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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI DIPARTIMENTO DI STORIA, SCIENZE DELL’UOMO E DELLA FORMAZIONE Scuola di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo Indirizzo: Archeologia CICLO XXVIII Direttore: Prof. Attilio Mastino I VILLAGGI MEDIEVALI ABBANDONATI DEL MEILOGU Tutor Dottorando Prof. Marco Milanese Gianluigi Marras AA. 2014/2015 Solo e pensoso i più deserti campi vò mesurando a passi tardi e lenti… F. Petrarca, Rerum Vulgarium Fragmenta, XXXV GRAZIE a Maria, che condivide con me ricognizioni, prospezioni, laboratori, accordi scontri e soprattutto la nostra vita a Francesco, lieve e impegnativo, ansia e sorriso, mia vera vita a babbo e mamma, per avermi installato la voglia di conoscere e il senso del dovere a tutta la mia famiglia, che sopporta chiari di luna e lunghe sparizioni a Marco, amico e maestro di sempre al Comune di Bessude, che mi ha generosamente dato la possibilità di studiare e costruire senza ansie economiche al prof. Cabras, assiduo direttore e amico a tutti coloro, troppi per nominarli qui, che mi hanno dato una mano a tutti i dischi che mi hanno accompagnato in questi anni alla poesia e ai fumetti alla bellezza del Meilogu a Chiaramonti e Bantine, le mie patrie DEDICATA A coloro che fisicamente non sono più con me, ma i cui ricordi, insegnamenti, sorrisi e abbracci non cessano di confortarmi Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 2 Borsa di studio finanziata dal Comune di Bessude Deliberazione della Giunta Municipale di Bessude N° 20 del 11/04/2012; Deliberazione della Giunta Municipale di Bessude N° 02 DEL 07/01/2013 che approva la convenzione tra l’Università degli studi di Sassari e il Comune di Bessude (SS) per l’attivazione ed il funzionamento di una borsa di studio in Villaggi Medievali abbandonati del Mejlogu, Scuola di dottorato in storia, letterature e culture del Mediterraneo, indirizzo Archeologico XXVIII ciclo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 3 INDICE Introduzione Parte I. Il caso di studio 1. I Villaggi medievali abbandonati 1.1 I villaggi medievali abbandonati: introduzione al tema 1.2 Il quadro europeo: storia degli studi, quadro sinottico e situazioni nazionali 1.3 Il quadro italiano 1.3.1 Storia degli studi 1.3.2 Contesti regionali 1.4 Il caso sardo 1.4.1 L’insediamento medievale della Sardegna 1.4.2 Storia degli studi 1.4.3 L’apporto delle fonti archeologiche 2. Il case-study: il Meilogu, evoluzioni storiche ed amministrative 2.1 La scelta del contesto 2.2 La diocesi di Sorres 2.3 Le curatorie giudicali 2.4 Signorie e castelli 2.5 I feudi 3. Il contesto geografico 3.1 Geologia 3.2 Rilievo 3.3 Idrografia 3.4 Carta e Uso del suolo 3.5 Il quadro insediativo 4. Le ricerche archeologiche 4.1 …fino all’epoca romana 4.1.1 Il periodo preistorico 4.1.2 Il periodo nuragico 4.1.3 Il periodo romano 4.2 L’altomedioevo 4.3 Il basso medioevo 4.4 Spoglio degli archivi della Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro 5. Metodologia della ricerca: fonti e procedure 5.1 Le ricognizioni archeologiche 5.1.1 Il concetto di visibilità archeologica 5.1.2 Concetto di UT e sito 5.1.3 La pratica e la documentazione sul campo 5.1.4 Parametri interpretativi 5.2 Analisi dei contesti stratigrafici noti p. p. p. p. p. 9 13 14 15 23 p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 30 30 35 43 43 50 53 59 60 61 64 68 74 77 78 82 86 90 94 99 100 101 102 103 107 116 124 p. p. p. p. p. p. p. 134 136 137 140 142 145 147 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 4 p. p. p. p. p. p. 148 150 151 152 156 156 5.4.2 La cartografia in uso 5.5 Archiviazione e processa mento dei dati 5.5.1 Lo strumento di archiviazione dei dati: il Database "Meilogu Medievale" 5.5.2 Il Sistema Informativo Geografico Parte II Gli insediamenti 6 Gli insediamenti nelle fonti scritte 6.1 Gli insediamenti del Meilogu nella storiografia 6.2 Contare per capire 6.3 Prima del collasso: uno sguardo al ventennio 1340-1360 p. p. 158 159 160 p. p. p. p. p. p. 164 168 169 170 181 200 7. Le ricognizioni archeologiche 7.1 La curatoria del Meilogu: comune di Banari 7.2 La curatoria del Meilogu: comune di Siligo 7.2.1 S. Maria di Mesumundu 7.2.1.1 Storia degli studi 7.2.1.2 Topografia e archeologia 7.2.2 San Vincenzo Ferrer- Biddanoa 7.2.2.1 Profilo storico 7.2.2.2 Topografia e archeologia 7.2.3 S.Elia di Montesanto 7.2.3.1 Profilo storico 7.2.3.2 Topografia e archeologia 7.2.4 S. Ortolu S. Pietro-S. Caterina - Ruda 7.2.5 La Capula -Monte S. Antonio 7.2.5.1 Profilo storico 7.2.5.2 Topografia e archeologia 7.3 La curatoria del Meilogu: comune di Bonnanaro 7.3.1 Nieddu 7.3.1.1 Profilo storico 7.3.1.2 Topografia e archeologia 7.3.2 S. Maria Iscalas- S. Barbara 7.4 La curatoria del Meilogu: comune di Torralba 7.4.1 Taylos 7.4.1.1 Profilo storico 7.4.1.2 S. Antonio Abate 7.4.1.3 S. Vittoria p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 207 208 209 212 212 215 220 220 222 226 226 228 233 234 234 237 241 242 242 243 247 251 252 252 254 259 5.2.1 Villanova Montesanto 5.2.2 S. Nicola di Trullas 5.3 Le fonti scritte 5.3.1 Le fonti scritte raccolte 5.4 Le fonti cartografiche 5.4.1 La Cartografia storica Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 5 7.4.2 S. Andrea 7.4.3 S. Giorgio 7.4.4 N.S. di Cabuabbas 7.5 La curatoria del Meilogu: comune di Borutta 7.5.1 Sorres 7.5.1.1 Profilo storico 7.5.1.2 Topografia e archeologia 7.5.2 S. Miali 7.6 La curatoria di Ardar: comune di Ardara 7.7 La curatoria di Oppia: comune di Mores 7.7.1 Todorache 7.7.1.1 Profilo storico 7.7.1.2 Topografia e archeologia 7.7.2 Lachesos 7.7.2.1 Profilo storico 7.7.2.2 Topografia e archeologia 7.7.3 Crastu S. Eliseu 7.7.4 Mendulas 7.7.4.1 Profilo storico 7.7.4.2 Topografia e archeologia 7.7.5 S. Juanne Oppia- Oppia 7.7.5.1 Profilo storico 7.7.5.2 Topografia e archeologia 7.7.6 Villa Vetere/Issir Jos/Sole 7.7.6.1 S. Salvatore di Villa Vetere- Profilo storico 7.7.6.2 Ittir Josso- Profilo storico 7.7.6.3 Santa Maria, S. Bainzu- Topografia e archeologia 7.7.6.4 Santu Salvadore- Topografia e archeologia 7.7.7 S. Paolo di Nula- S. Giovanni 7.7.7.1 Profilo storico 7.7.7.2 Topografia e archeologia 7.7.8 Cortinas 7.8 La curatoria di Oppia: comune di Ittireddu 7.8.1 Querquedu 7.8.1.1 Profilo storico 7.8.1.2 Topografia e archeologia 8. Un percorso di ricerca e divulgazione: il Museo del Meilogu Medievale 8.1 Contenuti del museo 8.2 Un museo “aumentato”: coinvolgimento, sensi e apprendimento. 9. Conclusioni 9.1 Ricognizione archeologica: analisi dei dati p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 264 266 271 275 276 276 277 281 282 285 289 289 291 296 296 297 303 304 304 305 306 306 307 312 312 313 314 314 315 315 317 322 323 323 323 325 330 332 334 p. p. 342 343 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 6 9.1.1 Tipologia delle Unità Topografiche 9.1.2 Visibilità, sistematicità e intensità 9.1.3 Unità Topografiche e Siti archeologi 9.1.4 Incremento delle infomazioni 9.2 L’insediamento medievale e i villaggi abbandonati 9.2.1 Uno sguardo archeologico 9.2.2 Uno sguardo geografico 9.3 I siti delle altre cronologie 9.4 In calce ai villaggi abbandonati: problematiche ancora aperte 9.4.1 Paesaggi sacri e powerscapes 9.4.2 Cronologie, estensione e consistenza materiale Appendice documentaria Elenco Unità Topografiche Schede di Unità Topografica Schede di Sito Archeologico Bibliografia Fonti Letteratura Scientifica 1 Metodologia 2 Villaggi abbandonati e insediamento medievale a) Europa b) Italia c) Sardegna 3 Storia del medioevo 4 Archeologia 5 Storia e geografia della Sardegna Sitografia Indice di figure, tabelle e grafici p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 343 344 346 351 353 353 356 364 367 367 369 371 372 381 396 447 447 449 449 453 453 456 460 464 465 468 478 480 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 7 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 8 Introduzione Il mio progetto di dottorato, “I villaggi medievali abbandonati del Meilogu” potrebbe apparire circoscritto ad un tema storiografico ben delineato e poco passibile di sfumature ed interpretazioni. Quanto tuttavia appare chiaro e limitato è in realtà la superficie limpida di uno specchio d’acqua ben più mosso nelle sue profondità. Infatti per ogni singolo lemma del titolo è necessaria una riflessione sul contesto della ricerca, riflessione che costituisce la prima parte della tesi, dedicata per l’appunto al caso di studio. Nel primo capitolo è stato affrontato il tema storico dei villaggi abbandonati. Nonostante questo abbia una lunga e strutturata storia è stata dapprima affrontata la sua definizione, non univoco nella letteratura scientifica1, e quindi una rassegna storiografica dell’analisi dell’insediamento, poiché il termine villaggio è leggibile in varie maniere, e alla discussione di cronologie e fenomeni storici di ampia portata (crescita e crollo demografico, wunstugen etc.). La scelta del contesto condiziona inevitabilmente la ricerca2: nel nostro caso deriva dalla necessità di analizzare un fenomeno storico, i villaggi medievali abbandonati, nei suoi aspetti sincronici e diacronici. Poiché è stato da tempo riconosciuto che la scala privilegiata per analizzare tale fenomeno è quella dei singoli comprensori territoriali il contesto scelto è stato quello dei Meilogu, coronimo dalla lunga storia e dall’estensione cangiante. Tale scelta deriva dai seguenti elementi, che lo rendono un campione altamente rappresentativo: -esemplarità: il Meilogu è un’area caratterizzata da una forte ruralità, nelle quale è assente l’elemento urbano, carattere tipici della Sardegna per il periodo compreso fra XI e XIV secolo; -centralità: il Meilogu è interessato da tutte le principali fasi insediative e storiche della Sardegna Medievale; -eterogeneità: il Meilogu presenta differenti tipi di insediamento. Lo stesso significato etimologico di “luogo di/in mezzo”, derivato dal latino Medium Locum, spiega del resto a sufficienza la centralità dell’area, che è geografica (l’area è il 1 2 MILANESE 2006. CAMBI- TERRENATO 1994, pp.79 ss. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 9 cuore dell’antico Giudicato di Torres), storica (presenza della capitale e dei primi monasteri benedettini del regno giudicale), infrastrutturale (con le direttrici viarie verso Olbia, Sassari e Cagliari, Alghero) e anche paesaggistica/visuale, con l’inconfondibile skyline dato dalle alture tabulari di Monte Santo e Monte Pelao, visibili da gran parte della Sardegna settentrionale. La ricerca è stata affrontata a diverse scale di approfondimento secondo le fonti utilizzate, partendo dal Meilogu attuale, che fluttua da definizioni amministrative (Comunità montana, Unione dei comuni) alla percezione comune, nella quale il Meilogu è confuso/identificato/sovrapposto al Logudoro1, per arrivare alle circoscrizioni territoriali medievali e specialmente a quelli che erano i distretti amministrativi nel periodo dell’ondata di abbandoni. Nella nostra ricerca sarà considerato il villaggio come “sede demica” 2, aldilà della diatriba su villaggio degli storici e degli archeologi 3, in quanto manifestazione e traccia materiale leggibile sul terreno con i metodi dell’archeologia del paesaggio 4. Il contesto scelto è stato quindi descritto dal punto di vista storico- amministrativo (capitolo 2), geografico (capitolo 3) e storico- archeologico (capitolo 4). Il paesaggio e anche l’insediamento sono infatti da leggere in due componenti: il quadro ambientale e l’azione antropica5, e perciò grande importanza è stata annessa alla definizione dei quadri ambientali, sfondo scenico e protagonista dell’insediamento. Una volta presentati domande storiche e contesto territoriale è stata spiegata la metodologia, ovvero il complesso di fonti, metodi e strategie utilizzate per accrescere il nostro patrimonio conoscitivo. L’azione antropica, individuabile nei suoi segnimateriali, è stata analizzata mediante l’approccio olistico dell’archeologia dei paesaggi, con l’ausilio di qualunque fonte e strategia utili a definire l’oggetto dell’indagine. La seconda parte della tesi è invece dedicata a presentare i risultati della ricerca, e quindi dati sugli insediamenti medievali. Dopo un capitolo che ricapitola e sintetizza il quadro generale desumibile dalle fonti scritte nello scorrere del tempo, insieme a zoom 1 DERIU- CHESSA c.d.s. GALETTI 2011a, p.20. 3 GALETTI 2011a, pp.20-21 4 MILANESE 2006. 5 Vd. Anche quanto dice ABERG 1998, p. 9, riportando una citazione di B. Roberts: “…settlement are part of a matrix composed of two interlocking frameworks: on the one hand there is the physical environment…on the other hand there are man imposed organisatial framework…”. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 10 portati su temi e periodi ben definiti (Capitolo 6) sono presentati i dati storici e archeologici sui singoli insediamenti, secondo territorio comunale e curatoria medievale cui erano pertinenti. La divulgazione di quanto scoperto è parte integrante della ricerca, e per questo si è avuta una dialettica costante mediante la progettazione del Mu.Me- Museo del Meilogu Medievale, in corso di allestimento a Bessude, cui è dedicato il capitolo 8, che propone i contenuti di questa e di altre analisi nell’ottica di un’archeologia pubblica, per cui la conoscenza è patrimonio di tutti e non di chi ne fa passione e professione. Le conclusioni (Capitolo 9) provano a fare il punto su quanto messo in evidenza dall’intera ricerca, sia “dando i numeri”, ovvero esplicitando i dati quantitativi delle ricognizioni archeologiche, sia evidenziando i numerosi problemi ancora aperti, sicuramente più numerosi di quelli risolti. Nell’ottica di rendere pubblici i dati primari della ricerca allo scopo di fornire al lettore le basi che hanno spinto lo scrivente alle sue interpretazioni, i cosiddetti “open data” 1. A causa molteplici difficoltà materiali connesse alla stampa di tutte le schede di documentazione si è operata una scelta di sintesi, con la pubblicazione integrale di tutte le Schede di Sito Archeologico, dell’elenco delle Unità Topografiche e di alcune Schede di Unità Topografica. 1 http://www.modarc.org/cosa-sono-gli-oda/ Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 11 Fig. 1. Lo Skyline di Monte Santo (a sinistra) e Monte Pelao (a destra) visto da nord (tutte le foto, tabelle, grafici e le elaborazioni cartografiche e GIS sono a opera dello scrivente salvo dove esplicitamente indicato). Fig. 2. La cattedrale di San Pietro di Sorres. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 12 PARTE I IL CASO DI STUDIO Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 13 CAPITOLO 1 I VILLAGGI MEDIEVALI ABBANDONATI Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 14 1.1 I villaggi medievali abbandonati: introduzione al tema Fra il XIV e il XV secolo si verificò in Europa un profondo riassetto demografico ed economico, al quale concorsero, oltre i movimenti di media durata, una serie di eventi negativi quali la peste nera del 1348, varie guerre (si possono citare, a puro titolo esemplificativo, la guerra dei 100 anni fra Inghilterra e Francia, la guerra tra Aragona e Castiglia etc.) e continue carestie. Il riassettò comportò una prima fase di fortissimo calo demografico a partire dalla metà del Trecento, cui seguì una lentissima ripresa. Tale riorganizzazione1 portò alla scomparsa di migliaia di insediamenti rurali in tutto il continente, con notevoli differenze fra le diverse aree, e allo spostamento della popolazione superstite nei centri maggiori, in certi casi, all’insediamento sparso o a nuove fondazioni in altri. Questo fenomeno è considerato uno degli aspetti della crisi basso medioevale, ”l’autunno del medioevo” di Huizinga2 o le “crisi del Trecento3”, ed è caratteristico di tutta l’Europa medievale, dalla penisola iberica a quelle italiana e greca, fino alle aree germanica, slava e scandinava e alle isole britanniche4. Tradizionalmente si ritiene che il decremento demografico sia stato innescato dalla “peste nera” del 1348-495, che andava ad agire, in ottica malthusiana6, su un contesto di sovrappopolamento e di eccessivo sfruttamento e squilibrio delle risorse disponibili 7. È stata recentemente messa in evidenza la difficoltà di quantificare l’impatto demografico della pandemia a causa delle lacune (di ordine tipologico, geografico e cronologico) nelle fonti documentarie: nelle aree dove è possibile disporre di dati certi si hanno decrementi che vanno dal 69% (Narbona), al 55% (Albi), al 40% circa 1 In tale accezione di “mutamento, trasformazione” può essere visto il termine di “crisi” usato da Pirenne (PIRENNE 1997, pp.194-207) secondo CHERUBINI 1994, p.391. 2 L’opera “Autunno del Medioevo” di Johan Huizinga, uscita nel 1919, non è naturalmente centrata sul problema demografico e storico, ma ho voluto tuttavia utilizzare la sua definizione proprio nel senso della fine di un periodo storico come transizione ad un altro, nel nostro caso da un insediamento organizzato per piccolissimi centri sparsi nella campagna ad uno gravitante intorno ad un numero relativamente piccolo, comunque molto minore, di grossi centri. 3 CHERUBINI 1974. 4 PESEZ 1973, pp.784-5 esclude dall’areale colpito solo alcune aree della Francia e l’Italia centro-settentrionale. 5 Secondo il Renouard la peste nera rappresentò “il più importante avvenimento del XIV secolo”, vd. CHERUBINI 1975, p.665, n°17; CHERUBINI 1994, P.286. ZANELLA 1994, pp.51-2, mette in evidenza come la percezione della peste nei cronisti contemporanei fosse quella di un evento concatenato in un “…discorso più complesso…” di eventi negativi. 6 È la tradizionale tesi di M.M. Postan (CHERUBINI 1994, p.392). 7 In generale vd. AA.VV. 1994 (specialmente CHERUBINI 1994), con bibliografia precedente. CHERUBINI 1974. Vd. in particolare sul tema COMBA 1994, pp.159-167. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 15 (Navarra, Moriana, Val di Susa). Le stime in ambito continentale variano tra ¼ e 2/3 di perdita della popolazione1. La storiografia tuttavia mise in evidenza già dalla seconda metà dell’Ottocento ulteriori fattori e momenti di crisi, differenziabili nei contesti geografici, ed in particolare le numerose e lunghe guerre di questo periodo. Appare in realtà assodato che la crisi di metà Trecento 2 fu parte di un amplio movimento economico e demografico nel quale alla crescita dei secoli XI-XIII3 seguì, già a partire dalla fine del Duecento, un movimento di sovrappopolamento e stagnazione4. A metà del XIV secolo5 ci fu il calo più evidente, con alcune stime che parlano di un decremento fra il 1300 e il 1400 di 3.000.000 di abitanti (calo del 28%) per l’Italia e 28.000.000 (calo del 38%) per l’intera Europa6. Graf. 1.1. Crescita demografica percentuale in Italia ed Europa dal 1150 al 1550. Fonte: BELLETTINI 1973, p.497, tab.I. Inizialmente l’accento degli storici (specialmente per il Bloch) fu posta sulle guerre e sulle cause economiche, e solo successivamente sulla demografia, in ottica malthusiana (Postan), i marxisti posero l’accento sulla crisi del sistema feudale, e alcuni 1 Dati rielaborati da COMBA 1994, pp.167-171. CHERUBINI 1994, p.398. Vd, FRANCESCHI 2012 per una discussione sulla storiografia italiana e non riguardo a questo periodo, con particolare riferimento agli studi di Giovanni Cherubini. 3 Cfr. per il caso francese GLÉNISSON- MISRAKI 1965, pp.268-276. 4 CHERUBINI 1972, al link http://rm.univr.it/didattica/strumenti/cherubini/saggi/sez2/cap6.htm. 5 BELLETTINI 1973, pp. 505-7. 6 BELLETTINI 1973, p.497, tab.I. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 16 analizzarono il problema dal punto di vista climatologico1. Fra concause ed episodi chiave bisogna ricordare i gravi episodi di arresto delle nuove fondazioni, le carestie in Inghilterra e in varie ragioni europee del 1293-95, 1315-18, 1321-22 e 1346-47, appena precedente la peste2. Al compiersi della lunga crisi, aggravata da ulteriori ondate epidemiche, episodi bellici e carestie, nella seconda metà del XV secolo il calo di popolazione in Europa, con differenze notevoli fra i vari contesti regionali, è di circa un terzo, valutabile sia in ambito urbano (Firenze perse circa il 60-70% della sua popolazione, Milano la metà) che rurale, con l’abbandono di numerosissimi centri3. Inghilterra, Francia e Germania persero circa il 45% della popolazione4. Nelle aree di cerealicoltura intensiva i nuovi dissodamenti non rispondono più all’aumento della popolazione mentre nelle zone a coltura estensiva, come la Sardegna, le superfici arate diminuiscono a favore del pascolo, specialmente transumante 5. In Inghilterra in questo periodo storico si parla di quasi 2000 abbandoni, ricondotti dalla storiografia locale a motivazioni congiunturali, quali l’ascesa del prezzo della lana e conseguente trasformazione dei terreni coltivati in pascoli 6. In realtà si può cogliere un andamento ondivago: primo spopolamento considerevole dopo l’invasione normanna del 1066 (testimoniato dal Domesday Book del 1086), sanato in breve tempo da un diffuso ripopolamento; spopolamento permanente nel XII secolo, causato soprattutto dalla colonizzazione cistercercese, che attuava un allevamento estensivo 7. L’abbandono dei villaggi posti in aree marginali ma interessate da grandi dissodamenti è attestato già nella prima metà del Trecento mentre non sembra che la peste del 1348 abbia prodotto effetti a breve termine, ma che abbia piuttosto innescato, o con-causato, un processo d’indebolimento di molti insediamenti8. Questo lungo processo avrà il suo acme intorno al 1450 a causa di un processo economico, ovvero la conversione di moltissimi terreni cerealicoli all’allevamento ovino, causato dalla grande richiesta di lana e operata dai 1 CHERUBINI 1974, pp.664-7. FRANCESCHI 2012, p. 1134 con bibliografia. BELLETTINI 1973, pp.505-6. 3 CHERUBINI 1972, al link http://rm.univr.it/didattica/strumenti/cherubini/saggi/sez2/cap7.htm. 4 BELLETTINI 1973, p.506. 5 CHERUBINI 1974, pp.661-2 6 MILANESE 1996, p.9. 7 BERESFORD 1965, pp.534-535. 8 BERESFORD 1965, pp.535-539. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 17 proprietari, con conseguente abbandono dei villaggi 1, specialmente quelli più piccoli e deboli2. In Francia il fenomeno sembra essere abbastanza ridotto, “…déchet accidentel d’une évolution complexe…”3, con percentuali molto basse ad esempio in Normandia, regione parigina e Brie4; l’impatto degli abbandoni definitivi databili a questo periodo è mediocre rispetto ad altri periodi, differentemente alla Germania5. A questa situazione fanno da eccezione alcune aree. L’Alsazia sembra interessata dalle wüstungen germaniche e dalla tendenza all’accentramento, spiegabili con la teoria della crisi agricola di Abel e altri fattori6. La Provenza presenta percentuali comprese fra il 25 e il 35% di abbandoni, dovute anche a eventi traumatici quali la pandemia del 1348, le crisi economiche e gli eventi bellici, con sequenza del tipo “regressione demografica-concentrazione del popolamento- discesa degli abitati- abbandono delle terre marginali”. Il risultato finale però, contrariamente all’Alsazia, è quello di un abitato notevolmente disperso 7. Anche l’Artois è duramente colpito dalla guerra dei cento anni e da cause economiche 8. Nella Linguadoca gli abbandoni sono molti nelle aree marginali, specialmente sulle coste per l’insalubrità dell’aria9. In Germania il fenomeno fu importante (con percentuali superiori al 40%) specialmente nelle aree cerealicole del Mecklenbourg, Brandeburgo settentrionale, Altmark, bacino del Saxe, Turingia, Ostphalia, Weser, Leine, Hesse e Moravia. Meno colpita la Renania e le zone dedicate all’allevamento. Si è calcolato che su 170.000 località esistenti verso il 1300, 40.000 fossero state abbandonate alla fine del medioevo 10. L’Ungheria vede tra XIII e XV secolo fenomeni di abbandono, anche dei mansi servili. Ad una prima crisi 1 BERESFORD 1965, pp.539-544. BERESFORD 1965, pp.550-551. 3 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p. 132. 4 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, pp.177-181. 5 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, pp.183-184. 6 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, pp.154-156. 7 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, pp. 159-168. DÉMIANS D’ARCHIMBAUD 1965, p.287 evidenzia che la presenza nella regione di abitati abbandonati in siti d’altura ha facilitato la loro conservazione e la successiva ricerca archeologica. 8 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, pp. 168-177. 9 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, pp.181-183. 10 Per un quadro generale ABEL 1965. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 18 demografica a metà del XIII secolo, dovuta all’invasione mongola che causò un decremento del 15-20% della popolazione, seguì una rapida ripresa demografica e quindi la sparizione dei centri minori1; la fase più incisiva di abbandoni avvenne tuttavia nel XVI secolo in seguito all’invasione turca2. In Norvegia 3 il fenomeno degli abbandoni, così come un generale declino economico, sembrerebbe legato alla peste nera ma proseguire scansionato fino al 16004. In Grecia numerose sono le crisi demografiche dall’XI al XIX secolo, in coincidenza con congiunture storiche di particolare importanza: i maggiori momenti di crisi appaiono il XIV secolo, in coincidenza con la crociata franca del 1204 e le prime campagne turche, e il periodo fra 1750 e 1850, con la rinascita dello stato greco 5. La crisi bassomedievale comportò comunque l’abbandono di 581 villaggi. Graf. 1.2. Andamento degli abbandoni in Grecia dall’XI al XIX secolo. Fonte: ANTONIADIS- BIBICOU 1965. 1 PÁLÓCZI- HORVÁTH 2000. PESEZ 1973, p.786. 3 Sull’insediamento medievale in Norvegia cfr. SKRE 1996. 4 BJØRKVIK 1965. 5 ANTONIADIS- BIBICOU 1965. Gli abbandoni sono riferiti alla grecia continentale senza Epiro ed Acarnania ma con le isole. Gli abbandoni totali sono 2049 con la seguente scansione:  periodo sconosciuto: 373;  XI: 3 (prima metà), 83 (seconda metà);  XII: 10 (prima metà), 20 (seconda metà);  XIII: 9 (prima metà), 57 (seconda metà);  XIV: 136 (prima metà), 322 (seconda metà);  XV: 65 (prima metà), 58 (seconda metà);  XVI: 16 (prima metà), 25 (seconda metà);  XVII: 27 (prima metà), 103 (seconda metà);  XVIII: 30 (prima metà), 50 (seconda metà);  XIX: 662(prima metà). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 19 In Spagna i casi sembrano seguire particolari momenti di crisi demografica (Reconquista ed espulsione dei moriscos per esempio secondo un’ipotesi catastrofista)1 e casi di abbandoni forzati2: in realtà i focus studiati presentano maggiori casi di abbandoni progressivi che colpiscono abitati già deboli demograficamente e vulnerabili o posti vicini ai nuclei maggiori 3, nell’ottica della conclusione di un lungo processo iniziato secoli prima4. Importante il fatto che si abbandonano gli abitati, dove magari restano solo fattorie, ma non i terreni (non si rispetta lo schema di Sharlau)5. Una prima somma dei dati da me raccolti senza alcuna pretesa di completezza, oscilla fra i 45.000 e i 50.000 insediamenti abbandonati fra XIV e XV secolo nel continente europeo. Questa cifra deve tener conto che non sempre il discrimine cronologico è rigoroso e della mancanza (almeno per quanto di mia conoscenza), o disomogeneità, delle ricerche in aree anche di grande estensione (Penisola Balcanica, Russia, Ucraina, Portogallo). Quello dei villages désertés si conferma quindi un fenomeno di importanza epocale nell’ambito dei processi di media e lunga durata, sia nell’ambito di una lettura “catastrofista- demografica”, che comporti quindi un grave crollo della popolazione, che in ottica congiunturale, e quindi come parte di processi di (ri)strutturazione generale degli assetti insediativo, produttivo ed economico, con minore enfasi sul fattore demografico propriamente inteso. Queste sono del resto le due principali interpretazioni del fenomeno, legata la prima alle scuole inglese e tedesca (facente capo a Wilhelm Abel), e la seconda a quella francese6. Il dibattito storiografico sarà enucleato nel prossimo paragrafo. Pare comunque assodato che gli abbandoni non colpiscano in maniera indiscriminata, ma vadano ad incidere maggiormente in aree a bassa o media densità insediativa e su insediamenti già deboli7. 1 CABRILLANA 1965 REGLERO DE LA FUENTE 1998, pp.188-193. 3 REGLERO DE LA FUENTE 1998, pp.193-204. 4 REGLERO DE LA FUENTE 1998, p.216. 5 REGLERO DE LA FUENTE 1998, pp. 209-215. 6 RAO 2011, pp.16-18. 7 PESEZ 1973, p.785. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 20 Territorio Francia Provenza1 Est-Provenza2 Nord- Provenza3 Linguadoca4 Seine et Oise5 Poissy, Pontoise, Beaumont – sur-oise6 Villaggi 1° ½ XIV Villaggi fine XV Abbandoni Percentuale abbandono 625 107 121 104 304 69 448 177 19 45 10 25 2 28% 18% 37% 10% 8% 3% superiori ai 50 fuochi 15% fra 21 e 49 fuochi 30% da 5 a 20 fuochi 17% Totale 94 54 54 177 Totale 8 17 27 Totale 4 28 146 87 5512 78 13715 13 12 581 12 Diocesi Lione7 Artois8 Yonne9 Seine et Marne10 Haute-Marne11 Aube13 Alsazia14 Contea di Montbéliard 16 Contea di Bitche17 Grecia18 Cipro- Limassol19 15% 1 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.160. Le tabelle compilate dagli autori permettono di seguire l’evoluzione demografica per circoscrizione e fino al 1765, quando si ha un rialzo del numero dei villaggi fino a 543. Sono inoltre compilate statistiche differenziate per area. 2 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.271; PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.161, dati riferiti ai secoli XIV-XVIII. 3 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.271; PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.161, dati riferiti al 1315 e 1765. 4 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.259, dati riferiti alle date del 1295 e 1911. 5 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.259, dati riferiti alle date del 1370 e 1720. 6 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, pp.259-60, dati riferiti al XIV e XX secolo. PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.130 fornisce una maggiore precisione cronologica. sui dati. 7 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.260, dati riferiti alle date del 1378-79 e al 1965. 8 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.141. 12 abbandoni ante 1340, 16 entro il XIV secolo. 9 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.261; PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.131, dati riferiti ai periodi medievale e contemporaneo, solo 10 dei 140 villaggi avevano una parrocchia. 10 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.261, dati riferiti ai periodi medievale e contemporaneo, solo 4 villaggi avevano una parrocchia. PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, pp-132-33 riferisce che la maggior parte degli abbandoni è di epoca moderna. 11 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.261, dati riferiti ai periodi medievale e contemporaneo, solo 11 dei 140 villaggi abbandonati avevano una parrocchia. 12 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.140 riferisce che 14 di questi abbandoni sono precedenti al XIV secolo. 13 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.261, dati riferiti ai periodi medievale e contemporaneo, solo 14 villaggi sede di parrocchia. 14 LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.268, dati riferiti ai secoli XIV-XV. 15 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.153, riferisce per questa regione un numero di 213 abbandoni totali. 16 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.153: abbandoni totali 18. 17 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.153: abbandoni totali 58. 18 ANTONIADIS- BIBICOU 1965, p.344. Gli abbandoni sono riferiti alla grecia continentale senza Epiro ed Acarnania ma con le isole. Gli abbandoni totali sono 2049. 19 GRIVAUD 2008, p. 75: periodo di riferimento 1375-1460. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 21 Spagna1 Navarra 133 Aragona2 226 Catalogna 124 Castiglia3 441 Regno di Valenza 188 Regno di Murcia 31 Bacino del Guadalquivir 145 Regno di Granada4 400 5 Montes de Torozos 122 29-33 25-28% Galles6 1.200 Germania7 170.000 40.000 23% 8 Norvegia 174 Inghilterra9 2.000 10 Boemia 3000 Slesia e Moravia11 1400 12 Ungheria 50% Tab. 1.1. Villaggi abbandonati in Europa fra XIV e XV secolo. La tabella presenta dati disomogenei per periodo di riferimento e modalità e non assicura completezza delle informazioni fornite; le fonti sono esplicate nelle note a piè pagina. Regione o Dipartimento Haut-Rhin Bassa Alsazia Contea di Montbéliard Pas-de-Calais Aube Marne Haute-Marne Totale prima del 1340 9 4 2 28 6 13 14 76 Villaggi scomparsi 1340-fine XV XVI-1800 90 42 47 15 13 3 29 73 10 54 40 73 11 16 240 276 Data non precisabile 15 12 / 23 8 16 14 88 Totale 156 78 18 183 78 142 55 710 Tab. 1.2. Villaggi scomparsi dell’Alsazia. Fonte: LE ROY LADURIE - PESEZ 1965, p.287, Tab.2 [dati rielaborati dallo scrivente]. 1 CABRILLANA 1965, pp.462-512, in particolare l’amplia cartografia allegata, i dati sono cronologicamente disomogenei fra l’ante 1575 e l’ante 1780 2 CABRILLANA 1965, carta allegata, 127 nella provincia di Huesca, 78 in quella di Saragozza, 21 in quella di Teruel. 3 CABRILLANA 1965, carta allegata, 85 nella provincia di Madrid, 146 in quella di Guadalajara, 105 in quella di Toledo, 71 di Cuenca, 34 di Ciudad-Real. 4 CABRILLANA 1965, carta allegata, 66 nella provincia di Malaga, 32 in quella di Granada, 32 in quella di Almeria. 5 REGLERO DE LA FUENTE 1998, p.186. Periodo di riferimento 1345- 1530. 14-18 abbandoni nel periodo 13451410, 15 nel periodo successivo. Altri 6 abbandoni sono di epoca successiva. 6 THOMPSON - YATES 2000, pp.39-40. 7 ABEL 1965, p.521, il periodo di riferimento è 1300-1500 circa. 8 BJØRKVIK 1965, p.594: totale degli abbandoni 449, 43 prima del 1350, 16dal 1351 al 1400, 23 dal 1401 al 1450, 92 dal 1451 al 1500. 9 BERESFORD 1965, p.534, numero indicativo. Nel 1963 1500 di questi insediamenti erano stati riconosciuti sul terreno. Nel 1964 si contavano almeno 1969 villaggi (Ibidem, pp.557-9 e Tab.7); HURST 1973, p.810 parlava di 2000 villaggi sui quali si possedevano dati certi, con una proiezione di 4000 abbandoni totali. 10 PESEZ 1973, p.786: abbandoni da riferire specialmente al XV-XVI secolo. 11 PESEZ 1973, p.786: abbandoni da riferire specialmente al XV-XVI secolo. 12 PESEZ 1973, p.786: abbandoni da riferire specialmente al XVI secolo, in concomitanza con l’invasione turca. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 22 1.2 Il quadro europeo: storia degli studi, quadro sinottico e situazioni nazionali Il fenomeno degli villaggi abbandonati è stato un argomento di ampio dibattito nella ricerca storica a partire dall’Ottocento, con approcci differenziati nello spazio e nel tempo per metodi di studio e modalità interpretative. Nella prima metà del XX secolo fu soprattutto la storiografia tedesca ad occuparsi del tema degli abbandoni (Wüstungen), soprattutto nelle ricerche facenti capo a Wilhelm Abel e alle sue teorie “congiunturali” sulla crisi agraria del Trecento e i successivi abbandoni1. La tradizione germanica sul tema risaliva del resto al XVI secolo, quando vennero compilati i primi elenchi fino alle sintesi del tardo Ottocento, con interesse esteso a tutti i tipi di insediamento. Solo all’inizio del XX secolo si inizio a distinguere anche i terreni abbandonati (Flurwüstungen), mediante anche la palinologia. Sono distinte due o tre ondate di abbandono: alto medioevo, in rapporto ai fallimenti durante i grandi dissodamenti; inizio dell’epoca moderna limitatamente alle regioni orientali; basso medioevo, in relazione alla crisi agraria2. Abel legava la Wüstungen, intesa in senso definitivo, alla Flurwüstungen3, che poteva o meno accompagnarla e la riteneva un concetto complesso, che comportava la congiunzione di località e terreni abbandonati4. In Inghilterra5 l’interesse per i paesaggi agrari era stato particolarmente vivo in epoca moderna fino e nella seconda metà del XIX secolo in ambito della storia del diritto; grande importanza ebbe il dinamismo e l’approccio topografico degli storici locali, spesso riuniti in società, che avevano il loro punto di forza nella conoscenza diretta del territorio6. Nella prima metà del XX secolo la scuola di “Historical geography” 7 e lo sviluppo delle metodologie dell’aerofotointerpretazione e della ricognizione archeologica, quest’ultima intesa in senso fortemente diacronico, arricchirono notevolmente il quadro metodologico e le informazioni sul tema del paesaggio e dell’insediamento8. La forza della scuola inglese fu quella di legare una ricerca 1 RAO 2011, p.16. GALETTI 2011a, pp.10-11, con bibliografia precedente, ricorda anche le fasi precedenti delle storia rurale tedesca, di carattere prettamente giuridico. 2 Vd. Sintesi degli studi in ABEL 1965, pp.516-519. 3 ABEL 1965, p.515. 4 Vedi lo schema in ABEL 1965, p.516. mutuato dallo studioso Sharlau. 5 Interessante la rassegna storiografica, in ottica “francocentrica”, di WATTEAUX 2009. Sulla storia rurale inglese in generale vd. GALETTI 2011a, p. 9. 6 WATTEAUX 2009, pp.1-3. 7 WATTEAUX 2009, p.3. 8 WATTEAUX 2009, pp.4-5. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 23 circoscritta agli ambiti locali a temi economici e storici di grande portata e coinvolgendo appunto la discussione metodologica 1. Anche i primi scavi di villaggi medievali abbandonati, condotti in Inghilterra e Gran Bretagna, risalgono al periodo immediatamente precedente la seconda guerra mondiale 2. Nel 1952 venne fondato il “Deserted Medieval Villages Research Group” (attualmente “Medieval Settlement Research Group” 3) e nel 1954 apparve l’importante volume di sintesi The Lost Villages of England ad opera di Maurice Beresford; già da alcuni anni (1950) inoltre erano condotti gli scavi del centro di Wharram Percy a cura di M. Beresford e J. Hurst, che proseguiranno poi per decenni fino al 19924, mettendo in luce varie fasi di vita con ristrutturazioni della chiesa e dei singoli lotti abitativi 5. La ricerca inglese in questo periodo era in parte coordinata dal succitato DMVRG e in parte da altri centri di ricerca, che tuttavia seguivano normalmente la medesima strategia: indagare quanto più compiutamente almeno una singola abitazione in ogni villaggio studiato, oltre che l’analisi in estensione di Wharram Percy6. In generale la scuola inglese ha continuato ad indagare i singoli villaggi inseriti però nel loro contesto geografico, storico e paesistico7, con delle peculiarità terminologiche (esclusione dei contesti fortificati, commerciali, come gli emporia, e produttivi8) e cronologiche (VIII-XVIII secolo)9; già nel 1972 si potevano contare 209 villaggi scavati in modo stratigrafico10. Fra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, la problematica dei villaggi medievali abbandonati divenne un argomento centrale della ricerca storica europea, punto di convergenza mirante alla “ricomposizione storica complessiva” fra svariate discipline 11, come la storia, la geografia, la demografia storica e l’archeologia medievale, che 1 SAGGIORO- VARANINI 2012, pp. 256-6. DE BOUARD 1973, p.749 con bibliografia precedente. 3 L‘attività del gruppo, compresa l’annuale e corposa rassegna di studi, ricerche e scavi, è consultabile al link http://medieval-settlement.com/. Una prima descrizione si deve a BERESFORD 1965, pp.563-566. 4 HIGHAM 2001, p.112. 5 Sintesi in WRATHMELL 2001. 6 DEMIANS D'ARCHIMBAUD 1962, pp.477-483. 7 Vd. GELICHI 1997 pp.78-80; WATTEAUX 2009, pp.8-9. 8 In realtà già Beresford 1965, pp.533, n°2 qualifica come villaggio abbandonato “…ne peut pas compter plus d’une église, un manoir, une ferme et un presbytere de l’ancien village…”. 9 HIGHAM 2001, p.112. 10 PESEZ 1973, p.767. 11 MILANESE 1996, p.9. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 24 proprio su questo tema trovò il suo primo punto d’incontro e sviluppo in ambito internazionale. Nel convegno di Monaco del 1965 convennero per discutere di un tema al momento centrale, studiosi di molti paesi europei (dalla Polonia alle nazioni scandinave, dalla Spagna alla Germania). L’attenzione alle differenti discipline e metodologie, considerate singolarmente e in ottica interdisciplinare, è ben esemplificata dal fatto che ai “Problèmes de Méthode” è dedicata la prima sezione del volume 1, nella quale il tema dei “villages désertés” è trattato in rapporto a demografia 2, geografia3, fotografia aerea4, fonti scritte5, toponomastica6 e archeologia7. Nel resto del volume8 furono in particolare gli studiosi inglesi e francesi, in collaborazione con archeologi polacchi a presentare relazioni di scavi stratigrafici, con casi divenuti paradigmatici come Rougiers e Dracy in Francia e Wharram Percy 9 in Inghilterra. Nell’occasione si affrontarono anche le due principali scuole interpretative del fenomeno, quella congiunturale legata alla scuola tedesca di Abel e a quella inglese, e quella legata alla selezione dell’insediamento, slegata dalla congiuntura, soprattutto di marca francese10. Molto importante anche la definizione di abbandono come “distruzione definitiva di un luogo abitato, villaggio o frazione, o sua riduzione a semplice fattoria”11. La scuola francese sottolinea il fatto che il “village disparu” è un fenomeno che va studiato e contestualizzato nel tempo e nello spazio12. Le singole situazioni nazionali erano presentate in due sezioni differenti, le “explorations”, dedicate ai contesti per i quali si disponeva di dati poco omogenei (Grecia, Italia, Spagna)13, e i “Bilans”, dove venivano esplicate le nazioni in cui la 1 AA.VV. 1965, pp.13-124. DUBY 1965. 3 RONCAYOLO 1965a. 4 CHEVALLIER 1965 5 PESEZ 1965 6 MONFRIN 1965. 7 COURBIN 1965a. 8 Interessante sintesi in CHERUBINI 1994, pp.394-6. 9 BERESFORD 1965, pp.568-572. 10 RAO 2011, pp.16-18. 11 RONCAYOLO 1965, p.219; 1965a, p. 26. 12 PESEZ- LE ROY LADURIE 1965, p.133. 13 AA.VV. 1965, pp.343-512. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 25 ricerca era considerata più matura1. Si possono registrare al riguardo varie differenziazioni di approccio metodologico, cronologico2 e interpretativo. L’Italia in tale occasione venne scarsamente rappresentata a causa del sostanziale disinteresse della sua comunità scientifica e senza il contributo della ricerca archeologica: l’unico apporto fu opera di due studiosi stranieri, John Day e Cristiane Klapish-Zuber, che peraltro nel loro articolo trattarono, insieme ad altre regioni quali Liguria, Toscana e Lazio, il caso della Sardegna, proprio per la rilevanza che in questa regione ebbe il fenomeno3. Il dibattito storiografico dei decenni seguenti 4, a dire il vero molto sopito, andò soprattutto a intaccare il quadro interpretativo congiunturale, mettendo al contrario in evidenza la lunga cronologia degli abbandoni, le differenze locali e l’importanza degli aspetti evenemenziali di tipo bellico; è stato inoltre messo in luce come gli abbandoni siano connaturati alle varie fasi di ristrutturazione dell’abitato. Il tema del villaggio medievale è rimasto al centro dell’interesse scientifico 5, ma declinato in modo differente, secondo quanto già diceva nel 1965 Jaques Le Goff 6: “...l’archeologia del villaggio medievale ci dice sulla sua vita più di quanto ci dica del suo abbandono….”. Si sono quindi studiate la definizione del concetto del villaggio (con la differenza tra “villaggio degli storici” e “villaggio degli archeologi” evidenziata da Charles Fossier e Elisabeth Zadora- Rio7) e la sua dinamica e cronologia di formazione, specialmente nell’ambito cronologico altomedievale. Ciò può essere esemplificato con l’attività dell’associazione scientifica internazionale “Ruralia”, con base a Praga, che si occupa appunto dell’archeologia dell’insediamento e della vita rurale fra 500 e 1700 d.C. 8, organizzando convegni biennali su temi particolari, tutti intersecanti ma mai coincidenti 1 AA.VV. 1965, pp.515- 619. Ad esempio RAMSKOU 1965 per la Danimarca comincia la sua trattazione dal neolitico. 3 DAY, KLAPISH-ZUBER 1965. 4 Importanti aggiornamenti sul tema dei villaggi abbandonati, e più in generali sulla storia rurale, in tutto il continente sono stati pubblicati, al link http://www.ruralia.cz/ruralia_publicatins.html, dalla rivista “Ruralia” a partire dal 1996. Si veda in particolare il numero I, con aggiornamenti su vari contesti nazionali come Italia (GIANNICHEDDA 1996), mediterraneo occidentale (BAZZANA- POISSON 1996), Republica Ceca (KLÀPSTE SMETANKA 1996) e altri. 5 Vd. ABERG 1998. 6 LE GOFF 1973, p.12. Vd. sul tema PESEZ 1973, p.787, MILANESE 2006. 7 GALETTI 2011a, pp.20-21. Vd. Anche NISSEN- JAUBERT 1998, pp.213-214. 8 http://www.ruralia.cz/. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 26 con quello dei villages désertés1. Solo in Inghilterra il tema ha continuato ad essere centrale, sia in ambito scientifico che divulgativo 2. In Germania la comunità scientifica ha negli ultimi decenni operato un cambio di prospettica, specialmente per opera di Janssen, inquadrando il fenomeno delle wustungen più nella lenta trasformazione delle strutture insediative che nella crisi economica basso medievale, legando gli abbandoni al plasmarsi del paesaggio circostante3 riproponendo dunque la dialettica tra wustungen e Flurwüstungen di Abel. In Francia4 il tema dei villaggi abbandonati, a partire dagli anni Sessanta, è il punto centrale intorno al quale si coagula l’archeologia medievale, fino ad allora concentrata sui temi delle necropoli merovinge. In questo periodo iniziano infatti, sulla spinta dell’esempio inglese5 e spesso in collaborazione con l’Istituto di Storia della Cultura Materiale di Varsavia, diversi scavi di villaggi abbandonati 6, divenuti poi casi emblematici: Dracy, Montaigut 7, Condorcet, Saint Jean le Froid 8, Rougiers9. Ciò fa si che non solo al convegno di Monaco siano presentate numerose relazioni riguardanti la Francia10, ma anche che nel 1967 esca una prima sintesi concernente il Belgio generale sul problema affrontato dal punto di vista dell’archeologia 11 seguito da un analogo e corposo testo sulla “archeologia del villaggio abbandonato” in Francia che 1 http://www.ruralia.cz/ruralia_conferences.html RAO 2011, pp.17-18. 3 Rapetti 2000, p.29. 4 Sulla storia rurale francese in generale vd. GALETTI 2011a, pp.6-7. 5 DEMIANS D'ARCHIMBAUD 1962. 6 Sugli scavi in questi siti si vedano le prime sintesi in AA.VV. 1965, passim e i risultati più corposi in AA.VV. 1970. 7 HENSEL ET ALII 1965. Abitato d’altura situate su un altopiano fortificato naturalmente. Gli scavi misero in evidenza tre periodi di frequentazione: X secolo- 1229,metà XIII, metà XIV, con un abbandono completo entro il 1614. 8 HENSEL ET ALII 1965a. Villaggio d’altura a quasi 1000 m s.l.m., ancora occupato nel 1965 da una fattoria e con altri edifici abbandonati in periodo recente. Vennero studiate le fortificazioni (costituite da fossato e terrapieno, databili fra fine XIII e inizio XIV, il riempimento del fossato è invece ascrivibile al XVI secolo), il villaggio (case in pietra a secco, fondate sulla roccia, databili tra XIII e XIV secolo), chiesa (tre fasi principali di X, XIII e XIX secolo) e cimitero (usato fino al XIX secolo) e la strada lungo cui si era sviluppato l’abitato, anch’essa medievale. 9 Rougiers era un villaggio fortificato ubicato a nord-est di Marsiglia, abitato dal XII al principio del XV secolo, costruito interamente in pietra, in ottimo stato di conservazione. Gli scavi misero in evidenza le fortificazioni, la chiesa, il cimitero e numerose abitazioni. Molto importanti anche i materiali ceramici e gli altri reperti, che permisero una prima sistemazione delle sequenze crono tipologiche della ceramica medievale della regione. Cfr. DEMIANS D'ARCHIMBAUD 1962, pp.483-488; 1965, pp.289-301; 1982, 1987. 10 Al “caso francese” è dedicata una corposa sezione del volume,con numerosi contributi. Cfr. AA.VV.1965, pp.125-339. 11 AA.VV. 1967; si veda anche la veloce recensione DEMIANS D'ARCHIMBAUD 1969. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 27 si presenta come prodotto finale della collaborazione fra l’École Pratique des Hautes Études e l’Istituto di Storia della Cultura Materiale di Varsavia e come ideale complemento del Convegno di Monaco1. A partire dagli anni ’80 tuttavia l’interesse si è allargato a comprendere le generi e le forme degli insediamenti rurali fino alla costruzione e gerarchia del paesaggio sulla lunga durata con approccio interdisciplinare2. L’interesse si è inoltre portato, piuttosto che sul tema dell’abbandono, sulla natura e sulla nascita del villaggio, soprattutto a partire dagli studi di Fossier che identificava il villaggio come un’entità dotata di una propria coscienza comunitaria, oltre che di strutture abitative concentrate presso la chiesa e territori strutturati, che nasce intorno all’anno Mille. Questa tesi è stata successivamente messa in crisi, soprattutto per quanto riguarda il dato cronologico, dalla gran messe di dati archeologici, provenienti perlopiù da indagini archeologiche preventive, le quali hanno messo in luce piuttosto varie fasi (definite “pulsazioni”) di crescita e abbandoni, databili già in epoca merovingia e carolingia 3. In Corsica lo studio del tema risale agli anni ’90 ed è stato perlopiù affrontato, con approccio prettamente archeologico, secondo l’ottica dell’organizzazione territoriale gestita dalle pievi e dai castelli, con poca attenzione a cronologia e cause degli abbandoni, che sono spesso temporanei fra XIV e XV secolo 4. Riguardo la penisola iberica5 al convegno di Monaco venne presentato un intervento importante per gli elenchi di insediamenti scomparsi, per quanto possibile localizzati su carta geografica6 anche sulla base di alcuni documenti compilati fra 1575 e 1780; fra questi rivestiva particolare interesse quello nel quale si richiedevano localmente nomi e ubicazione degli insediamenti scomparsi o la loro descrizione 7. Anche in questo caso non si tengono in considerazione, , tramite criteri qualitativi e quantitativi, i villaggi troppo piccoli (case isolate, fattorie) mentre sono compresi nello studio i villaggi ridotti 1 AA.VV. 1970; si veda anche al riguardo la recensione DEMIANS D'ARCHIMBAUD 1974. I siti indagati dagli studiosi polacchi furono in particolare quelli di Montaigut e Saint-Jean-le-Froid. 2 Un’ultima rapida sintesi in SCHNEIDER 2010, pp.133-134. 3 WATTEAUX 2003. Racine 2006, pp.25-26. 4 FRANZINI- ISTRIA 2006. 5 Per una veloce sintesi sul panorama spagnolo vd. REGLERO DE LA FUENTE 1998, pp. 183-4. Sulla storia rurale spagnola in generale vd. GALETTI 2011a, pp.8-9. 6 CABRILLANA 1965, p.461. 7 CABRILLANA 1965, pp.461-2. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 28 ad una fattoria1. Grande enfasi viene data a particolari momenti di crisi demografica (Reconquista ed espulsione dei moriscos per esempio)2, all’ipotesi catastrofista e ai casi di abbandoni forzati3; in realtà i focus studiati presentano maggiori casi di abbandoni progressivi Dopo le sintesi degli anni ’60-’70 del Novecento l’archeologia medievale spagnola, particolarmente l’archeologia d’emergenza, si è concentrata su altri temi e solo negli ultimi 15 anni ha permesso di conoscere alcuni casi di villaggi abbandonati. Degno di nota il progetto di ricerca sul sito di Zaballa, nei paesi baschi, indagato nel contesto dei villaggi abbandonati di tutta l’area4. Il bilancio presentato al convegno di Monaco riguardante i villaggi abbandonati in Grecia5 viene considerato dalla stessa autrice provvisorio per il ritardo dovuto alla mancanza di sintesi generali e studi regionali. Viene tuttavia ripreso il concetto di villaggio come abitato rurale, comprensivo di varie tipologie insediative della documentazione scritta, e quello di abbandono, che deve essere completo, anche quando implica uno spostamento dell’abitato6 ed utilizzato un ventaglio di fonti che comprende anche le fonti orali e la tradizione7. Le ondate di abbandono sono collegate ai grandi eventi e movimenti storici ma anche alle tendenze economiche generali. Momenti chiave sono il XIV e il XIX secolo, in concomitanza con la conquista turca e la rinascita dello stato nazionale greco con la guerra d’indipendenza. il quadro presentato al convegno di Monaco ha avuto un interessante sviluppo nel “The medieval Village Project” (poi “The Boeotian Village History Project” 8), parte del più ampio “Boeotia Archaeological Survey”, condotto a partire dal 1978 dall’archeologo statunitense J.L. Bintliff9. La ricerca ha portato all’individuazione di circa 80 villaggi scomparsi fra XV e XVIII secolo tramite l’analisi delle fonti scritte 10; numerose campagne di survey intensivo hanno permesso di ricostruire luoghi e dinamiche del 1 REGLERO DE LA FUENTE 1998, p.185. CABRILLANA 1965 3 REGLERO DE LA FUENTE 1998, pp.188-193. 4 QUIRÒS CASTILLO 2013 5 ANTONIADIS- BIBICOU 1965. 6 ANTONIADIS- BIBICOU 1965, pp.348-350. 7 ANTONIADIS- BIBICOU 1965, pp.358-359. 8 BINTLIFF 2007. 9 BINTLIFF 1997. 10 Ibidem, p. 21. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 29 popolamento nel lungo periodo (VI-XIX d.C.) oltre che passaggi all’insegna della continuità (V-VII d.C.), dello sviluppo (XVI) e della crisi (XIV- inizio XV secolo)1. Anche in altre regioni non rappresentate al Convegno del 1965 gli studi sul tema sono ben rappresentati. Ad esempio nell’area della Repubblica Ceca sono testimoniati scavi archeologici già nel XIX secolo con successivo rifiorimento della ricerca a metà del Novecento, contestualmente al quadro continentale, con influenze francesi, scandinave, inglesi e tedesche, mediante l’analisi stratigrafica di siti campione e un approccio preventivo ad attività estrattive 2. In Ungheria le ricerche archeologiche sui villaggi abbandonati sono state condotte con approccio interdisciplinare volto alla ricostruzione dell’ambiente e del paleo clima, che mette in relazione il raffreddamento del tardo medioevo alla crisi agraria e demografica e, nell’area ungherese, alle invasioni dei Tatari3. 1.3 Il quadro italiano. 1.3.1 Storia degli studi. Nella penisola italiana il tema dei villaggi abbandonati godeva fino al 1965 di scarsissima eco4 tanto che l’unico intervento presentato al convegno di Monaco venne redatto da due studiosi di formazione francese5, che anche negli anni seguenti continuarono ad occuparsene in modo intensivo 6. Il dibattito successivo, nato sulla base della letteratura straniera ma non sostenuto da un’effettiva richiesta storica interna, attecchì, solo in alcune aree, generalmente per un periodo limitato di tempo e per opera di pochi studiosi, mentre rimangono sporadici i momenti di riflessione generale 7. Il quadro presentato a Monaco nel 1965 aveva carattere di estrema parzialità 8: strutturato sul lungo periodo (dall’XI secolo in poi) esaminava contesti regionali (Liguria, Toscana, Provincia romana, Molise, Tavoliere, Calabria, Sicilia e Sardegna), 1 Ibidem, pp. 28-29. KLÀPSTE - SMETANKA 1996, pp.331-334. 3 PÁLÓCZI- HORVÁTH 1996; 1998; 2000. 4 PIRILLO 2008, pp.31-32 per un panorama generale. KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.425 mettono comunque in evidenza come nelle isole il panorama degli studi fosse maggiormente articolato. Sulla storia rurale italiana in generale vd. GALETTI 2011a, pp. 11-13. 5 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965. 6 Si vedano in particolare I numerosi contributi di John Day citati nella bibliografia generale. 7 GELICHI 2006. Anche CHERUBINI 1974, p.662, parla di un “adeguamento” ad una tematica nata all’esterno. 8 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.419, “…enquete encore très partielle…”. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 30 con la sistematica esclusione dell’Italia Settentrionale 1, studiati in modo differente per arco cronologico, totalità del campione e disomogeneità delle fonti disponibili. Gli insediamenti considerati nella ricerca erano quelli definiti come villaggi dai contemporanei, mentre venivano tralasciati castelli, monasteri, chiese rurali; gli abbandoni comprendevano anche gli spostamenti e i siti dove è rimasta una vivacità minima (ad esempio una fattoria) ma non quelli temporanei2. Venivano esplicate le cause evenemenziali e strutturali nonché alcuni elementi di grande interesse quali la diminuzione del fenomeno degli abbandoni da sud verso nord, rilevabile in particolare nella strisciata posta fra Roma e la Liguria, legata anche a scelte economiche e politiche dall’alto, per esempio all’azione di commercianti ed imprenditori. Veniva anche sottolineato l’impatto sul sistema insediativo degli abbandoni postmedievali. Per il decennio compreso fra il 1965 e il 19743 la tematica dei villaggi medievali abbandonati rimase comunque al centro del dibattito storico italiano specialmente nell’ambito della nascente archeologia medievale (tratto comune del resto a Inghilterra e Francia), tanto che il sottotitolo della rivista “Archeologia Medievale”, pubblicata dal 1974, era “Insediamenti, territorio, cultura materiale”. Nacquero inoltre due gruppi di ricerca dedicati all’argomento4: il G.R.A.M. (Gruppo di Ricerca sull’Archeologia Medievale) in Sicilia e il Gruppo di Ricerca sulle Sedi Abbandonate in Liguria, regioni nelle quali vennero del resto portati avanti scavi stratigrafici importanti come quello di Brucato5 e Zignago6. Specialmente in Liguria la ricerca era caratterizzata da un fortissimo approccio interdisciplinare, grazie all’interazione fra storici, geografi, archeologi ed ecologi7. Il G.R.A.M. (Gruppo Ricerche di Archeologia Medievale), nato sulla spinta dello storico Franco Trasselli, individuò subito nel tema dei villaggi abbandonati siciliani uno 1 GELICHI 2006, p.87. KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, pp.420- 421. Per le definizioni cfr. anche p.422, n°6. 3 Cfr. anche il consultivo “in diretta” di CHERUBINI 1974. 4 QUAINI 1973, pp.712-7; MILANESE 1996, p.10. SERRELI 2009, pp.109-111. 5 Ricerche portate avanti dagli archeologi francesi dell’Ècole Française del Rome, cfr. PESEZ 1984. 6 La ricerca, di approccio interdisciplinare e diacronico, trovò una prima edizione in BOATO ET ALII 1990; lo scavo è ripreso negli ultimi anni, cfr. GIANNICHEDDA 1996. Cfr. anche FERRANDO CABONA- MILANESECABONA 1978. 7 QUAINI 1973, pp.737-44 pubblicava il primo programma di ricerca, caratterizzato da un fortissimo approccio interdisciplinare e agganciato al contesto di ricerca europeo ma bocciato perché ritenuto inattualizzabile. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 31 dei suoi principali temi di ricerca conducendo e pubblicando analisi territoriali e iniziando la collaborazione con gli studiosi francesi Bresc e Aymard 1. Una prima occasione d’incontro a livello nazionale fu il convegno di Scarperia del 1972 con la partecipazione di archeologi, storici e geografi, pubblicato nel numero 24 della rivista “Quaderni Storici”, uscito nel 1973 e dedicato monograficamente a “Archeologia e geografia del popolamento”. In tale occasione si registrò lo slittamento dal tema degli abbandoni a quello più generale della storia del popolamento (apprezzabile nei contributi su Lazio, Toscana, Sicilia, Piemonte, Inghilterra, Francia e contesto generale2), visto come contesto naturale all’interno del quale poter capire i villages désertés3. A questo erano seguiti due incontri non tematici4, il primo a Palermo nel 1974 (Colloquio internazionale di archeologia medievale)5 e il seguente a Roma nel 1975 (Tavola Rotonda sulla archeologia medievale)6. Questa stretta collaborazione fra i diversi ambiti della ricerca rimarrà del resto una caratteristica dello studio del popolamento. La comunità scientifica abbandonerà quasi immediatamente i temi dell’abbandono per allargarsi, sulla spinta anche del contemporaneo dibattito storico, a tematiche più generali o solo in parte coincidenti con lo spopolamento rurale 7: forma e storia delle dimore rurali8, castelli (sulla scorta delle tesi toubertiane sull’incastellamento 9) e, a partire dagli anni ’80, i centri di nuova fondazione 10. Già dal 1973 del resto Tiziano Mannoni e Hugo Blake dichiaravano: “…Con questa denominazione [scilicet "villaggi abbandonati"]...si può implicitamente intendere uno studio più vasto che è la storia 1 MAURICI 1995. Si vedano rispettivamente WHITEHOUSE 1973, CHERUBINI- FRANCOVICH 1973, AYMARD- BRESC 1973, SETTIA 1973, HURST 1973, DE BOUARD 1973 e PESEZ 1973. 3 QUAINI 1973, pp.714-7 4 PANI ERMINI 2005, p.22. 5 AA.VV. 1976. 6 AA.VV. 1976b. 7 MILANESE 1996, p.10. PIRILLO 2008, pp.24- 34. SAGGIORO- VARANINI 2012, p.233. 8 Cfr. “Archeologia Medievale”, VII, 1979, dedicato agli atti del convegno “Per una storia delle dimore rurali”. 2 9 PIRILLO 2008, pp.35-37. Vedi anche SAGGIORO- VARANINI 2012, p.257, specialmente la nota 72, con bibliografia. 10 PIRILLO 2008, pp.38-39. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 32 dell'insediamento minore, ivi comprese le vie di comunicazione ed i vari usi fatti dall'uorno del territorio …“1. Vennero così lasciati insoluti alcuni interrogativi storici fondamentali dell’archeologia dei villaggi (diacronia, cultura materiale, abbandoni)2 per spostarsi piuttosto al tema della formazione del villaggio e all’altomedioevo3. Il passaggio dai temi dell’abbandono a quello più generale dell’insediamento rurale era del resto già stato prefigurato durante il convegno di Monaco, con l’avvertenza che l’archeologia aveva maggior potenziale informativo sulla vita del villaggio medievale rispetto al suo abbandono4. Il successivo momento d’incontro sul tema dei villaggi rurali e del loro abbandono si è avuto solo nel 2001, con il convegno “Vita e morte dei villaggi rurali tra medioevo ed età moderna. Dallo scavo della villa de Geriti ad una pianificazione della tutela e della conoscenza dei villaggi abbandonati della Sardegna”5, che oltre al focus sul caso sardo presentava delle riflessioni generali e sintesi sui contesti corso, pugliese e emiliano. La relazione introduttiva di Marco Milanese, significativamente intitolata “Vita e morte dei villaggi rurali tra Medioevo ed Età Moderna. Archeologia e storia di un tema storiografico”6 con un approccio geograficamente e cronologicamente allargato, riassume il percorso della tematica, sottolineando la necessità di un dialogo tra le varie discipline storiche e scientifiche7; vengono presentati significativi approfondimenti sulla definizione del villaggio nelle fonti scritte (con terminologia ricca e diversificata8) e nelle fonti archeologiche9, e su nascita, morte10 e accentramento degli insediamenti11, in un’ottica che accoppia allo studio dei villaggi spopolati l’analisi dei centri vincenti a continuità di vita. Si sottolinea diffusamente l’importanza dell’apporto informativo 1 MANNONI- BLAKE 1973, p.849. MILANESE- BENENTE & CAMPUS 1997, p.81. 3 GELICHI 2011, pp.11-12. Sempre in VARANINI 2011, pp.18-20, nella discussione relativa al succitato intervento di Sauro Gelichi, Sandro Carocci sottolinea minori “intensità…e interesse archeologico sul basso medioevo” nonostante molti dati editi. Il Gelichi ravvisa quindi una povertà elaborativa relativa a questo periodo e lo scarso interesse della maggior parte degli archeologi, forse affascinati dalle equazioni maggiore antichità=maggiore valore e valore azione archeologica inversamente proporzionale a quantità e qualità fonti scritte. Si può vedere QUIRÒS CASTILLO 2009, che presenta sintesi su varie regioni europee, specialmente l’Italia e la Spagna, sul tema del villaggio alto medievale. 4 LE GOFF 1973, p.12. Vd. sul tema PESEZ 1973, p.787, MILANESE 2006, p.21 5 Atti in MILANESE 2006. 6 MILANESE 2006b. 7 MILANESE 2006b, pp.13, 15-16. 8 Da ultimo SETTIA 2011. 9 MILANESE 2006b, pp.13-15. 10 In questo caso rientrano nel novero degli abbandoni anche quelli temporanei (MILANESE 2006, p.21). 11 MILANESE 2006b, pp.19-21. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 33 dell’archeologia e si ha una significativa introduzione del tema dell’erosione della tutela dei siti1. Anche A.M. Repetti sottolinea, più in generale, la scarsa fortuna della storia delle campagne e del paesaggio in Italia, specialmente per quanto riguarda lavori di respiro generale, a causa della frattura fra storici e geografi. Propone quindi di individuare e sviluppare tematiche di interesse generale, al primo posto delle quali pone “Paesaggi agrari, insediamenti e abbandoni”.2 Successivamente Paolo Pirillo, in una recente rassegna storiografica sulla medievistica italiana, sottolinea l’importanza di tornare dai castelli allo studio di altre forme insediative nei loro momenti di crescita e crisi, secondo una visione molto simile a quella dei “villages desertès” 3. Ancora più recente è un convegno tenutosi a Cherasco nel 2011 che già dal titolo (“Assetti territoriali e villaggi abbandonati”, 18-20 novembre 2011) riporta direttamente al problema4. Alfio Cortonesi, in tale occasione, ha messo in luce l’impossibilità di utilizzare dei “modelli” costanti per spiegare i casi di abbandono, ma ha sottolineato, alla luce dei tanti esempi portati nel corso del convegno dai singoli relatori, anche l’effetto dirompente delle nuove fondazioni sulle maglie del popolamento preesistente. Nella stessa occasione Sauro Gelichi ha sottolineato la necessità di una maggiore interdisciplinarità tra ricerca archeologica e ricerca storica, ridefinendo però la metodologia ad un livello qualitativo più elevato. Anche Saggioro e Varanini hanno evidenziato come lo scopo principale possa essere la comprensione delle cause dell’abbandono, riferendosi tuttavia a scale regionali o sub regionali, nelle quali sembra possano meglio essere definiti contesti e processi, tramite la discussione del concetto stesso di “abbandono” e il dialogo con la Landscape Archaeology5. 1 MILANESE 2006b, pp. 9, 17-19. RAPETTI 2000, pp.20-29. 3 PIRILLO 2008, pp.40-42. 4 PANERO -PINTO 2012. 5 SAGGIORO- VARANINI 2012, pp.257-8. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 34 1.3.2 Contesti regionali Come già evidenziato nel paragrafo precedente l’intensità della ricerca presenta spiccati caratteri di disomogeneità: in alcune aree, per esempio quella centro-padana e genericamente settentrionale, mancano quasi completamente o non hanno avuto gli sviluppi necessari1 gli studi 2. In altri contesti invece il problema è stato affrontato in profondità in maniera monografica (Puglia, Calabria, Sardegna) o nell’ambito di tematiche a carattere generale o parzialmente coincidenti (Emilia- Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia). In generale nell’Italia settentrionale la struttura dell’insediamento sembra resistere alla crisi, all’interno di processi di dispersione e utilizzo delle risorse rurali leggibili nel lungo periodo3. La Klapish-Zuber sottolinea inoltre la differenza fra mezzogiorno e Italia “comunale”, con la diffusione della mezzadria e delle case sparse, che sembrano contenere gli abbandoni4. È certo che in molte aree la crisi cominciò prima della peste, con spiegazioni malthusiane5. Il quadro degli abbandoni differisce anche per ragioni cronologiche visto che in alcune aree (Toscana, Liguria) le fase maggiore di abbandoni sono precedenti o successive al XIV secolo6. Il Piemonte è stata una delle regioni prima indagate grazie soprattutto ai contributi di A.Settia7; in seguito è da registrare uno spostamento dell’interesse su temi adiacenti, quali incastellamento e borghi nuovi, sebbene i villaggi abbandonati non siano mai usciti dalle coordinate degli studiosi, come dimostrano i recenti studi di Riccardo Rao e i convegni di Cherasco. Quest’ultimo studioso, occupatosi in particolare del vercellese, inserisce le diserzioni trecentesche, che interessano soprattutto i centri più fragili, in un complesso processo di selezione degli abitati e formazione di un paesaggio che coinvolge anche le nuove fondazioni8, anch’esse talora scomparse come Gazzo, oggetto di una monografia9. 1 GIANNICHEDDA 1996, p.245. GHIDOTTI 2000. 3 RAPETTI 2000, pp.35-6. 4 CHERUBINI 1974, p. 662. 5 CHERUBINI 1974, p. 668. 6 KLAPISCH ZUBER 1973, p.314 7 Si richiamano a titolo esemplificativo SETTIA 1973, 1975, 1984, 2011. 8 RAO 2011a. 9 RAO 2011. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 35 In Liguria, nonostante sia qui da porre la culla dell’archeologia medievale italiana, dopo l’esperienza di Zignago (esemplare in quanto metteva in collegamento diretto lo studio di un insediamento abbandonato con il suo territorio, indagato con le metodologie della ricognizione e dell’archeologia dell’architettura)1, “…poco…è stato fatto…per indagare altri villaggi abbandonati”2. È tuttavia da segnalare che dal 2014 è ripreso lo scavo del villaggio di Zignago, che ha permesso di capire l’organizzazione pianificata del villaggio3. In Veneto nell’area veronese si ha avuto un precoce interesse per il tema dell’insediamento in generale negli anni Settanta, soprattutto per opera di Castagnetti, tuttavia presto tralasciato fino ad anni recenti. Grande eco ha avuto soprattutto il periodo compreso fra IX e XII secolo con scarsi slittamenti cronologici in avanti 4. In quest’area, fortemente caratterizzata dalla forte presenza urbana di Verona, si può osservare un’espansione e antropizzazione nei secoli XIII e XIV, specialmente (ma non esclusivamente) nei territori prima marginali: nell’area pianeggiante della Campanea Maior tramite l’impianto di insediamenti spesso pianificati dalla città o da famiglie, talora fortificati, che ben resisteranno alla crisi trecentesca 5. Nella montagna veronese i nuovi insediamenti, programmati e realizzati per opera di coloni tedeschi, resistono ugualmente fino agli spopolamenti sub-contemporanei6. Nella piana veronese invece si assiste a nuove fondazioni (specialmente lungo l’Adige) e gemmazioni di ville, che generano centri minori. Si può dunque mettere in luce che confrontando documenti del XII e XIV secolo si osservano spostamenti, dovuti anche a fattori geomorfologici, ed “erosioni” con successivi ripopolamenti di ville, spiegabili anche per le iniziative dall’alto, mentre l’impatto degli abbandoni sul quadro generale dell’insediamento sia poco profondo7 e questi interessino soprattutto centri minori8. Nel Friuli episodica è 1 FERRANDO CABONA - GARDINI- MANNONI 1978; FERRANDO CABONA - MILANESE - CABONA 1978; BOATO A. ET ALII 1990; GIANNICCHEDDA 1996. 2 AA.VV. 2014b, p.27. 3 AA.VV. 2014b, pp.44-47. 4 Veloce rassegna in SAGGIORO- VARANINI 2012, pp.233-236 5 SAGGIORO- VARANINI 2012, pp. 236-244 6 SAGGIORO- VARANINI 2012, pp.244- 247. 7 SAGGIORO- VARANINI 2012, pp.247- 256. 8 SAGGIORO- VARANINI 2012, pp.264-5: sembra invece che nel padovano il fenomeno sia decisamente maggiore. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 36 l’analisi del contesto di Budoia con il caso del villaggio abbandonato di Longiarezze, studiato con un ampio ventaglio di metodologie 1. Regione Italia Vercellese2 Liguria3 Toscana4 Contadi di Volterra e San Gimignano 5 Contado di Pistoia6 Maremma Pisana7 Casentino8 Contado Lucchese9 Chianti10 Lazio Provincia Romana12 Distretto romano13 Tuscia Maritima Romagna Farfa- Campagna Collina Tivoli-Carsoli Sabina Molise14 Puglia Provincia di Lecce15 Capitanata1 Villaggi 1° ½ XIV Villaggi fine XV Abbandoni Percentuale abbandono 71 41 30 68 124 39 44 59% 10% 10% 20% 5% 62% 33% 144 129 14 24 15 9 25011 25% 366 100 50% 45% 30% 19% 4% 4% 45% 212 64 136 86 32 36% 50% 1 Baccichet 2013. RAO 2014, p. 374. RAO 2011°, p.22 precisa meglio i termini cronologici (ultimo quarto del ‘300- 1406) 3 KLAPISCH ZUBER 1973, p.314. 4 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.456. 5 KLAPISCH ZUBER 1973, p.312, periodo di riferimento inizio XIV-1551. KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.437. 6 KLAPISCH ZUBER 1973, p.312, periodo di riferimento prima metà XIII- 1401; in realtà già nel 1427 il numero di insediamenti sale a 69. Indagini accurate dicono che dei 162 centri di inizio XII solo il 7% è stato abbandonato definitivamente.. KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, pp.442-3, periodo di riferimento 1226-1745, danno 8 abbandoni su 162 centri. 7 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.445, periodo di riferimento 1260-1575, dati relativi alle Pievi di San Lorenzo alla Piazza, Scotriano e Tiana. 8 Dato desumibile da CURTIS 2005, pp.96-98. 9 LEVEROTTI 1988, p.1 {Edizione digitale}, dati riferiti a inizio trecenti e metà quattrocento. 10 VALENTI 1995, p.411, in riferimento ai villaggi aperti del comprensorio di Castelnuovo Berardenga. Estremi temporali 1359-1400. Bisogno ricordare anche l’accorpamento di altri 13 villaggi al capoluogo 11 QUAINI 1973, p. 715 con bibliografia precedente. Di tali insediamenti si era fornita un’ubicazione certa per 37 e probabile per 150. 12 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.437; periodo di riferimento XIV-XV. 13 KLAPISCH ZUBER 1973, p.341, periodo di riferimento 1350- 1416. 14 KLAPISCH ZUBER 1973, p.342. 15 ARTHUR 2006, p.111; ARTHUR- GRAVILI 2008, p.15; GRAVILI 2009, p.11. Periodo di riferimento XIII-XVI. ARTHUR 2006, p.111 conta inoltre 228 siti abbandonati sui 372 villaggi individuati tramite l’utilizzo di tutti i metodi, con una percentuale del 61%. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 37 Vescovato di Siponto2 64 25 39% Calabria Diocesi di Reggio Calabria e Bova 3 30 Diocesi di Gerace e Squillace 4 20 Diocesi di Mileto e Oppido5 35 Calabria6 393 245 148 38% Basilicata7 148 97 51 34% Sicilia 50% Val di Noto8 56 Val di Mazara9 100 Val Demone10 60 Provincia di Palerrmo 11 263 195 68 74% Sardegna12 805 360 445 55%13 Totale 1201 Tab. 1.3. Villaggi abbandonati in Italia fra XIV e XV secolo. La tabella presenta dati disomogenei per periodo di riferimento e modalità e non assicura completezza delle informazioni fornite; le fonti sono esplicate nelle note a piè pagina. In Emilia- Romagna14 lo studio degli insediamenti abbandonati è stato affrontato per quanto riguarda aspetti settoriali della ricerca (incastellamento- decastellamento) e nell’ottica più generale delle dinamiche territoriali, in relazione alla formazione degli abitati accentrati, anche nel quadro dei rapporti con l’insediamento intercalare. Dal punto di vista metodologico si ha avuto un ampio utilizzo delle ricognizioni di superficie con il ricorso a interessanti tecniche di campionatura. Di grande significato lo scavo stratigrafico di un villaggio fondato nel IX secolo e abbandonato nell’XI come quello presso S. Agata Bolognese15. In Toscana il fenomeno è abbastanza contenuto e legato a fenomeni più generali quali la trasformazione degli assetti della proprietà e della gestione delle terre16, ad eccezione 1 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.447, periodo di riferimento 1310/28-1560. KLAPISCH ZUBER 1973, p.313, periodo di riferimento prima metà XIV- fine XV. 3 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, pp.449, periodo di riferimento XIV-XV, altri 3 abbandoni fino al XIX secolo. 4 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, pp.449, periodo di riferimento XIV-XV, altri 2 abbandoni fino al XIX secolo. 5 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, pp.449, periodo di riferimento 1310-1570, altri 9 abbandoni fino al 1736 e 38 fino al XIX secolo. 6 KLAPISCH ZUBER 1973, p.313, periodo di riferimento 1273/77- 1505. 7 KLAPISCH ZUBER 1973, p.313, periodo di riferimento 1273/77- 1505. 8 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.453, periodo di riferimento XIV-XVI, totale degli abbandoni 125 ma almeno 50 insediamenti furono abbandonati prima del 1300. 9 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.453, periodo di riferimento XIV-XVI, totale degli abbandoni 280 ma almeno 150 insediamenti furono abbandonati prima del 1300. 10 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.453, periodo di riferimento XIV-XVI, totale degli abbandoni 100. 11 MAURICI 1998, pp.58-64, dati iniziali di inizio XII secolo. 12 MELONI 2004, pp.125-6, periodo di riferimento 1320 e 1485. 13 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.456, calcolavano una percentuale del 50%.. 14 Quadro generale desunto da GELICHI 2006. 15 Sintesi, con bibliografia precedente, in GELICHI 2006, pp.89-95. 16 CHERUBINI- FRANCOVICH 1973. KLAPISCH ZUBER 1973, pp.336-39. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 38 del pisano, dove una decisa crisi demografica, causata da peste, crisi economica, episodi bellici si accompagna allo spostamento verso il contado urbano e allo spopolamento di molti villaggi, specialmente aperti e deboli1. Il principale tipo di insediamento medievale abbandonato, e quello maggiormente indagato con metodi archeologici (survey, scavo stratigrafico, aerofotointerpretazione) è rappresentato dal castello, di cui sono censiti almeno 1500 casi, la cui cronologia è tuttavia molto variabile2. Nel Lazio si assiste ad un’inversione di tendenza: dopo il fenomeno dell’incastellamento studiato da Toubert, con una forte spinta all’accentramento e alla gerarchizzazione di insediamento e sfruttamento agricolo nel XIII-XIV si assiste, in concomitanza allo spopolamento delle campagna, ad un atrofizzazione, più che all’abbandono, dei villaggi, che si trasformano in casali, nuovo centro di organizzazione economico- produttiva3. Il quadro muta a dipendere dall’area, con le aree di montagna meno colpite delle colline, della Maremma e delle aree costiere, dove i centri erano meno abitati e vengono maggiormente colpiti rispetto alle alture. Alle distruzioni segue il disinteresse dei proprietari, che preferiscono terre spopolate4. Nell’Italia meridionale il quadro è diversificato, sebbene ancora nel 2006 Paul Arthur evidenziava la “poca tradizione” degli studi ricordando come i primi risultati ottenuti dall’analisi delle foto aeree scattate durante la seconda guerre mondiale non avessero sostanzialmente avuto seguito, nonostante gli studi pioneristici di David Whitehouse in Calabria e dell’Istituto di Archeologia ed Etnologia dell’Accademia Polacca delle Scienze a Capaccio Vecchia (SA). In Basilicata e Puglia ha avuto particolare riguardo il tema dell’insediamento rupestre, sia per quanto riguarda le chiese che i siti abitativi, da leggere tuttavia necessariamente in parallelo allo studio delle strutture in alzato 5. Si può comunque affermare che tutta l’Italia a sud della Maremma (Lazio, Molise, Abruzzi, Puglie), comprese le isole, vede la distruzione dell’ossatura insediativa rurale, fra abbandoni e fortissima concentrazione, in concomitanza con un diverso uso delle terre, riconvertite alla pastorizia transumante, che causa ulteriori abbandoni 6. 1 LEVEROTTI 1988. FRANCESCHI 2012, p.1137, ricorda anche al riguardo l’opinione simile di Riccardo Francovich e Giovanni Cherubini 2 FRANCOVICH, VALENTI 2001, p.85, con bibliografia precedente. 3 RAPETTI 2000, pp.36-8. 4 KLAPISCH ZUBER 1973, pp.341-2. 5 ARTHUR 2006, pp.97-8. Sulla lettura contestuale di strutture ipogeiche ed in elevato applicata ad un contesto territorial cfr. ATTOLICO - MICELI 2011. 6 KLAPISCH ZUBER 1973,pp.341 ss. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 39 La Puglia1 è uno dei contesti regionali maggiormente interessati dalle ricerche in merito, condotte dai tre atenei di Bari, Lecce e Foggia, mediante ricognizioni di superficie e scavi stratigrafici. Nella provincia di Lecce sono stati censite almeno 544 testimonianze di età medievale (1 sito ogni 5 Kmq2) e sono stati scavati sei insediamenti rurali, fra cui quelli di Apigliano3, Quattro Macine e Muro Leccese4, allo scopo di costruire una base materiale di conoscenza. Sono state quindi individuate fasi di selezione e trasformazione dell’insediamento, con fasi di crisi e crescita, abbandoni e nuove fondazioni dal VI al XV secolo. La fase iniziale degli insediamenti di Apigliano e Quattro Macine è da porre fra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo; questi si stabilizzano in età bizantina, fino a giungere all’età normanna con centinaia di villaggi sparsi già formati. Fra XIV e XV secolo si ha una fase di abbandono generalizzato dei villaggi, con percentuali che variano dal 36%, ove si contino i soli centri per i quali si dispone di una seppur minima presenza nelle fonti scritte, al 61% (228 siti) dei 372 villaggi individuati tramite l’utilizzo di tutti i metodi. L’abbandono è spesso in realtà una trasformazione in masseria, fenomeno che, unito alla fortificazione (le “terre murate”, alcune delle quali indagate5) e al rinnovamento urbanistico dei centri sopravvissuti e alle nuove fondazioni, suggerisce la trasformazione dei modi di gestione della terra 6. Nella Puglia centrale le Università di Bari e Foggia hanno condotto scavi pluriennali di città imperiali e castelli abbandonati della Capitanata come Castel Fiorentino e Montecorvino7, indagini peraltro sconfinanti nelle vicine tematiche dei borghi nuovi, specialmente quelli derivanti dall’azione di Federico II, e dell’incastellamento8. Altri centri sono stati indagati solo topograficamente come Frassineto 9. Nel Tavoliere lo spopolamento, legato a processi di selezione dei siti in funzione dell’organizzazione della transumanza ovicaprina a largo raggio, può essere letto in 1 ARTHUR 2006. ARTHUR 2006, pp.99-100. 3 ARTHUR- BRUNO 2007. 4 ARTHUR 2006. 5 ARTHUR- GRAVILI 2008. ARTHUR- BRUNO 2004. 6 ARTHUR 2006, p.111. 7 Sintesi del tema e delle ricerche, con bibliografia precedente, in CALÒ MARIANI 2007, che definisci esplicitamente i due centri come “villages désertés” già nel titolo dell’articolo. Sulle analisi di superficie di Montecorvino cfr. anche FAVIA - GIULIANI – MARCHI 2007. 8 FAVIA 2012. 9 LABATE 2002. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 40 superficie grazie alle dispersioni di materiale1. Ancora nella Capitanata2 è importante lo studio “leggero” di Corleto, condotto mediante aerofotointerpretazione e ricognizione archeologica3 In Basilicata alcuni siti sono stati recentemente studiati con un approccio metodologico interdisciplinare e “leggero”, mediante l’uso di metodologie non invasive (LIDAR), per esempio il casale di Monteserico, ubicato ai confini con la Puglia, e Monte Irsi 4. La Calabria ha conosciuto fin dagli anni Sessanta una ricerca costante sugli insediamenti abbandonati, con contributi di carattere storico, urbanistico- architettonico e lo scavo di molti siti (Mileto Vecchia, Rocca Angitola, Oppido Vecchia, Motta San Demetrio etc.)5, che continua tuttora tramite l’attività del C.R.I.S.S.A. (Centro Ricerche Iniziative Spopolamenti Spostamenti Abbandoni) dell’Università di Reggio Calabria, diretto da Francesco Cuteri, che opera anche su centri in via di spopolamento, con ottica archeologica e antropologica6. È da rilevare tuttavia che nel caso calabrese la prima stagione di studi ha interessato non il tardo medioevo ma le cosiddette “città morte”, ovvero i centri spopolati, per cause differenti (episodi bellici, terremoti etc.), fra XVIII e XIX secolo e “…ancora visivamente percepibili come contesti urbani, ancorché prive di vita…”7. Del resto in questo periodo si colloca l’abbandono di circa 200 abitati solo nella parte meridionale della regione8. Le ricerche archeologiche, iniziate fin dagli anni ’70 con lo scavo di Castelmonardo, si è allargato allo studio delle motte, di cui si è riconosciuta l’importanza nel quadro insediativo e ha interessato soprattutto centri a lunga frequentazione, spopolati in epoca postmedievale9. 1 FAVIA 2006, p.193. FAVIA 2008, pp.349-53. 3 FAVIA - GOFFREDO 2012. FAVIA- GOFFREDO- VALENZANO 2012. 4 MASINI ET ALII 2010/11, con bibliografia precedente. 5 Sintesi generale sui vari centri abbandonati indagati con metodologia archeologica in CUTERI 2008; CUTERIIANNELLI 2011, pp.189- 197. Su Rocca Angitola anche CUTERI ET ALII 2011. Cfr. anche CUTERI - RUGA 2008, CUTERI – LA SERRA 2012. 6 CUTERI- IANNELLI 2011, pp. 182-5. 7 Definizione di Emilia Zinzi, riportata da CUTERI ET ALII 2011, p.401. 8 CUTERI- IANNELLI 2011, p. 184. 9 CUTERI 2008, p. 196. