, continuava Giglioli, se a Jerome Carcopino fosse stata aidata la tratazione della difesa della frontiera renana contro i Germani: vd. AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sot. 1936-1937. Preliminari, sub. sot. 1936-1937. Giglioli, in cui oltre all’originale vergato a mano esiste una copia datilografata. 22 Tre copie di questa pubblicazione sono conservate in AINSR, s. CCM, b. 212, f. 21. Ibidem, pp. 4-5 vengono indicati i corsi di leture e le conferenze di interesse augusteo per gli a.a. 1936-’37 e 1937-’38 dei Corsi Superiori di Studi Romani: si trata, per ciascuno dei due anni accademici, di un ciclo dedicato a La igura e l’opera di Augusto e di uno dedicato a Gli studi stranieri sulla igura e l’opera di Augusto e sulla fondazione dell’Impero Romano. Inoltre, ibidem, p. 15, è presente un cenno a sopralluoghi e visite «ai luoghi sacri alla igura e all’opera di Augusto». Non credo si sia qui in presenza di un riferimento, eventualmente indireto, al Convegno Augusteo. Infati alla data della stampa dell’edizione della pubblicazione qui considerata il Convegno non aveva ancora assunto la sua conigurazione deinitiva, che pure in efeti lo rese in parte qualcosa di molto simile ad una visita «ai luoghi sacri alla igura e all’opera di Augusto». Si è piutosto in presenza di un riferimento a generiche e possibili iniziative future, come parrebbe confermato da L’inizio delle celebrazioni del Bimillenario Augusteo, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», V (1937), 20-21, p. 1. Anche da questa pubblicazione, ibidem, nonché dal complesso di quanto versato nel successivo fascicolo di otobre - novembre 1937, p. 8, si evince peraltro come l’Istituto tendesse a fare rientrare nell’alveo delle celebrazioni anche altri cicli di conferenze, come quelli dedicati a Le grandi strade del mondo romano, al Limes romano, a Roma e le Province oppure a L’Impero di Roma nelle monete e nelle medaglie, quest’ultimo indicato anche come L’Impero di Roma nella sua moneta. 170 Enrico Silverio Bimillenario presiedeva la Sezione lombarda dell’Istituto – il 22 aprile 1928 nel corso del I Congresso Nazionale di Studi Romani, svoltosi a Roma tra il 22 ed il 26 aprile di quell’anno, e subito raccolto dal Museo dell’Impero Romano che, riscontrando una totale ainità di scopi scientiici, volle senz’altro parteciparvi23. Successivamente, il 26 aprile 1930, nell’ambito del II Congresso Nazionale – quindi due giorni prima della votazione dell’ordine del giorno Giglioli sulle celebrazioni augustee – Calderini poteva già relazionare sull’atività preparatoria avviata nel fratempo24, e nella seduta pomeridiana del 25 aprile 1933 della Sotosezione Archeologia del successivo III Congresso Nazionale, dare conto dell’intervenuto inserimento del progeto proprio nell’ambito delle celebrazioni del 1937-’38, chiarendo come tale decisione fosse dovuta ad un impulso dato in tal senso da Galassi Paluzzi25. Poco più di due anni dopo, il pomeriggio del 21 otobre 1935, nell’ambito della Sotosezione Archeologia del IV Congresso Nazionale, Calderini forniva un nuovo rendiconto del lavoro svolto, chiarendo come esso fosse stato assunto dalla Sezione lombarda dell’Istituto. Il giorno precedente Galassi Paluzzi aveva tratato del censimento epigraico in un rendiconto destinato a divenire la base delle diverse edizioni de L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo26. A spiccare per la sua assenza, nell’edizione di quest’ultima pubblicazione che pure – come si è deto – reca la data dell’inizio dell’«anno bimillenario», è proprio il Convegno Augusteo. Presso l’Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani le testimonianze circa le origini e le primissime fasi del progeto che avrebbe condoto al Convegno come poi venne realizzato, non sono molte e ciò lascia immaginare che esso ebbe una genesi alquanto “in sordina” rispeto alle altre manifestazioni. Allo stesso tempo altre fonti, di cui subito si dirà, paiono ricondurre l’ideazione del Convegno allo stesso C. Galassi Paluzzi, anche perché a lui sono ricollegabili le fonti più risalenti circa le primissime fasi documentate dell’evento. Si trata di due carteggi e, di essi, il primo in ordine di tempo, avviato tra la ine di luglio e l’agosto 1937, è quello che si dipana da un carteggio già in corso tra lo stesso C. Galassi Paluzzi ed Arnaldo Momigliano, relativo a diverse iniziative del Bimillenario. La parte del carteggio Galassi Paluzzi – Momigliano di nostro direto interesse è costituita sopratuto delle prime quatro letere di una serie che giunge, limitandoci al tema del Convegno Augusteo, sino al 15 otobre 1937. Momigliano rispondeva, in modo particolare, alle richieste del presidente dell’Istituto circa la segnalazione di studiosi «possibili partecipanti a un convegno augusteo». È peraltro interessante notare come le veline conservate in Archivio delle letere spedite dall’Istituto siano già titolate Bimillenario Aug. / Convegno Mondiale, salvo la prima del gruppo di quelle di nostro interesse, datata 30 luglio 1937, titolata Bimill. Augusteo 23 Vd. A. Calderini, Contributi dell’epigraia allo studio etnograico di Roma durante l’Impero, in Ati del I Congresso Nazionale di Studi Romani, I, Roma 1929, pp. 248-265. 24 Vd. A. Calderini, Il censimento epigraico del mondo romano, in Ati del II Congresso Nazionale di Studi Romani, I, Roma 1931, pp. 153-162. 25 Vd. A. Calderini, Sul censimento epigraico dell’Impero romano proposto come parte della celebrazione augustea, in Ati del III Congresso Nazionale di Studi Romani, I, a cura di C. Galassi Paluzzi, Bologna 1934, pp. 271-273. 26 Vd. A. Calderini, Sul censimento epigraico dell’Impero romano e C. Galassi Paluzzi, L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, entrambi in Ati del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, II, a cura di C. Galassi Paluzzi, Roma 1938, rispetivamente pp. 110-111 e 51-62. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 171 / adunata mondiale: torneremo più tardi sull’aggetivo “mondiale”, anche in rapporto al V Congresso Nazionale dell’aprile 1938. Con quella letera Galassi Paluzzi faceva seguito ad un precedente colloquio con Momigliano, che non parrebbe aver lasciato tracce apprezzabili ma che dal complesso delle evidenze d’archivio potrebbe datarsi tra la ine di maggio ed i mesi di giugno o al massimo di luglio 1937, e trasmeteva allo storico un elenco di possibili studiosi stranieri da invitare ainché egli avanzasse suggerimenti ed osservazioni. Nel far ciò Galassi Paluzzi forniva a Momigliano delle indicazioni che sono per noi utili al ine di ricostruire la funzione che si intendeva accordare al Convegno Augusteo nell’ambito del Bimillenario. Momigliano infati avrebbe dovuto tenere conto del fato che «noi desideriamo riunire i rappresentanti veramente più illustri della scienza mondiale che da un punto di vista storico o archeologico o artistico si siano occupati della igura dell’opera e dell’epoca di Augusto»: si tratava, dunque, di dare risalto alla componente “mondiale” della celebrazione augustea. La replica di Momigliano è datata 4 agosto 1937 ed esprime alcune perplessità dovute ai nomi segnalati, proponendone diversi o ulteriori: in efeti, come risulta dal carteggio, per errore allo storico era stato inviato un elenco in parte diverso da quello che avrebbe dovuto essergli sotoposto. La successiva letera del presidente dell’Istituto a Momigliano del 7 agosto 1937 conferma implicitamente, tra l’altro, l’esistenza di almeno un colloquio precedente alla letera del 30 luglio e vale comunque a chiarire lo scopo del Convegno ed i criteri posti a base della scelta dei possibili invitati. Replicando a sua volta alle osservazioni di Momigliano circa i nomi presenti nella lista acclusa alla precedente letera da lui inviata, dopo aver dato ato dell’errore di cui sopra s’è deto, Galassi Paluzzi scriveva infati: «[…] mi sembrava di averle deto che nell’invitare degli studiosi eminenti in occasione della celebrazione del Bimillenario Augusteo, noi intendevamo non limitare la celebrazione a quella pura e semplice della igura di Augusto, ma di dare, naturalmente, particolarissimo risalto a questa igura facendo in modo però che il signiicato della celebrazione non avesse escluso la gloriicazione dell’Impero in genere». Inoltre: «[…] pur volendo sopratuto invitare gli storici propriamente deti di Augusto e dell’Impero, non vogliamo però naturalmente escludere (sempre se ci sarà possibile far venire tanta gente) quegli studiosi che in modo eminente si sono distinti sia nel campo degli studi giuridici o leterari, o ilologici ecc., co[n] riferimento alla epopea augustea, o, più latamente, all’Impero»27. 27 Quanto alle prime fasi del progeto del Convegno Augusteo, rilevo anzituto come la consultazione del registro di protocollo della manifestazione permeta di giungere a ritroso solo al 15 luglio 1938, data prima della quale evidentemente il Convegno non dovete avere un protocollo dedicato: vd. AINSR, s. RSM, Protocolli, CCM, quaderno 6 Convegno Augusteo, da cui risulta anche che l’ultima letera munita di questo protocollo fu quella, n. 1007, da C. Galassi Paluzzi ad E. Strong del 15 maggio 1939, circa la quale vd. inra nel testo e nota 141. Circa il carteggio tra C. Galassi Paluzzi ed A. Momigliano vd. sopratuto AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sot. Momigliano in cui, tutavia, oltre alla prima letera del presidente dell’Istituto non se ne rinviene un’altra, questa volta di Momigliano, che però, essendo citata in una di Galassi Paluzzi del 9 setembre 1937, sappiamo essere stata datata 2 setembre. L’intero carteggio, che giunge – in questo sotofascicolo – sino al 15 otobre 1937, riguarda anche i Corsi Superiori di Studi Romani, la correzione delle bozze della relazione di Momigliano per gli Ati del IV Congresso Nazionale di Studi Romani e la partecipazione dello storico al V Congresso Nazionale. La velina della letera di C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano del 30 luglio 1937 è invece in AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 14, sot. A. Momigliano, all’interno del quale, peraltro, un appunto a matita rossa vergato nel retro di un biglieto di invito all’inaugurazione del IX a.a. dei Corsi Superiori di Studi Romani avverte che «La pratica continua nell’archivio del ‘Bimillenario Augusteo’». La letera di Momigliano datata 2 setembre 1937 è invece in AINSR, s. CCM. b. 129, f. 25, sot. Momigliano e con essa lo storico spiegava la diicoltà di tratare in sede di comunicazione da tenersi nel V Congresso Nazionale di Studi Romani l’amplissimo tema proposto da C. Galassi Paluzzi con una letera del 10 agosto 1937, cioè l’«inlusso dell’impero nella storia dei popoli dell’Oriente elle- 172 Enrico Silverio L’idea che emerge del Convegno Augusteo è quindi anzituto quella del coinvolgimento di studiosi stranieri provenienti da tuto il mondo, e dunque non solo dagli Istituti stranieri presenti in Roma come nel caso dei Congressi Nazionali28, ed inoltre quella di tratare non soltanto della igura di Augusto ma anche più in generale della sua creazione politica, l’impero appunto. Emerge comunque sopratuto l’idea della dimensione mondiale dell’incontro, che avrebbe così suggellato il Bimillenario accordando alla igura di Augusto ed all’impero da lui creato il tributo scientiico garantito da un evento che sarebbe stato in tal modo nico». Per le ragioni di cui sopra, le veline di alcune letere componenti il carteggio si rinvengono anche in altre collocazioni: vd., oltre a quelle già segnalate, AINSR, s. CSSR, b. 64, f. 9, sot. 1937-38 Momigliano. Non è da escludersi che dopo l’otobre 1937 l’aiuto di Momigliano per la selezione dei nomi non fosse più richiesto sia per le vicissitudini del progeto del Convegno – circa le quali vd. inra nel testo e nelle note – sia a causa della diicoltà dello storico ad “allinearsi” ai criteri informatori della manifestazione soto il proilo della selezione dei nomi, diicoltà che del resto pare rinvenirsi difusamente nel carteggio contenuto sopratuto in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sot. Momigliano. I nomi proposti da A. Momigliano in una letera a C. Galassi Paluzzi del 4 agosto 1938 a fronte dell’elenco inviato dall’Istituto – ma in realtà solo in parte coincidente con quello approntato – erano: per la Francia J. Gagé, per la Germania W. Weber, H. Berve, H. Siber e, a parte, E. Norden, circa il quale egli annotava che «è probabile tutavia che ragioni politiche ne sconsiglino l’invito». Per l’Inghilterra venivano invece segnati H. Last e W.W. Tarn ed inoltre M.P. Charlesworth e R. Syme, mentre per gli Stati Uniti erano indicati M.I. Rostovtzef – che nell’elenco inviato dall’Istituto igurava invece alla voce «Russia» – ed A.D. Nock. Ulteriori studiosi, proposti in una letera del 3 otobre 1937, erano: per l’Inghilterra H. Stuart Jones, per gli Stati Uniti F.B. Marsh, per la Germania V. Kahrstedt, per la Francia M. Besnier, per la Svezia M.P. Nilsson, per la Danimarca Fr. Poulsen e per la Svizzera F. Stähelin: vd. in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sot. Momigliano. Per quanto riguarda invece le ragioni che dovetero spingere C. Galassi Paluzzi ad interpellare proprio A. Momigliano in relazione alla selezione degli studiosi stranieri da invitare al Convegno Augusteo, esse devono con tuta probabilità ravvisarsi nell’intendere il carteggio relativo al Convegno come il seguito di un precedente scambio relativo ad un datiloscrito inviato all’Istituto e trasmesso in visione allo storico. Restituito il datiloscrito, con letera del 14 maggio 1937 A. Momigliano scriveva al presidente dell’Istituto per dirgli, tra l’altro, di non esitare ad inviare in visione altre opere che fossero pervenute. C. Galassi Paluzzi il giorno 21 maggio, nella replica, in una letera la cui velina riporta anche una titolatura che, emendata dai refusi, è Istituto-collaboratori-Momigliano, domandava quando lo storico pensasse di venire a Roma dal momento che desiderava parlargli: vd. queste letere in AINSR, s. CCM, b. 129, f. 25, sot. Momigliano, che conserva l’originale della letera del 14 maggio, e s. CCM, b. 210, f. 10, sot. Speciale, ove la letera del 14 maggio è presente in copia. Poiché dalla letera del 30 luglio 1937 di C. Galassi Paluzzi citata supra sappiamo che dovete avvenire un colloquio con A. Momigliano – anche se non sappiamo se personale o telefonico – in cui si parlò del Convegno, non è impossibile che le letere del 14 e 21 maggio 1937 ne siano la premessa. Se così fosse, allora ciò varrebbe anche quale ulteriore elemento a favore dell’ideazione del Convegno da parte di Galassi Paluzzi, essendo questo colloquio – auspicato già in data 21 maggio 1937 – probabilmente antecedente o almeno pressoché contemporaneo alle riunioni con Botai e, tra gli altri, con Giglioli di cui si dirà subito inra nel testo (su questa cronologia vd. anche inra nota 37), ed essendo inoltre l’inizio del carteggio che seguì il colloquio con Momigliano antecedente al carteggio intercorso tra agosto e setembre 1937 tra C. Galassi Paluzzi e G.Q. Giglioli relativamente alla manifestazione destinata ad evolversi come Convegno Augusteo, sul quale vd. subito inra nel testo. 28 Vd. in modo particolare lo scambio epistolare tra C. Galassi Paluzzi ed Em. Panaitescu, diretore dell’Accademia di Romania in Roma, il cui avvio è ora in AINSR, s. CCM, b. 135, f. 41 e che per il resto è conservato in AINSR, s. CCM, b. 129, f. 26, sot. Panaitescu. In esso, rispeto alla natura “nazionale” dei Congressi organizzati periodicamente dall’Istituto di Studi Romani è interessante rilevare quanto scrive Galassi Paluzzi il 21 marzo 1938 a Panaitescu in merito all’annunciata partecipazione di due studiosi romeni non più appartenenti all’Accademia di Romania in Roma: «Quanto alla proposta di comunicazione da parte del Prof. C. Daicoviciu, dobbiamo farVi notare che essendo il nostro Congresso nazionale possono parteciparvi soltanto i Membri di Istituzioni straniere che hanno sede in Roma, o quegli studiosi stranieri che fanno parte di Istituzioni o Accademie Italiane. Comunque, poiché il Prof. Daicoviciu è stato Membro dell’Accademia di Romania, e poiché noi consideriamo gli studiosi che si trovano in questa situazione come ‘vecchi romani’, accetiamo senz’altro la comunicazione e atendiamo di ricevere un breve sunto con gentile sollecitudine. Con l’occasione, Vi sarei grato se voleste dirmi se dobbiamo conservare in programma la comunicazione del Prof. Condurache, dato che ci è stato comunicato da codesta On. Accademia che egli è partito deinitivamente per la Romania». Degli studiosi romeni in questione, C. Daicoviciu fu borsista dell’Accademia di Romania in Roma per la Storia antica e l’Archeologia dal 1925 al 1927, mentre Em. Condurache, o Condurachi, fu borsista della stessa Accademia per l’Archeologia tra il 1935-1937: vd.: M. Bărbulescu - V. Turcuş - I.M. Damian, Accademia di Romania in Roma. 1922-2012, Roma 2013, p. 184. Sulla partecipazione romena al Bimillenario Augusteo del 1937-’38, vd. ora anche la relazione di M. Bărbulescu - I.M. Damian, Il ruolo degli studiosi romeni nelle celebrazioni augustee del 1937/38, tenuta nell’ambito del Convegno Internazionale del 23-24 otobre 2014 sul tema 2014 Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario ed ora in corso di stampa nei relativi Ati. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 173 tanto una celebrazione “nazionale” quanto un omaggio mondiale. Infati, anche se non se ne rinviene traccia negli scarsi accenni all’interno del carteggio con Momigliano, è altamente probabile, anzi pressoché certo, che al Convegno avrebbero dovuto prendere parte, come poi avverrà, anche studiosi italiani. Del resto, tracce in tal senso non avrebbero avuto ragione di rinvenirsi in un epistolario che è tuto e solo dedicato agli stranieri. Nei mesi seguenti all’otobre 1937, che peraltro conducono alla “svolta razziale” nella politica del regime fascista, il carteggio con Momigliano su questi aspeti del Convegno cessa ed inine la questione degli studiosi stranieri da invitare sarà afrontata sopratuto con l’aiuto di G.Q. Giglioli. Ciò che ancora interessa rilevare è però sopratuto il fato che, dal punto di vista della cronologia, almeno dal mese di luglio 1937 si stesse lavorando al futuro Convegno ed anzi sembra possibile che di esso avessero già parlato C. Galassi Paluzzi e G. Botai, nonché forse lo stesso G.Q. Giglioli, in un incontro del 21 giugno 1937 o, in seguito, a luglio, durante una seduta della neo-costituita Commissione per il Coordinamento delle manifestazioni del Bimillenario Augusteo, di cui è possibile sia stata un precedente la riunione del 21 giugno29. Proprio nei giorni in cui si andava svolgendo il carteggio tra C. Galassi Paluzzi ed A. Momigliano, il 10 agosto 1937 Albert W. Van Buren avviava con il primo, in lingua italiana, uno scambio epistolare che permete di rintracciare, nell’Archivio dell’Istituto, un’altra signiicativa traccia dell’ideazione di quello che sarebbe divenuto il Convegno Augusteo30. Mentre mancava poco più di un mese all’inaugurazione della Mostra Augustea della Romanità, lo studioso americano scriveva infati da Berlino a Galassi Paluzzi per domandare informazioni circa la partecipazione di studiosi stranieri alla cerimonia. Egli, in particolare, si rendeva sostanzialmente portavoce dei timori degli studiosi inglesi che, non avendo ricevuto alcun invito, avevano timore che «forse non sarebbero ben accolti se venissero»31. In efeti gli studiosi inglesi – grazie anche alla igura di Eugenia Strong, da tempo residente a Roma32 – avevano collaborato in modo non indiferente con il Comitato Ordinatore della Mostra durante la sua lunga preparazione, come era stato anche fato rilevare nei comunicati stam29 Circa la riunione del 21 giugno 1937 tra C. Galassi Paluzzi e G. Botai vd. inra nota 37. Circa la costituzione di una Commissione per il Coordinamento delle manifestazioni del Bimillenario Augusteo, vd. in AINSR, s. CCM, b. 209, f. 4, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, la letera di G. Botai a C. Galassi Paluzzi datata 28 giugno 1937. Una prima riunione avrebbe dovuto tenersi il giorno giovedì 1° luglio 1937 ma, a mezzo telegramma – vd. ibidem – venne rinviata al venerdì 2 luglio 1937. Una qualche incertezza che continua a circondare le primissime fasi dell’ideazione dell’incontro destinato ad evolversi come Convegno Augusteo, pare rendere arduo deinire una volta per tute a chi se ne debba l’idea. Tutavia esistono numerosi elementi – primo dei quali il carteggio con Momigliano illustrato supra e la notizia di un incontro tra C. Galassi Paluzzi e lo storico nel periodo compreso tra la ine di maggio ed i mesi di giugno o al massimo luglio ’37 – che paiono portare a ritenere si tratasse essenzialmente dello stesso C. Galassi Paluzzi, sostenuto da G.Q. Giglioli, piutosto che di Giuseppe Botai: vd. ancora inra nel testo e nelle note. 30 AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sot. Inghilterra, letera di A.W. Van Buren a C. Galassi Paluzzi del 10 agosto 1937. 31 Ibidem, p. 1: «Ho sentito durante questa ultima setimana che qualcuno dei nostri colleghi inglesi sarebbe ben lieto di assistere alle commemorazioni di questo setembre, solo che, non avendo ricevuto degli inviti, son rimasti nel dubbio che forse non sarebbero ben accolti se venissero. Son sicurissimo che tale dubbio manca assolutamente di motivazione, anzi che l’intervento dei colleghi inglesi riuscirebbe particolarmente grato in quell’occasione: ma ho pensato che qualche cenno in questo senso da parte dei dirigenti la commemorazione sarebbe cosa gradita in quelli (sic) ambienti e senza dubbio potrebbe indurre diversi dei nostri amici a fare il viaggio di Roma in quell’occasione. […]». 32 Sulla igura di Eugenia Strong, specie in relazione al Bimillenario Augusteo, vd. ora la relazione di C. Smith, Eugenie Strong and the British Reaction to the Mostra of 1937/38, presentata al Convegno Internazionale del 23-24 otobre 2014 sul tema 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario ed in corso di stampa nei relativi Ati. 174 Enrico Silverio pa che di norma seguivano le udienze di Giglioli presso Mussolini e che riproducevano le relazioni dello studioso al capo del Governo33. Senza entrare in questi detagli, che tutavia possiamo ritenere impliciti nella sua letera, Van Buren riferiva in particolare il caso di Hugh Last, peraltro pochi giorni prima ricordato a Galassi Paluzzi anche da Momigliano come possibile invitato al Convegno e che aveva già partecipato ai Corsi Superiori di Studi Romani34. Van Buren auspicava che «da parte dei dirigenti la commemorazione» pervenisse un «cenno» tale da eliminare quei timori e, riferendosi sia al complesso delle cerimonie del Bimillenario che al V Congresso Nazionale, così concludeva: «Nella iducia che mi vorrà perdonare l’ardire, e con i più sentiti auguri di ogni successo, tanto per il Bimillenario Augusteo quanto per il prossimo Congresso di Studi Romani, mi creda, Sempre devotissimo suo, A.W. Van Buren»35. Galassi Paluzzi, che come abbiamo visto stava già pensando ad una «adunata mondiale» di studiosi almeno da maggio-giugno o al massimo da luglio ’37 e che di essa aveva già discusso – come subito diremo – con Botai e con Giglioli, dovete rendersi immediatamente conto del fato che i criteri scelti per la selezione degli invitati all’inaugurazione della Mostra rischiavano di estendere all’ambito accademico la tensione internazionale in ato. Tutavia, proprio a causa delle questioni implicite in questo problema, comprese anche che non avrebbe potuto rispondere immediatamente. Era comunque chiaro come Van Buren avesse evidenziato un problema idoneo a getare un’ombra sull’intera celebrazione del Bimillenario e che in deinitiva, essendo legato alla sua dimensione atualizzante e politica, era idoneo a svilirne i contenuti scientiici ed anche a metere in pericolo quella dimensione di “omaggio mondiale” che si voleva aiancare armonicamente a quella di “cerimonia nazionale”. La letera di Van Buren era comunque pervenuta in un momento in cui il mese di agosto era già praticamente inoltrato e questo diede agio a Galassi Paluzzi di prendersi il tempo necessario a consigliarsi anche con Giglioli prima di qualsiasi risposta. Pertanto, il giorno 13 egli fece rispondere a Van Buren con una breve nota in cui si dava ato della ricezione della letera datata 10 agosto e tutavia si comunicava che il presidente 33 Vd. ad es. AINSR, b. 213, f. 35, sot. Letere di convocazione e copie verbali, sub sot. Copie dei verbali, copia verbale del 15 otobre 1934, pp. 1 e 4: «[…]. La relazione presentata al Duce che viene riassunta e commentata dal Diretore Generale é la seguente: ‘Nel semestre trascorso i lavori preparatori per la Mostra Augustea della Romanità hanno avuto regolare e rapido incremento. […]. Anche la serie di calchi provenienti dall’estero ha avuto un importante incremento. Si é in primo luogo organizzata la raccolta d’Inghilterra, e in questa opera la Mostra Augustea della Romanità é stata validamente appoggiata dall’insigne studiosa inglese, sig.ra Strong, da tanti anni ospite gradita a Roma. Tuti gli archeologi inglesi hanno risposto all’appello loro rivolto, e soto gli auspici della Society for the Promotion of Roman Studies si é costituito a Londra un comitato per predisporre e coordinare l’opera di raccolta del materiale inglese. Una notevole serie di calchi si sta eseguendo per conto della Mostra al British Museum di Londra, e grazie all’appoggio di Sir George Hill e all’interessamento di Mr. Roger Hinks, i più interessanti oggeti romani del British Museum igureranno nella Mostra Augustea. […]’. […]». Su E. Strong. vd. ancora passim nel testo e nelle note. 34 Sulla partecipazione di H. Last ai Corsi Superiori di Studi Romani, vd. C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori, cit., p. 22. Il nome di H. Last avrebbe dovuto igurare anche nell’elenco di studiosi inviato da C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano ma, con altri, non vi fu incluso per un errore del personale dell’Istituto nella preparazione e spedizione dell’elenco stesso. Vd. AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, sot. Momigliano, letera da A. Momigliano a C. Galassi Paluzzi del 4 agosto 1937 per la segnalazione di H. Last e letera da C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano del 7 agosto 1937 per la chiariicazione dell’equivoco sorto in esito alla spedizione di un elenco di studiosi in sostanza diverso da quello preparato. 35 AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sot. Inghilterra, letera di A.W. Van Buren a C. Galassi Paluzzi del 10 agosto 1937, p. 2. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 175 dell’Istituto, «date le vacanze estive», non avrebbe potuto rispondere prima della ine di quello stesso mese36. Contemporaneamente, sempre il giorno 13, Galassi Paluzzi scriveva a Giglioli e gli trasmeteva copia della letera dell’«amico prof. Van Buren» qualiicandone il contenuto come molto importante e sofermandosi in particolare su H. Last. È però a questo punto importante fare rilevare che Galassi Paluzzi sostanzialmente propose sino da quel momento di radunare gli studiosi stranieri non all’inizio ma alla chiusura del Bimillenario. Al ine di corroborare questa sua proposta egli richiamò il contenuto di un precedente “accenno” che il ministro dell’Educazione Nazionale, «l’amico Botai», aveva rivolto – presumibilmente nelle date di giugno o luglio ’37 sulle quali ci siamo già sofermati – a lui stesso ed almeno anche a Giglioli37. 36 AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sot. Inghilterra, biglieto dall’Istituto di Studi Romani ad A.W. Van Buren del 13 agosto 1937. È lo stesso Galassi Paluzzi a spiegare a Giglioli, sempre in data 13 agosto 1937, di aver fato rispondere dando ato dell’impossibilità di fornire un riscontro sino alla ine del mese di agosto 1937: vd. AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sot. Inghilterra, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 13 agosto 1937, p. 1. 37 AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sot. Inghilterra, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 13 agosto 1937, p. 1. «Caro Giglioli, […]. Ciò che dice il Van Buren è molto importante. Non so se tu credi, dopo quanto ci ha accennato l’amico Botai, di rispondere che saremo lieti di adunare gli eminenti colleghi stranieri, ma che ci riserviamo di farlo non all’inizio ma alla chiusura dell’anno Bimillenario. […]». Al Convegno Augusteo è stata dedicata atenzione sopratuto da F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd ?, cit., pp. 229-234, secondo cui, ibidem, p. 229, «Möglicherweise war der ‘Convegno’ ursprünglich eine idee des neuen Erziehungsministers Giuseppe Botai». Personalmente, per le ragioni che sto andando esponendo, credo che l’idea del Convegno sia da atribuirsi a Galassi Paluzzi e forse anche allo stesso Giglioli, pur essendo immediatamente fata propria da Botai, che dovete comprenderne tuti i risvolti e le potenzialità. È possibile che l’“accenno” di Botai abbia avuto luogo nel corso di un incontro in cui evidentemente dovete tratarsi anche di una riunione internazionale di studiosi e che sino dal quel momento, cioè presumibilmente dall’estate del 1937, prima della corrispondenza con Momigliano ed evidentemente anche prima del ricevimento della letera di A.W. Van Buren ma, probabilmente, dopo o quasi contemporaneamente all’incontro di Galassi Paluzzi con Momigliano (su questa cronologia vd. anche supra nota 27), a fronte di una necessità o opportunità evidenziatagli dai due studiosi, Botai desse allo stesso tempo anche come diretiva generale quella di tenere il futuro Convegno alla ine del Bimillenario. Quanto alla possibile datazione di tale incontro, sappiamo ad esempio che C. Galassi Paluzzi dovete incontrare G. Botai presso il Ministero dell’Educazione Nazionale il 21 giugno 1937: vd. AINSR, s. AG, b. 51, f. 27 VI-4-a Ministero Educazione Nazionale (1929-1937), letera di Erberto Guida, capo di Gabineto del Ministero dell’Educazione Nazionale, a C. Galassi Paluzzi del 16 giugno 1937 e replica di C. Galassi Paluzzi a E. Guida del 17 giugno 1937 in cui, soto la titolatura si legge «(Ringraziato per comunicazione udienza concessa)». Visto il contenuto di alcune letere datate poco dopo tale appuntamento, è possibile che l’argomento principale dell’incontro sia stato una concessione di fondi dal Ministero all’Istituto e che, dunque, Giglioli non avesse avuto motivo di essere presente. Ove così fosse non è comunque impossibile che già in quella data tra Galassi Paluzzi e Botai si parlasse di un incontro destinato ad evolversi come il Convegno Augusteo o che in quella sede fossero poste le basi per l’“accenno” che sarebbe stato fato alla presenza anche di Giglioli. Sappiamo inoltre che pochi giorni dopo venne costituita una Commissione di Coordinamento delle manifestazioni per il Bimillenario Augusteo di cui facevano parte anche Galassi Paluzzi e lo stesso Giglioli. La prima riunione di questa commissione avrebbe dovuto aver luogo il 1° luglio 1937 ma venne posticipata al seguente giorno 2: le occasioni per tratare di quello che sarebbe divenuto il Convegno Augusteo, insomma, non erano di certo mancate. Esse precedono di poco l’avvio dei contati epistolari con Momigliano da parte di Galassi Paluzzi circa i possibili studiosi stranieri da invitare e probabilmente sono addiritura successive o pressoché contemporanee ad un incontro tra i due, personale o telefonico, sullo stesso tema ed in cui l’idea del Convegno venne presentata allo storico piemontese: cfr. supra nota 27 anche per il valore di tali circostanze a favore dell’ascrivibilità dell’ideazione del Convegno a Galassi Paluzzi. Ancora circa l’ascrivibilità dell’idea del Convegno a Galassi Paluzzi e Giglioli, ed in modo particolare al primo, riveste una particolare importanza un progeto, anche economico, senza data ma collocabile nel periodo setembreotobre 1937 ed in cui la manifestazione non igura ancora «soto gli auspici del Ministero dell’Educazione Nazionale», come invece avrebbe dovuto essere se l’iniziativa fosse stata ideata dal ministro Botai: vd. ancora inra nel testo e cfr. note 58-60. È anche possibile che l’idea del Convegno fosse emersa nel corso di una riunione tra Botai, Galassi Paluzzi e Giglioli – quella in cui dovete avvenire l’“accenno” del primo – e quindi immediatamente e tenacemente difesa e perseguita da Galassi Paluzzi, che dovete rendersi conto del suo potenziale: tale idea mi è stata espressa dalla prof.ssa Maria Teresa Galassi Paluzzi Tamassia, iglia del fondatore dell’Istituto, con cui ho discusso il problema e che ringrazio per la disponibilità anche rispeto alla consultazione dell’Archivio personale di C. Galassi Paluzzi. Terminata la ricerca dello scrivente per conto della Presidenza dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, cenni al Convegno Augusteo – dovuti, credo, a J. Nelis – sono poi stati pubblicati in J. Nelis - M. Ghilardi, L’Istituto di Studi Romani et la igure d’Auguste. Sources d’archives et perspectives de re- 176 Enrico Silverio Giglioli rispose soltanto il 3 setembre 1937, ad appena venti giorni dall’inaugurazione della Mostra, concordando circa l’opportunità di rispondere che gli studiosi stranieri che avessero voluto venire a Roma di loro iniziativa durante l’apertura della Mostra Augustea della Romanità sarebbero stati «sempre graditi». Quanto alla questione degli inviti all’inaugurazione della Mostra, Giglioli chiariva che di ciò era competente il Governo ed, inine, concordava con Galassi Paluzzi anche circa la prospetazione di un incontro di studiosi da tenersi alla ine del Bimillenario38. Il contenuto della letera di Giglioli venne sostanzialmente fato proprio da Galassi Paluzzi che il 13 setembre 1937, cioè a dieci giorni dall’inaugurazione della Mostra Augustea della Romanità, rispondeva alla letera di Van Buren del 10 agosto. La missiva del presidente dell’Istituto, omessa naturalmente la parte relativa ai saluti personali, era in efeti in una trascrizione di quella di Giglioli39. Del resto, incrociando i diversi dati d’archivio analizzati, sappiamo che quest’ultima venne in efeti ricevuta – o forse solo visionata – da Galassi Paluzzi proprio il giorno 13 setembre. Il dato risulta dal poscrito di una letera di pari data indirizzata dal presidente dell’Istituto a Giglioli e relativa ad altri aspeti dell’organizzazione delle manifestazioni per il Bimillenario, quali le riduzioni ferroviarie e la propaganda per la Mostra Augustea della Romanità nonché i progressi nelle pratiche relative alle emissioni di cherche 1937/1938-2014, in «Studi Romani» LX (2012), 1-4, pp. 333-339 (336-338). Per le ragioni esposte inra nel testo e nelle note, non mi pare di poter concordare con talune datazioni proposte in tale intervento e relative all’ideazione ed alle prime fasi del progeto del Convegno Augusteo: vd. ibidem, p. 336, nota 17 e p. 337, nota 23. Mentre la ricerca sul Convegno Augusteo eseguita dallo scrivente nel 2012 sui materiali di Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani era ormai in corso di stampa in «Studi Romani» LXII (2014), J. Nelis avrebbe dovuto presentare al Convegno Internazionale di studi 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario del 23-24 otobre 2014 una relazione dal titolo Il Convegno Augusteo del 1938: genesi e trasformazioni, poi non tenuta a causa dell’involontaria assenza del relatore e sostituita dalla letura di un breve e generico abstract. Non mi è dunque possibile sofermarmi sulle idee che nella deta relazione sarebbero state espresse se essa fosse stata tenuta. 