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 41 La regione siciliano dispose sin dagli anni ’70 di lavori di sintesi storica e scavi archeologici grazie all’azione del G.R.A.M. e di altri studiosi 1. La ricerca ha messo in luce come molti abbandoni sono già precedenti al Trecento2 poiché, con una graduale rarefazione, alla rete di villaggi aperti si sostituì in periodo normanno-svevo una rete di terre fortificate e poi di grossi centri rurali, con una forte concentrazione della popolazione, e un gran numero di abbandoni3, specialmente dei casali e dell’insediamento intercalare4. Il processo non fu sempre dovuto a fattori congiunturali, e grande importanza viene attribuita alle rivolte mussulmane e susseguenti azioni militari di Federico II5, momento nel quale si attesta la sparizione del 70% dei casali, specialmente nell’area monregalese, con la scomparsa nel trecento di quelli residui. importanti anche gli scavi stratigrafici condotti a Brucato, Segesta e Monte Jato 6. In conclusione si può dire che il tema dei villaggi abbandonati, e più in generale quello delle trasformazioni insediative alla fine del medioevo, abbia avuto uno sviluppo diseguale e discontinuo: dopo un primo momento, fondativo per la stessa archeologia medievale italiana, l’asse della ricerca si è spostato dapprima dal punto di vista delle tematiche, con argomenti vicini (castelli e incastellamento) e quindi si è spostato progressivamente indietro nel tempo, con un forte interesse verso gli insediamenti rurali ma sempre più incentrato sul periodo altomedievale. in generale gli studi hanno messo in evidenza come gli abbandoni siano differenti per cronologia (XI-XIX secolo), cause (catastrofi naturali, episodi bellici, congiunture economiche, decisioni dall’alto) e modalità (sincronica, diacronica, completa, a macchia di leopardo)7. 1 MAURICI 1995. KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.453. AYMARD- BRESC 1973, p.960 3 RAPETTI 2000, pp.39-41 4 MAURICI 1995. 5 MAURICI 1995. 6 MAURICI 1998, p.45. 7 CUTERI ET ALII 2009, p.401. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 42 1.4 Il caso sardo 1.4.1 L’insediamento medievale della Sardegna Lo studio dell’insediamento sardo nel periodo basso medievale comprende tutta una serie di problematiche non ancora compiutamente chiarite e sviluppate. La rete insediativa era infatti diversamente articolata nei differenti contesti territoriali ed istituzionali che si susseguono in questo lungo periodo, che può essere così scandito1:  periodo giudicale: XI secolo- terzo quarto del XIII secolo;  periodo signorile: dalla fine2 dei Giudicati di Carali (1258), Gallura (1288) e Torres (di fatto nel 1259, di diritto nel 1272) fino alla conquista aragonese (1325/50);  periodo catalano-aragonese e arborense: dall’inizio della conquista aragonese (1323) alla fine del Giudicato di Arborea (1420). Le forme insediative erano eterogenee e in continua evoluzione rispetto a quanto si può osservare per il periodo successivo, specialmente in epoca postmedievale. Le fonti scritte individuano infatti centinaia di insediamenti, di cui moltissimi successivamente abbandonati, di status giuridico- istituzionale (civile, privato, religioso, militare) e consistenza demografica differenti. Nel periodo giudicale si parla di “sistema domus”, ad indicare il complesso di proprietà signorili basato su aziende agrarie e sulle loro interrelazioni3, forse ereditato dai periodi precedenti4. Le domos inoltre, le cui dimensioni potevano essere variabili (e sono tuttora oggetto di discussione5), sembrano costituire l’insediamento più diffuso in questo periodo, o almeno il più citato nelle fonti scritte. Contesta questa ricostruzione una recente opera di Carlo Livi, che invece reputa che le domos e le domestias citate nei documenti scritti non fossero insediamenti, e neanche luogo di residenza della 1 CASULA 1994. SERRELI 2014, p.275, n°13 con bibliografia precedente. 3 Definizione di DE SANTIS 2001. Cfr. ORTU 1996, pp. 6-8. FOIS 1990, pp.96-97, n°25. 4 SERRELI 2014, p.272. 5 MILANESE 2006d, pp. 202-203 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 43 manodopera servile, ma piuttosto aziende agricole o le abitazioni all’interno delle villas1. E’ necessario comunque ricordare come in questo periodo un gran numero di fonti sono costituite dalle schede dei condaghes2 e da donazioni regali o signorili ad enti monastici3: tali documenti possono aver causato una distorsione percettiva, in quanto riguardavano proprietà private e non enti dotati di personalità giuridica quali le villas, il cui numero e caratteri risultano in questo periodo sfocati. A partire dal XIII secolo il panorama insediativo sembra mutare notevolmente, in relazione alla congiuntura storica, che coinvolge la sfera istituzionale (fine dei Giudicati e ingrandimento del regno d’Arborea, instaurazione delle signorie dei Doria, Malaspina etc.), a quella demografica, con l’aumento della popolazione4, e a quella economica5, con la destrutturazione del sistema economico e insediativo precedente 6. All’interno di tale sfera vanno ricordati gli abbandoni di villaggi databili al periodo giudicale: Carlo Livi quantifica una percentuale del 27%7. Da questo momento in poi svolge funzione nucleare la villa rispetto alla domus, che sembra perdere importanza di pari passo con l’abbandono dell’economia curtense e l’inserimento nei quadri economici mediterranei8. In realtà anche tale assunto va confrontato da un lato con la natura delle fonti disponibili, la maggior parte delle quali riguarda in questo momento insediamenti pubblici e quindi solo incidentalmente proprietà private9, e dall’altro con le ricerche archeologiche, che iniziano a registrare insediamenti minori ancora in vita nel XIV secolo 10. 1 LIVI 2014, pp.45-51. I Condaghes sono i registri di enti monastici benedettini, che raccolgono perlopiù dati relativi ad acquisti, venditi, permute, liti giudiziarie e donazioni dei singoli monasteri. Ne possediamo quattro relativi a monasteri benedettini (San Pietro di SIlki presso Sassari, CSPS 2013, San Michele di Salvennor presso PLoaghe, CSMS, San Nicola di Trullas presso Semestene, CSNT, e S. Maria di Bonarcado nel Giudicato di Arborea) e uno civile (condaghe di Barisone II, MELONI - DESSÌ FULGHERI 1994). 3 Cfr. le sintesi di SABA 1927 per i cassinesi, ZANETTI 1974 e SCHIRRU 2003 per i camaldolesi, PIRAS 2012 per i vallombrosani. 4 SERRELI 2014, p.273. 5 MILANESE 2010, pp.254-257. 6 SERRELI 2009, p.114; 2014, p. 273, mette in evidenza come Pisa considerasse nella gestione fiscale nella stessa maniera insediamenti di tipo differente (curtes, domestica, ville). 7 LIVI 2014, pp.51-3. 8 SERRELI 2014, pp.273-4. 9 Vd al proposito le curtes (o curia) di Lexigano, Imbrike e Prianu citate negli atti del notaio Da Silva, operante a Castelgenovese nel primo quarto del XIV sceolo (BASSO- SODDU 2001, passim) 10 Si vedano i casi di Othari- Sennori nella Romangia (MILANESE, BIAGINI, CHERCHI, MARRAS, PADUA, VECCIU 2010, p.227); Domo de Lexigano/San Giuliano- Nulvi , Coramas/San Michele- Laerru (CHERCHIMARRAS 2015) e Domo de Sevin/San Leonardo- Martis (MILANESE- CHERCHI- MARRAS 2007/08,; 2008) nell’Anglona. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 44 Nei processi succitati rivestono grande importanza insediativa la crescita dei centri urbani (spesso nuove fondazioni) e di quelli castrensi (capisaldi delle signorie) 1, e i conseguenti processi dell’“inurbamento selvaggio” 2 e dell’incastellamento3: queste dinamiche permettono la formazione di centri forti nel territorio, capaci di attrarre la popolazione e stringere le maglie del popolamento rurale. Tali fattori contribuiscono ad innestare la destrutturazione della maglia insediativa, processo che assumerà proporzioni molto importanti proprio nell’età catalanoaragonese: si tratta in realtà dell’aspetto regionale di un fenomeno che interessa tutta l’Europa4 e che nella Sardegna ha delle concause nelle ripetute ondate di peste (1348, 1375/6, 1396, 1403)5 e nello stato di guerra che oppone Giudicato d’Arborea, Regno di Aragona e famiglia dei Doria dopo la conquista aragonese e fino al 1420, interessando ampi territori dell’isola (con numerosi e documentati eventi locali che possono aver causato singoli abbandoni6) oltre che la prevalenza dell’economia pastorale, che necessita di spazi maggiori, su quella agricola nelle aree infeudate 7. L’imposizione del nuovo regime feudale catalano- aragonese inoltre causa il completo declino del precedente sistema insediativo (disarticolazione delle antiche curatorie) ed economico 8. Nel primo quarto del Trecento, nel momento immediatamente precedente la conquista aragonese, sono attestati per l’intera isola un numero di insediamenti (città- Castel di Castro di Cagliari, Villa di Chiesa, Alghero, Oristano etc-, villas, castelli e altri tipi) oscillante fra 7939, 80510, 84211 e 100012. Le stime sulla popolazione dell’isola variano dalle stime rialziste di 400.000 abitanti (di cui 350.000 nei centri rurali) di Carlo Livi13 1 CAMPUS 2007, 2010. Sul concetto di veda DAY 1984. 3 La bibliografia nazionale sul tema è sterminata ed esula dal presente studio. Per quanto riguarda la Sardegna invece i contributi sono molto minori, si vedano per una sintesi storico- archeologica CAMPUS 2004; 2007; MILANESE 2010. 4 Ancora basilare al proposito AA.VV. 1965, che traccia un quadro metodologico, storico e archeologico del tema per tutta l’Europa; importante al proposito che l’unico contributo sull’Italia riguarda anche la Sardegna (DAY- KLAPISH ZUBER 1965). 5 LIVI 2014, p.75. 6 Da ultimo Serreli 2009, p.114. 7 Sul tema, con bibliografia, si veda il paragrafo seguente. 8 SERRELI 2009, p.114; 2014, p. 276. LIVI 2014, p.71. 9 DAY 1973. 10 DAY 1987 11 LIVI 2014, p.24, tab.4. 12 SERRELI 2014, p.275, che conta 600 centri nella Sardegna pisana, 300 in Arborea e 100 nei domini di Doria e Malaspina . 13 LIVI 2014,pp.28. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 45 ai 250.000 di Marco Tangheroni1 (che quantifica la popolazione rurale a 200.000 unità) e ai 190.000 di John Day2 (140.000), che postula per la Sardegna un malthusianesimo inverso, con una sottopopolazione cronica. La de-strutturazione e la ri-strutturazione dell’insediamento si attuano con l’abbandono di centinaia di centri, specialmente nelle aree costiere ed a economia agricola, e il concentrarsi della popolazione in pochi centri urbani o rurali di dimensioni maggiori 3. Le stime sul numero degli abbandoni sono molto differenziate a seconda delle fonti e dei criteri utilizzati, le più prudenti quantificano una percentuale del 30-40% di centri abbandonati sul totale, altre parlano del 50%4; in alcune aree (Nurra, Gallura, Sarrabus, Sulcis) lo spopolamento fu pressoché totale5. È possibile in realtà proporre una scansione cronologica e geografica più precisa delle fasi di spopolamento6. La peste del 1348 non sembra aver inciso troppo a livello rurale, o almeno quanto il perpetuarsi degli episodi bellici, ma piuttosto nei centri urbani. Nel nord dell’isola il crollo si manifesta già prima del 13587 a causa degli scontri fra poteri signorili, corona d’Aragona e Giudicato di Arborea e ciò è valutabile specialmente nell’area compresa fra i centri di Alghero e Sassari (teatri di assedi e operazioni belliche8), dove sono abbandonati 38 centri su un totale di 43 (percentuale dell’88%). Prima del 1365, quando inizia la guerra fra Mariano IV e Pietro IV, il calo generale è quantificabile al 10%. Il processo di abbandono sembra acuirsi con la guerra fra Arborea e Aragona, iniziata nel 1365, durante la quale, dopo una prima fase “calda” si ha un lungo periodo di operazioni di guerriglia e devastazioni esteso in tutti i territori extra- giudicali. Il documento della pace del 13889 permette di misurare il fenomeno, in quanto firmato dai dai rappresentanti di tutte le ville dei domini giudicali. Alcune aree (Campidano, Gallura) risultano pressoché spopolate; altre (domini signorili) fortemente colpite; nei 1 TANGHERONI 1971/72. DAY 1987. 3 Stime numeriche e differenziazioni geografiche, con differenti orientamenti, in DAY 1973, 1984, 1987, 1989; TERROSU-ASOLE 1974; MELONI G. in MILANESE 2004; MILANESE- CAMPUS 2006. 4 SERRELI 2014, p.278. 5 SERRELI 2014, p.278. 6 Sulle scansioni e sui punti cruciali della crisi demografica ed insediativa cfr.SERRELI 2014,pp.279-80. LIVI 2014, pp.71-81. 7 A tale data viene compilato il Compartiment de Serdenya, che registra lo stato dei possedimenti regi (ed. originale BOFARULL y MASCARÒ 1856, recentemente ripubblicato in SODDU 2005, doc. 536) 8 Per i quali CASULA 1990, MELONI 1971, 1976. 9 CDS, Sec. XIV, doc.CL. CARIA 2003/04, MUREDDU 2003/04. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 46 territori arborensi il tessuto insediativo sembra reggere, fatta eccezione per le aree di confine. Nel periodo immediatamente successivo si assiste ad un veloce ripopolamento di molti centri del campidano aragonese, ma dal 1393 la guerra ricomincia e i sardi si ritirano nell’Arborea, ragion per cui sembrano abitati solo i centri maggiori e fortificati. La guerra termina definitivamente nel 1420 ma in questo periodo non sembrano essersi verificati molti abbandoni. Nel periodo successivo si assiste ad un lento assestamento, turbato da epidemie locali e conflitti di interesse locale (conquiste di Monteleone, 1436, e Castelgenovese, 1448) oltre che dal conflitto con il Marchese di Oristano Leonardo Alagòn (1470-8), con ulteriori abbandoni e nuove fondazioni La situazione risultante al compiersi della conquista catalano-aragonese e alla prima ripresa alla fine del Quattrocento sarà quella poi caratteristica della Sardegna, nonostante altri spopolamenti (specialmente nella seconda metà del XVII secolo) e nuove fondazioni, fino all’età contemporanea: forte accentramento della popolazione in centri nucleari (poche le città) e assenza di insediamento sparso e intercalare. Curatoria/ comprensorio territoriale Giudicato di Cagliari Sulcis/Nora1 Colostrai Campidano Cagliari (parte est) Sarrabus3 Campidano Marmilla4 Decimo Sigerro Gippi Nuramini Dolia Trexenta Siurgus Gerrei Ogliastra Barbagia Seulo Villaggi 1° ½ XIV 50 9 10 12 31 21 14 35 21 15 25 22 12 12 19 10 Villaggi fine XV Abbandoni Percentuale abbandono 10 71 87%2 10 17 5 4 4 7 6 11 12 6 21 6 21 4 9 31 17 8 19 11 0 7 0 4 68% 20% 64% 89% 81% 53% 76% 50% 0% 55% 0% 40% 1 LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 specifica di 42 centri presenti intorno al 1320, tutti abbandonati a fine ‘400. MURGIA 2006, p.66, solo 3 di questi centri sono sopravvissuti fino ad oggi. 3 LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 riferisce di 14 centri al 1320, ridottisi a 6 a fine ‘400, con percentuale di abbandono al 57%. 4 MURGIA 2006, p. 73: altri 3 abbandoni (un altro 14,3%) fra Seicento e Settecento 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 47 Totale Giudicato Carali 1 Giudicato di Gallura Gallura Gemini Altre contrade di Gallura Galtellì Posada Totale Giudicato Giudicato di Torres Nurra e Flumenargia2 Romangia Montes Anglona3 Figulinas- Ploaghe Altro contrada di Malaspina Coros Nulavros Nurcar4 Caputabbas5 Meilogu6 Costa de Valles7 Planargia Montiferro Marghine Dore e Nuoro Anela Bitti Monteacuto Totale Giudicato Torres8 Giudicato di Arborea Parte Milis Campidano Maggiore Campidano Simaxis Bonorzuli, Montagna Marmilla Parti Montis e Usellus Parte Valenza Parte Barigadu 318 119 199 62,57% 8 42 17 18 85 6 2 10 5 22 2 40 7 13 63 25% 95% 41% 72% 73% 33 6 10 37 12 4 21 7 19 12 23 9 10 7 11 10 11 4 30 276 1 2 2 15 5 2 5 2 3 5 11 4 8 6 10 8 10 3 17 119 32 4 8 22 7 2 16 5 16 7 12 5 2 1 1 2 1 1 13 157 97% 67% 80% 59,46% 58% 50% 76% 71% 84% 58,33% 52,17% 55,55% 20% 14% 9% 20% 9% 25% 43% 56,88% 16 21 18 29 21 29 17 17 7 15 9 9 29 21 11 9 9 6 9 20 1 8 6 8 56% 29% 50% 69% 5% 28% 35% 47% 1 LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 propone 272 abitati al 1320, 97 a fine ‘400, da cui si desumno 175 abbandoni con una percentuale, esplicitata, del 67%. 2 Alla fine del ‘400 l’unico centro abitato era Sassari. 3 Maxia 2001 rielaborato dalla collega Maria Cherchi nell’ambito della sua borsa di studio “Anglona Medievale”, Università di Sassari, 2009-2012, che mi ha fornito i dati e che ringrazio: i centri a inizio XIV secolo comprendono quelli attestati nelle fonti scritte, compresi domos, monasteri e curtes, e dalla documentazione archeologica. LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 propone 31 centri al 1320, 11 alla fine del ‘400, con una percentuale di abbandono del 65%. 4 Dati desunti da Soddu 2014, pp.130-3, tab. 8. LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 propone 29 abitati al 1320, 4 a fine ‘400 con una percentuale di abbandono dell’86%. 5 Dati desunti dal presente lavoro, cap. 6. LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 propone 11 villaggi nel 1320, 5 alla fine del ‘400, con una percentuale di abbandono del 45 %. 6 Dati desunti dal presente lavoro, cap. 6. LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 propone 18 villaggi nel 1320, 10 alla fine del ‘400, con una percentuale di abbandoni del 44%. 7 Dati desunti dal presente lavoro, cap. 6. LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 propone 8 villaggi nel 1320, 4 alla fine del ‘400, con una percentuale di abbandoni del 50%. 8 LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 propone 273 villaggi nel 1320, 116 alla fine del ‘400, con una percentuale di abbandoni del 58%. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 48 Parte Ghilcier 20 11 Barbagia Ollolai, Austis e Mandrolisai 19 17 Barbagia Belvì 5 4 Totale Giudicato Arborea 212 133 Sardegna 891 393 Tab. 1.4. Villaggi abbandonati in Sardegna tra XIV e XV secolo. Fonti: LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 salvo dove esplicitamente indicato. Autore Day Terrosu-Asole Casula Livi Meloni 9 2 1 79 498 45% 11% 20% 37% 55,9% Villaggi 1° ½ XIV 1322 815 Villaggi fine XV 395 377 Abbandoni 927 438 Percentuale abbandono 70,12%1 53,74% 842 805 372 360 470 445 56% 55% Tab. 1.5. Numero e quantità dei villaggi abbandonati nella storiografia. FONTI: DAY 1973, TERROSU- ASOLE 1974 (per entrambe le opere è piuttosto difficile porre dei discrimini temporali); Casula1980 .MELONI 2004, pp.125-6, periodo di riferimento 1320 e 1485; LIVI 2014, pp.81-1, tab.17 Graf. 1.3. Percentuali degli abbandoni in Sardegna fra 1324 e 1485 a seconda della vocazione economica (fonte: MURGIA 2006, p.74). 1 KLAPISCH ZUBER- DAY 1965, p.456, calcolavano una percentuale del 50%.. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 49 Graf. 1.4. Percentuale della ripresa demografica fra il 1359 e il 1485 (fonte: MURGIA 2006, p.74). Graf. 1.5. Percentuale della dinamica demografica fra il 1359 e il 1485 (fonte: MURGIA 2006, p.74). 1.4.2 Storia degli studi. La ricerca in ambito sardo, contrariamente al contesto italiano, ha mantenuto negli ultimi decenni un costante interesse sul tema dell’insediamento bassomedievale e in particolare sui villaggi abbandonati1, tema che peraltro ha sempre attratto gli storici sardi a partire dal Cinquecento. Le discontinuità insediative sopra elencate sono infatti state sottolineate da ricercatori ed eruditi a partire dal XVI-XVII secolo (Fara 2, Vico3, Aleo), specialmente in relazione alle grandi ondate di abbandono del XIV- XV secolo, di cui quali descrivono i risultati materiali citando i ruderi di numerosi abitati distrutti. Dalla prima metà dell’Ottocento e 1 Vd. sintesi e discussioni in SERRELI 2009, pp.109-12; 2014, pp.281-4; MILANESE- CAMPUS 2006, CAMPUS 2008. 2 FARA 1992a, 1992b, passim. 3 VICO 2004, passim. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 50 per un secolo circa gli studiosi “fondatori” della storiografia sarda (Angius1, Manno, Besta2, Solmi3, Loddo Canepa) hanno elencato i centri abbandonati delle varie curatorie in cui era divisa l’isola, ponendo però scarsa attenzione alla tipologia delle fonti utilizzate (con grande confusione fra quelle documentarie e quelle narrative), all’aspetto diacronico e al tipo di insediamenti citati4. Questo approccio, tendente all’appiattimento cronologico (il termine medioevo descrive infatti un arco cronologico di circa 400 anni, durante il quale si sono verificati numerosi e importanti mutamenti istituzionali, congiunture storico-economiche e sociali e avvenimenti vari, che tutti hanno avuto ricadute sull’insediamento con i suoi poli e dinamiche) e morfologico (come sopra accennato si possono elencare diverse modalità e forme d’insediamento) del panorama storico, è ancora caratteristico di una stagione di studi, quella degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, che ha comunque prodotto i grandi repertori di John Day5 e Angela Terrosu- Asole6. Costoro, che si inserivano con orientamento storico- geografico all’interno del panorama europeo di studi sui villages désertés, proponevano inoltre delle ubicazioni dei centri spopolati (elemento peculiare e di grande novità), ancora da considerare come punti di partenza imprescindibili per le ricerche in tale ambito ed in tale ottica i repertori sono stati informatizzati e georeferenziati in un database e in un sistema informativo geografico consultabili7. Ai repertori si deve aggiungere da parte dello studioso franco-americano8 tutta una serie di letture ed interpretazioni generali del fenomeno, di carattere economico e strutturalista: in particolare viene proposta una specie di malthusianesimo inverso (esplicitato nella celebre formula “Malthus démentì”), con un sottopopolamento cronico, rilevabile fino ai giorni nostri, che impedisce la crescita demografica e l’espansione agraria. La geografa sarda invece concentrava il suo interesse sul tema 1 ANGIUS 2006, passim. BESTA 1909, passim. 3 SOLMI 2001, pp.113-124. 4 Vd. la disanima e la storia degli studi in MILANESE- CAMPUS 2006. Cfr. anche CAMPUS 2008, SERRELI 2009, p.110; 2014. 5 DAY 1973. 6 TERROSU- ASOLE 1974. 7 Informatizzazione operata nel 2004/05 dallo scrivente e da Maria Cherchi, sotto la direzione scientifica del prof. Marco Milanese, vd. MILANESE 2006, 2014, p.115. 8 Contributi raccolti e sistematizzati in DAY 1984, 1987, 1989. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 51 della poleogenesi1 e su singoli comprensori. Un ulteriore repertorio, ricalcato su quello della Terrosu-Asole, era invece fornito da F.C. Casula nel 19802. Nello stesso periodo Marco Tangheroni3 rilevava al contrario l’importanza di analizzare le dinamiche insediative concentrandosi su campioni territoriali limitati, allo scopo di capirne con maggiore precisione i caratteri tipologici e cronologici e sottolineava al contempo l’importanza del clima politico e di singoli avvenimenti nei processi e nei casi di abbandono, in un’ottica di microstoria evenemenziale4. La ricerca, agevolata dal grande numero di fonti di nuova o rivista edizione e dalla rilettura generale del medioevo sardo, si è nell’ultimo ventennio indirizzata effettivamente su questi binari, con l’analisi di contesti territoriali limitati, normalmente le curatorie, di cui sono state indagate capillarmente le fonti scritte e proposte ubicazioni per gli insediamenti abbandonati. Fra le aree di studio tiene conto ricordare al proposito le curatorie di Meilogu 5, Romangia6, Montes7, Figulinas e Anglona8, nel Giudicato di Torres; quelle di Campidano, Marmilla, Cixerri, Sarrabus, Siurgus in quello di Carali9. Inoltre tali opere hanno distinto con grande attenzione le tipologia degli insediamenti, tutti ugualmente censiti e trattati, contrariamente agli atlanti classici. Parallelamente sono iniziati gli studi sulle tematiche generali dell’insediamento medievale, contestualizzate con i dibattiti nazionali ed internazionali; in tale ambito si è cominciato ad affrontare i temi dell’incastellamento10, della fondazione e affermazione 1 TERROSU- ASOLE 1979. CASULA 1980. 3 TANGHERONI 1971-72; 1976. 4 SERRELI 2014, p. 282 per questa lettura. 5 DERIU- CHESSA 2011; si veda anche il contributo sulla curatoria di Costa de Addes (comprendente i territori comunali di Bonorva e Semestene) DERIU 2000. 6 MILANESE 2004. 7 CHESSA 2002. 8 MAXIA 2001. 9 Vd. la bibliografia in SERRELI 2009, p.112, n°15. 10 CAMPUS 1997/98, 2004, 2005, 2007, 2010. Soddu 2014. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 52 dei centri urbani1, del monachesimo2, dei centri minori3, delle comunità rurali4, delle signorie territoriali e fondiarie5, delle nuove fondazioni. Piuttosto recente, ma consolidato per la vastità di ricercatori e discipline coinvolti, è inoltre l’interesse sui villaggi postmedievali abbandonati, il cui problema è affrontato in ottica archeologica, di storia documentaria, antropologia e sociologia 6, e che sono stati oggetto di un recente convegno 7. Si può constatare, al termine di questo veloce excursus, che il tema dei villaggi abbandonati della Sardegna, già al centro di studi internazionali negli anni Sessanta, ha continuato a mantenere un luogo centrale nell’agenda della ricerca, ponendosi come punto di riferimento nazionale a partire dagli anni ’90 specialmente grazie all’apporto dell’archeologia, con lo scavo di Geridu, il convegno del 2001, il costituendo Centro di Documentazione dei villaggi abbandonati della Sardegna, la rivista QUAVASQuaderni dei villaggi abbandonati della Sardegna, di cui sono già stati editi tre volumi8. L’approccio interdisciplinare, rigoroso dal punto di vista metodologico ma fortemente aperto alla società civile e alla comunicazione e divulgazione, ha trovato un coronamento nel Museo Biddas- Museo dei Villaggi abbandonati della Sardegna (Sorso- SS), divenuto immediatamente un punto di riferimento nazionale e insignito nel 2013 del I premio nazionale Riccardo Francovich per siti, musei ed esposizioni riguardanti il medioevo9. 1.4.3 L’apporto delle fonti archeologiche A partire dal 1995, con gli scavi del villaggio abbandonato di Geridu, in territorio di Sorso, anche l’archeologia medievale ha fatto il suo prepotente ingresso nella discussione, fornendo le prime informazioni dirette su topografia, strutture, cultura materiale di una villa medievale10. 1 CAMPUS 2010 MILANESE 2012. PANI ERMINI 2007. SODDU 2010. SODDU- DE SANTIS 2009. 3 ORTU 2005.LIVI 2014. 4 ORTU 1996; MILANESE 2011; SIMBULA- SPANU 2011. FERRANTE- MATTONE 2004. 5 Milanese 2010. Soddu 2005, 2007, 2007b. 6 IBBA 2013, SALICE 2008. 7 Giornate di Studio Villaggi postmedievali della Sardegna. Abbandoni, nuove fondazioni, ripopolamenti. Sassari- Sorso 12-13 dicembre 2014. 8 MILANESE 2004, 2006, 2012. 9 MILANESE 2014. 10 Le ricerche edite sono raccolte ora in MILANESE 2004. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 53 L’importante carico informativo dell’archeologia, che arricchisce notevolmente il quadro conoscitivo, è evidente sia in senso intensivo (livello micro), con indagini stratigrafiche su un singolo sito, che in senso estensivo e territoriale (livelli macro e semi-micro), tramite il riconoscimento e la perimetrazione degli areali interessati da insediamenti medievali. Mediante processi conoscitivi di questo tipo, condotte specialmente dalla Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Sassari, sono state riconosciute ubicazione, estensione, caratteri geografici e cronologici di un gran numero di siti medievali, specialmente nelle curatorie dell’Anglona (territori comunali di Chiaramonti1, Martis2, Nulvi, Laerru3) e del Meilogu4 (Bonorva, Bessude, Siligo, Giave, Cheremule), nonché svariati altri territori comunali e insediamenti. Le numerose campagne di scavo a Geridu5 hanno evidenziato che il villaggio si estendeva per circa 9 ha ed era articolato in almeno due nuclei. L’area oggetto di scavo è posizionata, con soluzione di continuità, a nord della chiesa di S. Andrea e del cimitero, ed è caratterizzata da una notevole organizzazione urbanistica: tutti gli edifici scavati sono stati impiantati in una medesima fase di fine XIII- inizi XIV secolo6 (periodo cui è databile l’ultima fase, in stile gotico aragonese, della chiesa), presentano moduli simili e sono spesso costruite sfruttando un muro di spina comune che costituisce la base di isolati allungati. Parte degli edifici apre inoltre su uno spazio libero, interpretato come piazza, al cui interno era presente un forno per la cottura del pane, evidentemente di uso comune. Gli edifici, quadrangolari, erano costruiti con l’ausilio di elementi litici in pietra locale (calcare) sommamente sbozzati e con conci agli angolari e per le soglie, messa in opera con doppio filare e sacco e legati con fango. La copertura era costituita da coppi a sezione semicircolare, teulas, fabbricati presumibilmente in loco o nelle aree circostanti, ed era sostenuta da travi centrali, di cui sono state rinvenute le buche di palo. Le analisi all’interno di una casa incendiata hanno messo in luce che il tetto era costituito da un 1 MILANESE 2012, CHERCHI- MARRAS- PADUA 2012, CHERCHI 2007, CHERCHI - MARRAS 2008, MILANESE, CHERCHI, MARRAS, PADUA, VECCIU 2010, MILANESE, BIAGINI, CHERCHI, MARRAS, PADUA, VECCIU 2010. 2 MILANESE -CHERCHI -MARRAS 2008, MILANESE -CHERCHI -MARRAS 2010 3 CHERCHI –MARRAS 2015. 4 MILANESE c.d.s., in particolare i contributi di D. Cabras sul territorio comunale di Bessude, G. Deiana su Mores, E. Sias su Bonorva e L .Sanna su Semestene. 5 Si rimanda ai vari saggi raccolti in MILANESE 2004. 6 Fasi precedenti sono attestate sia nelle fonti scritte, da materiali residui e da indagini magnetometriche svolte nel 2011 (direzione scientifica prof. Marco Milanese, responsabile sul campo dott.ssa Laura Cerri) che hanno evidenziato un gran numero di edifici con orientamento differente posti al di sotto di quelli scavati. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 54 sistema di travi lignee che reggeva un incannucciato sopra il quale erano posizionati i laterizi, secondo un modus operandi piuttosto comune in Sardegna fino all’industrializzazione dell’edilizia. L’abbandono del villaggio non avvenne in modo sincronico, ma con modalità “a macchia di leopardo”: alcuni edifici vennero incendiati e distrutti durante episodi bellici del Trecento mentre altri furono occupati fino alla prima metà del secolo successivo; attività di spoglio e stoccaggio del materiale di recupero sono attestate fino al XVI secolo, così come il probabile uso di alcuni ambienti per la pastorizia 1. Lo scavo del cimitero ha inoltre evidenziato come la necropoli fosse molto ordinata fino alla metà del XIV secolo, quando le modalità di sepoltura divennero caotiche e dovettero essere approntate due cisterne come fosse comuni, probabilmente in seguito ad un improvviso aumento della mortalità. Sfortunatamente sono ancora pochi gli interventi di scavo su altri insediamenti (Ardu2 e Silky presso Sassari3, Olmedo4, Tudera presso Monteleone Roccadoria5), caratterizzati inoltre dall’episodicità e dalla scarsa programmazione. Le informazioni raccolte concordano con quanto evidenziato a Geridu su tecniche edilizie e cultura materiale. Le ricerche di superficie condotte in maniera intensiva hanno messo in evidenza che gli insediamenti medievali abbandonati insistevano spesso in aree già frequentate in passato, secondo dinamiche di continuità non facilmente interpretabili con le sole metodologie del survey, a causa della perdurante lacuna di fossili guida ceramici (fatta eccezione per pochi indicatori quali la forum ware6) per il periodo che va dal VII al XIII secolo e della necessità di analisi stratigrafiche. Gli indicatori materiali delle fasi cronologiche precedenti sono costituiti da strutture (domus de janas, nuraghi, tombe di giganti, terme) o aree di concentrazione o dispersione di materiali ceramici e/o fittili, talora totalmente o parzialmente coincidenti con il villaggio medievale ma più spesso di estensione maggiore e lievemente 1 CAMPUS 2011, p.551, n°64. ROVINA, GRASSI 2006 3 MILANESE 2008. 4 MILANESE, DERIU, FIORI 2008. 5 SANNA 2014. 6 MILANESE - BICCONE- MAMELI- ROVINA 2006 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 55 decentrati, talora con difficoltà nel riconoscere gli specifici areali di pertinenza delle singole fasce cronologiche1. Esemplari in questo sono i casi di:  Othari- Sennori (SS): l’areale di frequentazione romana (II a.C.- IV d.C.) è molto più vasto rispetto ai siti protostorico e medievale2;  Ardu- Sassari: dove l’area romana (cronologia dal I a.C. alla seconda metà del VI d.C.) si estende anche ad ovest del villaggio, (con fase di XI-XII sec.) 3;  Erthas- Sassari: nei due nuclei di S. Barbara e Nuraghe Ertas i siti romani occupano un areale molto più vasto di quelli protostorico e medievale (con fase di IX-X sec.), posti inoltre più in alto4;  Orria Pithinna- Chiaramonti (SS): il sito romano, di cui non è possibile precisare l’estensione e la cronologia, e quello medievale (con fase di IX-X sec.) coincidevano parzialmente; tuttavia un nuraghe con villaggio era posto in posizione decentrata e di controllo e altri siti romani erano ubicati a breve distanza5;  Hostiano de Monte- Chiaramonti (SS): il sito nuragico è decentrato e posto sul bordo del pianoro in cui sorgevano l’abitato romano, spostato a nord rispetto al villaggio medievale6; Sempre in ottica diacronica bisogna rilevare come nei siti di villaggi medievali abbandonati siano invece più rare le attestazioni di fasi successive, almeno fino al XIX secolo, probabilmente ad attestare l’utilizzo dei terreni a scopo esclusivamente produttivo: solo ad Ardu- Sassari è stata rilevata una piccola area di frequentazione presso le chiese databile al XVI-XVII secolo7. In ricognizione le aree interessate da strutture sepolte relative a insediamenti medievali si caratterizzano innanzitutto per la presenza di uno, o più, edificio religioso- integro, in stato di rudere o residuo toponomastico- che normalmente costituiva la parrocchia della villa o, in caso di insediamenti curtensi, la chiesa privata del proprietario. La chiesa, la 1 MILANESE- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010, p.2112. MILANESE- BIAGINI- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010, p.227. 3 MILANESE- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010, pp.2114-6; MILANESE- BIAGINI- CHERCHI- MARRASPADUA- VECCIU 2010, p.225 4 MILANESE- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010, pp 2116-9. MILANESE- BIAGINI- CHERCHI- MARRASPADUA- VECCIU 2010, p.226. 5 MILANESE- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010, pp.2119-22. MILANESE- BIAGINI- CHERCHI- MARRASPADUA- VECCIU 2010, p.226 6 MILANESE- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010, pp.2125-6. MILANESE- BIAGINI- CHERCHI- MARRASPADUA- VECCIU 2010, p.226. 7 MILANESE- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010, p.2116 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 56 cui stessa lettura stratigrafica rappresenta un momento di conoscenza dell’insediamento, è solitamente l’unica struttura in elevato del sito sopravvissuta ed è spesso posizionata in una posizione decentrata ed elevata rispetto all’area abitativa (San Nicola ad Orria Pithinna1, San Giuliano a Hostiano de Monte2, San Leonardo a Martis, Sa Grascia a Sevin3, S. Leonardo e S. Vittoria a Gavazana, S. Nicola a Orria Manna, San Gavino a Villafranca Ericis4), mentre più raramente è in posizione centrale (Ardu5). Le aree insediative, poste ad una certa distanza dalla chiesa, si caratterizzano come aree di concentrazione e/o dispersione (a seconda dell’uso del suolo) di materiale litico non lavorato o sbozzato, laterizi (frammenti di coppi) e ceramica (rara la presenza di altri reperti come metalli, vetro, fauna), spesso in associazione a microanomalie morfologiche; tali elementi concordano con la tecnica costruttiva delle abitazioni sottoposte a scavo stratigrafico. Le classi ceramiche più comuni delle fasi medievali sono grezze da fuoco, maiolica arcaica, invetriate e depurate di produzione pisana, maioliche iberiche (Valenza e Barcellona), invetriate provenzali e graffita arcaica savonese, tutte di datazione trecentesca e relative all’ultimo periodo di vita dei siti (tanto che in siti abbandonati nel Quattrocento si attestano maggiormente ceramiche di questo secolo), quello evidentemente più interessato dalle arature. Meno attestate, ma anche meno riconoscibili, le classi dei periodi precedenti (forum ware, spiral ware etc.). 1 CHERCHI- MARRAS- PADUA 2012. MILANESE- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010, pp.2125-6. MILANESE- BIAGINI- CHERCHI- MARRASPADUA- VECCIU 2010, p.226. 3 MILANESE- CHERCHI- MARRAS 2007/08; 2008. 4 CHERCHI- MARRAS 2015. 5 CHERCHI- MARRAS 2005. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 57 Fig. 1.1 Georeferenziazione degli insediamenti censiti da J. Day (Day 1973), a destra, e A. Terrosu Asole (Terrosu Asole 1974). Progetto del 2004-05, direzione scientifica Marco Milanese, elaborazione grafica e GIS: M. Cherchi- G.Marras. Fig. 1.2. Geridu (Sorso- SS), panoramica dell’area 3000 (foto dell’autore, Maggio 2011). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 58 Fig. 1.3. Orria Pithinna (Chiaramonti- SS), ricognizione sul campo (foto dell’autore, aprile 2007). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 59 CAPITOLO 2. IL CASE-STUDY: IL MEILOGU, EVOLUZIONI STORICHE ED AMMINISTRATIVE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 60 2.1 La scelta del contesto Il concetto di contesto di studio è stato recentemente definito come “spazio geografico portato di una lunga serie di esperienze storiche”1. In questo senso la scelta di questa ricerca necessita di una spiegazione dettagliata, poiché la stessa definizione del contesto su cui concentrarsi ha presentato delle difficoltà2. Il coronimo “Meilogu” deriva dalla denominazione, attestata senza soluzione di continuità dal XII secolo, di una Curatoria del Giudicato di Torres, ovvero di uno dei numerosi “distretti territoriali”3 in cui era suddiviso il Regno, amministrati da un ufficiale regio, il curatore. Le difficoltà della definizione del campione di studio è tuttavia da individuare nell’evoluzione dell’estensione geografica indicata dal toponimo nel corso del tempo 4. Secondo processi storici e percettivi che comportano nascita e scomparsa, allargamenti o restrizioni, fraintendimenti e oblio delle curatorie medievali, il termine Meilogu ha indicato infatti territori molto differenti. In ragione di questa evoluzione, esposta di seguito, la definizione, che attualmente dà il nome ad un “Unione di Comuni”, comprende oggi un’area notevolmente più vasta di quella intesa nel medioevo. È stato quindi necessario, nell’ambito di un contesto diacronico- tematico5, compiere una scelta multiscalare6 molto netta:  scala macro: analisi dei documenti scritti concernente l’area della diocesi di Sorres;  scala semi-macro: punto di vista dell’archeologia del paesaggio, con indagine del territorio definito Meilogu nel periodo, centrale in questa ricerca, dell’abbandono dei villaggi (metà XIV- metà XV secolo) ovvero l’Incontrada di Ardara e Meilogu (curatorie giudicali di Meilogu, Oppia, Ardar; territori comunali attuali di Ardara, Siligo, Banari, Bonnanaro, Borutta, Torralba, Mores, Ittireddu). Secondo tale suddivisione alla scala macro saranno analizzati, e registrati sulla cartografia in maniera puntiforme, i rinvenimenti archeologici desunti dalla letteratura e 1 CAMBI 2008, p.349. CAMBI- TERRENATO 1994, pp.79 ss. VALENTI 1989, pp. 42-5; 65-7. 3 La definizione è di Arrigo Solmi (SOLMI 2001, p.113). Su origine e funzione di questi distretti, e dei loro funzionari, vedi da ultimo ORTU 2005, pp.80-82. 4 Sul tema di particolare interesse i lavori DERIU- CHESSA 2011, c.d.s. 5 CAMBI- TERRENATO 1994, pp.99-101. 6 VALENTI 2012. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 61 dai dati d’archivio, mentre alla scala semi-micro saranno studiati e mappati i dati desunti dalle ricognizioni archeologiche1. Figg. 2.1-2. A sin. il Meilogu nel contesto regionale.; a dx. il meilogu nella Sardegna Giudicale. 2.2 La diocesi di Sorres La diocesi di Sorres2 coincide quasi perfettamente con il territorio del Meilogu, come oggi inteso, e si estendeva al centro del Giudicato di Torres, nelle curatorie di Meilogu, Oppia, Caputabbas, Campulongu e Valles3. La diocesi è testimoniata la prima volta il 12 dicembre 1112 con il suo vescovo Giacomo4, ma è probabile che la sua erezione sia avvenuta durante il pontificato di Alessandro II (1061-73), così come per la maggior parte dei vescovati suffraganei della Sardegna5, o del successore Gregorio VII (1073-85)6. La diocesi visse fino al 1505, data 1 Per un approccio simile vd. VALENTI 2009, p.24. In generale ZICHI 1975, PIRAS – DESSÌ 2003. 3 L’estensione delle diocesi medievali sarde è essenzialmente desunta dalle decime ecclesiastiche versate fra il 1342 e il 1358 (SELLA 1945), integrate quando possibile da documenti precedenti, come ad esempio le donazioni ai monaci. 4 ZANETTI 1974, pp.VIII-XI. 5 TURTAS 2012, p. 30. ZEDDA- PINNA 2007, pp.87-99. CAMPUS 2010, p.50, n°60. 6 ZEDDA- PINNA 2007, p.92. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 62 di morte dell'ultimo vescovo (Giacomo de Puiasolla) quando venne unita, in seguito alla bolla Equum reputamus, redatta dal pontefice Giulio III nel 1503, all'arcidiocesi di Sassari1. La sede era presso la cattedrale di San Pietro di Sorres, lungo la principale direttrice viaria della Sardegna settentrionale e a controllo di viabilità e dell’ampia piana del Meilogu2. La chiesa3 rappresenta uno dei maggiori esempi del romanico sardo caratterizzata da due fasi costruttive principali, una ascrivibile alla seconda metà del XI secolo, in probabile concomitanza con l'erezione della diocesi, e la seconda alla seconda metà del XII con forti influenze toscane (Pisa, Pistoia). Parte dell'episcopio, visibile in alcune immagini storiche 4, è stato inglobato nell'odierno monastero benedettino, costruito a partire dal 1953, e comprendeva ambienti con paramento bicromo e bifore. Da una planimetria precedente le strutture monastiche si può desumere l’esistenza di una struttura “a corte” posta a sud-est della chiesa, presumibilmente rettangolare, sebbene fossero, e siano, rilevabili solo i lati settentrionale e occidentale, mentre un ulteriore muratura, con andamento sud-nord, si ammorsa all’angolo nord-est della chiesa verso nord. La diocesi era organizzata in rettorie, ovvero le parrocchie dei singoli villaggi, che possiamo ricostruire per il quinto decennio del Trecento e per il XV secolo5. 1 PIRAS – DESSÌ 2003, pp.VII-VIII, con bibliografia precedente. CAMPUS 2010, p.50 3 CORONEO 1993, sch. 20. 4 Vd. le foto presenti in DELOGU 1952 e in SCANO 1927. 5 Infra cap.VI. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 63 Fig. 2.3. S. Pietro di Sorres: la chiesa vista da sud-ovest; sulla destra le strutture dell’episcopio riutilizzate nell’odierno monastero. Fig. 2.4. La diocesi di Sorres. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 64 2.3 Le curatorie giudicali L'area attualmente denominata Meilogu, riunitasi in "Unione dei Comuni del Meilogu" a partire dal 20081, era suddivisa in età medievale (periodi giudicale, signorile e aragonese) in differenti entità amministrative, denominate "curatorias". Numero, consistenza demografica e denominazione dei queste circoscrizioni sembrano variare nel corso del tempo. Questo ha in passato ingenerato alcune confusioni nelle diverse letture degli studiosi che si sono occupati del problema, non affrontanto in ottica diacronica2, ovvero confrontando fonti relative ai secoli XI-XV. A ciò si aggiunga l'annosa confusione tra documenti di tipologie differenti, ed in particolare tra fonti documentarie e narrative 3, cui solo negli ultimi due decenni si è rimediato parzialmente e soltanto per alcune aree geografiche4. In particolare per l'area denominata attualmente Meilogu nel periodo storico di nostro interesse gli studiosi hanno distinto, in modo variabile, da 3 a 5 curatorie nel periodo giudicale (Tab.2.1). Gli studi più accurati risalgono agli ultimi decenni e sono dovuti in particolare a Giovanni Deriu, il quale ha spiegato che la confusione è stata generata da un lato dal mutare delle condizioni politiche e dall'altro dal fatto che alcuni autori considerano un unico (o pochi) documento al fine di determinare estensione e composizione delle curatorie. Questa metodologia, spesso sottaciuta, è esplicitata da Alessandro Soddu5 che basa la sua analisi sugli insediamenti presenti nei resoconti dei pagamenti delle decime ecclesiastiche tra il 1341 e il 13496. La curatoria di Meilogu appare per la prima volta nei documenti nella seconda metà del XII secolo e nel XII secolo7 e nella letteratura è stata descritta da J.Day e G. Deriu. Angela Terrosu- Asole e Francesco Cesare Casula, sulla scia di Arrigo Solmi, accorpano i distretti di Meilogu e Oppia, seguendo il testo della pace del 1388 fra il 1 DERIU- CHESSA 2011, pp.; DERIU c.d.s. SERRELI 2009, pp.108-109 parla, a proposito degli studi fino all'inizio del Novecento, di "...attenzione concentrata sulla registrazione quantitativa del fenomeno, senza spesso avere omogenei riferimenti spaziali e temporali, o addirittura istituzionali, e senza analizzare a fondo le cause del fenomeno..."; tale definizione potrebbe in realtà essere estesa a buona parte del secolo. 3 CAMPUS 2007 , p.128 dice al proposito, riferendosi più specificatamente all'opera dell'Abate Angius :" Il generale e in parte giustificato giudizio di affidabilità delle relazioni raccolte nel Dizionario fece sì che queste divenissero, in alcuni frangenti della storiografia, elementi inconfutabili quasi al pari dei documenti storici. In altre parole, come era già accaduto per l’opera di Fara, le indicazioni di Angius si trasformarono nella storiografia regionale da notizie esposte in forma narrativa, in fonti dirette per la ricerca storica." 4 Senza alcuna pretesa di completezza si possono ricordare Anglona (MAXIA 2001) e Montes (CHESSA 2002). 5 SODDU 2004, 2004b. 6 SELLA 1945. 7 CSPS 395, 271. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 65 Giudicato di Arborea e il Regno di Aragona, dove appaiono però citati come contrate de Ardar et de Meyulogu1. La denominazione di Oppia appare infatti solo nel Quattrocento inoltrato2. Già in epoca giudicale3, precisamente fra la fine degli anni 60' e l'inizio degli anni 70' del XII secolo4, è attestata la curatoria di Ardar, che forse5 comprendeva anche i territori comunali di Ittireddu e Mores. Carlo Livi cerca di seguire analiticamente le attestazioni delle curatorie nel corso dei secoli ed enumera per ma prima metà del XII secolo Caputabbas, Meilogu (con capoluogo temporaneo alla fine del XII secolo Ithir, attuale Ittireddu), Nurcar e Valles; al contrario ritiene Ardara capoluogo della curatoria del Monte Acuro sotto Barisone II e Campulongu una denominazione, databile al regno di Mariano II, del Caputabbas6. Lo stesso autore si esprime dubitativamente sulla curatoria di Oppia, che appare in documenti quattrocenteschi, ritenendolo forse di epoca pre-trecentesca, sebbene non citata nelle fonti scritte7. Peculiare l'approccio di John Day che sembra seguire pedissequamente l'impostazione e le denominazioni dell'abate Vittorio Angius, che scriveva nella prima metà dell'Ottocento; tale approccio denota però il miscuglio di fonti documentarie e narrative che ha parzialmente inficiato (e in parte continua a farlo) molte opere storiografiche 8. Con un ragionamento analitico è possibile proporre una suddivisione in curatorie della diocesi di Sorres in epoca giudicale, evidenziando i periodi di attestazione dei singoli distretti9. 1 CDS, sec. XIV, doc. CL, pp.839-840. Il documento, di grande importanza per lo studio dell'insediamento alla fine del medioevo,è stato riedito nelle tesi di laurea CARIA 2003/04 e MUREDDU 2003/04. 2 JAVIERRE MUR 1958, p. 177, in DERIU 1983/84, p.137. 3 DERIU- CHESSA 2010, p.46 nota 3. 4 CSMS 242, per la cronologia della scheda pp. XXXV-XXXVI. Lo stesso personaggio Comita de Kerki Cafana è citato, ma non come curatore, in una scheda del COndaghe di Barisone II (MELONI-DESSÌ FULGHERI 1994, III) databile fra il 1178 e il 1190 5 SODDU 2004. 6 LIVI 2014, p.171. 7 LIVI 2014, p.349, n°1. 8 DAY 1973. Cfr. anche il contributo di F. Campus in MILANESE-CAMPUS 2006 per l'analisi delle fonti e della metodologia di lavoro utilizzate dai vari studiosi che si sono occupato degli insediamenti abbandonati. 9 DERIU- CHESSA 2011, p.42. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 66 Angius Solmi Day Meiulogu Oppia MeiulocuOppia Meiulogu Oppia N.C. Capodacque Costavalle = Coros Caputabba s Costaval TerrosuAsole MeiloguOppia Casula Soddu Deriu Livi Meilogu vel Mediulocu vel Oppia N.C. Ardar Meilogu ArdaraOppia Meilogu Oppia Campulongu Cabuabbas =Caputabbas? Caputabbas Valles-Costa de Addes Valles-Costa de Valles N.C. Cabuddabas N.C. Caputabbas N.C. Caputabbas Oppia (Ardar?) N.C. N.C. Costavalle Costaval Costavalle N.C. Tab. 2.1. Le curatorie presenti nell'attuale Meilogu secondo i principali storici. Fonti: Per Vittorio Angius è stata considerata la sottovoce "Curatorie" all'interno della voce "Logudoro" (ANGIUS 2006, , vol. II, pp.717-724). Poi SOLMI 1917 (nella riedizione SOLMI 2001, a cura di E. Cadeddu), DAY 1973, TERROSU- ASOLE 1974, CASULA 1980, SODDU 2004, p.120 (limitatamente per le curatorie di Ardar e Oppia), LIVI 2014, pp. 171-180. Per le opere di Deriu si veda DERIU 1983-84 (curatoria di Campulongu e Ardara-Oppia), DERIU 2000 (Cabuabbas, Costavalle), DERIU-CHESSA 2010 (Meilogu). N.C.= non computato. Curatoria 1050-1100 1100-1150 1150-1200 1200-1250 1250-1300 Ardar ● ● Campulongu ● Caputabas ● ● Meilogu ● ● Oppia Valles ● ● Tab. 2.2. Sinossi cronologica delle attestazioni delle singole curatorie in epoca giudicale. Fonti: Curatoria di Ardar: CSMS 242 (Comita de Querqui Cafana, curador d’Ardar, 1140-70). Curatoria di Campulongu: CSPS 396 (donnu Mariane Pinna curatore de Canpu longu, 1200-51). Curatoria di Caputabas: CSPS 294 (saltu de Murgokia, ki fuit de rennu, depus Caputabas, 1130-54); 310 (donnu Comita d'Athen Arcatu, ki fuit curatore de Caputabas, 1154-91). CSNT 43 (donnu Petru de Serra, curatore de Caputabas, 1113-1127), 280 (Comita d’Athen, curatore de Caputabas, 1140-60), 305 (su curatore de Caputabas, donnu Gunnari d’Açen Arcatu, 1153-91), (donnu Gunnari d’Athen Arcatu, curatore de Caputabas, 1180-98). Curatoria di Meilogu: CSPS 395 (donnu Mariane Pinna curatore de Meiulocu, 1200-51); 271 (Ithoccor de Laccon, curatore de Meiulocu, 1154-91). Curatoria di Valles: CSPS 309 (curatore de ualle, 1154-91); CSNT 140 (corona de Gunnari de Çori, ci bi fuit curatore in Balle… Ytçoccor de Laccon, ci bi fuit curatore in Balles, 1130-40); 308 (Comita de Çori Perras, curatore de Valles, 1153-91); MELONI-DESSÌ FULGHERI 1994, XIII (Gosantine d’Athen, curatore de valles, 1178-90). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 67 La curatoria1 di Meilogu si estendeva alle pendici orientali del Monte Pelao, verso il Monte Santo e le pianure di Mores e Torralba, e a nord di questo, verso i bassopiani paludosi di Campu Lazari e Paule, un’area che ricalca approssimativamente gli attuali territori comunali di Banari, Siligo, Bonnanaro, Borutta e Torralba. Non è chiaro se fosse pertinente al Meilogu l'area oggi compresa nei comuni di Ardara, Mores e Ittireddu, vista anche l'attestazione delle curatorie di Ardar e Oppia (citata solo in fonti narrative o tardomedievali), la prima compresa nella diocesi di Bisarcio e la seconda in quella di Sorres. Pare verosimile che Ardara costituisse una specie di distretto amministrativo autonomo in quanto capitale2; relativamente all’area di Mores e Ittireddu, quest’ultimo centro è ricordato in una fonte narrativa compilata probabilmente alla fine del periodo giudicale come capitale del Meilogu, di cui dunque doveva far parte3. Il nome della curatoria di Caputabbas deriva dal latino Caput Aquas, probabilmente perchè qui hanno le sorgenti i tre principali fiumi della Sardegna settentrionale (Coghinas, Rio Mannu di Sassari, Temo). Si estendeva nell'area collinare posta a sud del Monte Pelao, nei territori comunali di Thiesi, Cheremule, Giave e Cossoine. In un momento non identificabile inglobò la curatoria di Campulongu, posta probabilmente nelle valli calcaree fra Thiesi e Bessude. Vi sono invece dei dubbi sui confini sud-occidentali del Caputabbas e se questi comprendessero i territori comunali di Mara, Padria4 e Pozzomaggiore, come testimoniato da fonti quattrocentesche, in contrasto con altri indicatori storicoamministrativi (appartenenza ad una diversa diocesi, quella di Bosa, e a differenti signorie in epoca post-giudicale), che pongono quest'area nella curatoria di Nurcara5, regione montuosa e costiera posta fra Alghero a nord e Bosa a sud, negli attuali comuni di Villanova Monteleone, Monteleone Roccadoria e Romana. La porzione sud- orientale del Meilogu e della diocesi di Sorres era invece occupata dalla curatoria di Valles (poi Costa de Addes e Costavalle), regione caratterizzata da 1 Per una descrizione generale cfr. DERIU- CHESSA 2011, p.35. Alessandro Soddu, nel suo intervento al convegno “Il retablo di Ardara” (Ardara, 25 settembre 2015), ha avanzato un confronto con l’attuale distretto di Washington D.C. (U.S.A.). 3 Anche il Fara alla fine del XVI secolo ricorda che la Curatoria di Oppia era denominata anche Meilogu. Cfr. DERIU- CHESSA 2011, p.46, n°5. 4 R. Zucca, in MASTINO 2005, p. 304, ascrive al territorio della città di Gurulis Vetus (attuale Padria) la curatoria di Caputabbas e forse quelle di Nurcara e Costavalle. 5 SODDU 2014, pp.28-9. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 68 vallate chiuse dai monti di Giave, dal massiccio del Goceano e dall'altipiano di Campeda, nei territori comunali di Bonorva e Semestene. Fig. 2.5. Le curatorie della diocesi di Sorres. 2.4 Signorie e castelli La parabola storica del Giudicato di Torres ebbe termine tra il 1259 (probabile data di morte della Giudicessa Adelasia, fine "di fatto" del regno) e il 1272 (morte di Re Enzo, ultimo Giudice, fine "di diritto") 1, periodo nel quale la struttura amministrativa giudicale è ancora attiva2. Negli stessi anni il territorio giudicale venne spartito, secondo logiche ereditarie3, fra i Malaspina, i Doria, il Giudice di Arborea e il Comune di Sassari. I nuovi assetti politici sono resi visibili materialmente dalla fenomeno dell’incastellamento signorile, che comportù anche un nuovo assetto territoriale e 1 CASULA 1994. Per le persistenze giudicali nel periodo signorile vd. SODDU 2008. 3 SODDU 2005, pp.XXIV-XXVI; doc. 267. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 69 insediativo, un “…processo di razionalizzazione e gerarchizzazione…” in un lasso di tempo relativamente breve1. L'area della diocesi Sorrense fu suddivisa fra i Doria2, che ebbero le antiche curatorie di Oppia, Ardar, Meilogu, Cabuabbas e Nurcara, e i Malaspina, i quali ebbero potere sull'area ora denominata Costa de Addes, che faceva parte del distretto di Bosa, passato dopo il 1317 ai Giudici di Arborea3. Nel Trecento il signore fu dapprima Ugone II 4 e quindi Giovanni d'Arborea, fratello del Giudice Mariano, che lo imprigionò nel 1349 e ne incamerò i beni5. Fig. 2.6. Le signorie territoriali. 1 CAMPUS 2010, pp.58-60, da cui (p.59) proviene anche la citazione nel testo.. Sulla signoria dei Doria in quest’area cfr. SODDU 2007; 2013, pp.28-33; 2014, pp.49-71, 3 SODDU 2005, doc.578 e p.XXXIX . DERIU- CHESSA 2011, p.35. SODDU 2008, p.39. Ancora nel 1328 i Malaspina accampavano diritti sul distretto, SODDU 2005, doc. 227. 4 SODDU 2005, doc.228. 5 SODDU 2008, pp.49-51. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 70 La prima attestazione certa del domino doriano è del 1308, quando Brancaleone e suo figlio Barnabò sono confermati da Giacomo II di Aragona nei loro beni, fra i quali sono castrum et Villa Ardene…curatariam de Mezologo, curatariam de Capodalbas1. Il primo, e longevo, signore dei Doria fu Brancaleone, fra il 1317 e il 1323 la diocesi di Sorres è nelle mani di Saladino2. Le successive vicende sono date dal continuo evolversi dei fatti storici e dal gran numero di appartenenti alla famiglia Doria, spesso in lite fra di loro. A questa situazione si aggiungono i tentativi di Pietro IV d’Aragona di impadronirsi dei territori tramite acquisto3. Sappiamo infatti da un documento aragonese 4 che intorno al 1349 il territorio del Meilogu è spartito fra i sottocitati personaggi della casata dei Doria 5:  Dayan, o Damiano, possiede il castello di Ardara e i villaggi dell'antica curatoria di Meilogu. Dopo lunghe trattative con il Re Pietro IV cederà infine i suoi beni al Giudice Mariano di Arborea nel 13536.  Balarano era signore dei villaggi posti nel territorio poi definito curatoria di Oppia.  Muruel, o Moruello, possedeva alcuni villaggi nel circondario di Padria.  Mamfre (Manfredi) e Galiatso (Galeazzo) possedevano pochi centri.  Branca Leyon (Brancaleone), signore del castello di Monteleone, possedeva un ampio distretto coincidente con le antiche curatorie di Nurcara e Cabuabbas. È possibile restituire corporeità topografica al suddetto documento. Georeferenziando le ubicazioni proposte dal Meloni (Fig.2.7) si può già notare una distribuzione sul territorio che ricalca parzialmente i distretti giudicali. Alcune vistose anomalie (Padro, proprietà di Branca Leyon, posto nelle vicinanze di Mores; Querquedo, proprietà di Dayan, vicino a Ittireddu) sono eliminate quando utilizziamo le ubicazioni proposte da G. Deriu7 (Tav.2.8): seguendo questo studioso, profondo conoscitore del territorio si ottiene un quadro omogeneo. 1 SALAVERT Y ROCA 1956, pp. 317-9, doc. 258 (11/7/1308);pp.346-8, doc. 280 (21/9/1308), con le varianti Mesologo e Cabo Dabbas;pp. 356-7,doc. 287 (16/10/1308), testo uguale al doc. 258. 2 SODDU 2005, doc. 117 3 SODDU 2005, doc. 431. 4 MELONI 1995. 5 Il documento era finalizzato all’infeudazione dei villaggi censiti a Giovanni e Mariano d’Arborea e alla stessa curia regia, cui tornavano le aree di Ardar e Meilogu e alcuni villaggi del Caputabbas (Soddu 2014, p. 78, n°300). 6 Infra, cap. 6.8. 7 DERIU- CHESSA 2008, p.75. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 71 Dayan possiede l'antica curatoria del Meilogu cui si aggiunge Ardara, che tuttavia i documenti contemporanei che citano i feudi doriani distinguono dalla curatoria1. Balarano concentra i suoi possedimenti nell'area denominata a partire dal Quattrocento curatoria di Oppia; si tratta del primo documento in cui tale area, di cui in epoca giudicale è ignota la pertinenza distrettuale, è definita geograficamente. Il mio personale parere al riguardo è che i centri afferenti agli attuali territori comunali di Mores e Ittireddu in epoca Giudicale fossero pertinenza o della curatoria del Meilogu o comunque di una curatoria differente da quella di Ardara. Tale convinzione2 mi deriva da due indizi: il primo è l'appartenenza di questi centri alla diocesi di Sorres contrariamente ad Ardara, sottoposta alla giurisdizione di Bisarcio, e normalmente i confini amministrativi ed ecclesiastici coincidevano. Il secondo motivo è che ancora in epoca postmedievale il distretto di Oppia era chiamato alternativamente "Meilogu". L'area rientra inoltre nel 1349 fra i possedimenti dei Doria ma non è espressamente rintracciabile nelle precedenti concessioni o elencazioni dei beni della famiglia ligure, dove appaiono Ardara con il suo castello (a partire dal 1308), le ex curatorie del Meilogu e Cabuabbas (come Ardara) e la diocesi di Sorres (fonte catalana del 131723)3. Brancaleone, personaggio principale, è attestato nelle curatorie di Nurcara, in particolare nella sua porzione settentrionale, e Cabuabbas, che formeranno il distretto (Universitatis Montis Leonis et Contrate de Caputabbas) del castello di Monteleone anche nel 13884. Gli altri membri della famiglia posseggono proprietà di entità minore, che vanno tuttavia a formare dei distretti coerenti: Mamfre (identificato con Manfredi, attestato anche nell'Anglona) è signore dell'angolo sud-occidentale del Nurcara, Galiatso della fascia 1 SODDU 2007, pp.254-261. Tale opinione è prospettata anche da SODDU 2007, p.260, n°124, che ipotizza anddirittura che il distretto di Oppia sia nato per iniziativa dei Doria. Per una conclusione differente vd. DERIU-CHESSA 2010, p.46, n.5) 3 Vd. al riguardo SODDU 2007, pp.254-261. 4 CARIA 2003/2004, pp.72-74 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 72 Fig. 2.7. Possedimenti dei Doria a metà Trecento: ubicazioni di G. Meloni. Fig. 2.8. Possedimenti dei Doria a metà Trecento: ubicazioni di G. Deriu. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 73 Alla firma della pace del 13881 fra il Giudicato di Arborea e la Corona d'Aragona fanno parte dei domini extragiudicali dell'Arborea, dopo la cessione del 1353, i seguenti territori:  Universitatatis contrate d.Ardar et de Meyulogu: Burgo de Ardar, Loci de Capula (composto probabilmente dal castello omonimo, Siligo, Querqueto e Banari 2), Villas di Muo(r)es, Leq(ue)sos, Bitiri, Gun(n)anor, Turalba, Gurruta, anonima, Todorach(e);  Universitatis Montis Leonis et Contrate de Caputabbas: Montis Leonis, villas di Put(u) Maior(e), Cossein, Giavi, Chelemal(e), Tiesi, Berssude;  Curatorie de Costa de Vall(e)s: villas di Ribechu, Bonorbe; Semeston. Si forma dunque in questo momento storico l’incontrada di Ardara e Meilogu 3, che farà parte del Giudicato di Arborea fino alla sua scomparsa nel 14204 e successivamente dei feudi dei Centelles fino al 1442. L'area facente capo al castello di Monteleone sarà invece pertineneza dei Doria fino al 1435, quando il castello verrà preso e i territori di Nurcara e Cabuabbas saranno distribuiti tra vari feudatari5. Fig. 2.9. Le circoscrizioni territoriali alla firma della pace del 1388. 1 CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. DERIU- CHESSA 2011, p.43. 3 DERIU- CHESSA 2011, pp.42-3. 4 CDS XV, doc. XV. D’ARIENZO 1977, doc.102. ARTIZZU 1957, docc.75, 295. 5 SODDU 2014, pp.93-103; pp.117-119, docc.19-22; 128, tab.6. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 74 2.5 I feudi Dopo la presa di possesso di tutta l’isola da parte della Corona d’Aragona (1420) anche nel Meilogu si assistette all’infeudazione delle ville e dei salti a nobili, solitamente di origine catalana. La diocesi di Sorres venne suddivisa in differenti feudi la cui storia, rispetto ad altri contesti limitrofi, è molto movimentata. Nel 1421 l’intero Meilogu1 (antiche curatorie di Meilogu, Ardara, Oppia e Costa de Valles) venne infeudato da Alfonso V a Bernat Riusech alia de Centelles2 (conferma del 14243). Sotto il figlio Ramon de Riusech, alias Francisco Gilabert de Centelles le condizionii economiche del feudo peggiorano e il nobile è costretto a diverse dismissioni, con la facoltà di vendere data nel 14384: nel 1439 vende il territoria di Costa de Vals a Salvatore Cubello5. Nel 1442 vende, dopo la loro separazione6, la curadoria de Oppia (villam turrim palatium et seu castrim vocatis et vocata Moras Todoraque Hitiri Liquesos Ardena seu burgum de Ardena7) al sassarese Franceschino Saba e le ville di Capola, Ciloque (Siligo), Banari e Cherchedu a Cristoforo Manno per 3000 fiorini d’oro8, che nel 1444 li vende a Nicolò Viguino 9. Questi, a sua volta, li concede nel 1445, insieme ad altri villaggi spopolati nella curatoria di Meilogu a Serafì de Montanyans10, con l’unione alla Baronia di Ploaghe fino al 158911. Questo nucleo forma il Feudo di Capola, che passa poi ai Castelvì per diritto ereditario nel 1500 12 e, dopo l’integrazione del territorio di Seve, a Caterina de Alagon nel 1590 e quindi a Paolo de Castelvì con il nome di Marchesato di Cea dal 164613. 1 Per un quadro generale vedi DERIU 1983/84, pp.137-140. ME 2008 C.V.8. AREDDU 2008, p.137. 3 ME 2008 C. V.3. 4 JAVIERRE MUR 1958, p. 176, in DERIU 1983/84, p.137. DERIU- CHESSA 2011, p.50, n°30. 5 ME 2008 C.VI.20. DERIU- CHESSA 2011, p.37. 6 JAVIERRE MUR 1958, p. 177, in DERIU 1983/84, p.137. 7 DERIU- CHESSA 2011, p.46, n°3. AREDDU 2008, pp.138-9. 8 JAVIERRE MUR 1958, p. 176. SODDU 2013, p.40. 9 DERIU- CHESSA 2011, p.50, nn°32-33. http://storiaegossip.blog.tiscali.it/2014/07/19/dagli-arborea-aimontanans/. 10 ME 2008 C.XI.9. 11 DERIU 1983/84, p. 139. 12 Archivio di Stato di Cagliari- Antico Archivio Regio - Serie Procurazione Reale (S020)- Liber Curiae Procuracionis Regiae Regni Sardiniae- Nova investitura nobilis dompne Ioanne de Castellvi et de Muntanyans, hereridate-BC7, cc. 194r-195r (http://www.archividelmediterraneo.org/portal/faces/public/guest/home/km/kmUdDGen1?portal:componentId= kmUdDGen1&portal:type=render&portal:isSecure=false&sDocId=684004&sistid=22&sidFnz=D&sNazId=0& sparentid=0&sselected=ud_dtgen1). SODDU 2013, p.44. 13 SODDU 2013, pp.44-45.DERIU- CHESSA 2011. http://storiaegossip.blog.tiscali.it/2014/07/19/i-castelvi/. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 75 Il nucleo della Curadoria di Oppia passa quindi, dopo essere stato sequestrato a Franceschino Saba, ad Angelus de Marongio 1 e Giovanni de Vilamarì2. Dopo la separazione delle Incontrade di Oppia e Costa de Vals e del Feudo di Capula l’Encontrada di Meilogu (Metzologo, Meilogo) 3 identifica l’area ora compresa nei territori di Bonnanaro, Torralba e Borutta, proprietà nel 1477/78 di Angelo de Marongio e poi conosciuta con i nomi di Baronia di Bonnanaro (1612), Marchesato di Valdecalzana4 (1751-1840) o di Torralba (1519, 1635-1751). La villa di Ittiri (Ittireddu) viene tuttavia riacquistata a Gonario Gambell nel 1445 da Ramon de Riusech, alias Francesc Gilabert de Centelles5. Il Cabuabbas e il Nurcara, che erano sotto Nicoloso Doria, vengono invece infeudati dopo, o durante, la conquista del Castello di Monteleone nel 14366. I villaggi di Thiesi, Cheremule e Bessude (Feudo di Thiesi o Cabuabbas de subra o Marchesato/en contrada di Monte Maggiore dal 16357) sono concessi ai fratelli Giacomo, Giovanni e Andrea Manca, ed eredi8. Giave e Cossoine sono invece affidati a Serafì de Montanyans9. Il salto di Planu de Murtas nella curatoria di Cabuabbas era già stato concesso nel 1425 a Bernardo Posula di Oristano10, il salto di Arquennor nel 1435 allo stesso Giacomo Manca11, che quindi ebbe nello stesso 1436 i salti di Mogero e vada Ruynas in cambio di metà del mulino di Norigue12, il salto di Bonarcado a Giovanni Amoroso 13. 1 Archivio di Stato di Cagliari- Antico Archivio Regio - Serie Procurazione Reale (S020)- Liber quartus apocarum arrendamentorum et diversorum actum aliorum Regie Procura- BC6, c. 178r-178v http://www.archividelmediterraneo.org/portal/faces/public/guest/home/km/kmUdDGen1?portal:componentId= kmUdDGen1&portal:type=render&portal:isSecure=false&sidfnz=D&snazid=122&sistid=22&sDocId=680975 &sselected=ud_dtgen1 2 AREDDU 2008, pp.140-144. 3 DERIU 1983/84, pp. 141-143. DERIU- CHESSA 2011, p.43. 4 PONZELETTI 2004b. 5 ME 2008 C.V.4. 6 DERIU- CHESSA 2011, p.37. 7 DERIU 1983/84, pp.144-146. 8 ME 2008 C.X.1, conferma in ME 2008 C.X.2. 9 ME 2008 C.XI.8. 10 ME 2008 C.VI.10, con limiti. 11 ME 2008 C.X.3. 12 ME 2008 C.X.4; DERIU 1983/84, p.177. 13 DERIU 1983/84, p.176. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 76 Fig. 2.10. I feudi in epoca aragonese. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 77 CAPITOLO 3 IL CONTESTO GEOGRAFICO Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 78 Un paesaggio storico è il risultato dell’interazione fra azioni antropiche e strutture geografiche nel corso del tempo. Benché molti ritengano il paesaggio come prodotto per la maggior parte dall’agire antropico1 riteniamo comunque necessario proporre una sintetica descrizione delle componenti ambientali e strutturali, ovvero lo spazio fisico, la matrice ambientale nelle sue componenti 2; quelle considerate in questa analisi sono: geologia, rilievo, idrografia, uso del suolo e quadro insediativo attuale. Non disponendo purtroppo di analisi derivanti dall’archeologia ambientale, nell’ottica specialmente dell’individuazione della vegetazione nel passato, i dati sono desunti essenzialmente dallo spoglio della letteratura scientifica. 3.1 Geologia Il quadro geologico del Meilogu3 è costituito da differenti unità, formatesi a partire dal Miocene per eventi magmatici e sedimentari, che interagendo con i fattori di erosione hanno forgiato un territorio caratterizzato da una grande varietà morfologica. La strutturazione del bacino del Logudoro, orientato Nord- Nord- Ovest dalla Campeda fino a Ploaghe, avviene tramite faglie dirette sul margine occidentale e trasgressioni mioceniche al di sopra di vulcaniti aquitaniane- burdigaliane su quello orientale4. Il suo riempimento è costituito da tre sequenze stratigrafiche principali: 1. Vulcaniti del miocene inferiore (1° ciclo tettono-sedimentario oligo-miocenico); 2. Successione sedimentarie di ambiente alluvionale (Burdigaliano superioreLanghiano- 2° Ciclo); 3. Sequenza deposizionale fino al Tortoniano- Messiniano (3° Ciclo). Durante il Miocene, nel contesto del ciclo vulcanico calcalcalinico5, affiora una potente e composita successione poggiante su basamenti paleozoici e depositi clastici continentali e limitata da sedimenti marini, osservabile nei tre distretti vulcanici censiti nell’area, quelli di Capo Marargio (parte nord- occidentale del Meilogu, fra i territori comunali di Banari e Cossoine), Castelsardo- Osilo (pochi lacerti filiformi con direzione 1 CIVANTOS MARTIN 2006, p.12. CIVANTOS MARTIN 2006, pp.13-14. 3 Vd. Anche SANNA s.d., pp.14-17 et passim. BARROCCU - GENTILESCHI 1996, pp.117-126. BRANDIS - DETTORI - PASSINO 1976, pp. 229-42. 4 Per questa descrizione cfr. CARMIGNANI ET ALII 2012, pp.32-34. 5 Vd. Anche BARCA ET ALII 2000, p.376-7. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 79 sud- nord da Cheremule verso Banari, est- ovest del Rio Badde di Siligo e cuspide nordorientale del Comune di Ardara) e Bonorva (fascia orientale del Meilogu, dalla Campeda di Bonorva ai territori di Mores e Ittireddu, con residui nella fascia centrale, fra Giave e Bonnanaro), databili genericamente fra l’Aquitaniano e il Langhiano, con una fase preponderante nel Burdigaliano superiore. In questi distretti sono osservabili prodotti basici (andesiti, andesiti-basaltici) e intermedio- acidi (flussi piroclastici pomiceo- cineritici, ignimbriti etc.)1. Il distretto vulcanico di Bonorva è costituito in parte maggioritaria dall’Unità di Chilivani e dalle sue litofacies, e inoltre dalle Unità di Macomer e di Monte Cugutada, che deriva appunto il suo nome dalle effusioni dell’omonimo monte. Il distretto di Capo Marargio presenta invece una grande varietà di unità geologiche mentre in quello di Osilo –Castelsardo sono preponderanti le Unità di Monte Sa Silva, nell’area fra Bessude, Siligo e Banari, e quella di San Leonardo nella cuspide nordorientale del territorio di Ardara. A questa intensa fase vulcanica segue un’amplia trasgressione marina 2, dovuta allo sviluppo di una serie di fosse tettoniche, che vanno dal Golfo di Cagliari al quello dell’Asinara. Nel Meilogu è attestata in special modo la successione marina e i depositi continentali del “2° ciclo”, databili all’arco di tempo compreso fra il Burdigaliano superiore e il Serravalliano inferiore. Interessanti stratigrafie relative a questo ciclo sono osservabili nel Monte Santo e nel Monte Pelao3, oltre che nel Monte Lachesos di Mores4, con la successione di sabbie inferiori, sabbie fluvio-marine, calcari, unità marnose arenacee (fra cui le Marne di Borutta5) e biocalcareniti. Nelle stesse colonne stratigrafiche, e nell’intera area, sono inoltre attestate Successione marina e depositi continentali del Miocene superiore (denominato come “Formazione di Oppia Nuova 6”), il cosiddetto “3° Ciclo”, databile al periodo fra il Tortoniano e il Messiniano. Lo spessore massimo può essere valutato in centinaia di metri7. 1 BARCA ET ALII 2000, p.376-7. Vd. Anche BARCA ET ALII 2000, p.377-82. 3 CARMIGNANI ET ALII 2012, pp.43-44. 4 CARMIGNANI ET ALII 2012, pp.42-44. 5 CARMIGNANI ET ALII 2012, p.42. 6 CARMIGNANI ET ALII 2012, p.39. 7 BRANDIS - DETTORI - PASSINO 1976, p.227; p.239. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 80 Nel plio- pleistocene segue un’ulteriore fase vulcanica1, inquadrabile nel cosiddetto ciclo post- elveziano e elveziano, che ha nell’area del Meilogu le manifestazioni più recenti, databili fra 900.000 e 140.000 anni fa. Sono osservabili basalti sub-alcalini della Campeda Planargia e del Logudoro nei comuni di Bonorva (Vulcano di Monte Cujaru 2), Giave (Vulcano di Monte Annaru- Monte Poddighe3), Torralba (Vulcano di Monte Austidu4), Semestene; trachitibasalti a Ittireddu (Vulcano di Monte Lisiri 5). Tuttavia gli eventi che più caratterizzano il paesaggio sono i basalti della Sub- unità di San Matteo, con colate laviche dalla caratteristica morfologia a plateau tipica dei Monti Pelao6, Monte Santo (con inversione del rilievo plio- pleistocenico7) e Monte Frusciu a Siligo, Monte Cuccuruddu a Cheremule8 e Monte Oes a Torralba9. Alla stessa fase vanno ascritti il caratteristico neck di Pedra Mendarza a Giave10 e il dicco vulcanico di Monte Ruju (contemporaneo all’altro centro eruttivo di Monte Percia11) a Siligo12. Successivamente sono attestati depositi continentali quaternari fra cui sedimenti di gravità, prodotti dalla disgregazione delle rocce e depostisi ai piedi delle pareti rocciose, con falde e coni molto eterogenei che talora prendono forma di corpi di frana, e alluvionali, con depositi ciottolosi, specialmente di natura basaltica e calcarea, ben arrotondati13. Periodo Quaternario Epoca Olocene Pleistocene Pliocene Miocene Neogene Piano Inizio (MA) 0,0117 1,7 Burdigaliano 3 Langhiano Serravalliano Burdigaliano 0 5 17 Unità geologica Sedimenti alluvionali Sedimenti legati a gravità Depositi pleistocenici dell’area continentale Basalti dei Plateaux Successione sedimentaria oligo Miocenica del Logudoro –Sassarese 20 Distretto vulcanico di Bonorva 22,1 Distretto vulcanico di Capo Marargiu 23,5 Distretto vulcanico di Osilo- Castelsardo Tab. 3.1. Principali unità geologiche del Meilogu (Fonte: CARMIGNANI ET ALII 2012, passim) 1 Vd. Anche BARCA ET ALII 2000, p.382. Atlante dei Vulcani, VL 1. 3 Atlante dei Vulcani, VL 2. 4 Atlante dei Vulcani, VL 3. 5 Atlante dei Vulcani, VL 8. 6 Atlante dei Vulcani, VL 9. 7 CARMIGNANI ET ALII 2012, p.35. 8 Atlante dei Vulcani, VL 11. 9 Atlante dei Vulcani, VL 10. 10 Atlante dei Vulcani, VL 28. 11 Atlante dei Vulcani, VL 32. 12 Atlante dei Vulcani, VL 31. 13 Vd. Anche BARCA ET ALII 2000, p.382-3.. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 81 Fig. 3.1. Carta geologica sulla base della Carta Geologica della Sardegna in scala 1:25.000 Fonte: shapefiles della Carta Geologica della Sardegna in Scala 1:25.000 del 2009, download al link: http://www.sardegnageoportale.it/argomenti/cartageologica.html (elaborazione grafica e GIS: G. Marras). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 82 3.2 Rilievo Il rilievo del Meilogu, orientato sulle direttrici sud-ovest/nord-est e sud-est/nord-ovest, è caratterizzato a livello macroscopico da aree di alta collina nella parte meridionale e occidentale e da un’estesa pianura che digrada verso est nella parte centrale e orientale. Aumentando la scala di analisi la morfologia appare in realtà molto più movimentata e varia1. La parte meridionale è interessata dall’altopiano basaltico della Campeda, che segue un andamento Sud/Est- Nord/Ovest e nella parte che interessa la Diocesi di Sorres si eleva costantemente fra i 630 e i 650 m s.l.m. (raggiunge e supera i 1000 m verso la catena del Marghine). L’altopiano degrada verso nord con pendenze molto accentuate, spesso oltre il 20%. I punti dove la pendenza è minore, solitamente in presenza di corsi d’acqua, sono stati sfruttati per l’impianto dei percorsi viari. Tutte le maggiori emergenze della regione, come la Campeda, sono di natura vulcanica. Ciò si può spiegare con le colate laviche mioceniche e quaternarie che hanno preservato dai fenomeni erosivi i sottostanti sedimenti, generando le forme dei plateaux basaltici. Questi presentano quote altimetriche costanti in quanto riferibili a eventi eruttivi sincronici, di cui sono tuttora riconoscibili alcuni punti di emissione (Monte Annaru di Giave, Monte Pelau, Monte Ruju). D’altra parte numerosi sono anche gli “edifici vulcanici”2, in special modo coni e conetti, che si innalzano in cime isolate ben riconoscibili nel paesaggio, allineati da sud a nord, tanto da giustificare la definizione di “Alvernia sarda” che Carlo Alberto La Marmora diede al Meilogu già nella prima metà dell’Ottocento3. Le alture che maggiormente caratterizzano il paesaggio vulcanico sono, da sud verso nord, le seguenti: - Monte Cuccurudddu di Cheremule4: si alza (676 m) sopra un plateau basaltico; - Monte Pelao5: l’altopiano, dalla forma allungata in senso sud-nord, è originato dalle tarde colate basaltiche fuoriuscite dal cratere di Monte Mannu (si eleva a 730 m nella 1 BRANDIS - DETTORI - PASSINO 1976, p.227; pp.243-254. Definizione desunta da BARROCCU - GENTILESCHI 1996, pp.117-126 (in particolare p.116). Vd. anche DERIUCHESSA 2011, p.39, n°1. 3 BARROCCU - GENTILESCHI 1996, p.123 4 BARROCCU - GENTILESCHI 1996, p.123. 5 BARROCCU - GENTILESCHI 1996, pp.118-9. Il toponimo è già attestato a fine del Cinquecento (FARA 1838, p.43, 58). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 83 parte meridionale del plateau) che hanno preservato i sottostanti sedimenti marini miocenici. L’altitudine media è fra i 600 e i 625 m s.l.m. La colata lavica assume una forma allungata nella porzione settentrionale (Monte S. Antonio di Siligo), dove è leggibile la paleovalle del Rio Mannu, risparmiata dall’erosione 1. A causa dell’impermeabilità del substrato geologico sono numerosi gli acquitrini superficiali: il toponimo “Pelao” deriverebbe infatti da un’antica parola paleosarda che significa palude2; - Monte Arana- Monte Oes- Monte Austidu3: serie di coni che costituiscono gli ultimi edifici vulcanici degradanti verso la Valle dei Nuraghi- Piana di Ozieri; - Monte Santo4: mesa basaltica (fra i 715 e i 734 m) formatasi, così come il Monte Pelao, per erosione differenziale e conseguente inversione del rilievo 5; è visibile da molto lontano; - Monte Ruju6: punto più elevato (536 m) di una limitata catena di vulcani posti nella parte settentrionale del Meilogu, la cui importanza è data dall’acclività dei versanti, che la rende un confine naturale e uno spartiacque fra i bacini del Rio Mannu di Sassari e del Coghinas. Nella parte centrale del Meilogu, coronata in senso antiorario dal massiccio del Goceano, dalla Campeda e dai Monti di Cossoine- Romana e dal Monte Pelao, si apre un’amplia depressione, anch’essa orientata verso nord-est, che decresce dai 400 ai 250 m di quota nella stessa direzione. Questo avvallamento, interessato dal bacino idrografico del Coghinas, assume le denominazioni di Campu Giavesu, Campo di S. Lucia, Valle dei Nuraghi, su Campu (distintamente a Bonnanaro e a Mores, dove prende anche la denominazione di Campu Maltis) e infine Campo di Chilivani. Tale pianura è la più vasta della Sardegna settentrionale ed è stata interessata nel Novecento da numerose bonifiche (Campu Giavesu7, Campu di Santa Lucia, Campo di Chilivani), volte a prosciugare vaste aree paludose e malariche. È importante sottolineare come la piana sia in realtà piuttosto variegata in molti punti, con altipiani ed eminenze calcarei e 1 SIAS 2003, p.19. PAULIS 1993, pp.246-7. 3 BARROCCU - GENTILESCHI 1996, p.123. 4 BARROCCU - GENTILESCHI 1996, p.124. 5 SIAS 2003, p. 20. Il toponimo è attestato dal 1065 cfr. CDS sec. XI, doc. VI, 6 BARROCCU - GENTILESCHI 1996, pp.121-3. 7 Il toponimo è già attestato alla fine del XVI secolo come “Campi-Javensis”, cfr. FARA 1838, p.44. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 84 affioramenti di roccia che ne limitano gli utilizzi agricoli. È stata comunque la base su cui venne impiantata la viabilità romana e medievale. Un’altra area pianeggiante, posta ad oriente del Monte Pelao e dei centri di Thiesi e Bessude, è il Campulongu, pianura con forma allungata da sud a nord, la cui denominazione è già attestata nel medioevo, quando indicava una villa e una curatoria. Attualmente è occupato nella sua porzione settentrionale dall’invaso artificiale del Bidighinzu, che sfrutta l’omonimo torrente, da cui poi si sviluppa il Rio Mannu di Sassari. Tale valle fluviale incrocia poi il profondo solco creato dal Riu BaddesFuntana Ide di Siligo- Banari , denominato sas Baddes, caratterizzato da terrazze a gradonature1. Un’ultima area pianeggiante è quella di Paules, posta fra Siligo e Ardara, il cui toponimo rimanda alla presenza di acquitrini e paludi, solo recentemente bonificati, originati dallo sbarramento vulcanico di Monte Ruju, attivo sia a livello superficiale che nel sottosuolo2. 1 2 SIAS 2003, pp. 17-8. SIAS 2003, p. 22. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 85 Fig. 3.2 .Carta dell’altimetria, sulla base dei modelli digitali della Regione Sardegna con passo 10 m. I colori più scuri tendenti al marrone rappresentano le pendenze maggiori, che vanno degradando verso le tonalità del verde e del blu. Download al link: www.sardegnageoportale.it/index.php?xsl=1598&s=161573&v=2&c=8936&t=1. Per le pendenze che vanno a utilizzare scale altimetriche di colore con cromatismi simili all’IGM ma con intervalli ristretti per enfatizzare le differenze di altimetria, scelta simile in FODDAI 2010/11, p.12, fig.1. Elaborazione grafica e GIS: G. Marras. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 86 3 .3 Idrografia Il Meilogu è interessato dai tre maggiori corsi d’acqua della Sardegna settentrionale, che hanno in quest’area geografica parte dello loro sorgenti, e che hanno caratterizzato profondamente l’aspetto geografico oltre che l’insediamento umano Le caratteristiche e l’orientamento del rilievo sono alla base dei tre bacini idrografici cui afferiscono i vari corsi d’acqua, divisi in questo modo: - Monte Santo e Monte Pelao a nord e Monte Cuccuruddu a sud fanno da spartiacque tra i bacini del Rio Mannu di Porto Torres e il Coghinas (in particolare Rio Mannu di Mores)1; -Monte Gherra-Monte Cheja, Sa sea de Tenneru e Monte Rugiu separano il Fiume Temo dal Riu Mannu di Porto Torres; - i Monti ad ovest di Cossoine e la piccola catena di Sos Baddijos separano i due bacini del Temo e del Coghinas. Il fiume Coghinas2 è il maggiore della Sardegna Settentrionale per portata e ampiezza (bacino idrografico di 2545 Kmq), e si forma presso Oschiri dall’unione del Rio Mannu di Berchidda e di quello di Ozieri. Proprio quest’ultimo nasce dalle sorgenti di Iscala alva nel Campu Giavesu3 e scorre dapprima verso est per poi svoltare verso nord-est, ricevendo da destra i torrenti che provengono dalle sorgenti della Campeda e attraversano il Campo di Santa Lucia, in particolare i Riu Ladu, Crabarza, Rundinas e Casteddu e quindi il Rio Terchiddesu, che scende dai monti del Goceano. Da sinistra raccoglie invece, provenienti dai rilievi del Monte Pelao e di Monte Santo, il Rio Cabuabbas- Rio Tortu, il Rio Malis4- Pizzinnu (che scorre nei Campi di Bonnanaro e Mores) e il Rio Badd’Ingusti. Le vene d’acqua che nascono fra il Monte Santo e il Monte Ruju (Riu Alinos, Rio Badde Tiana) confluiscono invece nel Rio badde ‘e Ardara- Rizzolu5. Il Rio Mannu di Porto Torres6 attraversa da sud a nord l’area del Giudicato di Torres con un bacino idrografico di 667 Kmq1 e un’asta fluviale di 65,53 Km 2. Il fiume nasce 1 SIAS 2003, p. 21. FARA J.F. 1838, p.58 lo definisce Thermus. 3 FARA J.F. 1838, p.58 cita “…fluvius, qui oritur in regione Capitis-aquarum, ab Javae lapide ex abundantissimo fonte juxta antiquum pontem tribus fornicibus contructum …” ; purtroppo allo stato attuale non si hanno tracce di questa infrastruttura, ricordata, sulla scia del Fara, da COSSU 2000, p.293. 4 Toponimo attestato nel XVI secolo, FARA J.F. 1838, p.58. 5 A questo proposito FARA J.F. 1838, p.58 ricorda i toponimi di Fonte Populi, Pentuma e Tola, tuttora attestati. 6 “Turritanum flumen” nel XVI secolo, FARA J.F. 1838, p.56. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 87 proprio nel Meilogu nei monti Cuccuruddu e Sedda’e’oro a sud-ovest dei centri di Cheremule e Thiesi (“…ex septem fontibus Tiesensis, et Bessudensis agri…” spiegava il Fara già nel XVI secolo3) e procede rettilineo con la denominazione di Riu Bidighinzu nella piana di Campulongu, dove una diga crea il bacino artificiale del Bidighinzu, nel quale confluisce da sinistra anche il Riu Matta de sa ua. Non lontano dal medievale priorato di S. Maria di Sea riceve da destra il Rio Badde- Funtana Ide, le cui sorgenti4 sono poste alle pendici del Monte Pelao (Riu s’istrampu, fonti di Biddanoa e di Abba Uddi5), del Monte Santo (Riu Ruzu) e del Monte Ruju (Riu Mesu Cantaros), e nel quale convergono da sud il Riu Pesi- Banzos, che attraversa la valle fra Bessude e Siligo, e da nord il Riu de s’adde manna- Lasari (soggetto ad impaludamenti fino alla metà del Novecento, il Fara lo definiva “isclarum Lazzari”6, con il termine derivante dal sardo Iscla/Iscia7). Il bacino idrografico del Temo (837 Kmq8) interessa interamente o parzialmente il territorio comunale di tutti i centri posti da Bessude verso sud, nell’estrema parte occidentale del Meilogu9. Il suo patrimonio sorgentizio è molto povero, con fonti a piccola portata e regime variabile, a parte alcune perenni. Alcune delle sorgenti del fiume, oltre che nei territori di Ittiri e di Villanova Monteleone, sgorgano nel Meilogu 10, come le Untana Linnalzus (R. Melas), Untana Fascas (R. Falches), Sa Entosa (R. Badde 1 DETTORI 1993. p.66. Il bacino idrografico è esteso invece 671,32 Kmq secondo il documento: Regione Autonoma della Sardegna-Regione Autonoma della Sardegna- Assessorato della Difesa dell’AmbienteServizio della Tutela delle Acque- PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE- PIANO STRALCIO DI SETTORE DEL PIANO DI BACINO- (art. 44 D.Lgs. 152/99 e s.m.i. – art. 17, comma 6-ter L. 183/89 – Dir. 2000/60/CE)- LINEE GENERALI- (art. 2 L.R. 14/2000)-Assessorato della Difesa dell’Ambiente- Servizio della Tutela delle Acque, PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE. PIANO STRALCIO DI SETTORE DEL PIANO DI BACINO (art. 44 D.Lgs. 152/99 e s.m.i. – art. 17, comma 6-ter L. 183/89 – Dir. 2000/60/CE) LINEE GENERALI (art. 2 L.R. 14/2000), Allegato Monografie di U.I.O.: Mannu di Porto Torres [d’ora in poi RAS 2008]. 2 RAS 2008, p.10. 3 FARA J.F. 1838, p.56. 4 COSSU 2000, p. 291 e RAS 2008 pongono invece questo come corso principale del Rio Mannu e come emissario il Rio Bidighinzu. 5 Tali sorgenti, manifestazioni tardive del vulcanesimo recente, sono inoltre molto importanti perché presentano caratteristiche termo- minerali. Cfr. BARROCCU - GENTILESCHI 1996, p.124. 6 FARA J.F. 1838, p.44. 7 Su questo termine, derivante dal latino “Insula”, che indica secondo Massimo Pittau una «zona coltivabile presso fiumi, zona di orti, zona di aiole, aiola», nonché “isola” vd. il contributo del linguista al link http://www.pittau.it/Sardo/insula.html. Il termine indica tuttavia anche un terreno basso, umido e acquitrinoso (http://vocabolariocasu.isresardegna.it/definizione.php?codice=i3325100) . 8 DETTORI 1993. p.66. 9 BRANDIS - DETTORI - PASSINO 1976, p.227; p. 228, Tab.1. 10 COSSU 2000, p.287, ricorda, come già FARA J.F. 1838, p.58, ricorda le fonti della valle de s’Archipedra nel Cabuabbas, oggigiorno non più rintracciabili Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 88 Lei) in agro di Thiesi, la Badu ‘e ladu (fiume omonimo), G. Faedda e su Anzu (R. Alchennero), Sorigalza (R. Androliga) a Cossoine, Androliga 1 e 2 (R. Androliga), F.na Manna (R. Orta Cariasa) e F.na Elighe (R. Matta Giuanna) a Semestene, F. Combessos (R. de Ambiddas) a Bonorva1. La planimetria del reticolo si presenta con andamenti tipici nelle rocce effusive oligo-mioceniche e nelle rocce sedimentarie: nelle prime appare a barba di penna, nelle altre ad andamento ortogonale2. 1 BRANDIS - DETTORI - PASSINO 1976, pp. 272-282, Tab. 7 e pp.284-9, tab. 8 per le caratteristiche di queste sorgenti; p. 283, fig. 25 per la localizzazione. 2 BRANDIS - DETTORI - PASSINO 1976, p.302. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 89 Fig. 3.3. Carta dell’idrografia, sulla base degli shapefiles della regione http://www.sardegnageoportale.it/index.php?xsl=1598&s=140641&v=2&c=8831&t=1. Elaborazione grafica e GIS: G. Marras Sardegna: Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 90 3.4 Carta e uso del suolo Anche i suoli del Meilogu hanno natura e utilizzi differenti, derivanti dalle varietà geologiche rilevate1. Sono innanzitutto presenti i paesaggi su rocce effusive acide e intermedie del cenozoico con i loro depositi di versante e colluvi, che occupano le aree di natura vulcanica. Questi suoli presentano normalmente rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, eccesso di scheletro e forte pericolo di erosione; perciò le loro attitudini sono rivolte essenzialmente al ripristino e alla conservazione della vegetazione naturale. Caratteristiche e limitazioni simili hanno chiaramente anche i paesaggi sui basalti miocenici. Le aree calcaree sono piuttosto diversificate, poco utilizzabili quelle poste su paesaggi di calcari organogeni e calcareniti, spesso caratterizzate da rocciosità e pietrosità elevate, più idonei alle colture di diverso tipo i paesaggi su marne e calcari marnosi, particolarmente adatti all’agricoltura, così come i paesaggi su alluvioni. La descrizione dell’uso del suolo deriva le sue analisi dalla cartografia regionale del 2003 e del 2008, che definisce l’uso reale del suolo, costruita secondo classi di legenda Corine Land Cover2 sulla base della foto interpretazioni di varie ortofoto e immagini satellitari3. In entrambe le elaborazioni si può notare che le zone boscate (latifoglie e sugherete, rarissime le conifere presso Sa Silva di Banari) siano attualmente concentrate sui maggiori rilievi, ed in particolare sui loro versanti più che sulle sommità. Le aree di maggiore estensione sono presso il Monte Santo, nella Campeda di Bonorva e nei monti che da Thiesi vanno verso Pozzomaggiore. Fra le associazioni vegetali arbustive e/o erbacee, anch’esse naturali (a parte le ricolonizzazioni), predominano la macchia mediterranea, le aree a pascolo naturale e la gariga, ubicate su ampie superfici nelle fasce meridionale (altopiano e versante della Campeda e Goceano) e occidentale. 1 ARU ET ALII 1989. Sfortunatamente la nuova Carta delle Unità delle terre e Capacità d’uso dei suoli, in scala maggiore (1:50.000) è attualmente disponibile solo per poche aree della Sardegna, fra cui non è compreso il Meilogu. Cfr. http://www.sardegnageoportale.it/index.php?xsl=1594&s=40&v=9&c=12475&n=10&ni=1. 2 Per questo sistema di classificazione cfr. http://www.eea.europa.eu/publications/COR0-landcover; http://www.centrointerregionale-gis.it/script/corinedownload.asp; http://www.centrointerregionalegis.it/script/corine.asp. 3 http://www.sardegnageoportale.it/argomenti/cartedelsuolo.html. Download alla pagina http://www.sardegnageoportale.it/index.php?xsl=1598&s=141401&v=2&c=8831&t=1. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 91 Fra i seminativi, concentrati nelle pianure, predominano i prati artificiali e le colture orticole. Sono attestate anche altre coltivazioni: colture permanenti (oliveto, frutteto, vigneto) in zone selezionate e spesso vicine ai centri abitati, prati stabili fra Semestene e Bonorva, zone agricole eterogenee (aree agroforestali, colture con spazi naturali o associate all’olivo) in percentuale elevate e con distribuzione sparsa. Sono infine presenti aree estrattive e industriali. L’utilizzo del suolo è dunque intensivo, specialmente per quanto riguarda le colture legate all’allevamento ovino (prati, foraggere) e questo fattore influisce direttamente sulla visibilità e lo stato di conservazione delle strutture archeologiche sepolte. È necessario tuttavia rimarcare come si assista viepiù negli ultimi decenni ad un costante abbandono dei campi e ad un “inselvatichimento” di ritorno. Fig. 3.4. Carta dei suoli, elaborazione dello scrivente sulla base di ARU ET ALII 1989. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 92 Unità paesaggio D. Paesaggi su rocce effusive acide e intermedie del cenozoico e loro deposito di versante, colluvi E. Paesaggi su rocce effusive basiche (basalti) del Pliocene superiore e del Pleistocene e relativi depositi di versante e colluviali F. Paesaggi su calcari organogenim calcareniti, arenarie e conglomerati del Miocene G. Paesaggi su marne, arenarie e calcari marnosi del Miocene e relativi depositi colluviali I.Paesaggi su alluvioni e su arenarie eoliche cementate del Pleistocene. L.Paesaggi su alluvioni e su D1- Andesiti: aree con forme generalmente aspre, prevalentemente prive di copertura arbustiva ed erborea D2- andesiti e relativi depositi colluviali; aree con forme da aspre ad ondulate, con prevalente utilizzazione agricola. D3-rioliti, riodaciti, ignimbriti aree con forme da aspre a subpianeggianti, prevalentemente prive di copertura arbustiva ed erborea D4rioliti, riodaciti: ignimbriti ; aree con forme da aspre a subpianeggianti, a tratti con copertura arbustiva ed erborea, a tratti colture agrarie. E1- aree con forme da ondulate a subpianeggianti e con pendenze elevate sull’orlo delle colate, prevalentemente prive di copertura arbustiva ed erborea F1- aree con forme ondulate, sulle sommità collinari e in corrispondenza dei litotipi più compatti, quasi prive di copertura arbustiva ed erborea. F2- aree con forme da dolci ad ondulate, più o meno incise, prevalentemente prive di copertura arbustiva ed erborea, a tratti colture agrarie. G1- aree con forme ondulate sulle sommità collinari e in corrispondenza dei litotipi più compatti, quasi prive di copertura arbustiva ed erborea. G2- aree con forme da ondulate a subpianeggianti, con prevalente utilizzazione agricola; G3-aree pianeggianti a tratti depresse, con prevalente utilizzazione agricola I1Aree da sub pianeggianti a pianeggianti, con prevalente utilizzazione agricola L1- aree pianeggianti o leggermente depresse, con Unità cartografiche 13 Limitazioni Attitudini Rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, eccesso di scheletro, forte pericolo di erosione. Ripristino della vegetazione naturale, riduzione od eliminazione del pascolamento. Colture erbacee ed arboree anche irrigue. 14 Tessitura fine, drenaggio lento, a tratti eccesso di carbonaati, moderato pericolo di erosione. 15 Rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, eccesso di scheletro, forte pericolo di erosione. Ripristino vegetazione riduzione eliminazione pascolamento. 16 A tratti: rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, eccesso di scheletro, forte pericolo di erosione. 18 Rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, eccesso di scheletro, a tratti idromorfia dovuta al substrato impermeabile.. Conservazione, ripristino ed infittimento della vegetazione naturale, colture erbacee ed arborea anche irrigue nelle aree a minore acclività. Ripristino della vegetazione naturale, riduzione od eliminazione del pascolamento. 20 Rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, a tratti eccesso di scheletro, forte pericolo di erosione. Ripristino della vegetazione naturale 21 A tratti: rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, eccesso di scheletro, forte pericolo di erosione. Ripristino della vegetazione naturale nelle aree con maggiori limitazioni, , colture erbacee ed arborea anche irrigue 22 Rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, a tratti eccesso di scheletro e dicarbonati , forte pericolo di erosione. 23 A tratti: tessitura fine, eccesso di carbonati. Moderato pericolo di erosione. Pascoli migliorati con specie idonee ai suoli a reazione sub alcalina; possibili impianti di specie arboree resistenti all’umidità resistenti all’umidità. Colture erbacee ed arboree anche irrigue 24 Tessitura lento. drenaggio Colture prevalentemente erbacee anche irrigue 26 Eccesso di scheletro, drenaggio da lento a molto lento, moderato pericolo di erosione. Colture erbacee e, nelle aree più drenate, colture arboree anche irrigue. 29 A tratti: eccesso di scheletro, drenaggio lento, pericolo di Colture erbacee ed arboree anche irrigue fine, della naturale, od del Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 93 conglomerati, arenarie eoliche e crostoni calcarei dell’olocene. prevalente agricola. utilizzazione esondazione. Tab. 3.2. Legenda della carta dei suoli riportata nella fig.3.4; elaborazione dello scrivente sulla base di ARU ET ALII 1989. Fig. 3.5. Carta dell’Uso del Suolo, sulla base degli shapefiles della regione Sardegna relativi al 2003: http://www.sardegnageoportale.it/argomenti/cartedelsuolo.html. Elaborazione grafica e GIS: G. Marras Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 94 3.5 Il quadro insediativo Nel Meilogu sono oggi presenti quindici comuni (quello di Rebeccu venne soppresso e accorpato a Bonorva nel 1875) dalla popolazione fortemente accentrata nei capoluoghi comunale, con bassissima percentuale di frazioni comunali (sono stati abbandonati negli anni settanta del novecento i centri delle riforma agraria in comune di Bonorva e Mores ed è pressoché spopolato l’antico centro di Rebeccu) e di abitazioni nell’agro. I centri abitati sono distribuiti irregolarmente nel territorio, fatta eccezione per gli otto paesi posizionati a corona sui versanti del Monte Pelao, fra i 400 e i 450 m s.l.m. (poco più alto Cheremule, fra i 500 e il 530 m di quota) distanti mediamente 2,8 Km uno dall’altro. A distanze medie di 3.6- 4 Km sono invece i centri di Bonorva, Semestene, Cossoine e Giave, separati fra di loro però geograficamente. Sono infine isolati i tre centri di Ittireddu, Mores e Ardara. Al censimento del 2011 la popolazione totale dell’area era di 20459 unità e la maggior parte dei centri (fatta eccezione per Bonorva, 3669 abitanti,Thiesi, 3005, Mores, 1945, e Bonnanaro, 1021) ha meno di 1000 residenti. Alcuni di questi abitati sono, secondo le statistiche della Regione Autonoma della Sardegna, a rischio di spopolamento (Borutta, Cheremule, Giave Semestene)1 o in condizioni di attuale e prevedibile malessere demografico (Bonorva, Cossoine)2. Semestene potrebbe scomparire entro il 205, Borutta entro il 2056, Cheremule entro il 20863. La situazione generale va da precaria a gravissima4 con episodi di spopolamento continuato o continuato e ripetuto5. Il calo si è prodotto specialmente negli ultimi 60 anni ed è infatti rilevabile a partire dal censimento del 1951: il decremento è stato di 17631 individui (percentuale del 46,29%), distribuito in tutta l’area, solo Ardara ha nel 2011 una popolazione maggiore rispetto al 1901, ma la crescita si è fermata alla prima metà del Novecento. Nello stesso arco di tempo (1951-2011) molti comuni, di differente consistenza, hanno perso più della metà della popolazione. Inoltre peggiora la situazione il fatto che la situazione è in costante peggioramento6. 1 AA.VV. 2013, p.19, tab. 2. AA.VV. 2013, pp.20-21, tab. 3. 3 AA.VV. 2013, p.22, tab. 4. 4 AA.VV. 2013, p.13. AA.VV. 2013b, p.17. 5 AA.VV. 2013b, p.14. 6 AA.VV. 2013b, p.87. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 95 Tale calo rientra nelle dinamiche insediative e demografiche della Sardegna del secondo dopoguerra, con il forte aumento della popolazione nelle aree costiere e lo spopolamento di quelle interne, secondo una figurazione che è stata definita “a ciambella”1. Le statistiche non mostrano ancora l’aspetto peculiare delle ultime fasi di decrescita, caratterizzate perché interessano specialmente le fasce giovanili e attive della popolazione2, fattore che aumenta il rischio di abbandono in un breve lasso di tempo. 1 2 AA.VV. 2013b, p.18. AA.VV. 2013, p.71. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 96 Comune Kmq 1901 1951 2001 2007 2011 Saldo demogr. 1901-2011 individui Saldo demogr. 1901-2011 Saldo demogr. 1951-2011 individui Saldo demogr. 1951-2011 Saldo demogr. 2001-2011 individui Saldo demogr. 2001-2011 Ardara 38,19 537 1063 847 825 800 263 49% -263 -24,74% -47 -5,55% Banari 21,27 1503 1444 677 633 610 -893 -59% -834 -57,76% -67 -9,90% Bessude 26,84 763 750 501 453 428 -335 -44% -322 -42,93% -73 -14,57% Bonnanaro 21,78 1800 1866 1127 1084 1021 -779 -43% -845 -45,28% -106 -9,41% Bonorva 149,55 6711 7590 4106 3837 3669 -3042 -45% -3921 -51,66% -437 -10,64% Borutta 4,76 689 649 318 302 285 -404 -59% -364 -56,09% -33 -10,38% Cheremule 24,13 817 849 527 463 455 -362 -44% -394 -46,41% -72 -13,66% Cossoine 38,83 1726 1789 982 939 900 -826 -48% -889 -49,69% -82 -8,35% Giave 46,20 1895 1694 692 606 586 -1309 -69% -1108 -65,41% -106 -15,32% Ittireddu 23,69 866 1075 586 583 580 -286 -33% -495 -46,05% -6 -1,02% Mores 94,86 3121 3314 2074 2027 1945 -1176 -38% -1369 -41,31% -129 -6,22% Semestene 39,72 679 744 227 187 171 -508 -75% -573 -77,02% -56 -24,67% Siligo 43,46 1554 1856 1012 968 912 -642 -41% -944 -50,86% -100 -9,88% Thiesi 64 3769 3455 3165 3047 3005 -764 -20% -450 -13,02% -160 -5,06% Torralba 36,75 1420 1610 1022 991 998 -422 -30% -612 -38,01% -24 -2,35% Totale 820,58 35259 38090 22518 21225 20459 -14800 -42% -17631 -46,29% -2059 -9,14% Tab. 3.3. Popolazione e movimenti demografici dal 1901 al 2011. Fonti: Dati Istat (http://dati-censimentopopolazione.istat.it/; http://www.tuttitalia.it/sardegna/) DERIU- CHESSA 2011, pp.34; 45. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 97 Graf. 3.1.Andamento della popolazione del Meilogu (1901-2011). Le serie rappresentano la popolazione nel 1901 (Serie 1), 1951(Serie 2), 2001(Serie 3), 2011(Serie 4). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 98 Graf.3.2 . Saldi demografici dei comuni del Meilogu (1901-2011). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 99 CAPITOLO 4 LE RICERCHE ARCHEOLOGICHE Fra le fonti utilizzate notevole centralità hanno i dati derivanti dalle ricerche archeologiche, al duplice scopo di conoscere quanto già studiato e, specialmente per il periodo altomedievale, poter evincere alcune dinamiche insediative 1. Si tratta di dati disomogenei per ente produttore, data di produzione, completezza e grado di approfondimento che sono stati perciò grossolanamente suddivisi fra il periodo antico (fino al 500 d.C.), altomedievale (500- 1000 d.C.) e bassomedievale (post 1000 d.C., comprendente le fasi giudicale, signorile, aragonese e spagnola), con la consapevolezza delle generalizzazioni e semplificazioni cui si può andare incontro con una tale approssimazione2. Nella maggior parte dei casi individuati è tuttavia impossibile essere più precisi in quanto i resoconti delle indagine svolte sono laconici e spesso non disponiamo di altro che semplici segnalazioni. Per i periodi antichi si è deciso un accorpamento sintetico per la lontananza cronologica rispetto all’oggetto della presente ricerca. Per il medioevo vengono invece descritti i siti noti dalla letteratura scientifica e dai dati d’archivio in ordine geografico (da sud a nord) e per comune di appartenenza. Seguono alcune considerazioni interpretative riguardo il periodo altomedievale, immediatamente precedente l’arco di tempo da noi preso in considerazione e perciò di maggior interesse rispetto alle dinamiche di formazione dell’insediamento bassomedievale. In appendice sono pubblicati i risultati della ricerca, per quanto riguarda i siti medievali, della documentazione inedita custodita negli archivi della Soprintendenza per i Beni archeologici delle Province di Sassari e Nuoro. 4.1 …fino all’epoca romana. Il Meilogu rappresenta per molti aspetti uno dei territori maggiormente conosciuti dall’archeologia sarda a causa di alcuni monumenti (Domus de Janas di S.Andrea Priu, Moseddu, Sa Pala Larga e Enas de Cannuja, Nuraghi S. Antine e Oes con la “Valle dei Nuraghi”, Santuario Nuragico di Monte S. Antonio) e contesti (i numerosi miliari relativi alle strade romane A Karalibus Turrem e A Karalibus Olbiam) che hanno attirato l’attenzione degli studiosi. 1 VALENTI 2012, p.169, ricorda del resto che: “…ritengo fondamentale la catastazione di tutti i dati possibili, sia prodotti dalla propria ricerca sul campo sia registrando l’edito; sono convinto che la costruzione di grandi corpora, oltre a costituire una banca dati insostituibile, sia il miglior modo per processare e verificare le proprie ricerche nella più ampia scala…”. 2 Vd. quello che G. Leonardi chiama filtri (LEONARDI 1992, pp.30-4). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 101 Aldilà di questi punti focali indagati con grande intensità mancano tuttavia delle opere di inquadramento generali nei differenti periodi storici e ricerche di carattere territoriale che possano fornire dei quadri sinottici rappresentativi dei paesaggi storici nella loro complessità1, con le varie tipologie insediative e strutturali, non basati su singoli casi, vere e proprie “cattedrali nel deserto” archeologico. Periodo Neolitico Fase Neolitico Antico Neolitico Medio Neolitico Recente Eneolitico Cronologia VI millennio- 4700 a.C. 4700-4000 a.C. 4000- 3200 a.C. 3200- 2300 a.C. Cultura Ceramica impressa Cultura di Bonu Ighinu Cultura di Ozieri Età del Rame Monte ClaroCampaniforme Età del Bronzo I Bronzo 2300- 1700 a.C. Cultura di Bonnanaro I Bronzo medio I 1700- 1500 a.C. Nuragico IA Sa Turricula-Bonnanaro II Bronzo Medio II 1500- 1350 a.C. Nuragico IB Bronzo Recente 1350- 1200 a.C. Nuragico IIA Bronzo finale 1200-900 a.C. Nuragico III Età del Ferro I Ferro 1 900- 730 a.C. Nuragico IVAGeometrico I Ferro 2 730- 600 a.C. Nuragico IVBOrientalizzante I Ferro 3 600- 510 a.C. Nuragico IVCArcaico II Ferro 510- 238 a.C. Nuragico VAPunico Tab. 4.1. Tabella cronologica della Sardegna preromana (da MELIS 2003). 4.1.1 Il periodo preistorico La presenza antropica nel territorio è attestata già nel neolitico antico 2, nella fase della ceramica impressa, rinvenuta nelle grotte di Filiestru (Mara) e Sa Korona di Monte Majore (Thiesi) e nei tavolati calcarei di Planu Borgolo e Pumari (Torralba) 3. Queste cavità, spesso usate fino al neolitico medio (cultura di Bonu Ighinu, recentemente rilevata anche nella grotta Ulari, presso S. Pietro di Sorres4) e recente, erano utilizzate a scopo abitativo da gruppi dediti ad agricoltura, allevamento, caccia e raccolta, le cui 1 Fanno eccezione a questo quadro le ricerche di dottorato di Lavinia Foddai sulle emergenze pre- e protostoriche della piana di Torralba (FODDAI 2010/11) e di Antonella Fois sul Monte Pelao in epoca nuragica (FOIS 2012/13). 2 Per queste fasi più antiche vd. la sintesi di FOSCHI NIEDDU 1988, pp.13-15. 3 FODDAI 2010/11, p.102. 4 SORO 2009a. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 102 relazioni commerciali e culturali giungevano fino al Monte Arci. Estesi abitati sono fondati anche all’aperto1. Il neolitico recente (Cultura di Ozieri), dei cui abitati, probabilmente anch’essi sotto roccia, abbiamo poche testimonianze, è attestato da un gran numero di sepolture ipogeiche mono o pluricellulari, le “domus de Janas”, spesso organizzate in necropoli, di cui abbiamo nel Meilogu, fra i 253 ipogei rilevati 2, alcuni degli esempi più interessanti dell’isola (S. Andrea Priu- Bonorva, Moseddu- Cheremule, Enas di Cannuja- Bessude, Mandra Antine- Thiesi3), spesso riccamente decorati4. Le aree maggiormente interessate sono quelle a substrato geologico calcareo e, in minore misura, trachitico; poco interessati sono invece i territori basaltici. Allo stesso periodo sono da riferire alcuni esempi di architettura megalitica 5, fra cui il dolmen di Sa Covaccada a Mores6, Per l’età del rame abbiamo attestazioni nel solo sito di Prunaiola (Torralba), abitato all’aperto7. Durante la cultura di Ozieri sono testimoniate le prime attività metallurgiche e la struttura sociale sembra complessa: i mutamenti sociali indotti dalla metallurgia segnano il passaggio da questa facies all’età di bronzo, le cui prime fasi prendono il nome di Cultura di Bonnanaro dalle prime scoperte qui effettuate nelle sepolture in grotta di Corona Moltana (Bonnanaro I). 4.1.2 Il periodo nuragico Nel contesto dei mutamenti sociali, economici e insediativi comuni all’intero bacino del mediterraneo si sviluppa in Sardegna la civiltà nuragica, che nel Meilogu presenta numerose testimonianza di vario tipo: nuraghi monotorri e complessi, villaggi, fortificazioni, pozzi, santuari, necropoli e tombe di giganti. In special modo la cosiddetta “valle dei Nuraghi”, posta fra i territori di Torralba e Giave, presenta una grandissima quantità di monumenti8, fra cui il celebre Nuraghe S. Antine 1, forse a causa 1 FODDAI 2010/11, p.103 MELONI 2000, pp.790-1 propone il catalogo. 3 Su questi contesti vd. CAPRARA 1986, MELONI 2004, con bibliografia precedente. 4 Per un quadro sulle domus de janas del Meilogu vd. MELONI 2000, SORO 2009 5 FODDAI 2010/11, p.118. 6 Per altri casi FODDAI 2002, 2002a. 7 FODDAI 2010/11, pp.120-1. 8 FODDAI 2010/11, p. 125 riscontra una densità di 0,79 nuraghi per Kmq rispetto alla media regionale di 0,27. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 103 della sua posizione di passaggio naturale fra il sassarese, la Campeda e i Campidani e la piana di Olbia. Questo sito, che presenta varie fasi cronologiche dal bronzo medio al medioevo, è stato definito come “reggia nuragica” e rappresentava senz’altro un central place di tipo politico nell’area del Meilogu. Altro central place, di carattere religioso in questo caso, è il santuario federale di Monte S. Antonio (Siligo), ubicato nella parte settentrionale di Monte Pelao. Questo sito, oggetto di diverse campagne di scavo, è strutturato in diverse parti e raccoglieva materiali di grande interesse, fino alle ambre provenienti dal baltico2. Anche per il periodo nuragico possediamo scarse attestazioni di insediamenti, provenienti da ricognizioni territoriali; nell’area di Monte Pelao, nonostante le condizioni di visibilità particolarmente sfavorevoli, sono stati individuati 8 villaggi, testimoniati da capanne di cui residuano le rasature murarie, e alcune capanne isolate 3. Il contesto di Monte Pelao mostra in generale la varietà del paesaggio in epoca nuragico, con la presenza contestuale di Nuraghi, recinti, villaggi, capanne isolate, tombe di giganti e luoghi di culto 4, organizzato probabilmente in funzione di una transumanza di raggio corto o medio5. Il contesto della piana di Torralba- Giave mostra invece un gran numero di siti, che spesso raccoglievano torri nuragiche, villaggio di capanne, tombe di giganti6. 4.1.3 Il periodo romano Per quanto riguarda il periodo romano l’interesse degli studiosi è stato rivolto soprattutto all’individuazione dei tracciati viari delle strade A Karalibus Turrem e A Karalibus Olbiam, cui sono pertinenti numerosissimi miliari rinvenuti, in situ o meno, in quantità notevole anche per distribuzione7. Nonostante i numerosi studi non vi è tuttora accordo su alcuni tratti dei due percorsi 8. 1 Su questi vedi il volume miscellaneo MORAVETTI 1988 e, più recentemente, FODDAI 2010/11 con esaustiva bibliografia. 2 Su questo sito vd. da ultime le tesi dottorali di IALONGO 2011 e FOIS 2012/13. 3 FOIS 2012/13, pp. 104- 119. 4 FOIS 2012/13, pp. 82-3. 5 FOIS 2012/13, pp.158 ss. 6 FODDAI 2010/11, passim. 7 Sui miliari vd. da ultima SECHI 2012. 8 CANU 2011; SECHI 2012; MASTINO 2005, pp.333 ss.; MASTINO- RUGGERI 2009, 2011. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 104 La presenza delle due strade, attestate presumibilmente dalla tarda repubblica, dovette comunque rappresentare il segno più forte nel paesaggio di epoca romana, condizionando presumibilmente la stessa struttura insediativa. Ciò che sicuramente risente della forte presenza delle strade è la nostra conoscenza del sistema insediativo di questo periodo, poiché la maggior parte dei siti conosciuti è appunto posta lungo le direttrici viarie, dove si è concentrata l’attenzione degli storici e archeologi. Il paesaggio insediativo doveva comunque conoscere una grande varietà tipologica 1, sono infatti attestati riusi di nuraghi, talora a scopo votivo (Nuraghe Maiore di Cheremule), necropoli in grotta e di vario tipo, terme (Sas presones di Bonorva, Mesumundu a Siligo) afferenti a ville rusticae o a strutture di servizio delle strade2. Una parte del Meilogu, corrispondente alle curatorie giudicali di Caputabbas e forse di Valles e Nurcara, costituiva forse il territorium della città di Gurulis Vetus (identificata con l’attuale Padria), sulla base delle fonti antiche e dei numerosi rinvenimenti che indicano l’esistenza di un centro urbano, di cui non conosciamo lo statuto, dal periodo arcaico e per tutta l’antichità3. Un secondo centro di discreta rilevanza doveva essere la statio di Hafa, posta lungo la a Karalibus Olbiam e identificata dalla maggior parte degli studiosi con il sito di S. Maria di Sole alla periferia dell’odierno Mores e da altri nel sito di Figuini presso Giave 4. Direttamente legati alla viabilità erano anche alcuni siti di grande interesse quali l’impianto termale tardo antico di Sas presones (Bonorva), in cui erano utilizzati come suspensurae numerosi miliari rovinati, forse accumulati in loco presso un praetorium5. Anche le terme di Mesumundu (Siligo), presso cui sono visibili le arcate di un piccolo acquedotto e doveva essere presente un tempio, è stato riconosciuto come una mansio6. 1 Vd. breve elenco in BONINU 1988. CANU 2011, SECHI 2011/12. 3 MASTINO 2005, pp.303-4, con bibliografia precedente. 4 Infra, par. 7.7.6. per discussione e bibliografia. 5 IALONGO- SCHIAPPETTI- VANZETTI 2007; MASTINO- RUGGERI 2009, 2011. 6 TEATINI 1996, 2004. Vd. la relazione di Marco Milanese “Il sito di Mesumundu (Siligo, Sassari) e il problema delle mansiones in Sardegna” al convegno “Statio amoena: sostare e vivere lungo le strade romane tra antichità e alto medioevo”, tenutosi a Verona il 4-5 dicembre 2014. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 105 Particolare importanza, almeno per il periodo compreso fra I a.C. e II d.C., dovette avere il sito di S. Pietro di Ardara, interpretato come un castrum, forse della III Cohors Aquitanorum1. Le numerose segnalazioni di rinvenimenti non ci consentono tuttavia di costruire altre ipotesi sulla strutturazione insediativa dell’area in questo periodo. 1 LOPEZ 2012. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 106 Fig. 4.1. I siti preistorici e protostorici del Meilogu. Fig. 4.2. I siti romani del Meilogu. Il percorso delle strade romane è desunto da MASTINO- RUGGERI 2009. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 107 4.2 L'altomedievo Nel poco esaustivo panorama dell'archeologia bizantina e altomedievale sarda, che solo negli ultimi 15 anni sembra conoscere un vero sviluppo 1, l'area del Meilogu è stata comunque oggetto di alcune ricerche e di un lavoro, seppure datato, di sintesi 2. Tuttavia bisogna considerare che la maggior parte dei dati proviene da indagini non stratigrafiche o molto datate, con i conseguenti problemi di affidabilità interpretativa e cronologica, aggravati inoltre dalla mancata edizione di alcuni contesti veramente importanti. Segue un elenco dei siti attestati nella letteratura. S. Giulia (Padria): al di sotto dell'attuale parrocchiale lo scavo archeologico ha messo in luce una sequenza stratigrafica lunga e complessa. L'area, residenziale in epoca romana, divenne cimiteriale nel II-III d.C.; a partire dal V d.C. viene monumentalizzata e resa centrale una tomba, non più esistente, e il perimetro circostante viene organizzato (con riutilizzo di un vicino pozzo sacro nuragico) per il culto, forse in funzione ad una memoria martiriale o al primo santuario della martire S. Giulia. Numerose sono le sepolture privilegiate, con brocchette in ceramica comune per gli inumati di sesso maschile e oreficeria per le tombe femminili. Il primo impianto chiesastico è da porre poco dopo, fra la fine del VII e l’VIII secolo3; S. Andrea Priu (Bonorva): parte dell'importante complesso preistorico di necropoli a domus de Janas venne riutilizzato per l'impianto della chiesa di S. Andrea, con varie fasi dal periodo bizantino al basso medioevo (nell'Ottocento venne rinvenuta una pergamenta di riconsacrazione datata al 1313), che presenta un notevole apparato pittorico pluristratificato e alcune sepolture 4; S. Maria Iscala (Cossoine): chiesa campestre la cui datazione oscilla da un periodo particolarmente antico5 (V-VI secolo?) fino al X secolo. Presenta pianta a croce greca, allungata poi in epoca romanica (periodo cui è da attribuire anche lacerto pittorico presente all'interno che rimanda forse alla funzione battesimale di pievania della 1 Si vedano le sintesi di SPANU 1998, CORRIAS- COSENTINO 2002, CASULA-CORDA- PIRAS 2008; CORRIAS 2012. CAPRARA 1988. 3 PANDOLFI 2002; ROVINA 2002, p. 172. 4 CAPRARA 1988, pp. 418-20. CAPRARA 1986. SPANU 1998, p.208, che ricorda anche altre cavità ipogeiche riutilizzate come ambienti cultuali bizantini fra Bonorva e Rebeccu. 5 Al convegno di Siligo su Monte Santo (11 aprile 2015) la relazione di Alberto Virdis ha presentato alcuni dati riguardo la possibile datazione alta dell’edificio, come l’utilizzo di moduli metrici romani, senza dare comunque una datazione sicura . 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 108 chiesa1), abside orientata e tiburio troncoconico centrale coperto con lastre litiche, tessitura muraria con pietre piccole legate con malta; nelle vicinanze vennero distrutte e non documentate durante il restauro 8 tombe, delle quali almeno una di epoca altomedievale2; Nuraghe S. Antine (Torralba): fra i materiali provenienti da sterri otto e novecenteschi dell’importante complesso nuragico, senza alcun dato stratigrafico e neanche topografico (non si sa se siano pertinenti al nuraghe o all'insediamento) sono state individuate, oltre a reperti bassomedievali, alcune forme ceramiche stampigliate di VI d.C.3; Museddu (Cheremule): nella tomba della cava, oggetto di scavo nel 1990 4, è possibile la presenza di una chiesa e di una necropoli altomedievale 5 al cui interno vennero rinvenute monete in elettro presumibilmente bizantine6; S. Pietro di Nurighe (Cheremule): necropoli scavata nell'Ottocento presso la chiesa medievale di S. Pietro, di cui ci mancano quindi totalmente dati stratigrafici e topografici; il materiale rimanda comunque a sepolture femminili e militari di VI- VIII secolo, con presenza di acciarini modellati a forma di ascia (VIII d.C. 7), cuspidi di lancia, lama di coltelli e filetti per cavallo8; S. Lussorio (Romana): il santuario rupestre presenta molte superfetazioni ma la cavità naturale, al cui interno sono presenti diverse sepolture, parrebbe un bema naturale, in cui si raccoglie e venera l'acqua di stillicidio 9; S. Andrea (Torralba): chiesa posta in un'altura alla periferia settentrionale di Torralba: ad aula unica, con anomalo sviluppo longitudinale dovuto ad un’addizione, da porre forse in epoca romanica; l'abside a ferro di cavallo e i moduli della parte più antica 1 SCHIRRU 2014, p.126, riconosce invece in questa chiesa un possedimento del monastero di San Mamiliano nell'isola di Montecristo, citato a partire dal 1118. 2 CORONEO 2008. CAPRARA 1988, pp. 421-3. 3 CAPRARA 1988, pp. 432-3. 4 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Cheremule, Cartella Generale 1, Prot. 9516 del 31/8/1996. 5 CAPRARA 1988, p. 426. SPANU 1998, p.202, fig.191. ROVINA 2000, p.46. 6 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Cheremule, Cartella Generale 1, Prot. 6913 del 1989. 7 SERRA 2002, pp. 150-1. 8 CAPRARA 1988, pp.426-31. ROVINA 2000, p.46. ROVINA 2002, p. 172. 9 CAPRARA 1988, pp.423-26. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 109 trovano confronti con alcuni edifici di Novi e Novalesa, databili fra IX e inizio dell'XI secolo1; Ledrazos (Mores): nell'omonima località, al confine con Ittireddu, provengono due frammenti di lastre in trachite lavorate con confronti in una basilica paleocristiana di Vicenza ri-trasformata in epoca longobarda, quindi databile fra V e VIII d.C.2; S. Pietro di Sorres (Borutta): un gran numero di materiali di orizzonte culturale altomedievale proviene dagli sterri effettuati negli anni '50 per la costruzione del monastero benedettino, con conseguente mancanza di dati stratigrafici e topografici, e in minima parte da una tomba a fossa con pareti in pietrame copertura litica scavata negli anni Sessanta dal Maetzke sul lato orientale del colle3. Questa aveva un corredo costituito da punte di lancia di ferro, da un affibbiaglio per cinturone di tipo bizantino con placca a U e da una brocca acquamanile in bronzo, del tipo piuttosto 'copto' che 'visigotico'4. Il restante materiale è probabilmente relativo ad un sepolcreto con presenza di militari e cavalieri5, relativo forse ad un piccola postazione di controllo dell'area circostante6, e di sepolture femminili (presenza di orecchini)7; Sas Muras (Bonnanaro): anello con fascia a sezione piano-convessa e castone troncoconico a base sub- circolare con figura di cervo incisa entro una cornice puntinata a punzone8; S. Elena (Ittireddu): chiesa posta nell'agro di Ittireddu, nel probabile sito del villaggio abbandonato di Querqueto (attivo fino a metà del Trecento), dove nel 1993 venne rinvenuta una moneta di bronzo di Costante II con i figli Costantino IV, Eraclio e Tiberio (659-668)9. Icnografia e moduli dell’edificio rimandano ad un orizzonte bizantino, con rifacimenti e aggiunte romaniche e successive 10; 1 CAPRARA 1988, pp.397-8. Vd anche CORONEO 1993. CAPRARA 1988, p. 414. 3 MAETZKE G. 1966. 4 MAETZKE G. 1966; SORO 2009a. 5 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Borutta, Cartella Generale 1, Prott. 3543 del 25/11/1978, 258 del 16/1/1978, 2286 del 29/9/1973. 6 SERRA 2002, p.149. 7 CAPRARA 1988, pp. 398-400, figg. 3-6; MAETZKE 1965; ROVINA 2000, p.45; 2002, p.172. 8 ROVINA 2002, p.175, n°17. E’ probabilmente relativa questo rinvenimento la segnalazione di tombe “barbariche” in località Mura Ena (Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Torralba, Cartella Generale 2, s.p. del 30/12/1976). 9 GUIDO 2002, p.167. BASOLI 2002, p. 197. 10 CAPRARA 1988, pp. 406-7. BASOLI 2002, p. 197. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 110 S.Croce (Ittireddu): posta nel centro urbano, presenta pianta tri- absidata con tiburio centrale a base rettangolare, icnografia originale a croce greca con utilizzo del piede bizantino, allungata poi a croce latina. Lo scavo archeologico ha mostrato che la parte più antica è poggiata sul terreno, la più recente ha fondazioni di 70 cm, anche in questo caso la datazione sarebbe da porre in epoca bizantina1; Monte Zuighe (Ittireddu): fra il materiale proveniente dall'importante sito pluristratificato posto ad ovest di Ittireddu è presente un anello bronzeo con decorazione con stella a cinque punte, con vari confronti, databile al VI-VII secolo2; Monte Lachesos (Mores): ceramica stampigliata nelle grotte Puttu Porchini, nelle domus de janas di San Marco e di Istampa de sas fadas invece sono incisi dei simboli cristiani3; Badde (Bessude): all'interno di una grotta naturale insieme a materiale preistorici venne rinvenuta un'anfora databile al periodo bizantino4; Nuraghe S. Teodoro (Bessude): è attestata la frequentazione fino all’alto medioevo (VI- VII secolo)5; Crastu S. Eliseu (Mores): masso calcareo erratico posto sulle pendici meridionali del Monte Santo, già utilizzato in epoca preistorica per l'impianto di Domus de Janas a due piani, che vennero entrambi riutilizzati in epoca altomedievale 6, l'inferiore come cappella funeraria e il superiore come chiesa 7; S. Maria di Mesumundu (Siligo): è il sito altomedievale del Meilogu con la letteratura scientifica più vasta. All'impianto termale, relativo probabilmente ad una mansio punto di sosta lungo la strada romana A Karalibus Turrem8, seguì secondo dinamiche non 1 CAPRARA 1988, pp. 407-14. Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ittireddu, Cartella Generale 2, Prot. 1076 del 25/2/1983 (Inventario dei materiali del Museo, a cura di Francesca Galli), n. inventario 58926. CAPRARA 1988, p. 414. BASOLI 2002, p. 197. 3 BASOLI 2002, p. 197. SPANU 1998, p. 205. Sui simboli incisi lunga discussione a partire da Segre in “Studi Sardi”, XIV-XV, 1955-57, pp.6-7. Vd. poi Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Mores, Cartella Generale 1, Prott. 6659 del 9/9/1991, 6823 del 12/11/1984. 4 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Bessude, Cartella Generale 1, Prot. 1801 del 1/3/1995. 5 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Bessude, Cartella Generale 1, Prot.12829 del 21/12/1995. 6 TYNDALE 2002, vol.II, p.26 sostiene che nel 1849 le due grotte erano denominate rispettivamente "...Su Crastu de Sanctu Enoe e Su Crastu de Sanctu Eliseu...". 7 CAPRARA 1988, p. 404. BASOLI 2002, p. 197. SPANU 1998, p.204. La struttura è stata inoltre oggetto di una relazione di Fabrizio Sanna al convegno Monte Santo, tenutasi a SIligo l’11 aprile 2015 8 MASTINO 2005, pp.264-66, con bibliografia precedente sulla strada, che in alcuni miliari ritrovati poco più a sud (loc. Scala Carrugas, Bonnanaro) è definita anche a Turre usque Karalis. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 111 ancora chiarite l'impianto di una necropoli privilegiata altomedievale, la chiesa bizantina1 e, sui ruderi di questa, la chiesa romanica. La necropoli comprendeva svariate tombe (con alcuni sarcofagi in piombo2), scavate dapprima negli anni '30 del Novecento, quindi riesaminate dal Maetzke e dal Caprara, e forse altre ancora negli anni '80. Fra i materiali rinvenuti gioielli (orecchini, anelli) ed elementi di vestiario (fibule, affibbiagli) di sepolture maschili e femminili che sembrano rimandare ad un contesto privilegiato3. Gli scavi stratigrafici condotti dall’équipe del prof. M. Milanese dal 2013 al 2015, presso la chiesa e nel campo ad ovest di questa, hanno messo in luce altre strutture di epoca romana (con diverse fasi di utilizzo delle terme) e forse medievale, una necropoli impiantata sui pavimenti delle strutture romane e ceramiche di periodo alto (forum ware) e bassomedievale (invetriate islamiche, maiolica arcaica pisana) in giacitura secondaria; S. Pietro (Ardara): nell'importante sito romano, occupato poi da una chiesa romanica, è presente ceramica tardoantica4: N.S. del Regno (Ardara): presso la chiesa palatina è segnalata un "cimitero paleocristiano"; inoltre nelle fondamenta della chiesa è inglobata una struttura precedente di cui si legge il basolato5. Si tratta di una ventina di siti la cui analisi e documentazione è molto eterogenea, con rari contesti studiati stratigraficamente, monumenti analizzati dai punti di vista storicoartistico e architettonico, materiale proveniente da sterri, scavi non stratigrafici e ricognizioni (o sopralluoghi?) di superficie. Anche i reperti relativi a oreficeria, vestiario e armamenti non godono ancora di un'edizione moderna e complessiva che possa restringere e precisare cronologie troppo larghe e quindi scarsamente utilizzabili. Mi pare tuttavia possibile trarre alcune sintetiche considerazioni, relative a ubicazione e tipologia dei siti individuati e alla storia del Meilogu in questo periodo. 1 SPANU 1998, p.153 presume inoltre la natura battesimale della chiesa vista la presenza di canalizzazioni in questa fase. 2 MARTORELLI 2002, p. 143. 3 CAPRARA 1988, pp.400-4; figg.9-11. MAETZKE 1965; PITTUI 2002, 2006; SPANO 1857, 1859; TEATINI 1996, 2003, 2004. SPANU 1998, pp.134-5. ROVINA 2000, pp.45-6. 4 BASOLI 2002, p. 197. 5 BASOLI 2002, p. 197. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 112 La maggior parte dei siti è posizionata nella piana posta fra il Monte Pelao e il Monte Santo e/o nelle immediate vicinanze della viabilità romana 1, in special modo la A Karalibus Turrem (Nuraghe S. Antine, S. Pietro di Nurighe, S. Andrea, Sas Muras, S. Maria di Mesumundu). Non abbiamo che attestazioni indirette di insediamenti, forse in conseguenza della scarsa conoscenza della cultura materiale 2, ma conosciamo chiese, chiese rupestri e necropoli, che solo parzialmente ci possono informare della tipologia, consistenza e perimetrazione delle aree insediative. Strutture e materiali possono essere classificati nel seguente modo: 1) necropoli relative a gruppi di militari- coloni del ceto dei , che anche quando non organizzati in contingenti ed in periodo di pace amavano farsi seppellire con oggetti che richiamavano il loro status quali armi e elementi di vestiario militare e di cavalieri3. Anche il loro nucleo familiare era sepolto con loro e i corredi femminili presentavano spesso oggetti di oreficeria (oro, argento, bronzo). Rientrano in tale categoria S. Pietro di Nurighe e S. Pietro di Sorres ma, poichè tali siti non sono stati scavati stratigraficamente, non è dato conoscere tipologia delle sepolture e dati sugli inumati e neanche l'eventuale presenza di strutture religiose, insediative e militari nelle vicinanze. 2) necropoli: possono rientrare in tale ambito sia S. Maria di Mesumundu, dove è attestata la presenza di almeno una ventina di inumazioni, S. Maria Iscala e S. Lussorio di Romana (la cui datazione è tuttavia incerta) che S. Eliseo (piano inferiore) e S. Andrea Priu, dove sono attestate fosse singole scavate nella roccia. 3) luoghi di culto, fra i quali 3.1) chiese con funzione battesimale: S. Maria di Mesumundu e S. Maria Iscala presentano indizi abbastanza sicuri di aver svolto funzione di chiesa battesimale e quindi probabilmente una funzione centrale rispetto all'insediamento circostante. 1 Per dati ed ipotesi ricostruttive, nonché per l’amplia bibliografia precedente, sulla viabilità romana nell’area, interessata da numerosi rinvenimenti di miliari, cfr. MASTINO 2005, pp.360-1, 364-66; MASTINO- RUGGERI 2009, 2011; SECHI 2012; CANU 2011. 2 Sul problema della scarsa leggibilità dell’altomedioevo si vedano FRANCOVICH- VALENTI 2001, pp. 101-2, VALENTI 2004, p.14 e VALENTI 2014, pp.133-4, che mette in evidenza anche un effettivo decremento degli insediamenti riconosciuti dalle ricognizioni databili a questo periodo in area tirrenica. In area toscana il problema è stato poi risolto grazie all’accurata lettura analitica dei contesti di scavo databili a questi periodi (FRANCOVICH- VALENTI 1995; VALENTI 1996, pp.82-83). 3 SPANU 1998, p.127. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 113 3.2) luoghi di culto: possono rientrare in questa categoria strutture e monumenti, discretamente numerosi, che hanno rivestito una funzione di centro religioso presso abitati rurali come S. Croce, S. Elena, S. Andrea, S. Giulia. 3.3) insediamenti monastici: i gruppi di chiese rupestri presso S. Andrea Priu, Monte Santo, Monte Lachesos potrebbero essere interpretati come "laure" i cui monaci abitavano nelle varie grotte1. Tale classificazione ci permette di cogliere già nell'altomedievale una discreta varietà di tipologie insediative ed una gestione del territorio suddivisa tra differenti entità istituzionali, che possiamo scorgere nelle fonti scritte già a partire dalla seconda metà dell'Undicesimo secolo. Altre considerazioni si possono ricavare dall'analisi di preesistenze e survivenze, seguendo quindi i movimenti della storia nello spazio e nel tempo. Possiamo quindi vedere che parte dei siti rivestono già funzione centrale in epoca precedente (intendendo con ciò il periodo romano imperiale) come il Nuraghe S. Antine, l'area di S. Pietro presso Ardara (presso la quale sussisteva un importante accampamento militare) e S. Maria di Mesumundu. Analizzando invece il periodo giudicale, immediatamente successivo, possiamo invece individuare che Mesumundu, insieme a S. Elia di Montesanto, è oggetto della prima donazione ai monaci di Montecassino2 (1065), S. Pietro di Sorres è sede dell'omonima diocesi e a N.S. del Regno diventa cappella palatina del Giudicato di Torres. Anche l'area di Monte Santo, già forse interessata da una "Laura" continuò ad essere centro di monaci tramite le donazioni ai benedettini di Montecassino3. Si può dunque notare come S. Maria di Mesumundu rappresenti un central place nel lungo periodo, in relazione probabilmente alla sua posizione geografica e alla vicinanza rispetto alla viabilità. In epoca bizantina inoltre la presenza di sepolture privilegiate potrebbe essere collegata al persistere o all’emergere di gruppi privilegiati di potere, legati probabilmente alla proprietà fondiaria e al mondo rurale. Funzione centrale inizia a rivestire proprio nell'altomedioevo S. Pietro di Sorres, anch'esso posto in una posizione di controllo e facilmente difendibile verso le vie di 1 SPANU 1998, pp.204-208, p.202 fig. 191. CDS, sec. XI, doc. VI. 3 Anche S. Eliseo di Montesanto è infatti proprietà di Montecassino, cfr. CDS, sec. XII, docc. XXXVI, LXVI; sec. XIII, doc. XXXIII. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 114 percorrenza e sede in periodo bizantino (VII-VIII secolo) di uno stanziamento militare, la cui articolazione materiale resta sconosciuta. La sequenza cronologica “insediamento romano- fortificazione bizantina- sede diocesana nell’XI secolo” è sicuramente un dato suscettibile di migliori analisi. Anche nei siti di N.S. di Castra (Comune di Oschiri) e S. Antioco di Bisarcio infatti le sedi vescovili, formatisi con ogni probabilità nella seconda metà dell’XI secolo, sono poste in posizioni di controllo della viabilità principale (la strada verso Olbia), già sede di un Castrum bizantino nel caso di Castra e comunque caratterizzato da numerosi reperti di età bizantina e altomedievale, purtroppo decontestualizzati, a Bisarcio1. Un ruolo simile potè forse rivestire anche S. Pietro di Nurighe, la cui importanza però decadde in epoca giudicale, sebbene fosse forse sede di un monastero benedettino. Naturalmente queste brevissime notazioni necessitano di una verifica sul campo con campagne di scavo e ricognizioni estensive e intensive che possano fornirci dati maggiormente sicuri relativi ad insediamenti. 1 Comunicazione personale del dott. Giovanni Frau, che ringrazio di cuore, il quale occupandosi del riordino del Museo Archeologico di Ozieri ha schedato tutto il materiale di epoca medievale. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 115 Fig. 4.3. I siti altomedioevale del Meilogu Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 116 4.3 Il basso medioevo. Di maggior e diretto interesse rispetto al tema dei villaggi abbandonati è il ventaglio di attestazioni archeologiche relative al periodo bassomedievale 1. La maggior parte dei dati proviene da un amplio progetto di analisi territoriale su vari comprensori comunali portato avanti negli ultimi 10 anni dalla Cattedra di Archeologia Medievale dell'Università di Sassari tramite tesi di laurea, specializzazione e dottorato o progetti di ricerca. Durante queste ricerche, condotte perlopiù tramite ricognizioni estensive e talora intensive, sono state individuate tracce di insediamenti medievali nei comuni di Siligo 2, Bessude3, Mores4, Bonorva5 e Semestene6; non abbiamo ancora notizie certe (indicatori cronologici sicuri) di periodo medievale riguardo ai territori comunali di Thiesi e Cheremule7. Circoscritti sono stati invece gli interventi di scavo, peraltro solo parzialmente inediti, e relativi perlopiù a edifici sacri durante i restauri. Si presenta di seguito l'elenco dei contesti noti: 1) S. Maria di Sea (Banari): la chiesa fu sede almeno dagli inizi del XIII secolo di un monastero, per alcuni di pertinenza dell'ordine ospitaliero di Altopascio ma più probabilmente un priorato vallombrosano dipendente da S. Michele di Salvennor 8, attivo almeno fino a metà del Trecento9. Gli scavi archeologici hanno individuato, presso gli ambienti ancora in elevato del cenobio, una necropoli interna ed esterna all'edificio di culto, sovrapposto ad un impianto produttivo precedente, un forno per la produzione di ceramica, un canale utilizzato nel XIV secolo come discarica ed un pozzo 1 Rispetto al periodo precedente sono qui stati considerati solo i dati materiali databili al periodo medievale e postmedievale e non gli edifici chiesastici in stile romanico o gotico aragonese, 2 Ricognizioni 2007 nell'ambito del Progetto di Ricerca "Villaggi medievali abbandonati in territorio di Siligo", responsabili sul campo L.Sanna, M.A. Demurtas e M..Cherchi, che ringrazio per le notizie fornitemi. 3 Ricognizioni 2004 e 2005 per la tesi di Laurea di Daniela Cabras, un cui contributo relatico alle sue ricerche (CABRAS c.d.s.) è in corso di stampa. 4 Ricognizioni 2004 e 2005 per la tesi di Laurea di Maria Giuseppina Deiana, un cui contributo relatico alle sue ricerche (DEIANA c.d.s.) è in corso di stampa. 5 Ricognizioni 2004 e 2005 per la tesi di Laurea di Emanuela Sias, un cui contributo relatico alle sue ricerche (SIAS c.d.s.) è in corso di stampa. 6 Ricerche di L.Sanna (SANNA c.d.s.). 7 Tesi di specializzazione e borsa di rientro M&B di Emanuela Sias. 8 DERIU- CHESSA 2014. 9 SODDU 2013. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 117 con un interessante contesto faunistico1; 2) Palazzo Giudicale- Castello dei Doria (Ardara): Ardara appare nella documentazione scritta nell'XI-XII secolo, nel 1107 viene consacrata la cappella palatina di Nostra Signora del Regno. In particolare nei documenti viene citato il palacium/palatium, residenza dei Giudici di Torres fino al crollo del giudicato del 1258. Dopo la fine del Giudicato, a partire dal 1308, viene attestato il castrum di Ardara2, momentaneamente conquistato da Raimondo de Cardona, governatore aragonese, nel 13343. Dopo il completarsi della conquista aragonese (1420) nel castello (di cui vengono citate torre e cassero), che passa di mano fra differenti feudatari, vengono sottoscritti diversi documenti4. Il castello è ancora operante nel 1478 durante la rivolta di Leonardo de Alagòn, che lo sottopone senza successo ad un assedio; l'ultima citazione è del 15125. Le strutture sono state oggetto di spoglio per tutto il periodo postmedievale e in special modo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, quando sopra i ruderi vennero costruiti il Municipio e la casa parrocchiale. Scavi archeologici poco, o nulla, documentati6 vi sono stati portati avanti fra il 1998 e il 2006 dalla Soprintendenza archeologica. Dal 2012 sono invece state condotte tre campagne di documentazione e scavo dirette dal prof. Milanese dell’Università di Sassari allo scopo di documentare quanto è stato esposto e poi di indagare alcune aree meno intaccate dagli sterri e dagli spogli. Un lavoro in estensione è reso impossibile dalla sussistenza del centro moderno su gran parte dell’area palaziale. Questi scavi hanno evidenziato numerose fasi costruttive, di uso e frequentazione delle strutture: il palatium venne edificato con una scrupolosa fase progettuale e dotato di canalizzazioni per lo scorrimento delle acque e di pozzi- cisterna (ne sono stati analizzati due) mentre le fasi successive utilizzarono solo alcune parti dell’edificio originario, con nuove divisioni interne, materiali e tecniche costruttive; 3) S. Maria del Regno (Ardara): la cappella palatina di Nostra Signora del Regno 1 CANALIS 2001; Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Banari, Cartella Generale 1, Prot. 9177 del 26/9/1995. 2 SALAVERT Y ROCA 1956, pp. 317-9, doc. 258 (11/7/1308); pp. 346-8, doc. 280 (21/9/1308);pp. 356-7,doc. 287 (16/10/1308). 3 CASTELLACCIO 2007, p. 67. SODDU 2013, pp. 31-2. SODDU 2014, p. 61. 4 DERIU- CHESSA 2011, p. 46; ME 2008 C.XI. 6. 5 TEDDE 1986. 6 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ardara, Cartella Generale 1, Prott. 2649 del 15/2/2007, 2671 del 15/2/2007, Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 118 viene consacrata nel 1107. Durante i restauri della fine e dell'Ottocento 1 e degli anni ’80 del Novecento, vennero in luce numerose sepolture all’interno della chiesa, in special modo sotto la pavimentazione, non documentate archeologicamente se non tramite una planimetria2. Voci non meglio controllate (né ormai controllabili) citano il rinvenimento di tombe privilegiate, fra cui quella della Giudicessa Adelasia 3; 4) S. Maria di Mesumundu (Siligo): la chiesa di S. Maria di Bubalis venne donata ai benedettini di Montecassino nel 1065. Gli scavi archeologici condotti dal 2013 nel sito, interessato da danneggiamenti anche in anni recenti, hanno posto in luce nell'area 2100 una sepoltura e materiali ceramici (invetriata islamica, maioliche arcaiche pisane) databili al basso medioevo; 5) Biddanoa (Siligo): presso la chiesa di San Vincenzo Ferrer ricognizioni intensive 4, analisi geofisiche5 e lo scavo stratigrafico (2011-12) hanno evidenziato l'areale di ubicazione del villaggio di Villanova Montesanto, attestato nelle fonti scritte da metà Quattrocento per due secoli, con una successiva rifondazione a metà del Settecento. Le indagini stratigrafiche non hanno permesso ancora di rinvenire le strutture abitative, ma amplie aree di discarica e infrastrutture del centro postmedievale, sorto, dopo un lungo periodo di abbandono, al di sopra di una grande insediamento protostorico databile fra il bronzo finale e il primo ferro; 6) Monte S. Antonio- La Capula (Siligo): alla propaggine settentrionale del Monte Pelao, non lontano dall'importante santuario nuragico, era posto il castello denominato La Capula nelle fonti trecentesche e quattrocentesche. Le ricognizioni archeologiche 6 hanno individuato una dozzina di ambienti costruiti in pietra e legati con fango e malta, e i relativi crolli, fra cui la probabile chiesa eponima del sito ed una cisterna; rari i materiali ceramici, a causa probabilmente dell'ottimo stato di conservazione del deposito stratigrafico; 7) Pumari (Bessude): le ricognizioni archeologiche hanno permesso di individuare poco fuori dal paese i resti di una chiesa e, nonostante le condizioni di visibilità 1 MOSSA 1997, p.9. Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ardara, Cartella Generale 1, Prot. 9868 del 17/11/1993. 3 TEDDE 1985, p.84. Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ardara, Cartella Generale 1, Prot. 1129 del 24/1/2007. 4 MILANESE- SANNA- DEMURTAS- CHERCHI- LORENZINI 2008. 5 CERRI c.d.s. 6 MILANESE- SANNA- DEMURTAS- CHERCHI- LORENZINI 2008. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 119 pressocchè nulle, dei frammenti ceramici di XIII- XV secolo1; 8) S. Maria de Nuraghes (Bessude): presso la chiesa, anticamente campestre o ora posta alla periferia del centro urbano, è presente una piccola dispersione di materiale di XVII-XIX secolo, relativa forse alla frequentazione religiosa2; 9) Mogoro (Bessude- Thiesi): la villa, testimoniata fino al Quattrocento, è stata ubicata e perimetrata dalle ricognizioni intensive presso la chiesa di S. Sistu, e presenta materiali di superficie dal periodo romano fino all'abbandono 3; 10) Sustana (Bessude- Thiesi): il villaggio è stato ubicato presso le chiese distrutte di San Nicola e S. Pietro4; 11) Campulongu (Bessude- Thiesi): la villa, capoluogo di curatoria ed abitata fino al Trecento, è stata ubicata da ricognizioni estensive presso la chiesa di San Giuliano 5; 12) S. Maria Iscalas (Bonnanaro): lo scavo archeologico presso la chiesa, posta poco lontano dal centro urbano di Bonnanaro, ha messo in luce un primo impianto di epoca medievale sotto l'attuale costruzione databile al Seicento6; 13) Sas Turres (Bonnanaro): nel sito sono segnalati una struttura, variamente attribuita a periodo romano o medievale, ed una dispersione di materiali dal periodo romano a quello medievale7; 14) S. Pietro di Sorres (Borutta): fra il materiale raccolto durante gli sterri per la costruzione del monastero benedettino negli anni '50 del Novecento figurano ceramiche basso medievali come alcune scodelle smaltate decorate in blu e lustri di produzione valenzana (XIV secolo), maioliche catalane in verde e bruno (fine XIII- XIV secolo) e a lustro (XVII), maioliche arcaiche e ingobbiate pisane e liguri (XIV-XV)8. Un recente intervento stratigrafico ha posto in luce a nord della chiesa alcune strutture che non è stato però possibile datare per la mancanza di materiale ceramico diagnostico 9; 15) S. Croce (Borutta): lo scavo archeologico svolto all’interno della chiesa urbana 1 CABRAS c.d.s. CABRAS c.d.s. 3 CABRAS c.d.s. 4 CABRAS c.d.s. 5 CABRAS c.d.s. 6 PANDOLFI 2004, DERIU- CHESSA 2014, pp.113-7. 7 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Bonnanaro, Cartella Generale 1, Prott.. 11369 del 3/9/1999 (p.7), 7992 del 2/11/1992, 3877 del 7/10/1977. 8 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Borutta, Cartella Generale 1, Prott.. 3543 del 25/11/1978, 258 del 16/1/1978, 2286 del 29/9/1973, 1438 del 15/6/1973. 9 PANDOLFI- PETRUZZI 2011. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 120 ha messo in luce un’articolata sequenza stratigrafica dall’XI secolo ad oggi, con varie fasi strutturali e planimetriche, e numerose sepolture in tombe a camera 1; 16) Lachesos (Mores): la villa di Lachesos, citata nelle fonti scritte al partire dal e abbandonata agli inizi dell'Ottocento, era ubicata alle pendici meridionali del Monte Lachesos, presso la chiesa di S. Lucia. Nonostante l'abbandono definitivo sia piuttosto recente non permangono strutture in elevato, probabilmente oggetto di processi di spoglio intensivo; le ricognizioni hanno permessi di perimetrare l'abitato 2. Segnalazioni di presistenze romane3; 17) Oppia (Mores): insediamento enigmatico, citato solo nel XII secolo come sede di un previtero4 ma che darà poi il nome ad una circoscrizione feudale nel periodo postmedievale, posto presso la chiesa distrutta di S. Giovanni Oppia, con dispersioni di materiale litico, laterizio e ceramico da periodo romano al basso medioevo 5; 18) Todorache (Mores): la villa è citata a partire dalla fine del XII secolo e venne abbandonata dopo la peste di metà Trecento. Le ricognizioni intensive hanno permesso di perimetrare l'abitato presso la chiesa intitolata alla Natività della Vergine, con grandi dispersioni di materiale in superficie (XIV- XVII secolo), rasature murarie ed anomali micromorfologiche6. Nelle vicinanze segnalati resti punico- romani7; 19) Monte Zuighe (Ittireddu): fra il materiale proveniente dall'importante sito pluristratificato posto ad ovest di Ittireddu e raccolto nel locale museo sono citate numerose ceramiche di periodo basso medievale o postmedievale, di cui non è sempre riconoscibile area di produzione e cronologia 8, con possibili reperti di provenienza subregionale e toscana. Sarebbe auspicabile che il sito, e il materiale già raccolto, venissero riesaminati da studiosi medievisti; 20) S. Croce (Ittireddu): nel 1980 venne effettuato uno scavo nell’area cimiteriale 1 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Borutta, Cartella Generale 2, Prot. 2089 del 19/2/2001 (Relazione di scavo di A. Pandolfi). 2 DEIANA c.d.s. 3 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Mores, Cartella Generale 1, Prot. 4339 del 2/8/1983. 4 5 DEIANA c.d.s. DEIANA c.d.s. 7 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Mores, Cartella Generale 1, Prot. 4339 del 2/8/1983. 8 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ittireddu, Cartella Generale 2, Prot. 1076 del 25/2/1983 (Inventario dei materiali del Museo, a cura di Francesca Galli), n. inventario 58921, 60640, 60644, 60643, 60642, 60641, 6 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 121 presso la chiesa, con il rinvenimento di almeno 6 tombe e fu possibile la lettura stratigrafica delle strutture, con 2 fasi, la più antica appoggiata sul terreno e la più recente con fondazione in blocchi1; 21) S. Elena (Ittireddu): nei pressi della chiesa è stato rinvenuto un fornellino frammentario pertinente a pipa, probabilmente secentesco2; 22) Pozzo sacro Funtana e Baule (Ittireddu): durante lo scavo vennero rinvenuti “frammenti ceramici pertinenti a forma chiusa lavorata al tornio” ritenuti di epoca medievale3; 23) Partulesi (Ittireddu): dall’area del villaggio medievale provengono “2 olle frammentarie tardomedievali”4; 24) Terchiddo (Bonorva): il villaggio di Therkillo viene citato nelle fonti scritte dalla prima metà del XII secolo e risulta abbandonato nel 1696, dopo una lunga agonia. La ricognizione archeologica ha evidenziato la presenza dei ruderi di due chiese e frammenti ceramici databili dal XIII al XX secolo 5; 24bis) S. Andrea Priu (Bonorva): Sopra le murature di un vasto abitato romano situato presso la necropoli preistorica sono stati rinvenuti frammenti di maiolica arcaica6; 25) Roccaforte (Giave): del castello di Roccaforte possediamo notizie frammentarie della prima metà del Trecento, quando venne costruito dalla famiglia dei Doria. La ricognizione archeologica ha permesso di evidenziare l'areale interessato dalla fortificazione e dal borgo7; 26) S. Nicola di Trullas (Semestene): la chiesa di San Nicola di Trullas venne donata dalla famiglia logudorese degli Athen ai monaci camaldolesi nel 1113 e fu sede 1 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ittireddu, Cartella Generale 2, Prot. Prot. NP (ma 735 del 9/2/1981), relazione del 10/12/1980 sullo scavo nell'area cimiteriale di S.Croce (21/10- 28/10 1980) 2 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ittireddu, Cartella Generale 2, Prot. 1076 del 25/2/1983 (Inventario dei materiali del Museo, a cura di Francesca Galli), n. inventario 60633. 3 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ittireddu, Cartella Generale 2, Prot. 1076 del 25/2/1983 (Inventario dei materiali del Museo, a cura di Francesca Galli), n. inventario di scavo IT- FB 1. 4 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Ittireddu, Cartella Generale 2, Prot. 1076 del 25/2/1983 (Inventario dei materiali del Museo, a cura di Francesca Galli), n. inventario 60645- 46. 5 SIAS c.d.s. 6 SALIS 2015. 7 PETRUZZI 2011. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 122 di un priorato fino alla metà del XIV secolo. Lo scavo archeologico ha evidenziato parte delle strutture del monastero, distrutto da un incendio intorno appunto alla metà del Trecento; dopo la distruzione il sito venne frequentato solo sporadicamente. L'incendio ha permesso di sigillare i contesti, ricchissimi di reperti ceramici, metallici, faunistici e botanici1; 27) S. Giusta di Fraigas (Semestene): presso l'omonima chiesa distrutta è stata perimetrata un'amplia area archeologica pluristratificata con resti di strutture e dispersioni di materiale databile dall'epoca nuragica a quella medievale 2; 28) S. Simeone (Bonorva): la Villa Nova di Sancti Simeoni venne fondata da Mariano IV di Arborea intorno alla metà del Trecento e risulta già spopolata nel 1388; posta presso le rovine dell'omonima chiesa in stile gotico aragonese, con preesistenze romane, presenta in superficie grandi cumuli litici, derivanti probabilmente dai crollo delle abitazioni, e frammenti ceramici databili alla metà del XIV secolo 3. I siti individuati e analizzati appaiono maggiormente uniformi rispetto a quanto evidenziato per l'altomedioevo, tuttavia molti territori sono completamente lacunosi sia di informazioni stratigrafiche che provenienti dalla ricognizione di superficie. E' obbiettivo primario della mia ricerca nel suo immediato proseguimento l'acquisizione di dati territoriali relativi alla curatoria di Meilogu, e quindi ai territori comunali di Siligo, Banari, Bonnanaro, Borutta e Torralba, come indicato nel cronoprogramma del mio progetto. 1 Sullo scavo vedi PANDOLFI ET ALII 2007 e BONINU- PANDOLFI 2010, in particolare SANNA 2010. SANNA c.d.s. 3 SIAS c.d.s. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 123 24bis Fig. 4.4. I siti medievali oggetto di analisi archeologica. Il sito 24bis, non rappresentato in Legenda, corrisponde a S. Andrea Priu. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 124 4.4 Spoglio degli archivi della Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro Parte della documentazione relativa a interventi archeologici non è edita ma comunque disponibile alla consultazione all’interno degli archivi della soprintendenza, di cui è stato effettuato lo spoglio alla ricerca di notizie (diari di scavo, cataloghi, rinvenimenti) pertinenti alla ricostruzione del quadro insediativo medievale. Sono stati analizzati1 i faldoni relativi ai seguenti territori comunali: Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Borutta, Cheremule, Ittireddu, Mores, Siligo, Thiesi, Torralba. Si mettono in evidenza comune per comune i dati raccolti che presenta elementi di interesse per l'archeologia degli insediamenti medievali: - Ardara: in questo territorio comunale sono differenti i siti analizzati di grande interesse per il periodo medievale, in quanto central places nel lungo periodo dall'epoca romana al basso medioevo. In realtà per quanto riguarda N.S. del Regno (cappella palatina), il palatium giudicale poi castello dei Doria e il castrum romano di S.Pietro nell'area poi occupata da una piccola chiesa romanica la documentazione presente nell'archivio risulta povera quantitativamente e qualitativamente ma comunque ricca di spunti. Per quanto riguarda il palatium giudicale non è stata rinvenuta la documentazione di scavo (relazione, piante, schede US etc.) ma due brevi relazioni della dott.ssa Basoli 2, ispettrice di zona, prodotte nell'ambito di schede progettuali, permettono perlomeno di individuare le aree scavate nelle singole campagne di scavo (1998, 2004, 2006) e qualche dato su quanto rinvenuto. Sempre per quanto riguarda l'area del palatium/castello è presente una relazione sulla demolizione di casupole con rinvenimento di materiale ceramico medievale e postmedievale, redatto dalla dott.ssa Laura Biccone3. Manca totalmente la documentazione degli scavi effettuati all'interno della basilica palatina, forse da ricercare nell'archivio della Soprintendenza ai Monumenti (BAPPSAE), a parte quella relativa a lavori del 1992 che non interessarono 1 Si coglie l'occasione per ringraziare la dott.ssa Usai, ispettrice di zona del Meilogu, per la pronta concessione dei permessi necessari alla consultazione, e il personale degli ufficci Protocollo e dell'archivio della soprintendenza per la collaborazione. 2 Comune di Ardara, Cart.Gen. 1, Fascicolo 21, Prot. 2649 del 15/2/2007. Comune di Ardara, Cart.Gen. 1, Fascicolo 21, Prot. 2671 del 15/2/2007 3 Comune di Ardara, Cart. Gen .2, Fascicolo 2 SSF 1, Prot 5387 del 11/5/1998/ Prot. 5057 del 20/4/1997 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 125 la stratificazione archeologica1. Il sito di San Pietro ha restituito invece dei reperti di epoca romana. - Banari: nel territorio di Banari è segnalato un solo sito medievale, peraltro oggetto di scavo archeologico e parzialmente edito, il monastero di S. Maria di Cea, di cui è disponibile la relazione di scavo2; - Bessude: rara la citazione di elementi di cronologia medievale, fatta eccezione per materiali tardoantichi/altomedievali rinvenuti in superficie presso il nuraghe S. Teodoro3 (oggetto di scavo nel 1995) e in una cavità naturale in località "Badde" 4; - Bonnanaro: per questo territorio comunale è presente nell'archivio della soprintendenza un censimento del patrimonio archeologico, nel cui ambito viene citata la presenza di materiale ceramico in superficie in località "Sas Turres", presso un rudere di incerta definizione e cronologia5, presso il quale sono segnalate anche tombe e vasche di decantazione6. Nello stesso comune è stata oggetto di scavo la chiesa rurale di S. Maria Iscalas, con fasi di epoca medievale e postmedievale, prima dell'attuale redazione secentesca, così come la chiesa di S. Croce 7. Rinvenimenti di epoca tardo- antica anche in località Bonossa 8; - Borutta: per quanto riguarda questo piccolo territorio comunale riveste particolare interesse la documentazione sull'importantissimo sito di S. Pietro di Sorres, ampliamente trattato sia dal punto di vista dei rinvenimenti, in special modo la tomba bizantina presso il versante orientale del monte, scavata da Guglielmo Maetzke nel 1965, che dei materiali raccolti durante gli sterri degli anni '50 del XX secolo e schedati negli anni '709. Di questi studi non sono stati reperite le schede di reperto archeologico (RA), di cui possediamo talvolta la numerazione 10, forse raccolte al Museo Sanna, ma le 1 Comune di Ardara, Cart.Gen. 1, Fascicolo 6, Prot. 2491 del 19/11/1992. Comune di Ardara, Cart.Gen. 1, Fascicolo 6, Prot. 9868 del 17/11/1993. 2 Comune di Banari, Cart.Gen. 1, Prot. 9177 del 26/9/1995. 3 Comune di Bassude, Prot. 12829 del 21/12/1995. 4 Comune di Bassude, Prot. 1801 del 1/3/1995 5 Comune di Bonnanaro, Cart.Gen. 1, Fasc. 7, Prot. 11369 del 3/9/1999, " Le risorse culturali del territorio di Bonannaro" (M. Solinas), p.7. 6 Comune di Bonnanaro, Cart.Gen. 1, Fasc. 1, Prot. 7992 del 2/11/1992. Il sito è una tomba sono già segnalate in Comune di Bonnanaro, Cart.Gen. 1, Fasc. A4, Prot. 3877 del 7/10/1977 (Segnalazione di B.Pollastrini). 7 Comune di Bonnanaro, Cart.Gen. 1, Fasc. 1, Prot. 8858 del 30/6/1999. 8 Comune di Bonnanaro, Cart.Gen. 1, Fasc. A9, Prot. 1783 del 24/3/1987 (Sopralluogo di C. Melis); Comune di Bonnanaro, Cart.Gen. 1, Fasc. 1, Prot. 9789 del 11/10/1994. 9 Comune di Borutta, Cart. Gen. 1, Prot. 3543 del 25/11/1978 10 Comune di Borutta, Cart. Gen. 1, Prot. 258 del 16/1/1978: i reperti di Sorres sono schedati con le RA dal 20/00002580 a 20/00002696 e dal 20/00005815 al 20/00006944. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 126 relazioni generali dei redattori (V. Santoni, G. Tore, P.B. Serra), che tuttavia sembrano poco aggiornate e lacunose per quanto riguarda il periodo bassomedievale1. Sulle ceramiche bassomedievali l'allora soprintendente E. Contu richiese inoltre il parere di H. Blake, che riconosce e distingue produzioni toscane, spagnole, liguri databili dal XIV al XVI secolo2. Nello centro comunale di Borutta è stata inoltre oggetto di scavo durante il restauro del 2001 la chiesa di Santa Croce, che ha restituito fasi costruttive e sepolture dall'XI al XX secolo3; - Cheremule: in questo territorio l'unico sito medievale schedato sono le tombe medievali presenti all'interno della necropoli preistorica e del sito a continuità di vita di Moseddu4, con i ruderi della chiesa medievale di S. Pietro di Nurighe; - Ittireddu: nel 1980-81 venne svolto dal Gruppo di Occupazione Giovanile, sotto il coordinamento dell'archeologa Francesca Galli, un progetto di analisi e censimento archeologico che portò quindi all'allestimento del Museo Archeologico ed Etnografico comunale. All'interno di tale ricerca furono individuati vari siti di epoca medievale (Monte Zuighe5, Partulesi, Santa Croce, Palette6), individuati sia da materiali di superficie (schedati puntualmente7) che nello scavo della necropoli presso la chiesa di Santa Croce8; - Mores:in questo territorio comunale non sono stati individuate notizie su siti medievali ma solo di siti di epoca precedente, specialmente necropoli romane, che tuttavia interessano talvolta area presso chiese o agiotoponimi; - Siligo: l'amplia documentazione sui numerosi scavi operati a S. Maria di Mesumundu è purtroppo fortemente lacunosa sia per quanto riguarda schede e rilievi (assenti) che le relazioni di scavo. Paradossalmente sono meglio conosciuti gli scavi del 1964 a cura di 1 Comune di Borutta, Cart. Gen. 1, Fasc. A6, Prot. 2286 del 29/9/1973 Comune di Borutta, Cart. Gen. 1, Prot. 1438 del 15/6/1973. 3 Comune di Borutta, Cart. Gen. 2, Prot. 2089 de 19/2/2001 (relazione di scavo di A. Pandolfi). 4 Comune di Cheremule, Cart. Gen. 1, Prot. 1329 del 13/3/1981 (Sopralluogo di A. Foschi); Comune di Cheremule, Cart. Gen. 1, Fasc. A1, Prot. 4570/77 del 6/1/1978; Comune di Cheremule, Cart. Gen. 1, Fasc. A8, Prot. 6913 del 1989 (Relazione di Sopralluogo di P.Basoli); Comune di Cheremule, Cart. Gen. 2, Prot. 9516 del 31/8/1996. 5 Comune di Ittireddu, Cart. Gen. 3, Prot. 4302 del 18/8/1980. 6 Comune di Ittireddu, Cart. Gen. 4, Prot. 13383 del 11/11/2005. 7 Comune di Ittireddu, Cart. Gen. 2, Prot. 1076 del 25/2/1983. 8 Comune di Ittireddu, Cart. Gen. 3, Prot. NP (ma 735 del 9/2/1981), relazione del 10/12/1980 sullo scavo nell'area cimiteriale di S.Croce (21/10- 28/10 1980). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 127 G. Maetzke1, che quelli degli anni '90 2 e '20003. Addirittura non è chiaro se in certe occasioni le operazioni stratigrafiche si siano svolte effettivamente 4. Sono state reperite anche informazioni sui siti di Banzos 5 (scavi 1976) e S. Ortolu6 (recupero di materiali); - Thiesi: in questo territorio comunale vennero operati nel 2000 dei ben documentati saggi di scavo archeologico all'interno della torre prigione postmedievale 7. Sono inoltre segnalati dei siti archeologici presso gli interessanti agiotoponimi di S. Eneittu 8 e S. Omidri9; - Torralba: al di là degli abbondanti dossier riguardanti il Nuraghe S.Antine e le relative strutture museali e ricettive abbiamo solo la segnalazione del rinvenimento di "tombe barbariche" in località Muru Ena10; 1 Comune di SiIigo, Cart. Gen. 1, Prot. 6421 del 24/10/1984 (Relazione di F. Lo Schiavo). Comune di SiIigo, Cart. Gen. 1, Fascicolo 24 (Relazione degli scavi di S. Maestri) 3 Comune di SiIigo, Cart. Gen. 4, segnalazioni di F. Pittui (Prot. 14665 del 18/10/2002, Prot. 14323 del 12/11/2002). 4 E' il caso di varie operazioni previste negli anni '80: Comune di SiIigo, Cart. Gen. 1, Fascicoloi 8.3, 8.1 5 Comune di SiIigo, Cart. Gen. 1, Fascicolo 11, Prot. 1415 del 6/5/1976. 6 Comune di SiIigo, Cart. Gen. 1, Fascicolo 20, Sott.3, Prot. 2141 del 27/3/1992. 7 Comune di Thiesi, Cart. Gen. 3, Fascicolo 2, Prot. 7066 del 29/5/2000. 8 Comune di Thiesi, Cart. Gen. 1, Fascicolo 11, Prot. 4936 del 5/7/1986 (segnalazione di S. Ferrando). 9 Comune di Thiesi, Cart. Gen. 3, Fascicolo 6, Prot. 10764 del 29/8/2002. 10 Comune di Torralba, Cart. Gen. 2, S.P. ma data 30/12/1976. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 128 Cartella Generale Ardara Fascicolo Protocollo Data 6 1129 24/1/2007 2491 19/11/1992 9868 17/11/1993 8141 27/6/2006 2649 15/2/2007 2671 15/2/2007 5387 5057 11/5/1998 20/4/1997 9177 26/9/1995 1 1 21 2 2 (SFF 2) 2 (SFF 2) Oggetto L'architetto soprintendente Gizzi sostiene che quanto riportato dal Tedde nel suo volume in merito ad un affresco di Adelasia è stato in realtà un travisamento della realtà da parte dello scrittore, in quanto l'affresco raffigurava un monaco Daniela Rovina in un sopralluogo verifica la segnalzione di scavi all'interno di N.S. del Regno. gli operai stanno operando uno scavo di circa 40 cm sotto il pavimento, ma stanno togliendo il riempimento di lavori precedenti per la ripavimentazione dell'area quando erano state rinvenute le tombe e le strutture citate dal Tedde. Ardara (SS)- N.S. del Regno. Relazione di sopralluogo (P. Basoli) Sopralluogo del 12/5/1993: nei lavori di ripavimentazione si agisce solo su strati di lavori recenti, i Monumenti avevano disegnato 11 tombe chiuse a lastra in una navata e 9 nell'altra. Elenco edifici Monumentali dono Forteleoni 1902: Castello medievale di Ardara, in suolo pubblico, stato di conservazione malandato, più volte si presero materiali dal castello, ritrovamento di un piccolo muro; S. Maria del Regno, riparata nel tetto nel 1900 Resti del castello Giudicale di Ardara- Il sindaco Nuvoli sollecita un sopralluogo al castello per la corretta impostazione degli interventi necessari Relazione di P. Basoli riguardo il progetto di fruizione di bb.cc. di Ardara, programma integrato d'area SS 13-14. Progetto Preliminare del PIA SS 13-14 Relazione sulle ragioni che giustificano la valorizzazione del castelo di Ardara in provincia di Sassari (P. Basoli) Relazione L. Biccone sulla distruzione case vicino al castello Relazione L. Biccone sulla distruzione case vicino al castello Banari 1 1 Scavo Archeologico Loc "Santa Maria di Cea" Relazione scientifica con documentazione grafica e fotografica Elenco edifici Monumentali dono Forteleoni 1902: Nuraghe Santu Bortolu, a tramontana di Banari a circa 4 km, quasi intatto; Chiesa Vergine di Sea, restaurata e offizziata ancora, si osservano i ruderi di una antica abbazia Bessude A8 1 A7 1995 1995 2442 12829 1801 13/5/1982 21/12/1995 1/3/1995 Elenco edifici Monumentali dono Forteleoni 1902: Chiesa San Leonardo, cattivo stato di conservazione, s'ignora la data di costruzione, è molto diroccata; Croce sa rughe de sa Pedra, credesi sorgesse in un cimitero antico, è formata di un solo pezzo alto circa 5 m Elenco di monumenti archeologici (A.Foschi) Nuraghe S. Teodoro: relazione di fine scavo (A. Coletti) Segnalazione di sito con probabile presenza archeologica (A. Natale- TAG) Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 129 10522 2/8/1999 Consegna di materiali di scavo archeologico Bonnanaro 1999/7 11369 3/9/1999 1999/1 8858 30/6/1999 1994 9789 11/10/1994 1992 7992 2/11/1992 A9 1783 24/3/1987 A8 4368 13/7/1983 A4 3877 7/10/1977 1 (SS17) 906 13/2/1986 3543 25/11/1978 A11 1 Le risorse culturali del territorio di Bonannaro (M. Solinas) p. 7 su Malis- Sas turres: "...a circa 100 m dal nuraghe, in direzione NE, si trova una sorgente, e intorno al nuraghe sono chiaramente visibili i resti delle strutture insediative, in superficie sono visibili numerosi frammenti di ceramica romana e medioevale... Lungo il percorso che porta al nuraghe...una interessante struttura muraria che presenta nel tratto leggibile due absidi contrapposte,..sas turres... potrebbe anche essere di epoca medioevale, Informazioni orali segnalano nei dintorni la presenza di una necropoli romana." Chiesa di S. Croce, saggio di scavo (G. Grafitti) un saggio di scavo all'interno della chiesa ha messo in luce nessuna preesistenza Consegna di iscrizione in tufo proveniente dalla demolizione di un fabbricato rurale, il tufo viene probabilmente dalla località Bonossa Segnalazione di quattro vascono di decantazione con pozzo in località Turrea [Turres?], tali vasconi rettangolari sono allineati e formati da due invasi, il pozzo è a monte e al centro di essi, c'è anche una sepoltura con le ossa. Elenco edifici Monumentali dono Forteleoni 1902: Chiesa di S. Maria, fabbricata dopo il 1600; Chiesa di S. Basilio, esistono i muri e buona parte della volta, rinnovata nel 1739, parrocchia del distrutto villaggio di Nieddu. Sopralluogo in varie località del Meilogu (C. Melis): Loc. Bonassa (Km 184 della vecchia Carlo Felice), proprietà di Elia Mameli di Bonnanaro: strutture romane, con basamenti di colonne in situ e dispersi, ceramica dal III a.C. al tardoantico, terreno pascolativo; Cujaru- Badu Pedrosu (Bonorva) massiciata romana coperta ma non rivestita; Maria Sanna- Tulvaru (Torralba) miliario, 1 km prima di Code In località Frida ai confini fra Bonnanaro e Torralba, materiali archeologici nuragici (fusaiole) e romani (vago di collana in pasta vitrea, moneta con testa radiata) Segnalazione su sas Turres (B. Pollastrini) "...le torri sono in realtà pilastri portanti ...edificio romano di una certa importanza...rettangolo absidato sui due lati più stretti...strutture murarie dei pilastri, con pietre disposte a sorella e cementate con malta, quasi dovessero essere "a vista"; le absidi sono visibili solo in pianta grazie (si fa per dire) ad un intelligente (sempre per dire ma con sincera ammirazione) scavo abusivo che le ha messe in luce. Per terra frammenti ceramici di epoca romana e tra le murature a sacco (recenti) con le quali si è cercato di rattopare la costruzione frammenti degli embrici che dovevano costituirne la copertura.... Nelle vicinanze su un costone roccioso due fosse rettangolari chiaramente sepolcrali sono state violate in epoca non troppo lontama ed il contenuto è stato rigettato all'interno delle stesse in modo che lo scrivente ha avuto modo di vedere affiorare frammenti di un'orribile ceramicaccia di grosso spessore, con moltissimi inclusi di medie dimensioni di colore rossiccio. Potrebbe trattarsi di un'orribile ceramica romana ma il giudizio di un esperto sarebbe d'uopo." Borutta 1 Relazione di sopralluogo (P. Basoli) Presso il nuraghe S. Pietro frr. di ceramica a vernice nera TSA Relazione sui materiali di Sorres: Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 130 SS.17 A6 258 16/1/1978 2286 29/9/1973 1438 15/6/1973 62 reperti bronzei 82 monete, fra cui 5 di argento 42 oggetti in osso, pietra, pasta vitrea, ambra 51 ossidiane e selci 45 frr. di ceramica medievale 230 reperti ceramici 112 frr. vitrei I reperti di Sorres sono schedati con le RA dal 20/00002580 a 20/00002696 e dal 20/00005815 al 20/00006944 Relazione sui materiali di Sorres (V. SAntoni- P.B. Serra) "-ceramiche smaltate frammentarie pertinenti a piatti e ciotole emisferiche, interessate da decorazioni geometriche floreali, di tipo ispano- arabo del XII-XIII d.C. -brocchette fittili di età bizantina e, presumibilmente, longobarda (VII- VIII sec. d.C.) -suppellettili in ferro e bronzo integre e frammentarie, pertinenti a cuspidi di lancia, pnte di freccia, coltelli, spade, pugnali, fibbie, armille, brocchetta liturgca visigota, fra VI e VIII d.C. - lucerne cristiane africane "a navicella", IV- V d.C. - suppelletili fittili e bronzee, frammenti epigrafici di età romana imperiale - monete bronzee bizantine repubblicane e imperiali -elementi culturali di età medio nuragica... ...