38 AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sot. Inghilterra, letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 3 setembre 1937: «Caro Galassi, al Prof. Van Buren circa quanto scrive nella sua da Berlino del 10 agosto, sono d’accordo con te che sia opportuno rispondere che i colleghi di qualunque nazione vorranno venire a Roma dopo l’apertura della Mostra di loro iniziativa, saranno sempre graditi. Inviti per la cerimonia inaugurale sono stati diramati unicamente dal Governo Italiano ai Governi stranieri e naturalmente la Direzione della Mostra è completamente estranea alle designazioni dei rappresentanti delle varie Nazioni. Conidiamo tutavia di avere noi stessi il piacere di adunare i nostri eminenti colleghi e probabilmente alla chiusura dell’anno Augusteo nel setembre 1938. Cordialissimi saluti. G.Q. Giglioli». Circa gli inviti per l’inaugurazione della Mostra Augustea della Romanità, vd. ACS, PCM, anni 1937-’39, f. 14/1, n. 918, sot. 3 Inaugurazione 23/9/1937 XV, b. 2493. Tanto la cerimonia di inaugurazione che quella di chiusura della Mostra Augustea della Romanità furono, naturalmente, occasioni uiciali estremamente signiicative per l’afermazione e la celebrazione della continuità tra Roma antica e l’Italia moderna. La cerimonia di apertura venne riportata nel “giornale sonoro” LUCE n. B1175 con un servizio della durata di ben 4,35 minuti: vd. htp://www.archivioluce.com/archivio/jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia=&id= &physDoc=14709&db=cinematograicoCINEGIORNALI&indIt=false&section=/. Ampio risalto venne dato anche alla cerimonia di chiusura, circa la quale vd. il “giornale sonoro” LUCE n. B1404 in htp://www.archivioluce.com/archivio/ jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia=&id=&physDoc=16719&db=cinematograicoCINEGIORNALI&indIt=false&se ction=/. Le parole di questo servizio ricordavano la progetata stabilizzazione della Mostra all’interno dell’ediicio in via di costruzione nella zona delle Tre Fontane nell’ambito dell’E 42. In quella sede la Mostra Augustea della Romanità avrebbe dovuto infati assumere forma duratura come Mostra della Romanità. Quest’ultima, in efeti, a causa degli eventi bellici non vide mai la luce mentre, dopo una prima inaugurazione nel 1952, nell’ediicio per essa progetato venne deinitivamente inaugurato nel 1955 il Museo della Civiltà Romana. Circa i collegamenti tra l’E 42, Ostia ed il Convegno Augusteo vd. inra note 135 e 141. 39 AINSR, s. CCM, b. 212, f. 20, sot. Inghilterra, letera da C. Galassi Paluzzi ad A.W. Van Buren del 13 setembre 1937. È da rilevare come questo carteggio fosse ancora titolato come Mostra Augustea della Romanità. Partecipazione studiosi stranieri e non ancora Convegno Augusteo o Convegno Mondiale: cfr. inra e vd. anche supra circa la titolatura della letera del 30 luglio 1937 da C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 177 serie di francobolli commemorativi del Bimillenario, comprese quelle per l’Africa Italiana e le Isole Italiane dell’Egeo40. Lo scarso margine di tempo tra la risposta di Galassi Paluzzi e la data di inaugurazione della Mostra non signiica dunque di per sé nulla ed anzi la circostanza che il presidente dell’Istituto si fosse afretato a rispondere a Van Buren non appena ricevuto un riscontro da Giglioli, testimonia ancora una volta l’importanza delle questioni sollevate dallo studioso americano e la piena comprensione della loro portata da parte del vertice dell’Istituto stesso. La prima fase del carteggio con Giuseppe Botai e la proposta di trasformare il V Congresso Nazionale di Studi Romani in Convegno Augusteo Di ciò è anche prova il fato che nello stesso periodo in cui si svolgeva la seconda parte del carteggio con A.W. Van Buren appena descrito, l’Istituto di Studi Romani intrateneva una ita corrispondenza con Giuseppe Botai, all’epoca ministro dell’Educazione Nazionale, e, come già ricordato, con lo stesso Giglioli e con A. Momigliano: tale corrispondenza ruotava proprio atorno all’organizzazione di un Convegno Mondiale Augusteo da celebrarsi a chiusura del Bimillenario. Avendo già descrito la corrispondenza con Momigliano e con Giglioli, interessa qui soffermarsi su quella intercorsa tra Galassi Paluzzi e Botai, che può dividersi in due “fasi” delle quali – per ragioni che risulteranno chiare dalla seguente esposizione – la prima muove da setembre a novembre ’37. Il primo documento d’archivio da esaminarsi in tal senso è dunque una letera da Galassi Paluzzi a Botai datata 7 setembre 193741. Si impongono, in proposito, due considerazioni di caratere preliminare. In primo luogo è da rilevare che, in relazione agli argomenti tratati, la missiva venne titolata non solo come Corsi ’38 R.O.C.E.R. Botai, ma anche come BIMILLENARIO AUGUSTEO Convegno Mondiale e che nella velina conservata il contenuto della comunicazione venne così sunteggiato: «(espone [Galassi Paluzzi, n.d.a.] progeto in occasione bimillenario augusteo e prega issare colloquio)»42. In secondo luogo è poi da evidenziare che sino dalle prime righe della letera emerge come il ministro dell’Educazione Nazionale, presumibilmente a fronte di una necessità espressa da Galassi Paluzzi e da Giglioli nel corso dell’incontro ove ebbe luogo l’“accenno” di cui 40 AINSR, s. CCM, b. 215, f. 44, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 13 setembre 1937: «Ricevo ora la tua letera del 3 corr. a proposito della richiesta del Prof. Van Buren e ti ringrazio di quanto mi hai comunicato». Circa l’emissione dei francobolli commemorativi nel Regno, nell’Africa Italiana, cioè Libia ed Africa Orientale Italiana, e nelle Isole Italiane dell’Egeo, nonché circa la convenzione con la Direzione Generale delle Poste e Telegrai quanto al sovrapprezzo di taluni valori, da destinarsi per il 70 % a favore della Mostra Augustea della Romanità e per il 30 % a favore dell’Istituto, ed inine per gli introiti economici da ciò derivanti oltre che per le relative tasse ed imposte, vd. AINSR, s. CCM, b. 215, f. 44-48. Sui francobolli emessi in occasione del Bimillenario Augusteo del 1937-1938 ed in generale sulla valenza dei francobolli come veicolo dell’idea fascista della romanità, vd. il contributo di A.M. Liberati nel presente volume, con bibliograia precedente. La genesi, la storia ed il signiicato delle emissioni ilateliche realizzate in occasione del Bimillenario del 1937-’38 per il Regno d’Italia, le Isole Italiane dell’Egeo e l’Africa Italiana sono oggeto, atraverso l’analisi delle fonti contenute nell’Archivio dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, di un contributo di A.M. Liberati e dello scrivente in corso di stampa in «Studi Romani». 41 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 7 setembre 1937. F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd ?, cit., p. 229, nota 39, tratando del Convegno Augusteo, nel citare questa letera speciica come essa sia «unter Bezugnahme auf ein Schreiben Botais vom 25.08»; comunicazione, quest’ultima, relativa ai Corsi Superiori di Studi Romani. 42 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 7 setembre 1937, p. 1. 178 Enrico Silverio si è deto, avesse dato incarico all’Istituto di procedere alla formulazione di un progeto relativo al Convegno43. Infati Galassi Paluzzi, nell’economia del testo della letera, sostanzialmente a titolo di premessa rispeto alle proposte da avanzare, ricordava quanto lo stesso Botai aveva espresso in merito all’argomento del Convegno. Questo, infati, avrebbe dovuto essere «un altamente signiicativo omaggio della scienza internazionale alla igura e all’opera di Augusto, nonché al contributo recato dall’Impero di Roma allo sviluppo della Civiltà»: si tratava di una inalità sostanzialmente identica a quella espressa da Galassi Paluzzi a Momigliano nel carteggio sopra descrito, sicché non è improbabile che Botai avesse fato propria l’idea del presidente dell’Istituto e che ciò fosse avvenuto nel corso di quelle riunioni tra giugno e luglio ’37 sulle quali ci siamo già sofermati44. Prima di procedere oltre e dare conto delle proposte formulate da Galassi Paluzzi, è necessario notare un elemento che emerge dalle stesse parole del presidente dell’Istituto: il Convegno Mondiale, in questa fase, avrebbe dovuto essere un convegno di studi e non una semplice riunione di studiosi. La circostanza non è priva di peso per la storia dell’organizzazione del Convegno Augusteo ed essa merita di essere fata sino da ora rilevare per essere poi ripresa più avanti. Galassi Paluzzi procedete quindi ad indicare a Botai quanto si era sino ad allora fato o organizzato dall’Istituto per realizzare le celebrazioni del Bimillenario atraverso «i contributi recati dalla viva voce di studiosi»45, indicando sostanzialmente le conferenze celebrative tenute nei Corsi Superiori durante gli a.a. 1936-’37 e 1937-’38, nonché il V Congresso Nazionale di Studi Romani da tenersi ad aprile 193846. Galassi Paluzzi peraltro ricordava che le iniziative dell’Istituto avrebbero coinvolto «numerosissimi ed eminenti studiosi stranieri»47. Si inserisce, a questo punto, la proposta di Galassi Paluzzi di trasformare il V Congresso Nazionale in quello che sarebbe divenuto il Convegno Augusteo. Per meglio cercare di capire le ragioni di questa proposta, è preferibile continuare a seguire il ilo del ragionamento contenuto nella letera del 7 setembre 1937 per poi tornare al mese di giugno 1936. Se si segue il testo della letera del 7 setembre 1937, infati, quello che emerge è che Galassi Paluzzi, evidentemente per evitare che il Convegno Mondiale si risolvesse in un duplicato di iniziative già svolte o già programmate, proponeva di far diventare, con alcuni adeguamenti, il tema del Convegno quello del V Congresso Nazionale. Questa soluzione – continuava il presidente con il probabile intento di “toccare una corda sensibile” – avrebbe peraltro “bilanciato”, in una situazione internazionale non proprio favorevole all’Italia, la 43 Ibidem: «Poiché molto cortesemente hai voluto dare all’Istituto di Studi Romani l’onoriico incarico di formulare un progeto in merito ad un ‘convegno mondiale’ di studiosi che dovrebbero adunarsi in occasione della chiusura della celebrazione del Bimillenario Augusteo, sotopongo al tuo giudizio alcuni dati di fato ed alcune proposte in merito». Cfr. supra nota 37. 44 Ibidem: «Premesso che, come tu stesso hai indicato, l’argomento del predeto convegno dovrebbe essere un altamente signiicativo omaggio della scienza internazionale alla igura e all’opera di Augusto, nonché al contributo recato dall’Impero di Roma allo sviluppo della Civiltà, dovremo innanzituto annotare tra i dati di fato quello che, appunto, già si è fato, o si è in procinto di fare in Italia e all’estero al proposito». Cfr. supra nota 37. Non è escluso che questi carateri del Convegno fossero stati espressi da Galassi Paluzzi e Giglioli nel corso dell’incontro in cui ebbe luogo l’“accenno” di Botai e subito fati propri da questi, in modo non dissimile da quanto era accaduto tra Giglioli e Mussolini per la Mostra Augustea della Romanità. 45 Ibidem. 46 Ibidem, p. 2. 47 Ibidem, p. 3. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 179 presenza di studiosi italiani e di studiosi stranieri, alle cui «discutibili afermazioni» si sarebbe potuto eicacemente controbatere48. Galassi Paluzzi, prima di chiedere a Botai un appuntamento per discutere dei temi esposti nella letera, si sofermava su alcuni particolari relativi al numero dei relatori, alle spese di viaggio e soggiorno ed alla pubblicazione degli Ati49. Di nostro interesse sono sopratuto il progetato ricevimento in Campidoglio alla presenza del capo del Governo e la prevista visita alla Mostra Augustea della Romanità: eventi entrambi che verranno riproposti anche quando sarà accantonata questa prima idea di un Convegno Mondiale, nel cui ambito agli studiosi italiani sarebbe comunque spetato, come già per altre iniziative del Bimillenario, di fare risaltare gli aspeti di continuità dell’Italia moderna con Roma antica50. Sin qui la letera del 7 setembre 1937: è però opinione di chi scrive che, per comprendere appieno le ragioni della proposta di Galassi Paluzzi rispeto al V Congresso Nazionale sia utile tornare alle prime fasi dell’ideazione di questo, cioè al mese di giugno 1936. Quanto al tema fondamentale del V Congresso Nazionale, esso nel programma scientiico allegato alla domanda prescrita dalla normativa dell’epoca e datata appunto 15 giugno 1936, trasmessa al Governo tramite Prefetura in pari data, veniva indicato come relativo «allo studio dell’inluenza che la creazione dell’Impero romano ha avuto nello sviluppo della civiltà mondiale, con particolare riguardo alla geniale opera creatrice di Cesare e alla monumentale opera sistematrice di Augusto»51. Così formulato, tutavia, il tema fondamentale del Congresso non dovete del tuto convincere Galassi Paluzzi dal momento che, nel corso della riunione della Giunta Diretiva del V Congresso Nazionale di Studi Romani del 22 gennaio 1937, egli richiamava «l’atenzione della Giunta su la necessità di precisare tempestivamente quale dovrà essere il tema fondamentale del Congresso». Rammentate quindi le iniziative che nel 1938 si sarebbero svolte nel quadro del Bimillenario Augusteo, il presidente dell’Istituto così concludeva: «sembra a lui opportuno riferire il tema fondamentale alla ricorrenza bimillenaria, provocando un chiarimento sul signiicato del concetto di Impero, (sic) Quindi, a suo giudizio, la opportunità di contribure (sic) a quest’opera di 48 Ibidem, p. 3: «Rammentati i dati di fato, mi permeto di sotoporre al tuo giudizio una proposta: e cioè l’opportunità di fare diventare tema di quello che potrebbe chiamarsi ‘Convegno mondiale Augusteo’ il tema stesso del prossimo V Congresso Nazionale di Studi Romani, sia pure con qualche opportuna variante quale ad esempio “L’impero di Roma e lo sviluppo della civiltà (sic). Si potrebbero scegliere taluni problemi fondamentali sui quali gli studiosi di tuto il mondo verrebbero invitati a riferire, avendo, intanto, già la certezza che su ciascun problema si avrebbero delle eccellenti relazioni italiane, e un nutrito numero di studiosi pronti a rispondere eventualmente a discutibili afermazioni straniere». Il progetto, come si dirà, non venne accetato. 49 Ibidem, pp. 4-5. 50 Ibidem, p. 4. «In sede di relazioni, gli studiosi italiani, dovrebbero metere in evidenza la continuità della Storia di Roma nel campo del dirito, della lingua, dell’arte, delle istituzioni sociali ecc. Facendo risaltare ciò che è rimasto non soltanto vivo e vitale ma addiritura insopprimibile dell’opera creata da Roma si conferirebbe al Convegno un valore ed un interesse atuale. Così nell’organizzare i vari sopralluoghi si dovrebbe cogliere l’occasione per fare ammirare ai rappresentanti della Scienza mondiale venuti per il convegno, le più importanti creazioni e le maggiori afermazioni del Regime nelle varie parti d’Italia». Si trata di criteri in larga parte espressi già per altre manifestazioni del Bimillenario in cui erano stati coinvolti studiosi stranieri o comunque ispirati dai medesimi principi, come nel caso delle conferenze celebrative del Bimillenario: vd. supra note 10 e 18. 51 Vd. AINSR, s. CCM, b. 123, f. 3 Preliminari, sot. R. Prefetura e sot. Programma scientiico e f. 7 Programma scientiico, piano inanziario e Giunta Diretiva. 180 Enrico Silverio chiariicazione atraverso una serie di relazione (sic) da svolgersi nella varie Sezioni e delle quali dà un primo cenno». La proposta, a parere di chi scrive, aveva una sua profonda serietà dal momento che atirava l’atenzione sulla necessità di una chiariicazione concetuale che avrebbe dovuto essere anche logicamente propedeutica alla disamina «dell’inluenza che la creazione dell’Impero romano ha avuto nello sviluppo della civiltà mondiale»: è evidente che prima di discutere un’inluenza di questo genere occorrerebbe avere ben chiara la nozione di impero ed è altresì chiaro che, esistendo di norma nei Congressi Nazionali anche una Sezione dedicata all’era moderna, ciò avrebbe di rilesso incoraggiato una rilessione più sistematica anche sulla natura dell’impero proclamato il 9 maggio 1936. La stimolante proposta di Galassi Paluzzi, tutavia, non piacque né a Pietro de Francisci né a G.Q. Giglioli ed anzi il primo trovò «che i termini nei quali il tema è stato posto sono troppo generici; teme che non si raggiungano precisi obietivi disputando intorno al ‘conceto’ di Impero». Inine, su proposta di de Francisci, venne approvato che il tema fondamentale fosse “La funzione dell’Impero romano nella storia della civiltà”52. Considerati questi precedenti, mi pare si possano fare alcune considerazioni – che peraltro corroborano l’ipotesi dell’imputabilità dell’idea del Convegno Augusteo a Galassi Paluzzi – tanto circa la proposta avanzata a Botai con la letera del 7 setembre 1937, che rispeto al carteggio ed al precedente incontro con Momigliano circa il Convegno Augusteo. In primo luogo, infati, preso ato di quanto accaduto in occasione della scelta del tema fondamentale del V Congresso Nazionale, non escluderei che con la proposta formulata a Botai il 7 setembre 1937 Galassi Paluzzi mirasse forse anche a recuperare, almeno in parte, l’approccio che aveva caldeggiato pochi mesi prima nella riunione del 22 gennaio 1937: in tal senso potrebbe essere signiicativo l’accento posto sull’“impero” piutosto che sulla “funzione dell’impero” dal momento che una prospetiva di tal genere avrebbe riaperto la possibilità di riorientare i lavori dell’incontro verso una rilessione sul “conceto” o sulla “nozione” di impero, logicamente propedeutica a quella sulla “funzione dell’impero” che aveva inine prevalso nella scelta del tema per il V Congresso Nazionale. In secondo luogo, inoltre, a voler seguire la ricostruzione di cui sopra – che emerge dall’analisi sistematica delle fonti d’archivio – ne deriverebbe che una prima idea di Convegno Augusteo avrebbe potuto emergere in Galassi Paluzzi già dopo la riunione del 22 gennaio 1937, cioè quando risultò che il V Congresso Nazionale era ormai dedicato ad un tema diverso rispeto a quello da egli caldeggiato. Proprio in un periodo immediatamente successivo, precisamente dal 7 aprile 1937, il presidente dell’Istituto aveva in corso una corrispondenza con Arnaldo Momigliano relativamente ad un datiloscrito inviato in visione presso l’Istituto di Studi Romani da parte di un insegnante, Filippo Speciale, ed allegato ad una letera del 6 dicembre 193653. Si trata della corrispondenza in seguito relativa anche ai 52 Vd. AINSR, s. CCM, b. 123, f. 9 Giunta Diretiva. Verbali delle Sedute, sot. Verbale del 22-1-1937 ed ivi pp. 2-3 del verbale nonché le diverse redazioni e minute degli annessi «APPUNTI PER LA I^ SEDUTA DELLA GIUNTA DIRETTIVA». 53 AINSR, s. CCM, b. 210, f. 10, sot. Speciale. Dalle vicende di tale datiloscrito ha preso spunto l’analisi dei rapporti tra A. Momigliano e l’Istituto di Studi Romani svolta nella relazione di M. Ghilardi, Arnaldo Momigliano, una mancata celebrazione di MussoliniAugusto e l’Istituto di Studi Romani, tenuta il 24 otobre 2014 nell’ambito del Convegno Internazionale di studi 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario ed ora in corso di stampa nei relativi Ati. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 181 nomi dei possibili invitati stranieri al Convegno Augusteo e, preso ato di quanto accaduto alla riunione del 22 gennaio 1937, non stupisce che Galassi Paluzzi – il quale aveva trovato una chiusura totale alla sua idea a Roma da parte di de Francisci e Giglioli – si fosse rivolto, benché per una sola indicazione di nomi, proprio ad Arnaldo Momigliano, studioso già a lui favorevolmente noto, coinvolto anche nella Sezione piemontese dell’Istituto e con il quale era oltretuto in corso la deta corrispondenza. Ciò chiarito, non bisogna neppure trascurare un altro elemento che si rinviene nella letera a Botai del 7 setembre 1937, cioè il rischio di duplicazione delle iniziative, che non penso possa essere ridoto a mero artiicio usato nei confronti del ministro per caldeggiare l’idea di un Convegno mondiale che assorbisse il Congresso Nazionale: la duplicazione o, meglio, una sorta di duplicazione, rischiava di essere un pericolo concreto. Infati, Galassi Paluzzi doveva aver compreso che, ove pure egli fosse riuscito a portare avanti l’idea di un «Convegno mondiale Augusteo», esso nei fati si sarebbe sgradevolmente “sovrapposto” al V Congresso Nazionale, dando appunto un’idea di duplicazione. In realtà solo di “un’idea di duplicazione” si sarebbe tratato e non di vera e propria duplicazione, e ciò per una circostanza di caratere fondamentale, incidente non solo o non tanto nella diversità dei temi da tratare. La vera diferenza, infati, avrebbe risieduto nel fato che il Convegno sarebbe stato – come descrito nella letera a Botai – un «Convegno mondiale Augusteo», avrebbe avuto cioè le dimensioni di quell’«adunata mondiale» del primo scambio epistolare con Momigliano. Il Convegno, in altri termini, avrebbe permesso di unire in un unico evento di grande rilievo e spessore scientiico tanto la dimensione della “celebrazione nazionale” quanto quella dell’ “omaggio mondiale”: proprio qui risiedeva una diferenza sostanziale con il V Congresso Nazionale. Quest’ultimo infati, come i suoi precedenti, era appunto “nazionale” non perché gli stranieri non vi fossero ammessi ma perché ad esso potevano prendere parte – oltre naturalmente agli italiani – solo gli stranieri che facessero parte di un Istituto di cultura italiano in Italia o che appartenessero ad Istituti di cultura stranieri che avessero sede a Roma54, salvo rare e “diplomatiche” eccezioni giustiicabili con il fato che lo studioso proposto per la partecipazione aveva fato parte in passato di un Istituto straniero in Italia55. Un Congresso Nazionale, insomma, pur essendo aperto agli stranieri, non sarebbe stato in grado – in ragione della sua natura “nazionale” nel senso di cui sopra – di porsi come evento davvero “universale” in grado di coniugare la “celebrazione nazionale” con l’ “omaggio mondiale”. Di qui dovete provenire a Galassi Paluzzi l’idea di trasformare sostanzialmente il V Congresso Nazionale di Studi Romani – che evidentemente, tenuto conto anche del risultato della riunione del 22 gennaio 1937, egli non sentiva più ormai così congeniale ad una celebrazione bimillenaria – nel «Convegno mondiale Augusteo»: sulla dimensione realmente mondiale pensata da Galassi Paluzzi per questa «adunata» torneremo tra poco. Intanto dovremo però prima ricordare come il giorno 9 setembre 1937, il presidente dell’Istituto inviasse a Giglioli una copia della letera indirizzata a Botai, che descriveva 54 55 Cfr. supra nota 28. Vd. ancora supra nota 28. 182 Enrico Silverio come relativa al «convegno mondiale di studiosi che dovrebbero adunarsi in occasione della chiusura del Bimillenario Augusteo»56, mentre il successivo 25 otobre domandava a Botai un appuntamento per esporre una relazione pertinente il «Convegno Mondiale Augusteo» alla luce di un recente colloquio avuto con il ministro stesso e che probabilmente dovete essere quello richiesto con la letera del 7 setembre57. Si colloca in questa fase il duplicato di un promemoria «per S.E. Botai» relativo al «CONVEGNO MONDIALE AUGUSTEO», con annesso preventivo di spese, privo di data ma che evidenze interne consentono di collocare, quantomeno soto il proilo della redazione, tra setembre ed otobre 193758. Il Convegno, che nel progeto non igura ancora, come sarà in seguito, «soto gli auspici del Ministero dell’Educazione Nazionale» e neppure – quanto a questo – soto quelli della Presidenza del Consiglio, avrebbe dovuto svolgersi alla ine dell’anno augusteo, avrebbe potuto essere aidato alle cure dell’Istituto, vista la sua organizzazione del V Congresso Nazionale il cui tema fondamentale era molto simile, avrebbe dovuto «adunare insigni personalità scientiiche di ogni parte del mondo» e quindi «assumere l’alto signiicato di un omaggio della Scienza internazionale alla igura e all’opera di Augusto, nonché di un riconoscimento del contributo recato dall’Impero di Roma allo sviluppo della civiltà»59. Venivano prospetate due manifestazioni solenni in occasione del Convegno, «una in Campidoglio alla presenza di S.E. il Capo del Governo e un’altra alla ‘Mostra Augustea della Romanità’». Si consigliava poi una serie di sopralluoghi «alle 56 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 9 setembre 1937 = s. CSSR, b. 64, f. 14, sot. Giglioli, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 9 setembre 1937. 57 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 25 otobre 1937. Sappiamo peraltro come Galassi Paluzzi già almeno dal 15 otobre 1937 chiedesse di essere ricevuto da Botai e come l’incontro richiesto, tutavia, non potesse avere luogo immediatamente: vd. AINSR, s. AG, b. 51, f. 27 VI-4-a Ministero Educazione Nazionale (1929-1937), appunto interno del 15 otobre 1937 e letera del 18 otobre 1937 da C. Galassi Paluzzi alla Segreteria particolare del ministro dell’Educazione Nazionale. Di conseguenza, con la letera del 25 otobre Galassi Paluzzi chiese nuovamente di essere ricevuto. Nella velina d’archivio il contenuto della comunicazione è così sunteggiato: «(chiede udienza per presentare relazione)». Nel fratempo era infati in preparazione il promemoria relativo ad un Convegno Mondiale Augusteo sul quale vd. inra nel testo e nota 58. 58 AINSR, s. CCM, b. 227, f. 84. Il documento conserva anche il preventivo di spese del Convegno ed alla p. 3, alla voce «2) Viaggi Congressisti extra Europei», vi è un chiaro riferimento «alle tarife vigenti al mese di setembre 1937-XV». Al ine della datazione del duplicato del promemoria, del promemoria stesso, e dell’annesso preventivo non atribuirei grande peso al fato che la carta intestata in cui il primo è versato non rechi tra i titoli di Vitorio Emanuele III anche quello di imperatore d’Etiopia, ben potendosi tratare del caso di un reimpiego di vecchia carta intestata per un uso interno all’Istituto. Da un appunto non troppo leggibile e vergato a matita, sembrerebbe di capire che il promemoria fosse poi presentato a Botai il 3 novembre 1937: si trata allora evidentemente della relazione che Galassi Paluzzi intendeva presentare al ministro nel corso di un appuntamento richiesto sino almeno – cfr. nota precedente – dal 15 otobre 1937, data entro cui il promemoria e l’annesso preventivo di spese dovetero quindi essere sostanzialmente ultimati. Del promemoria esistono anche delle minute ed esiste anche una ulteriore copia del preventivo di spese e quatro minute di questo, tra loro successive, su cui vd. inra nota 60. Da un appunto interno spillato alla ine della seconda in ordine di tempo di queste minute, risulta come il documento fosse ancora in preparazione al 23 setembre 1937. Sempre nel f. 84 della b. 227 la nota interna n. 63, datata 28 setembre 1937, intitolata «Convegno mondiale augusteo. Preventivo inanziario» si riferisce inoltre pressoché sicuramente alla redazione del documento di cui sopra. 59 AINSR, s. CCM, b. 227, f. 84, promemoria relativo al “Convegno Mondiale Augusteo”, p. 1. Inoltre, ancora ibidem, pp. 1-2: «Si dovrebbero scegliere taluni problemi fondamentali riferentisi ai complessi aspeti dell’inluenza esercitata da Roma sullo sviluppo della civiltà, invitando studiosi di tuto il mondo a riferire a (sic) a discutere sulla base di altretante apposite relazioni. Per ciascun tema bisognerebbe avere la certezza di poter contare su delle eccellenti relazioni di studiosi italiani, e su un nutrito numero di studiosi nostri pronti ad intervenire eventualmente alle discussioni, in modo da non lasciare libero campo all’intervento e alla discussione promossa dagli studiosi stranieri». Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 183 più importanti vestigia augustee tornate in luce nelle varie parti d’Italia», evidenziando l’opportunità di una serie di Convegni locali «in modo da otenere che gli studiosi stranieri invitati potessero nel più largo modo venire a contato con gli studiosi di ogni parte d’Italia». Il Convegno Mondiale Augusteo avrebbe dovuto avere inoltre un caratere di atualità, dovendo metere in evidenza, specie ad opera degli studiosi italiani, la continuità tra Roma antica e l’Italia moderna e dovendo illustrare agli stranieri «le più importanti creazioni e le più importanti afermazioni del Regime nelle varie parti d’Italia»60. In tal modo è evidente che l’“omaggio mondiale” al primo imperatore sarebbe divenuto per forza di cose un omaggio ai suoi moderni eredi ed al “nuovo impero di Roma”, o quantomeno sarebbe stato leto e presentato come tale. La dimensione mondiale dell’incontro di studi sarebbe stata garantita dal numero degli stranieri e dalla loro provenienza, dal momento che essi avrebbero dovuto essere 40, di cui 27 europei e 13 extra-europei, provenienti ad esempio anche da Cina, Giappone, India, Brasile e Sud Africa. Certo l’idea del «Convegno Mondiale Augusteo» aveva avuto una genesi alquanto travagliata ed in questa fase esso dovete forse paradossalmente scontare la presenza già approvata del V Congresso Nazionale, rispeto al quale venne probabilmente inteso come sorta di “doppio”. Infati con letera datata 20 novembre Botai comunicava a Galassi Paluzzi che «S.E. il Capo del Governo, esaminato il progeto del Convegno Mondiale Augusteo, non ha ritenuto di dare seguito alla cosa, in considerazione delle molte iniziative che sono state già prese per la celebrazione del bimillenario»61. 60 Ibidem, pp. 2-3 e cfr. p. 4. Seguiva un articolato preventivo di spese per viaggi, soggiorni, organizzazione, stampa degli Ati per un totale di L. 348.846. Proventi per L. 40.000 avrebbero dovuto venire dalle quote di iscrizione, issate a L. 1.000 a persona, e per L. 15.000 dalla vendita degli Ati, stimata in numero di 150 copie, a L. 100 la copia. Il medesimo f. 84 della b. 227 della s. CCM conserva anche quatro minute, tra loro successive – come si evince proprio dalle successive correzioni – ma non datate, relative ad un «CONVEGNO MONDIALE. Spese previste per l’organizzazione», poi «CONVEGNO MON­ DIALE AUGUSTEO. Preventivo di spese» in cui il totale di queste ultime era stimato, in quelle che si direbbero essere state la prima e la seconda minuta in ordine di tempo, in L. 264.000. Il riferimento, sempre in queste due minute, ai costi sostenuti per il IV Congresso Nazionale di Studi Romani, il confronto tra le successive correzioni ed il confronto con altri documenti presenti nel fascicolo, per i quali vd. inra nota 68, dimostrano che si trata delle minute del preventivo annesso al progeto del setembre-otobre 1937. Tale particolare atenzione, unitamente agli altri elementi già segnalati, potrebbe costituire un ulteriore indizio idoneo a raforzare l’ascrivibilità dell’idea del Convegno a C. Galassi Paluzzi piutosto che a G. Botai. In quella che è possibile individuare come la seconda in ordine di tempo delle quatro minute, una correzione a penna inserisce il riferimento alle tarife vigenti al mese di setembre 1937, cfr. supra nota 58, e consente, insieme con altre evidenze, l’approssimativa issazione di un termine ante quem per la formazione della prima e forse della seconda minuta. Più in particolare, la seconda si presenta infati come una trascrizione della prima ma con correzioni a penna di C. Galassi Paluzzi. Si riferisce forse a queste correzioni l’appunto che si rinviene ora spillato alla ine della seconda minuta e siglato da C. Galassi Paluzzi in cui si legge «riparlare / tra stasera / e domani / [illegibile, n.d.a.] / 23/9 / C(arlo) G(alassi) P(aluzzi)». L’appunto, evidentemente, fornisce inoltre ulteriori elementi di datazione nel senso già più volte indicato. Tutavia, se esso conferma in generale la stesura del documento tra setembre ed otobre 1937, nulla sembra in grado di dire in particolare circa la stesura della prima minuta, che potrebbe essere stata anche abbastanza precedente rispeto alla seconda. Tuto ciò, comunque, manifestando una notevole atenzione da parte dell’Istituto, sembra raforzare ancor più l’idea dell’ascrivibilità dell’idea del futuro Convegno a C. Galassi Paluzzi ed a G.Q. Giglioli ed anzi, parrebbe, al primo in modo particolare. 61 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da G. Botai a C. Galassi Paluzzi del 20 novembre 1937. Cfr., circa il ruolo di Mussolini, del Regime e del Partito, le considerazioni svolte da F. Scriba al paragrafo 5 del suo saggio in questo stesso volume, rivolte alla Mostra Augustea della Romanità ma estensibili anche ad altre manifestazioni del Bimillenario Augusteo. 184 Enrico Silverio La seconda fase del carteggio con Giuseppe Botai ed il carteggio con Giglioli per la selezione degli studiosi stranieri L’ateggiamento della Presidenza del Consiglio e dunque in deinitiva il diniego proveniente dallo stesso Mussolini, non scoraggiarono tutavia né Galassi Paluzzi né Giglioli, il primo evidentemente convinto della bontà della sua idea, entrambi altretanto evidentemente memori delle questioni sollevate da Van Buren. È signiicativo della caparbietà del presidente dell’Istituto il fato che Galassi Paluzzi, in una letera del 24 novembre indirizzata a Botai, nel prendere ato del riiuto della proposta del Convegno Mondiale Augusteo, rappresentasse subito, anche a nome di Giglioli, «tuta l’opportunità di inserire nel calendario del Regime le varie manifestazioni nazionali che si avranno per celebrare il secondo millenario di Augusto»62 e domandasse quindi quando lui e Giglioli avrebbero potuto essere ricevuti al ine di discutere in merito al programma delle celebrazioni. È comunque altretanto signiicativo della cura e della cautela con cui Galassi Paluzzi procedesse, il fato che nella velina conservata in Archivio si legge, quale aggiunta a penna sul testo a macchina: «ove, naturalmente, tu reputassi opportuna la preghiera che ti rivolgo». Gli otimi rapporti con Botai, che si sarebbero prolungati anche molti anni dopo la ine della seconda guerra mondiale e sino alla morte del gerarca che sarebbe divenuto uno degli estensori dell’ordine del giorno Grandi del 24 luglio 194363, fecero si che il presidente dell’Istituto ricevesse «l’onoriico incarico di progetare un Calendario Augusteo», tanto che già con letera del 13 dicembre 1937 Galassi Paluzzi scriveva nuovamente al ministro dell’Educazione Nazionale proponendo alcune iniziative. Tra di esse spiccava ancora una volta il Convegno, che in questa fase veniva riproposto di nuovo nella forma di un incontro di studi, benché di più contenute dimensioni: «Riferendomi all’eventuale possibilità di adunare, sia pure in proporzioni assai ridote, il convegno che si era progetato, avrei pensato di chiamare a raccolta solo i rappresentanti di quei Paesi che già un tempo fecero parte del mondo augusteo, e limitare così il numero dei rappresentanti dei Paesi stranieri a non più di 12 persone, limitando a soli quatro giorni a Roma la permanenza degli stessi, si potrebbe adunare questo Convegno e pubblicarne gli Ati uiciali con una spesa non superiore alle lire 70.000. Atendo di sapere quanto crederai di decidere per poter eventualmente iniziare l’opera di organizzazione»64. Il Convegno, 62 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 24 novembre 1937. Pochi giorni dopo, il presidente dell’Istituto scriveva a Botai domandando un appuntamento allo scopo di «riferirti ulteriormente in merito a ciò che ha formato materia del nostro ultimo colloquio». Si tratava verosimilmente delle cerimonie di chiusura del Bimillenario Augusteo: vd. AINSR, s. AG, b. 51, f. 27 VI-4-a. Ministero Educazione Nazionale (1929-1937), letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 4 dicembre 1937. 63 Volutamente, ponendomi dalla prospetiva che sarà dello stesso Botai alcuni anni più tardi, mi riferisco qui al 24 luglio 1943 piutosto che al seguente 25 luglio 1943: vd. G. Botai, Vent’anni e un giorno, con un saggio introdutivo di G.B. Guerri, Milano 2008, passim ed in modo particolare pp. 292-298. 64 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 13 dicembre 1937, pp. 3-4. Quanto alle altre manifestazioni, con riferimento agli scavi ed alle sistemazioni archeologiche, Galassi Paluzzi, assunti gli «opportuni accordi», proponeva per il 23 marzo 1938, anniversario della fondazione dei “Fasci di combatimento”, una cerimonia connessa all’atività di scavo e di sistemazione archeologica della domus Augustana; per una data dal 1° giugno l’inaugurazione della Curia restaurata; l’inizio dei lavori per le Terme di Baia in una data a partire dal 21 aprile e per il 15 setembre, ricorrendo il II centenario dell’avvio degli scavi, la ripresa dell’atività ad Ercolano. Venivano proposte inoltre atività incentrate sull’Arco di Augusto a Rimini, e presso l’Augusteo e l’Ara Pacis Augustae. Il Convegno Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 185 dunque, restava quello «che si era progetato», ma pur di farne autorizzare la realizzazione Galassi Paluzzi era disposto a restringerne la portata mondiale all’estensione dell’antico impero. Nei primi mesi del 1938, in ogni caso, le iniziative progetate non dovetero avere particolare seguito, tanto che Galassi Paluzzi, prendendo spunto dalla visita di Hitler alla Mostra Augustea della Romanità, evidenziando la ristretezza dei tempi, il 7 maggio 1938 domandava al ministro quali atività egli ritenesse di aidare all’Istituto ed al Museo dell’Impero Romano65. Lo stesso giorno il presidente dell’Istituto trasmeteva a Giglioli copia della stessa letera, descrita quale relativa ad «una ulteriore eventuale partecipazione dell’Istituto di Studi Romani e del Museo dell’Impero alle manifestazioni di chiusura del Bimillenario Augusteo»66. Botai non rispose ma Galassi Paluzzi nel fratempo ebbe notizia da Giglioli che quest’ultimo aveva parlato il giorno 11 maggio 1938 con il ministro a proposito delle manifestazioni di chiusura del Bimillenario Augusteo. Il presidente dell’Istituto in data 13 maggio 1938 scriveva quindi ancora una volta a Botai predisponendo, anche sulla base delle indicazione emerse l’11 maggio, un programma di massima comprendente il «progetato convegno con partecipazione del mondo scientiico internazionale». Conosciamo quali fossero tali indicazioni grazie ad un appunto redato per Galassi Paluzzi da un dipendente dell’Istituto67: 11-V-38 [XVI ?] On. Giglioli Ha parlato oggi con S.E. Botai delle manifestazioni di chiusura dell’anno augusteo. Vi sarà l’inaugurazione dell’Ara Pacis ripristinata e il convegno (sotolineato due volte, n.d.a.) già progetato – e di cui in un primo tempo si era abbandonata Augusteo igurava, con il V Congresso Nazionale, tra le «Adunate». Il presidente dell’Istituto cercava di dare conto di «Commemorazioni» e «Pubblicazioni» anche di altri Istituti di cultura. Una velina della letera del 13 dicembre 1937 è anche in AINSR, s. CCM, b. 211, f. 18, sot. Generalità, ed insieme ad essa è un appunto relativo al “Calendario Augusteo” in cui igura anche, al sesto posto, la voce «CONVEGNO RIDOTTO». 65 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 7 maggio 1938: «Caro Amico, ieri, dopo la visita del Führer alla Mostra Augustea, Giglioli ebbe a rammentarmi che tu cortesemente ci convocasti, or è qualche tempo, presso di te per stabilire anche quali avrebbero potuto essere le manifestazioni di chiusura dell’Anno Augusteo. Poiché siamo ormai quasi alla metà di maggio, e poiché durante i mesi estivi non è facile organizzare delle manifestazioni, vorrei permetermi di chiederti se hai preso delle determinazioni al proposito, ed eventualmente se avresti da aidare qualche compito all’Istituto di Studi Romani e al Museo dell’Impero. Nell’atesa di quanto crederai di comunicare, ti prego di gradire i miei migliori saluti. (C. Galassi Paluzzi)». Hitler visitò la Mostra Augustea della Romanità il 6 ed il 7 maggio 1938, accompagnato la prima volta da Mussolini e la seconda da Ciano: vd. G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione morale e inanziaria (1932-1938), Roma 1943, p. 137. Vd. inoltre la cronaca della visita del giorno 6 maggio 1938 nei “giornali sonori” LUCE che tratano del viaggio di Hitler in Italia, ora consultabili presso htp://www.archivioluce.com/archivio/jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia=&id=&physDoc=2820&db=cinematograic oDOCUMENTARI&indIt=false&section=/. 66 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 7 maggio 1938. 67 Vd. l’appunto interno manoscrito datato 11 maggio 1938 spillato ad una velina della letera del 13 maggio in AINSR, s. AG, b. 51, f. 28, sot. VI-4-a. Ministero Educ. Naz. (1938-39). Le parentesi quadre indicano la letura incerta di un testo manoscrito. 186 Enrico Silverio l’idea – di eminenti personalità delle maggiori Nazioni. S.E. Botai ha deto che il Presidente e l’on. Giglioli preparino un programma di quelle che potrebbero essere le giornate dei partecipanti (voltare) Oltre l’inaugurazione dell’Ara Pacis potrà esservi la visita alla Mostra, una gita ad Ostia ecc. Anche per le personalità da invitare (studiosi e persone rappresentative per il posto occupato, come i Diretori dei grandi Musei) potrebbe predisporsi un elenco ad abundantiam. La data potrà essere o il 23 setembre o oltre. Queste dunque le indicazioni date da Botai, che in parte recepivano quelle fornite da Galassi Paluzzi nel precedente carteggio. Nella propria letera del 13 maggio 1938, Galassi Paluzzi faceva inoltre riferimento al «particolareggiato programma tecnico e inanziario» inoltrato al Ministro «or sono alcuni mesi» e, rammentando le diicoltà organizzative, logistiche e la ristretezza dei tempi per il Convegno, sollecitava diretive speciicando come del contenuto della letera fosse a conoscenza anche Giglioli. È probabilmente in questo momento che il Convegno iniziò a conigurarsi come incontro di studiosi e non come convegno di studi e ciò si dovete forse a Botai, o comunque tale determinazione dovete emergere nel corso del colloquio tra il ministro e Giglioli dell’11 maggio 1938. Sembra comunque che Galassi Paluzzi – probabilmente perché dovete rendersi conto che il progeto si stava sì concretizzando, ma non esatamente nella forma da lui voluta sino dal principio – tentasse ancora per qualche giorno di far valere in extremis la sua originaria proposta, come proverebbero i richiami a precedenti programmi tecnici e inanziari e le minute di nuovi programmi in cui sono ancora comprese le spese per la stampa degli Ati del Convegno e come proverebbe del resto la richiamata possibilità di invitare studiosi anche dall’America, dall’Estremo Oriente o dall’Australia68. È interessante notare come il presidente dell’Istitu- 68 Vd. AINSR, s. CCM, b. 227, f. 84 = s. AG, b. 51, f. 28, sot. VI-4-a. Ministero Educ. Naz. (1938-39), letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 13 maggio 1938. È interessante notare come il programma versato nella letera del 13 maggio 1938, pur intervenendo dopo la letera del 13 dicembre 1937 e pur cogliendo gli elementi emersi nel colloquio dell’11 maggio, che in ogni caso traevano origine anche dalla letera del 13 dicembre 1937, cerchi di recuperare comunque molte delle idee del progeto primitivo non approvato da Mussolini, come nel caso di possibili visite a manifestazioni augustee in diversi luoghi d’Italia o nel caso dell’invito agli studiosi «non solo d’Europa, ma anche d’America o di Estremo Oriente o dell’Australia (come nel primitivo progeto era previsto)». Il programma proposto dal presidente dell’Istituto riguardava in generale le «manifestazioni di chiusura dell’anno augusteo» e prevedeva l’inaugurazione dell’Ara Pacis e la sistemazione dell’Augusteo, una visita alla Mostra Augustea della Romanità da parte dei partecipanti al Convegno, una manifestazione nella Curia restaurata, «ad esempio, un’adunanza del Senato», una visita alle memorie augustee della Campania, la celebrazione del II centenario degli scavi di Ercolano e la visita agli scavi di Pompei, l’eventuale visita ad altri siti in Italia secondo lo sviluppo del Convegno, una visita alla Domus Augustana, una visita ad Ostia con ricevimento oferto dal mi- Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 187 to evidenziasse lo scarso tempo a disposizione, visto il numero degli inviti da rivolgere, che andavano indirizzati anche a «quelle personalità scientiiche che rispondendo alle richieste del Diretore Generale della Mostra Augustea della Romanità, hanno favorito questa grande manifestazione». Ben presto ciò avrebbe imposto di limitare gli invitati dei Paesi extraeuropei, prediligendo quelli già presenti a Roma69. Come si apprende da una successiva letera di Galassi Paluzzi a Giglioli del 31 maggio 1938, un incontro con Botai ebbe efetivamente luogo dopo la letera del 13 maggio. All’esito di tale incontro, il presidente dell’Istituto domandava a Giglioli di collaborare ad indicare i nomi degli studiosi delle varie Nazioni che avrebbero dovuto essere invitati al Convegno, scegliendo tra quelli «che, o per particolare autorità o per essersi più degli altri distinti nel collaborare alla migliore riuscita della Mostra, fosse indicato invitare»70. Non giungendo risposta da Giglioli, a seguito di un colloquio con Antonio M. Colini, principale collaboratore di Giglioli anche nella Mostra Augustea della Romanità in qualità di segretario della stessa, Galassi Paluzzi il 2 giugno 1938 domandava a Giglioli: a) una risposta sui nominativi degli studiosi stranieri da invitare, b) a quali categorie di studiosi italiani estendere gli inviti, c) quali pubblicazioni fosse più opportuno ofrire ai convenuti71. Giglioli rispondeva in pari data con due letere, la prima dedicata agli studiosi stranieri, la seconda invece a quelli italiani. Nella prima si rinvengono considerazioni relative agli «stati minori» ed agli «stati più importanti», insieme con le osservazioni di Giglioli stesso alla lista nistro, un concerto di musiche classiche e melodrammatiche ispirate a soggeti di interesse romano, da tenersi nella sede dell’Istituto, ed inine la solenne chiusura dell’«anno bimillenario» in Campidoglio seguita da un ricevimento oferto dal governatore di Roma. Sempre nel f. 84 della b. 227 si rinviene un promemoria privo di data ed intitolato «CONVEGNO INTERNAZIONALE AUGUSTEO» in cui, a diferenza del precedente ricordato supra nel testo, il Convegno è ormai posto «soto gli auspici del Ministero dell’Educazione Nazionale ed è promosso, per incarico ricevuto, dall’Istituto di Studi Romani e dal Museo dell’Impero». Il riferimento al fato che «lo scarso tempo rimasto a disposizione e le gravosissime spese relative non consentirebbero di invitare studiosi dell’Estremo Oriente o dell’Australia, e di vari Stati dell’America del Nord e del Sud», viceversa ancora contemplati come possibili invitati nella letera del 13 maggio, pare comunque consentire di collocare il documento in una data successiva a quest’ultima. Nel medesimo fascicolo sono presenti anche un altro piano organizzativo-inanziario del Convegno e le relative minute. Evidenze interne pertinenti ai paesi di provenienza degli studiosi esteri paiono consentire di collocare quest’ultimo piano in una data successiva al maggio 1938. Il documento è inoltre sicuramente aferente al promemoria da ultimo citato ed è da notare come in una prima minuta fosse ancora contemplata la voce «Pubblicazione ati» – per la quale si prevedevano L. 10.000 a fronte delle originarie L. 29.000 del progeto del setembre-otobre 1937 – poi non ricorrente in una successiva minuta. Nella letera del 13 maggio 1938, Galassi Paluzzi fa riferimento ad un secondo progeto redato per il Convegno: si trata di un progeto successivo a quello del setembre-otobre 1937 e che credo sia da identiicarsi in quello versato nella letera del 13 dicembre 1937, non rinvenendosene altri, benché in efeti esso non fosse un vero e proprio progeto quanto piutosto il tentativo di riproporre l’idea del Convegno in termini più contenuti e dopo che era intervenuto il diniego di Mussolini: vd. supra note 60 e 64. 69 AINSR, s. CCM, b. 227, f. 84 = s. AG, b. 51, f. 28, sot. VI-4-a. Ministero Educ. Naz. (1938-39), letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 13 maggio 1938, p. 3 e cfr. nota precedente. 70 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 31 maggio 1938. Gli allegati citati nel corpo del testo ed indicati in calce non sono acclusi alla velina della letera conservata all’interno del fascicolo 58 della busta 220. Cfr. inoltre AINSR, s. CCM, b. 227, f. 84 = s. AG, b. 51, f. 28, sot. VI-4-a. Ministero Educ. Naz. (1938-39), letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 13 maggio 1938, in cui il presidente dell’Istituto, dopo aver evidenziato il breve tempo che restava a disposizione per quanto riguardava gli inviti agli «studiosi non solo d’Europa ma anche d’America o di Estremo Oriente o dell’Australia», aggiungeva: «[…] tanto più dovendosi tener presente che agli studiosi da invitare vanno aggiunti i Diretori di quei Musei e quelle personalità scientiiche che rispondendo alle richieste del Diretore Generale della Mostra Augustea della Romanità, hanno favorito questa grande manifestazione». 71 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 2 giugno 1938. 188 Enrico Silverio di Stati e di nominativi di studiosi già fornita da Galassi Paluzzi72. Nella letera di Giglioli è anche interessante rilevare come il Convegno Augusteo, forse per indicazione già espressa da Botai a Giglioli l’11 maggio 1938 o forse anche per la sopravvenuta ristretezza dei tempi di organizzazione e preparazione, si fosse nel fratempo trasformato da convegno di studi in mero incontro o riunione di studiosi. Giglioli è esplicito in tal senso, come risulta dalla spiegazione di una sua correzione alla minuta della letera da inoltrare agli studiosi, inviatagli da Galassi Paluzzi73. Nella seconda letera inviata a Galassi Paluzzi lo stesso giorno 2 giugno 1938 e relativa agli studiosi italiani, il diretore generale della Mostra Augustea consigliava di estendere gli inviti oltre che ai professori di archeologia e storia romana anche «a quelli di dirito romano, di ilologia classica, di epigraia ecc.». Egli riteneva anche che i nominativi dovessero essere selezionati dai retori delle Università, ma senza che gli studiosi invitati assumessero il caratere di rappresentanti delle rispetive istituzioni di provenienza, perché in tal caso si sarebbe dovuto procedere allo stesso modo anche per l’estero. Così facendo rispeto agli italiani, continuava Giglioli, ne sarebbe derivato «il vantaggio da una parte che le Università pagherebbero il viaggio dei professori e dall’altra che noi non ci sobbarcheremmo ad una pericolosa selezione di nomi»74. Quanto alle Soprintendenze, Giglioli consigliava 72 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 2 giugno 1938: «Quanto ai nomi mi sembra che in massima parte vadano bene: io però riterrei opportuno di sopprimere gli inviti per gli stati minori (p.es. Finlandia, Irlanda, Egito) e di invitare invece per gli stati più importanti due o più studiosi. Poiché non è possibile a mio parere paragonare stati di mediocrissima partecipazione scientiica come la maggior parte dei Balcanici con le pochissime nazioni egemoniche che si sentirebbero ofese di essere tratate con lo stesso stile della Società delle Nazioni». Nel testo «tratate» era originariamente sotolineato, ma il relativo trato di macchina da scrivere venne poi eliminato a penna. Alcune osservazioni di Giglioli sono di particolare interesse. Per quanto riguarda il Belgio, a P. Faider egli annota «preferirei Mayence», per la Francia, invece, a L. Homo lo studioso consigliava di aggiungere anche J. Formigè, così come per la Germania a G. Rodenwaldt e ad R. Egger, accanto al cui nome è in efeti riportato «(Vienna)», Giglioli consigliava di invitare anche E. Kornemann. Per l’Inghilterra a M. Wheeler sarebbe stato da aggiungere I.A. Richmond, mentre per la Jugoslavia accanto N. Vulic veniva consigliata la presenza di V. Hoiler e per l’Olanda oltre a A.W. Bywank avrebbe aggiunto Schnjder. Per la Turchia Giglioli non proponeva un nome diverso da quello di S. Talip ed annotava «Otimo ma a Costantinopoli ha una posizione di quinto ordine». Nel testo «quinto ordine» è correzione a penna di un originale «secondo piano». Per quanto riguarda l’Ungheria, accanto al nome di J. Huszti, Giglioli scriveva: «Sostituirei Alföldi». Lo studioso non avanzava osservazioni in merito ai nomi proposti per Bulgaria, Cecoslovacchia, Danimarca, Grecia, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Stati Uniti, Svezia, Svizzera ed Africa Francese, cioè rispetivamente Y. Todorov, J. Vazny, K. Johansen, A. Orlandos, H. Shetelig, T. Zieliski, de Figueredo oppure J. Leite de Vasconcellos, A. Radulescu, A.W. Van Buren, A. Boethius, F. Olivier e L. Poinssot. Per l’Egito, accanto al nome di Sami Gabra, Giglioli scriveva «non lo inviterei», mentre la nota «non inviterei la Nazione» è riportata accanto alla Finlandia ed all’Irlanda, per le quali erano stati proposti i nomi di J. Sundwall e di J. Dalton. In ogni caso, nel inale della letera Giglioli annotava che: «Per i nomi da me aggiunti occorrerebbe avere naturalmente il nulla osta degli Esteri». Su quest’ultimo aspeto vd. anche inra, nota 135. 73 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 2 giugno 1938: «Ho soppresso p.es. il paragrafo 2 del programma perché il ‘Convegno’ è quello che noi indiciamo con la presente letera: l’elencarlo quindi tra le manifestazioni potrebbe portare a credere che esso avesse una sua vita scientiica (relazioni, comunicazioni ecc;) e non fosse una semplice riunione di studiosi a Roma». Circa la possibile imputabilità a Botai della deinitiva conigurazione del Convegno come incontro di studiosi piutosto che come convegno di studi, vd. AINSR, s. AG, b. 51, f. 28, sot. VI-4-a. Ministero Educ. Naz. (1938-39), appunto datato 11 maggio 1938 spillato alla letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 13 maggio 1938. Cfr. comunque supra note 67 e 68. Non è improbabile, comunque, che l’incontro si trasformasse da convegno di studi in riunione di studiosi anche a causa della stessa semplice inerzia di Botai nel riscontrare le proposte di Galassi Paluzzi e del conseguente trascorrere del tempo. Cfr inra nota 80. 74 Si rammenterà che il problema collegato alla selezione dei nomi degli studiosi da invitare era stato a suo tempo già sollevato anche riguardo agli studiosi stranieri e con riferimento ad altre iniziative del Bimillenario. Si trata di particolari che contribuiscono a meglio collocare il Convegno Augusteo nel quadro delle celebrazioni e che illustrano come alle preoccupazioni più propriamente ideologico-politiche si aiancassero sempre, in maniera talvolta più sincera talaltra forse più “pratica”, quelle Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 189 di invitare i soli soprintendenti ed eventualmente i diretori o ispetori che quelli avessero desiderato portare con loro, mentre per le diverse Accademie ed Istituti consigliava inviti ad personam rivolti a studiosi «versati in studi di storia o di archeologia romana» e non compresi né negli invitati in quanto professori universitari, né negli invitati in quanto in servizio presso le Soprintendenze. Giglioli consigliava anche di invitare i diretori degli Istituti stranieri a Roma ed alcuni archeologi stranieri residenti a Roma, come Eugenia Strong o Franz Cumont. Inine, in un poscrito vergato a mano, chiariva che la realizzazione di un evento del genere sarebbe stata possibile soltanto se il Ministero dell’Educazione Nazionale avesse posto a carico delle Istituzioni di appartenenza le spese di viaggio e soggiorno degli studiosi75. Il giorno successivo Galassi Paluzzi indirizzava una nuova letera a Botai proponendo il programma delle celebrazioni di chiusura del Bimillenario, a partire dalla solenne inaugurazione dell’Ara Pacis76, prevista al punto 1 del programma e seguita, come punto 2, dalla «Preliminare sistemazione dell’Augusteo». Il Convegno igura al punto 3 come «Convegno nazionale ed internazionale di eminenti studiosi di storia augustea e dell’Impero romano in genere»77. I convenuti, oltre a presenziare alla cerimonia presso l’Ara Pacis, avrebbero poi visitato la Mostra Augustea della Romanità, mentre le altre manifestazioni proposte erano la visita alla Domus Augustana insieme alla «inaugurazione dei lavori di restauro della Curia», una visita alle memorie augustee della Campania durante la quale avrebbero avuto luogo la cerimonia celebrativa del II centenario degli scavi di Ercolano ed una visita agli scavi di Pompei, un concerto di musiche classiche e melodrammatiche ispirate a soggeti di interesse romano eseguito presso la sede dell’Istituto a cura dell’E.I.A.R., una visita agli scavi di Ostia con ricevimento del ministro dell’Educazione Nazionale ed inine la cerimonia di chiusura dell’anno augusteo in Campidoglio con il ricevimento del governatore di Roma. Se si escludono gli eventi caraterizzanti l’anno augusteo come l’inaugurazione dell’Ara Pacis o la solenne chiusura dell’«anno bimillenario» in Campidoglio, si tratava in fondo di una serie di atività del tipo di quelle che, nel corso del Congressi Nazionali, venivano svolte a margine dei lavori scientiici e che, come si rammenterà, anche in questo caso erano state pensate in analoga funzione78. Scrivendo a Botai, il presidente dell’Istituto è molto atento al problema della legate al mantenimento dei buoni rapporti all’interno della comunità scientiica nazionale ed internazionale. Cfr. supra note 10 e 18. 75 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 2 giugno 1938: «Naturalmente tuto ciò potrà farsi solo quando il Ministro dell’Educazione avrà deciso di fare una circolare che costringa Retori, Soprintendenti e Presidenti di Accademie di fare gravare sui loro bilanci la spesa di viaggio e soggiorno loro e dei loro colleghi che verranno a Roma. G.». Franz Cumont, invitato, comunicherà in data 2 agosto 1938 di non poter intervenire: vd. AINSR, s. CCM, b. 223, f. 74. Eugenia Strong, che inine sarà l’unico studioso inglese presente (vd. inra) e che interverrà al Convegno in rappresentanza del Girton College di Cambridge, avrà invece un ruolo di primo piano come rappresentante degli studiosi stranieri: vd. inra nel testo ed inoltre in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 71, sot. Da inserire, lo scambio epistolare tra E. Strong e C. Galassi Paluzzi del 1°-9 agosto 1938, molto interessante anche per testimoniare i reciproci rapporti di cortesia e familiarità. 76 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 3 giugno 1938. È interessante notare come la velina conservata in Archivio fosse ormai titolata Bimillenario augusteo / convegno naz. e internaz. 77 Evidentemente non era stata apportata la correzione segnalata da Giglioli: cfr. supra nota 73. 78 Circa queste atività e la loro collocazione all’interno delle diverse fasi del progeto del Convegno, vd. supra note 50, 64 e 68. 190 Enrico Silverio forma dei rapporti da intratenere con gli studiosi stranieri, specie in relazione all’invito. Egli rappresentava a Botai che l’invito avrebbe potuto essere rivolto per tramite diplomatico ma che, in tal caso, a causa del ridoto tempo a disposizione, sarebbe stata necessaria una grande sollecitudine per permetere in tempo ai governi interessati la scelta degli studiosi. Inoltre, questi ultimi, ove fossero stati scelti dai rispetivi governi, ne sarebbero stati i rappresentanti in seno al ciclo di cerimonie programmato. Un esito del tuto diferente si sarebbe invece avuto se l’invito fosse stato rivolto agli studiosi diretamente dall’Istituto di Studi Romani e dal Museo dell’Impero Romano, con risparmio di tempo e con la scelta dei nominativi da parte delle due Istituzioni. In questo caso – continuava Galassi Paluzzi – non si sarebbero avuti rappresentanti delle diverse Nazioni ma, più propriamente, «eminenti studiosi di questa o quella Nazione, presenti al Convegno»79: soluzioni analoghe, come si rammenterà, erano state già prospetate per le conferenze celebrative. Circa, invece, l’individuazione degli studiosi italiani, il presidente dell’Istituto si rifaceva in pratica al contenuto della letera di Giglioli del 2 giugno 1938, mentre, circa un’eventuale quota di partecipazione al Convegno, egli riteneva che non avrebbe dovuto esserne richiesta alcuna considerato come non si fosse più in presenza di «un vero e proprio Congresso»80. Galassi Paluzzi allegava a Botai anche un piano inanziario dei costi del Convegno e restava in atesa delle deliberazioni del ministro dell’Educazione Nazionale in merito all’intero programma proposto. Pochi giorni dopo, il 15 giugno 1938, egli scriveva nuovamente a Botai domandando «quali decisioni sono state prese in merito al Convegno Augusteo, e se il progeto scientiico e inanziario può ritenersi approvato»81. Proprio a causa della prossima ine dell’«anno bimillenario», Galassi Paluzzi sollecitava quindi una risposta non 79 La questione, nel quadro della politica internazionale dell’epoca, era tut’altro che meramente formale: si consideri anche, tra i documenti più vicini in ordine di tempo a quello richiamato nel testo, la letera di A.W. Van Buren a C. Galassi Paluzzi del 10 agosto 1937: vd. supra nel testo e note 30-40. La necessità di evitare che i vari studiosi stranieri invitati assumessero la veste uiciale di «rappresentanti delle diverse Nazioni» costituisce un trato costante nell’organizzazione delle atività del Bimillenario da parte dell’Istituto e del Museo dell’Impero Romano: cfr. anche supra nota 10. Ciò, peraltro, non evitava – in accordo con i ini stessi non solo del Convegno ma anche, quanto a questo, di altre manifestazioni del Bimillenario – che gli studiosi stranieri invitati in questo modo fossero poi considerati appunto quali «eminenti studiosi di questa o quella Nazione» e che dunque ci si potesse vantare come alle celebrazioni avessero preso parte studiosi appartenenti a Paesi diversi dall’Italia: vd. ad esempio Il Convegno Augusteo, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VI (1938), 22-23, pp. 1-9 (1). L’essenziale, insomma, era che gli studiosi stranieri fossero scelti dagli italiani e non invece selezionati dai governi del Paese di provenienza, senza possibilità di preventivo controllo politico oltre che scientiico da parte italiana: in tal modo essi avrebbero, in deinitiva, “rappresentato” il rispetivo Paese o l’Istituzione di appartenenza ma non il proprio governo. 80 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 3 giugno 1938, p. 2: «Reputo in ine (sic) mio dovere farVi notare che, mentre nel primitivo programma, pensandosi di fare un vero e proprio Congresso era opportuno chiedere agli invitati una quota sia pure minima, di iscrizione che avesse tolto all’invito il caratere di troppo interessata propaganda, questa volta non potendosi fare altro (per la ristrettezza di tempo) che invitare degli studiosi ad essere presenti a una cerimonia celebrativa, sarebbe forse meno opportuno chiedere una quota di iscrizione, e si potrebbe, senza tema di essere fraintesi, dire che si considerano gli invitati come ospiti in casa nostra». 81 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 15 giugno 1938, p. 1. Signiicativamente all’interno della minuta della letera ivi conservata in Archivio, nel testo originale «Eccellenza e caro amico, permetimi di chiederti, in relazione a quanto ho avuto occasione di esporti, se sono state prese le opportune decisioni in merito al progetato Convegno Augusteo, e se il progeto scientiico e inanziario può ritenersi approvato» le parole «se sono state prese le opportune decisioni in merito al progetato Convegno Augusteo» vennero correte in «quali decisioni sono state prese in merito al Convegno Augusteo», che risultano nella velina della letera inviata a Botai. La modiicazione non è certo casuale e denota una ferma volontà di addivenire all’incontro con gli studiosi non solo italiani ma anche, e forse sopratuto, stranieri. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 191 solo quanto alla conferma della data dell’inaugurazione dell’Ara Pacis, l’evento che in sostanza avrebbe avviato la chiusura del Bimillenario, ma sopratuto circa le spese di viaggio e di soggiorno per gli italiani, di cui il Ministero avrebbe dovuto farsi carico, nonché inine circa la forma dell’invito da indirizzare agli studiosi stranieri, dei quali allegava un primo elenco accludendo le informazioni fornite dal Ministero degli Afari Esteri82. Copia della medesima letera veniva inoltrata in data 20 giugno 1938 a Giglioli, che il giorno 22 dava riscontro della relativa ricezione83. Da una successiva comunicazione di Galassi Paluzzi a Botai del 23 giugno 1938, si evince che, nel periodo di tempo intercorso tra questa data e la precedente letera indirizzata al ministro, quest’ultimo aveva dato l’assenso, evidentemente nel corso di un incontro con il presidente dell’Istituto, all’organizzazione del Convegno Augusteo: «[…] poiché mi hai cortesemente deto che possiamo procedere alle pratiche relative all’organizzazione del Convegno Mondiale […]»84. Otenuto inalmente l’assenso deinitivo «all’organizzazione del Convegno Mondiale» – il quale come si vede si confondeva e si sovrapponeva con le cerimonie di chiusura del Bimillenario – il 18 luglio 1938 Galassi Paluzzi trasmeteva al diretore generale delle Antichità e Belle Arti del Ministero dell’Educazione Nazionale, Marino Lazzari85, una letera destinata a Botai corredata di sete allegati costituenti altretanti modelli di letera da inviare alle rappresentanze diplomatiche dei paesi di provenienza degli invitati stranieri, ai vertici di Università, Enti ed Istituzioni per favorire la partecipazione al Convegno Augusteo86. 82 Consultabili quali allegato in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 15 giugno 1938. Nel fratempo venivano avviati i contati con il Ministero degli Afari Esteri per otenere il nulla osta, previe le veriiche del caso, ai nominativi stranieri prescelti per l’invito e per i quali esso non fosse stato già acquisito in precedenza: cfr. supra nota 72 ed inra note 115 e 135. La ragione di tali controlli era, evidentemente, di caratere squisitamente politico e non era appunto di certo questa la prima volta in cui veriiche di tal genere venivano avviate o in cui la loro necessità veniva ribadita: vd. ad esempio AINSR, s. CCM, b. 212, f. 24, sot. B.A. Corpus. Verbale delle Sedute (della Commissione Diretiva), sub sot. Verbale della seduta del 22-5-1935, ivi p. 1 del verbale, sia in generale che con particolare riferimento agli «studiosi appartenenti ai paesi sanzionisti», nonché s. CCM, b. 223, f. 69 Informazioni richieste al Ministero Afari Esteri. Studiosi stranieri da invitare e b. 224, f. 77, sot. Convegno Augusteo, fascetario degli invitati, in cui si rinviene un elenco senza data intitolato «Convegno Augusteo. Studiosi invitati al Convegno», tra cui igura anche M.I. Rostovtzef, con indicazioni dei relativi telespressi del Ministero degli Afari Esteri. In base alle date di questi, l’elenco pare databile dopo il 22 agosto 1938. 83 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 20 giugno 1938 e letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 22 giugno 1938. Nella prima letera Galassi Paluzzi assicurava Giglioli che «A proposito degli studiosi stranieri proposti per l’invito vedrai che ho tenuto nel massimo conto le tue osservazioni». In ogni caso, veniva riproposto l’invito all’Egito e limitate ad un solo studioso le rappresentanze di Jugoslavia ed Olanda, «Nazioni minori», di modo che solo la Germania, l’Inghilterra e la Francia avessero 2 o 3 rappresentanti. Nel caso di uno studioso, De Figueredo, Galassi Paluzzi giustiicava la sua esclusione «perché le informazioni pervenuteci sul suo conto dal Ministero degli Esteri non sono buone». Per l’Ungheria, rinviando ad un colloquio di cui non mi pare esserci altra signiicativa traccia, veniva riproposto il nome di J. Huszti in luogo di quello di A. Alföldi segnalato da Giglioli in sostituzione del primo. C. Galassi Paluzzi ricorrerà ancora all’aiuto di G.Q. Giglioli per la scelta degli studiosi stranieri, ad esempio dopo che M. Wheeler e I.A. Richmond, una volta invitati, comunicarono che non sarebbero venuti. La questione non era di poco conto, poiché l’unico studioso inglese ad aver aderito e ad essere presente restava, in sostanza, E. Strong: vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, sot. Circolari. Inviti, letera di C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 22 agosto 1938. Cfr. anche inra nel testo per l’eco di questa assenza nella stessa stampa inglese. 