-due frammenti di anse di capeduncole di età appenninina..." [varie altre nuragiche, di Bonnnanaro, Monte Claro, San Michele dalla grotta Ulari]... inoltre: "-ceramiche smaltate frammentarie pertinenti a piatti, ciotole emisferiche, brocchette, dei secoli compresi fra il IX e il XII,,,reperti di periodo altomedievale (V-VII d.C.) gli orli di ziri decorati a stampiglia (Inv. nn.210-211, 214)... -ceramica sigillata di età imperiale -ceramica campana e di imitazione campana...nera e rossa. grigia, di età repubblicana Elenco edifici Monumentali dono Forteleoni 1902: Chiesa medioevale di San Pietro di Sorres Richiesta di H. Blake al Soprintendente Contu di chiarimenti su materiale che intende pubblicare, con relazione sul materiale ceramico medievale dello stesso Blake (29/4/1973) da S. Pietro di Sorres: NN.Inv. 25, 31, 33, 34: scodella con piede ad anello in blu e lustro, 1375- 1425; Nn. Inv. 35, 38, 39, 43, 44, 36: tre scodelle a lustro, produzione catalana, 2° 1/2 XVII; Nn. Inv. 41- 42: Catalane verde e bruno, tardo 200' e '300; Nn. Inv. 40, 37: Maiolica arcaica in verde e bruno, secc. XIII e XIV; Nn. Inv. 30; invetriata verde con decorazione nera e marrone, Sicilia o Tunisia?, XI-XIII; Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 131 2 Cart. 1 2 2089 19/2/2001 Nn. Inv.26: ingobbiata in verde e bruno, dal '400 in pianura padama, liguria e toscana. Chiesa di S. Croce Relazione di Scavo (A. Pandolfi) Cheremule 1329 13/3/1981 A1 4570/77 6/1/1978 A8 6913 1989 1996 9516 31/8/1996 Museo 1076 25/2/1983 1980/81 NP (ma 735 del 9/2/1981) 1 2 Ittireddu 2 3 4 4302 18/8/1980 13383 11/11/2005 3736 5/6/1987 6659 9/9/1991 6823 12/11/1984 Cheremule loc. S.Pietro e Moseddu, Relazione di Sopralluogo (A. Foschi): -ruderi di una chiesetta rustica, con in superficie frr. di embrici, Campana A e TSA -In seguito a lavori di aratura rinvenimento di una colonna cilindrica frammentaria, forse della chiesa tomba a fossa romana svuotata -i frr. romani interessano l'area su entrambi i lati della strada sterrata da Cheremule alla SS 131. Sopralluogo in loc. Nurighe Relazione di Sopralluogo (P.Basoli): a Moseddu nella tomba con incisioni medievali sono state forse rinvenute monete di elettro prob. bizantine. Rendiconti finale scavi fondo sociale annualità 1990, scavo delle tombe medievali Elenco inventario materiali al museo Relazione del 10/12/1980 sullo scavo nell'area cimiteriale di S.Croce (21/10- 28/10 1980) 6 scheletri incompleti e altri frammentari, molta calce ma nessuna struttura tombale due fasi di costruzione della chiesa, con la parte più antica appoggiata sulla terra e la più recente con fondazione in blocchi alcuni scheletri sepolti con le braccia giunte sul petto a Monte Zuighe anello bronzeo di VIII secolo e ceramiche invetriate medievali Segnalazione da parte del Nucleo Tutela Patrimonio culturale di Sassari della denuncia di mancanta denunzia per reperti dal neolitico al medioevo rinvenuti in località Palette Mores S.F. 33 S.S.F 1 S.F. 32 S.F. 26 S.S.F 2 1 S.F. 23 S.S.F 2 4339 2/8/1983 S.F. 15 1 1977 Relazione di sopralluogo di P. Basoli Relazione di sopralluogo di P. Basoli (S. Lucia, S. Marco, su cunnu e s'acca, su puttu porchinu) Relazione di sopralluogo di P. Basoli (grotta S. Marco, sas domos e sas fatas, Planu Iradu, nuraghe sa Runaghetta) Relazione scientifica sui lavori di manutenzione dei siti fatta con fondi sociali di P. Basoli- F. Lo Schiavo Nuraghi a Santa Maria, Mendulas, Santu Juanne, Monte Santu Resti di epoca punico- romana a S. Maria, Rischeddu e sole, su crastu Leseu, Todorache, Santu Juanne, Santu Paulu, Santu Salvatore, Lachesos, Santa Vittoria, Santu Juanna de Oppia, Santu Giorgi Relazione di sopralluogo di Michele Mereu: in Via Vittorio Emanuele durante la demolzione di una vecchia casa per la costruzione di un bar è stato rivenuto un pavimento appartenente ad una vecchia chiesa di S. Pietro in Vincoli che vi esisteva, probabilmente non precedente al 1600, saggi di scavo Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 132 13 S.F. 10 S.S.F 1 2268 31/7/1976 S.F. 10 S.S.F 5 5405 28/7/1989 S.F. 10 S.S.F 2 2713 16/5/1981 S.F. 10 S.S.F 2 2505 15/5/1981 11645 15/9/1996 1415 6/5/1976 8.3 4041 20/6/1987 8 .2 6633 11/10/1985 8.1 6421 24/10/1984 S.F.3 S.S.F.2 S.F. 44 S.S.F.9 S.F. 41 misero in luce tre scheletri di cui uno infantile, databili al XVIII secolo. Località Santa Maria su Colovreddu Relazione di sopralluogo di G.C. Melis sa punta e su colovreddu all'ingresso del paese sulla sinistra, terreno di 2 ha, scavi abusivi, frr. di tegole, ziri, vetro, ceramica Santa Maria sulla destra all'ingresso del paese, sengi delle sepolture, vasetti, piattini, monete Località Santa Maria su Colovreddu Relazione di scavo di tomba alla cappuccina di F. Galli tomba alla cppuccina visibile in sezione, breve scavo, tomba orientata, con copertura a doppio spiovente in coppi bipedali, conservata dalle ginocchia in giù corredo parzialmente conservato sulle tibie: piatto in sigillata liscia, olletta da guoco, lucerna a perline, probabile sepoltura femminile di III d.C Località Santa Maria su Colovreddu Relazione di sopralluogo di P. Basoli Località Santa Maria su Colovreddu Relazione di scavo di Rita Rivò 4 urne in tufo a correlazione e 3 grandi ziri 2 tombe alla cappuccina numerosi oggetti in metallo e ceramica tutto di periodo imperiale (fine II d.C.) Loc. Padru Badde necropoli romana, scavo archeologico Permesso di ricerca mineraria in località San Salvatore Relazione di sopralluogo di P. Basoli: nessun resto di interesse archeologico Loc. Pianu e lizzos presso S. Giovanni Battista, rinvenimento di necropoli romana con sepolture in ziro con ossa e vasellame di corredo Siligo 11 24 1 . Banzos Scavi archeologici 1976 Cantieri di scavi archeologici località Mesumundu RAS Fondo Sociale Relazione di scavo di S. Maestri Richiesta di finanziamento per lavori di scavi archeologici presso la chiesa di Mesu Mundu Fondo Sociale, Fondi 1985: saggi di scavo presso S. Maria di Mesumundu Relazione scientifica e programma occupativo 1985 Fondo Sociale, Fondi 1984, relazione scientifica di F. Lo Schiavo: limitati saggi di scavo del 1964 dentro e fuori la chiesa area di circa 180 mq con tombe tardoromane e altomedievali con importanti corredi (2 anelli di argento, 1 orecchino d'oro con fermo a globulo, affibbiaglio in bronzo con placca ad U); nel 1934 affibbiaglio con placca ad U e Corinto, oercchini aurei a pendenti Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 133 20.3 2141 1 1 14665 14323 18/10/2002 12/11/2002 Consegna reperti ceramici rinvenuti presso Nuraghe S. Ortolu dalla III media di Siligo Il direttore dell'Istituto Anatomico di Sassari riceve dal direttore del Museo Sanna 2 pacchi ossei provenienti da Mesumundu con 4 tschi, mandibole, ossa sacre e pezzi vari Mesu Mundu: durante i lavori in corso ad est della SC sono state rinvenute 3 strutture a ridosso e breve distanza del muro a secco. Mesu Mundu: segnalazione di Pittui su sepoltura di epoca antica oltre la strada in batuto per s'aspru, a ovest della chiesa. 11 2 6 4936 7066 10764 5/7/1986 29/5/2000 29/8/2002 Segnalazione di S. Ferrandu su Domus de Janas in loc. S.Eneittu. Lavori di scavo archeologico di sondaffio della torre prigione: relazione di M.Lecis. Segnalazione di probabile sito archeologico in loc. Santu Omidri, sepoltura e moneta. 31/12/1976 Il sig, Giovanni Puggioni accetta un premio di rinvenimento epr il rinvenimento di tombe barbariche in località Mura Era, segnalazione del maggio 1976. 2 2A Thiesi 1 3 6 Torralba 2 27/3/1992 10/7/1948 Tab. 4.2. Documenti su siti medievali dell'archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 134 CAPITOLO 5 FONTI ARCHEOLOGICHE E FONTI SCRITTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 135 La presente ricerca è condotta con il taglio strategico dell’archeologia del paesaggio, quindi lo studio di un determinato contesto di ricerca (la cui definizione, estensione e descrizione abbiamo trattato nel capitolo precedente) mediante l’ausilio di metodi, fonti e, qualora possibile, ricercatori derivanti da vari campi di conoscenza 1; un complesso recentemente definito come: “luoghi dell’incontro e della convergenza d’indirizzi di ricerca diversificati… luoghi della globalità e della complessità. Una globalità - sia ben inteso - di approcci, di fonti, di strumenti, di tecniche, di domande storiche, capaci di affrontare la complessità del passato ed anche quella del presente. È con tale visione olistica che chi scrive ha proposto la definizione di ‘Archeologia globale dei paesaggi’”2. Tale taglio strategico comporta dunque la “globalità dell’approccio” 3, cioè la raccolta di tutti gli insiemi di informazioni che possono rispondere alle domande storiche che ne sono la base, in questo caso rivolte tuttavia non alla storia totale di un territorio ma ad un determinato argomento. Come ricorda Franco Cambi, una metodologia, in questo caso l’archeologia dei paesaggi, “può inverarsi attraverso fonti e procedure differenti” 4. Nei paragrafi seguenti si intende appunto descrivere le procedure (ricognizione archeologica, analisi dei contesti editi, esame dei documenti scritti e della cartografia, informatizzazione e gestione dei dati) utilizzate nello studio delle varie fonti (siti e reperti, fonti scritte, carte storiche e in uso). In ottemperanza all’importanza che le fonti archeologiche ricoprono in questa prospettica metodologica globale sono prima evidenziate le fonti archeologiche e quindi quelle scritte e cartografiche. 1 DEMEGLIO 2012 p.27. VOLPE 2015, p.6 3 Il concetto era già stato prefigurato da MILANESE 2006c, p. 171. Definizione di MANACORDA 2008, pp.230-2, ripresa e spiegata da VOLPE- GOFFREDO 2014, pp.39-40. 4 CAMBI 2008, p.350. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 136 Fig. 5.1. Metodologie, procedure e tecnologie dell’archeologia dei paeaggi secondo lo schema di F. Cambi (Rielaborazione dello scrivente da CAMBI 2014a, slide 29. 5.1 Le ricognizioni archeologiche Per quanto l’archeologia del paesaggio abbia naturalmente un approccio diacronico, volto a ricostruire le dinamiche e lo sviluppo dell’interazione uomo-ambiente nel lungo periodo, è stato riconosciuto che le sue potenzialità possono essere sfruttate per studiare sia i paesaggi “in trasformazione” sia quelli “della trasformazione”, paragonabili all’interfaccia stratigrafica di un determinato processo storico1. Ciò determina che nel presente lavoro saranno censite e schedate le emergenze archeologiche individuate di ogni periodo2, ma che il paesaggio che si intende studiare è quello dei villaggi abbandonati nel basso medioevo, domanda storica alla base della ricerca 3. 1 DEMEGLIO 2012 p.27, Per questo concetto di “diacronia praticata” vd. M ILANESE 2006c. 3 DEMEGLIO 2012 p.27, TOSCO 2009. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 137 Il Meilogu, area rurale nella sua quasi totalità, per grande parte interessata da un’economia a vocazione pastorale, non ha fortunatamente ancora conosciuto la totale trasformazione di “…forme, volumi e geometrie…”, che rendono difficile, e necessaria, l’archeologia del paesaggio attuale1. Il metodo parte dall’analisi stratigrafica del paesaggio, tuttavia bisogna sottolineare che la “scomposizione delle evidenze e ricomposizione logico-cronologica dei processi formativi” proposta da R. Goffredo 2 va intesa quasi nel senso di un’archeologia particolarmente attenta al concetto di “residuo” così come inteso nelle analisi di scavo, poiché quanto esaminiamo sono elementi residuali di fasi più antiche all’interno delle unità stratigrafiche in corso di formazione, con la dovuta attenzione quindi sia agli eventi di cui essi sono testimonianze che ai processi che ne hanno determinato presenza, quantità, qualità e grado di frammentazione3. Per quanto riguarda le strategie di campionatura sono guidate dalla domanda storica: sono infatti indagate le aree individuate dalla toponomastica e della letteratura scientifica come possibile sede di un insediamento medievale. Si tratta dunque di una campionatura ragionata, le cui deformazioni potrebbero essere corrette, in ricerche di maggiore intensità topografica, da contro bilanciamenti introdotti ad hoc4. 5.1.1 Il concetto di visibilità Diversamente dallo scavo stratigrafico, durante il quale la stratificazione all’interno del campione analizzato si mostra nella sua totalità, la leggibilità degli elementi archeologici del paesaggio è fortemente influenzata dalla loro visibilità, intesa come insieme di fattori esterni che condizionano la nostra percezione delle tracce archeologiche, “…complesso filtro, le cui caratteristiche spaziali devono essere accuratamente studiate, se non si vuole che le carte di distribuzione dei siti rinvenuti risultino fortemente fuorvianti…”5. 1 VOLPE- GOFFREDO 2014, pp.41-2. VOLPE- GOFFREDO 2014, p.43 3 Sui residui in archeologia cfr. GUIDOBALDI, PAVOLINI E PERGOLA 1998; GIANNICCHEDDA 2007. 4 Sul tema della campionatura vd. TERRENATO 2000 con bibliografia precedente. 5 Definizione di TERRENATO 2002. Cfr. anche TERRENATO 2000b, TERRENATO- AMMERMAN 1996 per applicazioni e casi. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 138 La prima domanda che ci si deve quindi porre quando ci si accinge alla ricostruzione di un paesaggio è: quanto possiamo vedere oggi di quel paesaggio? Quali sono i fattori che ci condizionano? Il concetto di visibilità archeologica1 è stato finora commisurato essenzialmente all’uso del suolo e ai fattori geopedologici, ma la possibilità di individuare un sito è anche legata ad altri fattori (non accessibilità etc.):  Cave;  edifici e centri abitati successivi;  bonifiche per colmata, livellamenti;  accessibilità;  in genere tutte le trasformazioni recenti del paesaggio. Nelle aree che sono state indagate in questa ricerca i fattori che influenzano la visibilità, analiticamente ricordati nei paragrafi dedicati, sono riconducibili a:  uso del suolo: coltivato, incolto, parzialmente coltivato, bruciato;  tipo di lavorazione del terreno: aratura, fresatura, erpicatura, lavorazione manuale  tipo di vegetazione: monocoltura, ortivo, prato, pascolo, frutteto, vite, ulivo, seminativo, seminativo arborato.  copertura vegetale: determinata in modo empirico per percentuale;  inacessibilità parziale o totale dei terreni;  asporti o riporti di terreno;  strutture abitative, produttive e infrastrutture di datazione recente; La visibilità è quindi categorizzata in una griglia predeterminata con 5 valori, secondo lo schema sotto riportato (Tab.5.1). Essendo la visibilità un concetto dinamico e non statico, legato spesso a condizioni che mutano anche in breve tempo, la ripetizione delle ricognizioni in stagioni e anni differenti diventa un fattore imprescindibile per la valutazione e io monitoraggio di un sito. È ampiamente dimostrato infatti come all’iterazione delle indagini corrisponda l’incremento delle informazioni. 1 CAMBI- TERRENATO 1994, pp. 151-58. Notazioni estremamente valide anche in VALENTI 1989, pp. 31-5. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 139 VEGETAZIONE E TIPO DI VISIBILITÀ LAVORAZIONE SEMINATIVO E SEMINATIVO ARBORATO arato in profondità OTTIMA BUONA erpicato/fresato non coperto da vegetazione erpicato/fresato coperto da vegetazione (10MEDIA 20%) coltrato COLTURE ARBOREE E PROMISCUE aratura di impianto (scasso) arato fresato non coperto da vegetazione fresato coperto da vegetazione (10-20%) non lavorato non coperto da vegetazione non lavorato coperto da vegetazione (10-50%) non lavorato coperto da vegetazione (50100%) TERRENO NON LAVORATO BUONA MEDIA SCARSA NULLA privo di copertura MEDIA con copertura vegetale (10-50%) SCARSA con copertura vegetale (50-100%) BOSCO NULLA rado e pulito OTTIMA rado e parzialmente pulito BUONA fitto e pulito MEDIA fitto o rado e sporco SCARSA molto fitto e sporco NULLA Tab. 5.1. La visibilità in rapporto a vegetazione e tipo di lavorazione del terreno. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 140 Fig. 5.2. Costruzione dei modelli interpretativi nel survey. 5.1.2 Concetto di UT e sito L’unità minima rinvenuta e perimetrata con l’indagine sul campo ha essenzialmente una dimensione spaziale ed è denominata Unità Topografica (UT), che può essere definita come “area o elemento rilevabile topograficamente che presenta le caratteristiche di testimonianza archeologica”, o “particella minimale di una ricognizione e bacino stratigrafico complesso”1. Questa definizione non si limita dunque alle “aree di spargimento di reperti archeologici”2 ma comprende anche i cosiddetti “siti particolari” 3 (corpi di fabbrica integri o in stato di rudere), luoghi di produzione (cave, mulini etc.) e ipogei (sepolture, palmenti etc.). Il concetto di sito4 invece è attualmente considerato come “… astrazione creata dal ricercatore per classificare le tracce rinvenute …1”, strumento di ricostruzione storica 1 CAMBI- TERRENATO 1994, pp.102-105; 256. Vd. quanto riportato da http://www.fondazionepava.org/pagine/UT.html. 3 CAMBI- TERRENATO 1994, p. 163. 4 VALENTI 2012, p.170 da ultimo ricorda le caratteristiche imprescindibili per definire un sito: “…•Coerenza spaziale. Va intesa in due modi: da un lato un sito deve essere localizzabile e georeferenziabile, dall’altro deve essere delimitabile nello spazio. • Coerenza cronologica. un sito deve possedere una durata, solitamente espressa attraverso un’evoluzione diacronica. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 141 dell’archeologo, il modo di significare i segni della terra, nella cui definizione riveste, oltre che criteri da esplicitare, l’esperienza dell’archeologo2. Nel contesto dell’archeologia del paesaggio il sito rappresenta un elemento di interpretazione e ricostruzione storica, infatti le UT possiedono una dimensione spaziale e topografica definita, ma possono avere avuto una diacronia lunga e diversificata, perché un’area o un monumento possono essere stati occupati più volte per la presenza di elementi naturali favorevoli all’insediamento o per altre cause. Quindi Il concetto di “Sito” serve proprio a definire una fase cronologico/funzionale precisa; fra questo concetto e quello di UT non esiste una corrispondenza univoca, in un’UT possono essere riconosciuti più Siti o un Sito essere costituito da più UT 3. Fig. 5.3 Rapporto tra Unità Topografica e sito (da CAMBI- TERRENATO 1994, p. 259, fig. 7.1) • Coerenza interpretativa. In ciascun momento della sua evoluzione diacronica e morfologica il sito deve rientrare in una griglia di categorie interpretative che rientrano nell’ambito delle tematiche affrontate dalla storiografia archeologica….” 1 CAMBI- TERRENATO 1994, p.168. 2 VOLPE- GOFFREDO 2014, p.43. 3 CAMBI- TERRENATO 1994, pp. 258-9 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 142 5.1.3 La pratica e la documentazione sul campo Le ricognizioni sul campo1 sono state svolte in condizioni differenti; solo in pochi casi è stato possibile godere di visibilità ottima e impiantare delle griglie di conteggio e raccolta dei reperti. Normalmente si è operato, con un numero di ricognitori variabile da 2 a 8, per transetti ad equidistanza variabile fra i 3 e i 5 m. A causa della ritrosia della locale Soprintendenza ai Beni archeologici a concedere il permesso di raccogliere i reperti si è proceduto con la loro documentazione (schedatura, foto, schizzo) in situ. Questo ha naturalmente impedito in molti casi una scansione cronologica precisa. La documentazione sul campo è stata effettuata con la scheda di Unità Topografica parzialmente pubblicata nel 20052 e rivista periodicamente dal gruppo di ricerca del prof. Milanese. Questa è suddivisa in differenti sezioni: -identificativa, esplica i dati necessari alla localizzazione e alla caratterizzazione geografica; - metodologica, dove sono presentate le informazioni sull’analisi svolta e le condizioni di visibilità; - descrittiva, con la descrizione dell’UT e dei materiali osservati e la cronologia; - interpretativa, sono riportate le ipotesi archeologiche e storiche sull’Unità Topografica e le prospettive di lavoro; - documentaria, vengono riportati le tipologie di documentazione grafica e i dati relativi a compilatore e controllore della scheda. 1 A tutt’oggi l’unico riferimento valido su strategie e operazioni sul campo è CAMBI- TERRENATO 1994, capp. 4-5. 2 GATTIGLIA- STAGNO 2005. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 143 Cattedra di Archeologia Medievale e Metodologia della Ricerca Archeologica PROVINCIA COMUNE Università degli Studi di Sassari Centro di Documentazioni dei Villaggi Abbandonati della Sardegna TOPONIMO IGM 25000 SCHEDA UT UT TOPONIMO IGM 10000 TOPONIMO CATASTALE TOPONIMO DESUNTO DALLE FONTI ORALI O STORICHE TOPONOMASTICA DEFINIZIONE E POSIZIONE FASCIA ALTITUDINE ALTIMETRICA SITUAZIONE COORDINATE TOPOGRAFICA STRADE D’ACCESSO ALTRI ELEMENTI DI LOCALIZZAZIONE DATI AMBIENTALI PROPRIETÀ LITOLOGIA PEDOLOGIA VEGETAZIONE USO DEL SUOLO TIPO DI LAVORAZIONE TERRA EQUIDISTANZA N° DATA TORBE RICOGNIZIONE METODO N° CONDIZIONI DI VISIBILITÀ ORA ANDAMENTO DEL TERRENO ASSE MAX. ORIENT. CONDIZIONI DI LUCE Quota min. ASSE MIN. ORIENT. RICOGNITORI Quota max. DESCRIZIONE STATO DI CONSERVAZIONE / LEGGIBILITA’ REPERTI CERAMICI GEOLOGICI ORGANICI ALTRI MANUFATTI CRONOLOGIA INIZIALE CRONOLOGIA FINALE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 144 INTERPRETAZIONE AFFIDABILITA’ INTERPRETATIVA NOTE FOTOGRAFIE RILIEVI GRAFICI Tipo scatti N° di Tipo Scala N° SCHIZZO FONTI ORALI PROSPETTIVE DI RICERCA PROSPETTIVE DI TUTELA PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DATA DEL CONTROLLO FINALE RESPONSABILE RICOGNIZIONE RESPONSABILE SCHEDA Fig. 5.4. Scheda di Unità Topografica. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 145 5.1.4 Parametri interpretativi Nel quadro generale di assenza di un paradigma condiviso dell’archeologia dei paesaggi1 uno dei punti dolenti è quello riguardante i parametri interpretativi, spesso non dichiarati e comunque poco confrontabili2. Negli ultimi anni si è assistito comunque ad una positiva proliferazione in questo senso, testimoniata ad esempio dai vari schemi messi a confronto nell’ultima edizione del manuale di Franco Cambi 3 o dal minuzioso lavoro pubblicato nei vari volumi della Carta Archeologica della Provincia di Siena4, sulla scia di quanto propugnato da Marco Valenti già nel 19895. In ambito sardo nel 1996 venne proposta da Marco Biagini questa suddivisione dei siti di epoca romana rinvenuti durante le ricognizioni nel comune di Magomadas (Oristano)6: piccoli insediamenti che si impostano in corrispondenza di un nuraghe, fattorie in aree non interessate da precedenti insediamenti di età nuragica, ville. Per quanto riguarda il medioevo sardo invece non è finora stata proposta nessuna classificazione atta a individuare sul terreno le tracce delle numerose tipologie insediative citate nelle fonti scritte7 e neppure una distinzione delle varie tracce rinvenute. Una distinzione di questo tipo è d’altronde utile anche in chiave predittiva, allo scopo di valutare la possibile sussistenza di un insediamento medievale nel sottosuolo. Quanto presentato nella Tab. 5.2 è l’ipotesi di lavoro utilizzata nella presente ricerca che, sebbene utilizzabile in tutti gli ambiti cronologici, è stata progettata ed elaborata appositamente per il periodo medievale, ed in particolare per l’arco cronologico compreso fra XI e XV secolo. La voce “Indicatore religioso” è stata inserita in quanto si è potuta finora osservare una diretta corrispondenza tra insediamenti medievale e presenza di una chiesa in elevato o distrutta o di un agio toponimo. 1 Concetto già esplicitato in CAMBI- TERRENATO 1994, poi ripreso da CAMBI 2008, p.351e infine sottolineato e discusso da VOLPE- GOFFREDO 2014, pp.42 2 VOLPE- GOFFREDO 2014, p.42. 3 CAMBI 2011, par. 5.6, pp.160-88. 4 CAMBI 1996; VALENTI 1995, 1999; NARDINI 2001. CAMPANA 2001. 5 VALENTI 1989. Vd. anche VALENTI 1995, pp. 27 ss.. 6 BIAGINI 1998, pp.689-692. 7 Sul tema MILANESE 2006, 2012. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 146 L’interpretazione della tipologia insediativa è il risultato dell’incrocio dei dati sulle Unità Topografiche individuate (estensione, materiali, anomalie micromorfologiche) ed eventualmente di quelli desunti dalle fonti scritte, che talvolta possono essere decisivi. L’ultima colonna esprime la possibilità, desunta dalle voci precedenti, che nel sito sussista effettivamente un insediamento medievale sepolto. Indicatore religioso Tipi di UT presso la chiesa/ toponimo Estensione Tipo di insediamento Chiesa medievale in elevato/ rudere Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici, laterizi e ceramiche di datazione medievale Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici, laterizi e ceramiche non databili. Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici, laterizi e ceramiche di periodo precedente. Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici e laterizi, molto vicine alla chiesa Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici lavorati e/o decorati. Anomalia morfologica intorno alla chiesa Dispersione di elementi litici e laterizi Dispersione di laterizi molto vicino alla chiesa Nessuna Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici, laterizi e ceramiche di datazione medievale Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici, laterizi e ceramiche >7000 mq 5000-7000 mq < 5000 mq Villa Domus/ Piccola Villa Domus/ insediamento privato Villa ? Domus/ Piccola Villa ? Domus ? Toponomastica >7000 mq 5000-7000 mq < 5000 mq % di presenza di insediamento medievale 100 100 100 75 75 75 variabile Insediamento di periodo precedente 50 variabile Strutture di servizio della chiesa 75 variabile Monastero/ insediamento privilegiato 75 400- 600 mq Area cimiteriale 25 variabile Strutture di servizio della chiesa ? Dispersione di materiale di restauri Chiesa isolata Villa Piccola Villa 25 10 100 100 Domus 100 Villa ? Piccola Villa ? 75 75 Domus ? 75 <200 mq >7000 mq 5000-7000 mq < 5000 mq >7000 mq 5000-7000 mq < 5000 mq 10 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 147 non databili. Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici lavorati e/o decorati. Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici, laterizi e ceramiche di periodo precedente. Anomalie morfologiche/ rasature murarie in associazione a elementi litici e laterizi. Anomalia morfologica intorno alla chiesa Dispersione di elementi litici e laterizi Anomali morfologica/ rasature murarie quadrangolari in associazione a conci anche lavorati e laterizi. Nessuna variabile Monastero/ insediamento privilegiato 75 variabile Insediamento di periodo precedente 50 variabile Strutture di servizio della chiesa 75 400- 600 mq Area cimiteriale 25 variabile Strutture di servizio della chiesa ? Chiesa isolata/ 25 Assenza di insediamento 0 200- 600 mq variabile 10 Tab. 5.2. Parametri interpretativi dei siti medievali. 5.2 Analisi dei contesti stratigrafici noti Nella costruzione dei processi di conoscenza ed interpretazione del record archeologico quale emerge dalle ricognizioni di superficie è necessario prendere le mosse dai contesti archeologici già noti. Le tecniche costruttive, la cultura materiale, i processi di formazione evidenziati dalle ricerche archeologiche pregresse possono infatti fungere da modello dei siti che si vanno a indagare. Nella regione dei Meilogu disponiamo finora di ricognizioni estensive su vari territori comunali (Giave, Cheremule, Mores, Bonorva) e di ricognizioni intensive in altri (Siligo1, Bessude)2. Pochi, e solo parzialmente pubblicati, sono invece gli scavi stratigrafici effettuati, che hanno peraltro interessato alcuni dei siti di maggior interesse 1 MILANESE, SANNA, CHERCHI, DEMURTAS, LORENZINI 2008. La maggior parte di queste ricerche sono state svolte nell’ambito di tesi di laurea, specializzazione e dottorato delle Cattedre di Metodologia della Ricerca archeologica e Archeologia Medievale dell’Università di Sassari (docente prof. Marco Milanese). In particolare ci riferiamo qui ai lavori di E. Sias (Bonorva, Cheremule), E. Petruzzi (Giave) e D. Cabras (Bessude). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 148 (S. Nicola di Trullas1, S. Pietro di Sorres2, S. Maria di Cea3, Castello di Ardara4, Villanova Montesanto5). Nella costruzione del processo epistemologico concernente la ricognizione archeologica il confronto con i dati geografici, geomorfologici e stratigrafici riveste importanza centrale allo scopo di costruire una modellistica interpretativa per i dati risultanti dalle ricognizioni intensive6. L'importanza di affiancare analisi stratigrafiche e topografiche, in serrato confronto, è stato del resto caratteristica dei più importanti progetti territoriali dell'archeologia italiana a partire dal South Etruria Survey per continuare con il Biferno Valley, il progetto Ager Cosanus- Valle dell'Albegna e molti altri7. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa si pone come case study privilegiato nella costruzione del processo epistemologico concernente la ricognizione archeologica grazie alla possibilità di un confronto stringete con i dati geografici, geomorfologici e stratigrafici, il tutto allo scopo di costruire una modellistica interpretativa per i dati risultanti dalle ricognizioni intensive svolte anche negli altri siti. Particolare attenzione è stata posta sui siti in cui l’indagine ha conosciuto varie tappe dal survey allo scavo stratigrafico e per i quali disponiamo dunque del rapporto diretto fra quanto visibile in superficie e quanto conservato nel sottosuolo. Riportiamo inoltre il caso S. Nicola di Trullas in quanto di particolare interesse per la modellistica interpretativa dei monasteri; gli altri casi saranno direttamente discussi nel capitolo dedicato ai siti ricogniti. 5.2.1 Villanova Montesanto Focale appare il percorso di ricerca sul sito di Biddanoa- Villanova Montesanto (Siligo), dalla ricognizione intensiva alle analisi geofisiche e allo scavo stratigrafico. Il villaggio 1 SANNA 2010 ed in generale sul sito BONINU-PANDOLFI 2010. Scavi risalenti agli anni cinquanta e sessanta del Novecento, notizie sui reperti in ZICHI 1975, passim. Scavi recenti sono stati pubblicati in PANDOLFI-PETRUZZI 2011. 3 CANALIS 2001. 4 Reperti degli scavi condotti dalla Soprintendenza per i beni archeologici per le Province di Sassari e Nuoro fra gli anni novanta del Novecento e il 2006 sono esposti presso il Museo Archeologico di Ardara. Una campagna di pulizia e documentazione del sito è stata svolta dall'equipe del prof. Milanese nel dicembre 2012 (notizie compilate durante lo scavo al link http://www.facebook.com/ArdaraLiveArchaeology?fref=ts); prima relazione di scavo al link http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_3020&curcol=sea_cd-AIAC_4560. 5 http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_2864&curcol=sea_cd-AIAC_4192. 6 CAMBI 2009, p.358. 7 Per questi progetti si veda CAMBI- TERRENATO 1994, passim (con bibliografia precedente). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 149 è attestato nei documenti scritti dal XV al XVII secolo1 con un primo abbandono a metà del Seicento e una fugace rioccupazione fra 1744 e 18002. Le prime indagini di superficie (dicembre 2007) avevano rivelato estese dispersioni di ceramica postmedievale in superficie, con bassa percentuale di litici e laterizi, secondo modalità differenti dalla situazione paradigmatica dei villaggi medievali abbandonati (anomalie morfologiche, alta quantità di laterizi e litici, frammenti ceramici). L'interpretazione dei dati aveva perciò ipotizzato dubitativamente la presenza di strutture medievali e postmedievali sepolte nell'area, ma senza poterne fornire un'ubicazione certa3. Le indagini magnetometriche (novembre 2010) svolte in un'area di 21600 mq hanno restituito, nonostante i fattori di disturbi dovuti al substrato vulcanico, una fitta rete di strutture sepolte di differente ampiezza e, probabilmente, datazione. In particolare tutta una serie di strutture prospicienti alla chiesa di S. Vincenzo Ferrer, con orientamento Sud/Est-Nord/Ovest, sembravano poter essere messe in relazione con l'abitato4. Le due successive campagne di scavo (2011-2012) hanno dimostrato vantaggi e difficoltà dell'analisi geofisica: le strutture individuate dal magnetometro hanno infatti trovato puntuale riscontro nei rinvenimenti del sottosuolo, ma la loro cronologia era in gran parte relativa al periodo protostorico, quando insisteva nell’area un grande insediamento5. Sono invece ascrivibili al periodo di vita della villa grandi discariche primarie e secondarie nonché attività di spoglio di materiale edilizio operate dopo l’abbandono, compreso quello definitivo della fine del XVIII secolo. La difficoltà di rinvenire strutture abitative è da collegarsi alla estensione limitata dell'abitato, quantificata in un documento in circa 4000 mq6. 1 DERIU-CHESSA 2010, p.48, nota15. Infra, par. 7.2.2. 3 MILANESE, SANNA, CHERCHI, DEMURTAS, LORENZINI 2008 4 CERRI c.d.s. 5 Vedi le prime relazioni sintetiche al link: http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_2864&curcol=main_column. 6 Le campagne di scavo avranno una prima edizione elettronica a breve (MILANESE c.d.s.), con relazioni sui risultati dello scavo (di M. Cherchi, A. Deiana, M.C. Deriu, G. Marras, G. Padua, M. Pipia, E. Sias), sui reperti ceramici postclassici (A. Bonetto, A.R. Becciu. M. Cherchi, G. Marras, M. Pipia) e protostorici (A. Fois), sui reperti numismatici (M.C. Deriu) e sulle fonti scritte (A. Simula). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 150 Tale indagini si possono porre in maniera paradigmatica per la costruzione di una modellistica dell’insediamento rurale sardo in epoca medievale e postmedievale nell’indagine archeologica di superficie e stratigrafica, in quanto catalizzano l’attenzione sulle discrepanze e sul significato dei rinvenimenti di superficie. Ai reperti rinvenuti durante la ricognizione, riguardo a cui era stato appunto evidenziata la mancanza di laterizi e litici, non corrispondeva di fatto la presenza di strutture sepolte. La loro dispersione era di fatto spiegabile invece con le arature che hanno interessato una stratigrafia relativa alle discariche del villaggio. La posizione ai piedi di un versante collinare spiega invece la non visibilità dell’esteso sito protostorico individuato, ricoperto da potenti depositi colluviali (spesso superiori al metro). 5.2.2 S. Nicola di Trullas La chiesa di S. Nicola di Trullas venne donata dalla famiglia degli Athen al monastero di Camaldoli nel 1113 e fu sede di un priorato di cui rimangono tracce nella documentazione scritta fino alla metà del XIV secolo 1. Oltre alla chiesa nulla residuava in elevato prima degli scavi archeologici, che hanno rinvenuto una decina di ambienti del complesso monastico, relativi probabilmente alla torre campanaria, forse all'aula capitolare, al romitorio, ad un magazzino-dispensa, alla cucina, oltre il cortile con il pozzo. Il monastero venne abbandonato in modo simultaneo a metà del Trecento in seguito ad un incendio che ne provocò la distruzione traumatica e sigillò i bacini stratigrafici, in ottimo stato di conservazione come dimostrato dalle indagini stratigrafiche che hanno riguardato proprio questa fase2. Lo scavo di San Nicola di Trullas, oltre a restituirci la consistenza materiale di un grande centro di potere monastico, evidenzia il problema dell'abbandono dei centri benedettini che grande parte avevano avuto nella storia del periodo giudicale. Quando hanno cessato di esistere come insediamenti e come enti religiosi? Quanti hanno subito una distruzione violenta come Trullas? 1 2 Per una sintesi storica si possono vedere ZANETTI 1974, pp.55-79; DE SANCTIS 2012, CSNT. Per i risultati dello scavo si vedano SANNA 2010 e tutto il volume BONINU- PANDOLFI 2010. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 151 5.3 Le fonti scritte Le fonti scritte esaminate afferiscono al periodo compreso tra XI e XV secolo e sono relative ad ambienti differenti per ente produttore (cancellerie giudicale, papale, municipali, enti monastici continentali e isolani) e tipologia (donazioni, liti giudiziarie, trattati etc.). Esse sono state esaminate dal punto di vista della storia dell'area del Meilogu medievale, in particolare riguardo all'organizzazione territoriale e gli aspetti insediativi. Ma anche al reperimento di qualunque informazione di tipo topografico 1. I documenti sono stati registrati nel Database Meilogu Medievale 2, in particolare per le fonti scritte sono utilizzate le due tabelle "Fonti scritte" ed "Evento". Nella tabella "Fonti scritte" l’oggetto archiviato è il documento, di cui, oltre alla citazione, parziale o completa, sono riportati i dati fondamentali (provenienza, tipologia 3, eventuale letteratura scientifica). Il collegamento con la tabella “Insediamento Medievale”, che prevede una relazione molti-a-molti (ad una sola fonte possono essere collegati più insediamenti e viceversa), si effettua tramite la tabella di congiunzione “Evento”. Quest’ultima riporta appunto i dati relativi a come l’insediamento viene citato nella fonte, e quindi con eventuali attributi, cariche istituzionali e avvenimenti che lo interessano. È in realtà proprio attraverso questa tabella che il dato diviene informazione e tramite la sua interpretazione si giunge alla costruzione della storia dell'insediamento. Campo Fonte ID Fonte Bibliografia N° scheda/doc/pag Riferimento_tipologia Tipologia livello fonte I Tipologia fonte II Descrizione Contatore automatico Tale voce è importante e deve essere compilata con la sigla della fonte e il numero di scheda/documento/pagina/nota si collega con la sigla alla bibliografia indica se il N° scheda/doc/pag precedente è da riferirsi a scheda, documento, pagina, nota, da elenco aperto tipologia della fonte secondo Delogu Introduzione alla storia medievale cap IV, livello 1, da elenco (vd http://www.sardegnamediterranea.it/pdf/fonti%20soddu.pdf) tipologia della fonte secondo Delogu Introduzione alla storia medievale cap IV, 1 Per un approccio simile allo studio delle fonti scritte all’interno di un progetto di ricerca archeologica cfr. NARDINI 2001, p.24. 2 Infra, par. 5.7, 3 La tipologia delle fonti è oggetto di una lunga discussione scientifica e di varie sistematizzazioni (a titolo puramente esemplificativo si vedano BOSCOLO 1964; DELOGU 1994); in questo frangente, e chiaramente limitandosi alle fonti scritte, abbiamo ripreso, per chiarezza e completezza, quella operata da P. Delogu, così come proposta da A. Soddu (http://www.sardegnamediterranea.it/pdf/fonti%20soddu.pdf). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 152 livello livello 2, da elenco (vd http://www.sardegnamediterranea.it/pdf/fonti%20soddu.pdf) Oggetto della fonte riguarda il contenuto della fonte, potrebbe anche questo essere rilevato da un elenco oppure essere lasciato aperto Citazione testo che riporta il documento (per intero o in parte) Letteratura il campo riporta eventuale letteratura sulla fonte Tab. 5.3. Tabella “Fonti scritte”. Campo Fonte Descrizione Tale voce è importante e deve essere compilata con la sigla della fonte e il numero di scheda/documento/pagina/nota, si collega alla tabella “Fonti Storiche” Contiene il nome della I attestazione nelle fonti scritte, si collega alla tabella “Insediamento Medievale” riporta l'eventuale attributo riferito all'insediamento riporta l'eventuale attributo riferito ad un personaggio legato all'insediamento Insediamento Medievale Attributo Carica Istituzionale Altri toponimi riporta toponimi contenuti nella fonte relativi all'insediamento medievale Avvenimenti Eventi che interessano l’insediamento riportati nella fonte Tab. 5.4. Tabella “Evento”. 5.3.1 Le fonti scritte raccolte I documenti archiviati ammontano ad un totale di 2521, concentrate essenzialmente tra l'XI e il XV secolo, con una maggiore presenza quantitativa nel XII e nel XIV secolo, periodi nei quali si hanno dei picchi di produzione documentaria dovuti rispettivamente all'azione degli enti monastici e quindi all'interazione dei vari attori istituzionali presenti nell'area (Corona d'Aragona, Giudicato di Arborea, Signoria dei Doria, Diocesi di Sorres). Notevole anche la presenza di documenti nell'XI e nel XV secolo, anche in questo caso di preponderante provenienza ecclesiastica (donazioni monastiche, documenti della diocesi di Sorres). Per quanto riguarda le raccolte documentarie è importante l'impatto dei condaghes dei monasteri di San Pietro di Silky e di San Nicola di Trullas (e in misura minore di San Michele di Salvennor) nella conoscenza storica dell'area in epoca pienamente giudicale e dei diplomi regi di provenienza aragonese di XIV e XV secolo. Naturalmente è innegabile che la provenienza dei documenti abbia influenzato i dati che conosciamo, con una conseguente sopravvalutazione di alcuni insediamenti ed eventi storici, ma forse per l'oggetto della ricerca tale deviazione può essere meno importante, e anzi la presenza ad esempio di territori e testimoni provenienti da varie ville (di cui 1 Nell'ambito di questo e dei successivi conteggi è importante sottolineare che le fonti fiscali del XIV secolo, ed in particolar modo le decime ecclesiastiche (SELLA 1945) sono state considerate un unico documento. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 153 costituiscono talora l'unica citazione) ci consentono di avere notizie precise non disponibili da altre parti. Anche gli scontri di potere dell'epoca signorile ed aragonese, con gli elenchi fiscali dei possedimenti rivendicati o di proprietà dei singoli signori 1, sono importanti per conoscere le situazioni in singoli momenti storici o in archi cronologici circoscritti. Infine nel XV secolo rivestono particolare importanza gli atti d'infeudazione 2, dove sono spesso citati fra i possedimenti gli insediamenti, compresi quelli spopolati e/o distrutti, i saltos e gli enti produttivi con la loro originaria pertinenza. Secolo N° Documenti Secolo N° Documenti XI 7 XV 33 XII 105 XVI 2 XIII 21 XVII 5 XIV 57 Tab. 5.6. Numero di fonti scritte per secolo di produzione. Famiglia doria 2% Curia papale 4% Curia Giudicale 12% Diocesi 11% Curia aragonese 25% Monasteri 46% Graf. 5.1. Fonti scritte ripartite per ente produttore. 1 2 Si veda MELONI 1976, p. 206; MELONI 1995. Si veda in particolare ME 2008. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 154 N° Autore Opera 56 Merci P. Il condaghe di San Nicola di Trullas 45 Condaghe di San Pietro di Silky Di cui 36 Bonazzi G. Il Condaghe di San Pietro di Silky 9 27 20 18 16 13 10 7 Anno 2001 1900 Soddu A., Il Condaghe di San Pietro di Silki 2013 Strinna GPiras S. S- Dessì Il registro di San Pietro di Sorres 2003 G. (a cura di) Tola P. Codex diplomaticus Sardiniae 1861-68 Maninchedda P. Il Condaghe di San Michele di Salvennor 2003 -Murtas A. (a cura di) Casula F. C. Carte reali diplomatiche di Alfonso III il Benigno, re d’Aragona, 1970 riguardanti l’Italia Me F. I cabrei dell'Archivio di Stato di Cagliari. Studio introduttivo al 2008 Volume L1 D’arienzo L. Carte reali diplomatiche di Pietro IV il Cerimonioso, re d’Aragona, 1970 riguardanti l’Italia Conde y Diplomatario aragonès de Ugone II de Arborea Delgado de Molina R. 5 Meloni G. Genova e Aragona all'epoca di Pietro il Cerimonioso. I (1336-1354) 4 Meloni G. Genova e Aragona all'epoca di Pietro il Cerimonioso. I (1355-1360) 3 Sella P. Rationes Decimarum Italiane nei secoli XIII-XIV. Sardinia 3 Sanna M.G. Innocenzo III e la Sardegna 2 Castellaccio A. Galeoto Doria Signore di Castelgenovese 2 Corridore F. Storia documentata della popolazione di Sardegna (1479-1901) 2 D’arienzo L. Documenti sui Visconti di Narbona e la Sardegna 1 Anatra B.- Storia della popolazione in Sardegna nell’epoca moderna PuggioniG.-Serri G. 1 Soddu A. Banari_Storia e identita di un paese della Sardegna 1 Cattani G. - Acta Curiarum Regni Sardiniae, il Parlamento del vicerè Giuseppe de Ferrante C. Solìs Valderrabano Conte di Montellano (1698-1699 1 Zichi G. Sorres e la sua diocesi 1 Sanna M.G. Papato e Sardegna durante il pontificato di Onorio III (1216-1227) 1 Zanetti G. I Camaldolesi in Sardegna 1 Deriu G. L’insediamento umano medioevale nella curatoria di “ Costa De Addes ” Tab. 5.6. Numero di fonti scritte per raccolta documentaria. 2005 1971 1976 1945 2003 2007 1902 1977 1997 2013 2004 1975 2012 1974 2000 I documenti di cui disponiamo non permettono tuttavia per l'area in esame di approntare elenchi sincronici di una certa estensione se non a partire dalla metà del XIV secolo. Infatti nell'arco di tempo compreso fra il 1341 e il 1388 siamo in possesso di una serie Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 155 di fonti documentarie, differenti per ente di emanazione e tipologia (amministrativi, diplomatici) di seguito elencate: Rationes decimarum: registro delle decime versate nelle diocesi sarde nel periodo compreso fra il 1341 e il 1358, edito nel 1945 da Pietro Sella (SELLA 1945). Per la diocesi di Sorres disponiamo di registrazioni per tutto il periodo citato. Permettono di conoscere la datazione (espressa secondo la data d.C. e l'anno di regno del pontefice), il nome e tipologia (rettoria, pievania, priorato etc.) dell'ente versante, il nome dell'incaricato al versamento (solitamente il rettore) e l'entità del pagamento, espressa normalmente in alfonsini minuti, secondo il sistema di conto 1 libbra = 20 soldi = 240 denari. MELONI 1995: in tale documento, databile presumibilmente fra il 1349 e il 1350, viene calcolato il gettito fiscale dei possedimenti dei vari membri della famiglia Doria nell'Anglona e nell'area del Meilogu. Per quanto riguarda i villaggi sono suddivisi fra i vari membri della famiglia Doria secondo criteri ricalcati parzialmente sulle vecchie curatorie giudicali e pagano due tipi di tributo, la dada (il datium) e il salt (sui saltus), che ci permettono di formulare ipotesi sulla consistenza demografica delle differenti villae (il datium era un'imposta corrisposta dagli homens che potevano pagarla) e sul paesaggio naturale ed economico (i saltus presuppongono spazi non coltivati e quindi spesso boscosi). TBRS: documento (Archivio Corona Aragòn, Real Patrimonio, reg.2100, quint. Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae) in corso di studio da parte del prof. Giuseppe Meloni e parzialmente edito per la diocesi di Sorres1. Inserito senza data e fuori numerazione in fondo al registro (i cui documenti sono datati tra il 1/8/1363 e il 31/12/1364), dovrebbe riferirsi al periodo immediatamente precedente fra il 1336 e il 13522. Presenta grosse difficoltà di lettura perchè lacunoso e compilato da un amanuense non sardo. Pax 1388: il documento, edito dal Tola nell'Ottocento e quindi da due tesi di laurea in anni recenti3, sigla la pace provvisoria fra Eleonora d'Arborea (reggente per conto del figlio Mariano V) e Giovanni II d'Aragona nel 1388 e riveste particolare interesse in 1 CHESSA.- DERIU 2008, pp.80-83 LIVI 2014, p.20. 3 CDS, sec. XIV, doc.CL. CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 156 quanto l'accordo è sottoscritto da tutte le universitates e tutte le villae del Giudicato di Arborea. Questa clausola ci fornisce un quadro cristallizzato dell'ordinamento istituzionale- insediativo della Sardegna a questa data, in una congiuntura storica particolarmente negativa per l'insediamento, ovvero l'elenco degli insediamenti che possedevano ancora una personalità giuridica. Questa serie di documenti, indagata singolarmente e sinotticamente, pensiamo possa contribuire a inquadrare equilibri demografici, istituzionali ed economici, eventuali crisi (decisive o meno per lo sviluppo successivo) e insomma tutta una serie di informazioni funzionali alla comprensione di tale momento critico per l'insediamento medievale sardo. 5.4 Le fonti cartografiche 5.4.1 La Cartografia storica Le carte geografiche disponibili per la Sardegna sono state prodotte per la quasi totalità a partire dalla metà dell’Ottocento, quando prima lo Zuccagni Orlandini (1844) e poi il generale La Marmora (1845) pubblicarono le prime elaborazioni costruite con i metodi moderni: il primo1 allegando al suo “Atlante Geografico degli Stati Italiani ” una carta in scala 1:1.000.000, il secondo con la sua “Carta dell'Isola e Regno di Sardegna”, i cui rilevamenti datano in realtà al quarto decennio del secolo, in scala 1:250.000 2. Contestualmente venivano compilate, a cura del capitano Carlo de Candia, anche le tavolette di rilievo fra il 1840 e il 1850, che contenevano le delimitazioni dei territori comunali, con gli elementi salienti come corsi d’acqua, strade etc., e quindi i sommarioni e le mappe dei possedimenti rurali, finite fra il 1886 e il 19263. Tale documentazione è molto utile in quanto contiene elementi topografici (relativi a chiese, strade, abitazioni) e toponomastici che oggi sono difficilmente riconoscibili o scomparsi. Le difficoltà maggiori nel loro utilizzo riguardano le misurazioni stesse che, effettuate a vista, spesso impediscono la loro georeferenziazione e sovrapposizione alle carte moderne. 1 http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24469&v=2&c=2813&t=1. http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24462&v=2&c=2813&t=1. 3 http://www.archiviostatocagliari.it/archivio2/fondo.php?L1=1&L2=1&L3=1&L4=0&L5=0&q3=&t=f. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 157 Le carte di epoca precedente difficilmente contengono elementi d’interesse per una ricerca di dettaglio come la nostra1.  Nelle carte del Mercatore2, datate fra 1589 e 1592 e copiate più volte in documenti seriori, sono presenti i toponimi Ardena e Sora;  nella carta del Magini3, datata 1620 e molto dettagliata, sono attestati, in un contesto particolareggiato ma con vari errori di posizionamento, i toponimi Opia (area e insediamento, nella posizione di Ardara), Monte Santo, Campo Lazaro, Tor Alba, Mores, Bonanaro, forse S. Pietro [di Sorres], Thies, Giaui, Cosoini, Bororba;  nella Insulae Sardiniae Nova & accurata Descriptio di Jan Jansson4, 1642-44, il quadro geografico è particolarmente accurato; compaiono i toponimi citati dal Magini con l’aggiunto di Ardena e la mancanza di Campo Lazaro; Opia è ancora rappresentata come insediamento;  nella Sardiniae Descriptio di Frederick de Wit5, databile alla seconda metà del XVII secolo, la rappresentazione geografica è molto simbolica, appare il corso dei fiumi e ancora l’insediamento di Opia;  la “Carte dell'Isola di Sardegna Divisa n'e suoi Distretti”6, del 1792, raccoglie per la prima volta tutti gli insediamenti dell’epoca (Siligo, Buruta, Moras, Bononare, Bonorba, Rebecu, Semestone, Toralba, Cheremorte, Lachejo) ma posti in maniera poco fedele e con grafie arcaiche o errate;  la carta Dominions of the king of Sardinia7, di Benjamin Baker, del 1799, elenca pochi centri e fra questi pochi del Meilogu (Ardara, Moras, Giave) curiosamente C.Abbas;  il Le Royaume de Sardaigne8, 1753 presenta ancora rappresentato il centro di Lachesoa (Lachejo); 1 Per un elenco della cartografia storica vd. http://www.sardegnacultura.it/argomenti/cartografia/. Vd.anche Ponzeletti 2004b per la lettura delle carte storiche di questa regione. Per la cartografia storica della Sardegna anche le opere generali PILONI 1974 e ZEDDA MACCIÒ 2004 2 Per esempio http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24252&v=2&c=2810&t=1#. 3 http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24346&v=2&c=2811&t=1#. 4 http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24331&v=2&c=2811&t=1#. 5 http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24313&v=2&c=2811&t=1#. 6 http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24360&v=2&c=2812&t=1#. 7 http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24354&v=2&c=2812&t=1#. 8 http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24390&v=2&c=2812&t=1#. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 158  Carta degli stati di S. R. M il re di Sardegna1, 1792, anche qui appare l’abitato di C. Abas; Fig. 5.5. Esempio di cartografia storica: Archivio di Stato di Sassari, Fondo Cessato Catasto, Comune di Siligo, Frazione H, particolare del Demaniale S. Antonio, in corrispondenza del sito del castello di La Capula. 5.4.2 La Cartografia in uso La cartografia in uso ha rivestito un ruolo duplice; da un lato è stata usata come base per lo studio del territorio in ambito GIS e dall’altro di supporto all’indagine sul campo. Le cartografie utilizzate sono state:  Carta IGM della Sardegna, tavolette in scala 1:25.000;  Carta Tecnica Regionale, tavolette in scala 1:25.000;  Cartografie catastali del Comune di Siligo, in scala 1:4.000;  Carta geologica della Sardegna in scala 1:200.0002;  Shapefiles della regione Sardegna su Carta geologica della Sardegna in scala 1:25.0003;  Modelli digitali della Regione Sardegna con passo 10 m 4; 1 http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24364&v=2&c=2812&t=1#. CARMIGNANI ET ALII 2001. 3 http://www.sardegnageoportale.it/argomenti/cartageologica.html 4 www.sardegnageoportale.it/index.php?xsl=1598&s=161573&v=2&c=8936&t=1. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 159  Shapefiles della regione Sardegna su viabilità e idrografia1;  Shapefiles della regione Sardegna su Uso del Suolo2. 5.5 Archiviazione e processamento dei dati I dati raccolti in tutte le fasi della ricerca sono stati archiviati ed elaborati tramite la creazione di un Database, che contiene dati alfanumerici, in relazione diretta con un GIS (Geographic Information System), le cui molteplici potenzialità di applicazione ne fanno uno degli strumenti informatici più usati nel campo della ricerca3. L'esperienza sul tema, sviluppatasi nei progetti svolti negli anni passati 4, ha consigliato di dedicare un congruo periodo alla progettazione delle banche dati, particolarmente ai dati che dovranno esservi contenuti e alla sua architettura complessiva. La tipologia e sul modello dei dati sono temi ritenuti dalla comunità scientifica 5, fondamentali per la costruzione delle banche dati, per capire la natura del dati6 che si vuole catalogare, studiare, consultare7 e divulgare. È definito “schema della base dati, descritto attraverso un formalismo ad alto livello”8 e serve appunto a schematizzare e formalizzare la realtà che si vuole rappresentare. 1 http://www.sardegnageoportale.it/index.php?xsl=1598&s=140641&v=2&c=8831&t=1 http://www.sardegnageoportale.it/argomenti/cartedelsuolo.html 3 BOGDANI 2009, p. 438. 4 Lo scrivente ha svolto negli anni passati numerose esperienze di costruzione e/o implementazione di databases e GIS con tema archeologico: progetto “Atlante dei villaggi abbandonati della Sardegna” (direzione M. Milanese, con M. Cherchi) con informatizzazione e georeferenziazione degli atlanti di J. Day e A. TerrosuAsole e GIS di scavo del villaggio abbandonato di Geridu (Sorso- SS); “Database dei siti archeologici del comune di Sorso” (direzione D. Rovina, con M. Cherchi), con informatizzazione e georeferenziazione della documentazione sui siti archeologici di Sorso contenuti negli archivi della Soprintendenza ai Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro; implementazione del Database dei Beni Paesaggistici della regione Sardegna per il comune di Sorso nell’ambito dell’aggiornamento del PUC al nuovo PPR (direzione D. Rovina). Inoltre a partire dal 2002 tutta la documentazione concernente le attività di scavo e ricognizione archeologica condotti dallo scrivente sono stati oggetto di informatizzazione e catastazione in ambiente Database e GIS. 5 Esiste sul tema una vasta bibliografia. Specialmente il gruppo di ricerca afferente al Dipartimento di Archeologia Medievale dell’Università di Siena ha posto nel corso degli anni l’accento su questo tema, si può vedere al proposito VALENTI 2000; l’intervento di Alessandra Nardini al workshop “Soluzioni GIS nell’informatizzazione dello scavo archeologico”, tenutosi a Siena nel 2001, i cui contributi sono visibili al link http://archeologiamedievale.unisi.it/mediacenter/video/workshop. Da ultimo VALENTI, NARDINI, FRONZA, pp. 77-78 e 92-94 (sempre a cura di A. Nardini). Vd.anche D’ANDREA 2001. 6 Sulle caratteristiche e sull’informatizzazione del dato archeologico si veda, oltre la bibliografia alla nota precedente, anche, D’ANDREA 2006, pp.35-42; 145- 149 (per il modello dei dati). 7 Vd. D’ANDREA- NICCOLUCCI 2001, pp. 200- 202. 8 Corso universitario “Epistemologia dell’archiviazione” di G. Mantegari, in download al link www.lintar.disco.unimib.it/space/.../Epistemologia+2004-2005, slides della lezione “Epistemologia dell'archiviazione IV”. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 160 I dati raccolti possono essere macroclassificati in alfanumerici e topografici; tale distinzione non va peraltro intesa in senso assoluto in quanto spesso la stessa informazione ha caratteristiche di entrambi i tipi, ciò che rende necessaria la loro messa in relazione in ambiente GIS. 5.5.1 Lo strumento di archiviazione dei dati alfanumerici: il Database "Meilogu Medievale" Il database “Meilogu medievale”, nella sua attuale configurazione, è stato costruito con il software Access del pacchetto Microsoft Office1 in quanto agile, diffuso e fornito della possibilità di produrre files facilmente interoperabili2. Non si esclude tuttavia per il futuro prossimo la migrazione a sistemi open-source server oriented (MySQL, PostGreSQL), in grado di gestire una mole di dati decisamente maggiore 3 e di interfacciarsi in maniera più agile e integrata con il web. L'archivio informatico contiene informazioni di diversa natura, proveniente dallo spoglio delle fonti scritte e cartografiche, dalla raccolta di fonti orali, dalle schede di Unità Topografica e Quantificazione Ceramica provenienti dalle analisi archeologiche nonché da tabelle sintetiche e dalle relazioni fra le differenti tipologie di dati. Il database comprende 66 tabelle4 relazionate in vari modi (uno-a-uno, uno-a-molti, molti-a-molti), suddivise concettualmente in tre grandi gruppi di dati (Fonti scritte, Archeologia, Ausiliari) e, ulteriormente, per aree tematiche (Quantificazione ceramica, Topografia, Documentazione Scavo, Fonti scritte, Fonti orali). Il focus della mia indagine è indubbiamente rappresentato dagli insediamenti medievali, la cui conoscenza è essenzialmente di due tipi, la ricerca storico- geografica5 e quella 1 È il software maggiormente usato nel mercato insieme a FileMaker Pro della FileMaker Inc.; BOGDANI 2009a, p.441. 2 Sulle difficoltà connesse invece alla natura stessa di questi software chiusi e costruiti per altri scopi cfr. D’ANDREA- NICCOLUCCI 2001, pp. 201- 2. 3 BOGDANI 2009a, pp.449-50. 4 “Una tabella contiene i dati relativi a un argomento specifico, ad esempio dipendenti o prodotti. Ogni record incluso in una tabella contiene informazioni relative a un elemento, ad esempio un dipendente specifico. I record sono costituiti da campi e contengono informazioni quali nomi, indirizzi e numeri di telefono. Un record è anche detto riga e un campo è anche detto colonna.”. Fonte: http://office.microsoft.com/it-it/access-help/creare-tabelle-in-un-database-HA001224251.aspx#BM1 5 Tale terminologia è giustificata dal taglio geografico spesso dato alle ricerche sull’insediamento medievale abbandonato, sia nel territorio nazionale (a partire da QUAINI 1973; BUSSI 1980) che in quello regionale (valga per tutti il caso di Angela Terrosu- Asole, geografa e autrice di uno degli atlanti classici sugli insediamenti medievali in Sardegna, cfr. TERROSU ASOLE 1974). Spesso inoltre anche le ricerche di tipo storico hanno una Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 161 archeologica; i due percorsi conducono spesso ad un'identificazione sicura fra insediamento conosciuto dalle fonti scritto e sito archeologico perimetrato sul campo 1, ma talora le due entità rimangono separate, ovvero vi sono villaggi noti dalle fonti scritte ma non ubicati (o su cui esistono ipotesi differenti2) e siti di epoca medievale di cui non si ha notizia nelle fonti3. Si propone perciò di formalizzare il suddetto concetto in “Insediamento medievale”, da utilizzare per gli insediamenti per i quali esistono delle fonti scritte, e “Sito medievale” per i siti che abbiano una consistenza geografica (areale o puntuale), sia quelli che rientrano nella prima categoria che quelli non citati nei documenti. Tale entità rappresenta inoltre la soluzione ideale per il GIS in quanto rappresenta qualunque insediamento abbia una sua consistenza materiale e geografica. base geografica nella scelta del contesto e nelle ipotesi di ubicazione (si vedano ad esempio i già citati lavori di G. Deriu, o MAXIA 2001). 1 Tale identificazione è tanto più sicura quanto più tipologie di dati (storici, archeologici, toponomastici etc.) vi concorrano. Per casi di questo tipo si possono ricordare gli insediamenti, ampliamente studiati, di Geridu (MILANESE 2004), Orria Pithinna (MILANESE 2012), Ardu (CHERCHI- MARRAS 2005). 2 Si possono ricordare a titolo esemplificativo i casi di Cleu in Romangia e Sordella in Anglona. 3 Sempre nell’Anglona si possono ricordare i casi di S. Quirico in territorio di Laerru (ricerche M. Cherchi) e S. Giuliano in quello di Nulvi (ricerche personali), nonché il piccolo insediamento di S. Biagio in territorio di Sennori, presso il villaggio abbandonato di Geridu (cfr. MILANESE 2004, passim). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 162 . Fig. 5.6. Schema delle relazioni del Database. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 163 Fig. 5.7. Schema concettuale della Banca dati alfanumerica e GIS. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 164 5.5.2 Il Sistema Informativo Geografico I GIS sono stati definiti alcuni anni fa come “… tecnologia digitale integrata per l’archiviazione, l’analisi, l’organizzazione e la comunicazione di dati spaziali georeferenziati …1” o anche come “… applicazione o software in grado di presentare, analizzare e gestire elementi grafici ma soprattutto geografici cioè una rappresentazione della realtà, che permette l'archiviazione alfanumerica di dati, informazioni ed attributi legati agli elementi rappresentati…”2, che permetta la consultazione e la ricerca unendo alle informazioni cartografiche quelle alfanumeriche, e dunque informazioni geografiche e storico-archeologiche. In ambito archeologico le applicazioni GIS sono state usate a partire dagli anni ’80 del Novecento3 e hanno conosciuto in Italia uno sviluppo tumultuoso negli anni ’904 fino ad oggi. Tale crescita ha tuttavia dei caratteri di incomunicabilità per la scarsa interazione fra gli studiosi5. Nei progetti a carattere territoriale il GIS rappresenta del resto una parte naturalmente integrata e importante6. L’uso di tale applicazione permette di disporre, oltre che di un archivio di dati georeferenziati di basilare importanza per la conoscenza del paesaggio antropico e per la progettazione dell’utilizzazione del terreno, anche di un punto di partenza imprescindibile per le ricerche spaziali sul territorio7 e la creazione di nuove mappe tramite queries8, rivelandosi dunque come passaggio di un iter di studio piuttosto che come punto finale9. Questo insieme di strumenti ha accompagnato la ricerca in tutte le sue fasi di progettazione, raccolta, implementazione e analisi dei dati, restituzione e 10 pubblicazione . 1 FORTE 2002, p.13-4, che riporta anche altre definizioni. Vd. VALENTI 2001, p.1. 3 Si vedano le sintesi datate 1998 di DJINDJAN 1998, SCIANNA- VILLA 2011. 4 Moscati 1998. 5 D’ANDREA- NICCOLUCCI 2001, pp.199- 200. 6 FARINETTI 2012, pp.104- 12. 7 DJINDJAN 1998, p.27. 8 Vd. NARDINI 2002, pp.6-8; MACCHI JANICA 2002. BOGDANI 2009, p.437. 9 MOSCATI 1998, p. 194. 10 Oramai il GIS è utilizzato correntemente dalla maggior parte dei gruppi di ricerca italiani; è necessario tuttavia ricordare l’azione in merito del LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia Medievale) dell’Università di Siena, guidato dapprima da R. Francovich e attualmente da M. Valenti. Per una sintesi del GIS applicato alle ricerche territoriali vd. SALZOTTI 2009, con bibliografia precedente. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 165 Il GIS costruito utilizza le seguenti basi cartografiche di natura differente (raster, vettoriali, dati spaziali1) costruite in Sistemi di Riferimento Geografici differenti:  Tavolette IGM a scala 1:25.000 della regione Sardegna in formato Tiff, utili come base geografica ma di scarsa utilità a causa della scala bassa, della scarsità di elementi rappresentati e della struttura raster;  Ortofoto in bianco e nero della regione Sardegna in formato Bitmap, scattate alla quota di 10.000 m s.l.m., utili oltre che come base geografica anche per la fotointerpretazione, resa però difficoltosa dalla mancanza di colore e dalla bassa definizione;  Carta Tecnica Regionale, in formato .Dfx, a scala 1:10.000; utilissima per la scala, la ricchezza di elementi rappresentati e l’accuratezza del database annesso (in formato .Dbf) nonché per la sua struttura vettoriale che ha permesso varie operazioni preliminari descritte nel seguente paragrafo.  Cartografie catastali del Comune di Siligo, in scala 1:4.000;  Carta geologica della Sardegna in scala 1:200.0002;  Shapefiles della regione Sardegna su Carta geologica della Sardegna in scala 1:25.0003;  Modelli digitali della Regione Sardegna con passo 10 m4;  Shapefiles della regione Sardegna su viabilità e idrografia5;  Shapefiles della regione Sardegna su Uso del Suolo6.  Shapefiles dei comuni della Sardegna; Su queste basi sono stati costruiti, mediante interrogazioni, queries ed overlays7, numerosi tematismi di varia tipologia:  carte geologiche di vario tipo;  carte idrografiche; 1 BOGDANI 2009, p. 422. SCIANNA- VILLA 2011, pp. 339- 41. CARMIGNANI ET ALII 2001. 3 http://www.sardegnageoportale.it/argomenti/cartageologica.html 4 www.sardegnageoportale.it/index.php?xsl=1598&s=161573&v=2&c=8936&t=1. 5 http://www.sardegnageoportale.it/index.php?xsl=1598&s=140641&v=2&c=88. 31&t=1 6 http://www.sardegnageoportale.it/argomenti/cartedelsuolo.html 7 In relazione all’importanza di questo aspetto nei GIS si veda l’icastica definizione di DJINDJIAN 1999: “…software that can process the overlay of thematic maps of “objects” – in the widest sense of this term – originating from different sources and recorded in different files…”. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 166  carte dell’Uso del suolo;  distretti amministrativi dei vari periodi. I dati raccolti durante la ricerca sono stati georeferenziati e catastati nei seguenti shapefiles1, costruiti nelle scale macro e semi- macro:  centri urbani attuali;  siti archeologici editi, differenziati per tipologia e cronologia, puntuali perché spesso non esattamente posizionabili e perimetrabili;  insediamenti attestati nelle fonti scritte, differenziati per tipologia e cronologia; puntuale;  località e proprietà attestati nelle fonti scritte, puntuale e areale;  viabilità storica, lineare;  visibilità archeologica, areale;  aree ricognite, areale;  unità topografiche, areale;  rasature murarie, areale;  edifici in elevato, areale;  siti archeologici, areale e puntuale, per la costruzione delle carte tematiche. Tutta la cartografia allegata a questo elaborata è stata prodotta dallo scrivente mediante GIS. È stato utilizzare un ampio ventaglio di software open- source2 (QuantumGis3, Grass4, KosmoGis5, MapWindow6 etc,) ed in particolare diverse releases di QGis7, coordinate con il software di analisi Saga8. 1 Formato vettoriale costruito da differenti files, utilizzabile non solo dalla casa produttrice che lo ha creato (Esri), ma dalla paggior parte dei software GIS. http://www.esri.com/library/whitepapers/pdfs/shapefile.pdf. BOGDANI 2009, p. 430. 2 Sull’utilizzo di software e pacchetti open- source in archeologia si vedano, a puro titolo esemplificativo, la serie di convegni “Archeofoss” ai link http://www.archeologiadigitale.it/archeofoss/2010.html, e http://www.archeofoss.org/ o i workshop sul tema “Open Source, Free Software e Open Format nei processi di ricerca archeologica” organizzati dall’Università di Padova, cfr. http://www.perseo.lettere.unipd.it/workshop08/doku.php. 3 https://www.qgis.org/it/site/. 4 https://grass.osgeo.org/. 5 http://www.opengis.es/. 6 http://www.mapwindow.org/. 7 Sono state utilizzate le versione da 1.8 a 2.12. 8 http://www.saga-gis.org/. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 167 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 168 PARTE II GLI INSEDIAMENTI Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 169 CAPITOLO 6 GLI INSEDIAMENTI NELLE FONTI SCRITTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 170 6.1 Gli insediamenti del Meilogu nella storiografia. Gli storici che si sono occupati dell’ordinamento insediativo dell’area del Meilogu hanno presentato dei repertori e dei quadri sintentici molto eterogenei: le differenze insistono su fonti utilizzate, tipologia di insediamenti, criteri cronologici (Tab. 6.2). Arrigo Solmi1 non utilizza sempre lo stesso criterio e, se per altre curatorie (per esempio Nurra, Ulumetu, Flumenargia) del Giudicato di Torres enumera numerosi insediamenti abbandonati, per il territorio in esame si limita perlopiù ad indicare i territori comunali di riferimento. Fa eccezione la curatoria di Meiulocu-Oppia dove compaiono alcuni insediamenti abbandonati e dove anche alcuni dei centri a continuità di vita sono presentati con una grafia arcaica, presumibilmente desunta da documenti medievali (Gonnanor per Bonnanaro, Tigesi per Thiesi). Dopo la metà del Novecento la ricerca segue un duplice binario fra chi prende in esame solo alcuni documenti (solitamente le Rationes Decimarum2 o la pace del 13883) e chi invece accorda grande fiducia alle fonti narrative. Nel suo inventario John Day4 utilizza un amplio ventaglio di fonti, da quelle documentarie anche inedite, a quelle narrative: in particolare pare accordare grande fiducia a quanto riporta Vittorio Angius. Infatti nelle schede dedicate ai centri a continuità di vita lo storico franco-americano cita quanto l'abate sardo raccoglieva nelle sue voci dedicate ai singoli comuni, solitamente sotto la dicitura "vestigia di antiche popolazioni in località". La prefazione5 allegata ad una recente edizione del "Dizionario storico-geograficostatistico-commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", opera compilata per la Sardegna dall'Angius, evidenzia la modalità di raccolta dei dati effettuata per i singoli comuni tramite un questionario standard6, inviato dapprima alle amministrazioni periferiche poi a parroci ed eruditi locali, e con la compilazione di propria mano per quanto riguarda le voci generali. Tale metodologia implica naturalmente una grande disomogeneità delle informazioni raccolte, dovuta al differente grado di preparazione 1 SOLMI 2001, passim. SELLA 1945. 3 Infra, nota 5. 4 DAY 1973 5 CARTA 2006, pp. 16-19. 6 In particolare ANGIUS 2006, vol. III, pp.1777-1790. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 171 dei diversi informatori. Per quanto concerne il tema degli insediamenti abbandonati spesso non viene fornito un inquadramento cronologico, cosa normale se si pensa alla mancanza di strumenti critici, e quindi sono citate "antiche popolazioni", i cui resti materiali sono però pertinenti a periodi storici che vanno dalla protostoria al postmedioevo. Il Day enumera dunque anche gli insediamenti dell'Angius con la sovrapposizione di dati provenienti da fonti documentarie e controllate e altre, derivanti spesso da tradizioni orali, meno controllate seppur spesso di grande interesse per la ricerca ed effettivamente interessate da emergenze archeologiche1. Grande interesse per le fonti narrative (a partire dall'opera dell’Angius), orali e cartografiche ha anche Giovanni Deriu2 che, alla luce di un'attenta rilettura dei documenti di epoca medievale e post-medievale, fornisce un quadro dettagliato degli insediamenti medievali citati nelle fonti, con dettagliate ipotesi di localizzazione; da rimarcare appunto l'utilizzo delle fonti orali, tramite le quali sono proposti e ubicati centri demici non noti alle fonti scritte. Una via differente segue nel suo Atlante Angela Terrosu- Asole3 che, in non troppo implicita polemica con John Day (la cui opera non viene citata), limita le sue fonti a pochi documenti-chiave (Rationes Decimarum4, Ultima Pax del 13885). La sua opera, molto attenta ai contesti territoriali, risente com'è normale per l'ampiezza del tema trattato di qualche errore e ripetizione. Approccio similare utilizza Francesco Cesare Casula la cui esegesi tuttavia integra e corregge molti delle informazioni già riportate 6. Carlo Livi ha presentato recentemente un nuovo repertorio dei centri abitati della Sardegna medievale e postmedievale, molto ragionato per quanto riguarda la scansione cronologica, con tabelle per i periodi giudicali7, ulteriormente suddivise per archi cronologici di 40 anni, e aragonese 8, corredate di schede storiche9. Il suo utilizzo è reso tuttavia problematico dal fatto che l’autore non considera domos, curtes, donnicalie e 1 MILANESE- CAMPUS 2006. DERIU 1983-84, 2000, 2011, 2014, c.d.s. 3 TERROSU-ASOLE 1974. 4 SELLA 1945. 5 CDS, sec. XIV, doc. CL, pp.839-840. CARIA 2003/04 e MUREDDU 2003/04. 6 CASULA 1980. 7 LIVI 2014, pp.144-167, Appendice B. 8 LIVI 2014, pp.191-212, Appendice E. 9 LIVI 2014, pp.221-397. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 172 domesticas insediamenti ma aziende rurali e perciò non le enumera nei suo elenchi; nella maggior parte dei casi inoltre non considera alla stregua di centri demici monasteri e castelli. Un altra problematica relativa agli insediamenti è appunto quella relativa alla loro tipologia1; nelle fonti scritte medievali, e oramai anche nella realtà materiale evidenziata dalle ricerche archeologiche (stratigrafiche o di superficie), vengono infatti individuate villas, domos, domestias, castelli, monasteri etc. La maggior parte studiosi tuttavia, specialmente nei quattro grandi repertori (Day, Terrosu- Asole, Casula, Livi) recensisce solo le ville, escludendo dal novero degli abitati sia tutti quelli a ordinamento non pubblico (monasteri, domos etc), che secondo la storiografia più recente costituivano, almeno per quanto riguarda il periodo giudicale (XI-XIII secolo), la base dell'insediamento, organizzato apppunto secondo il cosiddetto "sistema domus". Solo negli ultimi anni il problema è stato analizzato sistematicamente in repertori o sintesi storiche dedicati alle varie curatorie (Anglona 2, Montes3 etc), fra cui quelle comprese nella microregione del Meilogu; in particolare G. Deriu differenzia nei suoi lavori i tipi di insediamento4. In conclusione il numero dei villaggi abbandonati della sottoregione del MeiloguDiocesi di Sorres (Tab.6.3) varia molto a seconda degli studiosi: si varia infatti dai 4 di Arrigo Solmi (che rivolge il suo interesse essenzialmente a delimitare le circoscrizioni) ai 121 di Giovanni Deriu (che utilizza la massima intensità sull'utilizzo di fonti scritte e orali; lo stesso espunge e corregge poi alcuni dati). I dati appaiono pertanto molto difformi, anche se essenzialmente il numero di insediamenti censiti appare direttamente proporzionale a quello delle fonti prese in esame, secondo l'assioma, teorizzato e sperimentato nell'archeologia dei paesaggi, dell'intensità della ricerca 5. Nella letteratura scientifica compaiono un totale di 80 insediamenti fra l'XI e il XVIII secolo. Tale stima supera di gran lunga quelle della maggior parte degli storici che hanno affrontato il problema: Vittorio Angius enumerava infatti 42 insediamenti, A.Solmi 22, J. Day 52, A. Terrosu Asole 60 e F.C. Casula 72. Solo Giovanni Deriu ha 1 Il problema è enucleato in MILANESE-CAMPUS 2006, pp. 45-47. MAXIA 2001. 3 CHESSA 2002. 4 Cfr. la didascalia a corredo della Tab.6.2. 5 CAMBI- TERRENATO 1994, pp.136-143. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 173 quantificato un possibile totale di 137 sedi demiche, utilizzando tuttavia fonti eterogenee1. La distribuzione degli abitati, ovvero la superficie riferibile a ogni insediamento, è secondo queste stime complessive di 1 centro demico ogni 8,11 Kmq (Tab.6.1). I valori, omogenei nelle curatorie di Ardara e Costa de Addes, si differenziano molto nei distretti di Cabuabbas- Campulongu e Meilogu, dove la densità distributiva è di 1 insediamento ogni 8,74 e addirittura 4,57 Kmq, probabilmente in relazione a fattori geografici e storici. In queste due regioni infatti, nonostante la presenza di Monte Santo e di Monte Pelao, alture più elevate della zona, sono poste le pianure pià adatte alla coltivazione (piana di Torralba, Campulongu, la valle fra Banari e Bessude) e più ricche di fonti e corsi d'acqua, contrariamente alle altre curatorie dove appare maggiore l'acclività e il carattere montano, nonchè la presenza di terreni impermeabili o addirittura paludosi. Fra i fattori storici tiene conto ricordare che il Meilogu e il Cabuabbas sembrano avere già in epoca precedente una centralità (rappresentata ad esempio dalle strade romane A Karalibus Turrem e a Karalibus Olbiam2 o dalla sede diocesana di Sorres3) e una densità insediativa molto fitta (si pensi alla valle dei Nuraghi presso Torralba4). Curatoria Meilogu Ardara Costa de Addes Caputabbas- Campulongu Totale Superficie 118,91 156,75 189,29 183,49 648,44 Insediamenti 26 14 16 21 80 Densità 4,57 11,2 11,83 8,74 8,11 Tab.6.1 Densità distributiva degli insediamenti medievali nelle curatorie del Meilogu; la superficie è espressa inKmq, la densità in insediamenti/Kmq. 1 Per Vittorio Angius è stata considerata la sottovoce "Curatorie" all'interno della voce "Logudoro" (ANGIUS 2006, , vol. II, pp.717-724). Tale voce è integrata da quelle del Mejulogu (ANGIUS 2006, vol. II, p.876; aggiunge villaggi da Bonassa a sas Turres), Oppia (ANGIUS 2006, vol. II, p.1008, espunge Nigellu), Costavalle (ANGIUS 2006, vol. I, pp.376-377; aggiunge Trullas) e Cabuabbas (ANGIUS 2006, vol. I, pp.228-229; espunge Pozzomaggiore, aggiunge villaggi da Tibiri e Luguidone). Poi SOLMI 1917 (nella riedizione SOLMI 2001, a cura di E. Cadeddu), DAY 1973, TERROSU- ASOLE 1974, CASULA 1980, SODDU 2004, p.120 (limitatamente per le curatorie di Ardar e Oppia). Per le opere di Deriu si veda DERIU 1983-84 (curatoria di Campulongu e ArdaraOppia), DERIU 2000 (Cabuabbas, Costavalle), DERIU-CHESSA 2010 (Meilogu). 2 MASTINO 2005, pp.333 seguenti. CANU 2011. MASTINO - RUGGERI 2011; SECHI 2012. 3 MORAVETTI 1988. 4 ZICHI 1975. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 174 In tutti i repertori presi in esame si può anche evidenziare l'altissima percentuale degli insediamenti medievali abbandonati rispetto a quelli a continuità di vita (Tab.6.4). Vittorio Angius presentava percentuali di abbandono comprese fra il 50 e il 77% per una media del 61,9%. John Day, Angela Terrosu-Asole e il Casula accreditano l'area delle curatorie del Meilogu e Oppia di una percentuale di abbandono fra il 60 e il 75% mentre per le altre curatorie si presentano cifre oscillanti fra i 2/3 e i 3/4 per una media di abbandoni compresa fra il 68,33 e il 73,61%. Livi calcola una percentuale di abbandono pari al 66,66%, ma del 56,76% considerando solo le ville abitate intorno al 1320. Gli indici aumentano fino a sfiorare il 90% nelle opere del Deriu, con una media complessiva dell'88,32%. Tali cifre possono essere confrontate con altri contesti sardi ed extra-isolani. In Sardegna studi recenti quantificano a circa il 55% la percentuale di abbandoni, con cifre molto differenti tuttavia a dipendere dal contesto economico e geografico 1.Nella penisola italiana abbiamo dei dati sul vercellese, con il 25% di abbandoni2, sul leccese3 (36 %), nel tarantino4 circa il 50%; in Toscana il dato è considerato limitato (10%) fatta eccezione per il pisano5, mentre nel Casentino la percentuale di abbandono dell'abitato disperso è di circa 1/36. Anche per questa messe di percentuali può essere notato un aumento delle cifre proporzionale all'aumento della lunghezza focale dell'obiettivo e alla risoluzione delle immagini storiografici: le percentuali crescono all'intensificarsi (aumento e qualità delle fonti analizzate) e al grado di analisi (presa in considerazione dei differenti tipi di insediamento) della ricerca. Le percentuali presentate possono tuttavia apparire al limite della credibilità ove non si considerino alcuni fattori di correzione:  mancanza di periodizzazione nelle sintesi: normalmente si presenta la situazione cumulando gli insediamenti citati nelle fonti in un arco di tempo di tre secoli e confrontandoli con il quadro relativo ai primi censimenti o addirittura al periodo 1 MELONI 2004, pp.125-127. RAO 2009, p.41. 3 ARTHUR-GRAVILI 2006, p.34. 4 http://www.perieghesis.it/casali.htm 5 DAY- KLAPISH ZUBER 1965, riportato da LEVEROTTI 1988. 6 Dato desumibile da CURTIS 2005, pp.96-98. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 175 contemporaneo. Si sente invece la necessità di fissare sguardi sincronici sulla struttura dell'insediamento a intervalli di tempo definiti e scansionati;  quantità e qualità delle fonti scritte: come noto il numero di documenti relativi alla Sardegna medievale è molto basso, ragione per cui di molti insediamenti, specialmente i più piccoli, possediamo un'unica attestazione che ci fornisce un terminus ad quem, senza alcuna possibilità di determinare il periodo di scomparsa, che potrebbe non coincidere con la crisi del XIV-XV secolo;  carenza della verifica archeologica dei siti presso i quali sono ubicati gli insediamenti. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 176 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del MediterraneoIndirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 177 V. Angius A. Solmi J. Day Meiulogu MeiulocuOppia Meiulogu Siligo Banari Bunnanaro Turalba Burutta Sorra Capula Bonassa Nigellu Frida Sas Turres Sorres Sauren Tigesi Gonnanor Mores Giave Torralba Borutta Lachesos Oppia Banari Bonnanaro Borutta Sorres Siligo Todoracche Torralba Cabudabbas Palapoddighina S.Antonio S.Giorgio Villanova Montesanto Oppia Oppia Mores Lachesos Todoraqui Salis Cajola Cerceto Costili Nigellu Ardara Ardara Lachesos Mores Oppia San Juanne de s'ena frisca Padru S.Maria de Sole Querqueto A. TerrosuAsole Meilogu- Oppia Villanova Montesanto Oppia Balles S.Antonio Nula Fare Sorres Todoracche Capula Beyco Termels Caiola Montecaptili Querqueto Cotinas Frio Lachesos Amendulas Nigor Ardara Banari Bonnanaro Borutta Mores Siligo Torralba F.C. Casula A. Soddu Meilogu vel Mediulocu vel Oppia Amendulas Ardara Capula Cherchedu Cotinas Fara Frida Borutta Ittireddu Ittiri Josso Lacchesos Melbo Mores Nigor Nula Oppia Querquedo Ruda Siligo Sorra Taylo Totorake Torralba Bonnanaro Villa Noua Banari Oppia (Ardar?) Mores Ittireddu Cortinas Lachesos Oppia Sole Nula Issir Josso Amendulas Cherchedu Totorake Ardar Ardara C. Livi G. Deriu Meilogu Amendulas Ardara Banari Bonnanaro Borutta Cherchetu Ithir Josso Ithir (Ittireddu) Lachesos Mores Niellu Nula Ruta Siligo Sorra Thaylo Todorache Torralba Meilogu Bubalis Cannabaria Cortinas Monte Santo Villa Vetere Banari San Lorenzo San Michele Siligo Capula Cherchedu-Borgo San Nicolò Villanova Montesanto Ruta Castello di S. Elia S. Elia e S. Eliseo di Montesanto San Bartolomeo San Felice Bonnanaro Nieddu Santa Maria Iscalas S. Barbara S. Pietro Frida Torralba S. Maria di Torralba Palapuddighi na Spirito Santo Borutta Sorres Bastida di Sorres S. Caterina S. Vittoria S. Michele S. Michele Ardara- Oppia Ardara S. Pietro S. Paolo Codina de Preideros Su Crastadolzu Mores Villa Vetere Lacchesos Sole Padru e Rischeddu de Sole S'ena Frisca Nula Costinas Oppia Mendulas Todoracche Padronu Ittireddu Chercheddu Monte Zuighe Sa Fraigada Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del MediterraneoIndirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 178 Capodacqu e (Cabuabba s) Pozzomaggior e Cosseine Giave Cheremule Tiesi Bessude Flumenlongu Ibilis Mogori Nurighes Sustana Tibiri Tacariu Archessi Hafa Luguidone N.C. Caputabbas Cabudabbas Caputabbas Caputabbas Padria Monteleone Puthumaiore Cossoine Giave Cheremule Tiesi Bersude Bessude Cheremule S.Vittoria San Demetrio S.Maria S.Leonardo S.Giorgio Nurighe Cossoine Tacariu Giave Annaru S'Ammoradu S.Maria de Acchettas S.Michele S.Nicolo Roccaforte Ibilis Modolo Mogoro Sustana Thiesi S.Maria de Seunis Roccaforte S.Maria de Seunis Furnel Tuzano Uras Borconani Melbo Mogoro Campui Ibilis Modolo Nurighe Liesso Teclada Sustana Paulis Bessude Cheremule Cossoine Giave Mara Padria Pozzomaggiore Romana Thiesi Arcennor Bessude Bonorçoli Bonvehi Borconani Campui Cossoine Favules Furnel Giave Ibbili Cheremule Mara Modulles Mogoro N.C. N.C. N.C. = Coros Musitanu Norache Oinu Padria Puçu Passaris Pozzomag giore Roccafort e Sauren Seunis Simanar Surgora Sustan Teclata Thiesi Tuzano Uras N.C. Caputabas Bessude Campulongu Cheremule Cossoine Giave Ibili Mogoro Padru (?) Savren Sustan Thiesi Bonortholi Puthu Passaris Silanus N.C. Cabuabbas Cabuabbas S. Giorgio Tailos Thiesi S. Giorgio, Rutta Bessude Mogoro Sustana Campulongu Cheremule Sauren Ibilis S. Vittoria Castello di Cheremule Puttupassaris Nurighe Uras S. Michele S. Salvatore Neuddiu Giave Roccaforte Acchettas Annaru Cabu Sardu Campu Giavesu Buri S. Gavino Silanos S'ammuradu Seunis (?) Cossoine Borconani Bonorzuli Alchennero Nuoro Scalas Suruile S. Filidiga Androliga Pozzomaggiore Sea Murtas S. Pietro Simanari Oinu Turriggia Padria Musidanu Paules Lauros Concas Tori Fiulinas Mara Bonuighinu Cantones de Lados Montiggiu de su Lizzu Serra Idda Campulongu Campulongu Rutta (?) Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del MediterraneoIndirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 179 Costavalle Costaval Costavalle Costaval Costavalle Rebeccu Bonorva Terchillo Defrio Semestene Trullas Rebechu Bonorva Semestene Berchidda Bonorva S.Maria Cunzadu S.Andrea Priu S.Simeone Rebeccu Semestene Codes Terchiddu Trullas Arcennor Andronice S.Maria de Cunzadu Nurapassar Terchiddu Trullas Bonorva Rebeccu Semestene Abriu Bonorva Campu de Locu Cote Cuniatu Donnicaia Frabicas Monticleta Rebeccu Sagantia Sanctus Simeon Semestene Terkillo Trullas Valles de de N.C. Costa de Valles Bonorva Campu de Locu Cuniatu Rebeccu Semestene Therchillo Trullas Valles Abriu Nurapassar Sagansa VallesCosta de Addes Addes Monticleta Campu de Logu Prius Terchiddo Bonorva Cunzadu Monte Cheja Muristene S. Giovanni Semestene Nurapassar Rebeccu Villanova San Simeone San Pietro di Addes Santa Giusta di Fraigas San Nicola di Trullas Codes Santa Maria di Sanza Pianu Maria San Nicola Trullas Addes Semestene S. Francesco S. Elena Tab. 6.2. Gli insediamenti nella varie curatorie secondo i principali storici; in grassetto le denominazioni delle curatorie secondo i vari autori; in maiuscolo i centri a continuità di vita, in corsivo i centri abbandonati. Fonti Per Vittorio Angius è stata considerata la sottovoce "Curatorie" all'interno della voce "Logudoro" (ANGIUS 2006, , vol. II, pp.717-724). Tale voce è integrata da quelle del Mejulogu (ANGIUS 2006, vol. II, p.876; aggiunge villaggi da Bonassa a sas Turres), Oppia (ANGIUS 2006, vol. II, p.1008, espunge Nigellu), Costavalle (ANGIUS 2006, vol. I, pp.376-377; aggiunge Trullas) e Cabuabbas (ANGIUS 2006, , vol. I, pp.228-229; espunge Pozzomaggiore, aggiunge villaggi da Tibiri e Luguidone). Poi SOLMI 1917 (nella riedizione SOLMI 2001, a cura di E. Cadeddu), DAY 1973, TERROSU- ASOLE 1974, CASULA 1980, SODDU 2004, p.120 (limitatamente per le curatorie di Ardar e Oppia). Per le opere di Deriu si veda DERIU 1983-84 (curatoria di Campulongu e Ardara-Oppia), DERIU 2000 (Cabuabbas, Costavalle), DERIU-CHESSA 2010 (Meilogu). N.C.= non computato. Per Carlo Livi LIVI 2014, pp.152-163 (località abitate citate nei documenti del periodo giudicale- Giudicato di Torres, da cui provengono le località eventualmente aggiunte dopo una riga bianca), pp.204-5 (città e ville nei secoli XIV-XVI, curatorie di Caputabbas, Meilogu e Costa de Valles), ppp.346-352 (schede storiche delle curatorie di Caputabbas, Meilogu e Costa de Valles) per le ville (così esplicitamente considerate) citate subito dopo il nome della Curatoria. La località di Cannabaria è attribuita genericamente alla Diocesi di Sorra e quella di Cortinas all’Arcidiocesi turritana. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del MediterraneoIndirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 180 .Curatoria Meilogu Oppia V. Angius Tot. Abb. 11 6 9 7 A. Solmi Tot. Abb. 10 4 J. Day Tot. Abb. 12 7 8 6 A. Terrosu-Asole Tot. Abb. 26 19 F.C. Casula Tot. Abb. 26 18 A. Soddu Tot. Abb. N.P. N.P. 11 9 1 0 N.C. N.C. Caputabbas 16 10 8 0 23 18 25 16 31 23 Campulongu N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. 6 3 4 0 9 6 9 6 15 12 N.C. N.C. C. Livi Tot. Abb. 23 15 (18) (10) 14 (11) N.C. 9 (6) N.C. G. Deriu Tot. Abb. 29 24 21 18 59 51 2 2 11 8 26 23 (8) (5) Totale 42 26 22 4 52 37 60 41 72 53 12 9 48 32 137 121 (37) (21) Tab. 6.3. Numero degli insediamenti per autore. Per denominazione e divisione dei distretti amministrativi si veda la tabella precedente. Per ogni autore nella prima sottocolonna è riportato il totale degli insediamenti e nella seconda il numero di quelli abbandonati. N.C.= non computato. Le cifre indicate tra parentesi per quanto riguarda Carlo Livi si riferiscono ai dati relativi agli insediamenti documentati nella prima metà del Trecento. Costa de Addes Curatoria Meilogu Oppia V. Angius 54,54% J. Day 58,3% 77,7% 75% A. Terrosu-Asole 73,07% F.C. Casula 69,23% A. Soddu N.C. 81,81% C. Livi 65,21% (55,55%) G. Deriu 82,75% 64,29% (54,54%) N.C. 86,44% 85,71% 0% Caputabbas 62,5% 78,26% 64% 71,19% N.C. Campulongu N.C. N.C. N.C. N.C. N.C. 50% 66,66% 66,66% 80% N.C. 100% 72,72% 88,46% (62,5%) Totale 61,9% 71,15% 68,33% 73,61% 75% 66,66% 88,32% (56,76%%) Tab. 6.4. Percentuale degli abbandoni sul totale insediamenti. N.C.= non computato. Le cifre indicate tra parentesi per quanto riguarda Carlo Livi si riferiscono ai dati relativi agli insediamenti documentati nella prima metà del Trecento. Costa de Addes Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 181 6.2 Contare per capire Considerando i suddetti fattori di correzione ai fini della presente ricerca è stata seguita la seguente strategia di analisi delle fonti scritte: sono stati censiti come centri demici i luoghi citati, sicuramente o probabilmente, come sedi di insediamento stabile, e quindi villas, domos, domesticas, monasteri e chiese, dei quali sono stati registrati data di prima e eventualmente ultima attestazione, nonchè la terminologia che li definisce1. A partire da questa base di dati sono state effettuate delle analisi cronologiche (numero di insediamenti, prime e ultime attestazioni per secolo) e tipologiche, raggruppando i nuclei demici nei seguenti gruppi: villas, domos (con accorpamento di domesticas e curtes), castelli (castra, castelli, bastide), chiese e monasteri (chiese diocesane e monastiche, priorati, sede della diocesi) e Non Definite (luoghi non meglio definiti); le stesse analisi cronologiche sono quindi state applicate ai singoli gruppi e alle singole curatorias. Il censimento delle fonti scritte ha permesso l’individuazione di un totale di 86 insediamenti per il periodo compreso fra XI e XV nell’area della Diocesi di Sorres e del territorio comunale di Ardara (ovvero l’Incontrada di Ardar e Meilogu testimoniata nel XIV e XV secolo), fra cui 45 villas (o rettorie), 8 domos, 4 castelli, 23 fra chiese e monasteri e 6 non definiti. Naturalmente tali dati, di discreto interesse intrinseco, devono essere trasformati in informazione storica tramite le analisi cronologiche succitate. L'insediamento prevalente dell'area appare essere, sin dall’XI secolo, la villa, il cui numero è attestazioni è sempre largamente maggioritario e superiore al 50%, fatta eccezione per il XIII secolo, periodo per il quale tuttavia possediamo pochi documenti scritti e perlopiù di produzione ecclesiastica (soprattutto della curia papale). Dalla Tabella 6.5 si evince invece la scarsa incidenza della tipologia "Domus": insediamenti riferibili a questa categoria (domos, domesticas, donnicas) sono attestati solo nei secoli XI e XII secolo in numero (8) e rilevanza percentuale (27,59%) limitati. 1 Vd. MILANESE 2006b per la definizione di "villaggio degli storici" e "villaggio degli archeologi". Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 182 Tale dato non corrisponde al cosidetto "Sistema Domus", ovvero il complesso di proprietà signorili basato su aziende agrarie e sulle loro interrelazioni1, che sembrano costituire l’insediamento più diffuso in questo periodo, o almeno il più citato nelle fonti scritte. Un confronto con la curatoria di Anglona, comprensorio limitrofo ma di minor estensione e interessato da dinamiche storico- insediative in parte differenti, può meglio porre in evidenza tale differenza: qui infatti i centri rurali di proprietà privata sono in numero maggiore (16), attestati per un arco di tempo più lungo (le domos permangono nel XIII e nella prima metà del XIV secolo) e in percentuale largamente maggioritaria nel XII secolo, quando le attestazioni di domos sono il doppio rispetto a quelle delle villas (12 contro 7)2. Nell'area del Meilogu particolarmente questa tipologia insediativa è equamente distribuita in tutte le curatorie. I castelli si confermano tipici del periodo signorile seguito al crollo del Giudicato di Torres (II metà del XIII secolo) e della lunga fase bellica che vede come protagonisti la Corona d'Aragona, il Giudicato di Arborea e i membri della famiglia dei Doria e sono quindi presenti fino al 1450 circa 3. E' interessante notare che in due casi (Ardara e Sorres) si vada a fortificare un centro di potere presistente, che due castra (ancora Ardara e La Capula) assurgano al rango di capoluogo distrettuale, e che nella maggior parte dei casi le fortificazioni non sopravvivano dopo il Quattrocento; non sembrano comunque certificati processi di incastellamento. Al contrario 2 delle 4 fortificazioni, nate con scopi eminentementi militari, hanno breve durata e scarsa consistenza materiale, tanto che in alcuni casi è addirittura dubbia la loro effettiva esistenza. 1 Definizione di DE SANTIS 2001. Cfr. ORTU 1996, pp. 6-8. FOIS 1990, pp.96-97, n°25; MILANESE 2006d, pp. 202-203. 2 I dati relativi all'Anglona derivano dalla ricerca "L'Anglona Madievale"dello scrivente e della collega Maria Cherchi, che si ringrazia per la disponibilità a fornire i risultati del suo studio, finanziata dal programma Master&Back-Programma di Rientro PRI-MAB-A2008-262 e 264, condotta presso il Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari nel 2008-2011, tutor prof. Marco Milanese. 3 Circa il fenomeno dei castelli e dell'Incastellamento nella Sardegna medievale si possono vedere CAMPUS 2004; 2006. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 183 La "colonizzazione" monastica appare consistente, soprattutto in relazione all'eterogeneo ventaglio di attori sulla scena territoriale, con la presenza di chiese, priorati e proprietà di molte congregazioni ed enti ecclesiastici. Riguardo gli abbandoni invece, o per meglio dire le ultime attestazioni scritte della vitalità degli insediamenti, la fase di crisi appare essere il Trecento (22 delle 45 villas sono abbandonate in questo secolo) con una percentuale del 50% di abbandoni. Questa percentuale cresce al 55% se consideriamo anche il XV secolo; se invece allarghiamo il campo a tutte le tipologie insediative fino al XIII secolo scompaiono 23 insediamenti (26,74%) su 86, e nel XIV e XV altri 39 (45,35% del totale e 61,9% di quelli noti a inizio XIV); notevole la percentuale di sopravvivenza dei centri già testimoniati dall'XI e XII secolo (rispettivamente il 25% e il 20% di questi giungono fino a oggi). Un lento stillicidio dei centri più deboli prosegue fino al XIX secolo con casi molto interessanti, e parzialmente studiati dal punto di vista archeologico, come quelli di Villanova Montesanto, Terchiddo, Lachesos e Todorache1. Sporadici sono i casi di villas che spariscono nella documentazione prima del Trecento: interessante è il caso della villa di Puthu Passaris, ubicabile fra Thiesi e Cheremule, che non viene più nominata nei documenti d'archivio dopo la seconda metà del Millecento, dopo che la sua comunità, così come quella dei centri limitrofi (Thiesi, Sauren) era stata coinvolta in svariati kertos con il monastero di San Pietro di Silki per il godimento di alcune terre 2. In un'area limitata erano infatti presenti un gran numero di attori istituzionali (domos monastiche, villas) la cui contemporanea presenza e azione sul territorio è stata probabilmente una concausa dell'abbandono di diversi centri nel volgere di 150 anni (dalla fine del XII secolo alla metà del XIV, quando la documentazione scritta torna ad essere consistente). Per quanto riguarda questo periodo studi recenti quantificano a circa il 55% la percentuale di abbandoni in tutta la Sardegna, con cifre molto differenti tuttavia 1 2 SIAS c.d.s.; DEIANA c.d.s.. CSPS 96, 293, 294, 305, 310. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 184 a dipendere dal contesto economico e geografico1. Nel Regno di Calari si ha una percentuale del 66% di abbandoni definitivi (con un ulteriore e significativo 11% di ripopolamento) sul totale2. Nel regno di Torres la desertificazione fu quasi totale nell'area compresa fra Sassari e Alghero (curatorie di Flumenargia, Nurra, Ulumetu e Nulauro dove alla fine del medioevo erano abitati solo 4 centri (Sassari, Porto Torres, Alghero e Olmedo) su 45 (Angela Terrosu-Asole) o 47 (John Day) abitati, con percentuali superiori al 90%; un caso simile è attestabile per il distretto signorile di Montes, dove sopravvisse alla fine del medioevo il solo borgo incastellato di Osilo3. In Anglona, distretto per certi versi non dissimile dal Meilogu (area rurale ma interessata da dinamiche storiche e insediative paradigmatiche con presenza di centri "forti"), possediamo dati maggiormente articolati4. Considerando i centri per cui il periodo d'abbandono può essere determinato con precisione accettabile può essere calcolato un 73% di scomparse, che salgono all'83% considerando tutti gli insediamenti citati nelle fonti. Secoloop XI Tipologia XII XIII XIV XV Chiese e monasteri 2 0% 14 25% 9 75% 4 8% 6 19% Domos 2 22% 8 15% 0 0% 0 0% 0 0% Villas 5 56% 28 51% 3 5% 45 84% 22 71% Castelli 0 0% 0 0% 0 0% 4 8% 2 7% Non definiti 0 0% 5 9% 0 0% 0 0% 1 3% Tab.6.5. Tipologie insediative del Meilogu nelle fonti scritte (XI-XV secolo). 1 MELONI 2004, pp.125-127. SERRELI 2006, p.150, Grafici 1-5. 3 CHESSA 2002. 4 MAXIA 2001. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 185 Graf. 6.1. Ultime attestazioni di villas per secolo. Graf. 6.2. Percentuale delle ultime attestazioni per secolo delle varie tipologie insediative. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 186 Fig. 6.1 L'area di Sauren nel XII secolo. Fig. 6.2 L'area di Sauren nel XIV secolo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 187 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 188 Insediamento XI Tipo Fonte XII Datazione Fonte XIII Datazione Fonte Datazione XIV Fonte XV Datazione Fonte Datazione MEILOGU Banari Villa Bonnanaro Villa Borutta Villa Siligo Villa Torralba Villa La Capula Castrum donnica de Pelago donnica de Petru de Serra Boe Donnica (Dominica) Donnica (Dominica) CSNT 195 CSNT 280 1140/60 1140/60 CSMS 1125/40; 166; CSNT 1180/98 312 CSNT 119 1140/60 CSNT 288 1153/91 CSNT 288 1153/91 RD, TBRS, Meloni 1995, Pax 1388 RD, TBRS, Meloni 1995, Pax 1388 RD, TBRS, Meloni 1995, Pax 1388 RD, TBRS, Meloni 1995 1342- 1388 Me 2008 1445 2008 1445 C.XI.9 1342- 1388 * 1342- 1388 * 1342- 1358 Me RD, TBRS, 1342- 1388 Meloni 1995, Pax 1388 Meloni 1971 1353-1388 171; Pax (ultima) 1388 C.XI.9 * CDS XV 1412; XV; 1445; 1440 D’arienzo 1977 102; Me 2008 C.XI.9; CSP 124 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 189 Insediamento XI Tipo Fonte Melbo Villa Querqueto Villa Ruta Villa S. Maria Bubalis de Chiesa cassinese S. Maria Soralbo de Chiesa cassinese XII Datazione Fonte XIII Datazione Fonte Datazione XIV Fonte CSPS 297 CDS XI VI 1073/92 CSPS 349 1153/91 RD, Meloni 1349-1358 1995 CSMS 64 1125/40 RD, TBRS, 1342- 1358 Meloni 1995 Datazione CDS XII 1119-1159 XXXVI; CDS XII LXVI CDS XI VI Me 2008 C.XI.9 1445 1064 1064 CDS Sanna 2003 1208- 1216 121; CDS XIII, XXXIII Sanna 2003 1208- 1216 Conde 2005 121; CDS 282; XIII XXXIII D’arienzo 1970 634; D’arienzo 1970 691 S. Helisei [de Chiesa Montesancto] cassinese CDS XII 1119-1159 XXXVI; CDS XII LXVI Sanna 2003 1208- 1216 121- CDS XIII XXXIII Sancti Michaelis Vanari CDS XII 1125-1187 XXXVII; CSD XII CXII CDS XIII 1209-1227 XVIII; CDS XIII LXXXIII Chiesa in camaldolese Fonte RD, TBRS, 1342- 1358 Meloni 1349 XII 1119-1159 XXXVI; CDS XII LXVI S. Elias de Chiesa Moncte Sancto cassinese Datazione XV 1331 (sede di possibile fortificazio ne doriana o aragonese) - 1359 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 190 Insediamento XI Tipo Fonte Sancti Laurentii Vanari Chiesa in camaldolese Priorato Seve di Priorato vallombrosano Sorres Sede diocesano di Bastida bastida Sorres XII Datazione Fonte XIII Datazione CDS XII 1125-1187 XXXVII; CSD XII CXII * Fonte Datazione XIV Fonte Datazione Fonte Datazione CDS XIII 1209-1227 XVIII; CDS XIII LXXXIII CSPS 395; 1200/51 CSPS 409 RD; Soddu 1342; 1359 2013 69 * Casula 1970 1333207; TBRS 1336/52 Castellaccio 2007 294; Casula 1970 257 * 1333 CSP 205 1482 Sanctu Anthoni Chiesa de Thaylos diocesana (beneficio) CSP 253 1449 Sancta Victoria Chiesa de Thailo diocesana (beneficio) Seve Villa CSP 219 Villanova Montesanto Saltu de rennu Villa CSPS 257 XV 1147/53 Bofarull Carembulu de Rettoria Monte Siquitu TBRS Taylos Meloni 1995 Villa 1440/50 (beneficio disfatto) 1358 1336/52 1349-1358 CSP 254 1449 (vida disfata) Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 191 Insediamento XI Tipo Fonte XII Datazione Fonte XIII Datazione Fonte Datazione XIV Fonte Datazione XV Fonte Datazione ARDAR Ardara Palatium Castrum Villa/borgo * * * Meloni 1349-1388 1995, Pax 1388 D’arienzo 1416; 1439 1977 102; Me 2008 C.VI.18 OPPIA Mores Villa Ittireddu Villa CSPS 437 1240-50 Cortinas Isir Iosso N.P. Villa CSNT 309 1153/91 1240-50 Lachesos Villa Mendules Villa CSPS 437 CSPS 303 1073/92 CSNT 164; 1140/47CSNT 300 1153/91 RD, TBRS, 1342- 1388 * Meloni 1995, Pax 1388 RD, TBRS, 1342- 1388 Me 2008 Meloni C.V.4 1995, Pax 1388 1446 RD, TBRS, 1342- 1358 Meloni 1995 RD, TBRS, 1342- 1388 * Meloni 1995, Pax 1388 RD, Meloni 1346- 1358 CSP 254; 1449 (vida 1995 CSP 197 disfata); 1480 (territorio) Oppia Chiesa Querqueto Villa CSNT 211 1140/60 (sede di Previteru) RD, TBRS 1336/521358 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 192 Insediamento XI Tipo Fonte XII Datazione Fonte XIII Datazione Fonte Datazione XIV Fonte XV Datazione S. Paolo Nula Todorache RD di Priorato Villa S. Salvatore di Chiesa vittoria Villa Vetere Domo de Villa Domo Vetere Fonte CSP 175 S. Johanne de Chiesa Mores CSNT 298 1153/91 CSNT 115 1130/40 CSNT 115 1130/40 CSNT 160 1153/60 Datazione XV 1346- 1347 RD, TBRS, 1342- 1388 * Meloni 1995, Pax 1388 COSTA DE VALLES Bonorva Villa Rebeccu Villa Semestene Villa Abriu Villa Campo de Loco Villa Coniato Frabicas Villa Saltus CSNT 27; 111//3/27CSNT 290; 1170/78; CSNT 306 1153/91 CSPS 365 1170/91 CSNT 228; 1140/60CSNT 305 1153/91 CSNT 79 1113/27 CSNT 79 Conde 2005 1331- 1358 D’arienzo 275; RD, 1977 211 TBRS, Pax 1388 D’arienzo 1353- 1388 D’arienzo 1970; RD, 1977 211 Pax 1388 1421 1342- 1388 D’arienzo 1421 RD,TBRS, Pax 1388 CSPS 394 1198/1218 Zichi 1975 92-93 1421 1977 211 1313 RD, TBRS 1346- 1358 RD, TBRS 1342- 1358 1113/27 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 193 Insediamento XI Tipo Fonte S. Nicola Trullas di Priorato camaldolese XII Datazione Fonte CDX XVII XII XIII Datazione Fonte Datazione Fonte 1113 CDS XIII 1209-1227 RD CSNT 135; 1134CSNT 302; 1153/91 CSNT 308 Chiesa camaldolese CSNT 89; Zanetti 1974 XII; CSNT 136; CSNT 144 Zanetti 1974 XII 11341130/40; 1140/60 CSNT 245 1153/60 Domestica de Domestica Terra de Maria CSNT 56 1113/27 Terchiddo CSMS 146; 1125/40CSNT 308 1153/91 Sancta Maria Chiesa de camaldolese Saganza/Sansa Domestica de Domestica Trullas Villa Villa Valles dos Rettoria Datazione 1342- 1346 Fonte Datazione CSP 360 1134 RD,TBRS, Pax 1388 1342- 1388 D’arienzo 1421 1977 211 * Villa Nova de Villa Sancto Simeoni Valles XV XVIII; CDS XIII LXXXIII Chiesa camaldolese S. Petru de Balles[Arkenno r?] S. Petrus in Monticleta XIV CSNT 144; 1140/60CSNT 228; 1153/91 CSPS 313 RD,TBRS RD 1342- 1358 1358 CAPUTABBAS Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 194 Insediamento XI Tipo Fonte Bessude Cheremule Cossoine Giave Thiesi Villa Datazione 1130/53 Villa Villa Villa Mogoro Villa Villa Beneficio (1448) XIII Datazione Fonte Datazione CSPS 96 1113/271140/601147 1113/271125/401153/91 1072/82 CSNT 117 CSPS 305 1147/53 1130/53 1125/40 Fonte XV Datazione Fonte Datazione 2008 1342- 1388 Me 1436 C.X.1 1342- 1388 Me 2008 1436 2008 1436 2008 1436 2008 1436 C.X.1 1343- 1388 Me C.XI.8 1331- 1388 Me C.XI.8 1349- 1388 Me C.X.1 RD, TBRS, 1342- 1358 Meloni 1995 CSPS 417 CSMS 191 XIV RD, TBRS, Meloni 1995, Pax 1388 RD, TBRS, Meloni 1995, Pax 1388 RD, TBRS, Meloni 1995, Pax 1388 Conde 2005 274; RD, TBRS, Meloni 1995, Pax 1388 RD, Meloni 1995, Pax 1388 CSNT 122; 1140/60CSNT 218 1153/60 Villa Villa Fonte CSNT 17; CSNT 143; CSNT 179; CSPS 293 CSNT 46; CSMS 157; CSNT 298 Villa Bonorçoli Ibili Nigor CSPS 291 XII 416, 1218/29 RD, Meloni 1349- 1358 Me 2008 1436 1995 C.X.4; CSP (saltus): 108; CSP 1440 251 (rectoria); RD, TBRS 13421336/1352 CSP 228 1449 (villa) 1448 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 195 Insediamento XI Tipo Fonte Nurighe Mulino Puthu Passaris Villa XII Datazione Fonte XIII Datazione CSPS 96 1072/82 S. Giorgi COssoine de Chiesa vallombrosana * S. Maria Scala de Chiesa camaldolese CDS XXVI S. Elena di Domo Sabren S. Quirico di Domo Sauren Silanos N.P. Sustan Villa Uras Campulongu N.P. Villa Fonte Datazione Fonte Datazione CSNT 17; 1113/27CSNT 269; 1140/60: CSPS 310 1153/91 CSNT 145; 1140/60 CSNT 245 Villa Datazione XV Me 2008 1436 C.X.4 Domo de Puçu Domo Passaris Roccaforte Castrum sive fortalicium Safren Fonte XIV Conde 2005 273; Conde 2005 306; D’arienzo 1970 387 CSPS 96 XII 1119 CSPS 305 1130/53 * CSPS 308 1130/53 * * 1072/82 CSNT 46 1331 (in costruzione )-1332 (quasi terminato)1353 CSPS 305 1113/27 1130/53 CSPS 294 1130/54 CSPS 305; 1130/63CSNT 300; 1153/91CSPS 284 1191/98 RD, Meloni 1342- 1349 1995 RD, 1995 1342- 1358 CSP 341 1349, TBRS 1447 (rectoria) RD, Meloni 1342- 1349 1995, TBRS Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 196 Insediamento XI Tipo Fonte XII Datazione Fonte XIII Datazione Fonte Datazione XIV Fonte XV Datazione Fonte Datazione INCERTI Arseran Cargeco Seromanca RD Rettoria Rettoria Rettoria RD TBRS 1358 1358 1336/52 Tab. 6.6. Quadro sinottico e cronologico degli insediamenti censiti nella Diocesi di Sorres dal XI al XV secolo. Per datazione si intende prima e ultima nel corso del secolo. L’asterisco (“*”) indica che l’esistenza di numerose fonti sull’insediamento, per le quali cfr. i paragrafi dedicati nel Cap.7. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 197 Graf. 6.3. Tipologie insediative nelle varie curatorie per secolo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 198 Un'ultima serie di considerazioni riguarda gli insediamenti religiosi, definizione che nell'area in corso di studio interessa un ampio ventaglio di tipologie; vediamo presenti la sede diocesana di Sorres, priorati camaldolesi e vittorini, chiese cassinesi e camaldolesi, un probabile priorato ospedaliero e chiese di varia natura per tutto l'arco del medioevo, a partire dal documento più antico conosciuto del Giudicato di Torres del 1065 1. Anzi il fatto che le primi donazioni giudicali ai monaci cassinesi riguardino quest’area, molto prossima alla reggia giudicale di Ardara, è stato interpretato come una scelta di vicinanza e controllo alla famiglia regnante2. Tutte queste istituzioni, pur non essendo sempre (nei casi ad esempio delle chiese, talora poste in contesto urbano) degli insediamenti propriamente detti (anche se in assenza di indagini archeologiche puntuali è difficoltoso proporre delle interpretazioni attendibili), esercitavano un peso notevole nella gestione delle terre e di varie domos, tramite il lavoro di servi ed affittuari, secondo dinamiche che non è facile indagare, per la carenza di fonti, ma sicuramente intricate e mutevoli, con notevoli ripercussioni sull'assetto insediativo. In tale quadro, in confronto ad altre diocesi contermini (Bisarcio, Anglona, Ploaghe) si possono notare delle differenze notevoli. Innanzitutto nella diocesi di Sorres è presente un solo monastero, il priorato camaldolese di S. Nicola di Trullas, dotato di un notevole patrimonio fondiario; nell’attuale territorio comunale di Banari era ubicato il priorato vallombrosano di S. Maria di Sea, che tuttavia era pertinenza della diocesi plovacense. In compenso nel territorio erano ubicate un gran numero di proprietà (chiese, domos, saltos etc.) di enti monastici di differenti congregazioni ubicati altrove: i cassinesi possedevano 5 chiese, i camaldolesi 3 (oltre il priorato di Trullas con almeno 3 chiese), i vallombrosani 1 così come i vittorini di S. Nicola di Butule, la cui unica pertinenza nota era la chiesa di San Salvatore di Villa Vetere (Mores). Anche il monastero benedettino femminile di S. Pietro di 1 2 CDS, sec. XI, doc. VI. STRINNA 2009, pp.12-13. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 199 SIlki, aveva vastissime proprietà nelle curatorie di Meilogu e Caputabbas, documentate dal suo Condaghe. Fig. 6.3. Insediamenti del periodo giudicale. Fig. 6.4. Enti religiosi nel Meilogu giudicale. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 200 6.3 Prima del collasso? Uno sguardo al ventennio 1340-1360. I documenti di cui disponiamo non permettono di approntare elenchi sincronici particolareggiati se non a partire dalla metà del XIV secolo. Infatti per l’arco di tempo compreso fra il 1341 e il 1388 siamo in possesso di una serie di fonti documentarie1, differenti per ente di emanazione e tipologia (amministrativi, diplomatici), grazie alle quali è possibile costruire grafici e cartografie tematiche. Innanzitutto è possibile fornire dei dati sul numero degli insediamenti attestati nella diocesi di Sorres nel cinquantennio che va dal 1342 al 1388, sinotticamente e in anni singoli (Tab.6.7). All'interno del territorio precedentemente compreso nelle curatorie di Ardar, Meilogu, Cabuabbas, Campulongu e Costa de Addes, divenuti poi possedimenti dei Doria o del Giudicato di Arborea (Costa de Addes), sono attestati complessivamente 40 insediamenti, dei quali 21 furono abbandonati nel corso del Trecento e 16 giungono fino ad oggi, con una percentuale di abbandoni del 57% al 1500, che aumenta al 65% in età postmedievale fino ad oggi. Bisogna inoltre considerare al proposito vari abbandoni e rifondazioni attestati nella tradizione storiografica e orale di vari centri (Bessude, Cossoine etc), nonché la fondazione di Villanova Montesanto alla fine del XV secolo, che non figura nel nostro computo come San Simeone, presso Bonorva, di cui pure altri fonti documentali attestano fondazione e abbandono nella seconda metà del Trecento2. Un'analisi che interessa invece il possibile sviluppo demografico/economico degli insediamenti è quello che collega appunto l'entitò dei versamenti dovuti alla Santa Sede (calcolati in denari di alfonsini minuti) alla consistenza demografica. Attraverso la visualizzazione di istogrammi è possibile cogliere sinotticamente alcune tendenze. Nel graf. 6.5 sono rappresentati gli 1 Rationes decimarum (SELLA 1945), Taxationis Benefficciorum Regni Sardiniae (DERIU- CHESSA 2008), elenco dei villaggi proprietà dei Doria (MELONI 1995), Pace del 1388 (CDS sec. XIV, CL, MUREDDU 2003/04, CARIA 2003/04). 2 ARMANGUÈ ET ALII 2003: vol. II, p. 101. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 201 insediamenti, suddivisi per centri a continuità di vita e abbandonati. E' immediatamente percettibile le minori quote e quantità dei pagamenti degli insediamenti poi abbandonati entro il XIV secolo, quasi a sottolineare uno stato di crisi incipiente. Questo fenomeno appare ancora più icasticamente nel graf. 6.6, nei quali sono stati confrontati solo la prima (1342) e l'ultima (1357-58) rilevazione fiscale; numerosi insediamenti presenti nel 1342 non pagano più le decime nel 135758, fra i quali alcuni che avranno poi continuità di vita, come Bessude, Bonorva, Cossoine e Semestene, probabilmente in un periodo di crisi (di Bonorva sappiamo che era stato distrutto all'inizio degli anni Cinquanta insieme a Rebeccu). Compaiono nel 1358 anche dei centri a continuità di vita non precedentemente attestati (Rebeccu, Thiesi) che avranno nel periodo successivo un notevole sviluppo demografico. In conclusione di questo discorso si può affermare che sicuramente la seconda metà del XIV secolo fu il periodo nel quale l’insediamento della diocesi sorrense soffrì la maggiore crisi insediativa, con il maggior numero di abbandoni (22 villas, 2 castelli). Se tuttavia allarghiamo il ventaglio cronologico e ragioniamo su tutte le tipologie insediative possiamo notare che, con tutte le limitazioni imposte dalle lacune presenti nella documentazione scritta, è possibile forse cogliere un movimento di lunga durata che porta ad un fortissimo accentramento e rarefazione degli abitati. Questa lungo processo 1, dopo un primo assestamento nel XII secolo, sembra conoscere l’acme fra il Trecento e Quattrocento, periodo durante il quale sono spopolati 39 centri, ma continua in maniera costante nei secoli successivi. In epoca postmedievale infatti assistiamo a pochi abbandoni, che vanno a colpire centri di scarsa, e decrescente, consistenza demografica (Todorache, Villanova Montesanto, Terchiddo, Lachesos) in momenti ben circostanziati, 1 Sul tema vd. MARRAS c.d.s. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 202 ovvero la crisi della seconda metò del Seicento, con le pestilenze del 1652, e il primo decennio dell’Ottocento, fino al recente spopolamento di Rebeccu. Graf. 6.4. Abbandoni del Meilogu fra XI e XX secolo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 203 Insediamento RD 1342 RD 1343 Meilogu Banari * Bonnanaro * Borutta * Siligo * Torralba * La Capula Malbo/Nieddu * Querqueto Ruta * Sorres Taylos Totali 7 Totale Insediamenti 11 Ardar/Oppia Ardara Mores * Ittireddu * Issir Josso * Lachesos * Mendulas Querqueto * S. Paolo Nula Todorache * Totali 6 Totale Insediamenti 9 Costa de Addes Bonorva Rebeccu Semestene * Campo de Loco Coniato * S. Nicola di * Trullas Terchiddo * Valles * Valles dos Totali 5 Totale Insediamenti 9 Cabuabbas e Campulongu Bessude * Cheremule * Cossoine Giave * Thiesi Ibili * Mogoro Nigor * Safren * Sustan * Campulongu * Totali 8 Totale Insediamenti 11 Totali 26 Totale Insediamenti 40 RD 1346 RD 1347 * * * * * * * RD 1348 * 0 5 3 * 0 * * * * * * * * 8 0 Meloni 1349 RD 1358 TBRS Pax 1388 * * * * * * * * ??? * * ??? * * * * * * * * * 9 RD 1357 * * 0 * * * * * * * * * * ??? * * * 7 8 * * * * * * * * * * * 3 0 * 7 0 * 6 * 6 * 5 * * * * * * * * * * * * * 5 * * * * * * * * * * * 5 * * * 6 4 * * * * * * * * * * 0 5 2 * * * * * * * 0 0 0 * * * * * * * * * * * * * * * * * * 3 6 2 0 * * * 10 3 24 10 0 26 * 0 6 0 24 * * 8 28 5 19 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 204 Tab. 6.7. Sinossi degli insediamenti documentati a metà del XIV secolo. Fonti: RD (SELLA 1945), Meloni 1349 (Meloni 1995), TBRS (CHESSA.- DERIU 2008, pp.80-83, datazione 1336-52, LIVI 2014, p.20), Pax 1388 (CARIA 2003/2004, pp.63-65, MUREDDU 2003/04, pp.95-96). All'interno delle singole curatorie sono compilati in ordine alfabetico dapprima gli insediamenti a continuità di vita, secondo la loro grafia attuale, quindi, in corsivo, quelli abbandonati. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 205 Graf. 6.4 . Diocesi di Sorres, pagamenti delle decime dal 1342 al 1358; a partire da Banari i villaggi sopravvissuti fino alla fine del medioevo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 206 Graf.6.5. Diocesi di Sorres, pagamenti delle decime nel 1342 e nel 1358; a partire da Banari i villaggi sopravvissuti fino alla fine del medioevo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 207 CAPITOLO 7 LE RICOGNIZIONI ARCHEOLOGICHE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 208 7.1 Curatoria del Meilogu 7.1 La curatoria del Meilogu: comune di Banari L’insediamento di Banari1 è noto nelle fonti scritte dalla metà del XII secolo. In una scheda del Condaghe di San Nicola di Trullas databile tra il 1164 e il 1160 2, nel contesto di un Kertu per una vigna tra il monastero camaldolese da una lato e Simione de Plaza fra i testimoni viene citata “…tota corona, in sa villa de Vanari…”. Banari ha già dunque assunto la fisionomia di insediamento pubblico. In realtà il toponimo è già attestato, nella variante Vanari, dal 1125, data alla quale le due chiese di San Michele e San Lorenzo in Vanari fanno parte dei possedimenti confermati ai camaldolesi, presumibilmente all’abbazia di Saccargia 3, in Sardegna da Papa Onorio II4. Le due chiese continuano a far parte delle proprietà camaldolesi almeno fino alla metà del XIII secolo, quando le fonti sul tema diradano5; l’ultima citazione del 1513, quando S. Lorenzo è aggregato da Papa Keone X a S. Mamiliano di Montecristo6. La presenza di due chiese benedettine ha fatto supporre l’esistenza di due nuclei demici gemelli, ravvisabili oggi nella distinzione delle zone, e delle fontane, “de subra” (S. Michele) e “de josso” (S. Lorenzo) 7. Per quanto riguarda la villa le attestazioni non conoscono invece soluzione di continuità fino ad oggi. La rettoria omonima appare numerose volte nei registri dei pagamenti delle decime ecclesiastiche. Nel 1349 il centro di Vanare, proprietà di Dayan Doria, ha 40 homens che pagano il Dada e 70 alfonsini minuti di Salt8. Banari non appare invece nella pace del 1388 fra la Corona d’Aragona e il Giudicato di Arborea all’interno della contrate d.Ardar et de Meyulogu a meno che non vada identificato con il centro di cui non compare il nome9. 1 SODDU 2013. DERIU- CHESSA 2011, p.47, nn°12-13. CSNT 195. 3 SODDU 2013, p.21. 4 CDS XII XXXVII 5 CDS XII XXXVII; CXII. CDS XIII XVIII; LXXXIII. 6 SODDU 2013, p.32, n°227 SODDU 2013, p.23. 8 MELONI 1995. 9 SODDU 2013, pp.37-8. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 209 Fonte Data Toponimo Rettore SELLA 1945, 148 SELLA 1945, 147 SELLA 1945, 793 SELLA 1945, 1309 SELLA 1945, 2555 4/5/1342 20/9/1342 2/12/1342 8/2/1346 22/5/1346 (?) 13/8/1346 13/11/1346 1336- 522 Bannari? Bannari Vannari Vannari Vannari Quirico Sanna Quirico Sanna Philippo Quirico Sautra Entità pagamento 2 libbre e 14 soldi 4 libbre e 16 soldi 2 libbre e 15 soldi 1 libbra 4 libbre, 14 soldi e 9 denari 4 libbre 1 libbra e 15 soldi 25 libbre (beneficio tassabile) SELLA 1945, 1697 Vannari Quirico Sanna SELLA 1945, 2043 Vannari Quirico Sanna ACA, Real Patrimonio, Mumavi reg.2100, quint. Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae, ff. ff.16v-171 SELLA 1945, 2716 23/1/1358 Bannari 1 libbra SELLA 1945, 2732 23/1/1358 Uanay 2 libbre e 10 soldi Tab. 7.1. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Banari nel XIV secolo. L’unità di pagamento sono gli Alfonsini minuti. 7.2 La curatoria del Meilogu: comune di Siligo Il centro abitato di Siligo3 compare nelle fonti scritte nel XII secolo, quando in una donazione al priorato camaldolese di San Nicola di Trullas (1180-98)4 compare fra i testimoni il “…prebiteru Gunnari Arbarakkesu, su de Siloke …”. Un altro personaggio originario della villa è Juan de Siloque, servo donato al Monastero vallombrosano di San Michele di Salvennor insieme alla domo de Puzu Major fra il 1125 e il 11405, nella quale compare anche Gosantin de Querquetu. Nei secoli successivi la presenza di Siligo nelle fonti è costante; a metà del XIV secolo appare numerose volte nelle decime ecclesiastiche (Tab.). Nel documento che elenca le proprietà dei Doria nel Meilogu, databile fra il 1349 e il 1350, è parte dei possedimenti di Dayan Doria e conta 70 homens che pagano il Dada6. Siligo non appare invece nella pace del 1388 fra la Corona d’Aragona e il Giudicato di Arborea all’interno della contrate d.Ardar et de Meyulogu a meno che non vada identificato con il centro di cui non compare il nome o che sia compreso all’interno del Loci de Capula7. 1 CHESSA - DERIU 2008, pp.80-3. LIVI 2014, p.20. 3 MANCA 2003. DERIU- CHESSA 2011, p.47, nn°14-17. 4 CSNT 312 5 CSMS 166. 6 MELONI 1995. 7 SODDU 2013, pp.37-8. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 210 Fonte Data Toponimo Rettore SELLA 1945, 115 SELLA 1945, 113 4/5/1342 3/7/1342 Siloque? Siloque Irsocho Pinna SELLA 1945, 114 17/8/1342 Siloque? SELLA 1945, 792 SELLA 1945, 1310 2/12/1342 9/2/1346 Siloque Siloque SELLA 1945, 1429 Siloque Silogue Arsoco 18 soldi SELLA 1945, 2017 SELLA 1945, 2558 2/7/1346 (?) 4/7/1346 (?) 31/10/1346 5/6/1347 Yzocoro Pinna Arsoco Pinna Siloge Siloque Arsoco Pinna Ysoco Pinna SELLA 1945, 2554 1347? Siloque Isoco Pinna ACA, Real Patrimonio, reg.2100, quint. Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae, ff. ff.16v-171 SELLA 1945, 2737 SELLA 1945, 2723 1336- 522 Dilocho 14 soldi 3 libbre, 1 soldo e 8 denari 4 libbre, 2 soldi e 9 denari 14 libbre (beneficio tassabile) 23/1/1358 23/1/1358 Sologe Silogue et Querqueto SELLA 1945, 2476 Entità pagamento 9 soldi 1 libbra, 8 soldi e 9 denari 2 libbre, 6 soldi e 3 denari 3 libbre e 15 soldi 2 libbre e 2 soldi 14 libbre 1 libbra 3 libbre e 8 soldi Tab. 7.2. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Siligo nel XIV secolo. L’unità di pagamento sono gli Alfonsini minuti. Arsoco/Isocor Pinna è definito come canonico et rectore nelle schede SELLA 1945, 1429, 2476. Nella prima metà del Quattrocento la storia di Siligo s’intreccia con quella del vicino centro di Querquedo3. Tale centro è forse conosciuto nelle fonti scritte dall’epoca giudicale: non è certo che la “padule de Kerketu” citata4 durante i regni di Mariano I (1073-92) e Barisone II (1153-91) di Torres si riferisca al centro in esame, sebbene delle aree paludose siano storicamente conosciute nel territorio comunale di Siligo (Paules, verso Ardara e Campu Lazzari verso Ploaghe) e sebbene la presenza del Giudice che vi tiene corona potrebbe ben essere inquadrata nei pressi di Ardara. Il profilo di questo centro è maggiormente a fuoco nel XIV secolo, quando appare costantemente nelle attestazioni delle decime ecclesiastiche, seppure insieme a 1 CHESSA - DERIU 2008, pp.80-3. LIVI 2014, p.20. 3 DERIU- CHESSA 2011, p.47, n°14. 4 CSPS 297, 349. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 211 insediamenti maggiori, Bonnanaro nel 13421 e Siligo nel 13582, ragion per cui non è possibile ipotizzare la consistenza economica, neanche in rapporto ai villaggi vicini. Nel documento che elenca le proprietà dei Doria nel Meilogu, databile fra il 1349 e il 1350, è parte dei possedimenti di Dayan Doria e conta 35 homens che pagano il Dada e 35 alfonsini minuti di Salt3, con una consistenza demografica simile a quelli di insediamenti che scompariranno in breve tempo (Ruda, Mendules, Safren etc.) o che sopravvivranno (Banari, Borutta). Querquedo non appare fra i centri che firmano la pace del 1388, come neanche SIligo, ma è possibile che i due villaggi siano compresi nel “loco de Capula”. Nella prima metà del XV secolo Querquedo è attestano in numerosi documenti. Nel 1445 è infeudato a Serafino de Montanyans insieme a Capola, Siligo e Banari4. Nelle fonti è nominata anche la chiesa di Sancti Nicolai de Cherceto5, parrocchiale vacante nel 1440 e rivendicata dal Vescovo di Sorres 6, che nel 14807, 14828 e 14859 prende il titolo di “de Siloghe”: era ubicata nell’attuale Piazza Borgo S. Nicolò 10 e ancora attiva nel 159611 e 175612, nel 1858 ne rimanevano poche tracce13. Poiché nello stesso periodo Siligo (1440) è invece citato in relazione ad una chiesa di S. Maria14, sua parrocchiale vacante15, nominata anche come S. Maria de Bangios (1456)16, posizionata a valle dello stesso centro presso l’odierno cimitero 17 (ancora attiva e rurale nel 175618, segnalata N.S degli Angeli nelle frazioni catastali ottocentesche19); presso la chiesa nel 1596 è attestato un camposanto, così come presso 1 SELLA 1945, 128; 129. SELLA 1945, 2723. 3 MELONI 1995. 4 ME 2008 C.XI.9 5 SCANO 1945, Vol. II, pp, 59-61. 6 ZICHI 1975. 7 CSP 195. 8 CSP 205. 9 CSP 103. 10 MANCA 2003, p.104; CANU 2003, p.122, 11 PINNA 2000, p.43. 12 http://storiaegossip.blog.tiscali.it/category/pillole-di-storia-e-gossip/le-chiese/le-chise-di-siligo-nel1756/?doing_wp_cron 13 MANCA 2003, p.104 14 SCANO 1945, Vol. II, pp, 59-61 15 ZICHI 1975. 16 CSP 88. 17 MANCA 2003, p.104 18 http://storiaegossip.blog.tiscali.it/category/pillole-di-storia-e-gossip/le-chiese/le-chise-di-siligo-nel1756/?doing_wp_cron 19 Archivio Cessato Catasto, Comune di Siligo, Frazione I. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 212 l’attuale parrocchiale di Santa Vittoria1. Alcuni studiosi hanno ipotizzato un processo di fusione dei due centri nella sede dell’antico Querqueto, ma con il nome di Siligo, forse più grande e potente, compiutosi nel terzo quarto del XV secolo2. 7.2.1 S. Maria di Mesumundu (Siligo- SS). 7.2.1.1 Storia degli studi La chiesa di S. Maria di Mesumundu è da lungo tempo al centro dell’attenzione degli studiosi sardi3 sia per quanto concerne le fonti scritte che la sua struttura materiale. La maggior parte degli storici4 tende infatti ad identificarla con la S. Maria di Bubalis donata dal Giudice Barisone I ai benedettini di Montecassino nel 1065 insieme a S. Elia di Monte Santo. Tale ipotesi si basa sulla vicinanza dei due edifici, sulla toponomastica (che riporta nelle vicinanze il toponimo Pubulos) e sulla tradizione storiografica inaugurata nell’Ottocento dal canonico Spano 5, il quale ricordava come un edificio addossato alla chiesa fosse chiamati alla sua epoca domos de benedectinos [trad. “case dei benedettini”]. Una corrente minoritaria emersa negli ultimi decenni identifica al contrario S. Maria di Bubalis, citata solo nel 1065, con l’abbazia di S. Maria di Tergu, attestata a partire dal 1122, che nel 1065 avrebbe preso la titolatura dal vicino villaggio di Bu(b)alis. Inoltre il Deriu ricorda che nei documenti finora noti la chiesa presenta sempre il titolo di S. Maria/ Virgen de Mesumundu6. Numerose sono state anche le discussioni sulle strutture architettoniche7 del sito, in cui sono attualmente visibili la chiesa a pianta circolare e quattro cappelle laterali, numerosi ambienti solitamente attribuiti ad un impianto termale di epoca romana e le arcate di un acquedotto (che nel 1857 era denominato turrione) diretto verso sud-est. Un dato importante da mettere subito in evidenza è che non disponiamo ad oggi di un quadro definito di cronologia e intensità degli interventi di restauro e scavo cui sono state 1 PINNA 2000, p. 115. MANCA 2003, p.104. DERIU- CHESSA 2011, p.47, n°14. 3 DERIU- CHESSA 2011, p.47, n°15. 4 SABA 1927; CORONEO 1993 e in generale tutti coloro che sono intervenuti al convegno “Monte Santo nel 950° anniversario dell’arrivo dei Benedettini”, tenutosi a Siligo il 11/4/2015. 5 SPANO 1857. 6 CHESSA 2002; DERIU- CHESSA 2011; LORIGA 2011. 7 Vd. sintesi in TEATINI 1996. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 213 sottoposte chiesa e terme1. La presenza di terme, collegate ad una vicina sorgente termale (denominata Abba de Bagnos, ovveto “acqua dei bagno”, o s’abba uddi, “l’acqua bollente”), era nota già nell’Ottocento2. Gli scavi di Guglielmo Maetzke nel 1964, dopo gli sterri non documentati effettuati durante il restauro del 19343, ebbero il merito di evidenziare da un lato numerose sepolture4 databili ad epoca tardo antica (VI-VII d.C.) con corredi riferibili ad un contesto sociale elevato e dall’altro che la chiesa non fu una trasformazione delle terme ma che venne costruita sopra le sue rovine delle terme, non riutilizzandone le strutture murarie5. Scavi non stratigrafici operati all’inizio degli anni 2000 misero in luce, non lontano dalla chiesa, una fornace verticale per la fabbricazione di laterizi, messa in relazione con gli abbondanti giacimenti d’argilla dell’area6. Sempre nello stesso intervento si registra il rinvenimento, di cui non si conosce l’esatta provenienza, di due frammenti di una cornice calcarea, pertinente ad una struttura templare7. Il sito era probabilmente legato alla strada A Karalibus Turrem, che passava a brevissima distanza, e aveva la funzione di mutatio o di mansio8 dotata di sorgenti, impianto termale e religiosa, con produzione di laterizi, la cui datazione è posta al IIIII d.C. sulla base della tecnica costruttiva 9. Una recente ipotesi vede invece nel corpo a pianta circolare una cappella, o un mausoleo, funeraria privata di epoca tardo antica, precedente l’arrivo dei bizantini, secondo alcuni confronti di ambito romano 10. La chiesa11 conosce almeno due fasi costruttive ben riconoscibili per tecniche e materiali di costruzione: alla prima sono relative il corpo cupolato centrale, a pianta circolare, e le cappelle meridionale e occidentale; nella seconda invece vennero costruiti, tagliando le strutture originarie, l’abside orientale e il corpo di fabbrica 1 Ibidem, pp. 124-5. SPANO 1857, pp. 166-7. 3 TEATINI 1996, p. 122. 4 BARBIERA.- DALLA ZUANNA 2007, p.25, tab. A1, citano la presenza di 47 inumati ripartiti secondo le seguenti scansioni di età: 0- 5 (9), 5- 19 (4), +19 (34). Gli inumati di sesso maschile erano 13, 11 femminile. 5 MAETZKE 1965. 6 TEATINI 2004, pp. 1288-90. 7 Ibidem, pp. 1290-4. 8 Vd. la relazione di Marco Milanese “Il sito di Mesumundu (Siligo, Sassari) e il problema delle mansiones in Sardegna” al convegno “Statio amoena: sostare e vivere lungo le strade romane tra antichità e alto medioevo”, tenutosi a Verona il 4-5 dicembre 2014. 9 TEATINI 2003, p. 83. 10 JOHNSON 2013, 2015. 11 Per le descrizioni vd. TEATINI 1996, pp.128 ss, TEATINI 2004, pp.1294-5.. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 214 rettangolare a nord, oltre che probabilmente il protiro ad ovest e l’ambiente a nordovest, poi eliminati dai restauri del 1934. La seconda fase è normalmente messa in relazione all’arrivo dei benedettini e quindi datata all’XI secolo. Maggiori dubbi si hanno invece per la fase più antica, datata fra V e VII d.C. (sulla base dei corredi sepolcrali1). Non esistono al momento negli studi notizie certe di rinvenimenti di epoca basso medievale nel sito, ascrivibili all’eventuale fase monastica; un unico elemento proviene da uno scavo del 1994, forse ai limiti orientali del campo dove si trova la chiesa, durante il quale negli strati superficiali vennero raccolti frammenti di maiolica e ceramica a vetrina pesante2. I recenti scavi (2012- 15) condotti sotto la direzione scientifica del prof. Milanese dell’Università di Sassari si pongono come obiettivo la valutazione dell’estensione del sito, superando dunque l’ottica monumento- centrica, e la conoscenza di tutte le sue fasi cronologiche. Fig. 7.1. Pianta e alzato della chiesa di Mesumundu nel 1857. Fonte: SPANO 1857, tav. D. 1 2 TEATINI 1996, p. 143. MAESTRI 1997. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 215 7.2.1.2 Topografia e archeologia S. Maria di Mesumundu si pone come case study privilegiato nella costruzione del processo epistemologico concernente la ricognizione archeologica grazie alla possibilità di un confronto stringente con i dati geografici, geomorfologici, geofisici e stratigrafici, il tutto allo scopo di costruire una modellistica interpretativa per i dati risultanti dalle ricognizioni intensive svolte anche negli altri siti. A tal fine in previsione della prima campagna di scavo nel sito di S. Maria di Mesumundu1 (Siligo- SS), che si svolse tra l’8 luglio il 3 agosto 20132, è stata svolta una ricognizione intensiva. Nelle particelle catastali poste ad ovest della chiesa 3 è stata perciò impostata una quadrettatura di 5 m per lato, al cui interno sono stati raccolti i frammenti ceramici e conteggiati i laterizi e gli elementi litici. È stata identificata nelle particelle 101 (UT MSN 101) e 102 (UT MSN 102) una notevole dispersione di ceramica di età medio- imperiale, in estremo stato di frammentazione, associata a pochi elementi litici e numerosi laterizi. Lo scavo stratigrafico condotto nel periodo 2013-15 ha mostrato come tali dispersioni non fossero spesso corrispondenti a strutture presenti nel sottosuolo (specialmente per quanto concerne l'area 2300) ma possano essere invece interpretate come il risultato di attività agricole che hanno intaccato e trascinato nel terreno deposizioni secondarie di reperti, individuate durante lo scavo come materiale residuale, ma prevalente dal punto di vista quantitativo, anche in strati databili al periodo giudicale e basso-medievale (aree 2100 e 2500). Da rimarcare inoltre, proprio per la possibilità di ricollegare la situazione in superficie a quella nel sottosuolo, come l'interro sia notevole nelle aree 2300 e 2500, e quindi la stratificazione databile genericamente al medioevo sia posta a 1 m e più di profondità. Questo fattore naturalmente condiziona pesantemente la leggibilità in superficie di tali contesti sepolti che difficilmente possono essere scalfiti dai lavori agricoli e quindi rinvenuti in ricognizione. 1 Per la chiesa e il sito archeologico cfr. MAETZKE 1965; PITTUI 2002, 2006; SPANO 1857, 1859; TEATINI 1996, 2003, 2004. 2 Scavo in concessione ministeriale al Comune di SIligo e Università di Sassari, sotto la direzione scientifica del prof. Marco Milanese. 3 La ricognizione intensiva nell'area a nord- est dell'edificio non è stata svolta perché sono stati appurati grossi lavori di sbancamento effettuati negli ultimi 15 anni. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 216 Fig. 7.2. Ricognizioni intensive (2013) nel sito di S. Maria di Mesumundu. Fig. 7.3. S. Maria di Mesumundu carta delle ricognizioni intensive. Fig. 7.4. La chiesa di S. Maria di Mesumundu vista da nord-ovest. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 217 Dopo questa ricognizione ad alta intensità ne sono state svolte altre nell'area posta nelle vicinanze delle aree oggetto di scavo e della chiesa. Nel 2014 l'indagine è stata allargata verso l'altipiano di Pianu s'aspru verso nord e a sud aldilà della SS Siligo- Ardara. Non è stato possibile tuttavia indagare tutti le particelle catastali perché inaccessibili. Nel campo a nord di quello dove si trova la chiesa è stata evidenziata una dispersione (UT MSN 2) di elementi laterizi (embrici) e ceramica (anforacei, sigillata chiara africana), specialmente vicino alla SV S'aspru; fra i frammenti ceramici sono state riconosciute delle forme di Lamboglia 2A e B, che ci riportano ad un orizzonte cronologico della seconda metà del II secolo. A nord del Rio Ruzu, in corrispondenza con il Nuraghe Curtu (di cui non si è potuta indagare l'area circostante perché inaccessibile) sono stati indagati alcuni terreni di piccola estensione, adibiti ad orto. La visibilità era ottima, in quanto il terreno, a matrice sabbiosa, era appena stato smosso1. Non si sono osservate delle concentrazioni di materiale litico, laterizio o ceramico, ma soltanto dei reperti sporadici (UT MSN 4), tra cui 1 frammento di maiolica arcaica pisana (XIV secolo) e alcuni coppi; è tuttavia possibile che lo stesso utilizzo ortivo dei terreni, con conseguenti lavorazioni molto superficiali e il possibile apporto di terra e di rifiuti per la concimazione non consentano una lettura completa e corretta del contesto. Proseguendo verso nord- est è stata indagata l'area denominata sa funtana e Santu Nenardu; la visibilità è nulla per la presenza di vegetazione erbacea molto coprente. E' stato individuato l'omonimo nuraghe monotorre (UT MSN 5), di cui sono visibili pochi filari in cima ad una collineta forse creata dallo stesso crollo della struttura. Intorno a questo sono invece visibili una pinnetta (ambiente circolare usato come ambiente di lavoro e ricovero temporaneo dagli allevatori) e tre grandi ambienti quadrangolari, non coperti, usati probabilmente come ricoveri per animali (probabilmente per gli agnelli e le pecore puerpere) che utilizzavano numeroso materiale edilizio di spoglio del nuraghe. Fonti orali invece posizionano la chiesa di S. Leonardo più ad ovest, nell'altipiano di Pianu s'aspru, a sud- ovest del Nuraghe Punta Molino, dove però la ricognizione, svolta in condizioni di visibilità nulla, non ha evidenziato alcuna emergenza. A sud della chiesa di S. Maria di Mesumundu sono state svolte delle ricognizioni a nord e a sud del Rio s'Istrampu. Nei terreni posto a nord del corso d'acqua il contesto e i 1 Le ricognizioni sono state svolte nel mese di maggio- giugno 2014. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 218 reperti (ceramiche di produzione albisolese di XIX secolo) rimandano all'uso ortivo dei campi. A sud del fiume, presso i resti dell'acquedotto romano la visibilità è scarsa ma si è potuta notare una dispersione (UT MSN 3) costante di elementi litici, laterizi e ceramica non diagnostica, unita ad una micromorfologia molto irregolare, possibili indizi di strutture sepolte. S. Maria di Mesumundu rappresenta dunque un importante sito pluristrificato dal periodo nuragico a quello bassomedievale. Già in epoca nuragica sono concentrate nell’area almeno tre torri nuragiche (Punta Molino, Santu Nenardu, Curtu), poste rispettivamente in sommità, sul versante e sul fondovalle. In epoca romana la statio o mansio di Mesumundu sembra rappresentare un central place, sebbene siano ancora largamente sconosciute cronologia, estensione e strutture materiali, fatta eccezione per le terme e l’acquedotto. Le stesse problematiche di lettura e perimetrazione proseguono anche per i successivi periodi alto e bassomedievale, nei quali la chiesa la S. Maria rappresenta un sicuro punto di riferimento. Nell’alto medioevo l’edificio rappresentò probabilmente la base di un gruppo familiare egemone sul territorio circostante, nel quale mancano tuttavia gli indizi di strutture insediative, a parte alcuni frammenti residuali di forum ware. Ceramiche rinvenute residuali nello scavo archeologiche o in ricognizione, così come alcune fasi della chiesa, rimandano chiaramente anche a frequentazioni di XIII-XIV secolo, poco leggibili tuttavia negli scavi. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 219 Fig. 7.5. S. Maria di Mesumundu, carta della visibilità. Fig. 7.6. S. Maria di Mesumundu, Carta delle Unità Topografiche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 220 7.2.2 S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa (Siligo) 7.2.2.1 Profilo storico Il profilo storico del villaggio di Villanova Montesanto1 pone numerose problematiche a causa delle varie fasi di frequentazione del sito, non del tutto chiare nei documenti scritti2. Il toponimo Uilla noua, assimibilabile foneticamente e semanticamente a quello di Villanova/Biddanoa3, appare per la prima volta in un arco di tempo compreso fra il 1147 e il 1153, all’interno di una scheda del Condaghe di San Pietro di Silky 4. Descrivendo il salto di Ostitthe uno dei limiti è il “saltu de rennu de Uilla noua”; poiché anche altri toponimi citati nell’atto (agitu de Gattu= sa pala e s’attu areste5; traginu de Funtana de Gavino Lollo=Funtana Mastru ‘Ainzu6; Strada Mastru Bainzu?7; badu de tThuccone=su Tuccone8) sono tuttora riconoscibili nell’area in esame è altamente possibile che il toponimo Villa noua corrisponda effettivamente al Biddanoa attuale. Tuttavia questa fonte storica pone una serie di problemi:  il toponimo Uilla noua non si riferisce ad un abitato ma ad un “saltu”, ovvero un territorio incolto9 destinato ad allevamento, caccia, legnatico etc.  il significato stesso del toponimo sembra richiamare un passato, rispetto al XII secolo, di centro abitato, forse riferibile ad un substrato linguistico e storico di periodo romano, così come accertato per esempio nel territorio dell’Anglona 10. L’analisi del toponimo riveste dunque un certo interesse in quanto, in riferimento alla suddetta fonte, alcuni storici hanno dedotto l’esistenza di un insediamento denominato Villanova in piena età giudicale11, altrimenti sconosciuto. I primi indizi per Villanoa sono invece da riportare alla seconda metà del XV secolo. Ancora nelle vendite dell’area da parte di Gilaberto Centelles ai successivi feudatari12 il 1 DERIU- CHESSA 2011, p.47, n°15. http://www.museobiddas.it/index.php/ct-menu-item-2/ct-menu-item-3/145-bidda-noa-siligo-ss. 3 In sardo “villaggio nuovo”. 4 CSPS 257. 5 IGM, CTR. 6 Toponimo ricordato da http://storiaegossip.blog.tiscali.it/2014/08/07/i-toponimi-nel-territorio/ 7 Catasto, F.26-27 8 IGM, CTR. 9 LIVI 2014, p.59, n°1. 10 MAXIA 2001, passim. 11 DERIU- CHESSA 2011, p.47, n°15. 12 ME 2008 C.XI.9. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 221 centro non è nominato. Nel 1482 è ricordato il curato “preideru Andria Corsser”1, nel 1505 “preideru Pedru Seque curadu de Villanoa”2. Il villaggio appare dunque come una nuova fondazione di periodo tardo medievale, probabilmente da ascrivere ad un’azione intrapresa dall’alto del feudatario. La storiografia tradizionale la considerava come diretta erede del centro di la Capula3, le cui ultime tracce nella documentazione scritta rimontano alla metà del XV secolo; Giovanni Deriu ritiene che forse fu eretta nel suo territorio, cosa che appare più probabile4, Analizzando i censimenti si può notare che nel 1583 la villa contava 32 fuochi 5, nel 1626 i fuochi erano 48, 16 più del precedente censimento6, nella seconda metà del 1627 Siligo, Villanova e Banari assommavano 2857. In questo momento il villaggio è probabilmente già in crisi: vengono riportati per il 1623 degli episodi di distruzione ad opera di banditi8. Dal 1655 non è più presente nei censimenti. Nel 1710, durante la cerimonia di presa di possesso del feudo (Marchesato di Sea) da parte di Giovanni Battista Forteza, viene visitata la villa despoblada, llamada Villa Nueba de Monte Santo … desecha y despoblada9. L’abbandono è probabilmente dovuto al forte impatto della crisi di metà Seicento su un centro già strutturalmente debole, così come successe per molti villaggi del Regno di Sardegna (Speluncas nell’Anglona, Todoraque presso Mores etc)10. La vita di Villanova Montesanto tuttavia non cessa definitivamente. Dopo la devoluzione del Marchesato di Cea al fisco regio nel 174011, il 16 marzo 1741 Giacomo Musso acquista le ville di Siligo e Banari al prezzo di 40.000 lire sarde, con il titolo di 1 CSP 205. CSP 273. 3 Si veda quanto diceva il VICO 2004, II, nel 1639: “…la Capula, que oi es Villanueva de Montesanto…”. 4 DERIU 1983/84, p.140. 5 ANATRA- PUGGIONI- SERRI 1997, p.110. 6 TORE 2000, p. 229. 7 CARTA 2000, vol. I, p.232. 8 LODDO CANEPA 1931, o.679. 9 http://storiaegossip.blog.tiscali.it/2014/07/19/i-fortesa/- A.S.C. – Regio Demanio Feudi – Corda 20. 10 Sul tema.vd. MANCONI 1994, pp.349 ss. 11 DERIU 1983/84, p.139, che cita un documento dell’Archivio di Stato di Cagliari (H-59, ff.113-14v); http://storiaegossip.blog.tiscali.it/2014/07/19/i-fortesa/. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 222 Conte di Villanova Montesanto1; la vendita viene tuttavia subordinata al ripopolamento della villa, spopolata da circa un secolo2. Il ripopolamento3 tuttavia si rivela di non facile esecuzione. Ancora nel 1744, nella presa di possesso del feudo da parte di Giacomo Antonio Maria Musso, si parla di villa destruhida y despopolada, sebbene all’interno delle sue case distrutte vengano raccolte delle sementi. Nello stesso anno un documento ci fornisce i limiti del territorio della nuova fondazione, che occupava la frazione sud-orientale dell’attuale territorio comunale di Siligo4. Nel 1767 si ha una franchigia del Conte su alcuni tributi a favore degli abitanti di Villanova Montesanto, evidentemente già abitata. Nel 1782 il villaggio risulta abitato ma ancora privo di autonomia e di un consiglio comunicativo. Un censimento non ufficiale, costruito con i dati forniti dai parroci nel 1795, ci rende noto che a quella data Villa Nuova Monte Santo contava 10 fuochi per un totale di 45 persone (20 uomini e 25 donne)5. Nel 1811 si parla ormai di case distrutte di Villanova Monte Santo fra le proprietà del nuovo conte Raimondo Francesco Carlo Musso 6 e dunque il centro è definitivamente abbandonato; in definitiva il suo ripopolamento, durato circa 50 anni, non è mai decollato anche a causa della forte opposizione dei cittadini dei vicini villaggi di Siligo e Banari e dei forti tributi da pagare, in particolare dopo che venne meno la suddetta franchigia. 7.2.2.2 Topografia e archeologia Il sito di San Vincenzo Ferrer 7 era già stato oggetto di ricognizioni intensive nel dicembre 20071 e nel luglio 20112. In occasione di alcune arature sono stati indagati per 1 DERIU 1983/84, p.139, che cita un documento dell’Archivio di Stato di Cagliari (H-59, ff.110-12v) http://storiaegossip.blog.tiscali.it/2014/07/19/i-fortesa/. La vendita è contenuta in A.S.C. – Segreteria di Stato e Guerra – Bilancio della Sardegna – 1740 – 1745, lo spopolamento di un secolo era presente nella memoria popolare e testimoniato da alcuni cittacini di Siligo nel 1744 (ASC – Regio Demanio Feudi – Contea di Villanova Montesanto – vol. 36 – foglio sparso 123)). 3 Su queste fasi si vedano i contributi di prossima uscita di Angela Simula (che ringrazio per avermeli forniti) in MILANESE c.d.s. e in MILANESE M. (a cura di), Villaggi postmedievali abbandonati, da cui provengono le notizie.. 4 ASC, Regio Demanio Feudi (1331 – sec. XIX) – Serie Feudi (1331-1861) corda 20, pubblicato in http://dorgodorio.blogspot.it/2014/06/siligo-scoperti-i-confini-dellantico.htm. 5 COSSU 2000, p.199, 235. 6 http://storiaegossip.blog.tiscali.it/2014/07/19/i-musso/ 7 http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_2864&curcol=sea_cd-AIAC_4555 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 223 la prima volta i terreni posti fra la chiesa di S. Vincenzo e il lavatoio comunale a nord delle aree 200 e 300. Il quadro emerso rispecchia quanto evidenziato nelle indagini già svolte: in superficie (UT VM 5) la presenza di elementi da costruzione (pietre e laterizi) è ridotta, nonostante l’aratura abbia raggiunto una profondità di 60-70 cm. Numerosi sono invece i reperti ceramici, specialmente nella fascia posta ad est del canale evidenziato nel 2011-12 con lo scavo nell'area 300, il cui proseguo è parzialmente leggibile sul suolo come anomalia morfologica e di crescita della vegetazione. Fra i reperti riconosciuti vi sono invetriate e ingobbiate di produzione oristanese, smaltate valenzane (con decorazione a blu e lustro), di Montelupo Fiorentino (decorazioni della famiglia italo- moresca monocroma), graffite pisane e savonesi. Il quadro sembra si possa attribuire a discariche relative alla vita di Villanova Montesanto (XV-XVII secolo), sconvolte e ri- depositate dalle frequenti arature in una superficie molto ampia, che non permettono di ricondurre la situazione di superficie ai contesti stratigrafici sepolti, come evidenziato dalle indagini stratigrafiche delle aree 200 e 300. Ragionando sui risultati delle analisi storiche, delle ricognizioni, delle prospezioni magnetometriche del 20103 e degli scavi del 2011/12 si deve quindi pensare ad un abitato dalle dimensioni molto ridotte e posto presumibilmente nella parte più elevata del sito (UT VM 6) e lungo la strada che conduce verso la chiesa di San Vincenzo Ferrer (UT VM 200), considerando che nel settore 4 dell’area 200 erano state messe in luce delle strutture abitative o di servizio. Lo stato attuale delle conoscenze non ci permette di comprendere se l’abitato rifondato nel XVIII secolo insistesse su quello abbandonato nel Seicento. Già le ricognizioni del 2007 avevano evidenziato reperti di epoche storiche precedenti: nell’UT VM 2 erano stati rinvenuti frammenti ceramici di epoca romana e nell’UT VM 100 di epoca protostorica; del sito protostorico (databile al bronzo finale- prima età del ferro fino alla piena età geometrica), di grande estensione, sono state rinvenute 1 Progetto di ricerca "Villaggi medievali nel territorio di Siligo", Direttore scientifico prof. M.Milanese, Responsabili sul campo L.Sanna, M.Cherchi (ricognizione), M.A. Demurtas (Rilievo), M. Lorenzini (Informatizzazione e GIS). Vd. MILANESE- SANNA- DEMURTAS- CHERCHI- LORENZINI 2008. 2 In preparazione della I campagna di scavo stratigrafico erano state svolte delle indagini ad altissima intensità nelle aree 200 (responsabilità di M.Cherchi e dello scrivente) e 300 (responsabilità di G. Padua ed E. Sias). 3 CERRI c.d.s. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 224 numerose strutture abitative, produttive e forse religiose (indicate soprattutto da manufatti legati alla sfera del sacro) in tutte le aree di scavo1. Fig. 7.7. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa, carta delle indagini. Fig. 7.8. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa, carta delle visibilità. 1 FOIS 2012/13, pp. 116, 134- 152. MILANESE- DEIANA- DERIU- FOIS 2013. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 225 Fig. 7.9. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa, carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.10. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa, panoramica dell'area indagata nel 2014, sullo sfondo la chiesa. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 226 7.2.3 S. Elia di Montesanto 7.2.3.1 Profilo storico La chiesa di S. Elia di Montesanto1 è, insieme a S. Maria di Bubalis, il primo luogo della Sardegna ad apparire nelle fonti scritte nel basso medioevo. Nel 1065 il Giudice di Torres Barisone2, insieme al nipote donno Mariano e a tutta la famiglia, concede “…basilica S. Mariae…de loco quo dicitur Bubalis. Deinde S. Elias de Monte santo con omnibus quae modo abent… tradimus illos monasterios nostros”3 al monastero di Monte Cassino e al suo abate Desiderio4. Entrambe le chiese sono inoltre comprese nella lista dei possedimenti cassinesi incisi sulla porta bronzea dell’abbazia di Monte Cassino5, inaugurata nel 11236. La donazione era estesa a tutto il monte (integro ipso monte) con coloni e servi7. I monasterios nostros dovevano essere invece dei modesti locali, assimilabili al sardo moderno muristene o kellia isolate dove stavano, o erano stati, dei monaci8. La chiesa, dove si stabilirono 2 monaci 9, continuò ad apparire tra i possedimenti benedettini dei secoli successivi10, associata alla vicina chiesa di S. Eliseo (S. Heliae in Montesancto, et S. Helisaei cum omnibus earum pertinentiis), identificabile con la vicina chiesa rupestre di Crastu Santu Eliseu (Mores), fino al 1216 e nei privilegi papali poi fino al 147411. Bisogna tuttavia ricordare come tali privilegi ripetano nel corso del tempo degli elenchi formatisi nel XII secolo, con poche variazioni, ed è quindi dubbia una persistenza monastica alle soglie del XVI secolo. 1 DERIU- CHESSA 2011, pp.47-48, n°16. Il sigillo in piombo, conservato, riporta la legenda Baresone Rex, BLASCO FERRER 2002, p.29 (con riproduzione fotografica). 3 Così nell’edizione CDS sec. XI, doc. VI, con data 1064. BLASCO FERRER 2002, pp.27-30 riporta invece “…basilica Sancte Mariae…de loco quod diccitur Bubalis, deinde Sancto Elias de Monte Sancto con omnibus quae modo abent… tradidimus illos monasterios nostros …”, datandolo 1064/65. Pietro Diacono scriveva invece “…ecclesiam beatae Mariae in loco quo dicitur Bubalis, nec non et Sanctum Heliam de Monte Sancto…”, BLOCH 1986, p.419. Riproduzione fotografica in BLASCO FERRER 2003, p.16. DELL’OMO 2000, p.78, riproduce in basso l’immagine di Baresonis regis sardorum, riguardo al doc.150, appunto la donazione . Sul documento cfr anche STRINNA 2009 e MANINCHEDDA 2012, pp.123-131 (trascrizione del documento alle pp.165-6). 4 Sul significato politico di questa donazione vd. ZEDDA-PINNA 2007, p.90. 5 BLOCH 1986, p.419. 6 BLOCH 1986, p.140. 7 STRINNA 2009, p.12. 8 STRINNA 2009, pp.13-14. 9 Dalla cronaca di Leone Ostiense, Lib. III, cap.81 (Saba 1927, pp.13-19). STRINNA 2009, pp.11-2, in realtà i due monaci erano in relazione a entrambe le chiese. Cfr. anche l’intervento di Giovanni Strinna “Satana Impediente. La I spedizione cassinese in Sardegna nel racconto di Leone Ostiense”, al convegno “Monte Santo nel 950° anniversario dell’arrivo dei Benedettini”, tenutosi a Siligo il 11/4/2015. 10 CDS sec. XII, docc. XXXVI, LXV; SANNA 2003, doc.121; CDS sec. XIII, doc.XXXIII. 11 BLOCH 1986, p.419; pp. 920-940. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 227 La chiesa in periodo giudicale fu inoltre sede di Corona, specialmente in occasione della ricorrenza annuale il martedì e il mercoledì dopo Pasqua, come per esempio nel famoso caso del kertu dei servi di S. Pietro di Silki1 che tentavano di affrancarsi2. All’indomani della conquista aragonese della Sardegna (1323), in un periodo di forti tensioni fra la Corona d’Aragona e i Doria, si pensò tuttavia ad un differente utilizzo del Monte Santo. Una lettera di Ugone II, Giudice d’Arborea, al re d’Aragona Alfonso, datata 13/3/1331, contiene un elenco delle fortezze che la famiglia sardo-ligure dei Doria intende fondare nell’isola. In particolare si sottolinea che due fratelli, Dagnanus (Damiano?) e uno anonimo, fanno custodire da 200 uomini “proprium montem vocatum Montem Sanctum, alio nomine vocatum Montem Sancti Helie” affinché non venga in alcun modo occupato dai catalani, volendovi edificare loro stessi, in quanto “Dictus enim mons est fortissimus et de fortioribus et de melioribus…ad hedificcium faciendum…”. Non è chiaro se la fortificazione sia stata effettivamente eretta visto che non appare in nessun altro documento; un castello nel sito è invece ricordato da G.F. Fara3 alla fine del XVI secolo (in vertice sacella duo S. Eliae, et S. Henoch dicata, et plura monumenta antiqui Castelli) e da Giovanni Spano nel 1857, che ne vedeva le fondamenta nell’estremità settentrionale dell’altopiano, verso Ardara4. Il luogo di Monte Santo, senza alcuna altra specificazione, è ricordato in due documenti datati rispettivamente 1356 e 1359. Nel primo5 il riferimento è nella datatio topica di una missiva di Mariano IV Giudice di Arborea a Pietro IV d’Aragona, ma a rigor di logica potrebbe essere riferibile ad altri siti del Giudicato di Arborea. Il secondo documento6 è invece riferibile con maggior sicurezza al Monte Santo del Meilogu: si tratta di una carta di Alibrando de Sena, procuratore di Brancaleone Doria, a Pietro IV nella quale lo informa che Mariano IV si trovava a Monte Santo e aveva qui riunito i migliori uomini di Bosa, del Monteacuto e del Goceano. Tale carta sembra confermare una destinazione militare, o almeno strategica del sito, posto in un punto mediano fra le tre aree citate. 1 SODDU- STRINNA 2014, sch. 205 . STRINNA 2009, p.12. 3 FARA 1858, pp. 82-3 . 4 SPANO 1857, p. 165. 5 D’ARIENZO 1970, doc. 634. 6 D’ARIENZO 1970, doc. 691. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 228 7.2.3.2 Topografia e archeologia L’altopiano di Monte Santo è una delle maggiori alture della Sardegna Settentrionale, un plateau vulcanico di formazione oligo- pleistocenica, e si eleva fina alla quota di 736 m s.l.m. Il pianoro, isolato e dai versanti caratterizzati da forte acclività, è al centro di un’estesa rete d’intervisibilità che va dal Monte Limbara e dalla Piana di Ozieri a Nordest, ai Monti di Pattada, Nughedu a est, il Goceano e la Campeda a sud, i Monti di Villanova e il Monte Pelao ad ovest e infine le catene di Osilo e il Monte Sassu a nord. Questa visibilità lo ha presumibilmente reso un punto di riferimento fin dall’antichità. L’area è interessata da vegetazione arbustivo/arborea naturale, fatta eccezione per la parte sommitale intorno alla chiesa di S. Elia, dove la copertura è erbacea, fra il 30 e il 60%; in vari punti affiora il substrato roccioso. La visibilità archeologica al momento della ricognizione, in riferimento alla copertura vegetale, variava dunque da nulla a discreta. Al centro del pianoro si erge la chiesa di S. Elia (UT SEM 1), oggetto della donazione ai benedettini del 1065. L’edificio è attualmente illeggibile nei suoi elementi strutturali e nei suoi rapporti stratigrafici perché intonacato. Presenta attualmente un profilo molto schiacciato dovuto sia all’altezza limitata che ad aggiunte seriori; ha infatti un’icnografia a due navate e due absidi (ora scomparse ma attestate in un disegno del 18571) non originale, in quanto la navata settentrionale, più bassa, è stata aggiunta in un secondo momento, forse nella seconda metà del XII secolo2. L’originaria planimetria mononavata è arguibile dalla posizione del portale a tutto sesto, decentrata rispetto alla facciata attuale ma centrale nella navata meridionale, e dalle arcate interne di divisione, che presentano un paramento bicromo, come l’abside meridionale (il secondo, di dimensioni minori, era maggiormente irregolare 3). La facciata presenta, oltre il portale d’ingresso a sesto acuto irregolare, un’apertura a croce latina in asse con la navata minore; un altro ingresso a sesto acuto, non più ravvisabile, era presente sul lato settentrionale dell’edificio4. 1 SPANO 1857, p.162. CORONEO 1993, sch.32. Cfr. anche l’intervento di Alberto Virdis e Nicoletta Usai “Aspetti e problemi dell’architettura di due chiese cassinesi in territorio di Siligo”, al convegno “Monte Santo nel 950° anniversario dell’arrivo dei Benedettini”, tenutosi a Siligo il 11/4/2015. 3 SPANO 1857, p.164. 4 SPANO 1857, p.164, ricorda un’apertura su ciascun lato della chiesa, di cui quella a sinistra, probabilmente la stessa qui in esame, era la “porta Santa”. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 229 Sui lati meridionale e orientale della chiesa si appoggiano 2 corpi di fabbrica a sud, di cui l’occidentale molto grande, e 2 a est, la cui facies è sub contemporanea. E’ necessario tuttavia ricordare che nel disegno del 1857 è già visibile una struttura a sud della chiesa e un fabbricato è ricordato nel “Piano di vendita del piano di Monte Santo” del 1866 e 5 tettoie sono menzionate nel 19381. È probabile che tali ambienti servissero di appoggio a coloro che frequentavano la chiesa per la ricorrenza annuale. Nell’area intorno alla chiesa, con rada vegetazione erbacea, sono presenti una estesa concentrazione di elementi litici, materiale laterizio e ceramico (UT SEM 2), oltre che alcuni cumuli di pietrame; tale situazione era peraltro già stata descritta dallo Spano nel 1857. Fra i laterizi si possono vi sono tegole contemporanee, da mettere in relazione con i lavori di restauro della chiesa e dei fabbricati addossati, coppi ed embrici. I reperti ceramici in superficie sono frammenti di dimensione medio- piccola, rispetto a quanto osservato per gli altri siti ricogniti. Sono state osservate le seguenti classi ceramiche:  nude grezze da fuoco di probabile datazione basso medievale;  invetriate da fuoco (pentole con orlo a mandorla) di produzione provenzale (Linguadoca Orientale, Uzége), fine XIII secolo- prima metà XIV2;  maiolica arcaica e invetriate di produzione pisana (scodelle, bacini, boccali), XIV secolo;  maiolica arcaica di produzione savonese (scodelle, bacini, boccali), XV secolo;  ingobbiate di produzione oristanese (anse di boccali), seconda metà XVI- XVII secolo3;  “terraglia” marrone, “terraglia” gialla con spugnature in manganese e invetriate di produzione albisolese (piatti), seconda metà XIX secolo;  terraglie policrome, XX secolo. Oltre la ceramica è stato rinvenuto un manufatto in bronzo, molto ben conservato, di forma tubolare (circa 6 cm di lunghezza). Ad una distanza di circa 25 m in direzione sud-est rispetto alla chiesa è visibile una rasatura muraria della lunghezza di 7/8 m, orientata NW-SE, con doppio filare e sacco 1 Intervento di Anna Tilocca Segreti e Silvia de Franceschi “Per una storia della festa”, al convegno “Monte Santo nel 950° anniversario dell’arrivo dei Benedettini”, tenutosi a Siligo il 11/4/2015. 2 MILANESE- CARLINI 2006, pp. 64-69, in particolare pp.66-69 3 MILANESE- SANNA- DEMURTAS- CHERCHI- MARRAS 2006, pp.366-8. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 230 interno; i paramenti sono costruiti con elementi vulcanici di medie e grandi dimensioni rozzamente sbozzati, apparentemente non legati con malta. Su alcune parti della roccia affiorante sono scavate cavità sub- rettangolari o di forma ovoidale, forse allo scopo di raccogliere l’acqua piovana per l’abbeveraggio degli animali al pascolo, destinazione d’uso difficilmente inquadrabile cronologicamente1. Il complesso della cultura materiale rimanda a due grandi fasi cronologiche: il periodo basso medievale (fine XIII-XV secolo), quando il Meilogu era pertinenza della famiglia Doria prima e degli Arborea poi, e il XIX- XX secolo, alle frequentazioni a scopo religioso e ricreativo dell’area. Sulla base dei reperti ceramici non è possibile riconoscere le fasi di epoca giudicale (XIXIII secolo), ma ciò è dovuto probabilmente a lacune nella ricerca cui è dovuta la mancanza di indicatori certi2: è comunque plausibile che gli embrici, se non riferibili ad una frequentazione romana come quella dell’UT SEM 3, siano riferibili alla copertura originaria della chiesa e di altre strutture coeve. È invece netta e ben riconoscibile la fase basso medievale relativa ad un insediamento di piccole dimensioni localizzato presso la chiesa; l’elevata quantità di ceramiche rivestite, fra cui alcune classi poco attestate in ambienti rurali come le provenzali da cucina 3, fanno propendere per un sito privilegiato, forse da collegare con la notizia della presenza di stanziamenti militari e della presenza sul monte del Giudice Mariano IV nel 1359. È difficile invece formulare ipotesi sullo stato di conservazione delle strutture sepolte: l’elevato numero di reperti ceramici e di laterizi in superficie su suoli poco profondi potrebbe essere indice di distruzione avanzata; tuttavia il fatto che sul sito non siano mai state effettuate arature meccaniche potrebbe aver determinato la parziale conservazione delle strutture. Nella parte orientale del pianoro, poco lontano dal limite settentrionale, è stata invece rilevata una dispersione di circa 200 mq di materiale ceramico (UT SEM 3): si tratta di una limitata quantità di frammenti di medie dimensioni pertinenti a pareti di anfore e grandi contenitori, di cronologia non determinabile, da porre in via ipotetica al periodo 1 Tali cavità, denominate Laccheddos in lingua sarda, sono tuttora utilizzate in Sardegna per raccogliere l’acqua piovana e permettere agli animali di dissetarsi o come mangiatorie. 2 MILANESE 2010. MILANESE- BICCONE- FIORI 2000, p.113. 3 MILANESE- CARLINI 2006, pp. 52-3. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 231 romano. Non sono stati riconosciuti indicatori di strutture, ma la visibilità nulla e l’elevata pietrosità naturale hanno sicuramente pregiudicato i risultati archeologici. Fig. 7.11. S. Elia di Montesanto (Siligo): Carta della Visibilità Fig. 7.12. S. Elia di Montesanto (Siligo): Carta delle Unità Topografiche Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 232 Fig. 7.13. S. Elia di Montesanto (Siligo): ubicazione delle strutture da foto satellitare (Foto Ikonos 2005.) Fig.7.14-17. In alto chiesa di S. Elia vista da sud-ovest. In basso a sin. rasatura muraria, a destra in alto frammento di invetriata provenzale da fuoco, in basso orlo di ciotola in maiolica arcaica pisana. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 233 7.2.4 S. Ortolu- S. Pietro- S. Caterina – Ruda Il centro di Ruda/Ruta compare nelle fonti scritte nel XII secolo: una scheda del Condaghe di San Michele di Salvennor databile tra il 1125 e il 1140, riporta infatti che il monastero vallombrosano acquistò da Saraquín Carellu tre canneti tra cui lo que tenía en Ruta, pagandoli con il valore in soldi di una sopraveste (cuculla), di carne di maiale essiccata (bacone) e di una pelle di cervo1. Dopo il consueto iato cronologico Ruda riappare nella documentazione scritta a metà del XIV secolo. E’ citato numerose volte nelle attestazioni del pagamento delle decime ecclesiastiche, nel cui ambito è uno dei centri che paga le cifre minori. Iuliano de Sori è rettore anche di Borutta nel 1342-462. Fonte Data Toponimo SELLA 1945, 142 4/5/1342 Ruta? 1 libbra SELLA 1945, 141 26/8/1342 Ruta Iuliano de Sori canonico 5 libbre sorrano et rectore SELLA 1945, 2556 22/5/1346 (?) Ruta Barisono 2 libbre, 5 soldi e 3 denari SELLA 1945, 1710 21/8/1346 Ruta Barisono de Lacon 4 libbre SELLA 1945, 2477 21/8/1346 (?) Ruta SELLA 1945, 2074 11/12/1346 Ruta Barisono rectore Barisono ACA, Real Patrimonio, reg.2100, quint. Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae, ff. ff.16v-173 SELLA 1945, 2730 4 Rettore Canonico Entità pagamento et 1 libbra, 4 soldi e 4 denari 1 libbra 1336- 52 Rutha 20 libbre (beneficio tassabile) 23/1/1358 Rota 2 libbre Tab. 7.3. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Ruta nel XIV secolo. In un documento aragonese, databile fra il 1348 e il 1349, Ruda, di proprietà di Dayan Doria, conta 30 homens che pagano il tributo del dada, risultando uno dei centri più piccoli in assoluto5. 1 CSMS 64. SELLA 1945, 140, 794, 1427, 1748, 2552 3 CHESSA - DERIU 2008, pp.80-3. 4 LIVI 2014, p.20. 5 MELONI 1995. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 234 Dopo il 1358 Ruda non è più attestato nelle fonti scritte e la sua scomparsa rientra nella fase “classica” degli abbandoni. 7.2.5 La Capula- Monte S. Antonio 7.2.5.1 Profilo Storico Il castello di La Capula rappresenta un caso emblematico di quel fenomeno che potrebbe essere definito come “Terzo incastellamento” della Sardegna basso-medievale, succeduto alle fortificazioni giudicali1 (Goceano, Monteacuto, Montiferro e probabilmente Osilo nel Giudicato di Torres) e all’impianto delle signorie giudicali, seguito al crollo del giudicato nella seconda metà del Duecento (Castelgenovese, Alghero, Monteforte, Casteldoria, Bosa, Monteleone Roccadoria, Ardara). Questa terza fase2, ancora poco studiata, è portata avanti, specialmente dai Doria, durante la guerra contro la Corona d’Aragona nel secondo quarto del XIV secolo; essa è caratterizzata per un lato dalla costruzione di bastide e fortificazioni con fine prevalentemente militare, solitamente di breve durata (San Giuliano, Sorres, Roccaforte). Intorno al 1350 tuttavia i Doria, gruppo composito, sembrano mutare strategia e, come già fatto nella fase di costruzione della propria signoria 80 anni prima, impiantano dei nuovi castelli su cui impostare il governo del territorio, dei nuovi capoluoghi che hanno certamente un ruolo militare ma soprattutto politico e che danno il nome al proprio distretto territoriale. Di questo gruppo fanno parte i due castelli di Chiaramonti in Anglona e La Capula nel Meilogu, entrambi fondati presumibilmente fra il 1348 e il 1350. Possediamo una serie di documenti3 databili negli anni quaranta del XIV secolo, che trattano delle proprietà dei Doria nel Meilogu e dei tentativi del Re d’Aragona Pietro IV di acquistarli, nei quali La Capula non è mai citata, così come nelle Rationes Decimarum4. In particolar modo non compare nel dettagliato elenco dei beni dei vari membri della famiglia Doria compilato dagli aragonesi fra il 1348 e il 1349 5. Con riferimento a quest’ultimo documento è stata avanzata l’ipotesi (dallo scrivente per 1 SPIGA 1995, pp.95-97. MARRAS 2005/06, pp. 10-12. 3 D’ARIENZO 1970, 74; 250; 279. 4 SELLA 1945. 5 MELONI 1995. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 235 quanto riguarda Chiaramonti1, da A. Soddu per il castello in oggetto2) che servisse proprio come arma per contrastare la costruzione dei nuovi castelli, anche in riferimento al fatto che i villaggi appartenenti a Damiano Doria restavano alla curia regia 3. Dopo la nascita del castello continuano i tentativi di Pietro IV per acquistarlo; la documentazione di cui siamo in possesso indica tuttavia che riuscì prima nell’intento Mariano IV Giudice di Arborea, già in possesso di Ardara e La Capula nel settembre 1353, dal quale Bernardo de Cabrera, vicerè aragonese, tenta di acquistarlo4. La strategia aragonese prevede offerte dirette5, o per il tramite della Giudicessa6 di origine catalana, minacce e ingiunzioni7 o ancora intimidazioni belliche8; Mariano IV nondimeno ancora nel 1355 rifiuta di cedere i castelli9. Nello stesso anno si addiviene alla Pace di Sanluri, secondo le cui clausole i castelli di Ardara e La Capola devono essere consegnati all’Arcivescovo di Oristano o al Vescovo di Ales, in attesa di un arbitrato papale che stabilisca la proprietà di una lunga serie di insediamenti e castelli10. Poco dopo tuttavia Pietro IV in un suo memoriale chiede al pontefice, per il tramite di Jasperto de Tragura, come parziale indennizzo per le spese sostenute in Sardegna per il recupero del suo feudo i castelli di Ardara e La Capula11. L’arbitrato, risoltosi nel 1360 ad Asti per l’opera di Giovanni di Monferrato, reintegra i Doria dei beni spettanti prima del 1330, quindi a Damiano Doria vengono restituiti Ardara e La Capula, sentenza che resterà sulla carta12. Per cogliere pienamente l’importanza di La Capula come centro di organizzazione e gestione del territorio bisogna arrivare al 1388 13, quando per la prima volta appare la definizione “loci de Capula” all’interno della “Universitatatis contrate d.Ardar et de Meyulogu”, il cui “Sindicus, Actor et Procurator” è Elias Sanna, “habitatore loci de Capula”. 