84 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 23 giugno 1938. 85 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a M. Lazzari del 23 giugno 1938. 86 Da essi peraltro si comprende come la manifestazione fosse stata posta soto il patronato del Ministero per l’Educazione Nazionale: «Per volontà del DUCE, soto gli auspici del Ministero dell’Educazione Nazionale l’Istituto di Studi Romani e il Museo dell’Impero promuovono un Convegno Augusteo che avrà luogo in occasione della chiusura dell’anno bimillenario». 192 Enrico Silverio Nella stessa occasione il presidente dell’Istituto sollecitava un riscontro uiciale da parte del ministro, che avrebbe dovuto fare seguito anche ad un colloquio che la letera trasmessa, destinata a Botai, consente di datare al giorno precedente, cioè al 17 luglio. La letera indirizzata al ministro, titolata nella velina d’archivio Convegno Augusteo rapporti col Min. dell’Educaz. Naz., reca il programma praticamente quasi del tuto deinitivo delle manifestazioni di chiusura del Bimillenario Augusteo. Il giorno 23 setembre 1938 avrebbero avuto luogo le inaugurazioni dell’Ara Pacis e della nuova sistemazione dell’Augusteo, nonché la visita agli scavi di Ostia con ricevimento oferto ai partecipanti al Convegno Augusteo da parte del ministro dell’Educazione Nazionale. Il successivo giorno 24 gli studiosi «convenuti in Roma per il convegno di cui sopra»87 avrebbero visitato la Mostra Augustea della Romanità ed in seguito si sarebbero recati alla Domus Augustana ed ai lavori di restauro della Curia. Avrebbe poi avuto luogo un concerto di «musiche classiche e melodrammatiche ispirate a soggeti di interesse romano» organizzato dall’Istituto, eseguito presso la Basilica di Massenzio e realizzato con la collaborazione dell’E.I.A.R. Il 25 setembre avrebbe avuto luogo la visita alle memorie augustee della Campania, agli scavi di Ercolano, di Pompei ed inine al Museo Nazionale di Napoli, mentre il giorno 26 la visita alle «memorie augustee ed imperiali di Capri». Inine, il giorno 27, in Campidoglio, avrebbe avuto luogo la cerimonia di chiusura dell’«anno bimillenario» con un ricevimento del governatore di Roma. Il 21 luglio 1938 Botai scriveva a Galassi Paluzzi per comunicare la sua approvazione al programma «delle manifestazioni di chiusura del Bimillenario Augusteo da Voi sotopostomi»88. Ormai dunque in via deinitiva, quello che era stato ideato come “ConNel titolo della minuta della circolare rivolta alle rappresentanze diplomatiche, gli studiosi stranieri sono deiniti: «rappresentanti» dei rispetivi Paesi. Cfr. supra nota 79. 87 Si noti che la correzione segnalata da Giglioli il 2 giugno 1938 non era stata ancora apportata all’intero programma, benché in questo caso non possa escludersi si tratasse di un nuovo refuso. La questione, tutavia, era forse divenuta anche priva di peso, dal momento che il Convegno Augusteo sostanzialmente si fondeva con le manifestazioni di chiusura dell’«anno bimillenario». Cfr. in tal senso le note 67 e 68 e la nota seguente. 88 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da G. Botai a C. Galassi Paluzzi del 21 luglio 1938. Il 22 agosto 1938 Galassi Paluzzi inviava quindi a M. Lazzari il comunicato stampa del Convegno, ainché l’Uicio Stampa del Ministero soto i cui «auspici» era posta la manifestazione, lo diramasse: vd. ibidem. La visita agli scavi di Ercolano era stata originariamente pensata – vd. supra nel testo e AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 3 giugno 1938 – come celebrativa del II centenario del loro inizio ma, come si nota, nella letera a Botai del 18 luglio non vi è menzione di questa ricorrenza. Tutavia, dal programma del Convegno Augusteo – vd. AINSR, s. CCM, b. 22, f. 68 – apprendiamo che ad Ercolano si tenne in efeti la «Cerimonia celebrativa del II centenario dell’inizio degli scavi»: è evidente come questo particolare del Convegno abbia subito una serie di rapide modiicazioni. Un carteggio tra C. Galassi Paluzzi ed A. Maiuri è utile a fare luce su tale vicenda. Il 28 luglio 1938 A. Maiuri faceva infati rilevare a C. Galassi Paluzzi che in realtà la ricorrenza sarebbe caduta «precisamente» il 1° otobre. Secondo Maiuri, volendola inserire nell’ambito del Bimillenario Augusteo, la celebrazione si sarebbe potuta anticipare al 25 setembre se fosse stato presente il Ministro, il quale aveva già issato proprio per il 1° setembre la data uiciale della celebrazione del II centenario degli scavi. La precisazione di Maiuri faceva seguito a quanto contenuto in una letera indirizzatagli da Galassi Paluzzi il 25 luglio 1938, in cui il primo veniva informato che: «La celebrazione del II centenario degli scavi di Ercolano essendo stata issata già in epoca anteriore non avrà più luogo in occasione del Convegno. Ma la visita ad Ercolano avverrà però egualmente». Nella velina della letera sono presenti delle correzioni manoscrite al testo datiloscrito. Originariamente, infati, in luogo di «già in epoca anteriore» era scrito «a epoca posteriore». Inoltre, all’altezza di «anteriore» vi è un richiamo manoscrito che si riferisce evidentemente a quest’ultimo riferimento cronologico: «mi sembra per la ine di Luglio o Agosto». Vi è stata dunque una fase in cui la celebrazione del II centenario degli scavi di Ercolano venne eliminata dal Convegno Augusteo, pur permanendo la visita ad Ercolano. Ancor prima, in data 15 luglio 1938 – data, questa, antecedente a quella del 18 luglio in cui il presidente dell’Istituto invierà a Botai il programma delle manifestazioni conclusive del Bimillenario Augusteo – Galassi Paluzzi Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 193 vegno mondiale”, poi deinito anche “Convegno nazionale ed internazionale” e che verrà chiamato uicialmente “Convegno Augusteo”, si confondeva e quasi si identiicava con le diverse manifestazioni previste per la chiusura del Bimillenario, percorrendole tute trasversalmente dall’inaugurazione dell’Ara Pacis sino al ricevimento in Campidoglio e riusciva pertanto, comunque e nonostante tuto, a mantenere la carateristica che ne aveva contraddistinto il progeto sino dal maggio-giugno-luglio 1937: garantire che atraverso la partecipazione di studiosi appositamente invitati da un numero ingente di Paesi, l’anno bimillenario comprendesse accanto alla dimensione di celebrazione nazionale anche il “crisma” dell’omaggio mondiale che – nelle intenzioni degli organizzatori, ma forse non in quelle di tuti i partecipanti o degli aderenti – era anche l’omaggio alla nuova Roma, all’«Italia nuova» dell’ordine del giorno Giglioli che nel fratempo aveva riacquistato il piano dell’impero e che l’anno dopo, con l’assunzione della corona di Re d’Albania da parte del Re d’Italia ed Imperatore d’Etiopia, avrebbe dato vita alla “comunità imperiale di Roma”89. La dimensione mondiale e la questione della partecipazione della Russia: il caso di Michael I. Rostovtzef L’idea di dare una dimensione mondiale al Convegno Augusteo e, per quanto possibile, prima di esso anche ad altre manifestazioni rientranti nelle celebrazioni, come nel caso dei cicli di conferenze presso i Corsi Superiori di Studi Romani, si scontrava con l’esistenza della Russia che, nel 1937-’38, è evidentemente la Russia bolscevica, con tuti gli evidenti problemi che una tale circostanza comportava all’interno di un evento come il Bimillenario della nascita di Augusto. Nella lista di nomi trascrita da Giglioli con le sue osservazioni e redata sulla base di quella inviatagli da Galassi Paluzzi, a questi trasmessa il 2 giugno 1938 aveva presentato ad A. Maiuri l’inserimento della cerimonia celebrativa del II centenario come possibile, tanto che i verbi sono al condizionale. In data 25 agosto 1938, tutavia, C. Galassi Paluzzi informava A. Maiuri che «La cerimonia celebrativa del II centenario dell’inizio degli Scavi di Ercolano è stata deinitivamente issata per il 25 setembre p.v. ed è assicurata la presenza del Ministro». Il carteggio menzionato è in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sot. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano, sub sot. Maiuri e si inquadra in una corrispondenza con Maiuri, presidente della Sezione di Napoli dell’Istituto, relativo in modo particolare all’organizzazione delle manifestazioni campane del Convegno Augusteo. Inoltre, circa la tendenziale e talvolta sostanziale fusione tra cerimonie di chiusura del Bimillenario ed il Convegno Augusteo, vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, sot. Circolari. Sollecito all’invito per i non aderenti, ove, nella relativa letera circolare, il calendario dei giorni 23-27 setembre 1938 era introdoto da queste parole: «Vi ripetiamo qui quali sono le manifestazioni che saranno svolte durante il Convegno». 89 Proprio al principio dell’«anno bimillenario», cfr., circa l’idea di impero tra antico e moderno e circa l’idea di universalità del Fascismo le parole di Giglioli stesso in [G.]Q. Giglioli, L’Impero romano e l’Impero fascista, cit., pp. 638-639: «Il mondo insomma è costreto, volente o nolente, ad avere ancora una volta da Roma il dono della norma del viver civile. E allora vedete da questa Italia fascista risorgere fatalmente l’impero. Risorge come poteva risorgere nelle nostre atuali condizioni; risorge portando la civiltà in una terra che era fuori del nostro continente, nella quale rimaneva ancora l’unico stato feudale, barbarico, medioevale del mondo; […]. E potete essere sicuri che l’Impero d’Etiopia sarà impero d’Italia, non soltanto di conquista e di armi, ma anche di civiltà e di cuore». Circa la nozione di “comunità imperiale di Roma”, vd. invece, in un Quaderno dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista, G. Ambrosini, L’Albania nella Comunità Imperiale di Roma, Roma 1940, p. 63: «La Comunità Imperiale di Roma rappresenta un nuovo tipo di ordinamento di popoli, che, ad opera del Duce, si aggiunge a quelli preesistenti. Si trata di un nuovo complesso organismo politico, di un nuovo corpus misticum formato di diverse parti, le quali però, pur concorrendo tute al raggiungimento delle stesse mète comuni e pur traendone ognuna il proprio vantaggio, non si trovano sullo stesso piano. Vengono prima l’Italia e l’Albania; seguono in posizione di rilievo, ma non uguale a quella italo-albanese, la Libia ed il Possedimento dell’Egeo; sta, inine, in un’altra posizione l’Africa Orientale Italiana. Nessuna parte di questa ‘Comunità Imperiale’ ha funzioni di semplice strumento, né tanto meno è assoggetata a sfrutamento; tute partecipano allo scopo comune ed ai comuni vantaggi, conformemente alla tradizione di Roma, che, siccome rammentò il Duce nello storico discorso del 9 maggio 1936, associava i popoli al suo destino». Cfr. anche supra nota 8. 194 Enrico Silverio e di cui s’è deto più sopra, alla voce «Russia» non corrisponde alcun nominativo di studioso, ma il diretore generale della Mostra Augustea annota: «Non la inviterei. Rostovzef (sic) potrebbe essere invitato a parte se é (sic) in Europa». In questo caso pare evidente che, diversamente da altri casi citati nella stessa letera90, l’esclusione della Russia da parte di Giglioli non fosse motivata dal suo rientrare tra gli «stati minori» ma dall’essere lo Stato in cui si era incarnata quell’ideologia comunista che il Fascismo intendeva combatere e debellare. Poiché il fato che la Russia fosse ormai l’incarnazione dell’ideologia comunista la rendeva una sorta di nemico naturale dell’Italia, allora a maggior ragione essa avrebbe dovuto essere tenuta lontana da una celebrazione in cui l’Italia intendeva tanto commemorare la nascita del primo imperatore quanto riafermare la sua missione di civiltà nel mondo, identiicandosi con Roma antica ed anzi superandola91. Certo una qualche partecipazione russa sarebbe stata auspicabile, vista anche la stessa derivazione romana e bizantina dell’impero della “Terza Roma” russa abbatuto proprio dai bolscevichi nel 191792. In questo senso la igura di M.I. Rostovtzef appariva di notevole suggestione, essendo legata al passato impero zarista cancellato dalla Rivoluzione ed essendo oltretuto stretamente intrecciata con la Mostra Augustea della Romanità, alla quale lo studioso russo, all’epoca docente a Yale, aveva prestato un valido aiuto per quanto riguardava Doura Europos93. Galassi Paluzzi era ben cosciente dell’importanza scientiica e “politica” dello studioso e ciò perlomeno da quando aveva ricevuto una letera di Paribeni datata 24 luglio1935 relativa alle proposte di temi e di oratori stranieri per le conferenze celebrative del Bimillenario: in essa, alla voce America, cioè Stati Uniti d’America, igurava anche, accanto a Tenney Frank, «Michele Rostowtzew (sic)» e ad entrambi si suggeriva di proporre il tema 90 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 2 giugno 1938. Si trata naturalmente di quella delle due letere scrite da Giglioli a Galassi Paluzzi il 2 giugno 1938 che è relativa agli studiosi stranieri. 91 Si rammenti il valore in tal senso della conferenza L’Italia di Augusto e l’Italia di oggi tenuta da G. Botai: cfr. supra nota 10. 92 Mi sembra opportuno ricordare l’atenzione rivolta dall’Istituto ai rapporti tra Roma e l’Oriente che, pur uicialmente e programmaticamente caraterizzata da un’impostazione del tuto incentrata su Roma, fu nondimeno densa di una vivace e ricca produzione scientiica. A questo tema, anch’esso tut’altro che indiferente all’atualità politica oltre che al dibatito accademico, fu infati dedicato interamente il IV Congresso Nazionale di Studi Romani, svoltosi a Roma tra il 19 ed il 25 otobre 1935, il cui tema fondamentale fu appunto Lo studio dei rapporti intercorsi nei secoli ra Roma e l’Oriente ed i cui Ati, in 5 volumi, videro la luce proprio nel 1938 per le cure dello stesso Galassi Paluzzi. Il tema era peraltro stato già afrontato, nella sede dei Congressi Nazionali di Studi Romani, da Carlo Cecchelli in una comunicazione tenuta nel I Congresso: vd. C. Cecchelli, Il problema dell’«Oriente o Roma» alla luce delle scoperte e degli studi atuali, in Ati del I Congresso Nazionale di Studi Romani, I, Roma 1929, pp. 667-681. Per un quadro dell’atività svolta dall’Istituto riguardo tale particolare aspeto e sino alle soglie delle celebrazioni del Bimillenario Augusteo, vd. C. Galassi Paluzzi, Gli Studi Romani e i rapporti tra Roma e l’Oriente, Roma 1936 ed Id., L’Istituto di Studi Romani, Roma 19415, p. 52. 93 Vd. ad esempio AINSR, s. CCM, b. 213, f. 35, sot. Letere di convocazione e copie verbali, sub sot. Copie dei verbali, verbale del 15 otobre 1934, p. 7 – all’interno di un brano della relazione periodica presentata a Mussolini – e verbale del 15 gennaio 1935, p. 4: «[…] il Prof. Rostovtzef non solo facilita con grande liberalità la raccolta delle riproduzioni relative al prezioso materiale che viene alla luce a Dura Europos negli scavi da lui direti, ma ha oferto alla Mostra di ospitare un architeto, se essa volesse inviarlo, per la raccolta dei dati relativi ai plastici, non essendovi rilievi suicientemente esati. Si decide di accetare l’oferta e di inviare per una ventina di giorni sul posto l’architeto Gismondi». Per un approccio all’ateggiamento di M.I. Rostovtzef nei confronti dell’impero ed alla luce della Social and Economic History of Roman Empire, pubblicata nel 1926, vd. ora S. Roda, Il modello della repubblica imperiale romana ra mondo antico e mondo moderno.“Fecisti patriam diversis gentibus unam”, Noceto 2011, pp. 146-153 e pp. 231-232 per una necessaria bibliograia di riferimento. Vd. anche, con esclusivo riguardo agli aspeti rimarcati nel presente contributo, Rostovtzef e l’Italia a cura di A. Marcone, Napoli 1999 e P.G. Micheloto, Italia 1923: sei letere di Rostovtzef a “Zveno”, in «Studi Ellenistici», XVI (2005), pp. 423-510. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 195 Studi americani intorno ad Augusto. Copia di questa letera di Paribeni venne inviata da Galassi Paluzzi a Giglioli l’11 setembre 1935 ainché quest’ultimo fornisse il suo parere e le proprie eventuali proposte94. Successivamente, l’11 setembre 1936 Galassi Paluzzi scriveva a Rostovtzef proponendogli la partecipazione all’XI a.a. dei Corsi Superiori, 1936-’37, proprio nell’ambito del ciclo che «verrà dedicato ad illustrare la igura e l’opera di Augusto e l’inluenza che la creazione dell’Impero Romano ha avuto nello sviluppo della civiltà mondiale»95. In particolare, il tema che si chiedeva di svolgere allo studioso russo era Gli studi russi sulla igura e l’opera di Augusto e sulla fondazione dell’Impero Romano96. Vi è qui forse una certa cautela, se si rammenta che nella già citata riunione dell’8 maggio 1935 tra Galassi Paluzzi, Paribeni e Giglioli si convenne che gli stranieri avrebbero dovuto illustrare gli studi augustei svolti nelle rispetive Nazioni nel corso degli ultimi venti anni ed i monumenti augustei eventualmente presenti in esse, mentre «l’illustrazione dell’inluenza che l’opera di Augusto ha avuto nello svolgimento della civiltà 94 AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sot. Preliminari, sub sot. Giglioli, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli dell’11 setembre 1935. Vd. ibidem anche il sollecito da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 22 giugno 1936. 95 AINSR, s. CSSR, b. 49, f. 8, sot. 1936-1937. Russia, letera da C. Galassi Paluzzi a M. Rostowtzew (sic) dell’11 setembre 1936. In linea generale, cfr. supra nel testo e note 10 e 18, era stato stabilito di domandare agli studiosi stranieri di svolgere relazioni illustrative degli studi augustei realizzati nei rispetivi Paesi negli ultimi vent’anni. Solo in alcuni casi si sarebbero potuti domandare interventi diversi: «(quando si sia perfetamente sicuri dei loro sentimenti) l’illustrazione dell’inluenza che l’opera di Augusto ha avuto nello svolgimento della civiltà presso questa o quella Nazione». A prescindere dal tema proposto, che è indice di una certa cautela, nel caso di Rostovtzef un ruolo notevole avranno avuto i suoi sentimenti nei confronti dell’U.R.S.S. che, insieme al suo valore scientiico, ne facevano un perfeto “studioso russo” da invitarsi alle cerimonie ed alle iniziative del Bimillenario. Vd. inoltre inra nel testo per la presenza “russa” nei Corsi Superiori di Studi Romani durante l’«anno bimillenario». Gli interventi degli studiosi stranieri alle conferenze celebrative del Bimillenario Augusteo ed in generale ai Corsi Superiori di Studi Romani degli a.a. 1936-’37 e 1937-’38 sarebbero stati in molti casi raccolti in diverse serie dei Quaderni dell’Istituto. 96 AINSR, s. CSSR, b. 49, f. 8, sot. 1936-1937. Russia, letera da C. Galassi Paluzzi a M. Rostowtzew (sic) dell’11 setembre 1936. In C. Galassi Paluzzi, Gli Studi Romani e i rapporti, cit., p. 21 rinveniamo ulteriori elementi che sono signiicativi tanto della costante atenzione al tema dei rapporti tra Roma e l’Oriente che alla pianiicazione ed alla profondità degli studi intrapresi e suscitati dall’Istituto in tale speciica materia anche durante il periodo delle celebrazioni augustee: vd. inra nel testo. Inoltre è necessario anche evidenziare che il tema dei rapporti con l’Oriente non è estraneo a quello incentrato sull’impero medievale, che naturalmente, data l’impostazione dei rapporti tra Roma e l’Oriente su cui vd. supra nota 92, non viene individuato nell’impero costantinopolitano ma essenzialmente in quello “sacro e romano” occidentale, ma sempre tenendo ferma la centralità di Roma quale sedes Petri. A proposito di tuto ciò – per meglio delineare l’ampiezza e la ricchezza dei temi indagati dall’Istituto – reputo dover ricordare la serie di lezioni tenute da Paolo Brezzi nel 1942 e 1943 e dedicate a Roma e l’Impero medioevale all’interno del setore Roma Cristiana dei Corsi Superiori di Studi Romani: vd. C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori, cit., p. 38. Vd. naturalmente anche O. Bertolini, Roma di ronte a Bisanzio e ai Longobardi, Bologna 1941 e, nonostante sia stato pubblicato dopo la ine della presidenza di C. Galassi Paluzzi, vd. ancora P. Brezzi, Roma e l’Impero medievale, Bologna 1947, che costituiscono rispetivamente i volumi IX e X della Storia di Roma curata dall’Istituto. È signiicativo di quanto già accennato circa la prospetiva di ricerca dell’Istituto proprio il fato che la monumentale Storia di Roma fosse presentata, con parole pronunciate da Mussolini, come «la inalmente romana e italiana Storia di Roma», a signiicare appunto un ben preciso orientamento di ricerca: vd ad es. La “Storia di Roma„. Prossimo inizio delle pubblicazioni, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VI (1938), 6, p. 1. Per quanto riguarda invece l’atenzione verso il mondo musulmano, vd. C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori, cit., p. 31 relativamente al ciclo Roma e il mondo islamico svolto all’interno del setore La Roma dei Cesari. Circa i titoli di queste conferenze relative all’a.a. 1937-’38, il XII dei Corsi Superiori, vd. però già «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», V (1937), 22-23, pp. 5, 10 e 26 (il fascicolo è interamente dedicato alla presentazione del XII a.a.), ove esse sono poste tutavia all’interno della partizione Roma nella vita e nell’arte e dove il problema dei rapporti intercorsi tra Roma ed il mondo islamico è signiicativamente – dato il momento politico dell’epoca – deinito «atualissimo». Reputo opportuno ricordare che all’interno del Corsi Superiori di Studi Romani venivano identiicati «tre fondamentali setori del quadrante»: Roma dei Cesari, Roma Cristiana e Roma ormai nuovamente Capitale d’Italia, che tendeva ad identiicarsi con Roma Sabauda e Litoria e con Roma di Mussolini, mentre una «quarta grande partizione» era Roma nella vita e nell’arte, «irreducibile nell’ambito di precise distinzioni cronologiche o sistematiche»: vd. C. Galassi Paluzzi, I Corsi Superiori, cit., pp. XVI-XVII. 196 Enrico Silverio presso questa o quella Nazione» sarebbe stata loro aidata solo «quando si sia perfetamente sicuri dei loro sentimenti»97, come avrebbe potuto essere nel caso di Rostovtzef. Una partecipazione del “russo” Rostovtzef alle manifestazioni del Bimillenario avrebbe comunque, in ogni caso, permesso all’Italia di vantare non solo una collaborazione scientiica di indiscutibile valore ma, contemporaneamente, anche di vantare l’omaggio reso al primo imperatore da parte proprio di un “russo”, rendendo così davvero ecumeniche le celebrazioni e l’omaggio ad Augusto, ad onta della Russia bolscevica avversaria dell’Italia fascista. V’è certo in tuto ciò una buona dose di forzatura e sempliicazione, ma è innegabile che le reiterate oferte di collaborazione avanzate all’indirizzo dell’allora docente a Yale non ne considerassero solo il valore scientiico, ma anche quello potenzialmente “ideologico”. Con una letera che dalla replica di Galassi Paluzzi sappiamo datata 27 setembre 1936, Rostovtzef dichiarava che non gli sarebbe stato possibile svolgere né la conferenza sopra ricordata né un’altra dal titolo Studi Russi sulla archeologia e l’arte del tardo Impero98. Il presidente dell’Istituto aveva infati cercato di coinvolgere Rostovtzef anche in un altro progeto: si tratava di una serie di interventi collegati, nella sistematica dell’atività dell’Istituto, alla tratazione dei rapporti tra Roma e l’Oriente e, per meglio comprendere le ragioni dell’interesse alla partecipazione dello studioso occorre inquadrare l’atenzione dell’Istituto per tali temi. In uno scrito di Galassi Paluzzi dedicato a Gli Studi Romani e i rapporti tra Roma e l’Oriente rinveniamo infati alcuni elementi che sono signiicativi tanto dell’interesse dell’allora Istituto di Studi Romani circa la questione dei rapporti tra Roma e l’Oriente che della vivacità di questi interessi anche durante il periodo delle celebrazioni augustee: «In modo organico e per dare una prima concreta realizzazione alle proposte che avevo formulate nell’ultimo Congresso99, si sta organizzando per il prossimo undicesimo Anno Accademico dei predeti Corsi Superiori di Studi Romani un ciclo di conferenze dedicato agli Studi e scoperte sull’archeologia e l’arte del tardo Impero e i problemi dell’arte orientale e dell’arte barbarica. A tale ciclo sono stati invitati a voler partecipare eminenti cultori di questi studi di ogni Paese. Ecco l’elenco degli studiosi ai quali abbiamo chiesto l’onore della loro collaborazione: […], M. Rostovzef (sic) (Russia) […]». Quale fosse lo scopo di questo ciclo di conferenze è dichiarato dallo stesso Galassi Paluzzi100: In questo ciclo noi vorremmo che i più autorevoli studiosi dei vari Paesi esponessero ciascuno, in altretante sintetiche rassegne, gli studi che nelle varie Nazioni sono stati pubblicati intorno al problema preso ad esaminare. Poiché prima di passare alla discussione (che potrà essere fata negli anni futuri) è necessario rendersi conto obbietivamente dello stato degli studi desideriamo far fare preventivamente queste rassegne le quali dovrebbero perciò, avere un caratere schietamente informativo anziché polemico. 97 AINSR, s. CCM, b. 209, f. 2, sot. Bimillenario Augusteo. Commissione Diretiva. Verbali, verbale dell’8 maggio 1935, p. 1. Sulle ragioni di tale ulteriore tentato coinvolgimento vd. inra nel testo. 99 Ci si riferisce qui al IV Congresso Nazionale di Studi Romani, svoltosi a Roma tra il 19 ed il 25 otobre 1935, il cui tema fondamentale fu appunto Lo studio dei rapporti intercorsi nei secoli ra Roma e l’Oriente ed i cui Ati, in 5 volumi, videro la luce nel 1938 per le cure dello stesso Galassi Paluzzi. Cfr. anche supra note 92 e 96. 100 C. Galassi Paluzzi, Gli Studi Romani e i rapporti, cit., p. 21. 98 Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 197 Questo primo ciclo, che dovrà svolgersi, come deto, nel 1937-XV, sarà seguito negli anni successivi da altri cicli, dei quali i primi due saranno dedicati a Roma e Bisanzio e a Roma e il mondo mussulmano. Non si comprenderebbe, dunque, la rilevanza accordata da Galassi Paluzzi alla materia evidenziata nel brano sopra trascrito, e quindi neppure l’esata portata dell’interesse verso la collaborazione di Rostovtzef, se non la si considerasse all’interno della discussione dei rapporti tra Roma e l’Oriente e se non si ponesse mente alla decisa presa di posizione da parte dell’Istituto in proposito, riassunta dal suo presidente anche nello scrito citato da ultimo101 e già afrontata da Carlo Cecchelli nell’ambito del I Congresso Nazionale di Studi Romani in una comunicazione dal titolo Il problema dell’«Oriente o Roma» alla luce delle scoperte e degli studi atuali102, in cui lo studioso rigetava l’impostazione della questione nei termini “Roma o Oriente” a favore di un approccio – già da altri suggerito ed ora difeso con forza – secondo la formula «Roma ed Oriente». Inoltre, concludeva Cecchelli103, «dobbiamo pur confessare che vi è stata un’arte romana universale, una ‘römische reichskunst’ come la chiamava il Wickhof, la quale, forte di tuti gl’insegnamenti, ha impiantato nel mondo quelle basi su cui s’evolverà la grande arte monumentale cristiana del Medio Evo». In ogni caso l’approccio sintetizzato nella formula «Roma ed Oriente» contraddistinguerà l’ateggiamento verso la questione da parte dell’Istituto di Studi Romani, di cui Cecchelli fu tra i maggiori collaboratori per la materia delle antichità cristiane e dell’alto medioevo. Ricevuta dunque la risposta di Rostovtzef di cui s’è deto sopra, il 17 otobre 1936 Galassi Paluzzi insisteva molto garbatamente, e questa volta senza la cautela di cui si è deto, ainché l’insigne studioso, «vedendo la possibilità di venire a Roma», volesse garantire la sua partecipazione alle conferenze celebrative dell’a.a. 1937-’38 «parlando non solo degli studi sulla igura e l’opera di Augusto, ma dell’inluenza che dalla sua grande opera è derivata – sia pure indiretamente – al mondo slavo». Di notevole interesse, soto il proilo dei rapporti con gli studiosi stranieri durante il Bimillenario e quindi anche durante il Convegno Augusteo, è quanto aggiunto da Galassi Paluzzi subito dopo: «Se invece Ella volesse tratare un altro tema, noi saremmo sempre lieti anche se qualche volta non si dovesse essere pienamente d’accordo»104. Con un’altretanto garbata letera in italiano datata 8 novembre 1936 Rostovtzef rinviava ogni decisione alla primavera del 1938105. Il nome di Rostovtzef non veniva quindi depennato dalla lista dei conferenzieri delle conferenze celebrative del Bimillenario all’interno del ciclo Gli studi stranieri sulla igura e l’opera di Augusto e sulla fondazione dell’Impero Romano, come risulta da un elenco databile al 27 febbraio 1937106. 101 Ibidem, passim e sopratuto pp. 3-5. C. Cecchelli, Il problema dell’«Oriente o Roma», cit. e vd. anche supra nota 92. 103 Ibidem, p. 681. 104 AINSR, s. CSSR, b. 49, f. 8, sot. 1936-1937. Russia, letera da C. Galassi Paluzzi a M. Rostovtzef del 17 otobre 1936. 105 AINSR, s. CSSR, b. 49, f. 8, sot. 1936-1937. Russia, letera da M. Rostovtzef a C. Galassi Paluzzi dell’8 novembre 1936: «Disgraziatamente non posso fare progeti per un tempo così lontano. Sono troppo vecchio. D’altra parte non so niente sul tema. Non leggo le lingue slave e sono privo dell’uso di libri russi. Non dico che sarà impossibile per me di venire a Roma nell’estate dell’anno venturo. Ma non posso dirlo prima della primavera del 1938». 106 AINSR, s. CSSR, b. 47, f. 4, sot. Rapporti con gli Enti, letera di C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 27 febbraio 1937, ivi nell’allegato. 102 198 Enrico Silverio Tutavia, nell’ambito dei Corsi Superiori del 1937-’38 il ruolo che avrebbe dovuto essere di Rostovtzef venne inine ricoperto da mons. Alessandro Sipiaghin, presentato come studioso «che era stato membro della Duma Imperiale», il quale tenne una conferenza nell’ambito del ciclo Gli studi stranieri sulla igura e l’opera di Augusto e sulla fondazione dell’Impero romano, che si inseriva nelle celebrazioni del Bimillenario Augusteo107. Sipiaghin, che peraltro era nato in Georgia e che univa all’appartenenza all’universo imperiale zarista la non poco rilevante “patente” di prelato catolico, aveva già preso parte al IV Congresso Nazionale di Studi Romani, cui era intervenuto quale rappresentante del Pontiicio Collegio Russicum108. La partecipazione di mons. Sipiaghin fu tutavia, nonostante tuto, un sostanziale ripiego, mentre l’interesse di Galassi Paluzzi per la partecipazione di Rostovtzef alle iniziative del Bimillenario restava costante e giungeva sino allo stesso Convegno Augusteo, come testimoniato oltre che dal carteggio avviato con Momigliano dalla ine di luglio 1937 – in cui lo storico segnala Rostovtzef quale studioso statunitense, mentre nell’elenco approntato dall’Istituto di Studi Romani egli igurava alla voce «Russia» – e preceduto da un incontro personale o telefonico109, anche da una letera di Giglioli del 7 giugno 1938. Infati in questa comunicazione, dedicata proprio all’organizzazione del Convegno ed in particolare ai suoi aspeti economici, Giglioli in inale scriveva: «Con l’occasione ti comunico che il prof. Michele Rostovzef (sic) è giunto oggi a Roma e abita all’Hotel de la Ville»110. Ulteriore prova dell’interesse ormai – visto anche il ritmo febbrile con cui in quel periodo si andava preparando il Convegno del 23-27 setembre 1938 – quasi giornaliero verso 107 Vd. «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», V (1937), 22-23, pp. 7-8 e 19, nonché A. Sipiaghin, Rilessi della fondazione dell’Impero romano sulla storia e sulla vita della Russia, Roma 1938. Su tale collaborazione ai Corsi Superiori dell’a.a. 1937-’38 vd. AINSR, s. CSSR, b. 65, f. 16, sot. Russia. 108 Vd. A. Sipiaghin, Il Pontiicio Collegio Russicum e la chiesa russa catolica di S. Antonio Abate, in Ati del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Roma 1938, pp. 501-505. 109 Circa la presenza di Rostovtzef nel carteggio tra Galassi Paluzzi e Momigliano e nell’«Elenco degli studiosi stranieri per il Prof. Momigliano» che in efeti dovete essere trasmesso solo in modo parziale cfr. supra nota 27. La parte di elenco con il nominativo di Rostovtzef dovete comunque giungere integra a Momigliano, dal momento che questi nella sua letera del 4 agosto 1937 a Galassi Paluzzi – vd. supra nota 27 per i rinvii completi alle fonti d’archivio – scriveva: «America – Noto anzituto che M. Rostovtzev (sic) va considerato come americano, sebbene di origine russa». Inoltre, in un gruppo di appunti contenenti brevissime note utili ad inquadrare scientiicamente e politicamente gli studiosi stranieri da invitare, conservato in AINSR, b. 223, f. 70, M.I. Rostovtzef è succintamente indicato come «Ammiratore del Duce e del Fascismo»: carateristiche che, insieme al valore scientiico ed alla sua provenienza russa ma non sovietica, lo rendevano un invitato davvero ideale. 110 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi del 7 giugno 1938. Circa gli aspeti economici del Convegno, Giglioli ribadiva quanto già da lui evidenziato nella seconda letera inviata a C. Galassi Paluzzi il 2 giugno 1938, circa la quale vd. supra nel testo, sostenendo che «bisogna fare in modo che il viaggio degli studiosi italiani venga fato a spese del Ministero dell’Educazione Nazionale soto forma di trasferta poichè altrimenti pochissimi saranno quelli disposti a anzi in grado di (queste ultime quatro parole aggiunte a penna, n.d.a.) sobbarcarsi alla spesa occorrente per venire a Roma». Quanto invece alla partecipazione di Rostovtzef, ancora il 23 luglio l’appunto interno n. 241 rivolto a C. Galassi Paluzzi e conservato in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, informa che «A proposito degli Stranieri da invitare, (G.Q. Giglioli, n.d.a.) pensa che si dovrebbe mandare la letera che si invia a tuti anche al prof. Rostovzef (sic) e al prof. Boethius, pnr (sic) essendo certi che non verranno». I nomi di M.I. Rostovtzef e di A. Boethius sono sotolineati ed accanto, con graia che pare essere di C. Galassi Paluzzi, vi è l’annotazione «certamente, ma ciò era già previsto». In efeti Boethius il 28 luglio 1938 comunicherà di non poter intervenire: vd. AINSR, s. CCM, b. 223, f. 74. Per Rostovtzef vd. invece inra nel testo. Il f. 70 della b. 223 conserva anche due appunti datati 27 e 29 luglio 1938 dai quali si evince come l’invito fosse stato trasmesso il 22 luglio. Tutavia dalla consultazione del registro di protocollo del Convegno Augusteo risulta come gli inviti per gli studiosi stranieri residenti fuori Roma fossero spediti il 23 luglio 1938: vd. AINSR, s. RSM, Protocolli, CCM, quaderno 6 Convegno Augusteo. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 199 Rostovtzef da parte di Galassi Paluzzi, ma questa volta anche di Giglioli quale diretore generale della Mostra Augustea della Romanità, la troviamo in data 23 luglio 1938. Si trata dell’appunto interno n. 241 rivolto a Galassi Paluzzi da una sua collaboratrice111, la quale informava circa il contenuto di un colloquio avuto con Giglioli sugli inviti per il Convegno: a «proposito degli Stranieri da invitare, pensa che si dovrebbe mandare la letera che si invia a tuti anche al prof. Rostovzef (sic) e al prof. Boethius, pnr (sic) essendo certi che non verranno». I nomi di M.I. Rostovtzef e di A. Boethius sono sotolineati ed accanto, con graia che pare essere di Galassi Paluzzi, vi è l’annotazione «certamente, ma ciò era già previsto». Boethius comunicherà il 28 luglio 1938 di non poter intervenire112, mentre per quanto riguarda Rostovtzef in un’altra collocazione d’archivio rinveniamo due appunti datati 27 e 29 luglio 1938 dai quali si evince come l’invito fosse stato trasmesso il 22 luglio113. Rostovtzef venne quindi regolarmente invitato al Convegno Augusteo, ma rispose il 31 luglio 1938 rammaricandosi di non poter intervenire ed esprimendo in lingua italiana e con signiicative parole la sua gratitudine verso gli organizzatori della Mostra Augustea della Romanità per la realizzazione di un tale «splendidissimo corso di Storia Romana»114. 111 Vd. in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70. Vd. AINSR, s. CCM, b. 223, f. 74. 113 Vd. supra nota 110. 114 Vd. per l’invito AINSR, s. CCM, b. 224, f. 77 e, per la comunicazione del mancato intervento al Convegno, la letera manoscrita da M.I. Rostovtzef a C. Galassi Paluzzi del 31 luglio 1938, conservata nella b. 223, f. 74., che ebbe anche un’eco non indiferente nella stampa del tempo – ad es. «Il Messaggero» e «Il Corriere della Sera» del 26 setembre 1938 nonché «Il Corriere Padano» del 28 setembre 1938, che titolava La Mostra della Romanità nei giudizi di uno studioso russo – e che si ritiene di dover pubblicare interamente: «Illustre Professore[,] Tante grazie a lei e al professore Giglioli per il grande onore che mi avete fato mi (sic) invitandomi a partecipare nel Convegno che si riunirà a Roma per la chiusura del ‘Bimillenario Augusteo (sic). Sono dolentissimo di non poter venire (per ragioni puramente personali) e esprimere personalmente la profonda gratitudine che debbo a tuti questi che hanno organizzato con tanto zelo e tanta maestria la bella Mostra Augustea. Ho goduto questa mostra immensamente come studioso e insegnante della Storia Romana. Come studioso ho imparato moltissimo mi (sic) studiando i vari oggeti esposti nella Mostra. Parecchi mi erano famigliari. Ma ho potuto studiarli nel loro ambiente in belle copie e soto la guidanza (sic) di grandi esperti. Ma erano molti monumenti che non mi erano conosciuti o che conoscevo soltanto in riproduzioni inadeguate al loro valore scientiico ed artistico. E, last but not least (in inglese nel testo, n.d.a.), ho avuto l’opportunità di vedere molti monumenti rovinati in bellissime ricostruzioni degni della erudizione italiana. Ma forse di più ho goduto la mostra come insegnante di Storia Romana. La Mostra è veramente un splendidissimo (“splendidissimo” è correzione apportata da Rostovtzef in luogo di un precedente “vero”, n.d.a.) corso di Storia Romana, tale che non ho potuto mai fare agli studenti miej (sic). La combinazione di monumenti e testi da (sic) una vivida idea dello sviluppo di questo fenomeno unico nel mondo, che e (sic) la formazione dell’Impero Romano. Nelle statue, nelle monete, nei testi appariscono davanti a me studioso della eterna cità di Roma il grande popolo che ha creato l’Impero e i grandi uomini che hanno espresso il genio di questo popolo. Sono convinto che la Mostra ha avuto un valore educativo forse più grande che il suo valore scientiico. L’ho sentito dire da parecchie persone colte per quali (sic), come per me, da un altro punto di vista, la Mostra della Romanità era una vera rivelazione. Per tuto questo volevo esprimere la mia gratitudine personalmente e sono dolentissimo di non poter farlo che per iscrito. Con tante grazie di nuovo e con profonda stima Suo devotissimo M. Rostovtzef professore all’Università di Yale». Copia della letera venne inviata a G.Q. Giglioli come si evince anche da una sua comunicazione datata 12 agosto, mentre C. Galassi Paluzzi in data 14 agosto rispondeva a Rostovtzef esprimendo il dispiacere per la mancata partecipazione e caldeggiando una partecipazione ai Corsi Superiori per l’a.a. 1938-’39 con una «conferenza che non mancherà di costituire una delle più signiicative e importanti manifestazioni culturali dell’anno accademico. Resto in atesa di conoscere il tema che Vi compiacerete tratare e ve ne ringrazio anticipatamente porgendovi i miei più cordiali e deferenti saluti (C. Galassi Paluzzi)»: vd. ancora AINSR, s. CCM, b. 223, f. 74. Come accennato poco sopra, copia della letera di M.I. Rostovtzef venne trasmessa da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli il 9 agosto 1938: cfr. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, sot. Circolari. Inviti, letera da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli del 9 agosto 1938. Da AINSR, s. CCM, b. 225, f. 79, apprendiamo che a Rostovtzef vennero nondimeno inviate la tessera del Convegno Augusteo, la “busta dell’invitato” e la medaglia-distintivo dell’incontro, per le quali vd. inra nel testo. In efeti il nome dello studioso russo venne pubblicato nel programma del Convegno tra quelli dei partecipanti, ma non si giunse ad indicare anche la Russia tra gli Stati di appartenenza degli studiosi aderenti, 112 200 Enrico Silverio L’avvio delle “leggi razziali” e l’organizzazione del Convegno Augusteo Dalla ine di luglio vennero dunque trasmesse le letere di invito ai singoli studiosi ed alle Istituzioni scientiiche, mentre già qualche tempo prima erano state richieste al Ministero degli Afari Esteri le necessarie informazioni relative agli studiosi stranieri cui si era deciso di rivolgere l’invito e che non fossero state già state assunte in precedenza115. Tutavia è esatamente in questo periodo che, storicamente preceduto dal R.D.-L. n. 880 del 19 aprile 1937, si colloca l’avvio di quel complesso di norme, regolamenti e circolari complessivamente noto come “leggi razziali” ed anzi i primi provvedimenti si situarono proprio tra il 5 ed il 23 setembre 1938. Si trata, per quanto qui di più direto interesse, dei Regi Decreti-Legge n. 1390 del 5 setembre, n. 1381 del 7 setembre e n. 1630 del 23 setembre116. La svolta razziale nella po- tra cui igureranno invece Belgio, Danimarca, Egito, Francia Germania, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Stati Uniti d’America, Turchia, Ungheria e Cità del Vaticano: vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, programma del Convegno Augusteo, p. 17, col. 1 e Il Convegno Augusteo, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VI (1938), 22-23, pp. 1-9 (1). 115 AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68 Letere circolari. Inviti 1938 e b. 223, f. 69 Informazioni richieste al Ministero Afari Esteri. Elenco studiosi stranieri da invitare, f. 71 Convegno Augusteo. Studiosi aderenti, f. 72 Convegno Augusteo. Istituti aderenti e f. 74 Adesioni riiutate. Vd. inoltre AINSR, s. CCM, b. 224, f. 77 Fascetari degli invitati, delle Istituzioni, degli studiosi stranieri e per l’invio del catalogo. In particolare, ibidem, il sot. Fascetari vari degli studiosi stranieri conserva un elenco intitolato «CONVEGNO AUGUSTEO Studiosi Stranieri da invitare» in cui accanto a quasi tuti i nominativi igura l’indicazione del telespresso del Ministero degli Afari Esteri recante le informazioni sul singolo studioso: si trata di documenti che recano date dall’anno 1934 all’anno 1937. Ancora ibidem un documento intitolato «CONVEGNO AUGUSTEO Studiosi Stranieri aderenti» costituisce l’elenco sostanzialmente deinitivo, non datato, degli studiosi stranieri aderenti alla manifestazione. Cfr. supra nota 82. Cfr. anche AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera di C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 30 agosto 1938 e letera del 12 setembre 1938 da C. Galassi Paluzzi a C. Calamaro, capo di Gabineto del ministro dell’Educazione Nazionale, il cui originale recava in allegato due elenchi, rispetivamente degli studiosi italiani e degli studiosi stranieri invitati al Convegno, indicando poi coloro che, pur aderendo, non potevano intervenire, e coloro che, invece, non avevano ancora risposto all’invito. Circa gli studiosi stranieri vd. anche supra note 72 e 82 ed inra nota 135. In una «Situazione degli studiosi invitati al Convegno Augusteo al 7 setembre 1938-XVI», igurano 55 studiosi stranieri invitati, di cui 44 aderenti e 26 partecipanti, mentre le Nazioni rappresentate venivano indicate nel numero di 15: vd. AINSR, s. CCM. b. 224, f. 77, sot. Convegno Augusteo, fascetario degli invitati. 116 Altri provvedimenti che intervennero sino al 23 setembre 1938 furono il R.D. n. 1531 ed il R.D.-L. n. 1539, entrambi del 5 setembre e funzionali alla creazione rispetivamente della “Direzione Generale per la demograia e la razza” e del “Consiglio superiore per la demograia e la razza”. Sulle “leggi razziali” vd. principalmente, tra gli ultimi contributi, Il dirito di ronte all’infamia nel dirito. A 70 anni dalle leggi razziali, a cura di L. Garlati - T. Vetor, Milano 2009; S. Gentile, Le leggi razziali: scienza giuridica, norme, circolari, Milano 2010; G. Acerbi, Le leggi antiebraiche e razziali italiane ed il ceto dei giuristi, Milano 2011 e S. Gentile, La legalità del male. L’ofensiva mussoliniana contro gli ebrei nella prospetiva storico-giuridica (1938-1945), Torino 2013. Per il fenomeno del “madamato” o “madamismo” di cui si occupava il R.D.-L. n. 880/1937 vd., sempre tra gli ultimi contributi, G. Gabrielli, Il razzismo coloniale italiano tra leggi e società, in «Quaderni Fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», XXXIII/XXXIV (2004/2005), tomo I, pp. 343-358, L. Martone, Dirito d’oltremare. Legge e ordine per le colonie del Regno d’Italia, Milano 2008, pp. 66-70 e F. Bacco, Il delito di “madamato” e la “lesione al prestigio della razza”. Dirito penale e razzismo coloniale nel periodo fascista, in Il dirito di ronte all’infamia nel dirito, cit., pp. 85-119. Per un approccio alla questione della razza e del razzismo all’interno del fascismo e della cultura fascista, vd. G. Gabrielli, s.v. Razzismo, in Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia - S. Luzzato, II, Torino 2003, pp. 470-477 ed A. Tarquini, Storia della cultura fascista, Bologna 2011, pp. 193-202. L’ateggiamento di G. Botai rispeto alle “leggi razziali” non ha mancato di generare un vivo dibatito tra gli storici che, di recente, si è esteso anche all’ateggiamento del periodico «Critica Fascista», da lui fondato e direto, nei confronti del nazionalsocialismo e del razzismo: vd. quindi, tra gli ultimi contributi, M. Michaelis, Giuseppe Bottai, la pretesa totalitaria e la svolta razziale. Rilessioni sui diari di un gerarca fascista, in «Rivista Storica Italiana», CXIII (2001), 2, pp. 457-496 e N. D’Elia, Giuseppe Botai, «Critica fascista» e il nazionalsocialismo, in «Nuova Storia Contemporanea», XVIII (2014), 1, pp. 7-54 ed ivi in particolare pp. 11-12 per una sintesi delle posizioni della storiograia rispeto al rapporto tra Botai e le “leggi razziali”. Per il rapporto tra razza, razzismo e culto della romanità in età fascista, anche con particolare riferimento all’ambiente del Bimillenario Augusteo, vd. sopratuto F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd ?, cit., pp. 362-366 ed ora anche A. Argenio, Il mito della romanità nel ventennio fascista, cit., pp. 156-163 e P.S. Salvatori, Razza romana, in Roma caput mundi. Una cità tra dominio e integrazione, a cura di A. Giardina - F. Pesando, Catalogo della Mostra di Roma, Colosseo, Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 201 litica italiana ebbe un riscontro notevole non solo nelle atività in generale dell’Istituto, il cui ateggiamento non fu peraltro di serena acquiescenza al razzismo di marca nazionalsocialista, ma in particolare anche nell’organizzazione di un evento caraterizzato nella sua dimensione uiciale da indiscutibili ed anzi primari risvolti politici ed ideologici come il Convegno Augusteo117, e ciò sino da subito ed indipendentemente dalla data di entrata in vigore delle singole norme che potevano avere una più direta relazione con l’organizzazione del Convegno stesso. A destare un’immediata atenzione dovetero essere infati non solo le previsioni del R.D.-L. n. 1390 del 5 setembre, relativo anche alla decadenza degli assistenti universitari e dei liberi docenti «di razza ebraica» a decorrere dal 16 otobre 1938, ma proprio la medesima marcata svolta razziale in sé, di cui questi e gli altri provvedimenti, pure al di là del loro stesso particolare contenuto, costituivano prova ormai evidente e non eludibile. Già il 7 setembre 1938 Galassi Paluzzi scriveva infati a Lazzari trasmetendo «un elenco degli studiosi invitati al Convegno» e domandando di comunicare quali, oltre ad alcuni già noti, fossero «quelli appartenenti alla razza ebraica»118. Il successivo giorno 8 setembre, il presidente dell’Istituto riceveva la risposta ad una seconda letera inviata sempre il 7, di uguale tenore ma indirizzata alla Direzione Generale dell’Istruzione Superiore del Ministero dell’Educazione Nazionale: l’uicio restituiva la lista dei nomi degli studiosi informando di non essere ancora in possesso degli elementi ati a fornire una risposta119. Sempre il giorno 7 setembre Tempio di Romolo e Curia Iulia al Foro Romano, 10 otobre 2012 - 10 marzo 2013, Milano 2012, pp. 277-286. J. Arthurs, Excavating Modernity, cit., dedica al tema l’intero cap. 5: Empire, Race and the Decline of Romanità, 1936-1945. 117 Circa la presenza, all’interno di «Roma. Rivista di studi e di vita romana», periodico uiciale dell’Istituto, di contributi non in linea con l’ideologia razzista dominante, circa le radici dell’ateggiamento del periodico e dell’Istituto nei confronti dell’ebraismo e del cosiddeto “pericolo ebraico” anche prima del 1938 e circa il loro collegamento con l’ateggiamento della Chiesa catolica, vd. A. La Penna, La rivista Roma e l’Istituto di Studi Romani. Sul culto della romanità nel periodo fascista, in Antike und Altertumswissenschat, cit., pp. 89-110 (104-107). Del resto tale collegamento non stupisce afato se solo si pensa a quanto fosse fondamentale all’interno dell’Istituto l’inluenza della «Roma onde Cristo è romano», cioè dell’idea cristianocatolica di Roma e se, inoltre, si pone mente alla circostanza come proprio atorno alla questione della razza ed alla sua prepotente valorizzazione all’interno dell’idea “uiciale” fascista di Roma, nonché atorno alle categorie di “romanità” e “catolicità”, si consumasse il deinitivo dissidio tra Chiesa e Fascismo: vd. ora G. Rigano, La svolta razzista. Controversie ideologiche tra Chiesa e fascismo, Bologna 2013 = Id., Romanità, catolicità e razzismo. La Santa Sede e La Difesa della razza, in «Cristianesimo nella storia», XXXIII (2012), pp. 48-88. L’Istituto, peraltro, proprio nell’a.a. 1938-’39 dei Corsi Superiori inaugurò un ciclo dedicato a La civiltà di Roma e i problemi della razza, pubblicando in seguito alcune delle conferenze in appositi Quaderni: mi riservo di tornare altrove su questo ciclo di conferenze, che non interessa diretamente la materia del Convegno Augusteo. 118 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a M. Lazzari del 7 setembre 1938. Dell’elenco menzionato non è conservata copia in allegato alla velina della letera, ma sappiamo che taluni studiosi ebrei erano già noti perché dallo stesso testo della letera si apprende che i nomi «che recano accanto un segno rosso sono di coloro che sappiamo con certezza essere israeliti». Lazzari risponderà il successivo giorno 19 scrivendo che erano in corso «accertamenti razziali»: vd. ibidem letera da M. Lazzari a C. Galassi Paluzzi del 19 setembre 1938. 119 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Giustini del 7 setembre 1938 e letera da G. Giustini a C. Galassi Paluzzi dell’8 setembre 1938. La lista doveva essere uguale a quella inviata a M. Lazzari ed i nomi segnalati di «coloro che sappiamo con certezza essere israeliti» erano: Luigi Crema, Doro Levi, Mario Atilio Levi, Fernando Liuzzi, Arnaldo Momigliano e Lucia Morpurgo. Una croce di colore blu si trova a invece accanto al nome di Etore Modigliani e, forse, di Bruno Molajoli, mentre un punto interrogativo di colore rosso era accanto al nome di Alda Spinazzola Levi. In Archivio sono anche conservati, in s. CCM, b. 223, f. 75 Convegno Augusteo. Israeliti, tre elenchi di nomi. Un primo è generale, senza data, e riguarda tuti gli invitati al Convegno: accanto al nome degli studiosi ebrei o in dubbio se fossero tali sono posti segni diversi a seconda del grado di dubbio. Un secondo elenco, anch’esso senza data, sembra estrapolato dal primo ma di certo non era ancora deinitivo, essendo intitolato «Ebrei invitati al Convegno (quelli che hanno il punto interrogativo sono dubbi)». Un terzo elenco datiloscrito è ormai sostanzialmente deinitivo ed è intitolato «Israeliti italiani invitati al Convegno». Si trata di un documento di cui è presente copia anche in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale ma che rispeto a quest’ultimo esemplare reca a mano altri due 202 Enrico Silverio e per le stesse ragioni, Galassi Paluzzi aveva inviato una terza letera indirizzata questa volta al diretore generale del Ministero dell’Educazione Nazionale per le Accademie, le Biblioteche, gli Afari Generali ed il Personale, che il giorno 14 setembre comunicava di non poter fornire una risposta dal momento che la maggior parte dei nominativi faceva capo alla Direzione Generale dell’Istruzione Superiore, mentre per quelli dipendenti da Accademie ed Istituti non si disponeva ancora dei necessari elementi120. È invece del giorno 8 setembre l’appunto interno n. 289, che dava conto della prima risposta pervenuta dal Ministero dell’Educazione Nazionale al quesito posto il giorno 7 e di cui s’è deto. Ad esso è spillato un ulteriore foglio di appunti datiloscriti per un colloquio con Botai, non datato, contenente un elenco di studiosi ebrei e le annotazioni vergate a mano, in corsivo ed a matita: «telefonare a tuti» e «per quelli fuori Roma [appunti ?] telefonici»121. La questione era evidentemente della massima importanza nomi, «S.E. Fermi» e «Prof. Modigliani», che non si riscontrano nell’altro esemplare. Circa E. Modigliani cfr. anche inra nota 125. In AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, all’interno di un elenco non datato di studiosi italiani da invitare al Convegno igurano E. Modigliani, D. Levi, L. Crema, M.A. Levi ed A. Momigliano. Cfr. inra nota 122. Da una letera conservata in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 71 Studiosi aderenti e dalla relativa scheda conservata nella b. 225, f. 79 Schede-indirizzario degli invitati, risulta come E. Fermi – le cui vicende personali in relazione alle leggi razziali sono ben note – fosse stato invitato il 1° setembre e fosse stato considerato aderente pur avendo comunicato il 5 setembre «di non poter intervenire». Il suo nome non risulterà nell’elenco dei partecipanti pubblicato nel programma / opuscolo del Convegno Augusteo – vd. in AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68 – né dalla scheda citata risulta che egli abbia ritirato i materiali allestiti per i convegnisti, circa i quali vd. inra. 120 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a E. Scardamaglia del 7 setembre 1938 e letera da E. Scardamaglia a C. Galassi Paluzzi del 14 setembre 1938. Presumibilmente è degli stessi giorni un promemoria redato in vista di un incontro tra il presidente dell’Istituto e Botai, privo di data ma spillato alla copia di una letera indirizzata al ministro datata 1° setembre 1938 e ad una «Situazione degli Studiosi invitati al Convegno Augusteo al 7 setembre 1938-XVI», rispeto alla quale è quindi probabilmente di pari data o immediatamente successivo. Al secondo punto del promemoria si pone il problema di «come regolarsi» con gli studiosi ebrei che avevano nel fratempo aderito al Convegno, mentre al quarto punto si escludeva che tra gli stranieri invitati ci fossero «israeliti», benché non se ne avesse la «matematica certezza data la diicoltà di accertare la cosa»: vd. AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, promemoria per colloquio con Botai. Nell’Archivio questo promemoria si trova accanto ad un altro foglio di «Appunti per il colloquio con S.E. Botai» in cui, tra gli altri, igura l’argomento «Nome del Convegno». Vi troviamo, vergato a mano ed in corsivo, l’aggetivo «Augusteo». 121 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, appunto interno n. 289 e foglio ad essa spillato, in cui non è certa la letura della parola “appunti”, che sembrerebbe abbreviata nella forma «appunt» priva del punto inale. In quest’ultimo igurano gli «Israeliti Italiani invitati al Convegno» con i rispetivi incarichi pubblici: L. Crema, D. Levi, M.A. Levi, F. Liuzzi, A. Momigliano, L. Morpurgo ed A. Spinazzola Levi, per i quali vd. anche supra nota119. Il foglio, che reca tracce di una piegatura in quatro parti, presenta anche, sulla facciata datiloscrita, all’altezza dell’intitolazione «Appunti per il Colloquio con S.E. Botai», un’annotazione a matita, in carateri corsivi non leggibili. Sull’altra facciata, perpendicolari ad uno dei lati corti, si trovano altre oto righe di appunti vergati a matita. Più in particolare essi si collocano su di una metà della facciata otenuta piegando il foglio in due parti. Gli appunti sono in corsivo e non leggibili. La graia è, forse, quella dello stesso C. Galassi Paluzzi. Al di soto dell’ultima riga, quasi trasversali, si trovano, sempre scriti a matita, un numero cancellato con due trati di matita – 94140 o 95140 – e due letere in stampatello, una delle quali puntata: «D.L». Si potrebbe forse, tuto considerato, ritenere tratarsi del numero telefonico di Doro Levi, ma andrebbe chiarito il contenuto degli appunti illeggibili sulle due facciate del foglio ed andrebbe anche appurato se il numero e le iniziali siano in rapporto con quegli appunti, nonché se il numero fosse un numero telefonico e perché sia stato cancellato. L’idea di telefonare agli «[…] studiosi israeliti che sono stati invitati e che hanno aderito […]» era contenuta anche nel primo promemoria di cui alla nota precedente, in cui si legge al secondo punto la questione da porre a Botai: «ELENCO STUDIOSI ISAELITI che sono stati invitati e che hanno aderito – Come regolarsi ?» ed a mano, a mo’ di risposta: «telef(onare ?) [a ?] tuti» o «telef(ono ? –oni ?) [di ?] tuti». Non è quindi inverosimile che quest’ultima indicazione, che si direbbe essere stata vergata proprio all’esito del colloquio, provenga in deinitiva dallo stesso Botai e che in base ad essa fossero riportate le indicazioni leggibili nell’elenco spillato all’appunto interno n. 289 dell’8 setembre 1938. È incerto quale avrebbe dovuto essere il contenuto di tali comunicazioni telefoniche, né risultano annotazioni circa la loro efetiva esecuzione o meno. Comunque, ancora a ridosso del 23 setembre il Ministero dell’Educazione Nazionale ritarderà a pronunciarsi uicialmente circa la partecipazione degli studiosi ebrei al Convegno e, sopratuto, a farlo per iscrito. Sempre in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, si rinviene l’appunto interno n. 288, datato 8 setembre 1938, che dà conto del colloquio telefonico con un funzionario del Ministero, il dot. Di Giovanni, ed in cui al punto C si legge: «Nei riguardi degli ebrei, sta Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 203 perché la legislazione razziale non aveva mancato di incidere su collaborazioni scientiiche di lunga data122. L’irrompere delle leggi razziali nell’organizzazione del Convegno Augusteo vale, così come la questione del ruolo degli stranieri ma in modo molto più drammatico, ad evidenziarne la natura a metà strada tra l’incontro scientiico e la celebrazione ideologica, che naturalmente risulta in questo aspeto più accentuata proprio a causa dell’inasprimento del contesto totalitario, rimarcato dalla traduzione in legge dello Stato delle tesi razziste e dall’avvicinamento alla Germania nazionalsocialista e non rinvenibile in modo così opprimente in altre iniziative del Bimillenario come le conferenze celebrative o la stessa Mostra Augustea della Romanità123. Si giunse tutavia al 22 setembre senza che il Ministero avesse fornito chiare istruzioni scrite circa la presenza al Convegno degli studiosi ebrei già aderenti ed anzi un appunto interno non numerato dello stesso giorno 22 informava Galassi Paluzzi del contenuto di un colloquio con un funzionario del Ministero: alla ine l’«invito rimaneva» perché «era precedente alle note disposizioni del Governo»124. Tutavia, dai documenti d’archivio facendo efetuare ricerche al Gabineto e domani si dovrà telefonargli perché solo per allora saprà dire se la cosa è fatibile o meno». La «cosa» era forse la partecipazione degli studiosi ebrei al Convegno. 122 Si consideri che, solo per rammentare quelle immediatamente precedenti al setembre 1938, appena pochi mesi prima, durante il V Congresso Nazionale di Studi Romani, nell’ambito della Sotosezione Archeologia della Sezione Antichità, L. Morpurgo aveva svolto una comunicazione dal titolo L’origine romana del mosaico medievale ed A. Spinazzola Levi un’altra sul tema Frammenti architetonici e igurati di un nuovo monumento della Milano imperiale. Sempre all’interno della Sezione Antichità, ma nella Sotosezione Storia, avrebbero dovuto tenere delle comunicazioni, poi non svolte, anche M.A. Levi ed A. Momigliano, dedicate rispetivamente alla Interpretazione del nome «Augustus» ed a Il mondo greco e Roma nella seconda metà del II sec. d.C. È curioso rilevare come tali dati si rinvengano proprio in un’edizione del primo volume degli Ati del V Congresso che anticipa quella pubblicata nel 1939, che ospita le sole relazioni svolte intorno al tema fondamentale dell’incontro e che venne realizzata anche come omaggio ai partecipanti del Convegno Augusteo: vd. La missione dell’Impero di Roma nella storia della civiltà. Ati del V Congresso Nazionale di Studi Romani a cura di C. Galassi Paluzzi, I, Roma 1938, p. 128. Quanto a D. Levi, invece, la sua collaborazione con la Mostra Augustea della Romanità, relativa all’organizzazione e raccolta di calchi e plastici in loco in numerose località della Siria e della Palestina, igura ad esempio nella relazione presentata a Mussolini versata nel verbale del 15 otobre 1934 della Commissione Diretiva: vd. AINSR, s. CCM, b. 213, f. 35, sot. Letere di convocazione e copie verbali, sub sot. Copie verbali, verbale del 15 otobre 1934, pp. 6-7. Momigliano, con cui l’Istituto intrateneva spesso rapporti di collaborazione o consulenza e che faceva parte della Giunta della Sezione dell’Istituto in Torino, come risulta dalla serie “Sezioni” dell’Archivio dell’Istituto, venne inoltre interpellato da Galassi Paluzzi anche circa i nominativi di possibili studiosi stranieri da invitare al Convegno Augusteo già a partire tra maggio e luglio 1937: vd. supra nel testo e nota 27. Tra gli studiosi igurava anche M.I. Rostovtzef, a proposito del quale Momigliano, collocandolo in un proprio elenco alla voce «America», segnalava: «Noto anzituto che M. Rostovzev (sic) va considerato come americano, sebbene di origine russa». Per gli inviti rivolti agli studiosi ebrei vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, b. 223, f. 70, sot. Momigliano – il cui contenuto è precedente alla trasmissione degli inviti, ma che nondimeno testimonia il rapporto tra l’Istituto e Momigliano anche nel caso del Convegno Augusteo e che, quindi, prelude anche alla trasmissione dell’invito – e b. 224, f. 77, sot. Convegno Augusteo. Fascetario degli invitati, mentre per le adesioni vd. ad esempio, quanto ad A. Spinazzola Levi, che interveniva quale «Diretore delle Antichità di Lombardia, R. Sopraintendenza alle Antichità del Veneto, della Lombardia e della Venezia Tridentina», AINSR, s. CCM, b. 223, f. 71, sot. Da inserire. Peraltro, sembra utile notare come G.Q. Giglioli indicasse a C. Galassi Paluzzi, insieme con quelli di altri studiosi, in modo del tuto naturale e senza il minimo accenno alla loro origine, i nomi di D. Levi, M.A. Levi e A. Momigliano quali destinatari dell’invito al Convegno Augusteo: vd. AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70, letera da G.Q. Giglioli a C. Galassi Paluzzi dell’11 luglio 1938 ed ivi nell’allegato. In chiusura dell’allegato è altretanto interessante rilevare come Giglioli osservasse: «Occorrerebbe anche esaminare la questione di invitare o meno i professori non fascisti». Un appunto a mano, presumibilmente del destinatario, annota: «ne parleremo [assieme ?] e poi riferiremo al Ministro». G.Q. Giglioli in seguito segnalò anche L. Morpurgo ed A. Spinazzola Levi quali ulteriori destinatarie dell’invito, come si evince dall’appunto interno n. 241 del 23 luglio 1938 in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 70. 123 Non è del resto un caso che negli stessi giorni di setembre, mentre atendeva ancora due risposte dal Ministero, l’Istituto si afannasse a cercare di otenere informazioni rivolgendosi anche a giornali, a persone di iducia o ad altri studiosi: vd. ad es. AINSR, s. CCM, b. 220, f. 59, letera di C. Galassi Paluzzi a «Il Tevere» del 10 setembre 1938, appunto interno non numerato del 14 setembre 1938 ed ancora ivi l’espresso da C. Galassi Paluzzi a L. Minozzi del 17 setembre 1938. 124 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 59, appunto interno non numerato del 22 setembre 1938. 204 Enrico Silverio non emergerebbe che gli studiosi ebrei abbiano in efeti partecipato al Convegno Augusteo: il loro nome non risulta nell’elenco dei partecipanti pubblicato all’interno del programma, né consta che essi abbiano ritirato i materiali preparati per i partecipanti stessi, come ad esempio la tessera, la “busta dell’invitato” o la medaglia-distintivo realizzata per l’occasione125. Non 125 Vd. in modo particolare AINSR, s. CCM, b. 225, f. 79 Schede-indirizzario degli invitati. Nel fascicolo si rinviene ancora oggi una fasceta di carta con l’indicazione «israeliti» che in origine doveva servire a raggruppare rispeto alle altre le schede degli studiosi ebrei e così evidenziarle. Queste schede invece si rinvengono atualmente sfuse e da esse risulta che A. Spinazzola Levi, A. Momigliano, E. Modigliani e L. Crema erano stati invitati, era stato loro indirizzato un sollecito il 3 agosto per comunicare l’adesione o meno e che essi avevano quindi aderito; si rinviene altresì che L. Morpurgo, F. Liuzzi, M.A. Levi e D. Levi erano stati invitati ed avevano subito aderito. Ulteriori particolari emergono dalla consultazione del f. 80 nella b. 226. Ivi si rinvengono, tenute insieme da una atache e dunque distinte da quelle degli altri partecipanti, le schede di L. Crema, D. Levi, M.A. Levi, A. Momigliano, L. Morpurgo ed A. Spinazzola Levi ed inoltre anche quella di E. Modigliani. Dalle schede risultano anche le date di adesione, che rispetivamente sono: 4 e 30 agosto, 31 e 30 luglio, 1° agosto, 27 luglio e 6 agosto. Dalle schede D. Levi risulta intervenire al Convegno Augusteo come rappresentante della Facoltà di Letere della R. Università di Cagliari, A. Spinazzola Levi come rappresentante dell’Uicio Staccato delle Antichità di Milano ed E. Modigliani come rappresentante della R. Soprintendenza alle Arti dell’Abbruzzo. Una consultazione dei fascicoli dell’Archivio dedicati ai singoli eventi svoltisi durante il Convegno Augusteo non vale a giungere a conclusioni sicure circa la presenza degli studiosi ebrei al Convegno Augusteo. In AINSR, s. CCM, b. 221, f. 64, sot. Chiusura e ricevimento in Campidoglio, in un elenco privo di data ed intitolato «Proposte di inviti per la BASILICA DI MASSENZIO», il nome di D. Levi igura tra i «certi». Del resto, nessun nominativo tra quelli di cui qui si trata igura invece in un elenco di «Biglieti distinti / Seduta di chiusura del Convegno Augusteo», ibidem, sot. Elenco invitati alla seduta di chiusura. Tutavia gli ultimi quatro numeri dell’elenco, 496, 497, 499 e 500, sono privi del corrispetivo nominativo ed uniti da una parentesi grafa in cui si legge «Dr. Morra», cioè il nome del segretario generale dell’Istituto, quasi che quei biglieti fossero stati tenuti liberi per qualche motivo ed aidati, per la distribuzione, ad uno dei principali collaboratori di Galassi Paluzzi. La stessa cosa si riscontra con i numeri 1780, 1781, 1782 e 1783 di un elenco di «Biglieti ordinari. Seduta di chiusura del Convegno Augusteo», in cui sono del pari assenti i nominativi degli studiosi di cui si trata: vd. ibidem, ove peraltro, pur se altrimenti la numerazione è continua, sembrano mancare i numeri da 1713 a 1770 ed i rispetivi nominativi. Proseguendo questi controlli, è possibile appurare come in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 65 Convegno Augusteo / Udienza “D„, sot. Elenco invitati udienza D i nomi degli studiosi di cui sopra non risultino tra quelli invitati all’udienza presso Mussolini prevista per il 23 setembre 1938, benché i numeri 2, 4, 5, 9 e 28 dell’elenco risultino annullati. L’elenco non riporta i nominativi corrispondenti ai numeri annullati, tutavia essi non mi sembrano compatibili con quelli degli studiosi che qui interessano. Infati l’elenco numerico segue l’ordine alfabetico sino al n. 245 compreso ed il n. 2 risulta compreso tra E. Albertario ed C. Albizzati, il n. 4 tra C. Albizzati ed un altro annullato, il n. 5 tra il nominativo ignoto ed annullato del n. 4 e S.R. Almas, il n. 9 tra C. Anti e V. Arangio Ruiz ed inine il n. 28 tra A. Bertini Calosso e R. Bianchi Bandinelli. Solo il n. 28 reca accanto alcune letere scrite a macchina, forse un articolo ed un parola ma quasi certamente non un nome, ora illeggibili perché cancellate a penna: probabilmente la stessa che ha poi vergato accanto la parola «annullato». In seguito, nei diversi elenchi di partecipanti contenuti in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66 Visite e sopralluoghi, sot. Ostia, sot. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano, sub sot. Visita a Napoli. Alberghi, sub sot. Visita a Napoli. Ferrovie Stato, sub sot. Visita a Napoli. Ristoranti locali e treno, sub sot. Iscrizioni, sub sot. Moduli d’iscrizione, nonché nella successiva b. 222, f. 68, non si rinvengono i nominativi sopra più volte citati, né essi si incontrano in un gruppo di documenti perlopiù preparatori, non riuniti in autonomo sub sotofascicolo ed oggi collocati nel f. 66 della b. 221, all’interno del sot. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano tra il sub sot. Visita a Napoli. Varie ed il sub sot. Visita a Napoli. Alberghi. Segnalo che nel sot. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano, sub sot. Visita a Napoli. Varie vi è un «Elenco Generale partecipanti alla gita di Napoli» comprendente diversi elenchi a seconda delle diverse quote corrisposte e che le cancellature ivi presenti non sembrano essere state rivolte a coprire i nominativi degli studiosi più volte sopra indicati. Analogamente può dirsi quanto alle cancellature che compaiono nel sub sot. Moduli d’iscrizione e negli elenchi del f. 68 della b. 222. Nel medesimo f. 68, invece, il nome di E. Modigliani compare nel sot. Circolari. Soll. Iscrizione gita a Napoli all’interno degli elenchi di destinatari della circolare datata 12 setembre 1938, mentre i nomi di D. Levi, M.A. Levi, E. Modigliani, A. Momigliano, A. Spinazzola Levi, L. Crema, F. Liuzzi e L. Morpurgo, compaiono nel sot. Circolari. Invio del modulo gita Napoli e cartolina per prenotarsi l’albergo, ed in particolare negli elenchi di destinatari della relativa circolare del 26 agosto 1938, che venne inviata in due versioni: per la prenotazione dell’alloggio a Roma e per la gita in Campania a chi non risiedesse già in Roma e solo per la gita in Campania per chi, invece, risiedesse in Roma. Ancora nel f. 68, nel sot. Circolari. Sollecito all’invito per i non aderenti, successivo al precedente nella collocazione d’archivio, all’interno di un elenco di destinatari del sollecito datato 1° agosto 1938, incontriamo i nomi di M.A. Levi, E. Modigliani, L. Crema e L. Morpurgo. Sempre nel f. 68, nel seguente sot. Circolari. Inviti con letera circolare, all’interno degli elenchi di destinatari, troviamo i nomi degli studiosi ebrei non residenti in Roma A. Spinazzola Revi (sic), A. Momigliano, M.A. Levi, E. Modigliani e D. Levi. Quanto in particolare alla partecipazione di A. Momigliano al Convegno Augusteo, sappiamo come egli il 16 settembre 1938 scrivesse a De Sanctis: «Intanto sono ancora invitato alle feste Augustee: è evidente che non ci parteciperò». La letera da cui proviene questa citazione è pubblicata in L. Polverini, Momigliano e De Sanctis, in Arnaldo Momigliano nella storiograia del Novecento, a cura di L. Polverini, Roma 2006, pp. 11-35 (21). Dopo la conclusione del Convegno, il Ministero Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 205 può escludersi, del resto, che alcuni di essi partecipassero ma che tale loro partecipazione non venisse registrata né nei documenti uiciali e pubblici né negli ati d’archivio. Altri particolari dell’organizzazione tra la ine di luglio e setembre 1938 Nel fratempo, venivano deiniti anche molti dei particolari economici dell’organizzazione del Convegno. A seguito di uno scambio di letere tra Galassi Paluzzi ed il Ministero dell’Educazione Nazionale avvenuto tra il 7 ed il 12 setembre 1938, Botai informava come il Ministero avrebbe fato fronte alle spese della parte campana delle manifestazioni, nonché alle spese di viaggio ed alle indennità di trasferta per i docenti universitari, i soprintendenti ed i diretori degli Istituti d’antichità e d’arte126. Tra il 12 agosto ed il 19 setembre vennero inoltre trasferiti dal Ministero dell’Educazione Nazionale i fondi messi a disposizione per il Convegno Augusteo dalla Presidenza del Consiglio127. In taluni casi ai convegnisti vennero comunque richiesti dei contributi, come ad esempio per gli eventuali familiari al seguito o per certe soluzioni di trasporto e soggiorno in occasione dell’escursione campana, elaborate in seguito a domande dei partecipanti. Erano state infati proposte tre diverse soluzioni di trasporto e soggiorno corrispondenti a tre diverse quote: L. 228 per tratamento completo, compreso il viaggio Roma - Napoli e ritorno; L. 180: come sopra ma con esclusione del viaggio Roma - Napoli e ritorno; L. 59: come la combinazione precedente ed escluso dell’Educazione Nazionale, allo scopo di liquidare le indennità collegate alla partecipazione, il 5 otobre 1938, richiese all’Istituto di trasmetere «un elenco di professori universitari che, invitati al Convegno Augusteo, non sono intervenuti». L’Istituto, il successivo 11 otobre, trasmeteva «l’elenco dei Professori universitari che invitati al Convegno Augusteo, non sono intervenuti». Nell’elenco trasmesso non igurano i nomi di professori universitari ebrei, ma la circostanza, anche alla luce di tuto quanto esposto, non è di per sé sola necessariamente signiicativa di un mancato intervento. Rilevo inoltre anche una certa, forse signiicativa, ambiguità nella formulazione dell’elenco fornito al Ministero, tale da lasciare dubbi circa talune efetive partecipazioni dal momento che esso riguardava i «Professori Universitari invitati al Convegno, ma non intervenuti (o, comunque, non presentatisi alla Segreteria Generale)»: vd. AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, scambio di letere tra il Ministero dell’Educazione Nazionale e l’Istituto di Studi Romani del 5-11 otobre 1938: astratamente poteva dunque darsi il caso di studiosi, non professori universitari o tali ma prescindendo da questa qualiica, che avevano partecipato al Convegno senza tutavia presentarsi alla Segreteria Generale, risultando così formalmente come non intervenuti. 126 AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58 Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a M. Lazzari del 7 setembre 1938 e letera da G. Botai a C. Galassi Paluzzi del 12 setembre 1938. Cfr. nota seguente. 127 Vd. AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58 Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, appunto interno n. 291 con cui il 10 setembre si informava Galassi Paluzzi come fosse giunta da Mussolini la somma di L. 100.000 per il Convegno. Vd. anche AINSR, s. CCM, b. 227, f. 85 Amministrazione. Contributi, 1938: dallo scambio di letere tra l’Istituto ed il Ministero dell’Educazione Nazionale nel periodo tra agosto e setembre 1938, risulta come, sulla base di un preventivo dell’Istituto di L. 110.000, in tuto fossero state stanziate da parte di Mussolini L. 150.000 di cui L. 110.000 poste a disposizione dell’Istituto stesso per il tramite del Ministero. In particolare, ricevuto un primo assegno di L. 50.000, spedito con letera del 12 agosto 1938, il giorno 16 agosto C. Galassi Paluzzi evidenziava a G. Botai gli impegni economici già presi con dite e fornitori e sollecitava l’invio della ulteriore somma riservata all’Istituto, pari a L. 60.000. Deta somma veniva rimessa con successiva letera datata 19 setembre a mezzo di due assegni circolari per L. 10.000 e per L. 50.000. Galassi Paluzzi accusava il ricevimento di tale letera e degli acclusi assegni il giorno 21 setembre. A conferma della compenetrazione tra il Convegno Augusteo e le cerimonie di chiusura del Bimillenario Augusteo e della conseguente confusione che ciò poteva comportare negli uici incaricati delle diverse fasi delle numerose manifestazioni, è interessante notare come la letera a irma di Botai del 12 agosto parlasse di contributo «per le spese relative alla inaugurazione dell’Ara Pacis» e come ciò fosse ribadito nella letera del 19 setembre. Viceversa, le letere di Galassi Paluzzi del 16 agosto e del 21 setembre sono invece sempre molto precise nel parlare di erogazioni «per la preparazione del Convegno Augusteo» ovvero volte a coprire le «spese relative alla organizzazione del Convegno Augusteo»: vd. ibidem. Cenni ai contributi richiesti in taluni casi agli studiosi partecipanti sono difusamente presenti nelle fonti d’archivio qui citate. Si rinvia comunque in modo particolare, quanto ai detagli riportati supra nel testo, alla letera circolare del 12 setembre 1938 in AINSR, s. CCM., b. 222, f. 68, sot. Circolari. Sollecito iscrizione gita a Napoli, che appare particolarmente chiara in tal senso. 206 Enrico Silverio il soggiorno a Napoli e la colazione a Capri. La soluzione per L. 59 prevedeva, come informava una circolare: per il giorno 25 setembre la visita ad Ercolano e Pompei in automezzi riservati, L. 20, e la colazione, L. 18; per il successivo giorno 26, invece, il trasporto Napoli - Capri e ritorno in motonave riservata, L. 16, e la funicolare da Capri ad Anacapri, L. 5. Chi, poi, avesse voluto partecipare alla colazione ad Anacapri, avrebbe dovuto versare un’ulteriore quota di L. 22 oltre a quella di L. 59. Tra la ine di luglio ed il mese di setembre furono poi realizzati e stampati il programma/opuscolo del Convegno e quello del concerto, nonché le pubblicazioni relative agli scavi di Ostia, al Palatino ed alla Curia da ofrire ai partecipanti. Le illustrazioni a corredo delle pubblicazioni, con l’eccezione dei ritrati dei musicisti all’interno del programma/ opuscolo del concerto, che furono aidati al consueto collaboratore dell’Istituto Augusto Orlandi, vennero realizzate da Corrado Mezzana, lo stesso artista cui si devono i disegni delle serie ilateliche del Bimillenario per il Regno, le Isole Italiane dell’Egeo e l’Africa Italiana. In efeti alcuni dei temi prescelti per le illustrazioni – segnatamente: l’Ara Pacis e la Quadriga del Sole accompagnata dai versi trati dal Carmen saeculare – riprendevano quasi del tuto quelli impiegati nei francobolli commemorativi128. Mezzana ebbe una parte determinante anche nella scelta delle carateristiche della tessera del Convegno: si decise di riprendere in linea di massima quella realizzata per il V Congresso Nazionale la cui immagine, a sua volta, oltre che sulla copertina del programma del Convegno, incontriamo anche, adatata al formato del francobollo, nelle serie ilateliche del Bimillenario realizzate per la Libia e per l’Africa Orientale Italiana. Si trata dell’Augusto di Prima Porta ritrato di tre quarti con, sullo sfondo, una carta dell’impero che ricorda molto da vicino le carte marmoree dell’allora via dell’Impero. Nei francobolli ricorre anche la scrita «IMPERIVM / SINE FINE / DEDI», ripresa dall’Eneide virgiliana ma che, nell’economia dell’illustrazione è allusiva al rapporto tra l’impero romano e l’impero dell’«Italia nuova»129. Da un appunto interno dell’Istituto datato 27 luglio 1938, risulta 128 Vd. AINSR, s. CCM, b. 228, f. 88, sot. Mezzana, con bozzeti originali. Quanto a tali bozzeti per il programma/ opuscolo del Convegno Augusteo, alcune modiiche del programma che si resero necessarie nei giorni precedenti il 23 setembre 1938 comportarono il mancato utilizzo di almeno un’opera realizzata dall’artista: vd. l’espresso dall’Istituto a C. Mezzana del 10 setembre 1938 e il telegramma di C. Mezzana all’Istituto del successivo giorno 12. Sui francobolli vd. supra nota 40. Quanto al programma/opuscolo del concerto, nella letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 30 agosto 1938 in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale è menzionato C. Mezzana e non A. Orlandi. Su C. Mezzana vd. ora R. Ruscio, s.v. Mezzana, Corrado, in «Dizionario Biograico degli Italiani», LXXIV, Roma 2010, pp. 73-75. 129 Da un appunto interno indirizzato a C. Galassi Paluzzi, apprendiamo che «Il Prof. Mezzana […] reputa non essere opportuno stampare in tre colori la tessera. Egli pensa che – dato il tipo del disegno – vi sia da escludere che possa star bene in tre colori. A suo giudizio va bene stampare in nero su cartoncino avorio carico, a mano, sfrangiato, e metere la dicitura ‘Convegno Augusteo’ in rosso». Il disegno della tessera era destinato ad essere riprodoto anche sulla copertina del programma del Convegno Augusteo ma in colore rosso e, così come nel caso di quello della tessera del V Congresso Nazionale, era analogo al disegno di alcuni dei valori realizzati per l’Africa Italiana in occasione del Bimillenario, eseguiti sempre da C. Mezzana ed emessi il 25 aprile del 1938. Si tratava, in particolare, dei valori di posta ordinaria color seppia chiaro da 5 centesimi, verde chiaro da 25 centesimi e rosso cinabro da 75 centesimi emessi per la Libia e degli stessi valori, sempre di posta ordinaria, emessi per l’Africa Orientale Italiana di colore rispetivamente bruno scuro, verde scuro e rosso lacca. Da un appunto interno non datato e conservato nello stesso fascicolo che ospita la documentazione relativa alla tessera, risulta come Mezzana avrebbe dovuto occuparsi anche del «disegno per medaglia (Augusto da farsi in bronzo con patina verdastra [sic]»: si trata della medaglia-distintivo che doveva essere oferta ai convegnisti insieme con altri materiali di cui si dirà nel testo: vd. AINSR, s. CCM, b. 228, f. 89 Tessere, scontrini e riduzioni, con bozzeti e prove, ed ivi Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 207 che C. Mezzana, cui sarebbe spetata anche la realizzazione del disegno da riportare sulla medaglia-distintivo da donare ai convegnisti, si riservasse invece la realizzazione della sola iscrizione da porsi nel verso, suggerendo di rivolgersi a Giglioli «per la scelta di una moneta con Augusto, della quale si potrebbe fare il calco da passare alla Società che fa le medaglie»130. La realizzazione della medaglia fu aidata, non senza una serrata tratativa preliminare, alla dita La Medaglia del Giorno di Vitorio Emanuele Boeri, cui venne inine commessa dall’Istituto la realizzazione di 300 medaglie di 26 mm di diametro al prezzo di L. 4,35 ciascuna. Si giunse tutavia al 19 setembre senza che le medaglie fossero ancora pronte, poiché le relative patinature non erano riuscite a regola d’arte ed andavano del tuto rifate. Inine tutavia, come risulta dal buono n. 1968 del 20 setembre 1938, le 300 medaglie vennero comunque consegnate in tempo all’Istituto 131. Negli stessi giorni venivano allestite le “buste dello studioso”, riservate ai convegnisti: si tratava di una cartella in cartoncino robusto, nelle cui tasche erano inserite pubblicazioni omaggio, opuscoli divulgativi dell’atività dell’Istituto, cartoline commemorative dell’Istituto di Studi Romani e della Mostra Augustea della Romanità, buoni e tessere per partecipare alle iniziative del Convegno132. l’appunto interno n. 262 e l’appunto interno non datato citato supra in questa nota. C. Mezzana tenne anche due comunicazioni nell’ambito del V Congresso Nazionale di Studi Romani: sui particolari di questa collaborazione vd. il carteggio con C. Galassi Paluzzi in AINSR, s. CCM, b. 129, f. 25, sot. Mezzana. Sulla velina di una letera datata 8 novembre 1937 da C. Galassi Paluzzi a C. Mezzana, v’è traccia di un’aggiunta a mano al testo datiloscrito indirizzato al secondo: «E il ‘pupazzo’ / deinitivo per la / tessera ? Abbi pazienza / e inviamelo subito. Grazie / Saluti cordiali / G(alassi) P(aluzzi)». Con l’afetuosa e scherzosa deinizione di “pupazzo” si doveva evidentemente intendere il bozzeto di Augusto che poi igurerà sulla tessera del V Congresso Nazionale. 130 AINSR, s. CCM, b. 228, f. 86, appunto n. 247 del 27 luglio 1938. Galassi Paluzzi scrisse dunque in data 1° agosto 1938 a Carlo Pietrangeli, che all’epoca collaborava con la Mostra Augustea della Romanità, esponendo la necessità, inviando un campione, domandando quindi di fornire un calco della moneta da riprodurre e informando che Mezzana aveva suggerito di «riprodurre il medaglione aureo di Napoli di cui alla tav. XXX del Catalogo. e mi sembra che vada benissimo (sic)»: vd. ibidem, letera da C. Galassi Paluzzi a C. Pietrangeli del 1° agosto 1938 (le parole «e mi sembra che vada benissimo» sono un’aggiunta vergata a mano dopo il testo datiloscrito conservato dalla velina) e cfr. la letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 30 agosto 1938 in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale. Galassi Paluzzi, nella letera a Pietrangeli, si riferisce in realtà al volume II del Catalogo della Mostra Augustea, che costituiva l’Appendice bibliograica e indici al vol. I: vd. Mostra Augustea della Romanità, II, Appendice bibliograica e indici, a cura di C. Caprino - R. Vighi, Catalogo della Mostra di Roma, Palazzo delle Esposizioni, 23 setembre 1937 - 23 setembre 1938, Roma 1938, p. 70, n. 22-l e tav. XXX (quanto alle date di apertura, rammento che la Mostra venne prorogata e solennemente chiusa il 6 novembre 1938: vd. supra nota 6). Con letera datata 5 agosto Pietrangeli trasmeteva il calco del drito del medaglione pompeiano e, ad un dubbio di Galassi Paluzzi circa la sua perfeta riuscita espresso in una letera datata 9 agosto, Pietrangeli il successivo giorno 10 assicurava circa la bontà dell’esecuzione, aggiungendo come il calco fosse stato eseguito soto la direzione della numismatica Secondina Lorenza Cesano: vd. AINSR, s. CCM, b. 228, f. 86, scambio di letere dal 5 al 10 agosto tra C. Pietrangeli e C. Galassi Paluzzi. Nella letera del 10 agosto C. Pietrangeli chiariva: «In realtà il ritrato non è molto fresco ma ciò è dovuto alla conservazione della moneta; assai migliore è lo stato di conservazione del medaglione di Este ma il ritrato di Augusto che vi è inciso mi sembra che abbia minor valore artistico di quello del medaglione pompeiano». Cfr. anche ibidem l’appunto interno n. 263. 131 Il carteggio con La medaglia del giorno è conservato in AINSR, s. CCM, b. 228, f. 86. Sul concreto utilizzo della medagliadistintivo vd. AINSR, b. 221, f. 64, sot. Chiusura e ricevimento in Campidoglio la letera del 24 setembre 1938 da C. Galassi Paluzzi a C.R. Moneta, capo del Cerimoniale del Governatorato di Roma, con cui il presidente dell’Istituto inviava un campione del «distintivo che i partecipanti stranieri al Convegno Augusteo apporranno all’occhiello in occasione della Seduta di Chiusura». Inoltre C. Galassi Paluzzi chiedeva al funzionario di disporre ainché «i detentori dei suddeti distintivi possano accedere ai posti loro riservati». 132 La “busta” conteneva in particolare: una copia «omaggio ai partecipanti del Convegno Augusteo», come indicato in copertina, de La missione dell’Impero di Roma nella storia della civiltà, cit., su cui cfr. anche supra nota 122; l’indice generale ed 208 Enrico Silverio Tra i mesi di agosto e setembre 1938 Galassi Paluzzi cercò di integrare il programma del Convegno prevedendo la partecipazione di rappresentanti del G.U.F., Gruppo Universitario Fascista, e di studenti meritevoli trati dai licei133. Mentre quest’ultimo progeto venne presto ridimensionato e venne programmata solo la partecipazione del G.U.F., un maggiore seguito, nel clima dell’“impero risorto” e della tendenziale equiparazione Mussolini - Augusto, ebbe invece quella di un’udienza del capo del Governo ai partecipanti al Convegno, espressa a Bottai il 1° setembre 1938134. L’evento ebbe un’organizzazione estremamente minuziosa da parte dell’Istituto, sia soto il proilo della logistica, ed in particolare dei trasporti, che della sicurezza relativa alla consegna degli inviti. Tutavia l’udienza, che avrebbe dovuto tenersi dalle ore 12,00 del 23 setembre, venne disdeta all’ultimo momento e non ebbe mai luogo benché sia riportata nel programma del Convegno, che non poté essere modiicato135. In esso, peraltro, la analitico delle annate 1923 - 1937 di «Roma. Rivista di studi e di vita romana», il periodico uiciale dell’Istituto; i tagliandi per l’escursione ad Ostia nonché per altri viaggi e collegamenti; due serie di cartoline, l’una commemorativa della Mostra Augustea della Romanità ed un’altra dell’Istituto di Studi Romani; una piantina delle linee servite dall’Azienda Tramvie e Autobus del Governatorato; il programma/opuscolo del concerto del 24 setembre e naturalmente quello generale del Convegno; materiale pubblicitario della Storia di Roma edita dall’Istituto insieme ad un catalogo delle sue pubblicazioni, a materiale illustrativo dello Schedario centrale di bibliograia romana e del «Bolletino sistematico di bibliograia romana». Inine, venivano oferte anche pubblicazioni realizzate in occasione delle escursioni ad Ostia, alla Curia ed alla Domus Augustana: G. Calza, La Resurrezione di Ostia antica per la Esposizione Universale del Ventennale, Roma 1938, A. Bartoli, I lavori della Curia, Roma 1938 ed Id., Domus Augustana, Roma 1938. Da AINSR, s. CCM, b. 228, f. 86, letera dall’Istituto di Studi Romani a C. Pietrangeli del 2 agosto 1936 risultano alcuni dissapori con Giuseppe Moreti per la preparazione di un’analoga pubblicazione relativa all’Ara Pacis, che in efeti non venne realizzata in occasione del Convegno Augusteo. Cfr. in proposito anche l’appunto interno n. 241 del 23 luglio 1938, p. 2, nel f. 70, b. 223. Vd. anche la letera del 5 agosto 1938 da C. Galassi Paluzzi a G.Q. Giglioli in b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Museo dell’Impero. Circa la “busta dello studioso” o “cartella del convegno” o, ancora, “cartella del congressista”, vd. ad esempio AINSR, s. CCM, b. 233, f. 94 e b. 289, f. 101, che ne contengono degli esemplari. Da appunti conservati in AINSR, s. CCM, b. 224, f. 82 apprendiamo che gli studiosi stranieri ricevetero anche il catalogo della Mostra Augustea della Romanità ed il “Quaderno” di Botai: si trata certamente di G. Botai, L’Italia di Augusto e l’Italia di oggi, cit., come del resto è confermato dalla letera di C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 30 agosto 1938 in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, con cui il ministro veniva aggiornato circa gli aspeti logistici del Convegno. 133 AINSR, s. CCM. b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a M. Lazzari del 1° agosto 1938. Sugli studenti liceali vd. già ibidem l’appunto interno-promemoria n. 237 del 15 o 18 luglio 1938. Vd. inoltre, ancora nel f. 58 della b. 220 ma nel sot. Rapporti con il Museo dell’Impero, il carteggio tra G. Botai e C. Galassi Paluzzi del 9-14 agosto 1938. 134 AINSR, s. CCM. b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 1° setembre 1938. 135 Vd. AINSR, s. CCM, b. 221, f. 65, sot. Udienza “D„ e sot. Elenco invitati udienza D e cfr. b. 227, f. 82. Vd. anche in AINSR, s. CCM, b. 223, f. 69, la letera da C. Galassi Paluzzi al Ministero degli Afari Esteri, Servizio Istituti Internazionali, con cui il presidente dell’Istituto il 12 setembre 1938, in vista dell’Udienza che Mussolini avrebbe dovuto concedere, provvedeva a richiedere ulteriori informazioni circa tuti gli studiosi stranieri, «una gran parte dei quali (di cui ci mancano informazioni) sono Membri di Istituzioni Straniere di Roma». Inoltre ed in generale in vista del Convegno, Galassi Paluzzi trasmeteva al Ministero «un elenco di tuti gli studiosi stranieri invitati al prossimo Convegno Augusteo […]. Accanto ai nominativi degli studiosi abbiamo anche segnato il numero e la data del telespresso con il quale codesto On.le Ministero ci dava informazioni favorevoli». Cfr. a tal proposito supra note 72, 82 e 115. All’interno del sot. Udienza “D„ del f. 65 della b. 221 della s. CCM, rinveniamo ulteriori elementi di interesse circa gli aspeti dell’udienza relativi alla sicurezza. Il presidente dell’Istituto, infati, il giorno 12 setembre 1938 scriveva a G. Franceschini, commissario di P.S. del Rione Ponte, inviandogli «un elenco degli studiosi italiani e stranieri che sono stati invitati a partecipare al prossimo Convegno Augusteo e che avranno l’alto onore di essere ricevuti dal DUCE». Successivamente il giorno 15 setembre 1938 Galassi Paluzzi indirizzava un’altra letera diretamente ad A. Roncuzzi, vice questore di P.S. in servizio a Palazzo Venezia, trasmetendogli «un elenco diviso fra nominativi italiani e stranieri di tuti gli studiosi che abbiamo invitato», riservandosi di inviare in un secondo momento «l’elenco preciso di tuti gli studiosi che riceveranno il biglieto d’invito con l’indicazione del relativo numero d’ordine del biglieto». L’«elenco di tuti i partecipanti del Convegno Augusteo che hanno ricevuto il biglieto per l’udienza che il DUCE Si degnerà concedere il giorno 23 p.v.» venne quindi trasmesso a Roncuzzi il 21 setembre 1938. A nessuna di tali tre letere è acclusa copia degli elen- Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 209 fusione tra il Convegno stesso e le manifestazioni di chiusura del Bimillenario – che si è già rimarcata in precedenza – veniva esplicitamente evidenziata, sotolineando il ruolo dell’Istituto e del Museo dell’Impero Romano nella cura delle diverse celebrazioni e dello stesso incontro augusteo, cui nel fratempo avevano aderito, stando ai dati uiciali, 134 Istituzioni culturali italiane e straniere e 329 studiosi tra italiani e stranieri136. Lo svolgimento del Convegno Augusteo Il 23 setembre l’avvio del Convegno sarebbe coinciso con l’inaugurazione dell’Ara Pacis «sulla nuova Piazza dell’Augusteo»137. Galassi Paluzzi iniziò dunque a porre anche il problema di quali discorsi dovessero essere pronunciati e di chi dovesse parlare sia il 23 setembre che il giorno della chiusura dell’anno augusteo, il successivo 27138. Nel fratempo, per la matina del 23 era stata messa in programma anche una silata della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale davanti al Palazzo delle Esposizioni, che ospitava la Mostra Augustea, ed alla quale assistetero anche gli studiosi convenuti139 (ig. 2). chi in esse nominati. Per il programma del Convegno Augusteo vd. invece AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68. Circa l’inserimento dell’udienza presso Mussolini, poi non più tenuta, all’interno del programma del Convegno Augusteo vd. in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 65, sot. Udienza “D„ la letera da C. Galassi Paluzzi a C. Calamaro, in cui il presidente dell’Istituto domandava «se potremo dare notizia dell’alto onore accordatoci dal Capo nel programma a stampa del Convegno». Per gli aspeti logistici ed organizzativi del Convegno vd. in generale AINSR, s. CCM, b. 220, f. 60 Cerimonie e festeggiamenti. Generalità. 1938; b. 221, f. 66 Visite e sopralluoghi; b. 222, f. 68 Letere circolari. Inviti. 1938 in cui igurano anche i nomi di Nicola Rostowzef (sic) e, tra gli italiani residenti fuori Roma, quelli di A. Momigliano, M.A. Levi e D. Levi; b. 223, f. 69 Informazioni richieste al Ministero Afari Esteri. Elenco studiosi stranieri da invitare; b. 224, f. 76 Varie, f. 77 Fascetari degli invitati, delle Istituzioni, degli studiosi stranieri e per l’invio del catalogo, f. 78 Bimillenario Augusteo. Convegno Augusteo. Specchi – Elenchi – Appunti vari da cui si evince che, presumibilmente per il pomeriggio del 23 setembre dopo l’escursione ad Ostia, era stata progetata anche una visita ai cantieri dell’E 42; b. 226, f. 80 Schede degli studiosi aderenti. Ricevute della “busta dello studioso” o cartella del Convegno. Timbro del Convegno; b. 227, f. 81 Servizi logistici. 1938, f. 82 Scadenzario, f. 83 Carte interne. Rilievi alle spese. Gratiicazioni. Accademia di S. Cecilia, 1938; inine b. 228, f. 87 Dite corrispondenti. 1938 e f. 88 Collaboratori. 1938. 136 Vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, programma del Convegno Augusteo, p. 3: «Al ine di conferire maggiore decoro e solennità alla chiusura del Bimillenario Augusteo, S.E. il Ministro dell’Educazione Nazionale, presi ordini dal Duce, ha disposto perché soto gli alti auspici del suo Dicastero, venisse organizzata una serie di manifestazioni alle quali son chiamati a partecipare eminenti studiosi italiani e stranieri. L’Istituto di Studi Romani e il Museo dell’Impero hanno avuto l’onoriico incarico di promuovere e curare lo svolgimento delle varie manifestazioni e di organizzare il Convegno Augusteo, secondo il programma che viene esposto nelle pagine seguenti». Si noti l’uso, frequentissimo per l’epoca e che ricorre pressoché in tute le iniziative del Bimillenario curate dall’Istituto e dal Museo dell’Impero, di imputare quasi l’idea stessa delle manifestazioni ai vertici politici, rappresentati da Botai e Mussolini, mentre, viceversa, essa si dovete all’Istituto ed al Museo dell’Impero Romano e venne solo fata propria, inanziata ed inquadrata dalle autorità e così inserita in una dimensione di ritualità ideologico-politica. I dati uiciali sono trati da Il Convegno Augusteo, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VI (1938), 22-23, pp. 1-9 (1) e dal programma/opuscolo del Convegno, vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, che alle pp. 9-17 reca l’elenco delle Istituzioni rappresentate e dei partecipanti al Convegno. In quest’ultimo caso si trata più propriamente degli aderenti: un quadro più preciso degli studiosi aderenti ed intervenuti al Convegno e partecipanti ai singoli eventi è dato da AINSR, s. CCM, b. 226, f. 80 Schede degli studiosi aderenti. Ricevute della “busta dello studioso”, o cartella del convegno. Timbro del convegno, corredato tutavia dall’incrocio con i dati di tute le diverse manifestazioni: da AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sot. Mostra Augustea della Romanità sappiamo ad esempio come gli ingressi alla Mostra Augustea della Romanità furono in numero di 88. 137 Vd. AINSR, s. CCM., b. 220, f. 61, sot. Inaugurazione Ara Pacis. 138 Vd. Ibidem lo scambio di letere tra C. Galassi Paluzzi e G. Botai tra il 4 ed il 12 agosto 1938. In tale ultima data Botai aveva approvato soltanto che, per la chiusura, avrebbero dovuto parlare il governatore di Roma ed uno studioso straniero, mentre egli si sarebbe riservato di «chiudere l’anno bimillenario». 139 Vd. AINSR, s. CCM, b. 220, f. 63. La silata venne trasmessa nel “giornale sonoro” LUCE n. B1381, oggi in htp://www. archivioluce.com/archivio/jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia=&id=&physDoc=16527&db=cinematograicoCINEGIO RNALI&indIt=false&section=/. 210 Enrico Silverio Più tardi, quello stesso giorno, all’inaugurazione dell’Ara Pacis i discorsi, rivolti diretamente al capo del Governo, furono tenuti dallo stesso Galassi Paluzzi e da E. Strong140. Il primo costituisce un’accorata gloriicazione della continuità tra Roma antica ed Italia moderna, realizzata da un Mussolini che si identiicava in un nuovo Augusto (ig. 3), ed insieme una promessa di militanza intelletuale a nome degli studiosi italiani convenuti. Alcuni passaggi del discorso tenuto da Galassi Paluzzi sono naturalmente di estremo interesse anche per quanto siamo venuti dicendo in questa sede a proposito della dimensione nazionale e mondiale che si intendeva accordare al Bimillenario in generale ed al Convegno in particolare e varrà allora richiamarne alcuni passaggi: Duce […] Per l’Italia questa ricorrenza bimillenaria è una pagina tra le più sacre, tra le più alte e solenni della sua vita tre volte millenaria; del suo presente rinascere e riiorire. Perché infati l’Italia celebra il secondo millenario del Fondatore dell’Impero mentre le sorti della Patria sono rete da Chi, come Cesare Otaviano, ponendo termine al disordine delle fazioni, ha salvato lo Stato dall’abisso nel quale erano per precipitarlo coloro che più non comprendevano nè la voce degli antichi nè dei nuovissimi eroi; […]. […] Fig. 2. Mussolini assiste alla silata del 23 setembre 1937 da una pedana allestita sulle scalinate di Palazzo delle Esposizioni. La foto sembra scatata da un settore non distante da quello dove si trovavano i partecipanti al Convegno Augusteo. Da «La Stampa» del 24 setembre 1938. Duce Gli studiosi che l’Istituto di Studi Romani e il Museo dell’Impero hanno adunato a Convegno, chiudendosi solennemente il secondo millenario della nascita di Augusto, mentre l’Ara della Pace è di nuovo tornata al bacio del sole di Roma, sono venuti a recare l’omaggio della 140 È di notevole interesse considerare l’Ara Pacis Augustae quale centro tangibile di aspeti primari tanto dell’ideologia augustea quanto, negli anni del Bimillenario del 1937-’38, di quella fascista e quindi metere a confronto ambedue nei loro rapporti con questo monumento, anche negli aspeti urbanistici ed architetonici: si approiti, per l’Ara Pacis, del contributo dei D.-T. Ionescu in questo volume. L’idea di Mussolini come paciicatore dopo la Conferenza di Monaco, di pochi giorni successiva all’inaugurazione dell’Ara Pacis Augustae, divenne un motivo ricorrente in cui talvolta si alludeva neppure troppo velatamente ad una sorta di quella che deiniremmo Pax Mussoliniana: vd. ad es. «Il Messaggero», Roma, 30 setembre 1938, che titolava a piena pagina Pace Mussoliniana all’Europa. L’accordo raggiunto a Monaco sulla base delle proposte del Duce. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 211 cultura e della scienza al Primo e al Nuovo Fondatore dell’Impero. […]. Questi studiosi della nuova Italia romana, che sanno e sentono esser passata l’ora dei mutilati uomini racchiusi ed isolati nelle torri d’avorio, del così deto studio e pensiero puro avulso dalla vita, riafermano la volontà di essere sempre e ovunque, in concorde azione, una milizia scientiica agli ordini Vostri per le nuove glorie del nome immortale di Roma e per le maggiori fortune dell’Italia fascista. Il secondo intervento, quello di Eugenia Strong, si articolava su motivi di fondo abbastanza simili ma più sfumati, metendo comunque in direta relazione Mussolini ed il suo operato con Roma antica: Duce, penso che per il mio solo merito di anzianità gli eminenti studiosi stranieri adunati a questo convegno augusteo, hanno voluto che io Vi saluti, in loro nome, con fervido e deferente augurio. Il Vostro tempo, Duce, è prezioso e cosa potrei agFig. 3. Inaugurazione dell’Ara Pacis Augustae. Sotgiungere alle nobili parole testè pronunto il rilievo della Tellus si distinguono, in prima ila ciate dal Presidente dell’Istituto di Studi da sinistra: il governatore di Roma Piero Colonna, Romani? Basta ricordare che, grazie alle Mussolini ed il ministro dell’Educazione Nazionale vostre energiche decisioni, oggi possiamo Giuseppe Botai. Dalla «Gazzeta del Popolo» del 24 setembre 1938. ammirare, splendidamente ricostruito, l’insigne monumento che l’Imperatore Augusto – quel grande paciicatore che preferì sempre celebrare la pace ristabilita più che la stessa Vitoria – innalzò come perenne ricordo di una saggia politica risvegliata, nei nostri giorni, soto i vostri auspici. Il meraviglioso restauro dell’Ara Augustea sarà a noi tuti nuovo pegno di quello che può compiere un eleto che, come voi, o Duce, lavora, soto l’inspirazione di quella forza divina che il Vostro Plinio deiniva «immensa Romanae pacis majestas». Terminata la cerimonia, nel pomeriggio i convegnisti si recarono ad Ostia, dove Guido Calza «illustrò […] i nuovi scavi efetuati per impulso del Governo Fascista» e dove il ministro dell’Educazione Nazionale (ig. 4) ofrì un ricevimento141. Il matino del 25, in141 Per i discorsi di C. Galassi Paluzzi e di E. Strong, vd. Il Convegno Augusteo, in «Rassegna d’informazioni dell’Istituto di Studi Romani», VI (1938), 22-23, pp. 1-9 (1-5), che riporta anche una cronaca delle giornate del Convegno. Il discorso del presidente dell’Istituto venne riportato anche in Il Convegno Augusteo, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XVI (1938), 10, pp. 397-406 (397-399). Il discorso di E. Strong piacque molto ad A. Boethius, assente alla manifestazione ma che ebbe modo di leggerlo in seguito: vd. AINSR, s. CCM, b. 220, f. 61 letera da C. Galassi Paluzzi ad E. Strong del 15 maggio 1939. La visita ad Ostia fu tut’altro che indiferente rispeto ai proili ideologico-politici del Convegno Augusteo, consen- 212 Enrico Silverio Fig. 4. Un momento della visita ad Ostia dei partecipanti al Convegno Augusteo. Al centro si distinguono Giuseppe Botai e la iglia Viviana, mentre il secondo da sinistra è Carlo Galassi Paluzzi, alla cui sinistra è forse Emil Panaitescu. Da «L’Avvenire» del 25 setembre 1938. vece, gli studiosi visitarono la Mostra Augustea della Romanità, illustrata dallo stesso G.Q. Giglioli, fruendo di un ingresso gratuito per loro ma rimborsato alla Mostra da parte dell’Istituto nella misura della tarifa scontata approvata tempo addietro dallo stesso Mussolini per le visite di «Enti, Associazioni, Istituti Governativi ecc.»142. Nel pomeriggio, dalle ore tendo di saldare la continuità dell’Italia moderna a Roma antica con lo slancio verso il futuro espresso dalla vicina E 42. Vd. in questo senso G. Calza, La Resurrezione di Ostia antica, cit., p. 3: «Non può meravigliare che la resurrezione archeologica di Ostia, colonia primogenita di Roma antica sul Mediterraneo, sia stata voluta dal Duce e che venga atuata soto l’alto patrocinio del Ministro dell’Educazione Nazionale, e dall’Ente dell’Esposizione Universale del 1942 […]. […] Ostia infati ci ofre la visione di una cità romana che completa con grande immediatezza il volto di Roma antica […]. Anche per questo la resurrezione di Ostia, che soltanto una esposizione mondiale in Roma poteva ofrire al mondo, ha valore universale: si apre con essa il vasto quadro della civiltà italiana che la nuova Esposizione ofrirà ai visitatori in mirabile sintesi dalle prime origini ino alle realizzazioni del Fascismo». Si rammenti, del resto, che in Archivio si rinvengono tracce di una progetata escursione alla zona dove avrebbe dovuto sorgere l’E 42: cfr. supra nota 135. Al collegamento tra gli scavi di Ostia e l’E 42 venne dato rilievo anche nei comunicati stampa redati dall’Istituto in occasione della visita dei partecipanti del Convegno Augusteo: vd. AINSR, s. CCM, b. 229, f. 91, bolletino n. 5, stesura breve e bolletino n. 6, stesura breve. Sulle ragioni del rapporto tra Ostia e l’E 42 in riferimento all’espansione della cità di Roma verso il mare sia in antico che nella Roma di Mussolini, vd. V. Santa Maria Scrinari, Gli scavi di Ostia e l’E 42, in E 42. Utopia e scenario del Regime, Catalogo della Mostra di Roma, Archivio Centrale dello Stato, aprile - maggio 1987, II, Urbanistica, architetura, arte e decorazione a cura di M. Calvesi - E. Guidoni - S. Lux, Venezia 1987, pp. 179-188. L’inaugurazione dell’Ara Pacis venne trasmessa nel “giornale sonoro” LUCE n. B1383, oggi visionabile in htp://www.archivioluce.com/archivio/jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia=&id=&physDoc=16545&db= cinematograicoCINEGIORNALI&indIt=false&section=/. Anche la visita agli scavi di Ostia venne ripresa dal cinegiornale: vd. il “giornale sonoro” LUCE n. B1382, atualmente visibile presso htp://www.archivioluce.com/archivio/jsp/schede/videoPlayer.jsp?tipologia=&id=&physDoc=16533&db=cinematograicoCINEGIORNALI&indIt=false&section=/. 142 Vd. AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sot. Mostra Augustea della Romanità e cfr., nel f. 70 della b. 223, l’appunto interno n. 241 del 23 luglio 1938, dal quale risulta una richiesta di rimborso da parte di Giglioli per L. 2 a biglieto e l’osservazione di Galassi Paluzzi circa la necessità di scendere al L. 1. Inine, il prezzo del rimborso rimase issato in L. 2 al biglieto e, con letera in data 30 setembre 1938, Giglioli inviò a Galassi Paluzzi una fatura per L. 176, pari a 88 biglieti di ingresso: vd. AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sot. Mostra Augustea della Romanità. Il ribasso a L. 2 del prezzo del biglieto di ingresso era stato stabilito in caso di visite alla Mostra di «Enti, Associazioni, Istituti Governativi ecc.», come risulta da una scheda datiloscrita della Segreteria Particolare del capo del Governo che faceva seguito all’udienza concessa da Mussolini a Giglioli il 22 giugno 1937: vd. in ACS, SPD, CO 1922-1943, b. 375, f. 135015. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 213 Fig. 5. Un momento della visita al Palatino dei partecipanti al Convegno Augusteo. Da «Il Messaggero» del 25 setembre 1938. 15,15, ebbe invece luogo la visita alla Domus Augustana ed ai lavori di restauro della Curia, in entrambi i casi soto la guida di Alfonso Bartoli143. Si tratava, come nel caso di Ostia, di siti interessati da indagini archeologiche cui era stato dato un particolare impulso durante il governo Mussolini e ciò, in linea con l’aspeto ideologico-politico del Convegno, venne adeguatamente evidenziato. Tuto questo peraltro risulta dai cenni, invero brevi ma signiicativi, che ancora oggi troviamo posti sopratuto al principio ed alla ine delle relative pubblicazioni donate ai partecipanti. Ad esempio: «Per tuto il medio evo, che vive nella concezione della perpetuità dell’Impero, il Palatino ha ancora, si può dire, la sua funzione. Non è senza signiicato che la sede dell’Impero sia stata rimessa in luce e in onore nell’atuale risveglio dell’idea imperiale»144 (ig. 5). Nel corso del pomeriggio, invece, ebbe luogo il concerto «di musiche sinfoniche e melodrammatiche ispirate a soggeti d’interesse romano organizzato dall’Istituto di Studi Romani con la gentile collaborazione della R. Accademia di S. Cecilia e dei Maestri B. Molinari e B. Somma»145. Il concerto, per il quale era stata richiesta anche la collaborazione di Benia- 143 Vd. AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sot. Curia e Palatino. Vd. A. Bartoli, Domus Augustana, cit., p. 10. Vd. anche Id., I lavori della Curia, cit., pp. 2 e 11: «I lavori della Curia sono l’opera archeologica primogenita del Regime. Benito Mussolini pochi mesi dopo la Marcia su Roma risolveva e superava quelle diicoltà che ino ad allora non si aveva avuto animo di afrontare e nel maggio 1923 il Ministero della Pubblica Istruzione – era Ministro Giovanni Gentile – acquistava la Chiesa di S. Adriano e l’annesso convento dei Mercedari»; «[…] quando saranno compiuti i lavori e raccolta la preziosa documentazione, e garantita ogni traccia importante, questo ediicio nel quale si è formata veramente la storia di Roma sarà degno di riprendere la sua funzione per l’Impero rinnovato». Quanto ad Ostia cfr. supra nota 141. 145 Così nel programma/opuscolo del Convegno Augusteo, p. 5: vd. AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68. Circa l’organizzazione ed i rapporti, invero in principio piutosto tesi, tra l’Istituto e la R. Accademia di S. Cecilia, vd. invece la b. 220, f. 62. Il programma del concerto, i testi e la scelta delle illustrazioni per il relativo programma/opuscolo vennero aidati, come testimoniato dal copioso carteggio conservato, proprio al maestro Fernando Liuzzi, che vi atese con scrupolo nonostante le condizioni di salute e che già in passato aveva anche più ampiamente collaborato con l’Istituto. Un appunto interno datato 6 setembre 1938, ibidem n. 286, informa circa la retribuzione della sua opera. 144 214 Enrico Silverio mino Gigli, poi non concretizzatasi146, intendeva ricordare «in sintesi la parte cospicua che i fasti, le igure, le memorie, le tradizioni di Roma hanno avuto nel porgere argomenti ed ispirazioni a poeti per musica e a musicisti» ed illustrare «come non solo per oltre tre secoli i musicisti italiani, ma gli stranieri e fra questi i massimi […] si siano uniti in catena gloriosa nel divulgare al mondo intero, su melodie e armonie spesso immortali, la grandezza romana»147. Anche in questo caso ritornava dunque, atraverso il riferimento ai musicisti stranieri, una dimensione mondiale, questa volta riferita alla romanità in sé e comunque quale promanante prima di tuto ed in ogni caso dagli italiani, da sempre “eredi” di Roma e che inalmente avevano dato piena atuazione a tale loro retaggio grazie al Fascismo. Terminato il concerto, i partecipanti al Fig. 6. Il discorso di Giuseppe Botai in CampidoConvegno Augusteo partirono per Napoli, glio il giorno 27 setembre 1938. Alla destra del ministro si riconosce Giulio Quirino Giglioli, mentappa intermedia verso Ercolano, presso cui tre alla sua sinistra sono Carlo Galassi Paluzzi ed avrebbero dovuto giungere alle 9,45 del giorErnst Kornemann. Da «Il Popolo d’Italia» del 28 no seguente. Nella cità campana si svolsero setembre 1938. la celebrazione del II centenario degli scavi e la visita condota da Amedeo Maiuri. Nel pomeriggio ebbero invece luogo la visita a Pompei mentre, di ritorno a Napoli, dalle 19,30 si svolse quella al Museo Nazionale «illuminato a luce artiiciale»148. Il giorno dopo, a Capri, ebbe luogo l’inaugurazione e la visita alla Villa Iovis, sempre curata da Maiuri, mentre nel pomeriggio, dopo aver assistito alla «Festa Ven- 146 Vd. in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 62, lo scambio epistolare dal 22 luglio al 3 agosto 1938. Vi era il progeto di richiedere a Gigli di cantare l’Inno a Roma di Puccini: vd. ibidem la letera da C. Galassi Paluzzi a F. Liuzzi del 22 luglio 1938. Per la richiesta di partecipazione al concerto rivolta al soprano Maria Caniglia, poi sostituita dal soprano Alba Anzilloti, vd. ibidem la letera da C. Galassi Paluzzi a M. Caniglia del 9 agosto 1938 e l’appunto interno n. 277 del 23 agosto 1938. 147 Ed inoltre: «Dall’immenso materiale così adunato si sono trascelte alcune pagine, che […], rappresentano altretanti momenti artistici di tale ininterroto pensiero»: vd. il programma/opuscolo del concerto, pp. 3-4, consultabile ad esempio in AINSR, s. CCM, b. 233 ed in cui, comunque, il nome di F. Liuzzi non comparve in alcun modo. Il concerto prevedeva due parti. Nella prima venne rappresentata l’ouverture del Coriolano di L. van Beethoven, l’aria di Otavia Addio Roma da L’incoronazione di Poppea di C. Monteverdi ed il poema sinfonico I Pini di Roma di O. Respighi. Nella seconda parte, invece, venne rappresentata la sinfonia dalla Cleopatra di L. Mancinelli, l’interludio dal Nerone di P. Mascagni, il inale III, coro e danze, de La Vestale di G. Spontini ed inine l’Inno a Roma di Puccini. 148 Così nel programma/opuscolo del Convegno Augusteo, p. 6. Circa la data della celebrazione del II centenario degli scavi di Ercolano cfr. supra nota 88. In data 17 setembre 1938, con letera di C. Galassi Paluzzi al generale A. Aymonino, era stata anche richiesta la partecipazione, che poi non ebbe luogo, del Principe di Piemonte alla visita alle antichità campane del 25 e 26 setembre: vd. AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sot. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano, sub sot. S.A.R. il Principe Ereditario. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 215 demmiale» ad Anacapri ed aver partecipato alla «cerimonia simbolica della piantagione di un elce», i partecipanti tornarono a Roma149. La matina del 27 setembre in Campidoglio (ig. 6), dalle ore 11,00, alla presenza del ministro dell’Educazione Nazionale, si svolse la cerimonia di chiusura del Bimillenario Augusteo, per la quale, visto il valore ideale della manifestazione, erano stati rivolti inviti sia a «S.M. il Re Imperatore» che a «S.A.R. il Principe di Piemonte», che tutavia non intervennero150. Nel corso della cerimonia tennero quindi discorsi Piero Colonna, governatore di Roma, Galassi Paluzzi, Ernst Kornemann a nome degli studiosi stranieri, ed inine lo stesso Botai151. È proprio con questi discorsi che si cristallizza in modo uiciale il signiicato ideologico-politico della manifestazione: conviene dunque anche in questo caso sofermarsi quantomeno su alcuni passaggi di ciascuno di essi152. Il governatore, ricordato il ruolo di paciicatore universalmente riconosciuto ad Augusto e celebrato all’interno del Bimillenario dalla Mostra Augustea, salutati gli studiosi stranieri «della Romanità» e menzionata la valenza ideale del restauro ed isolamento dell’Ara Pacis e dell’Augusteo, concludeva come fosse altamente signiicativo che questi monumenti fossero «risorti dopo due millenni in questa nostra Roma»153. 149 Circa le escursioni campane, vd. sopratuto AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sot. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano, e b. 222, f. 67. Nel caso della escursione a Capri dei partecipanti al Convegno Augusteo occorre tenere presente i rapporti tra l’Istituto di Studi Romani ed il Comitato esecutivo istituito in Capri per le celebrazioni in occasione del Bimillenario Augusteo, nonché il ruolo svolto da Maiuri nei rapporti tra i due enti. È in tal senso signiicativa la letera del 30 agosto 1938 dal podestà presidente del Comitato esecutivo al presidente dell’Istituto nella quale il primo, appresa dal Ministero dell’Educazione Nazionale la visita a Capri del 26 setembre 1938, comunicava il rinvio a quella data dell’inaugurazione degli scavi di Villa Iovis, già issata per il 2 setembre e, dando ato di contati verbali avvenuti con Maiuri, proponeva un programma per il giorno 26 che inine sarebbe sostanzialmente coinciso con quello riportato nel programma del Convegno Augusteo. Esso prevedeva, oltre ad un rinfresco ed alla colazione, sopratuto l’inaugurazione degli scavi di Villa Iovis con illustrazione da parte di Maiuri, la gita ad Anacapri, la partecipazione alla «festa vendemmiale» e quella alla cerimonia simbolica della piantagione di un elce. Vd. questa letera tra i documenti non riuniti in autonomo sub sotofascicolo ed oggi collocati nel f. 66 della b. 221, all’interno del sot. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano tra il sub sot. Visita a Napoli. Varie ed il sub sot. Visita a Napoli. Alberghi. 150 Vd. in AINSR, s. CCM. b. 221, f. 64, sot. Chiusura e ricevimento in Campidoglio la letera da C. Galassi Paluzzi a G. Botai del 12 setembre 1938, e lo scambio di letere di C. Galassi Paluzzi con il Primo Aiutante di campo generale del Re e con il Primo Aiutante di campo generale del Principe di Piemonte tra il 17 ed il 23 setembre 1938. Numerosi riferimenti alla progetata partecipazione del Re e del Principe di Piemonte sono anche in AINSR, s. CCM, b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale. Cfr. anche AINSR, s. CCM, b. 221, f. 66, sot. Napoli e Capri, Pompei, Ercolano, sub sot. S.M. il Re Imperatore. Si riferisce probabilmente ad una variante del discorso del governatore di Roma in caso di confermata presenza del Re un appunto che si rinviene nel sot. Chiusura e ricevimento in Campidoglio, spillato ad un retangolo di carta intestata «Il Capo di Gabineto del Governatore». Vi è scrito a macchina l’appunto: «Indirizzo di saluto di S.E. il Governatore di Roma – Dovrà essere dato alla stampa a cerimonia ultimata». L’indirizzo di saluto è estremamente interessante per il valore ideologico-politico del Convegno e del Bimillenario e si ritiene utile pubblicarlo per intero: «Per l’Italia non è senza un altissimo auspicio e un profondo signiicato che la chiusura delle manifestazioni celebrative avvenga solennemente in Campidoglio alla presenza augusta del Re Vitorioso che dandole i più sicuri conini che Augusto aveva voluto, ha reso perfeta la risorta unità d’Italia, e che, per la genialità cesarea e augustea di un DUCE romano, ha nuovamente iniziato la serie degli Imperatori che hanno in Roma la loro capitale». A chiusura della manifestazione, telegrammi furono naturalmente inviati al Re, al Principe di Piemonte ed al capo del Governo: vd. ibidem. Per gli aspeti di questa cerimonia relativi alla sicurezza, vd. in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 64, sot. Chiusura e ricevimento in Campidoglio la letera da C. Galassi Paluzzi ad G. Franceschini, commissario di P.S. del Rione Ponte, con cui si trasmetevano «gli elenchi di tuti coloro che sono stati invitati alla seduta di chiusura del Convegno Augusteo». 151 Cfr. già lo scambio epistolare tra C. Galassi Paluzzi e G. Botai tra il 4 ed il 12 agosto 1938. 152 I discorsi vennero pubblicati in Il Convegno Augusteo, in «Roma. Rivista di studi e di vita romana», XVI (1938), 10, pp. 397-406. Si veda però sopratuto AINSR, s. CCM, b. 221, f. 64, in cui sono conservati, tra l’altro, il resoconto stenograico della cerimonia a cura del Ministero della Cultura Popolare, sunti e bozze dei discorsi. 153 Vd. Il Convegno Augusteo, ult. cit. p. 399. 216 Enrico Silverio Eccellenza, Signore, Signori, Camerati, Con l’odierno solenne rito si chiudono, su questo Colle Capitolino, Sacrario della Romanità, le celebrazioni che hanno esaltato la possente opera del grande Augusto, nel bimillenario della sua nascita. Tuti i popoli civili vedono, nella superba igura dell’Imperatore, l’esponente della civiltà universale di Roma, così sapientemente illustrata nella Mostra Augustea della Romanità. Le menti più elete di tuti i Paesi si sono ispirate alla grandezza dell’Idea che Egli ha creato e nella cui luce Egli vive immortale. Agli illustri studiosi della Romanità, rappresentanti di varie Nazioni, qui convenuti, sono assai lieto di porgere il cordiale e riconoscente saluto di Roma, che apprezza e riconosce il valore dei loro nobilissimi studi. Ed è altamente signiicativa, per il suo profondo contenuto storico-morale, la realizzazione, avvenuta in questi giorni, di due importanti opere che documentano la passione con cui il Governo Fascista esalta lo spirito della Romanità; l’isolamento dell’Augusteo e la sistemazione dell’«Ara Pacis Augustae»: monumenti della potenza e della pace romana, risorti dopo due millenni in questa nostra Roma, che, soto l’alto auspicio della Maestà del Re, il Duce ha ricondoto alla sua missione imperiale. A queste parole, tuto sommato in quell’occasione tanto più signiicative in quanto pronunciate da un uomo che era solo non il governatore di Roma ma anche un principe romano, esponente di una famiglia che poteva vantare la più alta risalenza nel tempo, seguirono quelle di Galassi Paluzzi. Il presidente dell’Istituto, presentata una rassegna delle manifestazioni svolte per il Bimillenario, ringraziato il ministro per l’atenzione nei confronti del Convegno Augusteo154, e quindi rivolto un ringraziamento agli studiosi italiani e stranieri che «stanno a rappresentare l’omaggio della Scienza e della Cultura ad uno dei maggiori arteici della civiltà europea», concludeva collegando la pax inaugurata da Augusto alla pace «nell’ordine e nella giustizia» garantita, nelle sue parole, da Mussolini155: Eccellenza Consentite che chiudendosi solennemente, secondo il programma che Voi avete disposto, l’Anno Augusteo, io Vi presenti un breve rapporto, esprima dei sentimenti di profonda gratitudine, e porga un saluto devoto. […]. Dopo il breve rapporto consentite, Eccellenza, che, anche a nome del camerata Giglioli, io Vi dica i sentimenti di profonda gratitudine del Museo dell’Impero e dell’Istituto di Studi Romani per l’onore che avete fato ai due Enti aidando ad essi il compito di promuovere questo Convegno Augusteo, così pieno di alto signiicato, e che posto soto i Vostri auspici e da noi organizzato seguendo le Vostre diretive si è svolto ordinatamente assumendo e mantenendo il caratere che gli si è voluto conferire, e cioè non quello di un’adunata di doti che 154 Naturalmente, in questa occasione uiciale, la conigurazione del Convegno Augusteo come un incontro di studiosi diverso da una «adunata di doti che si riuniscono per discutere problemi e agitare questioni» venne presentata come otimale, nonostante le proposte di segno opposto avanzate sino a non molti mesi prima e relative ad un vero e proprio incontro di studi: vd. ibidem, p. 401. 155 Ibidem, pp. 400-402. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 217 si riuniscono per discutere problemi e agitare questioni, ma quello di un atestato unanime e concorde di studiosi italiani e stranieri che, presenziando le cerimonie celebrative con che si chiude l’anno bimillenario, stanno a rappresentare l’omaggio della Scienza e della Cultura ad uno dei maggiori arteici della civiltà europea. […]. Mentre con tanta solennità si chiudono l’anno Bimillenario, e questo Convegno, sul Campidoglio, che, forse, come niun altro luogo al mondo, può dirsi augusto; e mentre più che mai tuto il mondo sente l’anelito alla giusta Pace romana che per la prima volta, e forse mai più, l’Europa potè godere per opera del fondatore del Primo Impero, rispetosamente mi faccio interprete del sentimento comune degli Studiosi qui adunati, ed elevo il pensiero alla Maestà Sacra del Re Vitorioso e Saggio, e al genio cesareo e augusteo del Duce che su questo Campidoglio ha ricondoto la gloria dell’Impero, e che, erede di Augusto, ha deto al mondo la parola forte e saggia che sola può garantire la Pace nell’ordine e nella giustizia. Apparentemente meno impegnato, il saluto di E. Kornemann non si discostava in realtà poi troppo dalla celebrazione della continuità con Roma antica allorché egli – non senza ampi riferimenti alla Mostra Augustea della Romanità, che dunque si confermava come l’evento più signiicativo del Bimillenario – rivolse i suoi ringraziamenti a quell’Italia che «ha assolto magniicamente e, direi, imperialmente i compiti che un’unica tradizione storica ha imposto a questa terra così ricca di storia»156: A me speta il gradito e onoriico incarico di parlare a nome di tuti gli studiosi stranieri. […]. Noi abbiamo avuto la fortuna di ammirare in un sintetico sguardo tuta la storia e la cultura romana dal mito di Enea e di Romolo ino al Cristianesimo; opera grandiosa la cui visione a noi venuti da lontano e da vicino rimarrà. Agli insigni creatori e ordinatori della Mostra Augustea va tuto il nostro grazie di cuore. E un grazie altretanto cordiale si deve alla direzione dell’Istituto di Studi Romani e del Museo dell’Impero. Con omaggio speciale noi ci rivolgiamo all’onorevole Ministro dell’Educazione Nazionale, degno rappresentante del Governo Fascista Italiano e Gli diciamo: l’Italia ha assolto magniicamente e, direi, imperialmente i compiti che un’unica tradizione storica ha imposto a questa terra così ricca di storia. Italia vivat! Naturalmente è però il discorso di Botai che condensa a livello uiciale il signiicato ideologico delle manifestazioni del Bimillenario e dello stesso Convegno Augusteo che le concluse. Il Bimillenario Augusteo diventava quindi l’evento che, nel comune segno dell’idea di impero, restituiva all’Italia il collegamento con l’antico, che in un certo senso conduceva a compimento lo stesso Risorgimento e che non aveva una portata solo nazionale ma anche mondiale, essendo Augusto «assurto a simbolo della pace nell’ordine civile»157: 156 Ibidem, pp. 402-403. Una copia del discorso di E. Kornemann, con correzioni relative alla forma italiana, si trova in AINSR, s. CCM, b. 221, f. 64, sot. Chiusura e ricevimento in Campidoglio. 157 Ibidem, pp. 404-406. Per la predisposizione del discorso del ministro, numerosi elementi furono comunque messi a disposizione dall’Istituto: cfr. AINSR, s. CCM, b. 211, f. 18, sot. Generalità, letera da C. Galassi Paluzzi a E. Scardamaglia del 218 Enrico Silverio Chiudendosi solennemente il secondo millenario della nascita di Augusto, può essere doveroso, più ancora che opportuno, riassumere in un rapido sguardo, e se vogliamo dire la parola tecnica, fare un bilancio delle iniziative, delle manifestazioni, delle opere, che, in tuto il mondo civile, si sono promosse ed atuate, a gloriicazione di Colui che, accogliendo le glorie e le voci dei secoli che lo avevano preceduto, seppe dare al travagliatissimo mondo dell’epoca sua un’êra di pace, di ordine e di giustizia, come nè prima nè poi le genti potettero più godere. Spetava di stretissimo dovere all’Italia essere a capo, nel tempo e nel modo, in questa universale gloriicazione. Il Regime Fascista, che ha fato Roma centro ideale di tuta l’opera sua, non poteva, come i piccoli uomini, che, pochi anni prima, avevan lasciato scorrere inosservata la ricorrenza della nascita di Cesare, non preordinare tempestivamente un programma di celebrazioni degne del secondo millenario della nascita di Augusto. […]. Un piano, dunque, che da Roma si è irraggiato in tuta Italia, ricostruendo dinanzi agli occhi degli Italiani di oggi il sistema della loro antica unità nell’ordine e nella potenza dell’Impero. Con questo immediato insegnamento, dunque: che il processo unitario italiano, sollecitato nel secolo scorso anche da esempi e ideologie straniere, riappare nella sua essenza schietamente romano. Cioè a dire: nostro autoctono originale, non dagli altri esemplato, ma agli altri esemplare. Di qui l’importanza politica dell’erezione di statue di Augusto, donate dal Duce a molte cità d’Italia, le quali hanno voluto, in tal modo, più particolarmente, sotolineare l’antichissima nobiltà della loro origine romana. […]. L’Istituto di Studi Romani, dopo aver tempestivamente posto il problema, ha contribuito, con una vasta messe di opere, alla realizzazione del programma formulato. Basterà ricordare gli ampi cicli di conferenze da esso organizzati, con un’imponente partecipazione della scienza mondiale; […]. Merita, in questo quadro di iniziative, di spiccare la Mostra Augustea della Romanità, cui Quirino Giglioli ha dato un originale ordinamento. Ne sotolinea l’importanza la determinazione presa dal Duce di conferirle caratere di permanente insegnamento e ammonimento alla nostra e alle future generazioni. Ma se in Italia la coscienza di compiere quasi un ato di pietà iliale, ha moltiplicato, in ogni dove e in ogni modo, le manifestazioni celebrative, non meno vasto e imponente è stato l’omaggio mondiale alla memoria di Augusto. Da un’accurata raccolta di notizie eseguita dall’Istituto di Studi Romani all’Estero risultano dati altamente signiicativi. […]. In Europa, 7 setembre 1938, nonché b. 220, f. 58, sot. Rapporti con il Ministero dell’Educazione Nazionale, letera di C. Galassi Paluzzi a G. Botai, trasmessa a mezzo del segretario particolare di quest’ultimo, R. Mucci, del 17 setembre 1938 e letera di C. Galassi Paluzzi a R. Mucci del 22 setembre 1938, nonché già la letera da C. Galassi Paluzzi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del 14 setembre 1938. Secondo M. Cagneta, Antichisti e impero fascista, Bari 1979, p. 145, nota 17, nel discorso pronunciato a chiusura del Convegno G. Botai avrebbe trovato anche «il modo di collegare l’alacre atività archeologica intrapresa dal regime alle imprese coloniali, ricorrendo alla igura di giovani operai dell’Italia fascista che, abbandonati picconi e badili con cui riportavano alla luce i monumenti antichi, corrono ad imbracciare le armi alla conquista del loro impero», e ciò allo scopo di cercare di dare risalto alla «partecipazione ideale dei lavoratori alle conquiste africane». La studiosa si riferiva al seguente passaggio: «Ed è con vivo senso di commozione che si pensa al destino, che ha fato sì che i giovani operai dell’Italia Fascista abbandonassero il piccone e il badile con i quali portavano alla luce le glorie dell’antico Impero, per imbracciare le armi alla conquista di un nuovo Impero. Destino glorioso, che, spesso, dopo la conquista, ha ricondoto i nuovi legionari vincitori a riprendere l’opera di scavo interrota. Quasi che, soto le loro mani, le fosse archeologiche fossero diventate – e son divenute in efeto – i solchi fecondi di nuove cità». Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 219 in America, in Asia, in Africa, ovunque ioriscano comunità di studi e cultori di discipline storiche e leterarie e artistiche, è stato elevato il pensiero al protetore della arti e delle letere, all’amico di Virgilio, di Orazio e di Mecenate, all’instauratore illuminato di un ordine nuovo. […]. Si può realmente afermare, che pochi avvenimenti, come il secondo millenario della nascita di Augusto, abbiano fato sentire agli uomini il dovere e la necessità di esaltare nel Commemorato uno dei migliori tra loro, assurto a simbolo della pace nell’ordine civile. Aveva così termine il Convegno Augusteo e con esso le celebrazioni del Bimillenario della nascita di Augusto, nel corso delle quali l’elemento propriamente e più schietamente scientiico aveva convissuto e talvolta si era fuso con quello ideologico, su di uno sfondo che, nella sua modernità totalitaria, era però tut’altro che privo di esiti contradditori rispeto al modello romano. Proprio in quello stesso periodo il signiicato che si intendeva atribuire al Bimillenario in sé ed ai suoi singoli eventi venne atentamente curato atraverso la stampa ed in modo particolare sia ad opera dell’Istituto di Studi Romani che della stessa Mostra Augustea, la quale giunse a dotarsi di un proprio Uicio Stampa. Descrite quindi la genesi, l’evoluzione, le carateristiche e lo svolgimento del Convegno Augusteo, converrà sofermarsi, per completezza, su come esso fosse presentato al grande pubblico atraverso la stampa, con particolare riguardo a quella quotidiana158. Il Convegno Augusteo nella stampa quotidiana Da quanto si è andato sin qui descrivendo, è emerso chiaramente come l’idea iniziale dell’intero Bimillenario non venisse in ultima analisi da struture del Regime o del Partito, ma dall’Istituto di Studi Romani e da Giglioli, cioè in deinitiva anche dal Museo dell’Impero Romano. Si è inoltre illustrato come l’idea di un “Convegno mondiale”, poi chiamato anche “Convegno nazionale ed internazionale” ed inine “Convegno Augusteo” fosse stata tenacemente perseguita da Galassi Paluzzi, con il sostegno di Giglioli, in un clima di appoggio e di favore ma non certo di alacrità da parte di Botai, senza ricordare poi che nel novembre ’37 era stato lo stesso Mussolini a cassare l’idea di un “Convegno mondiale”. Si intende dire cioè che, in deinitiva, l’idea del Bimillenario e delle sue manifestazioni era partita “dal basso” pur avendo trovato presto appoggio “in alto”, cioè nel Governo159. Non deve 158 Circa la presentazione dell’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa quotidiana e periodica sia italiana che estera, mi permeto di rinviare a E. Silverio, L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo nella stampa italiana ed estera, relazione presentata al Convegno Internazionale di studi 2014. Bimillenario della nascita di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario, in corso di stampa nei relativi Ati. Circa la stampa italiana durante il fascismo, vd. in modo particolare La stampa italiana nell’età fascista, a cura di V. Castronovo - N. Trafaglia, Roma-Bari 1980; M. Forno, La stampa del Ventennio. Struture e trasformazioni nello Stato totalitario, Soveria Mannelli 2005 e P. Alloti, Giornalisti di regime. La stampa italiana tra fascismo e antifascismo (1922-1948), Roma 2012. 159 Cfr. le considerazioni svolte da F. Scriba in questo volume ed altrove nei suoi scriti relativi alla Mostra Augustea della Romanità, per i quali vd. supra nota 6. Mi sembra inoltre di poter afermare che l’idea di una sostanziale estraneità del Regime e del Partito non solo rispeto all’ideazione in sé del Bimillenario ma anche riguardo alla sua conduzione ed alle scelte ad esso relative, sia emersa più volte – grazie proprio alle fonti archivistiche – anche nel corso del Convegno internazionale di studi 2014. Bimillenario della nascita di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario del 23-24 otobre 2014. 220 Enrico Silverio quindi stupire che, avendo oltretuto il Governo sostanzialmente delegato molte atività del Bimillenario all’Istituto di Studi Romani, quest’ultimo svolgesse anche un’ampia atività di uicio stampa, che si apprezza in modo particolare proprio nel caso del Convegno Augusteo, cioè riguardo a quell’evento la cui organizzazione venne pressoché interamente curata dall’Istituto, metendo a fruto – soto questo proilo – l’esperienza ed i contati con la stampa maturati in occasione non solo dei Congressi Nazionali, ma anche dei Corsi Superiori. Per farsi un’idea di quanto fosse meticolosa l’organizzazione creata a tal ine, saranno suicienti alcuni dati. Basti pensare, ad esempio, al «PROSPETTO DELLE SPEDIZIONI» dei comunicati stampa, che copriva la setimana da mercoledì 21 setembre a mercoledì 28 setembre 1938: una prima colonna era dedicata alla «Data di spedizione» ed in essa, accanto al giorno igurava una letera – A, B o C – diversa a seconda dell’edizione cui l’invio era dedicato e quindi dell’orario in cui il comunicato doveva partire ed essere quindi ricevuto. Una seconda colonna era dedicata invece alla «Pubblicazione» e chiariva quando andasse pubblicata la notizia spedita, cioè se durante lo stesso giorno della spedizione, o il giorno dopo o ancora, nel caso del ine setimana del 24-25 setembre, due giorni dopo, cioè lunedì 26. Una terza ed ultima colonna, senza denominazioni, era inine dedicata all’indicazione dei bolletini da spedire: ne erano stati predisposti ben 15, alcuni anche in più d’una versione, a partire dal «programma dell’inaugurazione e programma generico del convegno», per inire con il «resoconto ricevimento Campidoglio, riassunto generale»160. Di notevole interesse è anche un «Elenco dei giornali ed orario delle spedizioni», organizzato in maniera analoga al prospeto appena descrito, con il quale va evidentemente messo in relazione, ed inoltre suddiviso a seconda che la spedizione andasse recapitata alla redazione o alla sala stampa. Il totale dei giornali, agenzie ed emitenti radiofoniche – l’E.I.A.R. – ammonta a circa 54, mentre in un altro elenco troviamo le riviste scientiiche destinatarie di comunicati: un gruppo molto ampio che andava dalla «Rassegna Storica del Risorgimento» a «Critica Forense» passando per l’«Archivio di Scienze Biologiche»161. Da un appunto interno intestato «CONVEGNO AUGUSTEO» e relativo all’«UFFICIO STAMPA» è poi possibile vedere il coordinamento dell’uicio stampa del Convegno con quello del Ministero dell’Educazione Nazionale e con l’Agenzia Stefani, come nel caso dell’inaugurazione dell’Ara Pacis: «Per quanto riguarda l’inaugurazione dell’Ara Pacis, vi sarà un comunicato generale. Per questa manifestazione noi potremo prendere accordi con la Stefani, per un periodo breve, per metere in evidenza l’opera dell’Istituto»162. Lo stesso appunto ci informa come fossero state richieste informazioni a Giglioli, Calza, Bartoli e Maiuri per la composizione dei “pezzi” relativi alla visita alla Mostra Augustea, agli scavi di Ostia, alla Domus Augustana ed alla Curia, ed inine per i sopralluoghi durante la parte campana del Convegno. 160 AINSR, s. CCM, b. 229, f. 90 Stampa [e] propaganda, all’interno del quale si rinviene anche l’appunto interno n. 261 del 3 agosto 1938, da cui si evince che l’Istituto «in merito ai pezzi da fare per l’Uicio stampa» si giovò dell’ausilio di un consulente esterno. 161 Ibidem. 162 Ibidem. Il testo trascrito è inoltre sotolineato a matita rossa. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 221 La misura del coinvolgimento dell’Istituto di Studi Romani è data anche da un ulteriore appunto interno, non irmato, che nel principio riporta il contenuto di un fonogramma del 17 setembre 1938 da parte di un funzionario del Ministero dell’Educazione Nazionale in relazione alla visita preliminare della stampa italiana ed estera all’Ara Pacis del 22 setembre, ma che nel prosieguo fornisce anche indicazioni che non si direbbero provenienti dal Ministero. Apprendiamo quindi che «[…]. S.E. il Ministro ha disposto che per il giorno 22 c.m. alle ore 15 si abbia una visita preliminare da parte della Stampa italiana ed estera; dobbiamo perciò approntare subito degli inviti da farsi recapitare a mano a tuti i Diretori dei giornali e ai seguenti giornalisti: […]». L’Istituto avrebbe dovuto anche predisporre una versione della “busta dello studioso” comprendente l’opuscolo L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo – presumibilmente nella sua ultima edizione del setembre ’38 –, i programmi/opuscolo del Convegno e del concerto, nonché le pubblicazioni realizzate da Calza e Bartoli per Ostia, il Palatino e la Curia. Inoltre: «Nella busta dovrà essere anche inserito un traileto che Lazzarini deve fare subito e che deve essere intitolato: ‘L’Istituto di Studi Romani per il Bimillenario Augusteo’ e deve riassumere tuto quello che l’Istituto ha fato, per inire col ‘Convegno’, facendo risaltare che esso ha curato tuta la organizzazione»163. Se poi prendiamo in considerazione i bolletini redati per la stampa, vi rinveniamo naturalmente lo stesso rapporto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale che abbiamo sopra descrito. Si trata di un conceto che in sostanza è presente in modo difuso in tuti i bolletini e che naturalmente si concentra in modo particolare sulla partecipazione degli studiosi stranieri. Esso è comunque talvolta più manifesto e ad esempio, nel caso di un bolletino relativo all’inaugurazione dell’Ara Pacis, si aferma: «Ed è più signiicativo questo avvenimento in quanto che alla solenne cerimonia di stamane assistono i rappresentanti delle maggiori nazioni del mondo. Trecento studiosi, infati, sono invitati ad un ‘Convegno Augusteo’ a cura dell’Istituto di Studi Romani e del Museo dell’Impero»164. Di gran lunga più esplicito, già nel solo titolo, era invece il bolletino n. 8: Un concerto di musiche romane per il “Convegno Augusteo” alla Basilica di Massenzio. L’ammirazione degli studiosi stranieri per la Mostra Augustea della Romanità e per i restauri della “Curia Hostilia” e della “Domus Augustana”. Questa «ammirazione degli studiosi stranieri» non va sotovalutata poiché, come si ricorderà, uno degli efeti che sino dall’inizio si intendeva raggiungere atraverso il Convegno era proprio anche quello dell’illustrazione dei risultati otenuti dal Regime nel campo dell’archeologia165. Lo stesso conceto lo troviamo ripetuto nel bolletino n. 11, relativo alla chiusura del Bimillenario in Campidoglio: «Con questa cerimonia avrà termine pure il deto ‘Convegno’ i cui membri si sono recati in questi giorni a visitare i monumenti augustei della Campania, testè tornati alla luce per merito del Governo Fascista»166. Notevole interesse presenta poi il bolletino n. 13, sul 163 Ibidem. Vd. questo traileto in AINSR, s. CCM, b. 229, f. 91. AINSR, s. CCM, b. 229, f. 91, bolletino n. 2. 165 Vd. supra note 50 e 60. 166 AINSR, s. CCM, b. 229, f. 91, bolletino n. 11. Per una variante del discorso pronunciato dal governatore di Roma che avrebbe dovuto essere leta in caso di partecipazione alla cerimonia da parte di Vitorio Emanuele III, Re d’Italia ed Imperatore d’Etiopia, e sul valore ideologico di essa vd. supra nota 150. 164 222 Enrico Silverio quale si rinviene l’indicazione: «(Ataccare con la Stefani)»: si tratava dunque di uno di quei casi di collaborazione con l’Agenzia Stefani nei quali l’Istituto si era garantito la possibilità di dare il dovuto rilievo alla propria atività. L’intero bolletino è di nostro interesse e lo si riporta quindi per intero167: IL MINISTRO BOTTAI HA CHIUSO STAMANI IN CAMPIDOGLIO LE CELEBAZIONI DELL’ANNO AUGUSTEO (Ataccare con la Stefani) Nel pomeriggio è seguito nelle Sale del Palazzo dei Conservatori, il ricevimento oferto da S.E. Colonna Governatore di Roma ai partecipanti al “Convegno Augusteo”. Non più degna coronazione potevano così avere sul Campidoglio, le celebrazioni che tuti i Paesi civili hanno dedicato ad Augusto: Fondatore dell’Impero, ristabilizzatore della Pax Romana nel mondo antico. Il Convegno è felicemente e perfetamente riuscito, come adunata culturale di oltre trecento studiosi italiani ed esteri ai ini della gloriicazione di Augusto; ed infati va notata la rappresentanza del mondo scientiico straniero da parte di chiarissimi studiosi della classicità romana, appartenenti ai sedici stati seguenti: Belgio, Danimarca, Egito, Francia, Germania, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Stati Uniti, Turchia, Ungheria e Cità del Vaticano. Un analogo senso di omaggio mondiale era contenuto anche nel bolletino n. 14, che doveva seguire un comunicato Stefani relativo al discorso di Botai in Campidoglio e che riesce a delineare il Convegno come «la degna conclusione» del Bimillenario ed a porlo al centro di una serie ideale di cerchi concentrici di festeggiamenti che da Roma giungono sino alle celebrazioni estere, mentre contemporaneamente l’omaggio dei vari Paesi esteri ad Augusto viene richiamato menzionando la presenza degli stranieri al Convegno stesso168: IL DISCORSO DEL MINISTRO BOTTAI IN CAMPIDOGLIO PER LA CHIUSUA DEL BIMILLENARIO D’AUGUSTO (ataccare con la Stefani) Il “Convegno Augusteo” è stato, dunque, la degna conclusione delle celebrazioni augustee svoltesi in quest’anno dedicato al primo imperatore, in tuto il mondo; chè veramente da tute le nazioni civili sono state comunicate all’Istituto di Studi Romani notizie sulle commemorazioni succedutesi in Albania, Argentina, Belgio, Brasile, Bulgaria, Cekoslovacchia, Cile, Costarica, Egito, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Guatemala, India, Iraq, Irlanda, Jugoslavia, Malta, Marocco, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Siria, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Unione Sud-Africa. 167 Ibidem, bolletino n. 13, in cui si noti il ricorrere del termine «adunata», in relazione al quale si rammenti la locuzione «adunata mondiale» usata per l’archiviazione della letera del 30 luglio 1937 da C. Galassi Paluzzi ad A. Momigliano: vd. supra nel testo e nota 27. 168 Ibidem, bolletino n. 14. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 223 Così nel ricevimento oferto da S.E. Colonna, Governatore di Roma in Campidoglio iersera, il “Convegno Augusteo” ha avuto la sua conclusione. Esso è felicemente e perfetamente riuscito come adunata culturale di oltre trecento studiosi italiani ed esteri ai ini della gloriicazione d’Augusto; ed infati va notata la rappresentanza del mondo scientiico straniero da parte di chiarissimi studiosi della classicità romana, appartenenti ai sedici Stati seguenti: Belgio, Danimarca, Egito, Francia, Germania, Inghilterra, Jugoslavia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Stati Uniti, Turchia, Ungheria, Cità del Vaticano, espressione concreta della “Roma communis patria”. I medesimi conceti venivano ripresi nell’ultimo bolletino, il n. 15, estremamente esplicito anche nel titolo, Il successo del “Convegno Augusteo”, e nel sototitolo, Oltre 300 studiosi italiani e di 16 Stati esteri – La conclusione delle celebrazioni augustee svoltesi in 31 Paesi e nel quale, in un gioco di riferimenti tra un bolletino e l’altro, tesi a creare un unico armonico quadro di omaggio mondiale, la «espressione concreta di una ‘Roma communis patria’» era data dalla partecipazione degli Stati esteri atraverso le celebrazioni ivi svoltesi, rigorosamente annotate – e, quando fosse stato il caso, caldeggiate – dall’Istituto di Studi Romani ed annotate nell’ultima edizione – quella del setembre ’38 – de L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo169. Uno spoglio dei giornali dell’epoca170 consente di veriicare come l’efeto ricercato atraverso i bolletini per la stampa fosse abbondantemente riuscito non senza, tutavia, che trapelassero talvolta nella stampa straniera alcuni problemi sotaciuti da quella italiana come, ancora una volta, nel caso degli studiosi inglesi, dei quali alla ine fu presente la sola Eugenia Strong, benché altri inglesi “aderenti” venissero citati quali “partecipanti” nel programma/opuscolo del Convegno171. La circostanza venne rimarcata, ma a disdoro degli studiosi inglesi, dallo stesso «Times» del 24 setembre 1938, in un articolo non irmato dal titolo he Ara Pacis. Duce’s salute for Augustus e dunque relativo all’inaugurazione dell’Ara Pacis: […]. he Duce closely inspected the altar, saluting the igure of Augustus with raised arm as he passed, and then listened to speechs of congratulation from […], and from Mrs. Arthur Strong, representing the foreign delegates. hese included distinguished archaeologists from practically every country in Europe, and it is to be regreted that, apart from Mrs. Strong, who has been resident in Rome for 40 years, no representatives of British universities or learned institutions were able to be present. La igura di Eugenia Strong è nota ed anche di recente è stata indagata proprio in rapporto al Bimillenario Augusteo del 1937-’38172, mentre altretanto ben noto è il suo interesse per le collezioni che avrebbero dato vita alla Mostra Augustea, manifestato già durante la prepara- 169 Ibidem, bolletino n. 15 e L’Istituto di Studi Romani per la celebrazione del Bimillenario Augusteo, Roma 19383, pp. 19-24. Per i necessari riscontri mi permeto ancora di rinviare a E. Silverio, L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo, cit. 171 Cfr. in AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, il programma/opuscolo del Convegno Augusteo alle pp. 14-17, ove si trova l’elenco dei «Partecipanti al Convegno» e cfr. anche supra nota 83. E. Strong intervenne in rappresentanza del Girton College di Cambridge: vd. ancora il programma/opuscolo del Convegno Augusteo, p. 10 e cfr. supra nota 75. 172 Cfr. supra note 32 e 83. 170 224 Enrico Silverio zione della Mostra Archeologica del 1911173. Credo, tutavia, che ad una migliore comprensione del valore accordatole durante le cerimonie del Bimillenario valga, nella presente sede e parlando appunto di stampa, citare un suo lungo contributo comparso sul «Times Literary Supplement» del 30 luglio 1938. Lo scrito era dedicato ad illustrare gli scavi e le atività archeologiche in Roma in vista del grande Bimillenario ed a partire dall’anno 1936, cioè dall’anno di un suo precedente intervento sullo stesso tema dalle colonne del medesimo giornale. Quello che interessa qui rilevare è come la Strong si dedicasse anche alla Mostra Augustea della Romanità, sofermandosi sopratuto sugli aspeti della continuità che essa evidenziava tra l’antico e la nuova Italia, culminanti nella Sala XXVI174. Queste le sue signiicative parole, che possono valere a meglio inquadrarne il ruolo la matina del 23 setembre 1938175: his brief report cannot close without a reference at least to the magniicent Mostra Augustea, […]. It is limited neither to Augustus nor to the Empire, but illustrates the gradual growth of the Imperial conception from the earliest times up to Cesar, its realization under Augustus and eventual decline. But Roma Aeterna knows no real decline; a section dedicated to the monuments of primitive Christianity shows the old Roman currents diverted into fresh channels but active still; while the vast architectural and engineering achievements of the new Italy, illustrated in a closing section, seem directly inspired by the Imperial master builders of ancient Rome. Well has the exhibition been described as an “incomparable voyage through time and space”. Tornando all’inaugurazione dell’Ara Pacis, è poi particolarmente signiicativa la dimensione di cerimonia di religione politica176 accordata all’inaugurazione in sé, che viene presentata in streta connessione con la silata dei Bataglioni di Camicie Nere lungo via Nazionale, davanti alla Mostra Augustea della Romanità, in un voluto schema di rinvii alla continuità tra Roma antica ed Italia/Roma moderna. Pressoché in tuti i casi viene anche evidenziata la presenza degli studiosi stranieri: è il mondo che, atraverso una sua qualiicata rappresentanza, assiste alla cerimonia della continuità della Roma antica nella Roma moderna ed alla vitalità di quest’ultima. Così l’inaugurazione dell’Ara Pacis è descrita come «rito inaugurale» o «solenne rito»177, come «riconsacrazione» cui avrebbero assistito in una sorta di mistica unione 173 Vd. S. Arthur Strong, he exhibition illustrative of the provinces of the Roman Empire, at the baths of Diocletian, Rome, in «he Journal of Roman Studies», I (1911), pp. 1-49. Sulla Mostra Archeologica del 1911 vd. A.M. Liberati, La Mostra Archeologica del 1911 alle Terme di Diocleziano, in «Bolletino di Numismatica on line, serie Studi e Ricerche» 2 (2014), pp. 80-96, con precedente bibliograia. 174 Sulla quale vd. F. Scriba, Augustus im Schwarzhemd?, cit., pp. 90-93, E. Silverio, Un’interpretazione dell’idea di Roma, cit., nonché le considerazioni svolte da F. Scriba in questo volume. 175 E. Strong, Excavation in Rome since 1936, in «Times Literary Supplement» del 30 luglio 1938. Signiicativo anche Ead., ‘Romanità’ throughout the ages, in «he Journal of Roman Studies», XXIX (1939), pp. 137-166, ampio contributo rivolto alla Mostra Augustea della Romanità ma con riferimenti, tra l’altro, sia alla Mostra Archeologica che al Museo dell’Impero Romano che, inine, alla Mostra della Romanità che avrebbe dovuto avere luogo nell’ambito dell’E 42. 176 Mi riferisco alla nozione illustrata in E. Gentile, Fascism as Political Religion, in «Journal of Contemporary History», 25 (1990), 2, pp. 229-251 e successivamente in Id., Il culto del litorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Roma-Bari 1993. Per la diversa nozione di “estetizzazione della politica”, vd. il saggio di F. Scriba in questo volume e la relativa bibliograia. Per una illustrazione delle diverse correnti storiograiche sul Fascismo dal 1945 sino a tempi recenti, vd. A. Tarquini, Storia della cultura fascista, cit., pp. 11-47. 177 Il Duce assisterà all’imponente silata di diecimila Camicie nere e al rito inaugurale della ricostruita Ara Pacis, in «Il Gazzetino», Venezia, e «Gazzeta del Popolo», Torino, entrambi del 22 setembre 1938. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 225 «Il Duce e tuto il popolo dell’Urbe»178, o, ancora, la cerimonia dell’inaugurazione è intesa quale «cerimonia che consacra la ricostruzione» dell’Ara Pacis179, mentre si parla apertamente di una Apoteosi augustea nel clima imperiale dell’Italia mussoliniana180 e dell’Ara si dice che «Torna alla luce di Roma»181 o si descrive come essa sia «risorta per Suo (di Mussolini, n.d.a.) volere dopo 1947 anni nella seconda Roma imperiale» mentre avviene il «saluto degli studiosi stranieri», con ampio risalto al ruolo ed alle parole di Eugenia Strong nell’ambito de «L’omaggio degli studiosi al Duce»182. La presenza degli studiosi, in modo particolare, viene presentata come «L’omaggio al Duce dei romanisti di tuto il mondo»183, ed il fato che essi siano presentati proprio come rappresentanti di tuto il mondo è illustrato da «Il Resto del Carlino», che introduce l’articolo sull’inaugurazione dell’Ara Pacis anche con le parole «L’ammirazione del mondo per il fondatore dell’Impero espressa davanti all’‘Ara,»184. In un articolo ripreso da svariati quotidiani, sul presupposto dell’universalità della civiltà romana antica e sul tacito presupposto dell’universalità della Roma moderna, gli studiosi sono presentati come grati per la ricostruzione dell’Ara Pacis: «Gli studiosi grati al Duce per la risorta ‘Ara Pacis‚»185. In alcuni casi, poi, le parole pronunciate da Eugenia Strong o la sua citazione pliniana vennero inserite nei titoli degli articoli186, oppure si parlava de «Il commosso omaggio di una scienziata inglese»187. Lo stesso «Osservatore Romano», che non sempre si era allineato al coro dei cantori della continuità tra la Roma dei Cesari e quella di Mussolini188, ancorché in tono più sfumato rispeto ai quotidiani italiani, non mancava di dare rilievo alla presenza degli studiosi stranieri al Convegno Augusteo: «L’omaggio degli studiosi italiani ed esteri partecipanti al Convegno Augusteo»189. La dimensione ecumenica del Convegno Augusteo in rapporto alle celebrazioni del Bimillenario è poi particolarmente signiicativa in un articolo de «Il Lavoro Fascista», nel quale il titolo Il Convegno Augusteo era signiicativamente preceduto dalle parole «Roma Universale»190. 178 Il Duce e tuto il popolo dell’Urbe assisteranno alla riconsacrazione dell’Ara Pacis, in «La Nazione», Firenze, 22 setembre 1938. Il Duce assisterà oggi alle solenni manifestazioni nell’Urbe, in «La Nazione», Firenze, 22 setembre 1938. 180 Apoteosi augustea nel clima imperiale dell’Italia mussoliniana, in «Il Popolo del Friuli», 23 setembre 1938. 181 Davanti al Fondatore dell’Impero silano oggi 18 bataglioni di Camicie nere. Torna alla luce di Roma l’Ara Pacis, in «Gazzetta», Messina, 23 setembre 1938. 182 Il Duce inaugura l’Ara Pacis augustea, in «Il Secolo XIX», Genova, «L’Avvenire d’Italia», Bologna, «Giornale di Sicilia», Palermo, «Giornale di Genova», Genova, «Il Popolo d’Italia», Milano, tuti del 24 setembre 1938. 183 Il Duce inaugura la restaurata Ara Pacis, in «La Stampa», Torino, 24 setembre 1938. 184 Le solenni celebrazioni dell’Urbe a chiusura dell’anno Augusteo, in «Il Resto del Carlino», Bologna, 23 setembre 1938. 185 Il Duce assiste alla ferrea silata di 10 mila Camicie Nere e consacra l’“Ara Pacis„ risorta nel fulgore dell’Urbe, in «Il Resto del Carlino», Bologna, «Corriere Istriano», Pola, «La Provincia di Bolzano», Bolzano, tuti del 24 setembre 1938. 186 Vd. ad es. «Corriere di Bengasi», Bengasi, «Il Popolo del Friuli», Udine, «Popolo di Brescia», Brescia, «Regime Fascista», Cremona, «Corriere Padano», Ferrara, «Il Piccolo», Trieste, tuti del 24 setembre 1938. 187 L’inaugurazione dell’Ara Pacis. Profonda gratitudine per il Duce degli eminenti stranieri presenti al rito, in «Il Gazzetino», Venezia, 24 setembre 1938. 188 Mi riferisco in modo particolare ai commenti intorno ai lavori del V Congresso Nazionale di Studi Romani relativi all’urbanistica ed all’edilizia di una Roma divenuta ormai “capitale dell’Impero”: cfr. E. Silverio, L’«Italia nuova» del Bimillenario Augusteo, cit. 189 Le cerimonie del bimillenario d’Augusto, in «L’Osservatore Romano», Roma, 24 setembre 1938. 190 Il Convegno Augusteo, in «Il Lavoro Fascista», Roma, 25 setembre 1938. 179 226 Enrico Silverio La dimensione del “rito”, peraltro, non fu estranea neppure alle cerimonie campane, tanto che il «Corriere di Napoli» introduceva l’articolo che le descriveva impiegando, tra le altre, le parole «La piazza di ingresso all’aniteatro di Pompei e la grandiosa palestra dissepolta inaugurata con solenne rito»191. Un certo rilievo ebbe anche un “rito” di tut’altro tenore, conluito nel programma del Convegno Augusteo per la necessità di accordarlo con quello del locale comitato per le celebrazioni: la «Festa dell’Uva» o «festa vendemmiale» di Anacapri192. Anche la chiusura dell’anno bimillenario e, contemporaneamente, del Convegno Augusteo, ebbe una notevole eco nella stampa. Nella maggior parte dei casi i testi erano pressoché identici mentre i titoli, con poche varianti, si concentravano sulla presenza di Botai e sul discorso da lui tenuto, riportandone anche dei brani193. Interessante, in questo clima di conclusione, quanto pubblicato da «La Tribuna» che, evocando anche un’idea di ascesi – tanto in senso ideale quanto proprio come isica salita al Campidoglio – riusciva a compendiare – non senza però qualche, forse consapevole, “imperfezione” storica – il senso della continuità tra Roma antica e moderna ed il signiicato che si era voluto assegnare al Convegno Augusteo nell’ambito delle celebrazioni bimillenarie194: Un Convegno insigne di studiosi non poteva svolgersi che in questa sala dedicata a Giulio Cesare, in cui i carateri della Romanità antica si identiicano in quelli della Romanità presente. Asceso il colle al sommo del quale sono i Diòscuri, passando accanto la statua dell’imperatore ilosofo e nei palazzi disegnati da Michelangiolo, gli studiosi ospiti dell’Urbe hanno certamente visto in questa sala così ricca di storia il luogo più degno per la solenne celebrazione. Ai lati gli storici gonfaloni rionali e i busti degli Imperatori, mentre presiede l’assemblea con il suo gesto paciicatore il simulacro di Giulio Cesare. La Romanità irradia di qui con rinnovato vigore. Sono 329 studiosi, rappresentanti di 34 istituzioni culturali, per un complesso di 18 Nazioni, che stanno per solennizzare in clima imperiale la ricorrenza bimillenaria del Principe della Gioventù, Augusto. […]. Altissime acclamazioni al Duce hanno coronato il discorso del Ministro, e le celebrazioni augustee si sono così solennemente chiuse. Nel pomeriggio è seguito nelle sale del Palazzo dei Conservatori il ricevimento oferto dal Governatore di Roma ai partecipanti al «Convegno». Non più degna coronazione potevano così avere, sul Campidoglio, le celebrazioni che tuti i Paesi civili hanno dedicato ad Augusto, il fondatore dell’Impero, il creatore della pax romana nel mondo antico. Naturalmente, come già nel caso del discorso di Eugenia Strong, un particolare risalto venne accordato a quello tenuto durante la cerimonia di chiusura da Ernst Kornemann, 191 I nuovi scavi di Ercolano inaugurati dal Ministro Botai, in «Corriere di Napoli», Napoli, 26 setembre 1938. Notizie ad es. in «Roma», Napoli, 23 setembre 1938 e «Il Matino», Napoli, 24 setembre 1938. Su questa parte del programma del Convegno Auguste vd. supra nel testo e nota 149. 193 Vd., a mero titolo di esempio, «Il Popolo d’Italia» e «Corriere della Sera», Milano, entrambi del 28 setembre 1938. 194 Il Ministro dell’Educazione ha chiuso stamane in Campidoglio le celebrazioni del bimillenario Augusteo alla presenza di studiosi di tuto il mondo, in «La Tribuna», Roma, 28 setembre 1938, in cui peraltro si parlava di Augusto come «Principe della Gioventù». 192 Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 227 spesso introdoto da titoleti quali «Il fervido saluto degli studiosi stranieri»195. Questo «fervido saluto» era in realtà, come si ricorderà, abbastanza posato se paragonato ad altre espressioni usate in quei giorni, ma in alcuni casi esso venne presentato come diretamente riferentesi ai successi dell’Italia fascista che gli studiosi stranieri avevano avuto modo di ammirare, così nei fati garantendo al Convegno il raggiungimento di uno degli scopi che Galassi Paluzzi aveva posto sino dal principio196: Un delegato germanico ha ringraziato delle accoglienze ricevute ed ha espresso il compiacimento degli studiosi convenuti nel costatare, atraverso i sopralluoghi fati, l’importanza delle opere che il Fascismo ha realizzato per sostanziare concretamente la celebrazione bimillenaria augustea. Non va peraltro sotovalutato che, come sotolineato altrove197, negli stessi giorni del Convegno Augusteo, diversi quotidiani davano alle stampe un ampio stralcio della letera di Rostovtzef a Galassi Paluzzi nella quale il primo, comunicando di non poter intervenire al Convegno, aveva poi parole di grande lode nei confronti della Mostra Augustea. La pubblicazione dei brani di quella letera, che era stata trasmessa in copia da Galassi Paluzzi a Giglioli198, si dovete con ogni probabilità199 all’interessamento dell’Uicio Stampa della Mostra Augustea e venne difusa con titoli signiicativi quali La Mostra Augustea negli scriti di un insigne storico o La Mostra Augustea della Romanità. L’ammirazione di un insigne storico profugo dalla Russia200. Il testo era sempre introdoto da queste parole: Il prof. Michele Rostovtzef uno dei più insigni storici romani viventi, che profugo dalla Russia, insegna atualmente in una grande università americana ha scrito in italiano queste parole sulla Mostra Augustea: […] 201 Alla ine, dunque, il “russo” Rostovtzef si trovò, se non proprio a partecipare ativamente al Convegno Augusteo, quantomeno a partecipare forse ancor più ativamente alla 195 Il Ministro Botai chiude solennemente in Campidoglio il Convegno Augusteo e le Celebrazioni Bimillenarie, in «Il Lavoro Fascista», Roma, 28 setembre 1938. 196 Chiusura delle celebrazioni nell’Urbe del Bimillenario d’Augusto, in «Il Piccolo della Sera», Trieste, 28 setembre 1938. 197 Cfr. supra nota 114. 198 Ibidem. 199 Non ho rinvenuto tracce che consentano di ritenere come la lettera di Rostovtzeff – o, forse meglio, una sua parte – fosse stata comunicata ai quotidiani per la pubblicazione proprio dall’Istituto di Studi Romani. Le lodi alla Mostra Augustea della Romanità da parte di Rostovtzeff potrebbero fare ritenere che ad informare la stampa fosse stato piuttosto Giglioli. Tuttavia, poiché l’Archivio Storico della Mostra Augustea è sito presso il Museo della Civiltà Romana e poiché questo è attualmente chiuso, non è stato possibile verificare tale ipotesi. Da G.Q. Giglioli, Mostra Augustea della Romanità. Relazione morale e finanziaria, cit., p. 141 e da un ricordo del Prof. Michele Coccia comunicato pubblicamente ai presenti al Convegno Internazionale di studi 2014. Bimillenario della morte di Augusto. L’Istituto Nazionale di Studi Romani e le fonti d’archivio del primo Bimillenario sul finire della giornata del 23 ottobre 2014, sappiamo come Giglioli fosse molto fiero delle parole di Rostovtzeff. Nel passo citato della Relazione morale e finanziaria il brano pubblicato della lettera dell’allora docente a Yale è presentato come proveniente da una sua dichiarazione comunicata dall’Agenzia Stefani ai quotidiani il 27 settembre 1938. Il dato stride tuttavia con l’annotazione della data del 26 settembre 1938 per un ritaglio da «Il Messaggero» in cui si legge il brano della lettera di Rostovtzeff e che è conservato in AINSR, s. RS, b. Mostra Augustea della Romanità. 1938. 200 Rispetivamente «Il Messaggero», Roma, 26 setembre 1938 e «Il Resto del Carlino», Bologna 27 setembre 1938. Cfr. ancora supra nota 114. 201 Circa l’originale della letera di M.I. Rostovtzef a C. Galassi Paluzzi vd. supra nota 114. 228 Enrico Silverio trasmissione del messaggio che il Convegno in deinitiva voleva afermare, senza dire poi del fato che il suo nome venne comunque inserito tra quello dei partecipanti – in realtà aderenti – pubblicato nel programma/opuscolo dell’evento202. Da ultimo, mi pare opportuno sotolineare il rilievo dato all’idea della presenza degli studiosi stranieri e delle celebrazioni augustee all’estero quali «espressione concreta di una ‘Roma communis patria’», che abbiamo deto essere presente negli ultimi bolletini redati dall’Istituto di Studi Romani e che troviamo riportata nei quotidiani ancora alcuni giorni dopo la ine del Convegno e del Bimillenario203. Conclusioni Il Convegno Augusteo del 23-27 setembre 1938 rappresenta un evento eccezionale e degno del maggior interesse nell’ambito delle manifestazioni indete per il Bimillenario della nascita di Augusto, pur tute meritevoli della più ampia atenzione, dalle conferenze celebrative al progeto del Corpus delle vestigia augustee, dalla Mostra Augustea della Romanità al V Congresso Nazionale di Studi Romani, tacendo di altre iniziative solo apparentemente “minori”. La ragione dell’eccezionalità del Convegno Augusteo e dell’interesse verso di esso non risiede tanto – o, quantomeno, non solo – nella grande capacità logistica dispiegata dall’Istituto di Studi Romani, che di ciò aveva già dato prova ad esempio nei Congressi Nazionali di Studi Romani o, per quanto riguarda in modo particolare i rapporti con la stampa, praticamente in ciascuno degli anni accademici dei Corsi Superiori di Studi Romani. Piutosto, la ragione intima dell’interesse e dell’eccezionalità del Convegno Augusteo è quella di voler compendiare in sé un trato presente praticamente in tute le manifestazioni del 1937-’38: quello di unire ad una celebrazione intimamente avvertita come nazionale un omaggio mondiale, altretanto intimamente avvertito quale necessario proprio in ragione dell’universalità dell’impero antico di cui si celebrava il fondatore. Siamo, questo è evidente, nell’otica della continuità tra l’antico ed il nuovo impero di Roma e, pertanto, l’omaggio mondiale al primo imperatore comporta neanche troppo implicitamente l’omaggio all’«Italia nuova» che ha ormai riacquistato la sua dimensione imperiale e che, recuperando proprio per questo per la terza volta la sua missione di civiltà, si appresta a divenire la guida delle altre nazioni civili. Contemporaneamente, è signiicativo che, così come il progeto ed i particolari della Mostra Augustea della Romanità si debbano sopratuto a Giglioli ed al gruppo di studiosi, presto necessariamente allargatosi, che ruotavano atorno al Museo dell’Impero Romano, così l’idea del Convegno Augusteo si debba – per le ragioni che si sono esposte – a Galassi Paluzzi, che in deinitiva la difese e la ripropose quando anche Botai, dopo un sostegno iniziale, si era poi fato indietro a seguito un primo veto posto da Mussolini alla ine del ’37. Il Regime ed il Partito sono sì presenti, ma come fenomeni terminali di un’idea di Italia 202 Cfr. in AINSR, s. CCM, b. 222, f. 68, programma/opuscolo del Convegno Augusteo ed ivi p. 17, ove compare il «Prof. Michele Rostowtzef» (sic). 203 Vd. ad esempio Il successo del “Convegno Augusteo”, sia in «Avvenire», Roma, 29 setembre 1938, che in «Malta», Malta, 4 otobre 1938. Il Bimillenario della nascita di Augusto tra celebrazione nazionale ed omaggio mondiale 229 “nuova Roma” che è, anche in questo caso, erede di precedenti tradizioni di “universalità romana” ed essi in sostanza non intervengono – se non il solo Governo quale inanziatore – o, quando pare che intervengano, come Botai nel maggio ’38, non fanno che recuperare idee di Galassi Paluzzi; senza dire poi che sarà il ritardo burocratico del Ministero dell’Educazione Nazionale a giocare un ruolo fondamentale nel ridimensionare il grandioso progeto iniziale. Non si intende dire, naturalmente, che il Regime sia stato estraneo al Convegno Augusteo: ad esempio Botai è ministro dell’Educazione Nazionale ed il Convegno stesso è, in sostanza, una manifestazione “di Regime”. Si intende dire piutosto che l’iniziativa della manifestazione, non partì – così come non partì quella dell’intero Bimillenario – dal Regime ma da istituzioni culturali che, pur integrate nel Regime, erano rappresentative di indirizzi culturali ad esso preesistenti e che ad esso sarebbero sopravvissuti. Il Convegno Augusteo fu, insomma, o almeno volle essere, nonostante il ridimensionamento del progeto iniziale, un’estrinsecazione dell’universalità di Roma antica riatualizzata e realizzata nel quadro dell’idea di una nuova Roma propria sopratuto dell’Istituto di Studi Romani e che si riteneva avesse raggiunto di nuovo una dimensione altretanto universale di quella antica. Essa poté essere concretizzata – nonostante gli aspeti negativi anche poco sopra ricordati – solo grazie ad un gerarca per molti versi fuori dal comune quale fu Giuseppe Botai. È del resto anche signiicativo che al Convegno non partecipassero non tanto Mussolini – erano tuto sommato giorni febbrili per la politica estera – quanto neppure il Re Imperatore ed il Principe di Piemonte. Il Convegno Augusteo, inoltre, non ebbe – per riprendere un’espressione di Giglioli – una sua propria vita scientiica e ciò, costringendo il moderno studioso a concentrarsi su altri particolari della sua storia, non può che fare risaltare un elemento il cui avvio, senza rientrare nell’orbita del Bimillenario Augusteo, si colloca comunque cronologicamente alla ine di quest’ultimo: il varo dei primi provvedimenti razziali. Il Convegno, infati, si troverà a vivere all’inizio del momento magmatico in cui l’afermazione dell’universalità di Roma convive con i provvedimenti sulla razza: paradossalmente, da questo punto di vista, esso registra involontariamente l’inizio della ine del signiicato di quel messaggio rilanciato anche dai comunicati stampa, quello cioè di una «Roma communis patria». Diicilmente, infati, la nuova Roma potrà fondatamente invocare un diretto collegamento con i valori che normalmente vengono associati a quell’espressione se, pur accogliendo presso di sé degli stranieri, praticherà contemporaneamente delle distinzioni di caratere razziale. Enrico Silverio