1 MARRAS 2005/06, pp.14-20. SODDU 2013, p.34. 3 SODDU 2014, p, 78, n.300. 4 MELONI 1971, p. 171. 5 D’ARIENZO 1970, 441. 6 MELONI 1971, p. 172. 7 CDS XIV, CII. 8 D’ARIENZO 1970 448. 9 MELONI 1976, p. 66. 10 CDS XIV CIII. ARMANGUÉ-HERRERO-CIREDDU ASTE-CUBONI 2001, pp.184-190, doc. 48 11 MELONI 1976, p.96. 12 MELONI 1976, p.206. 13 CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 236 Tale locus si può circoscrivere, sulla base dei centri presenti nella pace e in altri documenti dello stesso periodo, ad un’area che comprende i villaggi di La Capula, Siligo, Querqueto e forse Banari (tutti centri abitati fino alla metà del Quattrocento e non presenti nel testo della Pace). La Capula continua ad esistere ancora nel Quattrocento, anche se la sua funzione castrale è poco definita. Un documento che rimanda all’originaria appartenenza del castello e dell’area circostanze alla famiglia Doria è la convenzione 1, stilata nel 1412, fra gli uomini del comune di Monteleone e il conte di Quirra per liberare Nicolò Doria e restituirgli le sue terre, fra le quali vengono esplicitamente riportate “sa capula cun su castellu d'Ardar, et simili sa contrada de Mesuloghu”. In realtà la proprietà del Giudicato di Arborea su questa zona, dopo l’acquisto del 1353 di Mariano IV, viene ribadita nel 1416 da un atto pubblico2 con cui Raimondo Çatria, a nome di Alfonso V, rinnova la tregua con Gugliemo di Narbona, di cui sono citati i possedimenti fra cui “…Ardara e la Capula ab la encontrada de Meulogu…”. Dopo il compimento della conquista aragonese della Sardegna il Meilogu viene infeudato a Bernat de Riusech, alias Bernat de Centelles, ed eredi3. Nel 1440 viene citata la chiesa di S. Antonio de Monticaptilii4, parrocchiale prima in possesso, insieme a Siligo, di “preidi Francischu de Marongiu”, che viene privato delle sue pertinenze5, quindi rimasta vacante è rivendicata dal Vescovo di Sorres 6. Nel 1442 Francesco Gilaberto Centelles vende per 3000 ducati Capola, Ciloque, Banari e Cherchedu a Cristoforo Manno di Sassari7, che a sua volta li rivende a Serafì de Montanyans nel 14458. L’ultima citazione, meramente topografica, è del 1744, quando il “Monte de Sa Cabula” è segnalato come uno dei limiti fra i territori di Siligo e Villanova Montesanto 9. Nelle tavolette di rilievo del 1846 è ancora presente la chiesa di S. Antonio 10. 1 CDS XV, XV. D’ARIENZO 1977, 102. 3 ME 2008 C.V.8. 4 SCANU 1945, pp.59-61. 5 CSP 124 6 ZICHI 1975. 7 http://storiaegossip.blog.tiscali.it/2014/07/19/dagli-arborea-ai-montanans/.. 8 ME 2008 C.XI.9. 9 ASC, Regio Demanio Feudi (1331 – sec. XIX) – Serie Feudi (1331-1861) corda 20. http://dorgodorio.blogspot.it/2014/06/siligo-scoperti-i-confini-dellantico.htm 10 Archivio Cessato Catasto, Comune di Siligo, Tavoletta n.11 (datata al 1-2/4/1844) 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 237 7.2.5.2 Topografia e archeologia L’ubicazione del Castello di La Capula, molto dibattuta in passato dagli storici, è resa attualmente sicura, oltre che dai dati derivanti dalla ricognizione archeologica, dai riferimenti topografici e documentari; nello la chiesa di S. Antonio de Monticaptilii1 riporta chiaramente all’attuale toponimo di Monte S. Antonio, posto nella sella montuosa a sud-est del centro di Siligo, denominata nel 17442 Monte de sa Cabula, con perfetta continuazione del toponimo medievale. La cima di Monte S. Antonio è ben nota dal punto di vista archeologico per la presenza di un esteso santuario nuragico federale, oggetto di numerose campagne di scavo e lavori monografici a partire dalla fine degli anni ’80 del Novecento 3. Il sito medievale è posizionato invece nell’estrema parte settentrionale dell’altipiano, verso Siligo, che domina da sud con uno strapiombo di circa 120 m. Monte S. Antonio è la parte settentrionale del plateau basaltico del Monte Pelao 4, dalla forma stretta e allungata verso nord, derivante dalle colate laviche (basalti di San Matteo5) provenienti dal cono di Monte Mannu lungo il corso di un paleoalveo del Rio Mannu di Sassari 6. La roccia è spesso affiorante e poco permeabile, con la conseguente formazione di acquitrini superficiali, fattori che hanno reso impossibile, insieme alle difficoltà di accesso, l’agricoltura. L’area è quindi interessata da vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea con copertura quasi totale e susseguente visibilità archeologica nulla. Il sito fu indagato con una ricognizione intensiva nel 20077, durante la quale fu necessaria una pulizia superficiale dalle sterpaglie delle strutture visibili, che furono documentate e rilevate. Vennero individuati 9 ambienti di forma rettangolare dalle dimensioni medie di 16*6 m in discreto stato di conservazione, costruiti con muri in doppio filare e sacco interno, in blocchi vulcanici di grandi dimensioni lavorati faccia a 1 SCANU 1945, pp.59-61. Infra. 3 IALONGO 2011 per un inquadramento e bibliografia precedente. FOIS 2012/13 per il contesto territoriale. 4 BARROCCU - GENTILESCHI 1996, pp.118-9. 5 Atlante dei Vulcani, VL 9. 6 SIAS 2003, p.19. 7 Direttore Scientifico prof. Marco Milanese (Università di Sassari), Responsabili sul campo: Luca Sanna (Responsabile), Maria Cherchi (Ricognizioni), Maria Antonietta Demurtas (Rilievo), Matteo Lorenzini (GIS). Lo scrivente partecipò come studente. Si ringraziano il prof. Milanese e la dott.ssa Cherchi per avermi messo a disposizione la relazione scientifica dello studio. MILANESE- SANNFORMA- DEMURTAS- CHERCHI- LORENZINI 2008. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 238 vista e legati talora con malta; i muri conservano un alzato di circa 50/60 cm e l’interno degli ambienti è ingombro dei materiali dei crolli (pietre di grandi, medie e piccole dimensioni1 associate a frammenti di laterizi, coppi). Fra gli ambienti sono state riconosciute una possibile cisterna di forma ellissoidale legata e rivestita con malta (UT 1), posta a sud all’esterno dell’abitato; un corpo di fabbrica con abside orientata legato con malta (UT 3), probabilmente la chiesa di S. Antonio, riutilizzata poi a scopo agropastorale. Di particolare interesse è una struttura di forma quadrangolare (UT MSA 8) ubicata alla fine dello stretto passaggio che divide in due il pianoro e che porta al borgo; costruita con tecnica lievemente diversa (uso di conci, sfruttamento del banco roccioso) e di dimensioni minori rispetto agli altri ambienti, è di difficile interpretazione, una delle prime ipotesi avanzate è che si tratti di una torretta o di un ingresso fortificato all’area del borgo. Le abitazioni, monocellulari, sono disposte su due file parallele una delle quali risulta sistemata sul limite estremo del pianoro quasi a strapiombo, lungo due diverse linee di quota e seguono l’andamento del monte dal lato ovest, ovvero in posizione opposta all’unica via di accesso (che doveva ricalcare l’attuale tratturo che conduce dal paese di Siligo fino al pozzo sacro), mentre la chiesa è stata costruita dal lato est. Lo spessore dei muri e le misure dei blocchi impiegati suggeriscono una scelta ragionata dovuta alla posizione: la cima di un monte esposto da tutti i lati a raffiche di vento senza che vi siano punti protetti. La datazione è resa difficile dalla mancanza di ceramiche in superficie, probabilmente perché il terreno non è mai stato sottoposto ad arature; sono stati osservati tuttavia alcuni frammenti di maiolica arcaica pisana e uno di ispano moresca in blu e lustro, che rimandano ai secoli XIV-XV. Non sono stati individuati resti di circuito murario, reso peraltro inutile dalla posizione naturalmente fortificata. 1 Riguardo alle dimensioni delle pietre all’interno dei crolli in relazione ai processi di formazione vd. la nota di Marco Milanese al link https://www.facebook.com/progettobisarcio/posts/270531293067315. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 239 Fig.7.18. Monte S. Antonio- La Capula: ubicazione e areale del borgo. Fig. 7.19. Monte S. Antonio- La Capula: pianta della chiesa di S.Antonio- UT MSA 3 (Disegno di G. Nieddu- S. Cresci). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 240 Fig. 7.20. Monte S. Antonio- La Capula: ubicazione dei siti nuragico e medievale (Base Ikonos 2005). Fig. 7.21. Monte S. Antonio- La Capula: ubicazione delle strutture da foto interpretazione del sito medievale (Base Ikonos 2005). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 241 7.1.3 La curatoria del Meilogu: comune di Bonnanaro La prima menzione nelle fonti scritte di Bonnanaro 1 è databile fra il 1140 e il 1160, quando in una scheda del Condaghe di San Nicola di Trullas compaiono Ianne Tenneru, previteru de Gunnannor e Iorgia Cocone ankilla integra dessu remnu de Gunnanor2. Dunque in questo arco di tempo la villa appare già formata, e, stante la presenza di un sacerdote, dotata di una o più chiese, di territori e proprietà statali (il rennu). Bonnanaro ricompare nelle fonti scritte negli anni ‘40 del XIV secolo, quando paga alcune tasse delle decime ecclesiastiche, in una rettoria unificata insieme a Querquedu, villaggio ubicato presso Siligo. Non è invece certo se il toponimo Seromanca presente nelle Taxationis Benefficiorum Regni Sardinieae sia da ricondurre a Bonnanaro3. Fonte Data Toponimo Rettore Entità pagamento SELLA 1945, 128 3/7/1342 Francischo Farfara 15 libbre SELLA 1945, 129 31/7/1342 Gonnanore et Querchilo Gonnanore et Querchilo? Seromanca? 6 libbre e 13 soldi ACA, Real Patrimonio, 1336- 525 70 libbre (beneficio reg.2100, quint. Taxationis tassabile) Benefficiorum Regni Sardiniae, ff. ff.16v-174 SELLA 1945, 2714 23/1/1358 Govanor 3 libbre Tab. 7.4. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Bonnanaro nel XIV secolo. In un documento aragonese, databile fra il 1348 e il 1349, Bonnanaro conta 110 homens che pagano il tributo del dada; è uno dei centri che presenta la cifra più alta in merito dato che, se considerato in senso demografico, porrebbe Bonnanaro come centro maggiore dei possedimenti di Dayan Doria, inferiore solo Mores (200 homens) in tutta la Diocesi di Sorres6. Nel 1388 la villa di Gunanor firma il trattato di pace fra il Giudicato di Arborea e la Corona di Aragona: il maiore è Nicolao Ispangia7. Nel XV secolo la parrocchia appare più volte nel Codice di San Pietro di Sorres 8 e doveva corrispondere fino al 1526 alla chiesa scomparsa di San Pietro9. 1 PONZELETTI 2004. CSNT 280 3 CHESSA - DERIU 2008, pp.80-3. 4 CHESSA - DERIU 2008, pp. 80-3. 5 LIVI 2014, p. 20. 6 MELONI 1995, anche per la discussione sull’utilità demografica dei dati. 7 CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. 8 CSP 19. 9 PONZELETTI 2004, p. 34. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 242 7.3.1 Nieddu 7.1.3.1 Profilo storico Il villaggio di Melbo/ Gonanor Medco/Niello è noto nelle fonti scritte di metà XIV secolo, e risulta essere uno dei centri più piccoli dell’area. Lo ritroviamo infatti nei registri delle decime ecclesiastiche a partire dal 1342, anno nel quale il rettore Nicholao Ceciliano paga dapprima (il 10 settembre 1) 3 libbre e poi (il 18 dicembre2) 1 libbra di alfonsini minuti. In altre attestazioni di decime ecclesiastiche, databili fra il 1336 e il 13523, il villaggio di Niello è invece un beneficio tassabile per 15 libbre4. In un documento, databile fra il 1349 e il 1350, in cui viene calcolato il gettito fiscale dei villaggi suddivisi fra i vari membri della famiglia Doria, Gonanor Mecdo è annoverato fra i possedimenti di Dayan Doria e paga 25 libbre di dada5. In tutte queste attestazioni il centro risulta essere sempre fra quelli più piccoli dell’area, sia per quanto riguarda l’antica curatoria del Meilogu che per tutta la diocesi di Sorres. L’ultima attestazione della vita dell’insediamento la si trova in un registro fiscale ecclesiastico del 1358, nel quale Iuliano de Tzor, arcipresbitero della diocesi di Castri e subcolletore, paga il 23 gennaio in due distinte soluzioni per le rettorie unificate di Melli e Ibilis (insediamento compreso nell’attuale territorio comunale di Thiesi) 1 libbra e 15 soldi6 e quindi 2 libbre e 10 soldi7 di alfonsini minuti. Dopo questa data il centro non appare più nei documenti come vitale, in quanto nel XV secolo quello di Niedu è un canonicato dato in beneficio8. Un’interpretazione diversa si potrebbe forse dare ad un documento9 con il quale il 2 agosto 1433 il vescovo di Sorres comanda ai canonici Gantinu de Nula e Antoni de Serra di versare l’orzo e il grano che gli era pervenuto al canonicato di “Sanctu Basyli de Niedu” ed in particolare ad Angelo Sassu, che ne era il titolare (“canonicu que est de cussa villa”). Questa scheda del Codice di San Pietro di Sorres è di notevole interesse in 1 SELLA 1945, 145. SELLA 1945, 146. 3 LIVI 2014, p. 20. 4 CHESSA- DERIU 2008, pp.80-3. 5 MELONI 1995. 6 SELLA 1945, 2721. 7 SELLA 1945, 2741. 8 CPS 356 (1448), 195 (1480), 103 (1485) 9 CPS 63. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 243 quanto sembra testimoniare la vitalità di Nieddu e attesta il titolo della parrocchiale di San Basilio che, sottoposta a ricostruzioni e rimaneggiamenti, è giunta fino ad oggi in stato di rudere. In accordo con la prosecuzione della frequentazione, almeno a scopo religioso, della chiesa di San Basilio è un'altra scheda del suddetto codice in cui compare, in un periodo compreso fra il 1440 e il 1461, la celebrazione delle “quindenas” nella parrocchiale di Niedu1. I frutti della chiesa di San Basilio vennero dunque accorpati al capitolo turritano nel 1571 e la chiesa venne ricostruita nel 1735 dall’arciprete turritano Antonio Brundano, come testimonia un’epigrafe in lingua latina posta nella parrocchiale di Bonnanaro 2. All’epoca di Vico la rettoria è ancora annoverata fra quelle della diocesi di Sorres accorpate dopo la soppressione all’arcidiocesi turritana3 e inoltre Nieddo aveva dignità di canonicato con prebenda4. 7.3.1.2 Topografia e archeologia Il sito indagato si trova circa 1 km a nord del centro urbano di Bonnanaro, in regione Santu Asile, nella fascia altimetrica fra i 420 e i 440 m s.l.m., sul versante collinare, in taluni punti con acclività elevate, alle pendici orientali del Monte Pelao. Il substrato geologico è vulcanico e i terreni sono perlopiù coltivati a uliveto. Sono presenti varie sorgenti denominate “Funtaneddas”. La chiesa di San Basilio (UT NDD 1), edificata su un terreno con forte pendenza verso est, è mononavata ad aula rettangolare con restringimento nella parte orientale, orientata est-nord-est, e misura circa 18*10 m; presenta due contrafforti collocati ad 1/3 della lunghezza sui lati lunghi; l’abside, originariamente semicircolare, è stata successivamente rettificata. La chiesa è costruita con elementi litici basaltici e calcarei perlopiù non lavorati e posti in opera in modo disordinato, fatta eccezione per gli angolari; i contrafforti e gli stipiti sono assemblati con conci calcarei e basaltici di riutilizzo, disposti alternativamente di taglio e di piatto. 1 CPS 19. PONZELETTI 2004, p.31. 3 VICO 2004, vol. VI, p.75. 4 VICO 2004, vol. VI, p.94. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 244 L’apertura principale è sulla facciata, con stipiti in conci calcarei a sezione poligonale e arco a sesto acuto impostato su capitelli ad abaco; un ingresso secondario si apre sulla parete meridionale, con icnografia a timpano ribassato e architrave composto da tre lastre calcaree; su entrambi i lati e in facciata è presente un’alta finestra rettangolare. La copertura, crollata, era a botte. L’interno della chiesa è infestato dalla vegetazione arborea; l’attacco della volta è segnata da una mensola continua a sezione triangolare con quattro pieghe e sono presenti grandi finestroni di scarico rettangolari. L’area presbiteriale è segnata da un arco trionfale con capitello d’imposta. La chiesa è in stato di degrado avanzato con rischi di crollo della facciata e controfacciata. L’area ricognita è posta ad occidente della chiesa; i mappali indagati sono coltivati ad uliveto, con l’ausilio di recinti e muri di contenimento e terrazzamento data la morfologia del terreno. Si è operato in condizioni di visibilità scarsa perché i terreni non sembrano essere mai stati arati, come l’ elevata pietrosità superficiale, la quantità di elementi vulcanici di piccole dimensioni e grandi accumuli di materiale litico, derivanti probabilmente da spietramenti, lungo i confini dei mappali, dove sono visibili anche elementi di dimensioni maggiori, talora lavorati, e frammenti di macine in pomice. E’ stata registrata un’alta la concentrazione di coppi in stato frammentario mentre minore è la presenza ceramica: sono stati individuati frammenti di ceramica grezza da fuoco, depurata, sigillata italica (un solo frammento), maiolica arcaica pisana, invetriate sarde postmedievali, invetriate da fuoco di Patti, “terraglia” marrone e gialla di Albisola. Questi reperti disegnano un ampio arco cronologico non ancora precisabile in tutte le sue articolazioni diacroniche e topografiche. Pare certa la fase medievale del sito (UT NDD 2, 3, 4), riferibile al villaggio abbandonato di Nieddu, data la presenza di maiolica arcaica pisana con decorazioni della seconda fase di produzione pienamente trecentesca. Anche le frequentazioni degli ultimi due secoli sono facilmente desumibili a partire dalla seconda metà del Settecento (invetriate da fuoco di Patti, provincia di Messina) per tutto il XIX e il XX secolo (ceramiche liguri, pentola di latta) fino ad oggi. Particolarmente interessante è anche la presenza, specialmente nella porzione settentrionale dell'area perimetrata, di ceramiche invetriate di probabile produzione Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 245 oristanese, databili fra XVI e XVII secolo, in quanto tale fase cronologica è solitamente assente negli insediamenti abbandonati alla fine del medioevo. Fig. 7.22. Nieddu (Bonnanaro): Carta della visibilità. Fig. 7.23. Nieddu (Bonnanaro): Carta delle Unità Topografiche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 246 Fig. 7.24. Nieddu (Bonnanaro): la chiesa di S. Basilio. Fig. 7.25. Nieddu (Bonnanaro): concentrazione di elementi litici e fittili da costruzione. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 247 7.3.2 S. Maria Iscalas- S. Barbara (Bonnanaro). Le chiese di S. Maria Iscalas e S. Barbara sono poste in un'area rurale 250 m a nordovest del centro urbano di Bonnanaro, ad una quota più alta rispetto al paese, in una fascia compresa fra i 475 e 500 m s.l.m.; gli edifici distano 400 m fra di loro e sono ubicati lungo la stessa strada che sale dal paese verso Sa rocca e sa niera, promontorio del massiccio del Monte Pelao. La chiesa di S. Maria Iscalas, che prende il suo nome dalla rapida via che vi conduce 1, è stato oggetto di uno scavo archeologico alla fine degli anni '90, che ha evidenziato come l'edificio abbia subito varie ristrutturazioni prima della redazione attuale 2. Sotto la chiesa è stato rinvenuto un omphalos sferico lavorato a martellina di probabile epoca pre-classica (un altro manufatto simile è ricordato dalla tradizione orale sul sagrato della chiesa). In epoca presumibilmente medievale venne costruito, con fondazione sul banco argilloso naturale, un edificio il cui perimetrale esterno ha andamento nord-est/sudovest, parallelo al presbiterio, e poi volge verso l'interno dell'edificio attuale, in corrispondenza del primo contrafforte inglobato nelle fondazioni del perimetrale. Il muro residua per m 7,85 (larghezza m 0,55, h m 0,5), con una probabile fonte battesimale con vasca semicircolare rivestita in cocciopesto, una pavimentazione in grandi lastre calcaree e una soglia in fase con le murature. Il particolare della vasca battesimale è di grande importanza perché comporta la cura animarum. Questo edificio antico era già crollato o venne volontariamente rasato con riutilizzo nella nuova chiesa di alcune parti, che vennero inglobate prima della metà XVII in un secondo impianto di dimensioni maggiori rispetto al precedente, il quale subì una serie di ristrutturazioni come quelle ricordate nell'epigrafe di Bidora de Campus. La nuova facciata e l'apparato decorativo vennero portati a termine nel 1682 (epigrafe di don Nicola Delogu in facciata), ma la chiesa era in rovina già all'inizio dell'800, con tentativo di ripristino nel 1852. L’edificio (UT SMS 1) ha un impianto basilicale con orientamento canonico, dalle dimensioni di 25*10 m, costruito in pietre calcaree e vulcaniche non lavorate, poste in opera in maniera non ordinata, fatta eccezione per gli angolari in conci calcarei, e legate con abbondante malta. Nella facciata a capanna è presente un ingresso a timpano 1 2 Il termine sardo Iscala indica una salita molto ripida. PANDOLFI 2004, passim. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 248 sorretto da due colonne per lato. Un'epigrafe sull'architrave ricorda il compimento dei lavori, grazie alla committenza del notabile don Nicola Delogu, nel 1682. Una seconda epigrafe si trova nel piccolo ingresso meridionale ed è stata oggetto in tempi recenti di letture ed interpretazioni parzialmente contrastanti: -la lettura di G. Piras1 data l'epigrafe al 21/1/1605 e propone il seguente testo Ho(bert vel berta?) a 21 de be/nargul an 1605 / priorisa · Ido/ra de Canpu e mette in relazione l'iscrizione con l'apertura dell'ingresso, retrodatando quindi l'impianto, datato dagli archeologici alla prima metà del XVII secolo, in un momento anteriore al 1605. Lo studioso non scoglie invece il dubbio relativo alla consistenza istituzionale della carica di prioressa di Bidora de Campu, ovvero se fosse prioressa di una confraternita o di un monastero; - Giovanni Deriu2, avvalendosi del parere di G. Gianmaria e P. Caruso, propone la seguente lettura: MO(NI)ALI [(UM)?] DE BE (NA)NARO IN AN(NO) 1605 PRIORIS(S)A (B)IDO RA DE CANPU Tali letture pongono naturalmente il problema dell’esistenza di un monastero nella villa di Bonnanaro, forse identificabile con un monastero cistercense di monache dell'isola di Montecristo. La ricognizione è stata svolta nell'area posta immediatamente a sud della chiesa e della strada in un amplio campo incolto in condizioni di visibilità scarsa o nulla. Sono presenti concentrazioni di materiale edilizio di epoca contemporanea e moderna, probabilmente esito delle operazioni di restauro della chiesa, senza evidenziare tracce di strutture archeologiche sepolte. La chiesa di S. Barbara è posta poco più a nord di quella di S. Maria Iscalas, su un rapido declivio che scende da Sa Rocca e sa Niera verso Bonnanaro. L'area è incolta, occupata da vegetazione arborea ed erbacea fortemente invasiva, che rende nulla la visibilità del terreno. 1 2 PIRAS 2012, pp.4-8. DERIU- CHESSA 2014, pp.111-121. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 249 La chiesa (UT SBR 1) è orientata e posta a sfruttare un breve lembo di pianoro lungo un tratturo che conduce rapidamente verso il monte Pelao. Ha un impianto rettangolare mononavato, con asse maggiore di 13 m e quello minore 6 m, senza impianto decorativo; l'unico ingresso si apre sul lato occidentale, con stipiti e architrave dipinti di rosso. L'area presbiteriale è indistinta e presenta una croce litica con ai piedi un busto della santa databile forse ad epoca protoromanica, mentre il complesso della chiesa è stato datato stilisticamente fra XVII e XVIII secolo1. Sotto l'attuale perimetro del presbiterio è leggibile una rasatura muraria semicircolare, relativa forse all'abside, poi obliterato da una redazione successiva. La struttura è costruita, per quanto sia in gran parte oggi coperta da uno spesso strato di intonaco bianco e quindi non leggibile, con elementi litici calcarei e vulcanici posti in opera in modo irregolare, parzialmente lavorati. Nell'area appena a meridione, nonostante la scarsa visibilità, sono stati osservati numerosi frammenti di coppi, laterizi ed embrici, che potrebbero essere relativi a lavori di restauro. 1 PONZELETTI 2004, p.32. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 250 Fig. 7.26. S. Barbara- S. Maria Iscalas, carta delle ricognizioni. Fig. 7.27. S. Barbara, particolare dell'abside originario obliterato. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 251 7.4 La curatoria del Meilogu: comune di Torralba Il villaggio di Torralba1 è noto nelle fonti scritte dal XII secolo2, in relazione alla chiesa di S. Maria de Toralbo/Toralba/Soralba3, dipendente dal monastero benedettino di Montecassino almeno dal 11194 e fino al XIII secolo5. Fra il 1140 e il 1160 è sede di una permuta di servi documentata nel Condaghe di San Nicola di Trullas6. Nel XIV secolo compare in molti documenti a partire dalle decime ecclesiastiche. Nel documento aragonese databile fra il 1348 e il 1349 enumera 70 homens che pagano il dada7. Nel 1388 firma la pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni I d’Aragone e il suo maiore è Joanne de Masia8. La vita di Torralba continua poi, senza soluzione di continuità, fino ad oggi. Fonte Data Toponimo Rettore Entità pagamento SELLA 1945, 127 3/5/1342 Turalba? SELLA 1945, 125 SELLA 1945, 126 SELLA 1945, 1696 3/7/1342 30/8/1342 13/8/1346 Turalba Turalba? Terralba Guarino Furca SELLA 1945, 2028 2/11/1346 Torralba SELLA 1945, 2099 8/3/1347 Torralba ACA, Real Patrimonio, reg.2100, quint. Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae, ff. ff.16v-179 SELLA 1945, 2719 1336- 5210 Terra Alba Gavino canonico et 1 libbra e 18 soldi rectore Gavino canonico et 19 soldi rectore 40 libbre (beneficio tassabile) 23/1/1358 Terralba 2 libbre e 14 soldi SELLA 1945, 2726 23/1/1358 Trabbatre 3 libbre 4 libbre Passino Gavino 2 libbre 2 libbre 5 libbre e 5 soldi Tab. 7.5. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Torralba nel XIV secolo. 1 DERIU- CHESSA 2011, p. 48, n°19. Difficilmente contestualizzabile dal punto di vista storico e cronologico è la notizia contenuta nel cosiddetto Condaghe di San Gavino, che riporta il nome di due personaggi di Torralba all’interno della delegazione del Giudice Comita a Roma, …donnu Guantine de Martis, et issu frade, donnu Ioanne, sos de Turalba… (MELONI- DESSÌ FULGHERI 1995,p.17). 3 La chiesa è stata molti identificata con quella di S. Maria di Cabuabbas (vd. nota precedente) ma è in realtà ancora attestata nel XV secolo (CSP 85, 1/10/1430). 4 CDS XII XXXVI 5 CDS XII, LXVI; XIII. Doc. XXXIII. SANNA 2003, doc. 121. 6 CSNT 119. 7 MELONI 1995. 8 CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. 9 CHESSA - DERIU 2008, pp. 80-3. 10 LIVI 2014, p. 20. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 252 Fig. 7.28. Torralba, le aree indagate. 7.4.1 Taylos 7.4.1.1 Profilo storico Il villaggio di Taylos/Saylo appare nelle fonti scritte solo a metà del XIV secolo 1, quando compare in un documento aragonese che enumera le proprietà della famiglia dei Doria nel Meilogu. In tale documento2 del 1349, Saylo rientra fra le villae possedute da Dayan Doria e paga 25 libbre di dada, in ragione di una libbra pagata per ciascun homen che ne aveva la possibilità. Già in questo momento è, insieme a Gonanor Mecdo, il centro più piccolo fra i possedimenti di Dayan Doria e, fra tutti i centri citati, paga più dada solo rispetto a Sir Petxino (proprietà di Balarano Doria, che tuttavia paga 50 libbre di salt) ed è alla pari con Mogor e Salamasar (di Branca Leyon). 1 Difficilmente contestualizzabile dal punto di vista storico e cronologico è la notizia contenuta nel cosiddetto Condaghe di San Gavino, che riporta il nome di un personaggi di Taylos fra i notabili componenti la delegazione del Giudice Comita a Roma, … donnu Gonnari de Serra de sa villa de Thaylo … (MELONI- DESSÌ FULGHERI 1995 ,p. 17). 2 MELONI 1995. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 253 Una scheda non datata del Codice di San Pietro di Sorres 1 cita nel XV secolo il beneficio di Taylo, cui rinunziano i donnos Gantine Carbone e Istevene de Pale, entrambi di Torralba. Di tale beneficio vengono anche dati i punti confinari; il testo è tuttavia corrotto e anche i toponimi leggibili sono difficilmente posizionabili sulla cartografia attuale, i punti (rughes, quindi probabilmente localizzati all’epoca sul terreno) citati sono:  s’enale de Piscu Piquedu  sa punta +…+  e pumari a muru cru assu badu de Santu Ogantinu hue est su cannedu de +…+  iu riu de bide derectu a bade Saraga Attualmente nella cartografia IGM sono ancora presenti i toponimi di Pumari (F.na Pumari) e, con ogni probabilità, Santu Ogantinu (se corrisponde a Nuraghe S. Antine); questa piccola parte del beneficio ancora leggibile sulla cartografia va a insinuarsi tra le chiese di N.S. di Cabuabbas e S. Giorgio, che alcuni storici2 attribuiscono, insieme a S. Antine, al medesimo insediamento, sconosciuto nelle fonti documentarie, di Cabuabbas, le cui eventuali pertinenze territoriali vanno a questo punto riviste. Nel 1449 Taylo è citata espressamente come “vida disfata” in una sentenza di scomunica3 comminata a tutti coloro che defraudano la mensa episcopale di Sorres delle decime provenienti appunto dai villaggi abbandonati, in particolare appunto Taylo e Mandulas (scil. Mendulas, presso Mores). Nello stesso 1449 il beneficio di Sanctu Anthoni de Thaylos viene restituito alla mensa episcopale4, con “su saltu et isu nesargiu… ateras ecclesias ibidem contentas, una cun sos saltos, terras, nessargios, vingias, posesione et ateros proventos”; dunque esso comprendeva terreni coltivati e incolti, vigne e vari proventi, fra cui un nesargiu, ovvero una pescaia5, riferendosi alla tradizione dei prodotti ittici fluviali del territorio di Torralba, giunta poi fino all'Ottocento6. Il documento è importante perché da inoltre un terminus ante quem per l’esistenza della chiesa di S. Antonio. 1 CSP 349. DERIU - CHESSA 2011, pp.12-13. 3 CPS 254. 4 CSP 253. 5 CSP, p.252, ad vocem. 6 VALERY 1999, p. 82 " ...Torralba, ai piedi del monte Pelao, attraversata dalla strada, è oggi nota solo per le eccellenti anguille che gli abitanti pescano nel fiume vicino..." 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 254 In un altro documento1 del Codice di Sorres, non datato ma probabilmente risalente agli anni Quaranta del XV secolo, viene invece citato l’altro beneficio di Sancta Victoria de Thailo, qualificato come disfatu, che viene affidato, con tutte le sue pertinenze non meglio specificate, al canonico di Sorres Paolo Pinna. Anche questa notizia è particolarmente importante perché risulta la prima informazione scritta della chiesa di Santa Vittoria. Alla fine del XVI secolo la chiesa di Sancti Antonii de Taylo, posta in alta rupe, è citata dal Fara2 insieme all’omonima sorgente posta nelle vicinanze. Gli stessi elementi topografici sono segnalati dal Vico3 nel 1639. La chiesa è definita “de muy grande devociòn”. E’ importante notare come non si citi la contestuale presenza di due edifici chiesastici e da ciò si può forse arguire che la chiesa nuova non fosse ancora stata costruita. Nella prima metà dell'Ottocento S. Antonio de Taylo è ricca di beni mentre S. Vittoria è già in rovina4. 7.4.1.2 S. Antonio Abate Il sito di S. Antonio Abate, o di Taylos, si trova 1250 m ad ovest di Torralba, nella parte sud- occidentale dell'altipiano calcareo di sa Mura, nelle cui eminenze nord-occidentali si trova la cattedrale medievale di S. Pietro di Sorres. Nel sito sono presenti, a brevissima distanza, due chiese omonime: la più recente, databile forse al XVII secolo5, è posta alla fine della S.V. S. Antonio, ad una quota di 493 m s.l.m.; la più antica, in stato di rudere, è invece ubicata nella fascia altimetrica posta fra i 500 e 510 m s.l.m., sul ciglio dell'altipiano calcareo di sa Mura. Nella parete calcarea immediatamente a sud della chiesa antica è presenta la fonte omonima, ricordata già nei documenti cinque- seicenteschi. La ricostruzione in epoca postmedievale della chiesa (UT TAY 8), a sinistra delle quali sussistono delle cumbessias per l'alloggio dei pellegrini, corrisponde alla frequentazione a scopo devozionale che perdura ancora oggi, necessità per la quale evidentemente non bastava più il vecchio edificio di dimensioni decisamente minori. Il corpo di fabbrica, 1 CSP 253 FARA 1992a, pp.174-5. 3 VICO 2004, Vol VI, p.90. 4 ANGIUS 2006, Vol.III, p. 1711, sub vocem Torralba. 5 FLORIS 2007, Vol.IX, ad vocem Torralba, p.461. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 255 orientato, è decisamente imponente (con navata lunga 31 m e larga 10 m, il transetto 15 m), presenta planimetria a croce latina e la facciata sormontata da timpano e barbacani laterali1. La chiesa antica (già citata nel 1449), anch’essa orientata (UT TAY 1), ha planimetria rettangolare con navata unica e abside semicircolare (13*7 m). Il tessuto murario è costituito da filari poco regolari, con inserti di zeppe, che tornano in corsi sub-regolari, costruiti in bozze calcaree di piccola-media dimensione, fatta eccezione per gli angolari costituiti da conci calcarei allungati di dimensione maggiore, disposti alternativamente di piatto e di taglio. La facciata è a capanna e la copertura a due falde, forse originariamente coperte da travi lignee e laterizi. L'ingresso principale con arco a sesto pieno è posto in facciata; altri due ingressi con arco a sesto ribassato si aprono sui lati lunghi; nell'abside vi sono due piccole luci quadrangolari; l'arco trionfale del catino absidale è invece a sesto ribassato, impostato su semplici abachi a sezione triangolare. Numerosi sono i rimaneggiamenti di epoca sub-contemporanea, probabilmente per sfruttare e chiudere lo spazio a fine produttivo; gli ingressi laterali sono stati tamponati con pietrame scapolo, mentre all'interno sono stati ricavati piccoli ambienti coperti con lamiera, forse per il ricovero di animali. Un primo esame stilistico- formale sembrerebbe indicare per l'edificio una lunga fase di uso scandita da due momenti principali, legati il primo all'impianto generale (pianta e abside, tessitura muraria) e al portale d'ingresso a sesto pieno con stipiti e volta in conci (simile al S. Elia di Montesanto), da porre in epoca genericamente romanica, forse anche in un momento alto per l'utilizzo di bozzette invece che conci. Ad un momento successivo vanno invece ascritti i portali laterali e l'arco del catino absidale, il cui sesto ribassato sembra da spostare al XV-XVI secolo, in coincidenza con le esigenze devozionali di festa campestre. Dall'angolo nord-est della chiesa parte una rasatura muraria, che si conserva per circa 1 m, con direzione est/nord-est, costruita con doppio filare in blocchi calcarei di grande dimensione e sacco. In tutto il pianoro prospiciente l'edificio religioso, che come detto è posto a pochi metri dal ciglio roccioso, per un'area di circa 1 ha verso ovest e nord è leggibile una grande 1 Ib. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 256 concentrazione (UT TAY 2, 3, 4) di elementi calcarei di piccole, medie e grandi dimensioni, lavorati e non, in associazione a frammenti di laterizi (coppi ed embrici) e ceramici (anforacei, ceramica da cucina africana1, TSCA2), databili, in attesa di confronti più pregnanti, ai periodi tardo imperiale e tardoantico. In vari punti sul limitare del pianoro verso la chiesa nuova, lungo isoipse ben definite e al centro del campo) sono riconoscibili allineamenti murari e, in almeno un caso, un ambiente quadrangolare. Anche l'analisi delle foto satellitari disponibili su Google Earth evidenzia possibili strutture murarie in corrispondenza delle isoipse e al centro del campo due grandi ambienti rettangolari posti reciprocamente ad angolo retto, ulteriormente ripartiti al loro interno. In conclusione si può ipotizzare per il sito di S. Antonio di Taylos un insediamento di epoca romana imperiale, senza al momento indicazioni di continuità ad uso abitativo, ma per il medioevo apparentemente solo a scopo religioso. Per quanto riguarda la tipologia di tale sito è necessario specificare che l'altopiano di Sa mura non è coltivabile che con estrema difficoltà, mentre è adatto per l'allevamento e lo sfruttamento delle risorse litiche. La zona è ricca d'acqua e la fonte perenne che sgorga al di sotto della chiesa è una delle meglio conosciute della regione. Particolarmente interessante è anche la posizione topografica di S. Antonio, quasi un pendant meridionale di S. Pietro di Sorres, con amplio controllo delle vallate fra Torralba, Thiesi, Cheremule e Giave e della viabilità, sia quella principale fra il sud e il nord dell'isola che le vie di percorrenza trasversali a questa3. Un'ultima notazione riguarda la presenza di numerosi furraghes, ovvero fornaci per la preparazione della calce, nell'area 4: la raccolta e la cottura degli elementi litici possono aver sicuramente portato dei danni alle strutture presenti nel sito. 1 Due esempi di Casseruole Hayes 197- Ostia III, fig. 267= Bonifay Culinaire Type 10 (BONIFAY 2004, p. 225) databile probabilmente al IV d.C. e un esemplare di Bonifay Culinaire Type 10 (BONIFAY 2004, p. 225, fig. 120,8) databile alla fine del IV d.C. 2 Due esempi di Hayes 109, l'uno riconducibile alla variante Bonifay Sigillèe Type 60 Variante B (orlo leggermente appiattito) e l'altro alla Variante C (orlo a sezione triangolare), databili rispettivamente a 1/2 - 2° 1/2 e fine VII d.C.(BONIFAY 2004, pp. 187-9). 3 Infra, par. 4.1.3. 4 FERRANDU 2013. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 257 Fig. 7.29. S. Antonio di Taylos: Carta della visibilità. Fig. 7.30. S. Antonio di Taylos: Carta delle Unità Topografiche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 258 Fig. 7.31. S. Antonio di Taylos: la chiesa antica vista da sud- ovest. Fig. 7.32. S. Antonio di Taylos: cumuli di elementi da costruzione. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 259 7.4.1.3 S. Vittoria L'area di S. Vittoria è situata su un promontorio dell'altipiano calcareo di Sa Mura, circa 650 m a sud-est di S. Antonio Abate, nella fascia altimetrica fra i 480 e i 500 m s.l.m. I terreni sono attualmente utilizzati a pascolo. I ruderi della chiesa di S. Vittoria (UT TAY 5) sono posti ai limiti settentrionali dell'area indagata. La chiesa presenta orientamento a est/nord-est e con pianta rettangolare mononavata, nella quale sono leggibili con chiarezza due distinte fasi costruttive. La più antica concerne la parte orientale del corpo di fabbrica, con pianta rettangolare poco allungata (7,5*6,8 m), e abside semicircolare molto amplio, a comprendere la maggior parte del lato corto. La tessitura muraria è costituita da bozzette calcaree disposte in filari sub-regolari di altezza variabile, con numerose rinzeppature, e in due punti gli elementi litici sono disposti a spina di pesce. Gli angolari sono di conci semilavorati molto allungati, leggibili specialmente sul lato meridionale, dove sono usati anche nel partito murario. Al centro dell'abside si aprono due monofore con strombatura verso l'interno; l'arco trionfale del catino absidale è anch'esso molto amplio, con arco quasi a tutto sesto, decorato mediante una dicromia ottenuta con l'inserzione di alcuni conci vulcanici (3 sulla parte settentrionale, l'altra è parzialmente crollata). In un momento successivo la facciata originale venne abbattuta e l'edificio ampliato verso sud per con uno sviluppo longitudinale abnorme, superiore al doppio dell'originale (lunghezza totale 15,6 m, allungamento di 8 m). Gli allungamenti delle pareti e la nuova facciata sono privi di aperture e costruiti con elementi litici calcarei di piccole dimensioni, assemblati senza regolarità e legati con malta, e sono oggi in stato di degrado maggiore rispetto alle strutture antecedenti. Alla stessa fase vanno ascritte le nuove aperture sui muri più antichi, in particolar modo l'ingresso principale rettangolare, posto sul fianco meridionale, come due piccole finestre sui lati lunghi e la rettificazione della monofora settentrionale. All'interno della chiesa sono presenti numerosi elementi di crollo e, appoggiati alle pareti, una colonnina (o lastra?) e un'acquasantiera calcaree. Anche quest'edificio, almeno nella sua prima fase, è databile genericamente al periodo romanico, sebbene senza dati stratigrafici sia difficile proporre un range cronologico più accettabile. Ancora più difficile è la datazione della seconda fase che, in ragione anche Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 260 della totale mancanza di cura ed elementi decorativi e/o di pregio, potrebbe essere ascritta anche ad un uso non devozionale (la chiesa è descritta in rovina nella prima metà dell'Ottocento) e ad un periodo relativamente recente (ultimi due secoli?). Nell'area posta a sud-ovest (UT TAY 6) e a sud-est (UT TAY 7) della chiesa la leggibilità dei terreni è scarsa o nulla, fattore che ha reso particolarmente difficili le indagini; inoltre molti elementi litici sono stati raccolti presso i muri di confine o in grandi cumuli (muruidinas), funzionali probabilmente alla loro cottura nelle fornaci per la calce (furraghes) attive fino a pochi decenni fa1. E' comunque possibile leggere una notevole dispersione di elementi litici di piccole e medie dimensioni non lavorati, in associazione a laterizi (coppi) in stato estremamente frammentario, che solo nell’areale immediatamente a nord-ovest della chiesa si trovano in 4 concentrazioni ben definibili che potrebbero segnalare i crolli di alcuni ambienti. In tali concentrazioni di forma sub-quadrangolare alcuni blocchi litici di maggiori dimensioni sono posti ai lati, mentre il pietrame minuto (tutto ugualmente di natura calcarea) è accumulato al centro insieme ai laterizi. Molto interessanti anche i pochi frammenti ceramici osservati, classificabili nelle seguenti classi: -anforacei; 1 frammento di ansa scanalata con tre insellature all'esterno, produzione non riconosciuta; -2 frammenti di brocchette con decorazione incisa a pettine, probabile produzione mediorientale, V-VII d.C.; -invetriata in monocottura: 2 frammenti, pertinenti a diversi individui, di forme chiuse rivestite da vetrina piombifera data in monocottura, produzione non riconosciuta, XIIIXIV secolo2; -graffita arcaica savonese: 1 frammento di scodella, fine XIII- prima metà XIV secolo3; -maiolica arcaica pisana: 4 frammenti pertinenti a 3 boccali, XIV secolo4; -hispano-moresca: 1 frammento di forma aperta con piede ad anello con decorazione in blu e lustro, produzione valenzana, XIV secolo5. 1 Ottimo FERRANDU 2013. MILANESE 2004, p. 3 Un prima dato sulla diffusione di questa classe in Sardegna, anche in contesti di ricognizione, da BICCONE 2005, p. 336. 4 MILANESE- BICCONE- FIORI 2004. 5 MILANESE 2006d. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 261 Il contesto descritto corrisponde in modo abbastanza preciso alla fase nota dalle fonti scritte di metà XIV secolo con un insieme ceramico tipico di questa fase (importazioni liguri, pisane, valenzane) con alcune preesistenze di XIII secolo (graffite arcaiche savonesi) e di periodo tardoantico, configurandosi quindi come caso tipico nell'ambito dei villaggi abbandonati sardi1. Si propone dunque l'ubicazione della parte insediativa del villaggio medievale di Taylos nell'area a sud ed est dei ruderi della chiesa di S. Vittoria. Allo stato attuale delle ricerche non sembra esservi un insediamento medievale nei pressi di quella di S. Antonio, che comunque le fonti scritte quattrocentesche indicano chiaramente essere una pertinenza dell'insediamento. Fig. 7.33. S. Vittoria di Taylos: Carta della visibilità. 1 Al riguardo ancora valido M ILANESE- BICCONE- FIORI 2004, nonchè, per il caso specifico di Orria Pithinna (Chiaramonti) CHERCHI- MARRAS- PADUA 2012, per Ardu (Sassari) e Bionis (Porto Torres) CHERCHI- MARRAS 2004 e MILANESE- CHERCHI- MARRAS- VECCIU 2010. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 262 Fig. 7.34. S. Vittoria di Taylos: Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.35. S. Vittoria di Taylos: vista dell'edificio da sud- ovest. Si può notare la parte aggiunta sulla sinistra della foto. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 263 Fig. 7.36. S. Vittoria di Taylos, UT TAY 6: cumulo di elementi da costruzione, sullo sfondo la chiesa. Fig. 7.37. S. Vittoria di Taylos, UT TAY 6, insieme di reperti ceramici fotografati sul sito. In alto da sinistra: 2 frammenti di brocche decorate a pettine, 1 ansa di ceramica depurata, 1 frammento di Graffita arcaica savonese. In basso 1 frammento di maiolica valenzana decorata in blu e lustro, 1 frammento di ceramica invetriata in monocottura. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 264 7.4.2 S. Andrea. La chiesa di S. Andrea sorge su un colle (435 m s.l.m.) posto alla periferia sudoccidentale del centro di Torralba. L'edificio (UT SAD 1), perfettamente orientato, nella sua facies attuale è l’esito di due distinte fasi costruttive. La più antica (7*4 m) è contraddistinta da una planimetria allungata con abside semicircolare e copertura a due falde. Costruita in conci e bozzette di pietra vulcanica (sporadico e forse relativo a restauri l'utilizzo di calcare) di piccole e medie dimensioni (di grandi dimensioni gli angolari) presenta un paramento a filari sub-egolari ma di altezza variabile, più ordinati nell'abside che nei lati lunghi, con l’inserto di zeppe funzionali alla regolarizzazione dei corsi. L'unica apertura è una bifora posta al centro dell'abside, con stipiti e colonnina centrale in calcare e architrave in pietra vulcanica. In un momento successivo, difficilmente precisabile1, l'edificio è stato allungato, mediante abbattimento della facciata, verso ovest, fino a raggiungere uno sviluppo di 15 m totali. Attualmente il paramento murario è coperto da uno strato di intonaco; in un'immagine pubblicata nel 19932 si può notare l’utilizzo di pietre calcaree di piccola e media dimensione, sbozzate o non lavorate, poste in opera in filari poco regolari. La facciata è chiusa mentre l'ingresso, con arco a tutto sesto e stipiti in conci calcarei di grandi dimensioni, si pone nel lato meridionale poco oltre il punto di appoggio alla parte anteriore. Sulla stessa parete, più a sud, si apre una finestra rettangolare con stipiti in conci calcarei (fatta eccezione per un unico concio vulcanico) e grande architrave trachitico. La parte più antica della chiesa trova confronti per alcuni studiosi in contesti databili fra IX e inizi XI3 secolo per i moduli metrici di abside e planimetria; per il Coroneo invece si possono ravvisare le medesime maestranze attive nel S. Elia di Monte Santo, poco distante, a metà del XI secolo4. Nell'area intorno alla chiesa la visibilità nulla e la presenza di un deposito di mezzi agricoli dismessi hanno ostacolato l’indagine; l'unica anomalia rilevata è relativa alle rasature murarie di un ambiente quadrangolare (visibile anche nell'immagine del 1993) costruito in bozzette di calcare, posto a sud della chiesa, in corrispondenza della sua 1 CAPRARA 1988, pp. 397-8 lo pone in epoca romanica. CORONEO 1993, p. 121, fig. 33a. 3 CAPRARA 1988, pp.397-8. 4 CORONEO 1993, p.119; p.121, sch. 33. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 265 parte più antica, sulle cui funzioni e cronologia è al momento impossibile avanzare ipotesi. Fig. 7.38. S. Andrea di Torralba, vista da est, si possono notare la bifora nell'abside e l'allungamento verso ovest. Fig. 7.39. S. Andrea di Torralba, vista da sud, in basso le rasature murarie citate nel testo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 266 7.4.3 S. Giorgio La chiesa di S. Giorgio, di evidente datazione medievale, è da alcuni associata ad un centro demico medievale non conosciuto1 o pertinente all’insediamento di Cabuabbas, sconosciuto nelle fonti medievali2. Il sito di S. Giorgio (Santu Giolzi in sardo) si trova a circa 2 Km del centro urbano in direzione sud/sud-est, 400 m ad ovest della SS 131 lungo la S.C. Torralba- Bonorva. La chiesa è ubicata in un terrazzo calcareo sulla fascia altimetrica fra i 380 e i 390 m s.l.m. sul versante occidentale dell’altopiano di Planu Altu, che affaccia sulla vallata del Rio Tortu (affluente di sinistra del Rio Mannu di Ozieri), che si allarga poi nella Valle dei Nuraghi. Presso il promontorio roccioso su cui è eretta la chiesa sorgono due fontane. Ampie pareti di sezione esposta consentono di leggerne la stratificazione geologica: i versanti sono costituiti da rocce appartenenti al Distretto vulcanico di Bonorva, ricoperte poi da calcari miocenici, mentre a valle sono presenti formazioni sedimentarie legate alla gravità. In particolare l’area indagata è costituita da calcareniti e calcari della litofacies della formazione di Mores, mentre poco più a nord sono attestate anche le marne arenacee della formazione di Borutta. I versanti calcarei nudi sono quasi verticali e interessati da importanti fenomeni franosi, anche recenti, oltre che da numerose aperture e cavità. Il substrato roccioso affiora in vari punti, mentre il terreno è coperto da una rada vegetazione erbacea, ragion per cui la visibilità archeologica è scarsa ma non nulla. Lungo la S.C. Torralba- Bonorva sono ubicati, a brevissima distanza dal ciglio roccioso, i ruderi della chiesa di San Giorgio (UT SGG 1). L’edificio, orientato, misura 12*6 m, con abside semicircolare molto ampia. La tessitura muraria è in elementi calcarei di varie dimensioni, solitamente sbozzati e spianati faccia a vista; il paramento non è isodomo ma organizzato per corsi con un filare regolare in conci di media dimensione posti di piatto con l’ausilio di poche zeppe e due (o tre) filari poco regolari in elementi calcarei di piccole dimensioni posti di piatto, di taglio e talvolta in una maniera assimilabile alla “spina di pesce”; alcuni punti presentano tracce di intonaco. La facciata è spoglia mentre il portale d’ingresso non è leggibile in quanto crollato e risarcito per 1 DERIU- CHESSA 2011, p. 49, n°19. Vedi anche discussioni e commenti dello storico sui gruppi face book Chiese Campestri (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10205544460024991&set=gm.10152818965702876&type=1) 2 DERIU- CHESSA 2014, p. 145, n°19. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 267 usi produttivi; è presenta una luce cruciforme. Su entrambi i lati lunghi e al centro dell’abside, in posizione prossima a questa, è presente una stretta monofora a doppia strombatura e con stipiti e architrave lavorati. Sul lato settentrionale era presente un ingresso a tutto sesto, ora crollato; un ulteriore ingresso di minore dimensioni inferiori e di forma rettangolare si trova a sud presso l’abside. Tre piccole aperture quadrangolari si aprono in alto e una più in basso sul lato meridionale. Anche l’interno presenta tracce d’intonaco. Il catino absidale ha stipiti e arcata in conci calcarei disposti alternativamente di taglio e di piatto; l’inizio dell’arcata è marcata all’interno da una cornice in lastre calcaree e trachitiche, sotto la quale si aprono la monofora e due aperture quadrate. Si legge ancora parte della pavimentazione originaria il lastre di calcare. Alla facciata si addossa un rudere circolare, probabilmente una pinnetta1. Lo stato di conservazione è generalmente buono ma presenta delle criticità nella parte meridionale dell’abside, con il collasso dei primi filari che rischia di causare il crollo dell’intera parete. L’edificio presenta stringenti analogie per dimensioni, posa in opera (con filari regolari alternati ad altri sub-regolari con lo sporadico utilizzo della tecnica a pseudo spina di pesce) e lavorazione (utilizzo di conci e lastre) del paramento e per l’arcata del catino absidale con le poco distanti Santa Vittoria e S. Antonio (la parte vicino all’abside) di Taylos (supra) e San Benedetto di Ibilis (Thiesi, soprattutto per il catino absidale 2); rispetto a quest’ultima presentano somiglianze anche le luci rettangolari. Ad una distanza di circa 25 m a nord della chiesa un banco calcareo affiorante è stato scavato per ricavare delle domus de Janas (UT SGG 2), ovvero delle sepolture ipogeiche databili a partire dal neolitico 3, conosciute con il nome di Santu Jorzi4. L’ambiente ipogeico, dall’altezza di circa 70 cm, presenta una camera centrale su cui si aprono in modo radiale altre tre camere di dimensioni minori. L’area intorno alla chiesa non presenta elementi di interesse archeologico: circa 50 m a nord-ovest dell’edificio è stata tuttavia rilevata un anomalia morfologica allungata con 1 DERIU- CHESSA 2011, p. 134, fig. 74 mostra la pinnetta (edificio rurale di piccole dimensioni e pianta circolare, con copertura straminea o litica, usato a scopo produttivo molto diffuso in Sardegna) con l’originale copertura straminea nel 1983. 2 Cfr. immagini in AA.VV. 2014. 3 Vd. da ultima su questa tipologia MELIS 2000, pp. 132-135. 4 Segnalate in FOSCHI NIEDDU 1988, p. 19, fig. 1, n. 9. Vd. anche FODDAI 2010/11, pp. 187-90. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 268 direzione sud-est/nord-ovest (UT SGG 5), con una possibile rasatura muraria costruita con tecnica a doppio filare e sacco interno, della lunghezza di circa 10 m, associata ad una dispersione di elementi calcarei di piccole dimensioni. Non è al momento possibile chiarire se si tratti di una formazione naturale oppure di un’opera antropica e, in quest’ultimo caso, a una o più strutture, per cui manca comunque qualsivoglia elemento di datazione. Alla fine del promontorio roccioso, 200 m a sud-ovest dell’UT SGG 1, sul ciglio che strapiomba sulla vallata sottostante si erge il Nuraghe Santu Giorzi (UT SGG 3), monotorre con camera circolare, in opera poligonale in calcare, con probabile diametro di 12 m1; della torre residuano solo due filari. A nord del nuraghe si può notare una concentrazione di massi calcarei di piccole, medie e grandi dimensioni, con tracce di rasature circolari, forse pertinenti a capanne, e pochi frustuli ceramici (UT SGG 4) fino ad muro di chiusura con doppio filare in calcare lungo circa 17 m2, probabile antemurale di difesa verso il lato meno protetto naturalmente. In conclusione, allo stato attuale della ricerca, non esistono indizi sicuri (concentrazioni di materiale, ceramiche datanti), di un insediamento medievale abbandonato nel sito, fatta eccezione per la chiesa di S. Giorgio: le uniche Unità Topografiche rilevate sono di datazione molto più antica (UT SGG 2, 3, 4) o incerta. Tuttavia l’UT SGG 5 potrebbe essere pertinente ad un piccolo insediamento (una domus?) connesso con la chiesa; la mancanza di materiali ceramici potrebbe essere spiegata dal fatto che il sito non è mai stato sottoposto ad arature. In alternativa San Giorgio poteva già essere in epoca medievale una cappella rurale isolata. 1 2 FOSCHI NIEDDU 1988, p. 17. e p. 19, fig. 1, n. 10; scheda a p. 20. FODDAI 2010/11, pp. 191FOSCHI NIEDDU 1988, p. 20. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 269 Fig. 7.40. S. Giorgio (Torralba): Carta della Visibilità Fig.7.41. S. Giorgio (Torralba): Carta delle Unità Topografiche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 270 Fig.7.42. S. Giorgio (Torralba): UT SGG 1 vista da sud. Fig.7.43. S. Giorgio (Torralba): particolare dell’UT SGG 2. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 271 7.4.4 N.S. di Cabuabbas La chiesa di Nostra Signora di Cabuabbas è stata spesso confusa dagli storici con quella di S. Maria di Soralbo, di proprietà dei monaci di Monte Cassino e nota nei documenti scritti a partire dal 1119. Secondo ricerche più recenti invece la chiesa monastica sarebbe da ubicare nel centro urbano di Torralba, presso l’edificio conosciuto tuttora come “Santa Maria”1. Secondo lo storico Giovanni Deriu la chiesa in esame sarebbe invece da collegare all’insediamento medievale di Cabuabbas2, eponimo dell’omonima curatoria, sopravvissuto come centro rurale privo di individualità giuridica fino al XIX secolo3. In realtà il centro è nominato solo in fonti indirette di periodo postmedievale 4. La chiesa di Nostra Signora di Cabuabbas è ubicata circa 300 m ad est della SS 131, sopra una sperone calcareo che domina la Valle dei Nuraghi. Nella vallata immediatamente a sud scorre il Riu Cabuabbas, che riceve proprio sotto la chiesa le acque della Fonte di Cabuabbas, mentre a nord scorre il Riu Pudidu, che nasce presso S. Antonio di Taylos. Tutta l’area è stata storicamente destinata alla coltivazione del grano e attualmente del foraggio (orzo, avena). Al momento della ricognizione l’area era incolta e la crescita di vegetazione erbacea spontanea, con copertura inferiore al 50%, con dunque visibilità archeologica scarsa. La chiesa dedicata a Nostra Signora di Cabuabbas (UT CAB 1) è un edificio absidato ad unica navata, orientato a sud-est, che misura 19*8 m, databile dal punto di vista stilistico alla seconda metà del XII secolo 5. La struttura presenta molti rimaneggiamenti fra cui la costruzione di tre contrafforti sul lato meridionale e uno su quello settentrionale; anche la teoria di archetti a sesto acuto sotto il tetto che corre su tutto il corpo di fabbrica è da ascrivere presumibilmente alla seconda metà del XIII secolo. La facciata presenta un aspetto tozzo per lo scarso sviluppo in altezza ed è partita longitudinalmente da due lesene e in verticale da una cornice in rilievo. L’ingresso principale è un portale a sesto pieno rialzato in facciata, i cui stipiti modanati sono stati rifatti in epoca moderna; simile è un portale situato sul lato meridionale, con peducci 1 DERIU- CHESSA 2011, p. 49, n°19. DERIU- CHESSA 2014, p. 145, n°19. 3 Vedi anche discussioni e commenti dello storico sui gruppi face book Chiese Campestri (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10205544460024991&set=gm.10152818965702876&type=1) e i commenti al posti di Salvatore Zizi del 30 nvembre 2014 sul gruppo Facebook Archeologia medioevale e Chiese campestri della Sardegna. 4 VICO 2004, 6.a P., p. 90 (a. 1639): “…pueblo antigo de Cabudabas…”. 5 Per una descrizione stilistica cfr. CORONEO 1993, sch. 117. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 272 dell’arco decorati ma databile ad epoca postmedievale; una monofora centinata a doppio strombo si apre sui due lati e sull’abside. Il paramento murario è in corsi sub-regolari (con inserto di zeppe) costruiti in conci calcarei (e alcuni elementi vulcanici), con una dicromia irregolare sul lato settentrionale. A nord della chiesa, unito a questa da un muro contemporaneo, è un corpo di fabbrica con il medesimo orientamento, di dimensioni inferiori (7*5 m) e la cui scialbatura non permette di leggere tecnica muraria e rapporti stratigrafici A sud della chiesa è presente un appezzamento di terreno di forma irregolare chiuso da muri a secco parzialmente crollati. L’intero perimetro è interessato da un’ampia dispersione (UT CAB 2) di materiale litico (conci ed elementi calcarei sbozzati di varie dimensioni), laterizi (coppi, embrici) e ceramiche. Parte dei muri a secco insistono inoltre, in almeno tre punti, su murature precedenti, costruite a doppio filare e sacco interno con elementi calcarei di grandi e medie dimensioni, non legati, dai quali tuttavia non è possibile arguire planimetria e orientamento. Fra le classi ceramiche riconosciute troviamo anforacei ascrivibili genericamente al periodo romano imperiale, invetriate e ingobbiate regionali (XVII secolo), “terraglie” marroni e gialle di produzione albisolese (2ª metà XIX). In conclusione le ricognizioni archeologiche non hanno evidenziato alcun elemento sicuramente riconducibile ad un insediamento di epoca medievale, ma tracce di un abitato di dalle dimensioni ridotte (circa 3000 mq) di periodo romano (non meglio precisabile sulla base dei reperti in superficie), probabilmente una fattoria o un piccolo villaggio. È possibile invece che la chiesa, di sicura costruzione medievale, fosse una specie di santuario religioso eponimo della curatoria di Cabuabbas, cui del resto apparteneva secondo alcuni storici1, così come la chiesa di S. Maria di Coros (Ittiri) nell’omonima curatoria2. Fonti orali3 e alcune carte storiche4 ricordano invece l’esistenza di un piccolo abitato postmedievale denominato Cabuabbas, abbandonato nell’Ottocento, cui potrebbero essere riportati i reperti di XVIII- XIX secolo. 1 VICO 2004, 6.a P., pp. 88-90 (a. 1639) . Per tale chiesa cfr. CORONEO 1993, sch. 60. 3 Infra p.66, nota 3. 4 In particolare la Carta degli stati di S. R. M il re di Sardegna (http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24364&v=2&c=2812&t=1#) del 1892 e quella Dominions of the king of Sardinia (http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24354&v=2&c=2812&t=1#) del 1799. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 273 Fig. 7.44. N.S. di Cabuabbas (Torralba): Carta della Visibilità. Fig. 7.45. N.S. di Cabuabbas (Torralba): Carta delle Unità Topografiche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 274 Fig. 7.46. N.S. di Cabuabbas (Torralba): UT CAB 1 vista da nord-ovest, Fig. 7.47. N.S. di Cabuabbas (Torralba): UT CAB 2, particolare di rasatura muraria. Fig. 7.48. N.S. di Cabuabbas (Torralba): UT CAB 2, cumulo di spietra mento con conci e laterizi. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 275 7.5 Borutta Il centro di Borutta appare nelle fonti scritte in un momento piuttosto tardo rispetto agli altri centri della curatoria del Meilogu: non è infatti mai nominato nei Condaghes e negli altri documenti del periodo Giudicale. Non è possibile stabilire al momento se ciò sia dovuto alle carenze e allo scarso numero delle fonti disponibili o se effettivamente l’insediamento si sia sviluppato fra la fine del periodo giudicale e quello successivo, forse in alternanza o dialettica con il prossimo centro episcopale di S. Pietro di Sorres. La prima attestazione del centro1 si ha nel quinto decennio del Trecento, quando Borutta paga per 5 volte le decime ecclesiastiche ma non compare nel 1358. Il toponimo Gruta rimanda, secondo alcuni studiosi, alle caverne presenti sul costone del Monte Pelao e in particolare alla Grotta Ulari, antropizzata fin da epoca molto antica, posta sotto la Cattedrale di S. Pietro di Sorres2. Lo stesso toponimo appare nel documento aragonese del 1349, nel quale Borutta è proprietà di Dayan Doria e raccoglie 35 homens che possono pagare il dada. Fonte Data Toponimo Rettore Entità pagamento SELLA 1945, 140 21/8/1342 Gruta 4 libbre e 10 soldi SELLA 1945, 794 2/12/1342 Gruta SELLA 1945, 2552 22/5/1346 (?) Gruta Iuliano de Sori Canonico et rectore Iuliano de Sori Canonico et rectore Iuliano Canonico et rectore SELLA 1945, 1427 1/7/1346 Gruta SELLA 1945, 1748 17/9/1346 Gruta ACA, Real Patrimonio, reg.2100, quint. Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae, ff. ff.16v-173 1336- 524 Seruta 4 libbre, 5 soldi e 6 denari 9 libbre Iuliano Canonico et 1 libbra rectore Iuliano Canonico et 2 libbre rectore 15 (beneficio tassabile) libbre Tab. 7.6. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Borutta nel XIV secolo. Dal basso medioevo Borutta conosce continuità di vita fino ad oggi: nel 1388 il suo maiore Matheo Solinas è fra i firmatari della pace fra il Giudicato di Arborea e la 1 Per una panoramica sul territorio di Borutta nel medioevo vd. FADDA 2013. Vd. SORO 2009, 2009a; FADDA 2013. 3 CHESSA - DERIU 2008, pp. 80-3. 4 LIVI 2014, p.20. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 276 Corona d’Aragona1 e nel Quattrocento è citata numerose volte nelle fonti2 insieme con la chiesa di S. Maria Maddalena3. 7.5.1 S. Pietro di Sorres 7.5.1.1 Profilo storico S. Pietro di Sorres rappresentò per tutto l’arco del medioevo uno dei centri più importanti del Meilogu. Già per l’epoca altomedievale, quando mancano del tutto le fonti scritte, i reperti archeologici rinvenuti durante gli sterri per l’impianto del monastero benedettini indicano la presenza di un siti privilegiato, di carattere presumibilmente militare e religioso4. Purtroppo la decontestualizzazione di questi materiali non permette di avanzare ipotesi sulla topografia del sito. Unica eccezione a questo quadro è una tomba a fossa rivestita in pietrame rinvenuta sul versante orientale del colle con corredo militare5. In epoca giudicale Sorres divenne sede dell’omonima diocesi, testimoniata per prima volta il 12 dicembre 1112 con il suo vescovo Giacomo6; è invero probabile che la sua erezione sia avvenuta durante il pontificato di Alessandro II (1061-73), così come per la maggior parte dei vescovati suffraganei della Sardegna7, o del successore Gregorio VII (1073-85)8. La scelta di Sorres come cattedrale sembra rispondere ad una precisa scelta di siti già centrali, perché di probabile funzione militare, nella precedente epoca altomedievale, così come per Bisarcio, Castro e forse Ploaghe. La diocesi di Sorres9, insieme al suo episcopio, continuò la sua esistenza fino alla morte dell’ultimo vescovo vescovo (Giacomo de Puiasolla nel 1505, quando venne unita, in seguito alla bolla Equum reputamus, redatta dal pontefice Giulio III nel 1503, all'arcidiocesi di Sassari10. L’esistenza di un insediamento civile a Sorres è invece problematico, in quanto nessuna fonte sembra attestarlo con sicurezza. Nelle decime ecclesiastiche compare solo come 1 CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. ME 2008 C.X.2, CSP 19. 3 CSP 251. 4 Infra, par. 4.2. 5 MAETZKE 1966. Vd. anche l’ubicazione in SORO 2009, p. 163, fig.3. 6 ZANETTI 1974, pp.VIII-XI. 7 TURTAS2012, p. 30. ZEDDA- PINNA 2007, pp.87-99. CAMPUS 2010, p.50, n°60. 8 ZEDDA- PINNA 2007, p.92. 9 Sulla storia della diocesi cfr. Zichi 1975, PIRAS – DESSÌ 2003. 10 PIRAS – DESSÌ 2003, pp.VII-VIII, con bibliografia precedente. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 277 diocesi e arcipretura1 e non figura tra i villaggi di proprietà dei Doria nel 13492. Solo un documento del 1333, nel quale vari membri della famiglia Doria denunciano al re gli abusi di Raimondo de Montpaò, per ordine del governatore, consistenti nell'occupare alcune ville, fra cui quella di Sorres3. Di tale documento è tuttavia edito solo un regesto, per cui la fonte non è immediatamente verificabile. In un'altra fonte a questa collegata Damiano Doria parla di Sorre…Curia et curatoria4, quindi non di villa. Presumibilmente nello stesso anno il governatore Ramon de Cardona costruì una bastida a Sorres per controllare il passo del Monte Santo, da cui i sassaresi fuoriusciti tendevano agguati ai catalani5 che transitavano da e per Cagliari; i Doria tentarono immediatamente di prendere la nuova fortificazione, riuscendovi in parte, ma l’assedio non ha successo6. La Bastida è ancora attiva nel 1347 alla battaglia di Aidu de Turdu, quando è in mano ai Doria7 mentre non compare più nella documentazione successiva. 7.5.1.2 Topografia e archeologia L’analisi dell’area di San Pietro è attualmente resa impossibile dalla presenza del monastero benedettino, costruito negli anni ’50 del Novecento, in parte riutilizzando i ruderi dell’episcopio e in parte sterrando ed elevando ex novo. Durante questi lavori vennero in luce una grandissima quantità reperti databili dal periodo nuragico a quello rinascimentale, risultato evidemente della distruzione del deposito archeologico. La chiesa è, secondo le analisi stilistiche e architettoniche, il risultato di due fasi costruttive principali: la prima, leggibile nella parte inferiore del paramento esterno, datata alla seconda metà del XI secolo e la seconda, con ampia monumentalizzazione, alla seconda metà del secolo XII8. La chiesa, caduta poi in abbandono. è oggetto nel XIX secolo di lavori e restauri: nel 1834-359, momento nel quale è attestato un camposanto nel recinto attiguo alla chiesa, e 1 SELLA 1945, nn. 111, 1996. CHESSA- DERIU 2008, p.80. MELONI 1995. 3 CASULA 1970, doc. 207. 4 CASULA 1970, doc. 408. 5 Cfr. l’esempio, non datato ma evidentemente succesivo all’impianto della bastia, in CASULA 1970, doc. 379. 6 CASULA 1970, doc. 207. CASTELLACCIO 2007, p.294. 7 DERIU- CHESSA 2014. 8 CORONEO 1993, sch. 20. 9 ZICHI 1999, p. 170. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 278 nel 1884-86, con varie riparazioni e l’inserimento all’interno dell’elenco dei Beni nazionali. Tutta l’area circostante la chiesa è comunque interessata da tracce di frequentazione antropica a partire dalla preistoria. All’interno della grotta denominata “Sa Rocca Ulari”, che si apre nella parete calcarea a nord della chiesa romanica, sono state rinvenute ceramiche che interessano un arco cronologico che va dal neolitico medio (Cultura di Bonu Ighinu, 4700- 4100 a.C.) al neolitico recente (Cultura di Ozieri, 40003700 a.C.), con scopo abitativo, per proseguire con l’eneolitico (3700- 2200 a.C.) e l’età del Bronzo (2200- 1000 a.C.)., quando ebbe forse la funzione di area sepolcrale e di magazzino1. Sempre al periodo neolitico sono ascrivibili le necropoli della tipologia “domus de janas” identificata nei versanti orientale e meridionale del colle e costituita da almeno 5 ipogei2. Presso l’abside della chiesa è invece ancora visibile il Nuraghe polilobato di S. Pietro3. Dagli elenchi dei materiali recuperati durante gli sterri operati negli anni 50’ del Novecento per la costruzione del monastero benedettino4 si evince anche la presenza di un sito romano, vista la presenza di ceramica a vernice nera, sigillata africana, monete repubblicane e imperiali nonché di frammenti epigrafici5, Il tipo di materiali indica l’esistenza di un insediamento strutturato. Anche per il successivo periodo altomedievale e bizantino il materiale proviene, fatta eccezione per una sepoltura, dagli sterri. Il materiale è probabilmente relativo ad un sepolcreto con presenza di militari e cavalieri6, relativo forse ad un piccola postazione di controllo dell'area7 e di sepolture femminili (presenza di orecchini)8. In epoca bassomedievale insieme alla chiesa il pianoro fu occupato anche dalle strutture dell’episcopio, utilizzate poi come parte dell’odierno monastero, datato dagli studiosi ad un momento contestuale alla seconda fase della chiesa (seconda metà XII) sulla base delle analogie stilistiche. Le strutture sono tuttora visibili a est e a sud della cattedrale, 1 SORO 2009a. SORO 2009. 3 SORO 2010. 4 http://www.sanpietrodisorres.net/monastero.asp. 5 Archivio della Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro, Comune di Borutta, Fascicolo 1, prott. 2286/1973 e 906/1986. 6 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Borutta, Cartella Generale 1, Prot. 3543 del 25/11/1978, 258 del 16/1/1978, 2286 del 29/9/1973. 7 SERRA 2002, p.149. 8 CAPRARA 1988, pp. 398-400, figg. 3-6; MAETZKE 1965; ROVINA 2000, p.45; 2002, p.172. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 279 cui si ammorsano, e sono costituite in filari regolari di conci calcarei e vulcanici alternati in fasce bicrome regolari. Sono rilevabili portali a sesto acuto, monofore e bifore, nonché un pozzo.. Riguardo alla planimetria ne possediamo una del 18581, poco precisa, che propone delle ipotesi sull’uso dei vari ambienti allora visibili, ed una della metà del Novecento 2. Sicuramente l’episcopio presentava una pianta quadrangolare con ampia corte centrale, molto simile per concezione a quella dei grandi monasteri. Dal materiale raccolto durante i lavori degli anni ’50 sappiamo inoltre che vennero rinvenuti vari reperti ceramici (maiolica arcaica, maioliche valenzane e catalane, invetriate siciliane, graffite policrome3) databili fra XIII e XV secolo e quindi riferibili al periodo in cui Sorres fu sede dell’episcopio e della bastida, di cui peraltro non possediamo alcun elemento su ubicazione esatta e strutture materiali. 1 SPANO 1858, tav. f. Rielaborazione in CORONEO 1993, fig.20. 3 Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Borutta, Cartella Generale 1, Prot. 3543 del 25/11/1978, 258 del 16/1/1978, 2286 del 29/9/1973 e soprattutto 1438/1973, coeve con breve relazione di Hugo Blake. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 280 Fig. 7.49. Pianta delle strutture visibili a S. Pietro di Sorres nel 1858. Con la lettera b è indicato il lavatoio, con la a il refettorio, con la c le camere, con la d orto e giardino, con la e il pozzo, con la f la cucina, con la h l’atrio, con la g il campanile. Fonte: SPANO 1858, tav. f, rielaborazione dello scrivente. Fig. 7.50. S. Pietro di Sorres, planimetria. Fonte: CORONEO 1993, fig.20. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 281 7.5.2 S. Miali. Il sito di S. Miali è ubicato in località Nuraghe sa Tanca Noa, circa 800 m a sud-ovest del centro urbano di Borutta, nell’angolo nord-occidentale dell’altopiano calcareo di Sa Mura. Il substrato geologico è ascrivibile alla formazione di Monte Santo, particolarmente adatto sia alla coltivazione che all’estrazione di materiale litico per l’edilizia, che per la produzione di calce, come testimoniano le numerose fornaci presenti in tutta la zona (furraghes in lingua sarda). Attualmente l’area è coltivata intensivamente ad avena per la produzione di foraggio per le greggi. Presso il nuraghe sa Tanca Noa è attestato l’agiotoponimo tanca di S. Miali (S. Michele Arcangelo), che potrebbe essere riferito ad un edificio religioso o, in alternativa, ad un proprietà di una chiesa con tale titolo, forse quella un tempo esistente a Borutta1. La ricognizione archeologica è stata condotta in condizioni di visibilità pressoché nulla per la copertura vegetale superiore al 60%. Al limite nord-occidentale del campo, presso il ciglio roccioso, è ancora leggibile il profilo del Nuraghe sa Tanca Noa (UT SMI 1), ridotto ad un cumulo informe coperto da erbacce con al centro una cavità riempita da pietrame calcareo, esito del processo di crollo delle camere interne; non è attualmente possibile ricostruire la planimetria dell’edificio, probabilmente un monotorre2. Tutta l’area ad est del nuraghe è interessata da una dispersione di materiale litico di varia pezzatura (UT SMI 2), derivante dal crollo della torre nuragica, e di frammenti ceramici di piccole dimensioni, non diagnostici ma ascrivibili per impasto e caratteristiche tecnologiche al periodo nuragico. All’interno di tale Unità Topografica è presente un cumulo di materiale litico di grandi e medie dimensioni che ricopre un ambiente costruito a secco (forse una casa rurale distrutta), che Daniele Fadda, sulla base dell’interpretazione delle foto aeree, aveva identificato in modo dubitativo con i ruderi della chiesa3. L’analisi svolta non ha evidenziato elementi che possano confermare la presenza della chiesa e di un insediamento medievale nel sito, ma le pessime condizioni di visibilità non permettono alcuna sicurezza. 1 DERIU - CHESSA 2011, p. 42; p. 49, n°21. FADDA 2013, p. 225; p. 237, fig. 1 per proposta di ubicazione. Il nuraghe è segnalato in SORO 2010, p. 22-3; fig.5. 3 FADDA 2013, p. 237, fig. 1. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 282 Fig. 7.51. S. Miali (Borutta): Carta delle Unità Topografiche 7.6 La curatoria di Ardar: comune di Ardara Ardara, al giorno d’oggi centro marginale del Meilogu, era nel medioevo la sede principale del Giudice di Torres, chiamato in alcuni documenti d’Ardar. Ardara appare nella documentazione scritta nell'XI-XII secolo; non è certo se il palacçio regis citato nella carta di Nicita del 1065 sia quello di Ardara ma è molto probabile1. Se non possediamo con esattezza la datazione della costruzione della reggia di Ardara è comunque una delle sedi di Corona (ovvero di assise giudicale) già al tempo del primo Giudice di Torres noto alle fonti scritte, Barisone I (1065- 1073), in particolare negli anni intorno alla sua morte2 e del successore Mariano I (1073-82)3. All’inizio del XII secolo la centralità di Ardara è tale che lo stesso Giudicato assume talora la sua denominazione (in regno qui dicitur Ardar4); nel 1107 viene consacrata la cappella palatina di Nostra Signora del Regno 1. 1 CDS XI, doc. VI; SABA 1927, doc. I. CSPS 33, 34 3 CSPS 300. 4 CDS XII, doc. XII, datato dal Tola al 25 aprile 1113 e ri- datato da SANNA 2007 al <1101>, comunque <ante o 1112> aprile 25. CDS XII, doc.XIII, datato dal Tola al 30 aprile 1113. CDS XII, doc.XXVIII, datato dal Tola al 24 maggio 1120. CDS XII, doc.XLV, datato dal Tola al 20 maggio 1136. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 283 In particolare nei documenti viene citato il palacium/palatium, residenza dei Giudici di Torres fino al crollo del giudicato del 1258. Ancora nella prima metà del Duecento Ardara è definito palatio regni Turritani de Ardera2 e vi si redigono importanti documenti3 firmati dai Giudici Turritani Ubaldo Visconti e Adelasia. Tale reggia era stata tuttavia demolita, insieme a numerose chiese, nell'ambito delle rivolte scoppiate a Sassari nel l236 e culminate con l'assassinio di Barisone III: il materiale ricavato dalle demolizioni fu poi stato usato per la costruzione di numerose case4. La centralità di Ardara si evince dalla notizia della celebrazione di due sinodi nazionali, ovvero con la partecipazione di tutte le province ecclesiastiche della Sardegna (Torres, Cagliari, Arborea), nel 1135 e nel 12055. Dopo la fine del Giudicato l'area dell'antica curatoria di Ardara, insieme a quelle confinanti di Anglona, Bisarcio e Meilogu, passa alla famiglia Doria: a partire dal 13086 viene attestato il castello di Ardara (non è certo, ma verosimile, se già nel 1287 esistesse e facesse parte delle proprietà doriane7), che è concesso in feudo da Giacomo II d’Aragona a Brancaleone Doria e suo figlio Barnabò, insieme al villaggio e alle curatorias di Meilogu, Caputabbas, Monteleone8. È interessante notare come già a questa data castello e villa fossero distinti, così come spesso accadrà successivamente. Il castello di Ardara viene assediato ed espugnato da Raimondo de Cardona, governatore aragonese, nel 1334, con la successiva convenzione fra il governatore aragonese e Damiano Doria9. Ne nascerà un lungo contenzioso sul possesso sebbene il castello resti sotto la proprietà dei Doria. Pietro IV ha intenzione di acquistarlo già nel 134610, anche mediante un prestito di Mariano di Arborea, all’epoca Conte del Goceano1; nel 1347 il governatore della 1 Nelle fonti scritte la chiesa appare con il titolo di “cappella di Santa Maria” nel 1205 (VIRDIS 2002, p.316) e Beata Maria nel 1334 (CASTELLACCIO 2007, p.67). Sull’importanza della chiesa in rapporto al potere giudicale vd. Usai 2011, pp. 27-32. 2 CDS XIII, Doc. LVII, 3/3/1236. 3 CDS XIII, docc. LVII, LVIII, LIX, LX, LXI (tutti del 3/3/1236); LXX (8/4/1237), LXXII e LXXIII (14/4/1237), LXXVI (3/5/1237) 4 PISTUDDI 2008, p. 102, con riferimento ad una lettera di Gregorio IX del 1236, in SCANO 1945, pp. 79-80, doc. CXXI. 5 CDS XII, doc.XLIV, datato dal TOla al 1135. Cfr. VIRDIS 2002, pp. 315-6. 6 SALAVERT Y ROCA 1956, pp. 317-9, doc. 258 (11/7/1308); pp. 346-8, doc. 280 (21/9/1308);pp. 356-7,doc. 287 (16/10/1308). 7 SODDU 2014, pp. 53-4. 8 SODDU 2013, p. 29. SODDU 2014, pp. 59-60 e n°206. 9 CASTELLACCIO 2007, p. 67. SODDU 2013, pp. 31-2. SODDU 2014, p. 61. 10 SODDU 2005, doc. 431. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 284 Sardegna invia dei Capitoli di pace al sovrano in cui si tratta l'acquisto delle terre dei Doria, con allegate le difficoltà per le trattative: Cassano, Brancaleone e altri due fratelli possiedono fra gli altri parte del castello di Ardara 2. Ardara viene acquistato da Mariano IV d’Arborea nel 13493 o nel 13534, tuttavia il sovrano aragonese persevera nel tentativo di acquisirlo, mediante accordi 5 che prevedevano anche il rimborso della cifra spesa per l’acquisto6. Il Giudice tuttavia, nonostante alcune parziali aperture7, non accetta e rifiuta8, forse anche per il perdurante atteggiamento ostile di Bernardo de Cabrera, che continua con le azioni belliche 9. Il contenzioso diventa causa di gravi contrasti e Pietro IV accusa nel 1355 Mariano IV di occupare indebitamente il castrum de Ardara10. Alla questione avrebbe dovuto porre fine la pace di Sanluri del 1355, con la quali si stabilì che la decisione sui castelli di Ardara e La Capula sarebbe stata affidata ad un arbitrato papale11; nel frattempo sarebbero stati tenuti in custodia dall’Arcivescovo di Oristano o dal Vescovo di Ales12. Dopo la richiesta di arbitrato tuttavia Pietro IV invia, per il tramite di Jasperto de Tragura, un memoriale al papa con cui chiede, come parziale indennizzo per le spese in Sardegna per il recupero del suo feudo, i castelli di Ardara e La Capula13; sull’antica capitale giudicale Pietro IV non vorrebbe in alcun modo discutere 14. L’arbitrato di Asti del 1360 dà tuttavia ragione ai Doria, cui il Re deve restituire i possedimenti antecedenti al 1330, fra cui appunto Ardara15. 1 D’ARIENZO 1970, doc. 250. D’ARIENZO 1970, doc. 279. 3 SODDU 2013, p. 34. 4 Non possediamo l’atto di acquisto, ma la prima notizia è probabilmente del 23 agosto 1353 (MELONI 1971, p.171). Già fra il 1340 e il 1347 il fratello Giovanni d’Arborea aveva proposto al Giudice la sua mediazione nella trattativa (D’ARIENZO 1970, doc. 74). 5 MELONI 1971, p. 171. 6 MELONI 1971, p. 172. 7 D’ARIENZO 1970, doc. 441. 8 MELONI 1976, p. 66. 9 D’ARIENZO 1970, doc. 448 10 CDS XIV, doc. CII 11 ARMANGUÈ- CIREDDU- CUBONI 2001, vol. I, pp. 78-98. 12 ARMANGUÈ- CIREDDU- CUBONI 2001, vol. I , pp. 141-148 e pp. 174-176. 13 MELONI 1976, p. 96. 14 MELONI 1976, p. 207. 15 MELONI 1976, p. 206. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 285 Il centro formato da castello e burgum, rientra nelle proprietà del Giudicato di Arborea e nel 1388 è il capoluogo della contrate d.Ardar et de Meyulogu 1. Nel Quattrocento è rivendicato da Nicoloso Doria2. In seguito al completarsi della conquista aragonese (1420) nel castello (di cui vengono citate torre, nel 14423, e cassero, nel 14254), che passa di mano fra vari feudatari, vengono sottoscritti diversi documenti. Il castello è ancora operante nel 1478 durante la rivolta di Leonardo de Alagòn 5, che lo sottopone, senza successo, ad assedio. L'ultima citazione è del 1512. Nella catastale ottocentesca del centro urbano sono segnalate le “Rovine del castello” (rovine della torre), al termine di Via Castello, e “Carrela de Palattu”, a ricordare la lunga eco della residenza giudicale. Il nucleo del centro abitato, al di là delle espansioni verso nord-ovest e sud-ovest, appare ancorato fortemente ad una forma quadrangolare, probabile residuo della fortificazione medievale ma la cappella palatina rimane in posizione molto decentrata6. 7.7 La curatoria di Oppia: comune di Mores Il centro di Mores fa la sua prima comparsa nelle fonti scritte a partire dalla metà del Trecento. Le prime attestazioni sono contenute nei registri delle decime ecclesiastiche degli anni 1342-58, al cui interno compare citato 8 volte: nel 1342 da solo, nel 1346 insieme al priorato di S. Paolo di Nula e nel 1358 insieme ad Amendulas. Il fatto che nel documento aragonese denominato Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae compaia da solo (contrariamente ad esempio a Lachesos/Ithir Jos, Issir/Querqueto etc.) potrebbe far propendere per una datazione di questo documento ai primissimi anni quaranta del XIV secolo. Nel 1346 Mores compare come plebania, forse ad indicare che il centro ricopre il ruolo di polo attrattivo per le popolazioni insediate nei numerosi centri delle vicinanze, in quel momento in forte crisi demografica. 1 CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. CDS XV, doc.XV. 3 DERIU- CHESSA 2011, p. 46, n°3 4 ME 2008 C.XI. 6. 5 TEDDE 1986. 6 Archivio Cessato Catasto, Comune di Ardara, Frazione dell’Abitato (datata 20/4/1890). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 286 Fonte Data Toponimo Rettore Entità pagamento 3 libbre e 12 soldi SELLA 1945, 118 7/4/1342 Morer? SELLA 1945, 116 SELLA 1945, 117 SELLA 1945, 1705 3/7/1342 30/8/1342 16/8/1346 Morer Morer? Moras, S. Pauli de Nula 3 libbre 2 libbre Gantino Casei 8 libbre e 8 Plebano et priore soldi SELLA 1945, 2078 24/12/1346 Moras, S. Pauli de Nula Gantino Plebano et 3 libbre e 16 priore soldi SELLA 1945, 2094 19/2/1347 Moras, S. Pauli de Nula Gantino Plebano et 4 libbre priore ACA, Real Patrimonio, reg.2100, quint. Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae, ff. ff.16v-171 SELLA 1945, 2724 1336- 522 Moras 45 libbre (beneficio tassabile) 23/1/1358 Mores et Medolos 2 libbre e 15 soldi SELLA 1945, 2729 23/1/1358 Mores et Modulis 2 libbre e 10 soldi Gantino Caseo Tab. 7.7. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Mores nel XIV secolo. Nel 1349 Mores rientra fra le proprietà di Balarano Doria e conta 200 homens che pagano il dada, confermandosi come il centro più grande della diocesi di Sorres3. Questa centralità prosegue nei secoli successivi: nel 1388 il maiore Comita Penduçu firma, all’interno della Encontrada di Ardar e Meilogu, la pace fra Arborea e Aragona. Nel Quattrocento4 è testimoniato il medesimo ordinamento ecclesiastico della metà del secolo precedente, con il rettore che regge la plebaniam de Mores5 (1485) ed è anche canonico di Nula, oramai solo un beneficio6 (1480). In epoca postmedievale Mores diverrà il centro demograficamente più importante della zona7. Il territorio di Mores è, con i suoi 94 Kmq, il secondo per grandezza (dopo Bonorva) di tutta l’area dell’antica Diocesi di Sorres; l’estensione è probabilmente dovuta alla confluenza nel suo territorio di quelli pertinenti ai numerosi villaggi abbandonati a 1 CHESSA - DERIU 2008, pp.80-3. LIVI 2014, p.20. 3 MELONI 1995. 4 A partire da questo periodo vd. AREDDU 2008. 5 CSP 195 6 CSP 103 7 AREDDU 2008, passim. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 287 partire almeno dal XIV secolo (Oppia, Mendulas, priorato di Nula, Issir Jos?), nel XVII (Todorache) e nel XIX secolo (Lachesos)1. La maggior parte di questi insediamenti era ubicata nella porzione settentrionale del territorio, verso le pianure di Campu Martis, Tola e la piana di Ozieri, mentre solo Todorache era posto nella fascia meridionale, interessata parzialmente dal substrato geologico di origine vulcanica. Fig. 7.52. Mores, i siti indagati. 1 Tradizioni non meglio controllabili ricordano anche gli insediamenti di Padru, Fara e Sole (ANGIUS 2006, vol. II, p.909). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 288 Villaggio Angius Day Lachesos S. Leonardo/ S. Biagio 1 Km WNW Mores Oppia S. Juanne de Oppia Todoracche SS. Vergine S. Vittoria e S. Juanne de Oppia S.Maria de Todoracche TerrosuAsole S. Lucia Lachesos 193 I SE S. Giovanni Oppia 193 I SE S.Maria Todoracche 193 I SE Issir Josso Villa Vetere Cotinas Costinas 193 I SE Mendulas 193 I SE Santu Paulu 193 I SO Amendulas Nula Fare Montecaptili Caiola S. Juanne e s’ena frisca (?) Querqueto Sole/ S. Maria de Sole S. Juanne de s’ena frisca/ S’ena Frisca Padru Bidda Sari 193 I SE S.Antonio Captilis 193 I SE Calvoi I SE Cherchizzu 193 I SE Deriu Soddu S. Lucia Loc. Lachesos S. Lucia S. Giovanni Loc. Oppia S. Giovanni Oppia Madonna di Todoracche Todoracche Madonna di Todoracche S. Salvatore S. Salvatore S. Giacomo/ S. Leonardo (Ittireddu) S. Salvatore Arcivescovato di Torres Mendulas S. Salvatore S. Maria/ Sa Rughe/Costinas Mendulas (?) S. Giovanni (?) Punta S. Paolo (?) S. Paolo (?) Biddisari (?) Loc. Cortinas Mendulas Pianu LizzosPaolo ‘e S. S. Paolo = Querqueto (Siligo), S. Nicola di Todorache Sole, SS. Vergine S. Maria de Sole S. Maria Sole S. Juanne de s’ena frisca S. Juanne de s’ena frisca S. Giovanni Padru Padru Padru/ Rischeddu de Sole N.ghe Poddighe Padronu Livi di Loc. Sole Tab.7.8: Ubicazioni dei villaggi medievali abbandonati nel territorio di Mores secondo i vari autori. Fonti: ANGIUS 2006 (ad voces Mores, Meilogu, Logudoro), DAY 1973, TERROSU-ASOLE 1974, DERIU 1983/84, SODDU 2004, LIVI 2014, pp. 348-50. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 289 7.7.1 Todorache 7.7.1.1 Profilo storico La prima attestazione di Todorache1 nelle fonti documentarie risale alla seconda metà del XII secolo2, quando viene citato un suo abitante, donnu Gusantine de Thori. L’insediamento viene successivamente citato a partire dalla metà del XIV secolo; paga infatti le decime nel 1342 (3 libbre di alfonsini minuti3), 1346 (prima 3 libbre e 18 soldi4, poi 1 libbra e 18 soldi5), 1347 (19 soldi6) e infine nel 1358 (2 libbre e 10 soldi7). Appare anche nelle Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae, databile fra il 1336 e il 13528, nel quale risulta pagare 30 libbre9. Un documento databile presumibilmente al 134910 riporta come nel villaggio, proprietà di Balarano Doria, fossero presenti 70 homens che pagavano il diritto di dada, quindi un centro di consistenza demografica media e che pagasse 70 libbre per diritti di salt, poiché evidentemente possedeva numerosi terreni incolti. Il maiore di Todorache Joanne Pinna firma nel 1388, insieme ai iurati Andrea de Serra, Nicolao Virdi e agli habitatores Elias Paça, Aramo d.Ulis, Joanne d.Onali, la pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni I Re d’Aragona, comparendo fra le pertinenze del Giudicato di Arborea nell’Universitatatis contrate d.Ardar et de Meyulogu11. Il villaggio continua a vivere in epoca postmedievale, quando è parte dell’Incontrada di Oppia (insieme ad Ardara, Mores, Ittireddu e Lachesos) che passa fra diversi proprietari fino a diventare Marchesato di Mores. Todorache continua la sua esistenza precaria di centro con pochissimi fuochi (13 nel censimento del 162712, l’ultimo in cui figura). 1 Il villaggio viene citato nel tempo con diverse grafie, cfr. DEIANA c.d.s, tab.1. Lo scrivente ha trattato il villaggio di Todorache nel poster Un lungo processo: villaggi postmedievali abbandonati nel territorio del Meilogu alle Giornate di Studio Villaggi postmedievali della Sardegna. Abbandoni, nuove fondazioni, ripopolamenti. Sassari- Sorso12-13 dicembre 2014. 2 CSNT 298. 3 SELLA 1945, 119 4 SELLA 1945, 1997 5 SELLA 1945, 2028 6 SELLA 1945, 2099. 7 SELLA 1945, 2739 8 LIVI 2014, p.20. 9 DERIU- CHESSA 2008, pp.80-83 10 MELONI 1995. 11 CDS, sec. XIV, doc.CL. CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. 12 Per i dati e la letteratura vd. DEIANA c.d.s. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 290 L’abbandono del villaggio è da porsi poco dopo il 1652 a causa dell’epidemia di peste1, che cessa a Mores il 30 novembre2, e lo lascia con sole tre famiglie, secondo quanto riportato in tre epigrafi murate nella chiesa di N.S. di Todorache3: A · 7 · DE · TRIUL/AS · 1652 EST / ISTADA IN/TRADA SA / PESTE · IN M/ọRES4 Così invece nel lato destro del portale: A · 30 · DE / NOVEMBRE · 1652 / E(ST?) SENSADA / SA PESTE IN MORES E quindi: ]IN CUSTA ECA (per ecclésia?) · SI AT · CANPADU · 3 · MA/A/SONADAS · / SATU‹R›NINU CU = /GUR = RA5. Un’ultima notizia ricorda che ancora nel 1684 fra le rettorie parrocchiali dell’arcivescovado di Sorres, godenti di decime, compariva quella di Todoraqui6. Graf. 7.1. Andamento demografico dei villaggi abbandonati nel postmedioevo. 1 Per un’interessante tradizone orale sulla peste a Todorache vd. http://www.prolocomores.it/italiano/home.php?menu=mores&sottomenu=raighinas/rosarios/rosarios (citata anche in FLORE 2005, pp.234-5). 2 Vd. epigrafe sotto citata. Nei Libri Baptizatorum della parrocchia di S. Caterina di Mores (Zichi 1995, p.95), nel I volume, è annotato, alla c.98r, “Hodie die S. Bibianae cessavit pestis”, data corrispondente al 2 dicembre, con lieve discrepanza rispetto all’epigrafe. Cfr, anche post di Stefano Alberto Tedde del 2 dicembre 2014 nel gruppo Facebook “Villaggi scomparsi”. 3 PIRAS 2012, p.14, n°27. Vd. anche la lettura di AREDDU 2008, p.136. 4 AREDDU 2008, p.136 legge: A · 7 · DE · TRIUL/AS · 1652 EST / [I]STADA IN/[T]RADA SA /[PE]STE · IN M[O]/[R]ES. 5 AREDDU 2008, p.136 legge: A · 30 · DE / 9BRE · 1652 / ESENSADA / SA PESTE/ IN MORES P[OSCA]/IN CUSTA EC[CLESI]A SI / [H]AT · CANPADU 3 MA/ SONADA / SATUNINU CU = /QUR[R]A/ AC 6 MARTINI 1841, p. 583, che riprende un elenco del Padre Aleo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 291 7.7.1.2 Topografia e Archeologia Il sito di Todorache, ubicato presso la chiesa di Nostra Signora di Todorache, è ubicato circa 3 km a sud-sud-est del centro urbano di Mores, su una fascia altimetrica compresa fra i 250 e i 270 m s.l.m., in un terrazzo fluviale appena a sud del Riu Pizzinnu, con substrato roccioso di origine vulcanica, su depositi pomiceo- cineritici del Burdigaliano. In realtà il quadro geologico è diversificato dalla presenza sulle rive del torrente di sedimenti alluvionali, terrazzati nel pendio a nord del corso d’acqua, e di basalti dei plateaux, quindi pertinenti all’ultima fase vulcanica pleistocenica, nella collina a sud del sito. L’area è intensamente coltivata come erbaio autunno- vernino (orzo, avena) escluso il terreno dove sorge la chiesa, lasciato normalmente incolto così come i terreni posti a sud del fiume. Al momento della ricognizione il terreno intorno alla chiesa era coperto da vegetazione arborea molto rada e presentava tracce di un fuoco controllato e recente, probabilmente appiccato per la pulizia in occasione della festa campestre, che ha generato una condizione di visibilità archeologica buona. La chiesa di N.S. di Todorache (UT TOD 1) è un edificio absidato a pianta basilicale, con alcuni ambienti addossati sul lato settentrionale in epoca successiva. Orientato quasi perfettamente ha dimensioni di 15*7 m, compresa l’abside (5*2 m); l’edificio posteriore si addossa su tutto il lato nord per una larghezza di 3 m. Le strutture originali sono poco leggibili in quanto rivestite di uno spesso strato di intonaco. L’ingresso è a sesto pieno e sull’abside si apre una monofora. In facciata l’intonaco lascia libera una luce cruciforme contornata da alloggi per bacini ceramici, purtroppo non più in loco, in numero di 4 sul lato destro e 3 sul sinistro. Sul lato settentrionale è stato aggiunto, in un restauro posteriore al 1981, un campanile a vela, che era invece prima in facciata1. Nel complesso si può ipotizzare, sulla base dei caratteri stilistici (abside, aperture, decorazione) una datazione dell’impianto originario in epoca romanica non meglio precisabile, impianto che a causa della frequentazione ininterrotta ha poi subito modifiche e rimaneggiamenti. 1 Vd. foto del 1981 pubblicata nel gruppo Facebook “Chiese campestri” al link https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1306795363801&set=a.1222353292802.27044.1648072722&type =1&theater. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 292 L’area a nord e ad ovest della chiesa (UT TOD 4) è delimitata da un recinto, ora visibile solo in parte nel perimetrale settentrionale, costruito con blocchi in basalto e, in misura molto minore, di calcare diversi per dimensioni e lavorazione, fra cui anche qualche elemento di spoglio, posti in opera a secco. Tale delimitazione non sembra opera recente in quanto segna potentemente la morfologia del terreno, potrebbe dunque trattarsi dell’area destinata alle sepolture posta, come noto da diversi casi di epoca medievale e postmedievale, appena all’esterno della chiesa. Nel terreno a nord della chiesa, fino all’isoipsa dei 255 m s.l.m., è stata rilevata un’alta densità (UT TOD 3) di elementi litici (basaltici di piccole dimensioni e, in numero inferiore, blocchi di grandi dimensioni), laterizi (coppi) e ceramica dell’estensione di circa 17.000 mq. I materiali sono talora sparsi sulla superficie che concentrati in corrispondenza di anomalie altimetriche di forma sub-quadrangolare con marcato avvallamento al centro.. Fra i reperti ceramici sono state osservate le seguenti classi: -maiolica arcaica pisana (XIV secolo); -maioliche a lustro metallico di produzione valenzana (XIV-XV secolo); -maiolica arcaica savonese (XV secolo); -maiolica policroma di Montelupo Fiorentino (XVI secolo); -invetriate, ingobbiate monocrome e graffite di produzione regionale (fine XVI- prima metà XVII secolo); -maioliche policrome liguri (XVII secolo); Su un piccolo sperone roccioso a nord dell’UT TOD 2, a controllo del Rio Pizzinnu, è stato infine rilevata una struttura circolare in opera megalitica (UT TOD 3) pertinente probabilmente ad un nuraghe, di cui attualmente non sono leggibili planimetria e sviluppo. Un altro nuraghe è segnalato nella cartografia nell’altopiano a sud del sito. In conclusione si può affermare che la ricognizione ha dato buoni risultati in quanto è stata delimitata l’area del villaggio medievale e postmedievale abbandonato di Todorache. Le concentrazioni e le anomalie in superficie infatti, insieme al contesto ceramico, che rimanda chiaramente a tutte le fasi di vita conosciute dalle fonti scritte, permettono di circoscrivere l’insediamento al terreno a nord della chiesa. È inoltre possibile delimitare le singole anomalie, che viste le dimensioni (4/5 m di lato) e la morfologia sembrano corrispondere alle singole unità abitative sepolte nel sottosuolo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 293 Le anomalie sono disposte lungo le isoipse, forse secondo la disposizione urbanistica ad “isolati”. Ben differenziate risultano inoltre area insediativa e religiosa, quest’ultima posta alla periferia meridionale dell’abitato, nel punto più elevato, così come osservato in molti altri casi (Geridu- Sorso, Orria Pithinna-Chiaramonti, Ardu- Sassari etc.) e corredato di area cimiteriale. Fig. 7.53. Todorache (Mores): Carta della Visibilità. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 294 Fig. 7.54. Todorache (Mores):: Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.55. Todorache (Mores): in primo piano l’UT TOD 2, sullo sfondo la chiesa (UT TOD 1). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 295 Fig. 7.56. Todorache (Mores): in primo piano l’UT TOD 4, sullo sfondo la chiesa (UT TOD 1). Fig. 7.57. Todorache (Mores): particolare di una concentrazione, associata ad anomalia morfologica, nell’UT TOD 2. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 296 7.7.2 Lachesos 7.7.2.1 Profilo storico Lachesos1 compare nelle fonti scritte a metà del XIV secolo. I primi documenti sono i resoconti delle decime pagate dalla parrocchia; Lachesos è citato normalmente insieme al villaggio di Issir Iosso, ubicato dagli storici poco lontano, in località S. Salvatore, sempre in comune di Mores; queste sono le attestazioni: 1342: i due centri pagano, per mano del Rettore Bartolo Casei, 1 libbra di Alfonsini minuti il 3 luglio2 e 6 libbre e 10 soldi il 313; 1346: il Canonico e Rettore Aramo Pinna paga, sempre per le due rettorie, 2 libbre e 2 soldi il 22 luglio4 e il 5 settembre5, 19 soldi il 16 novembre6; 1347: Lachesos paga da solo 2 libbre il 17 febbraio7; 1359: il subcollettore Iuliano de Tzor paga il 23 gennaio, in due distinti versamenti, 3 libbre e 10 soldi8 e quindi 2 libbre e 10 soldi9. Nelle Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae, databili fra il 1336 e il 135210, è tassabile, sempre insieme a Issir Ios, 25 libbre11. Lachesos compare anche in un documento aragonese del 1349 che elenca le proprietà dei Doria nell’Anglona, nel Meilogu, Caputabbas e Nurcara: l’insediamento è fra le proprietà di Balarano Doria e 30 suoi homens pagano il diritto di dada12. Si tratta di uno dei centri demograficamente più piccoli fra tutti quelli elencati, ma nonostante ciò supera indenne la crisi insediativa trecentesca e sopravvivrà a lungo. Alla sottoscrizione del trattato di pace del 1388 il maiore di Lachesos Nicolao Lorica, insieme a quattro juratos e cinque abitanti, firma insieme agli altri centri della contrada di Ardara e Meilogu13. 1 DEIANA c.d.s, tab.1. Lo scrivente ha trattato il villaggio di Lachesos con il poster Un lungo processo: villaggi postmedievali abbandonati nel territorio del Meilogu alle Giornate di Studio Villaggi postmedievali della Sardegna. Abbandoni, nuove fondazioni, ripopolamenti. Sassari- Sorso12-13 dicembre 2014. 2 SELLA 1945, 123. 3 SELLA 1945, 124. 4 SELLA 1945,1674. 5 SELLA 1945, 1737. 6 SELLA 1945, 2049. 7 SELLA 1945, 2557. 8 SELLA 1945, 2720. 9 SELLA 1945, 2738. 10 LIVI 2014, p.20. 11 DERIU- CHESSA 2008, pp.80-83. 12 MELONI 1995. 13 CDS, sec. XIV, doc.CL. CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 297 Il villaggio assume in epoca postmedievale1 un suo particolare profilo demografico con pochissimi fuochi (vedi grafico 1) che diminuiscono ancora, sotto la decina, dopo la crisi della seconda metà del Seicento; continua ad avere una propria individualità giuridica fino a metà Settecento. Nel censimento del 1751 è enumerato come frazione di Mores2; nel 1771, al momento dell’istituzione dei Consigli Comunitativi, non ha più una propria individualità, benché nella descrizione dei tributi dovuti al Marchese di Mores nel 1775-76 paghi ancora il feu3 e i forestieri che vi si trovano siano esentati dal pagamento del deghino4. Nel 1793 Lachesos inoltre è distinto da Mores e Ardara nei registri delle spese di guerre contro i francesi sbarcati a Quartu S. Elena 5: in questo frangente paga 5 Lire Sarde, 4 soldi e 6 denari, una cifra davvero minima rispetto ai centri vicini (Mores versa 434 Lire Sarde e 31 soldi, Ardara 48 Lire Sarde, 3 soldi e 1 denaro). Ancora nel 1799 sono conteggiati 6 fuochi fiscali6, dopodiché scompare dai documenti7. La tradizione orale individua ancora le famiglie trasferitesi a Mores dal centro abbandonato, chiamate de sos lachesinos, che tramandano ancora notizie su posizione ed estensione dell’abitato8. 7.7.2.2 Topografia e Archeologia Il sito di Lachesos si trova circa 700 m a nord-est del centro urbano di Mores, a cui è collegato tramite la Via S. Lucia, sui versanti meridionali del Monte Lachesos, rilievo calcareo che domina ad est la piana di Chilivani e ad ovest il Campo di Bonnanaro. Il sito è posizionato in una valle che risale il monte, su alcune brevi terrazze che spezzano la forte acclività dei versanti, spesso nudi e interessati da cavità naturali o antropiche (sono infatti attestate numerose domus de Janas, alcune delle quali riutilizzate in periodo presumibilmente bizantino9). 1 Per i dati e la letteratura vd. DEIANA c.d.s. AREDDU 2008, p.180, n°30. 3 AREDDU 2008, pp. 189. 4 AREDDU 2008, pp.193-4. 5 AREDDU 2008, p.264. 6 COSSU 2000, p.199, 235. 7 ANGIUS 2006, vol. II, p.909, che scrive pochi decenni dopo l’abbandono. 8 Ex informatione Marco MILANESE. 9 BASOLI 2002, p. 197. SPANU 1998, p. 205. Sui simboli incisi lunga discussione a partire da Segre in “Studi Sardi”, XIV-XV, 1955-57, pp.6-7. Vd. poi Archivio della Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari, Comune di Mores, Cartella Generale 1, Prott. 6659 del 9/9/1991, 6823 del 12/11/1984. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 298 L’area con copertura erbacea, arbustiva ed arborea è lasciata incolta, utilizzata parzialmente come pascolo ovino, uso del suolo che condiziona la visibilità archeologica, che varia da nulla a scarsa,. Solo sulle pareti rocciose la visibilità è buona. Tali condizioni di visibilità hanno influenzato sensibilmente modalità e risultati della ricognizione, così come accadde per precedenti indagini di superficie 1. Il fulcro topografico del sito è la chiesa di Santa Lucia, conosciuta fino all’Ottocento con il titolo di S. Leonardo2. Si tratta di un edificio (UT LAC 1) ancora in uso e in buon stato di conservazione, con originario impianto mononavato (13*8 m) e successiva addizione di un ambiente rettangolare a sud. L’ingresso è caratterizzato da un portale a tutto sesto preceduto da un piccolo protiro. Vi sono aperture nell’abside (monofora strombata) e nei lati (una monofora nel lato meridionale con coronamento trilobato). Nell’abside e nei prospetti orientale e occidentale è ancora visibile il paramento originario in conci calcarei di medie dimensioni messi in opera in filari regolari. L’edificio sembra mostrare quindi una facies romanica forse di XII secolo con la particolarità del protiro, attestato nel Meilogu solamente a S. Maria di Mesumundu (poi abbattuto) e nella non lontana regione del Marghine a S. Sabina di Silanus3, entrambe datate all’XI secolo, con fasi successive, fra cui una di stile gotico- aragonese (ben rappresentata dalla monofora trilobata), non tutte facilmente leggibili, dovute alla continuità d’uso. Le tracce dell’insediamento invece sono da ipotizzare, come già fece G. Deiana, nei campi intorno alla chiesa, e sono di difficile lettura. Nel terreno a sud-est dell’edificio religioso, fra la S.V. Santa Lucia e la S.V. Crastu Iradu, è rilevabile l’UT LAC 4, dispersione di elementi litici e laterizi di piccole dimensioni; nel limite meridionale di tale Unità Topografica era inoltre visibile una sezione esposta, dovuta a lavori lungo il sentiero, la cui analisi rivela la presenza di elementi riconducibili all’insediamento quali frammenti di coppi, ceramica ed elementi litici; di particolare interesse uno strato forse riconducibile al crollo di un edificio4. Recentemente (prima dell’Ottobre 2015) la S.V. Crastu Iradu è stata lastricata e nell’ambito di tali lavori la sezione è stata rettificata ed obliterata da un muro. Tali opere 1 DEIANA c.d.s. per risultati. ANGIUS 2006, vol. II, p.909. Era questa la parrocchiale del villaggio (AREDDU 2008, p. 40). Cfr. Inoltre la scheda in rete: http://www.chiesecampestri.it/sassari/paesiGM/MORES/tabid/843/Default.aspx . 3 CORONEO 1993,sch.8. 4 Analisi e rilievo grafico in DEIANA c.d.s. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 299 hanno messo in luce un discreto numero di frammenti di elementi litici (fra cui un possibile architrave), coppi e ceramica (maiolica ligure a smalto berettino, marmorizzate pisane, slip- ware e graffite monocrome di produzione regionale), databile fra XVI e XVIII secolo. A sud della strada e dell’UT LAC 4 sono state individuate le UT LAC 6 e 7, separate tra loro dai resti di un’antica delimitazione agraria. Queste Unità topografiche sono caratterizzate da anomalie micro morfologiche e di crescita della vegetazione erbacea quadrangolari, in associazione a numerosi frammenti di varie dimensioni di coppi e. in misura minore, ceramica (ingobbiata dipinta savonese, invetriate regionali). Anche ad ovest e a nord della chiesa (UT LAC 2 e UT LAC 3) alcuni elementi laterizi e litici fanno ugualmente ipotizzare la presenza di strutture dell’insediamento. Nella parete calcarea posta ad est di Santa Lucia vi è una cava (UT LAC 5). In conclusione la leggibilità archeologica del villaggio di Lachesos presenta grosse problematiche: l’abitato, che ancora nel 1799 contava 6 fuochi, ha perso qualunque traccia di strutture in elevato. Ciò potrebbe forse essere spiegato con un’azione di spoglio sistematico seguito all’abbandono definitivo delle ultime case e allo spostamento degli ultimi abitanti a Mores, poco distante. È inoltre possibile che nel corso della lunga vita di Lachesos ci siano stati degli spostamenti, seppur minimi, dell’area insediativa con conseguenti spogli. A tal proposito bisogna ricordare che sono segnalate una chiesa rupestre dedicata a S. Marco che riutilizza una domus de Janas (s’Istampa e Santu Marcu) sul Monte Lachesos e un’altra dedicata a San Biagio, che potrebbero essere state il fulcro di insediamenti minori1. Relativamente a quanto emerso dalle ricognizioni è possibile proporre un’ubicazione dell’area abitativa di Lachesos, perlomeno per il periodo postmedievale (XVI-XIX secolo) nei terreni posti a sud-est della chiesa di S. Lucia e ad est della strada che conduce a Mores, in modo da seguire le isoipse del pendio calcareo; a tal proposito è possibile che la S.V. Crastu Iradu facesse parte della viabilità interna del villaggio, visto che nella sezione esposta mancavano tracce di strutture murarie interrotte da questa. È possibile che le strutture sepolte, una volta spogliate, non abbiano subito troppi danneggiamenti dai lavori agricoli, visto la scarsa presenza di reperti in superficie. 1 ANGIUS 2006, vol. II, p.909. AREDDU 2008, pp. 133-4 e n°34; 127-128 (con la nota n°8). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 300 Fig. 7.58. Lachesos (Mores): Carta della Visibilità (marzo 2014). Fig. 7.59. Lachesos (Mores): Carta della Visibilità (ottobre 2015). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 301 Fig. 7.60. Todorache (Mores): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.61. Lachesos (Mores): veduta dell’UT LAC 4, sullo sfondo la chiesa di S. Lucia (UT LAC 1). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 302 Fig. 7.62. Lachesos (Mores): UT LAC 4, particolare della sezione esposta. Fig. 7.63. Lachesos (Mores). La strada della sezione esposta dell’immagine precedente dopo la pavimentazione e le opere. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 303 Figg. 7.64-65. Lachesos (Mores). Sulla sin. frammento di maiolica ligure a smalto berretino, sulla d. fondo di ciottola in marmorizzata pisana. Fig. 7.66. Lachesos (Mores): le UT LA 6, in basso, e LAC 7, sullo sfondo. 7.7.3 Crastu S.Eliseo La chiesa di S. Eliseo appare tra i possedimenti benedettini dal 11221, associata alla vicina chiesa di S. Elia (S. Heliae in Montesancto, et S. Helisaei cum omnibus earum 11 CDS sec. XII, docc. XXXVI, LXV; SANNA 2003, doc.121; CDS sec. XIII, doc.XXXIII. DERIU- CHESSA 2011, pp.47-48, n°16. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 304 pertinentiis), identificabile con la vicina chiesa rupestre di Crastu Santu Eliseu (Mores), fino al 1216 e nei privilegi papali poi fino al 14741. La chiesa è ubicata in località Crastu S. Eliseu, scavata in un masso calcareo erratico posto sulle pendici meridionali del Monte Santo, già utilizzato in epoca preistorica per l'impianto di domus de janas a due piani, che vennero entrambi riutilizzati in epoca altomedievale2, l'inferiore come cappella funeraria e il superiore come chiesa 3. Le sfavorevoli condizioni di visibilità, pressoché nulla a causa della vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea con copertura quasi totale, hanno impedito di rilevare alcuna traccia archeologica4, tra cui le altre cavità che portano il nome di Santu Elias e Santu Enoch5. 7.7.4 Mendulas 7.7.4.1 Profilo storico Il centro di Mendulas presenta continuità di vita a partire dal XI fino al XIV secolo. Nell’undicesimo secolo, durante il regno di Mariano I (1073-82) è sede di una corona6. Nel primo quarto del XII secolo (secondo A. Saba fra il 1114 e il 1122) nel suo territorio è ubicata una domus con vigna che Susanna de Thori dona ai benedettini di Monte Cassino7. A metà del XII secolo il priore di Trullas ha delle controversie con donna Muscu, che lo convoca ad Amendulas, dove evidentemente aveva la sua residenza8. Nello stesso arco di tempo conosciamo i nomi di due preti (previteru) di Amendulas: Ihoanne de Fravile, che precede Gosantine Trocco, attestato durante il regno di Barisone II per un’altra lite con il priorato di Trullas9. 1 BLOCH 1986, p.745; pp. 920-940. TYNDALE 2002, vol.II, p.26 sostiene che nel 1849 le due grotte erano denominate rispettivamente "...Su Crastu de Sanctu Enoe e Su Crastu de Sanctu Eliseu...". 3 CAPRARA 1988, p. 404. BASOLI 2002, p. 197. SPANU 1998, p.204. La struttura è stata inoltre oggetto di una relazione di Fabrizio Sanna al convegno Monte Santo, tenutasi a Siligo l’11 aprile 2015 4 Resti punici e romani sono ricordati anche in Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, Mores, Cartella 1, S.F.23, S.S.F.2, Prot. 4339 del 2/8/1983. 5 AREDDU 2008, p.133, n°28. 6 CSPS, 303. 7 SABA 1927, doc. XVIII, vd. MAXIA 2002, p.279. 8 CSNT, 164. 9 CSNT, 300. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 305 Mendulas paga le decime ecclesiastiche nel 13461 e nel 1358 insieme a Mores2. Fra il 1336 e il 1352 il suo beneficio tassabile corrisponde a 10 libbre, uno dei più bassi dell’intera diocesi di Sorres, pari a quelli di altri centri abbandonati in quel periodo come Sustana e Nigor3. Nel 1349, quando rientra fra le proprietà di Balarano Doria, conta 35 homens che pagano il dada ed è sottoposta ad una tassazione di 15 libbre per il salt, probabilmente a testimoniare la presenza di saltus e di aree boschive4. Queste sono le ultime testimonianze del villaggio ancora vitale, dopo il 1358 esso è evidentemente abbandonato. Nel 1449 è citata esplicitamente come già in abbandono, prebenda della mensa vescovile5 (…vidas disfatas…Mandulas, sos quales sunt prebendas de sa mensa…). Ancora alla fine del XV secolo il territorio della villa de Mendules è fra i beni della mensa episcopale e non è compreso all’interno del beneficio di canonicatum de Niedu cum plebania de Mores6 (1480). 7.7.4.2 Topografia e archeologia Per una possibile ubicazione del villaggio di Mendulas bisogna tener conto della sua probabile vicinanza a quello di Mores, insieme al quale paga le decime nel XIV secolo. Nel territorio di Mores sono presenti due toponimi che potrebbero ricondurre all’insediamento in esame. Il primo è il toponimo Mendulas, che definisce una terrazza alluvionale olocenica pianeggiante posta all’interno di un’ampia ansa del Rio Mannu, ad est della ferrovia, circa 2 km ad ovest del centro urbano di Ittireddu, dove differenti studiosi hanno ubicato il centro7. Il secondo toponimo è quello di Nuraghe Mendula, ubicato invece in un’area collinare a substrato vulcanico (Distretto vulcanico di Bonorva, Unità di Monte Cuguttada, andesiti) a sud del Rio Mannu, non lontano dal confine con il territorio di Bonorva. Presso il nuraghe Mendula 8, posto fra i due miliari CXVIII (Loc. Code 9) e CXIX (Silvaru), rimangono tracce delle carraie, scavate nella 1 SELLA 1945,1695: nome latinizzato in Amicdalis. SELLA 1945,2724, 2729. 3 CHESSA- DERIU 2008, pp.80-3, per la datazione LIVI 2014, p.20. 4 MELONI 1995. 5 CSP, 254 6 CSP, 147. 7 TERROSU- ASOLE 1974, DERIU 1983/84, SODDU 2007. 8 Citato anche in Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, Mores, Cartella 1, S.F.23, S.S.F.2, Prot. 4339 del 2/8/1983. 9 Il miliario venne rinvenuto in una valletta a sud.est di Monte SIlvaru, 600 m a sud del Nuraghe Mendula (SECHI 2012, p.176). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 306 roccia naturale, della strada romana a Karalibus Olbiam1. Sfortunatamente entrambe le aree sono inaccessibili e non è stato possibile effettuarvi la ricognizione. Fig. 7.67. Mendulas (Mores): possibili ubicazioni. 7.7.5 S. Juanne Oppia- Oppia 7.7.5.1 Profilo storico La denominazione Oppia ci mette di fronte a significativi problemi di interpretazione storica, quali ad esempio quelli relativi all’esistenza e alle fasi cronologiche dell’insediamento. Il toponimo Oppia compare per la prima volta in una scheda del Condaghe di San Nicola di Trullas2 databile fra il 1140 e il 1160, nella quale è citato il prebiteru Andria d’Oppia: nello stesso documento non è chiaro tuttavia se il lemma d’Oppia abbia funzione di cognome, indicazione di provenienza o di competenza del sacerdote. 1 2 MASTINO- RUGGERI 2009, p. 557, fig. 3, p. 571. SECHI 2012, p. 176. CSNT 211. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 307 Notizie citate nella letteratura ma non verificabili nelle fonti documentarie riferiscono che nel 1335 il centro di Oppia fu teatro della rivolta aragonese, nel 1330 fu occupato dal vicerè aragonese Raimondo de Cardona e nel 1364 passi al Giudicato di Arborea 1. Di sicuro non appare nei, relativamente numerosi, documenti fiscali di metà trecento. Il toponimo Oppia si ritrova invece nel 1442 quando la curadoria de Oppia (villam turrim palatium et seu castrim vocatis et vocata Moras Todoraque Hitiri Liquesos Ardena seu burgum de Ardena2) è venduta, dopo la sua separazione dal Meilogu3, da Ramon de Riusech, alias Francisco Gilabert de Centelles al sassarese Franceschino Saba. 7.7.5.2 Topografia e archeologia Il centro di Oppia è ubicato su basi toponomastiche in modo concorde presso la chiesa di Santu Juanne Oppia4, posta a circa 1,6 km dal centro urbano di Mores lungo la S.C. Mores- Badu Ardaresu, anticamente denominata Strada da Mores ad Oschiri 5. Lungo lo stesso percorso viario transitava, secondo alcune ipotesi, la strada romana a Karalibus Olbiam che biforcava dalla A Karalibus Turrem verso Olbia6. L’area indagata è ubicata alle pendici sudorientali del Monte Lachesos, in un’area a substrato calcareo, compresa fra la S.C. Mores- Ardara e due strade di penetrazione agraria. In particolare i ruderi della chiesa di Santu Juanne Oppia, e l’omonima azienda rurale, si trovano al limitare di un piccolo pianoro che si eleva sulla pianura ad est. I resti della chiesa di S. Giovanni (UT OPP 1) sorgono sul ciglio del pianoro: l’edificio, orientato, è in stato di crollo avanzato e sono attualmente rilevabili in elevato solo le murature dai lati settentrionale e occidentale; in particolare, immagini fotografiche del 19857 mostrano il lato settentrionale e la facciata ancora conservata parzialmente in elevato, nel 2005 queste strutture murarie erano già collassate 8. La tecnica muraria, 1 AREDDU 2008, p.128. DERIU- CHESSA 2011, p.46, n°3. 3 JAVIERRE MUR 1958, p. 177, in DERIU 1983/84, p.137. 4 ANGIUS ???, DAY 1973, TERROSU- ASOLE 1974, SODDU 2007. 5 Archivio Cessato Catasto, Comune di Mores, Tavolette di Rilievo: Foglio d’Unione (databile al 1846). 6 MASTINO- RUGGERI 2009, p.572; 2011, p.320. 7 Immagini scattate da Giovanni Deriu nel corso della sua tesi di laurea, pubblicate su Facebook ai link https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1751006788809&set=gm.10150247599942876&type=3&theater , https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1751002148693&set=gm.10150247597847876&type=3&theater , https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1750999788634&set=gm.10150247596997876&type=3&theater. 8 Ricognizioni di M.G. Deiana, direzione scientifica del prof. M.Milanese, cui lo scrivente partecipò. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 308 visibile sulla parete occidentale per i primi quattro filari, utilizza conci calcarei in filari regolari la cui altezza diminuisce col progredire dell’elevato. Nelle foto storiche si può notare come l’utilizzo di conci regolari in corsi differenti sia una costante; il profilo comprendeva inoltre una cornice aggettante nella sommità. La facciata era a capanna e sul lato nord era presente una monofora strombata. L’area posta ad ovest della UT OPP 1 presenta una visibilità archeologica pressoché nulla a causa della vegetazione erbacea molto fitta. Tuttavia in tutto il campo è stata rilevata una dispersione (UT OPP 3) di materiale litico di piccole e medie dimensioni in associazione a frammenti di laterizi e ceramica non diagnostica. Un’area di maggior visibilità (UT OPP 2) è posta a nord-ovest della chiesa, dove una striscia di terreno allungata verso ovest è stata sottoposta ad aratura con conseguente ricrescita di vegetazione. Qui sono presenti pochi frammenti di laterizi e ceramica con un elevato grado di frammentarietà: fra i reperti pareti di anfore e ceramica africana da cucina, databili genericamente al periodo romano imperiale. A sud dell’UT OPP 3, in un terreno interessato da un oliveto di recente installazione, caratterizzato da vegetazione spontanea, dunque con visibilità pressoché nulla, è stata comunque individuata una dispersione di elementi litici di piccole e medie dimensioni e frammenti di coppi inferiori ai 5 cm (UT OPP 5). Nel muretto a secco che divide le UT OPP 3 e 5 sono inoltre visibili un elevato numero di conci calcarei di varie dimensioni, oltre che frammenti, anche di grandi dimensioni, di coppi ed embrici. Ad ovest dell’UT OPP 5 infine, in un terreno con visibilità scarsa a crescita erbosa spontanea, è stata riconosciuta una dispersione di materiale litico e fittile (UT OPP 4). Fra i materiali rinvenuti laterizi (embrici e coppi), conci di medie e grandi dimensioni (riutilizzati in modo massiccio nei muretti a secco), anforacei, dolia, ceramica comune e da fuoco e un frammento di coppa di ceramica a vernice nera di probabile produzione campana, databile fra il III e il II a.C. 1. Le ricognizioni del 2003/042 avevano messo in luce, intorno ai ruderi della chiesa di San Giovanni Oppia, associazioni di pietre, laterizi e ceramica, specialmente di periodo 1 2 TRONCHETTI 1994 DEIANA 2003/04, pp.92-117. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 309 romano1, ma anche medievale (furono rinvenuti alcuni frammenti maiolica arcaica pisana), specialmente ad est della chiesa. Le ricognizioni condotte in periodi differenti sembrano dunque chiarire meglio la presenza di un piccolo abitato medievale (sicuramente con una frequentazione di XIV secolo confermata dalla maiolica arcaica pisana) dell’estensione massima di 1 ha posto intorno alla chiesa di San Giovanni (possibile sede del prebiteru Andria d’Oppia citato a metà del XII secolo). Le dimensioni dell’abitato, unito alla sua assenza nei documenti relativi alle villas del XIV secolo, potrebbe essere collegato ad un suo differente status istituzionale, forse di domo o curtis di proprietà privata, secondo dinamiche attestate in altri territori come l’Anglona, dove piccoli insediamenti (Coramas/ S. Michele a Laerru, Domo de Sevin/San Leonardo a Martis, Domo de Lexigano/San Giuliano a Nulvi), definiti curtes o domos nei documenti scritti, sono ancora testimoniati abitati nel XIV secolo2. Il sito medievale insiste su un sito romano, le cui fasi cronologiche e funzioni sono da definire, più amplio, secondo dinamiche di riuso e/o continuità ben attestate in tutto il Giudicato di Torres, ma ancora difficilmente precisabili per la mancanza di indagini stratigrafiche3. Si può sicuramente arguire che il sito romano ebbe una frequentazione a partire almeno dall’età tardo-repubblicana fino al periodo tardo antico; la presenza inoltre di molti conci di spoglio nei muretti a secco e dei resti di una colonna in situ, leggibile in una foto storica4, fanno pensare all’esistenza di strutture di pregio, pertinenti forse ad una villa o ad un edificio di culto o pubblico. 1 Resti punici e romani sono ricordati anche in Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, Mores, Cartella 1, S.F.23, S.S.F.2, Prot. 4339 del 2/8/1983. 2 Questi siti sono stato oggetto di ricognizioni intensive, durante differenti progetti di ricerca fra il 2007 e il 2011 sotto la direzione scientifica del prof. Marco Milanese, da parte dello scrivente e della collega Maria Cherchi. Cfr. MILANESE- CHERCHI- MARRAS 2007/08, pp.375-8; 2008, pp. 93-5(per San Leonardo), CHERCHIMARRAS 2014, p. (per S. Michele) 3 Sul tema vd. MILANESE, BIAGINI, CHERCHI, MARRAS , PADUA, VECCIU 2010, 2010b. 4 Foto del 1985 di Giovanni Deriu, al link https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1306794483779&set=a.1222353292802.27044.1648072722&type =3&theater. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 310 Fig. 7.68. Oppia (Mores): Carta della Visibilità . Fig. 7.69. Oppia (Mores): Carta delle Unità Topografiche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 311 Fig. 7.70. Oppia (Mores): prospetto settentrionale della chiesa di San Giovanni (UT OPP 1). Fig. 7.71. Oppia (Mores): UT OPP 4, cumulo di elementi litici e frammenti ceramici. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 312 7.7.6 Villa Vetere/Issir Jos/Sole. Nell’area posta a nord- ovest di Mores sono ubicati dagli storici alcuni insediamenti, il cui profilo storico è di difficile ricostruzione. Inoltre presso lo stesso sito (Santu Salvadore) vengono ubicati diversi insediamenti (il priorato benedettino di S. Salvatore di Villa Vetere, la villa di Issir Jos). Nell’area di S. Maria viene inoltre ubicato il centro di Sole, testimoniato solo da fonti narrative postmedievali1. Nei paragrafi seguenti si è cercato di fare il punto della situazione, raccogliendo i dati storici e quelli archeologici, nell’impossibilità di svolgere delle ricognizioni a causa dell’inaccessibilità dei terreni. 7.7.6.1 S. Salvatore di Villa Vetere- Profilo storico. Nell’ambito dell’espansione dei benedettini di San Vittore di Marsiglia nell’isola del secolo XII, dopo la perdita dei possedimenti galluresi e la ricca quantità di beni nel Regno di Carali, venne fondato, fra il 1095 e il 1119, un priorato a San Nicola di Guzule, non lontano da Ozieri2. Tale priorato possedeva già nel 1135 varie chiese: fra queste, prima del 1151, quella di San Salvatore di Villa Vetere, nella diocesi di Sorres3; in questa data infatti il vescovo di Sorres Giovanni rinunciava ad ogni diritto su questa chiesa, di cui confermava il possesso all’abate Guglielmo di Marsiglia4. Del possedimento di San Salvatore non si hanno più notizie. Il priorato di San Nicola è fiorente fino alla crisi della conquista aragonese, quando appare in decadenza; nel 1445 sarà infine accorpato alla mensa vescovile di Bisarcio 5. Nel secondo quarto del XII secolo (più precisamente fra il 1130 e il 1140), oltre che la chiesa vittorina, è testimoniata anche una domo di Billa (o Villa) Vetere, donata da donna Manicella de Martis al priorato di San Nicola di Trullas, insieme alle sue pertinenze (saltos et terras et binias)6. Risultato di tale donazione è che, anche nella dipendenza, si ha quella convivenza fra beni vittorini e proprietà camaldolesi già sviluppatasi nel priorato di Guzule7. 1 Per questi siti vd. i paragrafi dedicati e la tab.7.8. BOSCOLO 1963, pp.25-6. 3 Boscolo 1958,p.142. 4 BOSCOLO 1958, p.27; 1963, p.27. 5 BOSCOLO 1963, pp.28-35. 6 CSNT, 115. 7 BOSCOLO 1963, pp.29-31. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 313 Dopo il XII secolo il toponimo Villa Vetere non è più attestato e molti storici tendono ad identificarlo con l’insediamento di Ittir Josso. In realtà non lontano da S. Salvatore, ed in particolare fra questa e la periferia occidentale di Mores, un’altra area potrebbe essere indiziata di ospitare un insediamento medievale abbandonato, quella denominata S. Maria. Qui una lunga serie di rinvenimenti archeologici 1, specialmente di periodo romano, e gli agiotoponimi S. Maria e S. Bainzu 2 sembrano indicare la presenza di un villaggio medievale. L’importanza e l’estensione dei resti romani ha fatto ipotizzare che qui sorgesse il centro di Hafa3, o comunque un altro insediamento di notevole dimensione, cui si potrebbe ben connettere il toponimo medievale Villa Vetere, in riferimento alla sua antichità sia assoluta che rispetto al paese attuale, pertanto verranno qui esposti i risultati della ricerca in entrambe le aree. 7.7.6.2 Ittir Josso- Profilo storico. La prima citazione sicura dell’esistenza di questo insediamento, gemmato rispetto a quello di Ithir sus/manno/ Ittireddu, compare in una fonte di metà XIII secolo, il testamento di donnu Comita de Gunale4, riportato da Petru d’Ispata, previteru de Ithir, fra i cui testimoni compaiono ambas villas de Ithiris. Non è invece chiaro se l’Ithir di cui è previteru lo stesso Petru d’Ispata, così come la provenienza di donnu Comita de Serra in un documento del primo quarto del Duecento5, sia l’attuale Ittireddu o il centro qui in esame. Il centro è quindi testimoniato alla metà del XIV secolo, quando paga le decime in sei occasioni fra il 1342 e il 1358, sempre insieme a Lachesos6. Anche nelle Taxationis Benefficiorum Regni Sardiniae , databili fra il 1336 e il 1352, Itsiz Iosso risulta tassabile, sempre accorpato a Liquessas, per 25 libbre, risultando uno dei centri più piccoli della diocesi7. 1 Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, Mores, Cartella 1, S.F.23, S.S.F.2, Prot. 4339 del 2/8/1983; S.F. 10, S.S.F. 1, Prot 2268 del 31/7/1976; S.F.10, S.S.F 5, Prot. 5405 del 28/7/1989; S.F.10, S.S.F 2, Prot. 2713 del 16/5/1981; S.F.10, S.S.F 2, Prot. 2505 del 15/5/1981. 2 I toponimi sono citati anche come S. Maria e Sole, su Rischeddu e Sole, Punta e su Colovreddu, S. Maria de su Colovreddu, Montiju de Conzos. Tuttaviaa tali forme non sono presenti nella cartografia; cfr. SECHI 2012, p.167. 3 SECHI 2012, pp.166 ss. 4 CSPS 2013, 437. 5 CSPS 2013, 400. Secondo LIVI 2014, pp.156-7, questo corrisponde però all’odierno Ittiri. 6 SELLA 1945, 123, 124, 1674, 1737, 2049, 2720, 2738. 7 CHESSA- DERIU 2008, pp.80-3, per la datazione LIVI 2014, p.20. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 314 Nel 1349 infine Sir Petxino, compreso fra le proprietà di Balarano Doria, conta 15 homens che pagano il dada ed è tassabile per 50 libbre di salt1. Questi dati ci delineano l’immagine di un centro a densità demografica ridotta, la più bassa fra quelli citati nel documento, il cui territorio godeva di numerosi terreni incolti. La villa scompare quindi dalla documentazione. 7.7.6.3 Santa Maria, S. Bainzu -Topografia e archeologia L’area è tradizionalmente identificata con la Statio di Hafa, citata nel Itinerarium Antonini (databile fra il III e il IV d.C.) nella descrizione della strada Item a Tibulas Caralis, in riferimento a cui sono compatibili le distanze (24 miglia=35 Km) rispetto a Molaria e Luguidonec2. Nell’area sono testimoniati numerosi rinvenimenti3:  S. Maria: un’ampia necropoli con sepolture in dolium, alla cappuccina (almeno 70 sepolture scoperte nel 1884, altre nel 1981) e in urne cinerarie; fra i materiali rinvenuti molte tegole con il marchio di fabbrica di Claudia Atte; edificio termale con calidarium, dolia per il grano  Montiju de Conzos: struttura di circa 15 m e urne cinerarie, tombe con corredo;  Rischeddu de Sole: circa 30 tombe scavate nella roccia con copertura in tegole e bolli di Atte. Attualmente sono osservabili, specialmente a sud della strada, una grande dispersione di laterizi, conci, e sigillata africana. La datazione del sito va collocata quindi dalla metà del I d.C. alla fine del II d.C. Il sito è dunque posizionato all’ingresso del paese, sulla sinistra (Punta e su Colovreddu) e sulla destra della strada (Santa Maria)4. 7.7.6.4 Santu Salvadore-Topografia e archeologia L’identificazione del priorato vittorino di San Salvatore di Villavetere con il sito di Santu Salvadore5, posto in territorio di Mores, nell’ampia piana nominata Campu Martis 1 MELONI 1995. SECHI 2012, pp.35-6; p.167. 3 SECHI 2012, pp.166 ss. 4 Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, Mores, Cartella 1, S.F.10, S.S.F.1, Prot. 2268 del 31/7/1976. 5 Resti punici e romani sono ricordati anche in Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, Mores, Cartella 1, S.F.23, S.S.F.2, Prot. 4339 del 2/8/1983. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 315 o Campo di Bonnanaro, poggia sul dato che nel territorio dell’antica Diocesi di Sorres (di cui sappiamo faceva parte la chiesa) non sono conosciuti altri edifici di culto o toponimi con la stessa titolazione. Il sito, lasciato incolto, è completamente ingombro di vegetazione con visibilità archeologica completamente nulla, fattore che ha impedito la ricognizione. Ricognizione svolte nel 2005 da M.G. Deiana individuarono un rudere di epoca subcontemporanea che riutilizzava conci calcarei provenienti probabilmente dallo spoglio della chiesa. Nelle vicinanze venne rinvenuto nel 1919 (non possediamo dunque dati dati topografici e stratigrafici) un acquamanile bronzeo a forma di pavone di pregevole livello artistico, variamente attribuito a manifatture islamiche o bizantine; ultimamente è stato attribuito ad una fabbrica spagnola e datato tra fine X e inizi XI secolo 1. Un manufatto di tale pregio è presumibilmente collegato alla presenza dei monaci vittorini. 7.7.7 S. Paolo di Nula- S. Giovanni. 7.7.7.1 Profilo Storico. S. Paolo di Nula (nel genitivo latino S. Pauli de Nula) è citato in tre schede delle Rationes decimarum: in queste2 compare Gantino Casei3 “Plebano de Moras et priore de S. Pauli de Nula”. Da queste lapidarie attestazioni ricaviamo che presso S. Paolo di Nula esisteva un priorato, di cui non conosciamo la pertinenza monastica ma che era assunto dal medesimo pievano di Mores. Un’analisi delle decime ecclesiastiche rende conto dell’ormai scarsissima vivacità degli enti monastici nella diocesi sorrana ed in quelle circostanti. L’unico monastero ancora vitale sembra essere quello di San Nicola di Trullas, attestato in quattro schede fra il 1342 e il 1346, i cui pagamenti sono versati da vicari; sappiamo tuttavia da altre fonti che era un priorato. Il titolo di priore è invece attestato nelle aree vicine a:  Monteleone Roccadoria, il cui priore compie versamenti sia per il proprio ente 4 (S. Stefano di Monteleone, pertinenza del monastero ligure di San Fruttuoso di 1 ANEDDA- PALA 2014, pp.701- 21. SELLA 1945, 1705 (16/8/1346), 2978 (24/12/1346), 2094 (19/2/1347). 3 Dovrebbe trattarsi di GAntino Caseo, Rectore di Morer nel 1342 (SELLA 1945, 116). 4 SELLA 1945, 298 (8/8/1342), 1926 (2/7/1347). 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 316 Capodimonte di fondazione piuttosto recente, posteriore al 12721), sia per altre istituzioni2 (Niteriola et Salamate).  S. Nicola di Talasa che fra il 1338 e il 1352 è ancora un beneficio tassabile per 40 libbre3;  S. Maria di Orria Pithinna, priorato camaldolese, paga le proprie decime4 distintamente dalla vicina villa5 di Orria Pithinna6;  S. Antonio di Castelgenovese, priorato, anch’esso dipendente da San Fruttuoso di Capodimonte, paga le proprie decime7 distintamente dal castello. Il fatto che nel caso di Nula il titolo di priore sia dato ad un ecclesiastico secolare sembra testimoniare una decadenza già avanzata dell’ente monastico. Oltre ai pagamenti delle decime del XIV secolo l’unica altra attestazione di Nula nei documenti scritti deriva dal Registro di San Pietro di Sorres, nella scheda 8 di un Capitolo diocesano, databile fra il 1476 e il 14859, nella quale è citato l’”…arquiprede Lenardu Isquintu, canonigu de Nulla…”. A questo momento ormai il titolo non sembra corrispondere ad un ente ancora vitale ma esclusivamente a diritti di decime e di proprietà. Nello stesso registro de Nula è attestato anche come cognome10. La chiesa di San Giovanni de s’Ena Frisca, tuttora sede di una festa religiosa e popolare molto frequentata, appare nei documenti solo alla fine del medioevo, quando viene citata11, presumibilmente durante lo stesso capitolo, la “…ecclesia… de Santu Johanne de Mores…”, gestita da ”…hoperayos…” (ovvero coloro che fanno parte dell’opera di una chiesa), i quali reclamano un debito, il cui pagamento è riconosciuto, per un hoperamentu (lavoro) riguardo la “domo desa ecclesia qui sa acatat… qui aviant dadu 1 Campus 2005, p. 379. Milanese 2010, p. 256, SELLA 1945, 1925 (2/7/1347). 3 ACA, Real Patrimonio, TBRS, f.11, linea 16; il documento è citato da MAXIA 2001, p.549, n°171. 4 SELLA 1945, 212, 834, 2251. 5 SELLA 1945, 249, 840, 2077. 6 SU questo centro bipolare vd. MILANESE 2012, in particolare MILANESE 2012b e CHERCHI- MARRAS- PADUA 2012. Sulle sue decime CHERCHI- MARRAS- PADUA 2012, p.10 e tab.1; PIRAS 2012b, pp.59-60. 7 SELLA 1945, 843, 1238, 1712, 2037. 8 CSP, 173. 9 La datazione proposta si basa sulla presenza nella scheda del canonigu Pedru de Serra, vicariu de Sorra, che con tale attribuzione presiede altri capitoli nel 1476 (CSP, 169), 1480 (CSP, 310) e 1485 (CSP, 103). Nella scheda 173 si ha come datazione esplicita solo il 5 novembre, ragion per cui va scartata l’identificazione con il Capitolo del 1476 che si tenne in luglio, mentre i Capitoli del 1480 e 1485 si tennero entrambi in novembre. 10 CSP, p.297 (attestazioni nell’indice onomastico). 11 CSP, 175. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 317 asa ecclesia…”. Appare molto probabile che la chiesa di San Giovanni qui citata sia quella in esame e non quella di Oppia, che ha mantenuto questo titolo fino almeno all’Ottocento. 7.7.7.2 Topografia e archeologia I due agiotoponimi sono accomunati nell’analisi perché molto vicini (500 m in linea d’aria) dal punto di vista geografico. Nelle tavolette e nelle mappe catastali ottocentesche è segnata la chiesa di San Giovanni mentre nell’area di San Paolo non sono indicati edifici religiosi ma due fabbricati rurali nelle particelle n°1987 e 19881. La chiesa di San Giovanni è posta all’imbocco di una stretta vallata calcarea che si apre verso sud nella regione omonima, nella fascia altimetrica fra i 290 e 300 m s.l.m.; poco a nord-est della chiesa sgorga una sorgente perenne (s’ena frisca), le cui acque ancora nell’ottocento sono usate per riti religiosi2. L’edificio (UT SJE 1), dalle misure di 35*15 m, presenta planimetria basilicale con una sola navata, contrafforti laterali, facciata a capanna con campanile a vela (presente anche sul prospetto posteriore), ed è l’esito di numerosi rifacimenti e restauri anche recenti. Sui fianchi sono stati aggiunti dei porticati coperti, secondo la tipologia delle cumbessias, suddivisi in differenti ambienti (3 sul lato meridionale e 4 sul settentrionale) aperti verso l’esterno con arcate a tutto sesto. Sul retro e sul lato sud sono stati addossati anche degli edifici a due piani. Entrambe le tipologie di corpo di fabbrica sono riconducibili alla frequentazione religiosa, durante il cui svolgimento probabilmente pernottavano presso l’edificio sia pellegrini (che utilizzavano i porticati) che notabili ed ecclesiastici (alloggiati negli edifici a due piani). Pertinente all’impianto originale sul lato nord è probabilmente una monofora strombata all’esterno, ricavata su un unico blocco calcareo. L’analisi architettonica e stilistica è risulta assai complessa a causa delle dalle superfetazioni e dai restauri, ma si può ipotizzare un primo impianto genericamente databile al periodo romanico, come sembra testimoniare la monofora. 1 Archivio Cessato Catasto, Comune di Mores, Tavolette di Rilievo: Foglio d’Unione, Tav. 15 (entrambe databili al 1846); Frazione P, Parte terza (databile alla seconda metà dell’Ottocento). 2 ANGIUS 2006, ad vocem Mores. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 318 La ricognizione della zona circostante, svolta in condizioni di scarsa visibilità, non ha evidenziato indicatori archeologici. È necessario tuttavia ricordare che nell’area sono state scavate delle sepolture di epoca romana 1. Il toponimo Santu Paulu circoscrive un piccolo altopiano calcareo allungato in direzione est-ovest, specialmente le sue pendici settentrionali, che sovrasta a nord-est la chiesa di San Giovanni. La collina è costeggiata a sud dalla S.C. Mores- Torralba2 e a nord dall’altra via denominata Carrera Longa3. La zona ricognita corrisponde a quest’areale, posizionato sulla parte orientale dell’altipiano. Le condizioni di visibilità variano da scarsa a nulla in quanto i terreni sono incolti e adibiti al pascolo ovino e la vegetazione erbacea, arbustiva e arborea presentava copertura sempre superiore al 40% e spesso all’80%. Al limite orientale dell’altopiano è stata individuata un’anomalia (UT SPN 1) allungata in senso est-ovest, dalle dimensioni di 13*7,5 m, consistente in un cumulo di pietre calcaree di varie dimensioni; i limiti sud, ovest e nord sono ben definiti da strutture murarie mentre verso est non si colgono strutture. Il perimetrale nord, leggibile per un massimo di cinque filari, è costituito da uno zoccolo in bozze calcaree di medie dimensioni, poste in opera in modo subregolare, su cui si impiantano dei filari subregolari più stretti; l’angolare nord-ovest è costruito con conci calcarei di dimensione maggiore rispetto agli altri. Anche il perimetrale meridionale è leggibile in elevato per alcuni filari e conferma quanto osservato, ovvero filari subregolari di elementi sbozzati, con maggiore o minor cura, doppio filare e sacco con impiego di malta. Nel pendio a sud dell’unità topografica sono peraltro presenti dei grossi lacerti di muratura cementata con malta, di grande spessore, probabili porzioni di muro crollate. È possibile, stanti i caratteri costruttivi, incompatibili con un edificio rurale, e la tradizione orale, identificare il corpo di fabbrica con i resti della chiesa di San Paolo; la cura nella posa in opera, la presenza di malta, il perfetto orientamento (con probabile abside ad est), la toponomastica sono tutti indizi a favore di questa teoria. 1 Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, Mores, Cartella 13, S.S.F.41, rinvenimento di necropoli romana con sepolture in ziro con ossa e vasellame di corredo a Pianu’e lizzos presso S. Giovanni Battista. 2 Strada da Torralba a Mores nelle tavolette pre-catastali del 1846 (Archivio Cessato Catasto, Comune di Mores, Tavolette di Rilievo: Tav.15). 3 Archivio Cessato Catasto, Comune di Mores, Frazione P, parte terza. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 319 Intorno e a sud all’UT SPN 1 sono state rilevate due dispersioni (UT SPN 2, 3) di frammenti di laterizi (coppi ed embrici) ed elementi litici, relative probabilmente al crollo della chiesa (UT SPN 2) e anche a degli edifici posti nelle sue vicinanze. Nell’UT SPN 3 sono stati identificati diversi embrici frammentari. Anche sul versante settentrionale della collina è presente una dispersione (UT SPN 4) di materiale litico, laterizio e ceramico (non identificata), la cui maggiore estensione è presumibilmente dovuta alla pendenza. L’assenza di materiale ceramico diagnostico non ci permette purtroppo di formulare ipotesi cronologiche sicure ma la presenza in superficie di materiale da costruzione può far ipotizzare la presenza di un piccolo abitato intorno alla chiesa di San Paolo, identificabile con il San Paolo di Nula citato nelle fonti trecentesche. Il mancato rinvenimento di alcuni fossili guida dei contesti di XIV secolo (maiolica arcaica e invetriate di produzione pisana, maiolica valenzane e catalane) potrebbe essere l’indizio di un insediamento già in forte crisi in questo momento, in accordo con le fonti scritte che vedono il titolo di priore di Nula già accorpato alla pievania di Mores. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 320 Fig. 7.72. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): Carta della Visibilità. Fig. 7.73. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): Carta delle Unità Topografiche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 321 Figg. 7.74-76. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): a sin. il prospetto settentrionale dell’UT SPN 1; in alto a dx. il prospetto meridionale; in basso a dx. un lacerto di muratura presso le strutture. Fig. 7.77. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): UT SPN 2, frammenti laterizi utilizzati nei muretti a secco. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 322 7.7.8 Cortinas L’esistenza di tale insediamento è stata postulata da alcuni studiosi sulla base della provenienza di un personaggio nominato in due fonti, una scheda del Condaghe di San Nicola di Trullas1 e una del Condaghe di Barisone II2, databili al regno di Barisone II (1153-91) e almeno per il secondo documento al periodo fra il 1178 e il 1190 3, in cui appare …donnu Mariane d’Açen [Athen nel Condaghe di Barisone II], su de Cortinas… Diversi studiosi, a partire da Angela Terrosu- Asole4, hanno identificato questa località con quella di Costinas, posta in agro di Mores, a breve distanza (700 m a nord) dall’insediamento di Oppia. Giovanni Deriu ricorda anche la presenza dei due agiotoponimi Santa Maria e Sa Rughe, raccolti da fonti orali. Nell’area presso Oppia, e da fonti orali raccolte dallo scrivente in loco, è ricordata anche la chiesa distrutta di Santa Vittoria. Carlo Livi invece identifica il centro di Cortinas con quello di Coramas donato da Susanna de Thori fra il 1111 e il 1116 al priorato di San Nicola in Solio5 e non ne propone un’ubicazione se non generica nell’arcidiocesi turritana6. Il centro di Coramas è invece considerato da Mauro Maxia un’errata trascrizione del toponimo Coronas, ubicato presso la chiesa romanica di San Michele di Coronas a Laerru, dove indagini archeologiche hanno confermato l’esistenza di un abitato bassomedievale 7 e la presenza di tombe bizantine8. 1 CSNT, 309. MELONI-DESSÌ FULGHERI 1994, XIII. 3 MELONI-DESSÌ FULGHERI 1994, p.36. 4 TERROSU- ASOLE 1974. Vd. anche SODDU 2004. 5 SABA 1927, doc. XVIII. 6 LIVI 2014, p.154, p.168, n°°48. 7 CHERCHI- MARRAS 2015. 8 PITZALIS- DETTORI 2002. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 323 7.8 La curatoria di Oppia: comune di Ittireddu La prima citazione sicura dell’esistenza di questo insediamento, gemmato rispetto a quello di Ithir Josso, compare in una fonte di metà XIII secolo, il testamento di donnu Comita de Gunale1, riportato da Petru d’Ispata, previteru de Ithir, fra i testi del quale compaiono ambas villas de Ithiris. Non è invece chiaro se l’Ithir di cui è previteru lo stesso Petru d’Ispata, così come la provenienza di donnu Comita de Serra in un documento del primo quarto del Duecento2, sia il centro qui analizzato o Ithir Jos. Nel Trecento assume il toponimo di Sir Manno (“Ittiri grande”) in opposizione al centro minore: nel 1349 infatti, quando appare tra i possedimenti di Balarano Doria, conta 80 homens che pagano il Dada3. Paga le decime ecclesiastiche insieme al centro di Querqueto in sette occasioni tra il 1342 il 1352 4. Nel 1388 la villa de Bitiri è parte dell’Incontrada di Ardar e Meylogu5. L’insediamento ha quindi continuità di vita fino ad oggi. 7.8.1 Querqueto 7.8.1.1 Profilo Storico L’esistenza di due centri omonimi denominati Querqueto nella diocesi di Sorres, oltre quello simile di Querquillo/ Terchillo (attuale comune di Bonorva), è attestata, seppur con qualche dubbio, dalla loro compresenza nei registri di pagamento delle decime ecclesiastiche. Infatti, sebbene i tre centri non siano mai attestati contemporaneamente nello stesso documento, a ragione di questa si possono addurre i seguenti ragionamenti:  uno dei tre centri costituisce una rettoria unificata, o meglio lo stesso rettore paga per le due parrocchie, insieme a Issir (odierno Ittireddu);  il centro di Terchiddo/Cerquillo, posto ai confino nordorientali del territorio comunale di Bonorva, sarà abbandonato definitivamente alla fine del Seicento. La sua ubicazione è certa sulla base di elementi toponomastici, storici e archeologici;  esistenza, ubicazione e fasi cronologiche del centro di Querquedo possono essere 1 CSPS 2013, 437. CSPS 2013, 400. Secondo LIVI 2014, pp.156-7, questo corrisponde però all’odierno Ittiri 3 MELONI 1995. 4 SELLA 1945, 120; 121, 122, 1703, 2038, 2073; CHESSA- DERIU 2008, pp.80-3, per la datazione LIVI 2014, p.20. 5 CDS, sec. XIV, doc.CL. CARIA 2003/04; MUREDDU 2003/04. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 324 ricavati da documenti quattrocenteschi; l’abitato era ubicato sicuramente all’interno dell’attuale centro di Siligo1. L’esistenza del centro di Querqueto è dunque attestata con sicurezza a metà del XIV secolo; tuttavia è possibile che il monte de Kerketu, citato in una scheda del Condaghe di San Pietro di Silki nella seconda metà del XII secolo2, sia da identificare con una pertinenza del villaggio (forse Monte Pedrosu), visto il contesto territoriale (ai confini con la Curatoria di Valles, toponimo calkinariu = Funtana Carchinada?). Doveva trattarsi di un centro dalle dimensioni demografiche molto ridotte, tanto che non costituiva neanche rettoria autonoma ma era unita a quella di Issir: tale rettoria unificata aveva un beneficio tassabile di 40 libbre, quanto singoli centri della diocesi (Mores, Torralba, Terquiddo, Torralba), ma più dell’altra rettoria unificata, quella di Laquesos/Ittir Josso3. Dopo la metà del XIV secolo il centro scompare dai documenti. Datazione 1342 Querquedo (Siligo) 3/7/1342 con Gonnanore Querchilo Francischo Farfara rectore (SELLA 1945, 128) 31/7/1342 con Gonnanore (SELLA 1945, 129) 1346 1336-524 13495 1357/58 Querquedo (Ittireddu) 3/7/1342 con Issir Gantino Carta rectore (SELLA 1945, 120) 31/7/1342 con Issir (SELLA 1945, 121) 25/10/1342 con Issir (SELLA 1945, 122) 13/8/1346 con Issir Gantine rectore (SELLA 1945, 1703) 8/11/1346 con Issir Gantine Carta rectore (SELLA 1945, 2038) 7/12/1346 con Issir Gantire Carta rectore (SELLA 1945, 2073) Quercheto (con Issir) Querquillo (Bonorva) 21/1/1346 Rectore Fulcone (SELLA 1945, 1300) 1/6/1346 Rectore Fulcone (SELLA 1945, 1423) 04/10/1346 Rectore Fulcone (SELLA 1945, 2539) Certhilo Querquedo 23/01/1358 con Siligo (SELLA 1945, 2723) 23/01/1358 Quillo Iohanne Datzena presbyter (SELLA 1945, 2743) Tab. 7.9. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Ittireddu nel XIV secolo. 9.8.1.2 Topografia e archeologia 1 Infra paragrafo 7.2. CSPS, 309. 3 CHESSA- DERIU 2008, pp.80-3. 4 CHESSA- DERIU 2008, pp.80-3, per la datazione LIVI 2014, p.20. 5 MELONI 1995. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 325 L’insediamento di Querquedo è ubicato concordemente dagli studiosi più attenti 1 che si sono occupati del tema presso le chiese di S. Elena e S. Giacomo nel territorio comunale di Ittireddu; gli Atlanti classici lo posizionano invece presso S. Juanne de S.Ena Frisca2 o in località Cherchizzu3, entrambe in territorio moresino. Per tale motivo le ricognizioni sono state svolte presso le chiese succitate. I ruderi della chiesa di S. Elena sono ubicati 950 m a sud-ovest del centro urbano di Ittireddu appena ad ovest della S.C. Mandra Ponte Ezzu in un’area pianeggiante a substrato vulcanico (pertinente ai basalti mio- pliocenici dei Plateaux), attualmente non coltivato ma utilizzato per il pascolo bovino. Il terreno deve tuttavia in passato essere stato sottoposto a massicci interventi di bonifica vista la presenza di grandi cumuli di spietramenti. La chiesa (UT SEL 1) è ridotta in stato di rudere, con i muri che conservano un elevato notevole, specialmente in facciata e sui lati, in gravi condizioni di stabilità è invece l’abside dove i numerosi crolli4, fra cui lacerti di muratura legata con malta, rendono difficile la lettura corretta di planimetria e tecnica costruttiva. L’edificio ha pianta allungata mononavata (dimensioni 10*5 m), con abside rivolto a est. Le murature sono costituite da filari molto irregolari, legati con terra, sui lati; nell’abside semicircolare, con copertura a calotta a quarto di sfera, il legante è invece malta di calce; in entrambi i leganti sono inclusi frammenti di laterizi ed embrici. Gli elementi litici sono di natura vulcanica, rozzamente sbozzati e solo in facciata si nota, negli angolari e negli stipiti superstiti dell’ingresso, la presenza di conci calcarei posti alternativamente di lungo e di taglio. La copertura era in tegole bipedali ed era presente un’iconostasi con porta centrale e transenna5. Un ulteriore ingresso si trovava sul lato meridionale e una piccola finestra rettangolare su quello settentrionale. La chiesa è datata dagli specialisti 6 al periodo bizantino, fra il 534 e l’800 d.C., per caratteristiche costruttive e metrologiche. 1 DERIU 1983/84, SODDU 2007 etc. DAY 1973. 3 TERROSU- ASOLE 1974; la località Cherchizzu è ubicata alle pendici settentrionali del Monte Lachesos. 4 Fino almeno al 1960 l’abside era pressocchè integro, come visibile nella foto di Giovanni Deriu, visibile al link https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10201238222311445&set=p.10201238222311445&type=3&theate r. 5 GALLI 1991, p.13; 25; pianta p. 76, fig. 35. 6 Sull’edificio vedi CAPRARA 1988, pp. 406-14. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 326 La ricognizione dell’area circostante, resa difficile dalla vegetazione erbacea, non ha evidenziato indicatori archeologici. La seconda area indagata è quella posta presso la chiesa di San Giacomo, in particolare a sud, est e nord, poiché i terreni a ovest non erano accessibili. L’edificio (UT SGQ 1), tuttora officiato durante le ricorrenze e sottoposto perciò a numerosi restauri e rifacimenti, presenta planimetria a navata unica e abside semicircolare 1; sul lato meridionale si addossa un ambiente con porticato databile almeno all’età barocca2. Costruita su una superficie lievemente in declivio verso ovest, presenta una struttura con scarpa su due livelli segnati da una cornicetta, crescente proporzionalmente al dislivello. La posa in opera è regolare e gli elementi costruttivi sono costituiti da conci tufitici di medie dimensioni (molti sono quelli di risarcimento). La facciata è semplice con l’aggiunta seriore di un campanile a vela. L’ingresso rettangolare è posto in facciata; altri due ingressi con arco a sesto pieno rialzato, ora obliterati, erano sui due lati (di quello meridionale sono presenti solo elementi della lunetta). Sono leggibili inoltre monofore strombate sul lato settentrionale e sull’abside. Tutta l’area circostante, a substrato vulcanico (Distretto vulcanico di Bonorva, Unità di Chilivani, depositi pomicei-cineritici), era caratterizzata da visibilità archeologica pressoché nulla, a causa della vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea molto invasiva; la ricognizione, condotta per transetti molto larghi, non ha comunque evidenziato indicatori archeologici. Solo il campo ad ovest della chiesa, utilizzato per il pascolo ovino, mostrava una situazione di poco migliore, con alcune lenti di visibilità scarsa. Qui è stata individuata una cava di tufiti (UT SGQ 2) scavata su un affioramento roccioso con parete originale a breve sviluppo verticale; da questa erano cavati elementi litici parallelepipedi su almeno tre livelli; la degradazione della superficie rocciosa, dovuta agli agenti atmosferici, non ha permesso di ricavare i moduli dei conci. L’area è inoltre interessata da densa vegetazione erbacea e da elementi litici, residui probabilmente della stessa attività produttiva. L’ipotesi di lavoro è che si possa trattare, sulla base del materiale e 1 2 CORONEO 1993,sch. 119. GALLI 1191, pp. 25-26. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 327 delle caratteristiche delle tracce in negativo dei conci, della cava utilizzata per il cantiere della chiesa romanica. Nell’area circostante la cava, specialmente verso est, è stata rilevata una dispersione (UT SGQ 3) di elementi litici di piccole dimensioni in associazione a frammenti di laterizi (coppi) inferiori ai 5 cm. È quindi possibile che il villaggio di Querqueto, che doveva essere di piccole dimensioni, fosse ubicato nell’area ad ovest della chiesa di San Giacomo; la sua scarsa leggibilità è dovuta presumibilmente all’uso del suolo, volto perlopiù all’allevamento ovino e quindi non interessato da arature superficiali. Fig. 7.78. Querqueto (Ittireddu): Carta della Visibilità. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 328 Fig. 7.79. Querqueto (Ittireddu): Carta delle Unità Topografiche Fig. 7.80. Querqueto (Ittireddu): UT SEL 1 vista da sud- est. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 329 Fig. 7.81. Querqueto (Ittireddu): UT SGQ 1 vista da sud- ovest. Figg. 7.82-83. Querqueto (Ittireddu): a sin. UT SGQ 2; a dx. UT SGQ 3, concentrazione di elementi laterizi. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 330 CAPITOLO 8 UN PERCORSO DI RICERCA E DIVULGAZIONE: IL MUSEO DEL MEILOGU MEDIEVALE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 331 Il percorso di ricerca portato avanti durante il mio dottorato ha avuto un corrispettivo immediato nel campo della divulgazione culturale tramite il processo di progettazione ed allestimento del Museo del Meilogu Medievale (Mu.Me.), con sede a Palazzo Marongiu- Bessude (SS). Il progetto nasce da un’idea di Marco Milanese (Direttore Scientifico) e di Gavino Cabras (Direttore Operativo) e dalla volontà dell’Amministrazione Comunale di Bessude, confermata dalle due giunte guidate da dott. G. Sechi e dal Geom. R. Marras, di creare un polo museale nel proprio Comune. Il museo intende presentare archeologia, storia, paesaggi e insediamenti dell'area del Meilogu in epoca medievale, attraverso un approccio scalare e personalizzato che possa raggiungere e soddisfare le utenze scientifiche, scolari e di varia tipologia. La scelta del tema deriva da un lato dalla ricchezza informativa che in questi anni numerose ricerche storiche e archeologiche stanno costruendo e dall’altro dalla forte paradigmaticità del contesto del Meilogu nell’ambito delle dinamiche storiche, economiche ed insediative della Sardegna medievale. Secondo l’ottica già sperimentata da Biddas- Museo dei Villaggi Abbandonati di Sorso 1 si è deciso di creare un museo non di oggetti e reperti statici, ma di conoscenza ed esperienze, mediante un apparato leggero e coinvolgente dal punto di vista visivo, con la possibilità di implementare le proprie conoscenze grazie a contenuti scaricabili e trasportabili. Insomma il museo pone al centro del proprio progetto il visitatore, che può scegliere cosa e quanto conoscere e, tramite le elaborazioni informatiche e di realtà aumentata disponibili, interagire ed approfondire, con lo scopo del massimo coinvolgimento. Anche in questo ambito l’esperienza di Biddas- Museo dei Villaggi Abbandonati di Sorso, che ha costruito degli ambienti complessi di “apprendimento emozionale” è stata una lezione importante e, per quanto possibile, replicabile. Il Mu.Me. è ospitato presso la Casa Marongio, storica abitazione dell’omonima famiglia, testimoniata già in documenti settecenteschi, ed in particolare al piano superiore, la cui sopraelevazione è databile al XIX secolo. La necessità di conciliare pannellistica e allestimento museale con la visuale delle strutture originarie ha portato alla progettazione (Arch. Luana Gugliotta) di una struttura di supporto autoportante a tubolare quadro in ferro zincato bianco, che non comprime in alcun modo murature e 1 Per questo museo vedi qui, e quando citato altrove, MILANESE 2014. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 332 volte. Tale struttura funge da supporto, tramite cavi d’acciaio, ai pannelli in forex, che saranno illuminati tramite luci LED fissate a cavi paralleli alle strutture in ferro. 8.1 Contenuti del museo. Il percorso museale si articola in 5 sale secondo un percorso che ha dovuto tener conto della planimetria dell’edificio, con due ambienti (Stanze 2 e 5) che devono essere attraversati due volte; per creare dei passaggi obbligati sono stati utilizzati i pannelli. Le sale finora allestite (Stanze 1 e 5) presentano il paesaggio naturale, economico, storico e insediativo del territorio che nel corso dei secoli è stato percepito quanto come "Meilogu" e lo stesso concetto nei suoi mutamenti diacronici. Sono invece in corso di preparazione gli altri contenuti, che riguarderanno i poteri di vario tipo, con i loro conflitti, che agivano nell'area dall'XI al XV secolo, gli insediamenti presenti, con le loro tipologie e caratteristiche, e le fonti di conoscenza (scritte, archeologiche, orali). In ogni sala è presente uno, o più, pannelli neri, posti in posizione isolata e rilevata, che presentano i concetti chiavi trattati nell’esposizione, espressi tramite paolo chiave resi graficamente con caratteri, disposizione, colore e dimensione differenti. Gli altri pannelli, di dimensione e colore differente, hanno varie tematiche, spiegate con l’uso intensivo di immagini (foto, carte e planimetrie, immagini storiche) e contenuto testuale limitato. La Stanza 3, naturalmente appartata, è una sala buia che prevede la proiezione alternata di due video; l’unico altro elemento luminoso è dato dai pannelli interamente neri retroilluminati in corrispondenza delle parole chiave. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 333 Fig. 8.1. Planimetria del Mu.Me- Museo del Meilogu Medievale; in rosso la struttura tubolare di supporto ai pannelli Fig. 8.2. Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale, riproduzione del pannello 1K, che rappresenta le parole chiave della Stanza 1. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 334 8.2 Un museo “aumentato”: coinvolgimento, sensi e apprendimento. Il progetto di base del Mu.Me. è centrato su un’esposizione interattiva e immersiva, con il coinvolgimento dei visitatori con stimoli ipersensoriali sonori e visivi, mediante anche di tecnologie informatiche e di sistemi di visione e fruizione personali, definibili come Realtà Aumentata (Augmented Reality- AR). Si intende per realtà aumentata (Augmented reality, AR) “l'arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi”1; normalmente tali informazioni sono convogliate da devices quali Smartphone o con dispositivi di visione (occhiali speciali), ascolto (cuffie) e tattili (guanti), il cui uso permette l’arricchimento delle informazioni percepite dai sensi reali. Al contrario nella realtà virtuali (Virtual reality, VR) le informazioni aggiunte sono preponderanti, al punto che gli utenti si ritrovano immersi in una realtà in cui le percezione naturale è quasi sostituita da quella elettronica. Tali tecnologie sono già ampliamente usate nella divulgazione museale ed archeologica in generale, anche all’interno degli stessi siti2 per la possibilità di avere un notevole numero di informazioni da un lato e quella di disporre di ricostruzioni visive di grande impatto e chiarezza di lettura. All’interno del Mu.Me. l’immersione sarà realizzata con sistemi “leggeri” 3, di basso impatto economico, che da un lato prevedranno l’uso di modelli 3D navigabili dagli utenti caricati su computer Touchscreen, che nella loro stessa concezione presuppongono un alto livello di coinvolgimento fisico, e dall’altro l’essere circondati da suoni e video appositamente studiati. A tale scopo centrale è la funzione della Stanza 3, dove il visitatore sarà immerso in uno spazio buio con la proiezione di video su più 1 http://it.wikipedia.org/wiki/Realt%C3%A0_aumentata, ripresa da V. Di Bari, P. Magrassi, 2015 weekend nel futuro, Edizioni Il Sole 24 Ore, 2005. 2 A puro titolo esemplificativo: http://patrimonioculturale.enea.it/ambiti-di-ricerca/information-andcommunications-technology/realta-aumentata-strumenti-innovativi-per-visitare-siti-archeologiciimmergendosi-nel-passato/; http://www.afs.enea.it/project/itacha/Documenti/web/publications/Fiasconaro_Re_Aum_articolo.pdf; http://www.aec2000.it/archeoguide/; http://archeologiamedievale.unisi.it/miranduolo/mediacenter/videogallery/prove-tecniche-di-realt%C3%A0aumentata; http://www.ibridamenti.com/e-learning-desk-juice/2011/09/realta-aumentata-e-apprendimentomobile-al-museo-archeologico/.http://www.aec2000.it/archeoguide/; http://archeologiamedievale.unisi.it/miranduolo/mediacenter/videogallery/prove-tecniche-di-realt%C3%A0aumentata 3 Su sistemi di questo tipo vd. anche VALENTI 2014a, pp. 136-39. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 335 pareti, il cui punto di vista prospettico tende all’apertura, nell’ottica di un museo “parlante e sonoro”. In un‘ottica di immediata riconoscibilità e legata al territorio oggetto del museo e all’allestimento dello stesso museo è il logo, progettato e realizzato dall’Arch. Luana Gugliotta, che rappresenta con una linea rossa lo Skyline del passaggio fra il Monte Santo e il Monte Pelao, visibile da lontano e specialmente a chi percorre la SS 131 Sassari- Cagliari. Le linee nere verticali che colleegano l’acronimo Mu.Me. alla stessa dicitura espressa per intero rimanda ai cavi d’acciaio che reggono i pannelli così come i riquadri neri che racchiudono la prima sillaba dei singoli lemmi ricordano i pannelli nei quali sono espresse le parole chiave. Il Mu.Me. è pensato per essere fruibile da un’utenza diversificata; in questa prospettiva non possono essere trascurati l’infanzia, sia in un contesto familiare che scolastica. In questo caso non si è pensato ad una zona continua di comunicazione dedicata ai bambini come a Biddas- Museo dei Villaggi Abbandonati, ma piuttosto ad una comunicazione testuale facilmente intuibile dagli stessi i quali inoltre, nelle visite già svolte, hanno particolarmente apprezzato la possibilità di navigare fra i contenuti informatici. Strettamente collegato a questa esigenza, e pensato in special modo per attività con le scuole primarie e secondarie, è anche l’allestimento, al piano inferiore del palazzo, di laboratori didattici, al cui interno si potranno sperimentare e “giocare” le metodologie della ricerca archeologica e storica, anche mediante la progettazione di percorsi didattici. La comunicazione e la divulgazione saranno svolte anche in internet sia mediante un sito internet dedicato1 (http://www.museomeilogumedievale.it/) che sui social media (Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest). All’interno del museo sarà possibile scaricare liberamente un gran numero di contenuti scientifici nelle proprie memorie USB, in un’ottica Free Access 1 Il sito internet è in fase di implementazione, webmaster Luca Isabella. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 336 Fig. 8.3. Il logo del MuMe- Museo del Meilogu Medievale (Progetto e realizzazione grafica: arch. Luana Gugliotta). Fig.8.4. Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale: simulazione 3D dell'allestimento della Sala 5 (progettista arch. Luana Gugliotta). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 337 Fig.8.5. Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale: veduta della sala 5. Fig.8.6. Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale: veduta della sala 1. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 338 Stanza 1: introduzione alla storia medievale e al paesaggio naturale, economico ed insediativo del Meilogu Pannello Misure Tema 1K 70*50 Parole Chiave 2.1 100*70 Il Meilogu nel Medioevo: distretti amministrativi nel medioevo e oggi 2.2 100*70 Differenti tipi di insediamento nel medioevo 2.3 70*7 2.4 100*70 La viabilità storica 2.5 50*50 La porta del Meilogu: il passaggio tra Monte Santo e Monte Pelao 2.6 100*70 Il paesaggio economico del Meilogu 2.7 100*70 I castelli e le battaglie Gli insediamenti abbandonati e il potere Stanza 2: il Meilogu come luogo dei poteri politico, religioso (diocesano e monastico) e, dopo la fine dell'età giudicale, signorile, arborense e catalano Pannello Misure Tema 2K 100*70 Parole Chiave 2.1 70*100 Il Meilogu come luogo dove i poteri interagiscono e si scontrano: il periodo giudicale 2.2 70*100 I giudici: il palatium e la cappella di Ardara 2.3 70*100 Il potere religioso: la diocesi e la cattedrale di Sorres 2.4 70*100 Il potere religioso: gli ordini monastici: Mesumundu, Trullas 2.5 100*70 Monasteri e signorie territoriali 2.6 70*100 Il periodo post- giudicale: signorie territoriali di Doria e Malaspina 2.7 100*70 I castelli e le battaglie 2.8 100*70 vedere se farlo, è più logico introduttiva verso il resto del percorso Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 339 Stanza 3: Conflittualità del Meilogu Medievale: conflitti fra classi sociali (liberi, servi, maiorales), conflitti per il potere in età giudicale (la rivalità fra Gonario I e gli Athen), signorile e aragonese. La sala si presenta come punto di riflessione e pausa con un ambiente oscurato e l'ausilio di videoproiezioni Pannello Misure Tema 3K1 40*40 Parole Chiave ( le classi sociali, maiorales e servi) 3K2 40*40 Parole Chiave (Signorie, Aragona, Arborea) 3.1 40*40 Conflittualità fra i vari poteri 3.2 40*40 servi e padroni 3.3 40*40 Le battaglie 3.4 40*40 Aragona contro Doria e Malaspina 3.5 40*40 Aragona contro il Giudicato di Arborea 3.6 40*40 Padroni in conflitto (Athen, Kertos per possedimenti e proprietà) Stanza 4: la struttura insediativa e gli insediamenti del Meilogu medievale; aspetti diacronici e sincronici, tipologie e distribuzione in rapporto a territori e singoli casi di studio. Pannello Misure Tema 4K 50*50 Parole Chiave 4.1 70*100 Carta degli insediamenti del Meilogu 4.2 50*50 4.3 100*70 4.4 70*100 Comprensori: Siligo – Torralba- Mores 4.5 70*100 Gli abbandoni e la ristrutturazione 4.6 70*100 Insediamenti: Lachesos e Todorache 4.7 70*100 Insediamenti religiori: Mesumundu, Sorres, Trullas 4.8 70*100 Insediamenti fortificati: Roccaforte, La Capula L'insediamento medievale: tipologie nel tempo Comprensori: Mores Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 340 4.9 100*70 Insediamenti: Villanova Montesanto 4.10 70*100 Campulongu e Cabuabbas 4.11 70*100 Il territorio di Bessude 4.12 100*70 Mogoro e gli altri 4.13 50*50 Le leggende e le fonti orali Stanza 5: l'evoluzione dell'idea di Meilogu nel tempo. Le fonti della ricerca: metodologie, casi ed esempi Pannello Misure Tema 5K1 70*70 Parole Chiave (trasformazione del Meilogu nel tempo) 5K2 70*70 Parole Chiave (fonti archeologiche, scritte e orali, metodi di lavoro) 5.1 70*100 Insediamento medievale curatoria Meilogu 5.2 70*100 Le curatorie del Meilogu 5.3 70*100 Incontrada di Ardara e Meilogu 5.4 70*100 Il feudo del Meilogu 5.5 70*100 Unione dei Comuni Meilogu 5.6 70*100 Fonti scritte: tipologie e informazioni 5.7 70*50 Fonti scritte: qualche citazione tipo decima o cosa del genere 5.8 100*100 5.9 50*50 5.10 100*100 Archeologia: lo scavo archeologico 5.11 70*100 Archeologia: i casi di scavo 5.12 70*100 Archeologia: i reperti 5.13 70*100 Archeologia: le attività produttive 5.14 70*100 Archeologia: le monete Archeologia: la ricognizione Archeologia: diagnostica (prospezioni Montesanto) e remote sensing a Villanova Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 341 5.15 70*100 Fonti orali 5.16 70*100 Fonti orali 5.17 70*50 Fonti orali Tab. 8.1. I pannelli del Mu.Me.: i pannelli contraddistinti dalle lettera K sono costruiti su sfondo nero e contengono le parole chiave della sala che presentano. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 342 9. CONCLUSIONI Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 343 9.1 Ricognizione archeologica: analisi dei dati. 9.1.1 Tipologia delle Unità Topografiche La ricerca sul campo, condotta su un areale esteso 68,81 ha, ha portato alla perimetrazione di 80 Unità Topografiche distribuite in 18 località, differenti per caratteristiche, estensione, cronologia e interpretazione. Per quanto riguarda le tipologie di Unità Topografiche individuate si possono suddividere in tre grandi gruppi: 1) “Siti particolari”, ovvero tutti quelli non riconducibile a aree di manufatti sui terreni 1, comprende strutture e monumenti, siti archeologici composti da più elementi e strutture “in negativo”, ovvero ricavate da azioni di asporto sul terreno o sulla roccia (cave, ipogei); 2) Aree di dispersione dei manufatti: rappresentano il classico oggetto delle ricognizioni archeologiche, prodotto dai lavori agricoli, quasi un’Unità Stratigrafica in formazione, di cui studiare la residualità. Il gruppo può essere suddiviso a seconda della quantità e del grado di raggruppamento dei reperti in dispersioni, più o meno associate ad anomalie micro morfologiche, e concentrazioni; 3) Anomalia micromorfologica: dossi e/o avvallamenti della superficie, talora con planimetria regolare, associabili a strutture sepolte“Siti particolari” e aree di dispersione hanno percentuali di rinvenimento molto simili (36% e 39%) mentre poco attestate sono le anomalie cui non sono associati reperti in superficie (4%). Anomalia micromorfologica 4 Concentrazione di reperti Dispersione di reperti Dispersione e anomalia micromorfologica Concentrazione/dispersione 9 20 10 39 Struttura in negativo (cava, ipogei) Insieme di strutture Corpo di fabbrica "Siti particolari" 4 2 30 36 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 Graf. 9.1. Tipologie di Unità Topografiche rinvenute. 1 CAMBI- TERRENATO 1994, p.163. CAMBI 1993, p.81. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 344 9.1.2 Visibilità, sistematicità e intensità. Le condizioni di visibilità hanno fortemente influenzato i risultati delle ricognizioni in quanto la maggior parte delle aree ricognite godevano di scarsa o nulla visibilità (rispettivamente 49% e 40%, per un totale del 89%) e solo il restante 11% di migliori condizioni. A fronte di questo il 47% delle Unità Topografiche (36) è stato rinvenuto all’interno di questo 11% e solo il 53% (41) nel contesto del 89% di cattive condizioni di visibilità1. Se poi passiamo ad analizzare il dato relativo alla superficie possiamo notare che tale dato viene enfatizzato, in quanto il rapporto numero di Unità Topografiche per Ettaro indica che in condizioni di visibilità nulla esso è uguale a 0,42 ma aumenta progressivamente in modo proporzionale al miglioramento della stessa a 0,67 (visibilità scarsa), 0,75 (buona) e 3,41 (ottima). In tale calcolo non sono state computati i corpi di fabbrica in quanto la maggior parte di questi sono oggetto di operazioni specifiche di pulizia dalla vegetazione o comunque godono di migliore visibilità rispetto ai terreni in cui sono ubicate. 5% "Siti particolari" 46% Concentrazione/dispersione 49% Anomalia micromorfologica Graf. 9.2. Percentuali delle tipologie di Unità Topografiche. 3% 8% 18% 40% Nulla Scarsa Buona Ottima 40% 35% 49% Nulla Scarsa Buona Ottima 7% Graff. 9.3-4. A sin: percentuale delle condizioni di visibilità delle aree ricognite. A dx: Percentuale delle Unità Topografiche nelle diverse condizioni di visibilità. 1 Percentuali simili, sebbene rapportate all’uso del suolo, in VALENTI 1995, p.25; CAMPANA 2001, p. 67, BOTARELLI 2005, p.57 (in questo caso con classi di visibilità). Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 345 La maggior parte delle ricognizioni (57 ha) sono state svolte con il metodo intensivo sistematico, ovvero percorrendo i terreni in file parallele ed equidistanti, con intervalli di 3 o 5 m. Solo in situazioni di visibilità nulla è stato utilizzato un metodo non sistematico, cercando comunque di coprire la maggior percentuale possibile dell’estensione. All’aumento dell’intensità sembra corrispondere un proporzionale aumento del rinvenimento: infatti con il metodo estensivo si ha una media di rinvenimenti di 0,77 UT per Ettaro, con quello intensivo di 1,06: analizzando meglio tale dato si può notare che con transetti posti a distanza di 5 m la quantità di UT rinvenute non differisce dal metodo estensivo mentre al diminuire dell’equidistanza fra gli operatori o utilizzando dei quadranti di conteggio e raccolta il dato cresce1. 8% Estensivo Intensivo 92% Graf. 9.5. Percentuali di aree analizzate con i metodi intensivo ed estensivo. 2,99 1,3 1,06 0,77 Estensivo 0,77 Intensivo Intensivo transetti 5 m Intensivo transetti 3 m Intensivo quadranti 5 m Graf. 9.6. Numero di Unità Topografiche per Ettaro a seconda del metodo utilizzato. 1 CAMBI- TERRENATO 1994, p.139. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 346 L’intensità della ricerca è stata misurata, oltre che tramite la metodologia, secondo l’usuale calcolo della superficie coperta da ciascun operatore in una giornata di lavoro. L’intensità della ricerca è elevatissima, mai superiore ai 0,04 Kmq/giorno/uomo ed esiste un rapporto direttamente proporzionale tra intensità e risultati, visto che all’aumento della prima corrisponde quello del numero di Unità Topografiche per Ettaro. Intensità mq/giorno/uomo 0-10000 10001-20000 20001-30000 30001-40000 Superficie Kmq/giorno/uomo 0-0,01 0,01-0,02 0,02-0,03 0,03-0,04 Mq 210923 169803 200922 106542 N° UT individuate UT/Ett aro 35 21 20 5 1,66 1,24 1 0,47 Kmq HA 21,0923 0,21 16,9803 0,16 20,0922 0,2 10,6542 0,1 Tab. 9.1. Intensità della ricerca e risultati. 1,66 1,24 UT/Ettaro 1 0,47 0-10000 10001-20000 20001-30000 30001-40000 Graf. 9.7. Numero di Unità Topografiche per Ettaro rispetto all’intensità della ricerca, espresso in mq/giorno/uomo. 9.1.3 Unità Topografiche e siti archeologici Le unità topografiche sono relative a 47 siti, suddivisi per macroperiodi molto ampi (preistorico, nuragico, romano, altomedievale, bassomedievale, postmedievale, contemporaneo), scelta derivante anche dalla costante impossibilità di definizioni più strette derivante dal non aver potuto effettuare la raccolta sistematica e per le condizioni di giacitura dei reperti. In accordo al quesito storico alla base della ricerca il 38% dei siti Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 347 individuati sono riferibili al periodo bassomedievale (XI-XV secolo), il 17% a quello postmedievale (XVI-XVIII) e il 9% all’altomedioevo (VI-X). Nonostante il forte taglio cronologico dell’indagine quanto messo in luce sembra rispecchiare da un lato i mutamenti dell’organizzazione insediativa nel corso del tempo e dall’altro, secondo modalità quasi postprocessuali1, orientamenti e conoscenze della ricerca contemporanea. Per quanto riguarda il primo punto possono essere presi ad esempio il periodo nuragico, per il quale abbiamo ottenuto un quadro numericamente limitato ma comunque rappresentativo di tipologie insediative quali il nuraghe isolato, insediamenti di differente grandezza e un santuario, secondo dinamiche già messe in luce ad esempio per il territorio del Monte Pelao2. Riguardo il secondo punto non è possibile non citare il periodo preistorico, per cui la difficoltà di individuare insediamenti è un’annosa carenza3. Le località indagate si mostrano spesso pluristraficate; solo in tre casi (S. Andrea a Torralba, S. Miali a Borutta e S. Barbara a Bonnanaro) è presente infatti un solo macroperiodo, e sempre in condizioni di visibilità molto difficile. In 13 località (il 68% del totale) sono presenti da due a tre siti e in due casi (Mesumundu e Sorres) sono attestate ben 5 fasi. Le stesse caratteristiche intrinseche del survey impediscono naturalmente di formulare ipotesi meglio delineate di rottura/continuità, come già evidenziato in diverse altre occasioni4, e quindi il dato va prudenzialmente letto come persistenza nel tempo di condizioni ambientali, geografiche e storiche, particolarmente favorevoli all’insediamento umano. 1 TERRENATO 2002a, p.90. FOIS 2012/13. 3 FODDAI 2009/10. 4 MILANESE, BIAGINI, CHERCHI, MARRAS, PADUA, VECCIU 2010; MILANESE, CHERCHI, MARRAS, PADUA, VECCIU 2010. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 348 1 2% 3 6% 8 17% 6 13% Preistorico Nuragico Romano Altomedievale 7 15% Bassomedievale Postmedievale Contemporaneo 4 9% 18 38% Graf. 9.8. Numero e percentuale di siti individuati per macroperiodo cronologico. 9 8 8 7 6 5 5 Numero località 4 3 3 2 2 1 1 0 1 2 3 N° fasi cronologiche 4 5 Graf. 9.9. Numero di fasi cronologiche per località. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 349 Comune Siligo Località Sito S. Maria di Mesumundu MSN I MSN II Nuragico Romano MSN III Altomedievale MSN IV Bassomedievale MSN V Subcontemporaneo VM I Nuragico VM II Romano VM III Bassomedievale VM IV Post-medievale SEM I S. Vincenzo FerrerBiddanoa Borutta Torralba UT Area MSN 5 MSN 1, 2, 3, 101, 102 MSN 1, 101 MSN 1, 4, 101 1033 13867 Nuraghe Insediamento 1229 MSN 101, 102 VM 3, 5, 6, 100, 200, 300 VM 3, 4 4863 Piccolo insediamento Monastero/ insediamento privilegiato Uso agricolo 15157 Insediamento 5941 3562 Tipologia 16056 16440 Villa Romano? VM 2, 5, 6, 100, 200, 300 VM 1,2, 5, 6, 100, 200, 300 SEM 3 Piccolo insediamento Villa SEM II Bassomedievale SEM 1, 2 5267 MSA I MSA II NDD I Nuragico Bassomedievale Bassomedievale 41798 9284 11520 NDD II Postmedievale 5467 Piccola villa SMS I SMS II SBR I SPS I SPS II SPS III Bassomedievale Postmedievale Postmedievale Preistorico Nuragico Romano MSA 10 MSA 1-9 NDD 14 NDD 1, 3, 4 SMS 1 SMS 1 SBR 1 Piccolo insediamento Monastero/ insediamento privilegiato Santuario Fortificazione Villa 200 307 199 18880 3190 11856 SPS IV SPS V Altomedievale Bassomedievale S. Miali SMI I Nuragico SMI 1, 2 2715 Taylos TAY I Romano 14163 TAY II TAY III Bassomedievale Bassomedievale TAY 2, 3, 4 TAY 1 TAY 5, Chiesa isolata Chiesa isolata Chiesa isolata Necropoli Nuraghe Piccolo insediamento Fortificazione Insediamento privilegiato (Episcopio) Piccolo insediamento Insediamento 228 15234 Chiesa isolata Villa S. Elia di Montesanto Bonnanaro Cronologia Monte Antonio Nieddu S. S. Maria IscalasS. Barbara S. Pietro di Sorres 815 6672 6610 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 350 S. Andrea S. Giorgio N.S.Cabuabbas Mores Todorache Lachesos Crastu Eliseo S. Oppia Santu Paulu TAY IV SAD I SGG I SGG II Postmedievale Bassomedievale Preistorico Nuragico SGG III Bassomedievale CAB I Romano 6, 7 TAY 8 SAD 1 SGG 2 SGG 3, 4, SGG 1, 5 ? CAB 2 CAB II CAB III Bassomedievale Postmedievale CAB 1 CAB 2 244 3421 TOD I TOD II Nuragico Bassomedievale 139 35250 TOD III Postmedievale 35250 Villa LAC I Bassomedievale 51037 Villa LAC II Postmedievale 51037 Villa CSE I CSE II CSE III OPP I OPP II Preistorico Altomedievale Bassomedievale Romano Bassomedievale TOD 3 TOD 1, 2, 4 TOD 1, 2, 4 LAC 1, 4, 6, 7, 2?, 3?, 5? LAC 1, 4, 6, 7, 2?, 3?, 5? CSE 1 CSE 1 CSE 1 OPP 3-5 OPP 1-4 Piccolo insediamento Chiesa isolata Domus/ insediamento privato Nuraghe Villa 262 262 262 10390 5467 SPN I Bassomedievale SPN 1-4 5691 Necropoli Monastero Chiesa isolata Insediamento Domus/ piccola villa Domus/ piccola villa Chiesa isolata Chiesa isolata Piccola villa 819 105 31 819 2280 3301 SPN II Postmedievale SJE 1 2378 SGQ I Altomedievale SEL 1 64 SGQ II Bassomedievale SGQ 1-3 5183 Tab. 9.2. I siti individuati dalle ricognizioni. L’area è espressa in metri quadrati Ittireddu Querqueto Chiesa isolata Chiesa isolata Necropoli Piccolo insediamento Domus 0 0 Alto Med. 0 0 Basso Med. 0 0 Postmedievale 0 0 Conte mp 0 0 1 3 0 5 3 0 10 0 2 4 1 3 1 0 10 0 0 0 0 1 1 0 4 Chiesa isolata Santuario Monastero/ insediamento privilegiato 0 0 0 1 0 0 1 0 5 0 4 0 0 0 10 1 0 0 0 1 3 0 0 4 Fortificazione Uso agricolo 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 1 2 1 Totale 3 6 7 4 18 8 1 47 Preistorico Nurag. Rom. Necropoli Nuraghe 3 0 0 2 Insediamento/ villa Piccolo Insediamento/ villa Domus/ Insediamento privato 0 Tot. 3 2 Tab. 9.3. Tipologie dei siti nei differenti periodi. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 351 Località S. Maria di Mesumundu S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa Preistorico Nuragico Romano Altomed. Bassomed. Postmed. Contemp. No Si Si Si Si No Si No Si Si No Si Si No No No Si No Si No No No Si No No Si No No No No No No Si Si No No No No No Si Si No S. Pietro di Sorres Si Si Si Si Si No No S. Miali No Si No No No No No Taylos No No Si No Si Si No S. Andrea No No No No Si No No S. Giorgio Si Si No No Si No No N.S.Cabuabbas No No Si No Si Si No Todorache No Si No No Si Si No Lachesos No No No No Si Si No Crastu S. Eliseo Si No No Si Si No No Oppia No No Si No Si No No S. Paolo di Nula No No No No Si Si No Querqueto No No No Si Si No No S. Elia di Montesanto La Capula- Monte S. Antonio Nieddu S. Maria Iscalas- S. Barbara Tab. 9.4. Fasi cronologiche e siti nelle località indagate. 9.1.4 Incremento delle informazioni. Un ultimo dato riguarda l’accrescimento delle informazioni fornito dalle ricognizioni archeologiche rispetto alle informazioni note all’inizio della ricerca. Al riguardo si sono considerati anche i dati delle ricognizioni del 20071. Si sono considerate Unità Topografiche note i monumenti conosciuti dalla ricerca scientifica anche quando non considerati esplicitamente tali nelle ricerche che li riguardavano. Già con le ricognizioni del 2007, condotte nei siti di Monte S. Antonio e S. Vincenzo Ferrer, si ebbe un incremento informativo del 48,28%; con le indagini svolte nel mio triennio dottorale l’incremento è stato ancora maggiore, nell’ordine del 86%. Tale incremento, che può sembrare basso rispetto ad altri progetti di ricerca nazionali (Valle dell’Albegna, Abbadia San Salvatore, Segesta 2) deve tuttavia tener conto di due 1 MILANESE- SANNA- DEMURTAS- CHERCHI- LORENZINI 2008. Cambi 2003, p. 13, fig.1. percentuali di incremento simile invece nel Chianti senese, con il 75% (Valenti 1995, p. 391.) 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 352 elementi; il primo è che la nostra ricerca è stata fortemente mirata e non ha analizzato territori ampi, il secondo è che la maggior parte delle Unità Topografiche note è costituito da “Siti particolari”, i quali godono di grande visibilità. Considerando le dispersioni di materiale e le anomalie il dato cambia notevolmente e la percentuale di incremento supera il 500%. 37 29 Numero UT 14 UT Note Ricognizioni 2007 Ricognizioni 2013-15 Graf. 9.10. Unità Topografiche individuate nelle varie fasi della ricerca. 80 Numero UT 43 29 UT ante 2007 Post Ricognizioni 2007 Post Ricognizioni 2013-15 Graf.9.11. Numero delle Unità Topografiche complessive prima del 2007, dopo le ricognizioni del 2007 e dopo quelle del 2013-15. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 353 UT Note Ricognizioni 2007 Ricognizioni 2013-15 32 25 10 4 3 0 4 1 0 Anomalie Aree di reperti "Siti particolari" Graf.9.12. Numero delle Unità Topografiche delle differenti tipologie prima del 2007, dopo le ricognizioni del 2007 e dopo quelle del 2013-15. 9.2 L’insediamento medievale e i villaggi abbandonati 9.2.1 Uno sguardo archeologico Stringendo il campo al tema della ricerca, e quindi ai villaggi abbandonati e più genericamente all’insediamento medievale, sono stati individuati e perimetrati con la ricognizione archeologica 19 siti (aggiungendo i centri a continuità di vita si ha un totale di 26 insediamenti), relativi a differenti tipologie insediative:  4 villas (Nieddu, Taylos, Todorache, Lachesos, Villanova Montesanto);  2 villas di piccola dimensione o domos (Nula, Querqueto);  2 domos/ insediamento privato (S.Giorgio, Oppia);  7 chiese isolate (S. Maria Iscalas, N. S. di Cabuabbas, Crastu S. Eliseo, S. Andrea, S. Antonio, S. Giovanni, S. Elena);  1 fortificazione (La Capula);  3 monasteri/ insediamenti privilegiati (Mesumundu, S. Elia di Montesanto, S. Pietro di Sorres), la cui incerta interpretazione deriva da parziali mutamenti di funzione nel corso del medioevo. S. Elia accompagna sempre al monastero benedettino la sede del potere giudicale e forse una fortificazione; la sede episcopale di Sorres è affiancata nel Trecento da una Bastida. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 354 Riguardo alla tipologia dei piccoli insediamenti e delle domos si può ipotizzare che insediamenti di status differente potessero avere estensione simile; confrontando i risultati delle ricognizioni con le fonti scritte è sicuro che Querqueto fosse una villa, S. Paolo di Nula un priorato mentre non si hanno dati certi per Oppia, che potrebbe essere un insediamento privato. Tale quadro arricchisce decisamente quanto emerge dallo studio della documentazione scritta, da cui ad esempio risultava sottostimata l’incidenza di tipologie quali le domos e le chiese isolate, praticamente non attestate. Per quanto riguarda la corrispondenza tra cronologie delle fonti scritte e archeologiche, con tutte le difficoltà connesse, al momento esiste una sostanziale corrispondenza, a parte alcuni e importanti casi. Oppia è citata solo nel XII secolo come sede di un prete; le ricognizioni di M.G. Deiana del 2005-6 e quelle condotte in occasione della presente ricerca hanno invece evidenziato un sito che perdura ancora nel XIV secolo, come testimoniato dal rinvenimento di frammenti di maiolica arcaica pisana. S. Elia di Montesanto è indicata come chiesa benedettina dal XI al XV secolo; le ricognizioni hanno messo in luce la presenza di un piccolo insediamento, forse anche privilegiato, databile tra XIII e XV secolo. L’esistenza del villaggio di Nieddu dopo la metà del XIV secolo era ipotizzata sulla base di alcune fonti scritte piuttosto evanescenti della prima metà del Quattrocento: le ricognizioni hanno individuato alcuni indicatori che potrebbero abbassare ulteriormente la cronologia di frequentazione del sito al XVI secolo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 355 5% Villa 28% 17% Piccola Villa/Domus Domus/ Insediamento privato Chiesa isolata Monastero/ insediamento privilegiato 17% 28% Fortificazione 5% Graf. 9.13. Tipologie dei siti in epoca bassomedievale. 5 5 4 3 3 1 0 3 1 1 1 1 0 1 1 1 0 Altomedievale 0 Bassomedievale Postmedievale Graf. 9.14. Tipologie dei siti dall’altomedioevo al periodo postmedievale. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 356 Fig. 9.. Ubicazione degli insediamenti medievali. 9.2.2 Uno sguardo geografico. Riguardo il posizionamento dei siti insediativi medievali un terzo (37%) è ubicata su versanti collinari e un altro 33% sulla sommità di cime isolate (La Capula, Ardara, S. Elia) o di altopiani calcarei (Sorres, S. Antonio, Taylos etc.); le posizioni in pianura, sia su fondovalle che su terrazzi collinari, sono meno attestate (rispettivamente 21% e 7%). Dal punto di vista delle fasce altimetriche pochi insediamenti (15%) sono sotto il 300 m, con la maggior parte fra i 300 e i 500 m (complessivamente il 76%); sopra questa quota e quindi in ambiente di bassa montagna sono attestati solo 3 insediamenti (Sorres, La Capula, S. Elia di Montesanto). Tali dati possono corrispondere a quanto già osservato recentemente per tutta l’isola sulla base delle fonti scritte1. Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico possiamo evidenziare due tendenze, da un lato abbiamo abitati posti in prossimità di corsi d’acqua a regime annuale o quasi (Villanova Montesanto, S. Maria di Bubalis, Todorache, Querqueto). Questi sono tuttavia in quantità minore rispetto a quelli che sorgono in corrispondenza di sorgenti di 1 LIVI 2014, p.103, tab.23. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 357 fessura nel calcare di media portata (Funtana Lachesos, Oppia, Cabuabbas, S. Giorgio, Taylos, S. Antonio etc.): in effetti possiamo dire che tutti gli insediamenti hanno nelle immediate vicinanze (minore di 100 m) una o più sorgenti. L’eccezione è naturalmente dai contesti dei plateaux basaltici di sommità, dove l’approvvigionamento idrico era assicurato dalla presenza di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Dal punto di vista geologico una percentuale largamente maggioritaria (79%) degli insediamenti insiste sul substrato sedimentario miocenico (marne, calcari) fatta eccezione per pochi siti ubicati nelle aree interessati da trachiti e dai plateaux basaltici, d’altura o di pianura. Alla natura geologica della maggior marte corrispondono quasi esattamente le unità di paesaggio pedologiche, con la maggior parte degli insediamenti ubicati su paesaggi su calcari organogeni e calcareniti, arenarie e conglomerati del Miocene, soprattutto su aree con forme ondulate, sulle sommità collinari e in corrispondenza dei litotipi più compatti, quasi prive di copertura arbustiva ed arborea (64%) e, in misura minore (6%) su aree più dolci, oltre che i paesaggi su marne, arenarie e calcari marnosi del Miocene e relativi depositi colluviali, con aree ondulate (6%). Ai plateaux vulcanici corrispondono invece aree con forme da ondulate a sub-pianeggianti e con pendenze elevate sull’orlo delle colate, prevalentemente prive di copertura arbustiva ed erborea. Nel complesso la quasi totalità degli insediamenti, di qualunque tipologia, sorge in aree poco adatte alle colture a causa delle loro limitazioni (acclività, suoli poco profondi, scarso scheletro, rocciosità e pietrosità molto elevata). In compenso la vicinanza di risorse di vario tipo (sorgenti e torrenti, aree coltivabili, terreni adatti al pascolo, materie prime come legno, elementi litici e argilla per l’edilizia) sembra quasi prefigurare una scelta delle aree insediative che tenga conto di un’economia molto legata al contesto geografico ma ben diversificata. Un discorso differente è invece necessario per i siti del potere, ovvero Ardara, sede del Palatium giudicale, Sorres, sede episcopale, S. Elia di Montesanto, monastero benedettino, e il castello di La Capula. In questo caso le scelte insediative vanno oltre le cause economiche e infatti a questo gruppo appartengono tutti gli insediamenti posti sopra la quota dei 500 m e sui plateaux basaltici di altura. Queste caratteristiche restituiscono dei forti vantaggi in termini di controllo del territorio e visibilità, creando dei luoghi “forti” sia dal punto di vista strategico- militare che simbolico. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 358 700-800 m 3% 600-700 m 3% 500-600 m 3% 400-500 m 43% 200-300 m 15% 300-400 m 33% Insediamenti 10 Abbandoni 8 4 1 1 1 200-300 300-400 400-500 500-600 600-700 700-800 m m m m m m Graff. 9.15-16. Sopra percentuale degli insediamenti a seconda delle fasce altimetrica; sotto numero di insediamenti e di abbandoni a seconda delle fasce altimetriche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 359 33% 21% Fondovalle 9% Terrazzo collinare Versante collinare Sommità 37% 12 Insediamenti Abbandoni 7 11 10 7 6 3 2 Fondovalle Terrazzo collinare Versante collinareSommità Graff. 9.17-18. Sopra percentuale degli insediamenti a seconda della situazione topografica; sotto numero di insediamenti e di abbandoni a seconda della situazione topografica. 6% 9% Basalto 6% Trachiti Calcare e marne 79% Plateau basaltico 26 20 Insediamenti Abbandoni 3 2 Basalto 2 2 1 Trachiti Calcare e marne 2 Plateau basaltico Graff. 9.19-20. Sopra percentuale degli insediamenti a seconda del substrato geologico; sotto. numero di insediamenti e di abbandoni a seconda del substrato geologico. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 360 Insediamento Tipologia Siligo Querqueto Banari Ruda La Capula Villa Villa Villa Villa Fortificazione Situazione Topografica Versante collinare Versante collinare Terrazzo collinare Sommità Sommità Ardara Villanova Montesanto S. Maria di Mesumundu S. Elia di Montesanto Fortificazione Villa F1 F1 D3 F1 E1 Sommità Fondovalle Calcare e marne Calcare e marne Trachiti Calcare e marne Plateau basaltico Calcare e marne Calcare e marne Fascia altimetrica 300-350 400-450 400-450 350-400 600-650 F1 F2 250-300 300-350 Monastero Fondovalle Calcare e marne F2 250-300 Monastero/ Insediamento privilegiato Chiesa isolata Villa Monastero Piccolo insediamento Chiesa isolata Villa Villa Domus Villa Villa Chiesa isolata Villa Villa Chiesa isolata Sommità Plateau basaltico E1 700-750 Versante collinare Versante collinare Terrazzo collinare Sommità Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne F1 F1 450-500 350-400 300-350 350-400 Fondovalle Versante collinare Versante collinare Terrazzo collinare Fondovalle Fondovalle Fondovalle Versante collinare Versante collinare Versante collinare Calcare e marne Calcare e marne Trachiti Calcare e marne Basalto Basalto Basalto Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne G1 F1 D4 F1 D4 E1 E1 F1 F1 F1 250-300 400-450 250-300 300-350 300-350 250-300 300-350 400-450 400-450 400-450 Chiesa isolata Villa Insediamento privilegiato Chiesa isolata Villa Villa Chiesa isolata Domus Chiesa isolata Chiesa isolata Versante collinare Versante collinare Sommità Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne F1 F1 F1 400-450 450-500 500-550 S.Antonio Sommità Taylos Sommità Torralba Versante collinare S. Andrea Sommità S. Giorgio Sommità Cabuabbas Sommità Lo Spirito Fondovalle Santo Tab. 9.5. Insediamenti medievali e caratteri geografici. Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne Calcare e marne F1 450-500 450-500 400-450 400-450 400-450 350-400 300-350 S. Eliseo Mores S. Salvatore S. Paolo S. Giovanni Lachesos Todorache Oppia Ittireddu Querqueto S. Elena Nieddu Bonnanaro S. Maria Iscalas S. Barbara Borutta Sorres Geologia Suolo F1 G1 F1 F1 F1 F1 D4 F1 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 361 Fig. 9.1. Insediamenti medievali posizionati sulla Carta Geologica. Fig. 9.2. Insediamenti medievali posizionati sulla Carta Idrografica e dell’Altimetria. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 362 Fig. 9.3. I siti medievali in rapporto alla Carta dei Suoli. Fig. 9.4. Insediamenti medievali in rapporto alla Carta dell’Uso del suolo. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 363 Evidenziando ancora una volta l’altissima percentuali di abbandoni complessiva che colpisce tutta l’incontrada di Ardar e Meilogu nel XIV e XV secolo possono essere addotte delle precisazioni che riguardano le caratteristiche geografiche degli insediamenti spopolati. Innanzitutto vanno incontro a totale scomparsa gli abitati posti sopra la quota di 500 m; questi, di cui si era già evidenziata la portata soprattutto simbolica, con il mutamento del quadro politico nel nuovo regime feudale perdono la loro funzione di centri del potere quindi ogni significato storico. Sopravvivono invece in misura maggiore i centri ubicati fra i 300 e i 500 m. Tali dati sembrano invece essere discordanti rispetto al contesto sardo, nel quale in generale gli insediamenti d’altura sembrano godere di maggiori probabilità di sopravvivenza (si può infatti osservare una percentuale di abbandoni di circa il 20% sopra i 500 m e del 50% fra i 300 e i 400 m1). In confronto alla situazione topografica sembrano soffrire i centri ubicati negli opposti contesti di sommità e fondovalle. La rarefazione degli insediamenti è notevole e presenta alcuni caratteri peculiari rispetto a quanto osservato analizzando i documenti scritti, che enfatizzavano soprattutto il ruolo di villas e fortificazioni. Si passa da una densità insediativa di 10 insediamenti per 100 Kmq ad una di 2,92. Gli spazi fra gli insediamenti aumentano, e la distanza media osservata cresce da 1120,85 m a 2815,7 m 3; i centri che sopravvivono alla fine del medioevo sono caratterizzati soprattutto dalla posizione su versante collinare, ad una quota posta fra i 250 e i 400 m, su substrato calcareo miocenico. 100% 100% 100% 90,91% 85,72% 80% 72,72% 71% 66,66% Fondovalle Terrazzo collinare 58,33% Versante Sommità collinare Graff. 9.21-22. A sin. percentuale di abbandoni per fasce altimetrica, a dx. per posizione topografica. 1 Dati desunti da LIVI 2014, p.27, tab.6; p.83, tab.19. Per la densità insediativa cfr. i calcoli in LIVI 2014, p.103, tab.23. 3 Dato desunto utilizzando il plugin “Analisi vicino più prossimo” del software QGis 2.12. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 364 9.3 I siti della altre cronologie. La domanda storiografica alla base di questa ricerca riguarda un preciso periodo cronologico (XIV-XV) secolo, tuttavia la metodologia della ricognizione archeologica comporta un’ineludibile ottica diacronica, con la registrazione dei tutti i dati. Si presentano perciò qui delle veloce sintesi ed elaborati cartografici sui siti rinvenuti nei vari periodi1. Per quanto riguarda le epoche più antiche, dal neolitico al nuragico, e l’altomedioevo la maggior parte dei siti risultava già edita nei contributi che hanno interessato il Meilogu2. Maggior incremento informativo si è avuto riguardo il periodo romano, relativamente al quale conosciamo quattro siti precedentemente sconosciuti (Biddanoa, S. Elia di Montesanto, S. Antonio. Cabuabbas), corrispondenti probabilmente a piccoli insediamenti rurali (villaggi o fattorie). Questi dati, che necessitano di essere ampliati, suggeriscono comunque quanto già evidenziato per altre aree (Planargia 3, Anglona, Sassarese4), ovvero una grande varietà tipologica (estensione, caratteri edilizi, cultura materiale) e l’estrema capillarità di un insediamento a maglie molto strette. Una serie di note di un certo interesse viene dall’osservazione dei siti di epoca postmedievale, anche per lo scarso interesse che finora è stato posto sull’archeologia rurale postmedievale5. Le ricognizioni hanno invece evidenziato, oltre che l’estensione e le fasi cronologiche dei villaggi abbandonati fra XVII e XIX secolo (Villanova Montesanto, Lachesos, Todorache) e la frequentazione a scopo devozionale di chiese o santuari di grandezza differente (S.Barbara, S. Maria Iscalas, S. Antonio, S. Giovanni), anche l’esistenza di insediamenti rurali sconosciuti alle fonti scritte (Nieddu, Cabuabbas), talora in continuità con fasi precedenti. A causa delle scarse condizioni di visibilità non è al momento possibile capire l’estensione di tali abitati, la cui tipologia e datazione (XVI-XVIII secolo) li pone tuttavia come elementi di assoluta novità. 1 Sulle periodizzazioni Infra, tab.4.1 e par.9.3. MORAVETTI 1988; FOSCHI NIEDDU 1988; FODDAI 2010/11, FOIS 2012/13; SORO 2009, 2009a, 2010.. 3 Biagini 1998. 4 MILANESE- CHERCHI- MARRAS- PADUA- VECCIU 2010; MILANESE- BIAGINI- CHERCHI- MARRAS- PADUAVECCIU 2010. 5 QUIRÒS CASTILLO 1997, p.101 già notava: “Il contributo…che l’archeologia del territorio e delle società rurali ha fornito nella formazione e definizione dell’archeologia postmedievale italiana è stato finora praticamente nullo…”. Ancora nel 2005 MILANESE 2007, p.49, ricordava fra gli obbiettivi dell’archeologia postmedievale ci deve essere quello della lettura dei paesaggi rurali. 2 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 365 Fig. 9.5. I siti di epoca preistorica. Fig. 9.6. I siti di epoca nuragica. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 366 Fig. 9.7. I siti di epoca romana. . Fig. 9.8. I siti di epoca altomedievale. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 367 Fig. 9.9. I siti di epoca postmedievale. 9.4 In calce ai villaggi abbandonati: problematiche ancora aperte. Una ricerca di tipo territoriale ha spesso la caratteristica di lasciare aperti più problemi di quanti risolva, anche in virtù dell’approccio diacronico sotteso all’indagine. Nel testo successivo saranno velocemente passati in rassegna alcuni di questi temi, di grande interesse per l’archeologia medievale. 9.4.1 Paesaggi sacri e powerscapes. Il Meilogu fu in epoca medievale un territorio centrale nelle dinamiche storiche e insediative, come testimoniato anche dall’etimologia (Meilogu< lat. Medium locum= luogo di mezzo). Qui, in un’area ricca di risorse naturali diversificate e al centro del sistema viario, i poteri civile (Giudici di Torres), religioso (Diocesi di Sorres, monasteri) e signorile (lignaggi dei Doria e degli Arborea) si svilupparono e agirono, contendendosi le risorse, plasmando e costruendo paesaggi, i cui segni forti (chiese, castelli, sistemi insediativi e infrastrutture) sono ancora oggi leggibili nel palinsesto territoriale. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 368 Resta dunque da indagare, con prospettiva archeologica e ottica diacronica, l’evoluzione dei paesaggi del potere (palazzo giudicale, castelli, insediamenti civili e signorili, infrastrutture) e di quelli sacri (cattedrali, monasteri, chiese) dal periodo tardo antico/ bizantino (VI-VII d.C.) a quello basso medievale (XIV d.C.), che dovrà essere condotta con approccio interdisciplinare legando dati storici (fonti dirette, letteratura scientifica), archeologici (scavi archeologici, ricognizioni di superficie, prospezioni geofisiche) e geografici (cartografia generale e tematica)1. Particolare attenzione dovrà essere posta su alcuni temi: la formazione di central places dall’altomedioevo (VI- X d.C.) al periodo giudicale (XI-XIII d.C.), insediamenti pubblici, monastici e privati in età giudicale, il paesaggio sacro del Montesanto (SiligoSS) fra alto e bassomedioevo, castelli e signorie territoriali (XIII-XIV d.C.). In tale contesto di studi l'archeologia dei conceptualized landscapes mira a riconoscere i segni che coloro che detengono il potere in vari periodi storici voluto imprimere nella pianificazione del paesaggio come espressione simbolica e ideologica. Analizzando il Meilogu nel lungo periodo si può intravedere che le fonti di potere (stato centrale, organizzazione religiosa, le famiglie nobili) si differenziano in ottica diacronica e sincronica; gli stessi poteri interagiscono, sia cooperando che competendo, e siamo in grado di leggerne i segni, che consistono in luoghi centrali e nella gestione del territorio (off-site powerscape2). Alcuni di questi sono caratterizzati da una lunga durata (S. Maria di Mesumundu, Sorres, Ardara), altri per l'importanza in un particolare momento storico (S. Nicola di Trullas, La Capula). Anche un insieme di contesti geografici possono essere caratterizzati da conceptualized landscapes, soprattutto paesaggi sacri, considerati come "punto di vista non economico sui rapporti uomo-terra"3. Per quanto riguarda il Meilogu medievale un esempio paradigmatico è Monte Santo, che le caratteristiche geografiche (visibilità da e sulla lunga distanza, profilo tabulare con elevata pendenza, ricca vegetazione boschiva) rendono facilmente riconoscibile. Conosciamo una frequentazione religiosa, in un primo momento, nel Medioevo, ai suoi piedi (S. Maria di Mesumundu, S. Eliseo), poi anche sulla parte superiore (la chiesa di S. Elia), almeno dal 1065, quando l'intera montagna 1 Cfr. KNAPP- ASHMORE 1999, p.1-12; CIVANTOS MARTIN 2005; BROGIOLO 2007, p.31-32; FAVIA 2012, p.1; VOLPE- GOFFREDO 2014, pp.43-44; VOLPE 2015. 2 DE GUIO 2000. 3 KNAPP- ASHMORE 1999, p.1 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 369 diventa proprietà benedettina. Dal poche notizie si può anche dedurre che la chiesa di Sant'Elia è stato interessata dalle feste religiose, in cui il sovrano teneva Corona e amministrava la giustizia. 9.4.2 Cronologie, estensione e consistenza materiale La parte più consistente delle problematiche rimaste aperte riguarda in realtà la stessa consistenza materiale dei siti individuati, con particolare riguardo alle cronologie, all’estensione dei siti in superficie e di quanto ancora disponibile nel sottosuolo. L’individuazione di fasi cronologiche, talora anche molto ampie, è ancorato a pochi fossili guida, il cui mancato rinvenimento, dovuto anche al caso, impedisce la lettura corretta dei siti; tale lacuna naturalmente non potrà che essere colmata mediante la costruzione di colonne crono- tipologiche dei reperti, specialmente ceramici, in scavi stratigrafici. La grande estensione delle aree non o parzialmente disponibili alla ricerca per le condizioni di visibilità o l’inaccessibilità hanno spesso di fatto impedito l’esatta conoscenza delle aree di dispersione dei materiali in superficie. Questo è dunque una prospettica di ricerca da attuare nel futuro. Anche sulla corrispondenza tra i materiali in superficie e quanto sepolto nel sottosuolo è spesso difficile dare un giudizio. L’assioma secondo cui una grande quantità di reperti visibili al suolo è dovuta ad un avanzato stato di erosione e distruzione del deposito archeologico parrebbe confermato dai casi di Mesumundu e San Vincenzo Ferrer, dove al survey è seguito lo scavo stratigrafico. In maniera ancora maggiore tuttavia questi esempi mostrano da un lato l’importanza del trascinamento in superficie dei reperti causato dai mezzi meccanici e ancor di più l’incidenza dei fattori geomorfologici nell’archeologia del paesaggio, spesso sottovalutati in aree non interessate da fenomeni di avanzamento della costa o erosione marina e di depositi/erosioni fluviali. Per quanto riguarda il primo punto bisogna ricordare che a S. Vincenzo Ferrer frammenti pertinenti allo stesso individuo sono stati rinvenuti a decine di metri di distanza tra di loro. L’azione dovuta ai fattori geomorfologici è invece evidente in entrambe le località, caratterizzati da imponenti interri che nascondevano di fatto alla ricognizione Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 370 archeologiche intere fasi cronologiche, come quelle relative al sito nuragico di San Vincenzo Ferrer. In estrema conclusione riteniamo dunque fondamentale leggere i risultati delle ricognizioni di superficie attraverso la lente dei processi di formazione del record archeologico, in quanto ciò che noi studiamo è uno strato archeologico in corso di formazione nel periodo attuale, ricco di reperti residuali, ovvero ciò che noi interpretiamo come tracce di siti del passato. Più in generale per meglio comprendere i caratteri dell’insediamento medievale si ritiene necessario impostare delle ricognizioni anche su campioni scelti casualmente e non seguendo, come fatto finora in questa ricerca. Questo potrebbe in particolare fornire delle informazioni su eventuali siti di piccola dimensione (domos, case isolate) al cui riguardo siamo ancora scarsamente informati. Nell’ottica invece della tutela e della sperimentazione bisogno invece auspicare la ripetizione delle ricognizioni anche nei siti già analizzati, reiterazione che causerebbe sicuramente una miglior conoscenza, secondo quanto già sperimentato in molteplici casi, anche riguardanti villaggi medievali abbandonati delle Sardegna 1. 1 Si veda ad esempio il caso di Orria Pithinna (Chiaramonti- SS), CHERCHI- MARRAS- PADUA 2012. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 371 APPENDICE DOCUMENTARIA Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 372 ELENCO DELLE UNITÀ TOPOGRAFICHE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 373 Comune Località Metodo Definizione e posizione Interpretazione MSN 1 Condizioni di Visibilità Ottima Siligo S. Maria Mesumundu di Analisi delle strutture Area che comprende la chiesa cupolata e il perimetro degli scavi Maetzke, nella quale sono visibili le strutture delle terme. di MSN 2 Scarsa Estensivo S. Maria Mesumundu di MSN 3 Scarsa Estensivo Siligo S. Maria Mesumundu di MSN 4 Ottima Intensivo (Transetti di 3 m) Area archeologica composta dalla chiesa a pianta centrale e corpi laterali e dalla area di scavo delimitata dal Maetzke nel 1965, comprendente vari ambienti termali. Dispersione di elementi laterizi (embrici) e ceramica (anforacei, sigillata chiara africana), posta a nord della chiesa lungo la S.V. S’aspru Dispersione di elementi litici, laterizi e ceramica non diagnostica, unita ad una micromorfologia molto irregolare, ubicata a sud della SS Siligo Ardara. Dispersione di scarso materiale ceramico e laterizio, posta a nord del Nuraghe Curtu. Siligo S. Maria Mesumundu Siligo Siligo S. Maria Mesumundu S. Maria Mesumundu di MSN 5 Nulla Estensivo di MSN 101 Ottima Intensivo (quadranti di 5 m) Siligo S. Maria Mesumundu di MSN 102 Ottima Intensivo (quadranti di 5 m) Torre nuragica in cattivo stato di conservazione. Dispersione di materiale laterizio (embrici) e ceramico (anfore, grezze ,depurata, sigillata italica e africana, invetriate da fuoco ottocentesche) in elevatissimo stato di frammentazione, posto nel terreno ad ovest della chiesa. Dispersione di materiale laterizio (embrici) e ceramico, molto rada, posta nel campo ad ovest del fiume. Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 1 Ottima Analisi delle strutture Struttura religiosa mononavata con contrafforti laterali. Siligo UT È possibile che si tratti di un’area insediativa, anche se non è da escludere che sia solo una dispersione causata dai lavori agricoli La micromorfologia sembra indicare una situazione insediativa sepolta. Il materiale è in quantità molto scarsa: la morfologia dell’area (fondovalle) e l’uso dei terreni ad orto potrebbero essere la causa della presenza di reperti. Nuraghe Santu Nenardu. La grande quantità di materiale ceramico in superficie sembra da attribuire soprattutto all’azione di trascinamento dei mezzi agricoli, visti anche i risultati del successivo scavo. Il materiale in superficie non è quantitativamente rilevante, ma è ipotizzabile che le concentrazioni nella porzione sud-est del campo possano riferirsi a strutture sepolte. Chiesa di S. Vincenzo Ferrer, di probabile datazione settecentesca Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 374 Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 2 Nulla Intensivo (Transetti di 3 m) Dispersione molto rada di elementi ceramici di datazione postmedievale, posta a sud della chiesa. Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 3 Scarsa Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 4 Scarsa Dispersione di elementi litici e ceramici di datazione romana, posta a nord della chiesa. Dispersione molto rada di ceramica e laterizi, posta a sud del lavatoio. Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 5 Ottima Intensivo (Transetti di 3 m) Intensivo (Transetti di 3 m) Intensivo (Transetti di 5 m) Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 6 Scarsa Estensivo Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 100 Ottima Intensivo (Transetti di 3 m) Anomali morfologica e dispersione di elementi litici, laterizi e ceramica postmedievale posta sulla sommità a ovest dell’UT VM 300. Dispersione di materiale ceramico postmedievale, posta ad ovest della chiesa. Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 200 Ottima Intensivo (Transetti di 3 e 1 m) Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM 300 Ottima Intensivo (Transetti di 3 e 1 m) Dispersione di ceramica postmedievale e rarissimi elementi litici e coppi, posta a nord delle UT VM 200 e 300. Dispersione di materiale ceramico e, in misura minore, litico e laterizio, in associazione ad anomalie morfologiche, posto ad ovest dell’UT VM 100. Dispersione di materiale ceramico e, in misura minore, litico e laterizio, in associazione ad anomalie morfologico, La bassa quantità di reperti ceramici e soprattutto litici e laterizi sembrerebbe escludere un’area insediativa. Tradizioni orali parlano di un’area sepolcrale. Possibile sito produttivo di epoca romana. La bassa quantità di materiale sembrerebbe essere dovuta all’azione di trascinamento dei lavori agricoli. La grande presenza di reperti ceramici postmedievali, non associati a laterizi e pietre, spingono all’interpretazione dell’area come risultato dello spargimento, operato dai mezzi agricoli, delle discariche del villaggio. Ragioni morfologiche portano a pensare che il materiale non sia stato trascinato ma sia il segno di strutture sepolte. Il rapporto fra la notevole quantità di reperti ceramici postmedievali in superficie e l’assenza di strutture sepolte contestuali definiscono quest’area come il risultato di trascinamento dovuto alle arature. Anche in questo caso la presenza dei reperti postmedievali in superficie è spiegabile con l’azione dei mezzi agricoli e ragioni geomorfologiche. Anche in questo caso la presenza dei reperti postmedievali in superficie è spiegabile con l’azione dei mezzi Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 375 Siligo S. Elia di Monte Santo S. Elia di Monte Santo SEM 1 Ottima SEM 2 Scarsa Siligo S. Elia di Monte Santo SEM 3 Nulla Siligo Monte S. Antonio MSA 1 Scarsa Siligo Monte S. Antonio MSA 2 Ottima Siligo Monte S. Antonio MSA 3 Ottima Pulizia e rilievo delle strutture Siligo Monte S. Antonio MSA 4 Ottima Siligo Monte S. Antonio MSA 5 Ottima Siligo Monte S. Antonio MSA 6 Nulla Pulizia e rilievo delle strutture Pulizia e rilievo delle strutture Estensivo Siligo Siligo Monte S. Antonio Monte S. Antonio MSA 7 MSA 8 Nulla Ottima Siligo Monte S. Antonio MSA 9 Nulla Estensivo Pulizia e rilievo delle strutture Estensivo Siligo Siligo Monte S. Antonio Monte S. Antonio MSA 10 MSA 11 Nulla Buona Estensivo Estensivo Siligo Analisi delle strutture Intensivo (Transetti di 5 m) Intensivo (Transetti di 3 m) Pulizia e rilievo delle strutture Estensivo posto ad ovest dell’UT VM 200. Corpo di fabbrica orientato, gli si addossano strutture seriori. Concentrazione di materiali litico, laterizio e ceramica medievale e postmedievale intorno alla chiesa. Concentrazione di forma circolare di ceramica (anfore, grandi contenitori). agricoli e ragioni geomorfologic VM 6. Chiesa di S. Elia Struttura ellissoidale ricostruibile per tre lati, tecnica a doppio filare con sacco e legante di malta. Concentrazione di materiale litico, fittile e rara ceramica. Struttura rettangolare con abside orientata (21*6,5 m), tecnica a doppio filare con sacco e legante di malta. Successivamente suddivisa in due ambienti con tramezzo a secco Struttura rettangolare (17*6 m) orientata sud- nord e legata con terra sul limitare ovest del pianoro. Struttura rettangolare (16*6 m) orientata sud- nord sul limitare ovest del pianoro. Struttura rettangolare orientata sudnord sul limitare ovest del pianoro. Struttura rettangolare. Struttura rettangolare di dimensioni minori (5*5 m) orientata sud- nord sul limitare sud dell’UT MSA 2. Struttura rettangolare orientata sudnord sul limitare ovest del pianoro. Struttura rettangolare. Insieme di corpi di fabbrica in opera Cisterna Area interessata da un insediamento presumibilmente privilegiato di epoca bassomedievale Sito produttivo romano? Area interessata dai crolli delle strutture dell’insediamento medievale. Chiesa di S. Antonio riutilizzata poi a scopo produttivo. Unità abitativa. Unità abitativa. Unità abitativa. Unità abitativa. Torretta? Ingresso fortificato? Unità abitativa. Unità abitativa. Santuario nuragico Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 376 Bonnanaro Nieddu NDD 1 Ottima Bonnanaro Nieddu NDD 2 Scarsa Bonnanaro Nieddu NDD 3 Scarsa Bonnanaro Nieddu NDD 4 Scarsa Bonnanaro S. Maria Iscalas SMS 1 Ottima Bonnanaro S. Barbara SBR 1 Ottima Torralba S. Antonio Taylos TAY 1 Ottima Torralba S. Antonio Taylos TAY 2 Scarsa Torralba S. Antonio Taylos TAY 3 Scarsa Torralba S. Antonio Taylos TAY 4 Scarsa Torralba S. Vittoria Taylos TAY 5 Ottima Analisi delle strutture Intensivo (Transetti di 5 m) Intensivo (Transetti di 5 m) Intensivo (Transetti di 5 m) Analisi delle strutture Analisi delle strutture Analisi delle strutture Intensivo (Transetti di 5 m) Intensivo (Transetti di 5 m) Intensivo (Transetti di 5 m) Analisi delle strutture megalitica, delimitati a sud e a nord da due muri; comprende due torri nuragiche, un pozzo sacro, un tempio a megaron e altro. Edificio orientato a pianta rettangolare con abside e contrafforti esterni. Dispersione di materiale litico, laterizio e ceramica, posta ad ovest della chiesa di S. Basilio. Dispersione di materiale litico, laterizio e ceramica, posta ad sud-ovest della chiesa di S. Basilio. Dispersione di materiale litico, laterizio e ceramica, posta ad ovest della chiesa di S. Basilio. Grande corpo di fabbrica orientato, absidato e con contrafforti esterni. Piccolo corpo di fabbrica a pianta rettangolare. Corpo di fabbrica orientato in stato di rudere, con abside. Dispersione di materiale litico, laterizio e ceramica con anomalie micromorfologiche e rasature murarie ad ovest dell’UT TAY 1. Dispersione di materiale litico, laterizio e ceramica con rasature murarie a nord dell’UT TAY 1. Dispersione di materiale litico, laterizio e ceramica con anomalie micromorfologiche a nord dell’UT TAY 2. Corpo di fabbrica orientato in stato di rudere, con abside e allungamento seriore ad ovest. Chiesa S. Basilio Area abitativa di epoca medievale e postmedievale Area abitativa di epoca medievale e postmedievale Area abitativa di epoca medievale e postmedievale Chiesa S: Maria Iscalas Chiesa S. Barbara Ruderi chiesa S. Antonio Area insediativa di periodo romano medio imperiale e tardo antico. Area relativa sia ad un insediamento romano che a probabili strutture legate alla chiesa. Area insediativa di periodo romano medio imperiale e tardo antico. Ruderi chiesa S. Vittoria. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 377 Torralba S. Vittoria Taylos TAY 6 Scarsa Intensivo (Transetti di 3 m) Torralba S. Vittoria Taylos TAY 7 Nulla Torralba S. Antonio Taylos TAY 8 Ottima Torralba S. Andrea SAD 1 Ottima Torralba S. Giorgio SGG 1 Ottima Torralba S. Giorgio SGG 2 Scarsa Torralba S. Giorgio SGG 3 Scarsa Intensivo (Transetti di 3 m) Analisi delle strutture Analisi delle strutture Analisi delle strutture Analisi delle strutture Analisi delle strutture Torralba S. Giorgio SGG 4 Scarsa Torralba S. Giorgio SGG 5 Scarsa Torralba N.S. Cabuabbas CAB 1 Ottima Torralba N.S. Cabuabbas CAB 2 Scarsa Borutta Santu Miali SMI 1 Scarsa Intensivo (Transetti di 5 m) Intensivo (Transetti di 5 m) Concentrazione di elementi litici, laterizi e ceramica insieme ad anomalie micromorfologiche ad ovest dell’UT TAY 5. Dispersione di elementi litici, laterizi e ceramica ad est dell’UT TAY 5. Area abitativa di epoca medievale Grande corpo di fabbrica con pianta a croce latina e contrafforti laterali. Corpo di fabbrica orientato con allungamento seriore ad occidente. Corpo di fabbrica orientato e absidato, in stato di rudere. Ipogeo scavato nel calcare, con camera centrale e tre disposte radialmente Corpo di fabbrica circolare in opera megalitica, di cui residuano in elevato tre filari. Concentrazione di elementi litici, spesso leggibili in strutture circolari. Chiesa di S. Antonio. Anomalia morfologica allungata con direzione sud-est/ nord-ovest con possibile struttura muraria. Se non si tratta di un affioramento geologi potrebbe essere identificata con strutture sepolte, forse di epoca medievale. Chiesa di N.S. di Cabuabbas Analisi delle strutture Intensivo (Transetti di 3 m) Corpo di fabbrica a pianta rettangolare absidato e con addizione laterale. Concentrazione di elementi litici, laterizi e ceramica, con alcune rasature murarie, a sud dell’UT CAB 1, Analisi delle strutture Grande cumulo circolare ; in cima si nota un avvallamento delimitato da una rasatura muraria. Area abitativa di epoca medievale Chiesa di S. andrea Ruderi chiesa S. Giorgio. Piccola sepoltura neolitica tipologia “domus de janas” Nuraghe monotorre. Piccolo insediamento collegato al nuraghe della nuragico Area insediativa di epoca romana e postmedievale. Per quanto riguarda il postmedioevo potrebbe trattarsi anche di una semplice frequentazione a scopo religioso. Nuraghe monotorre crollato e ricoperto di terra e vegetazione. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 378 Borutta Santu Miali SMI 2 Nulla Intensivo (Transetti di 5 m) Anomalia micromorfologica con dispersione di elementi litici e ceramica a est dell’UT SMI 1. Mores Todorache TOD 1 Ottima Mores Todorache TOD 2 Buona Analisi delle strutture Intensivo (Transetti di 3 m) Mores Todorache TOD 3 Buona Mores Todorache TOD 4 Buona Mores Lachesos LAC 1 Ottima Analisi delle strutture Mores Lachesos LAC 2 Nulla Intensivo (Transetti di 3 m) Mores Lachesos LAC 3 Nulla Intensivo (Transetti di 3 m) Mores Lachesos LAC 4 Scarsa Mores Lachesos LAC 5 Buona/scarsa Intensivo (Transetti di 3 m) Intensivo (Transetti di 3 m) Corpo di fabbrica absidato e orientato, con strutture seriori a nord Complesso di anomalie e concentrazioni di materiale regolari e disposte lungo linee di quota a nord dell’UT TOD 1. Torre in opera megalitica, di cui residuano pochi filari, al limite nord dell’UT TOD 2. Anomalia quadrangolare posta immediatamente a nord dell’UT TOD 1, di cui si legge il muro di chiusura settentrionale. Corpo di fabbrica a pianta basilicale, orientato, con abside e portico e contrafforti laterali. Area di anomalie micromorfologiche e dispersione di elementi calcarei e, rari, laterizi. posta a sud-ovest dell’UT LAC 1. Area di anomalie micromorfologiche e dispersione di elementi calcarei e, rari, laterizi, posta a nord-ovest dell’UT LAC 1. Area di dispersione di materiale litico, laterizi e ceramica, posta ad est dell’UT LAC 1 e a nord della fonte, Fronte di cava sulla roccia calcarea a nord-est dell’UT LAC 1. Intensivo (Transetti di 3 m) Intensivo (Transetti di 3 m) Potrebbe essere il risultato del crollo della torre nuragica UT SMI 1 spostato e trascinato dai lavori agricoli oppure una piccola area insediativa legata allo stesso. Chiesa di N.S. di Todorache. Area insediativa Todorache. della villa di Nuraghe monotorre. Recinto cimiteriale della chiesa? Chiesa di S. Lucia. Vista la vicinanza alla chiesa potrebbe essere dubitativamente un’area insediativa o cimiteriale. Vista la vicinanza alla chiesa potrebbe essere dubitativamente un’area insediativa. Area insediativa postmedievale. di epoca Cava di materiale da costruzione. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 379 Mores Lachesos LAC 6 Nulla/scarsa Intensivo (Transetti di 3 m) Mores Lachesos LAC 7 Nulla/scarsa Intensivo (Transetti di 3 m) Mores Crastu S. Eliseu CSE 1 Ottima Mores S. Juanne Oppia OPP 1 Scarsa Analisi delle strutture Mores S. Juanne Oppia OPP 2 Ottima Intensivo (Transetti di 3 m) Mores S. Juanne Oppia OPP 3 Nulla Mores S. Juanne Oppia OPP 4 Scarsa Mores S. Juanne Oppia OPP 5 Nulla Mores Santu Paulu SPN 1 Scarsa Intensivo (Transetti di 3 m) Intensivo (Transetti di 3 m) Intensivo (Transetti di 3 m) Analisi delle strutture Mores Santu Paulu SPN 2 Scarsa Intensivo (Transetti di Area di anomalie micromorfologica e di crescita della vegetazione in associazione a materiale litico, ceramico e laterizio, a sud dell’UT LAC 4. Area di anomalie micromorfologica e di crescita della vegetazione in associazione a materiale litico, ceramico e laterizio, a sud dell’UT LAC 4. Masso calcareo erratico scavato su due piani con un sistema ramificato di camere e differenti fasi di uso. Struttura orientata a pianta quadrangolare in opera regolare, in stato di rudere. Dispersione molto rada di elementi litici, laterizi e ceramica, posta a nordovest dell’UT OPP 1. Dispersione di materiale litico, laterizio e ceramica, posta a sud-ovest dell’UT OPP 1. Concentrazione di materiale litico, laterizio e ceramica di epoca romana, posta ad ovest dell’UT OPP 5. Concentrazione di materiale litico e laterizi, posta a sud- ovest dell’UT OPP 3. Struttura rettangolare orientata in stato di rudere, costruita con doppio filare e sacco e legata con malta. Dispersione di materiale litico e laterizi posto interno all’UT SPN 1. Area insediativa postmedievale. di epoca Area insediativa postmedievale. di epoca In epoca preistorica necropoli ipogeica del tipo “domus de Janas”, riusato poi dall’epoca altomedievale come chiesa rupestre. Ruderi della chiesa di S. Giovanni di Oppia. Risultato dei lavori agricoli effettuati sull’area insediativa di Oppia, rispetto alla quale è in posizione altimetrica inferiore. Area insediativa di epoca romana e medievale Area insediativa di epoca romana. Area insediativa di epoca romana e medievale Ruderi della chiesa di S. Paolo di Nula. Area insediativa di epoca medievale. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 380 3 m) Intensivo (Transetti di 3 m) Dispersione di materiale litico, laterizio e scarsa ceramica, posto a sud dell’UT SPN 1. Scarsa Intensivo (Transetti di 3 m) Dispersione di materiale litico, laterizio e scarsa ceramica, posto a nord delle UT SPN 1 e 2. SJE 1 Ottima Analisi delle strutture Corpo di fabbrica di grandi dimensioni con differenti fasi di costruzione. S. Elena SEL 1 Ottima Analisi delle strutture Ittireddu S. Giacomo SGQ 1 Ottima Ittireddu S. Giacomo SGQ 2 Scarsa Ittireddu S. Giacomo SGQ 3 Nulla Analisi delle strutture Intensivo (Transetti di 3 m) Intensivo (Transetti di 3 m) Struttura rettangolare orientata con almeno due fasi di costruzione, in stato di rudere. Corpo di fabbrica rettangolare con abside ad est e ambienti aggiunti a sud. Piccola cava di versante su tre lati, scavata per tre gradini; si estraevano conci allungati. Piccola area di dispersione di elementi litici e laterizi (coppi), posta intorno all’UT SGQ 2. Mores Santu Paulu SPN 3 Scarsa Mores Santu Paulu SPN 4 Mores S. Giovanni Ittireddu L’area era probabilmente interessata da alcune strutture insediative; parte del materiale è il risultato dello scivolamento dovuto alla pendenza. L’area era probabilmente interessata da alcune strutture insediative; parte del materiale è il risultato dello scivolamento dovuto alla pendenza. Chiesa di San Giovanni cui si addossano numerose strutture legate alla frequentazione religiosa. Ruderi della chiesa di S. Elena, con una prima fase di impianto altomedievale. Chiesa di San Giacomo. Cava di materiale forse utilizzata per la vicina chiesa di San Giacomo (UT SGQ 1) Area insediativa di epoca medievale Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 381 SCHEDE DI UNITÀ TOPOGRAFICA Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 382 Cattedra di Archeologia Medievale e Metodologia della Ricerca Archeologica PROVINCIA COMUNE UT Siligo MSN 101 SS\ SCHEDA UT TOPONIMO IGM 10000 S. Maria di Bubalis TOPONOMASTICA Università degli Studi di Sassari Centro di Documentazioni dei Villaggi Abbandonati della Sardegna TOPONIMO IGM 25000 Mesumundu TOPONIMO CATASTALE TOPONIMO DESUNTO DALLE FONTI ORALI O STORICHE DEFINIZIONE E POSIZIONE FASCIA ALTIMETRICA Dispersione di materiale laterizio e 260-270 ceramico in elevatissimo stato di SITUAZIONE frammentazione, posto nel terreno ad TOPOGRAFICA ovest della chiesa. STRADE D’ACCESSO SS Siligo- Ardara ALTRI ELEMENTI DI LOCALIZZAZIONE Terreno ad ovest della SC. S’Aspru e della chiesa DATI AMBIENTALI L’UT si trova in un terreno pianeggiante, in posizione pedecollinare, a breve distanza da Riu S’Istrampu. Il terreno ha una grande potenza stratigrafica LITOLOGIA VEGETAZIONE Erbacea spontanea TIPO LAVORAZIONE RICOGNIZIONE METODO N° 1 Intensivo CONDIZIONI DI VISIBILITÀ Ottima CONDIZIONI DI LUCE Diffusa EQUIDISTANZA Quadranti 5 m Aratura N° RICOGNITORI 8 ANDAMENTO DEL TERRENO Pianeggiante DI ALTITUDINE 263 COORDINATE 40°35'11.30"N 8°44'46.03"E PROPRIETÀ Comunale PEDOLOGIA Argilla USO DEL SUOLO Incolto TERRA TORBE In situ No DATA 15/6/2013 ORA 8-12 ASSE MAX. 60 m ORIENT. Nord-sud ASSE MIN. 40 m ORIENT. Est-ovest Quota min. Quota max. DESCRIZIONE Dispersione di materiale laterizio (embrici) e ceramico (anfore, grezze ,depurata, sigillata italica e africana, invetriate da fuoco ottocentesche) in elevatissimo stato di frammentazione, posto nel terreno ad ovest della chiesa (UT MSN 1). La morfologia del terreno è molto regolare e pianeggiante e non si notano anomalie morfologiche. Il materiale litico è in scarsissima quantità, contrariamente a quello ceramico, presente in grande quantità con frammenti di dimensione piccola ed estremamente fluitati. In molte aree del campo si possono notare dei materiali (plastica, rifiuti edili) di epoca contemporanea, specialmente in una lunga anomalia lineare che conduce dall’ingresso verso il ponticello sul Rio S’Istrampu. Presso il muro di recinzione orientale si possono notare invece dei butti di embrici di epoca romana. Sul limite occidentale del terreno è maggiore il materiale ceramico di epoca contemporanea (XIX-XX). REPERTI STATO DI CONSERVAZIONE / LEGGIBILITA’ Cattivo CERAMICI Sigillata italica, Sigillata africana, Anforacei, Ceramica comune, Grezza da fuoco, Invetriate da fuoco di Albisola, Terraglia monocroma e policroma GEOLOGICI Calcare, basalto ORGANICI fauna ALTRI MANUFATTI Malta, Embrici, coppi, metallo, tessere di mosaico, plastica CRONOLOGIA INIZIALE CRONOLOGIA FINALE Periodo tardo repubblicano Contemporaneo Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 383 INTERPRETAZIONE La grande quantità di materiale ceramico in superficie sembra da attribuire soprattutto all’azione di trascinamento dei mezzi agricoli, visti anche i risultati del successivo scavo. Infatti la mancata associazione del materiale litico e delle anomalie morfologiche con il materiale ceramico spinge infatti a questa ipotesi, confermata poi dai risultati degli scavi 2013-15, che hanno evidenziato delle strutture solo nella parte meridionale del campo. AFFIDABILITA’ INTERPRETATIVA Ottima NOTE Il terreno è stato coltivato fino ai primi anni Novanta, quando venne acquistato dal comune di Siligo ma venne effettuata un’aratura prima della ricognizione. FOTOGRAFIE RILIEVI GRAFICI Tipo N° di scatti Digitali Tipo Rilievo a stazione totale Scala N° SCHIZZO FONTI ORALI Ex proprietari (2013) PROSPETTIVE DI RICERCA PROSPETTIVE DI TUTELA PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DATA DEL CONTROLLO FINALE RESPONSABILE RICOGNIZIONE M. Cherchi- G. Marras RESPONSABILE SCHEDA G. Marras 10/11/2015 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 384 SCHEDA UT PROVINCIA UT VM 200 SS Cattedra di Archeologia Medievale e Università degli Studi di Sassari Metodologia della Ricerca Centro di Documentazioni dei Villaggi Archeologica Abbandonati della Sardegna COMUNE TOPONIMO IGM 25000 Siligo S. Vincenzo TOPONIMO IGM 10000 Funtana de Biddanoa TOPONIMO CATASTALE TOPONIMO TOPONOMASTICA DEFINIZIONE E POSIZIONE Dispersione di materiale ceramico e, in misura minore, litico e laterizio, in associazione ad anomalie morfologiche, posto ad ovest dell’UT VM 100. STRADE D’ACCESSO SC S. Vincenzo DESUNTO DALLE FONTI ORALI O STORICHE FASCIA ALTIMETRICA 280-290 SITUAZIONE TOPOGRAFICA Pedecollinare ALTRI ELEMENTI DI LOCALIZZAZIONE Terreno a nord della chiesa di S. VIncenzo DATI AMBIENTALI L’UT si trova al compluvio di più versanti collinare ALTITUDINE 283 COORDINATE 40°34'57.76"N 8°44'36.05"E PROPRIETÀ Privata LITOLOGIA RICOGNIZIONE METODO N°2 Intensivo CONDIZIONI DI VISIBILITÀ Scarsa PEDOLOGIA Argilla VEGETAZIONE USO DEL SUOLO Erbacea spontanea Incolto TIPO DI LAVORAZIONE TERRA TORBE nessuna In sito No EQUIDISTANZA N° RICOGNITORI DATA ORA 1/3 2 10/7/2011 8/16 ANDAMENTO DEL TERRENO ASSE MAX. ORIENT. Avvallamento al centro del campo 80 M Nord-Sud CONDIZIONI DI LUCE Diffusa Quota min. 281 Quota max. 284 ASSE MIN. 33 m ORIENT. Est- ovest DESCRIZIONE Dispersione di materiale ceramico e, in misura minore, litico e laterizio, in associazione ad anomalie morfologiche, posto ad ovest dell’UT VM 100 e ad est dell’UT VM 300. La porzione settentrionale dell’UT, corrispondente all’area di scavo 200, è stata sottoposta ad una ricognizione ad altissima intensità, che ha evidenziato, nello spazio di 640 mq, la presenza di 7 anomalie micro morfologiche di forma quadrangolare, orientamento nord- sud e dimensione fra 80 e 100 mq. Di particolare interesse un cumulo di pietre di grande dimensione posto a ovest dell’area. I laterizi (coppi) sono in scarsa quantità, e sono più numerosi a sud verso la strada, così come gli elementi litici, concentrati perlopiù nel succitato cumulo e presso la recinzione del campo. I reperti ceramici sono in maggiore quantità e presentano un alto grado di frammentazione; la loro datazione è compresa fra XV e XVII secolo, fatta eccezione per le terraglie policrome, risalenti alla prima metà del Novecento. REPERTI STATO DI CONSERVAZIONE / LEGGIBILITA’ Scarso CERAMICI Maiolica arcaica savonese, ingobbiate dipinte e graffite oristanesi, terraglia monocroma e policroma, invetriate albisolesi. GEOLOGICI Basalto, calcare ORGANICI ALTRI MANUFATTI Plastica, metallo, coppi. CRONOLOGIA INIZIALE XV CRONOLOGIA FINALE XX Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 385 INTERPRETAZIONE La possibilità di confrontare i dati raccolti con le diverse metodologie utilizzate (prospezione magnetica, survey, scavo stratigrafico) permette di elaborare un’ipotesi interpretativa articolata. Sia la prospezione che lo scavo hanno infatti evidenziato l’esistenza di un amplio spazio privo di strutture nell’originaria area 200, dove la ricognizione aveva rilevato la scarsa quantità di elementi litici e di laterizi, e invece delle strutture, messe in luce ma non analizzate dallo scavo dei settori 3 e 4 dell’area 200, verso lo strada, dove si trovavano delle concentrazioni di tegole. La presenza di numerose ceramiche databili al periodo di vita di Villanova Montesanto (XV-XVII) sono state spiegate con l’azione di spargimento dei mezzi usati per le arature sulle estese discariche del villaggio, rimescolate più volte. AFFIDABILITA’ INTERPRETATIVA Ottima NOTE FOTOGRAFIE RILIEVI GRAFICI Tipo N° di scatti Digitali Tipo Rilievo a stazione totale Scala N° SCHIZZO FONTI ORALI PROSPETTIVE DI RICERCA PROSPETTIVE DI TUTELA PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DATA DEL CONTROLLO FINALE RESPONSABILE RICOGNIZIONE M. Cherchi- G. Marras RESPONSABILE SCHEDA G. Marras 09/11/2015 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 386 PROVINCIA UT SEM 2 SS TOPONIMO IGM 10000 Sant’Elia TOPONOMASTICA Università degli Studi di Sassari Centro di Documentazioni dei Villaggi Abbandonati della Sardegna TOPONIMO IGM 25000 S.Elia Cattedra di Archeologia Medievale e Metodologia della Ricerca Archeologica SCHEDA UT COMUNE Siligo TOPONIMO CATASTALE TOPONIMO DESUNTO DALLE FONTI ORALI O STORICHE DEFINIZIONE E POSIZIONE FASCIA ALTIMETRICA Concentrazione di materiali litico, 730-740 laterizio e ceramica medievale e SITUAZIONE postmedievale intorno alla chiesa. TOPOGRAFICA Sommità STRADE D’ACCESSO ALTRI ELEMENTI DI LOCALIZZAZIONE Sentiero sul lato ovest del monte ALTITUDINE 734 COORDINATE 40°34'40.07"N 8°46'44.26"E PROPRIETÀ Privata DATI AMBIENTALI L’UT si trova nella parte più alta della sommità del Monte Santo, con ampie aree di roccia affiorante. Intorno è presente un piccolo bosco ma fonti storiche ci parlano di coltivazioni. RICOGNIZIONE METODO N° 1 Intensivo CONDIZIONI DI VISIBILITÀ Scarsa LITOLOGIA PEDOLOGIA Basalto Argilla VEGETAZIONE USO DEL SUOLO Erbacea ed arbustiva Incolto spontanea TIPO DI LAVORAZIONE TERRA TORBE nessuna In sito EQUIDISTANZA N° RICOGNITORI DATA ORA 5m 2 10/4/2015 ANDAMENTO DEL TERRENO ASSE MAX. ORIENT. Pianeggiante 82 m Nord- sud CONDIZIONI DI LUCE QUOTA MIN. 732 QUOTA MAX. ASSE MIN. ORIENT. Radente 734 62 m Est- ovest DESCRIZIONE Concentrazione di materiali litico, laterizio e ceramica medievale e postmedievale intorno alla chiesa di S. Elia. L’UT si trova nella parte più alta della sommità del Monte Santo, dove si trova la chiesa, intorno e in prossimità della quale si può rilevare la maggiore densità di reperti. Gli elementi litici, di natura basaltica e spesso lavorati, sono perlopiù radunati in grandi cumuli; i laterizi sono costituiti da frammenti di dimensione molto grande di embrici e coppi. Anche i reperti ceramici sono di dimensione media, ed hanno per la maggior parte una datazione compresa fra fine del XIII e XV, con attestazioni anche di XVIXVII e XIX-XX. A nord della chiesa sulla roccia affiorante sono state scavate delle piccole vasche ellissoidali o rettangolari. Ad una distanza di circa 25 m in direzione sud-est rispetto alla chiesa è visibile una rasatura muraria della lunghezza di 7/8 m, orientata NW-SE, con doppio filare e sacco interno; i paramenti sono costruiti con elementi vulcanici di medie e grandi dimensioni rozzamente sbozzati, apparentemente non legati con malta. REPERTI STATO DI CONSERVAZIONE / LEGGIBILITA’ Scarsa CERAMICI Grezze da fuoco, invetriate provenzali, maiolica arcaica e invetriata pisana, maiolica arcaica savonese, ingobbiate oristanesi, «terraglia» gialla e marrone albisolese, terraglia policroma. GEOLOGICI Conci di basalto ORGANICI ALTRI MANUFATTI Tubo in metallo, coppi, embrici CRONOLOGIA INIZIALE XIII CRONOLOGIA FINALE XX Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 387 INTERPRETAZIONE L’area riveste un particolare interesse per la storia del Meilogu, in quanto la chiesa di S. Elia venne donata ai benedettini di Monte Cassino nel 1065 e successivamente venne frequentata anche dai sovrani di Torres ed Arborea. Nel XIV secolo venne probabilmente utilizzata come postazione militare. L’UT SEM 2 sembra essere riferibile a queste fasi cronologiche. Il contesto ceramico rimanda specificatamente alle fasi post- giudicali (XIII-XV) mentre gli elementi riconducibili alle strutture (rasature murarie, conci lavorati, laterizi), uniti alla lettura delle foto aeree (Ikonos 2005, Google Earth) sembrano essere riferibili, sia per tipologia che per dimensioni, a corpi di fabbrica di livello socio- economico elevato. È infatti plausibile che presso la chiesa esistessero, oltre che le strutture del monastero, dei fabbricati adibiti all’ospitalità della famiglia regnante, dei nobili e dei pellegrini in epoca giudicale e dell’esercito arborense nel XIV secolo. I reperti ceramici di periodo postmedievale sono invece da ascrivere alla frequentazione della chiesa a scopo devozionale, ben attestata nelle fonti scritte. AFFIDABILITA’ INTERPRETATIVA Buona NOTE FOTOGRAFIE RILIEVI GRAFICI Tipo N° di scatti Digitali Tipo Rilievo manuale/aerofotointerpretazione Scala N° SCHIZZO FONTI ORALI PROSPETTIVE DI RICERCA Prospezioni geofisiche, scavo stratigrafico PROSPETTIVE DI TUTELA Vincolo dell’area PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DATA DEL CONTROLLO FINALE RESPONSABILE RICOGNIZIONE G. Marras RESPONSABILE SCHEDA G. Marras 12/11/2015 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 388 UT TAY 1 PROVINCIA SS TOPONIMO IGM 10000 Sant’Antoni TOPONOMASTICA Università degli Studi di Sassari Centro di Documentazioni dei Villaggi Abbandonati della Sardegna TOPONIMO IGM 25000 S. Antonio Cattedra di Archeologia Medievale e Metodologia della Ricerca Archeologica SCHEDA UT COMUNE Torralba TOPONIMO CATASTALE TOPONIMO DESUNTO DALLE FONTI ORALI O STORICHE DEFINIZIONE E POSIZIONE Corpo di fabbrica absidato orientato in stato di rudere. FASCIA ALTIMETRICA e 490-500 SITUAZIONE TOPOGRAFICA STRADE D’ACCESSO S.C. S. Antonio Sommità collinare ALTRI ELEMENTI DI LOCALIZZAZIONE Sul bordo dell’altipiano che domina la chiesa nuova DATI AMBIENTALI L’edificio è posto sul limitare del pianoro calcareo di Sa Mura, poco adatto alla coltivazione per la presenza di estesi affioramenti calcarei. Sul versante, a brevissima distanza, è ubicata la fonte omonima. LITOLOGIA Calcare miocenico VEGETAZIONE Quota min. COORDINATE 40°30'33.94"N 8°44'51.18"E PROPRIETÀ Privata PEDOLOGIA USO DEL SUOLO TIPO DI LAVORAZIONE TERRA RICOGNIZIONE METODO EQUIDISTANZA N° N°2 Analisi strutture RICOGNITORI 2 CONDIZIONI DI VISIBILITÀ ANDAMENTO DEL TERRENO Ottima CONDIZIONI DI LUCE Diffusa ALTITUDINE 499 Quota max. TORBE DATA 10/09/2014 ASSE MAX. 13 m ORA ORIENT. Est-ovest ASSE MIN. 7m ORIENT. Nord- sud DESCRIZIONE Corpo di fabbrica absidato e orientato in stato di rudere, ha planimetria rettangolare con navata unica e abside semicircolare. Il tessuto murario è costituito da filari poco regolari, con inserti di zeppe, che tornano in corsi subregolari, costruiti in bozze calcaree di piccola-media dimensione, fatta eccezione per gli angolari costituiti da conci calcarei allungati di dimensione maggiore, disposti alternativamente di piatto e di taglio. La facciata è a capanna e la copertura a due falde, forse originariamente coperte da travi lignee e laterizi. L'ingresso principale con arco a sesto pieno è posto in facciata; altri due ingressi con arco a sesto ribassato si aprono sui lati lunghi; nell'abside vi sono due piccole luci quadrangolari; l'arco trionfale del catino absidale è invece a sesto ribassato, impostato su semplici abachi a sezione triangolare. Si possono osservare dei rimaneggiamenti più recenti con la creazioni di piccoli ambienti realizzati in elementi di riusi e coperti di lamiera e la chiiusura degli ingressi laterali con pietrame scapolo STATO DI CONSERVAZIONE / LEGGIBILITA’ Buona REPERTI CERAMICI GEOLOGICI ORGANICI ALTRI MANUFATTI CRONOLOGIA INIZIALE XII CRONOLOGIA FINALE XX Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 389 INTERPRETAZIONE Il corpo di fabbrica può essere identificato, sulla base dei caratteri intrinseci, della toponomastica e della tradizione, con la chiesa di S. Antonio, citata nei documenti scritti del XV secolo, e sostituita nell’uso devozionale da un’altra chiesa, posta a brevissima distanza in posizione inferiore, probabilmente nel corso del XVII secolo. Un primo esame stilistico-formale sembrerebbe indicare per l'edificio una lunga fase di uso scandita da due momenti principali, legati il primo all'impianto generale (pianta e abside, tessitura muraria) e al portale d'ingresso a sesto pieno con stipiti e volta in conci (simile al S. Elia di Montesanto), da porre in epoca genericamente romanica, forse anche in un momento alto per l'utilizzo di bozzette invece che conci. Ad un momento successivo vanno invece ascritti i portali laterali e l'arco del catino absidale, il cui sesto ribassato sembra da spostare al XV-XVI secolo, in coincidenza con le esigenze devozionali di festa campestre. I rimaneggiamenti più recenti sono invece da ascrivere presumibilmente all’uso dei ruderi come ricovero per il bestiame, presumibilmente per agnelli o maialini. AFFIDABILITA’ INTERPRETATIVA Buona NOTE FOTOGRAFIE RILIEVI GRAFICI Tipo N° di scatti Digitali Tipo Rilievo manuale/aerofotointerpretazione Scala N° SCHIZZO FONTI ORALI PROSPETTIVE DI RICERCA Rilievo PROSPETTIVE DI TUTELA Restauro conservativo PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE Pulizia e pannellistica DATA DEL CONTROLLO FINALE RESPONSABILE RICOGNIZIONE G. Marras RESPONSABILE SCHEDA G. Marras 12/10/2015 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 390 SCHEDA UT UT TAY 6 PROVINCIA SS TOPONIMO IGM 10000 S’adde Laccu TOPONOMASTICA Cattedra di Archeologia Medievale e Università degli Studi di Sassari Metodologia della Ricerca Centro di Documentazioni dei Villaggi Archeologica Abbandonati della Sardegna COMUNE TOPONIMO IGM 25000 Torralba Mura TOPONIMO CATASTALE TOPONIMO DEFINIZIONE E POSIZIONE Concentrazione di elementi litici, laterizi e ceramica insieme ad anomalie micromorfologiche ad ovest dell’UT TAY 5. STRADE D’ACCESSO S.C. S. Antonio FASCIA ALTIMETRICA 480-490 SITUAZIONE TOPOGRAFICA Sommità collinare ALTRI ELEMENTI DI LOCALIZZAZIONE DATI AMBIENTALI L’edificio è posto sul limitare del pianoro calcareo di Sa Mura, poco adatto alla coltivazione per la presenza di estesi affioramenti calcarei, utilizzati per le numerosi fornaci per la calce. Quota min. 281 ALTITUDINE 485 COORDINATE 40°30'22.28"N 8°45'15.62"E PROPRIETÀ Privata LITOLOGIA Calcari miocenici VEGETAZIONE Erbacea spontanea TIPO DI LAVORAZIONE RICOGNIZIONE N° METODO EQUIDISTANZA N° RICOGNITORI 1 Intensivo 3m 2 CONDIZIONI DI VISIBILITÀ ANDAMENTO DEL TERRENO Scarsa Degradante verso sud-ovest CONDIZIONI DI LUCE Diffusa DESUNTO DALLE FONTI ORALI O STORICHE Quota max. 286 PEDOLOGIA Argilla USO DEL SUOLO Incolto TERRA TORBE In situ DATA ORA 11/9/2014 ASSE MAX. ORIENT. 109 m NNE-SSW ASSE MIN. 60 m ORIENT. NNW-SSE DESCRIZIONE Concentrazione di elementi litici, laterizi e ceramica insieme ad anomalie micro- morfologiche ad ovest dell’UT TAY 5. L’UT inizia alla stessa quota della chiesa per poi seguire il lieve pendio dell’altipiano verso sud- ovest. Si può osservare in molti casi l’affiorare del banco calcareo. Il materiale litico è disposto regolarmente su tutta la superficie dell’UT sebbene sia stato anche ammucchiato in due grossi cumuli. Sono inoltre rilevabili 4 concentrazioni di forma sub quadrangolare nelle quali alcuni blocchi litici di maggiori dimensioni sono posti ai lati, mentre il pietrame minuto (tutto ugualmente di natura calcarea) è accumulato al centro insieme ai laterizi. I laterizi sono relativi a coppi, i cui frammenti sono in condizione di estrema frammentarietà. La ceramica, considerando le condizioni di scarsa visibilità, è relativamente numerosa ed è databile tra VII e XIV d.C. REPERTI STATO DI CONSERVAZIONE / LEGGIBILITA’ Cattivo CERAMICI Brocche decorate a pettine, invetriata da fuoco in monocottura, graffita arcaica savonese, maiolica arcaica pisana, maiolica valenzana con decorazione in blu e lustro. GEOLOGICI Bozzette calcaree ORGANICI ALTRI MANUFATTI Coppi CRONOLOGIA INIZIALE VII d.C. CRONOLOGIA FINALE XIV d.C. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 391 INTERPRETAZIONE L’UT rappresenta un esempio paradigmatico di quanto resta in superficie dell’area abitativa di un insediamento medievale abbandonato, in questo caso identificabile con il villaggio di Taylos, citato nei documenti del XIV secolo. Le caratteristiche individuate rimandano a strutture sepolte caratterizzate da un’edilizia in elementi litici sbozzati di piccola e media dimensione per i paramenti e di conci per gli angolari, legata con fango e con copertura in coppi. Il contesto ceramico descritto corrisponde in modo abbastanza preciso alla fase nota dalle fonti scritte di metà XIV secolo con un insieme ceramico tipico di questa fase (importazioni liguri, pisane, valenzane) con alcune preesistenze di XIII secolo (graffite arcaiche savonesi) e di periodo tardo antico. AFFIDABILITA’ INTERPRETATIVA Buona NOTE FOTOGRAFIE RILIEVI GRAFICI Tipo N° di scatti Digitali Tipo Rilievo manuale/aerofotointerpretazione Scala N° SCHIZZO FONTI ORALI PROSPETTIVE DI RICERCA Prospezioni geofisiche, scavo PROSPETTIVE DI TUTELA Vincolo PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DATA DEL CONTROLLO FINALE 12/10/2015 RESPONSABILE RICOGNIZIONE G. Marras RESPONSABILE SCHEDA G. Marras Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 392 SCHEDA UT UT TOD 2 Cattedra di Archeologia Medievale e Metodologia della Ricerca Archeologica PROVINCIA SS TOPONIMO IGM 10000 Madonna di Todoracche COMUNE Mores TOPONIMO CATASTALE Università degli Studi di Sassari Centro di Documentazioni dei Villaggi Abbandonati della Sardegna TOPONIMO IGM 25000 Madonna di Todoracche TOPONIMO DESUNTO DALLE FONTI ORALI O STORICHE TOPONOMASTICA DEFINIZIONE E POSIZIONE FASCIA ALTIMETRICA Complesso di anomalie e concentrazioni 250-270 di materiale regolari e disposte lungo SITUAZIONE linee di quota a nord dell’UT TOD 1. TOPOGRAFICA Versante collinare STRADE D’ACCESSO ALTRI ELEMENTI DI LOCALIZZAZIONE Strade di penetrazione agraria Ubicata fra la chiesa e il Rio Pizzinnu ALTITUDINE 261 COORDINATE 40°31'13.56"N 8°51'0.62"E PROPRIETÀ Privata DATI AMBIENTALI LITOLOGIA PEDOLOGIA Area ricca d’acqua con il Riu Pizzinnu a regime Depositi pomiceo-cineritici Argilla annuale. VEGETAZIONE USO DEL SUOLO Erbacea spontanea Bruciato TIPO DI LAVORAZIONE TERRA TORBE In situ RICOGNIZIONE N° METODO EQUIDISTANZA N° RICOGNITORI DATA ORA 2 Intensivo 3m 2 21/9/2014 CONDIZIONI DI VISIBILITÀ ANDAMENTO DEL TERRENO ASSE MAX. ORIENT. Buona Degradante verso nord 168 m Est-Ovest Quota min. Quota max. ASSE MIN. ORIENT. CONDIZIONI DI LUCE 259 266 124 m Nord-sud Diffusa DESCRIZIONE Complesso di anomalie e concentrazioni di materiale regolari e disposte lungo linee di quota a nord dell’UT TOD 1. I reperti, in altissima quantità sono talora sparsi sulla superficie ma soprattutto concentrate in anomali morfologiche di forma sub quadrangolare, con elementi di dimensione maggiore all’esterno e marcato avvallamento al centro. Tali concentrazioni/anomalie sono disposte in modo regolare lungo le linee di quota. Sono inoltre state individuati degli allineamenti. I frammenti di laterizi sono relativi a coppi in frammenti di piccola dimensione mentre gli elementi litici sono di natura basaltica e di dimensioni media e grande. I frammenti ceramici sono databili ad un arco cronologico compreso fra XIV e metà XVII secolo. REPERTI STATO DI CONSERVAZIONE / LEGGIBILITA’ Discreta CERAMICI Maiolica arcaica pisana, maiolica valenzana decorata a lustro metallico, maiolica arcaica savonese, maiolica policroma di Montelupo Fiorentino, invetriate, ingobbiate monocrome e graffite oristanesi, maioliche policrome liguri. GEOLOGICI Conci e blocchi di basalto ORGANICI ALTRI MANUFATTI Coppi CRONOLOGIA INIZIALE XIV d.C. CRONOLOGIA FINALE Metà XVII d.C. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 393 INTERPRETAZIONE L’UT può essere interpretata come un’area abitativa di epoca medievale e postmedievale (XIV- XVII secolo) pertinente, in . accordo con le fonti epigrafiche e toponomastiche, alla villa di Todorache. Le concentrazioni e le anomalie in superficie infatti, insieme al contesto ceramico, che rimanda chiaramente a tutte le fasi di vita conosciute dalle fonti scritte, permettono di circoscrivere l’insediamento al terreno a nord della chiesa. È inoltre possibile delimitare le singole anomalie, che viste le dimensioni (4/5 m di lato) e la morfologia, sembrano corrispondere alle singole unità abitative crollate e sepolte nel sottosuolo. Le anomalie sono disposte lungo le isoipse, forse secondo la disposizione urbanistica ad “isolati”. Ben differenziate risultano inoltre area insediativa e religiosa, quest’ultima posta alla periferia meridionale dell’abitato, nel punto più elevato, così come osservato in molti altri casi (Geridu- Sorso, Orria Pithinna-Chiaramonti, Ardu- Sassari etc.) e corredato di area cimiteriale AFFIDABILITA’ INTERPRETATIVA Ottima NOTE FOTOGRAFIE RILIEVI GRAFICI Tipo N° di scatti Digitali Tipo Rilievo manuale/aerofotointerpretazione Scala N° SCHIZZO FONTI ORALI PROSPETTIVE DI RICERCA Prospezioni geofisiche, scavo PROSPETTIVE DI TUTELA Vincolo PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DATA DEL FINALE CONTROLLO RESPONSABILE RICOGNIZIONE G. Marras RESPONSABILE SCHEDA G. Marras 14/10/2015 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 394 Cattedra di Archeologia Medievale e Metodologia della Ricerca Archeologica PROVINCIA COMUNE SS Mores SCHEDA UT UT LAC 6 TOPONIMO IGM 10000 Funtana Lachesos TOPONIMO CATASTALE Università degli Studi di Sassari Centro di Documentazioni dei Villaggi Abbandonati della Sardegna TOPONIMO IGM 25000 Funtana Lachesos TOPONIMO DESUNTO DALLE FONTI ORALI O STORICHE TOPONOMASTICA DEFINIZIONE E POSIZIONE FASCIA ALTIMETRICA Area di anomalie micromorfologiche 410-430 e di crescita della vegetazione in SITUAZIONE TOPOGRAFICA associazione a materiale litico, Versante collinare ceramico e laterizio, a sud dell’UT LAC 4. STRADE D’ACCESSO ALTRI ELEMENTI DI LOCALIZZAZIONE Via Lachesos ALTITUDINE 419 COORDINATE 40°33'26.09"N 8°50'27.66"E PROPRIETÀ Privata DATI AMBIENTALI LITOLOGIA PEDOLOGIA Versante calcareo con terreno di scarso spessore, Calcare miocenico Argilla poco distante dalla Funtana Lachesos VEGETAZIONE USO DEL SUOLO Erbacea spontanea Incolto TIPO DI LAVORAZIONE TERRA TORVOBE In situ RICOGNIZIONE N° METODO EQUIDISTANZA N° RICOGNITORI DATA ORA 2 Intensivo 3m 2 10/05/2014 CONDIZIONI DI VISIBILITÀ ANDAMENTO DEL TERRENO ASSE MAX. ORIENT. Scarsa Degradante verso sud 140 m Est-ovest CONDIZIONI DI LUCE Diffusa Quota min. 415 Quota max. 428 ASSE MIN. 34 m ORIENT. Est-ovest DESCRIZIONE Area di anomalie micro- morfologiche e di crescita della vegetazione in associazione a materiale litico, ceramico e laterizio, a sud dell’UT LAC 4. Le anomalie sono di forma quadrangolare e di modulo compreso fra 6*8 me 10* 8 m e disposte regolarmente sulle isoipse. Stante le condizioni di scarsa visibilità non era visibile una grande quantità di materiale in superficie. Sono comunque stati rilevati numerosi frammenti di coppi di piccola dimensione, caratterizzati da impasti differenti per colore e inclusi, almeno a livello autoptico. Minore il numero di elementi litici, visibili solo nei cumuli posti ai limiti orientale e meridionale dell’UT, e ceramica, databile fra XVI e XVIII secolo. STATO DI CONSERVAZIONE / LEGGIBILITA’ Discreto REPERTI CERAMICI Invetriate, ingobbiate oristanesi, graffite savonesi GEOLOGICI ORGANICI ALTRI MANUFATTI Coppi CRONOLOGIA INIZIALE XVI CRONOLOGIA FINALE XVIII Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 395 INTERPRETAZIONE L’UT è interpretabile come area insediativa, parte del villaggio medievale e postmedievale abbandonato di Lachesos, noto alle fonti scritte dal XIV al XIX secolo. Le condizioni di scarsa visibilità non permettono di avere maggior precisione sulle fasi cronologiche di questa UT, vista la scarsità di ceramica rinvenuta. Le strutture sepolte dovevano essere costruite in pietra calcarea locale e coperte con coppi, secondo modalità tipiche degli insediamenti medievali e postmedievali della Sardegna Settentrionale. La disposizione delle anomalie lungo le isoipse sembra ricalcare una possibile organizzazione urbanistica dell’insediamento, visto che anche la SV Crastu Iradu che sembrerebbe esserne un fossile, visto che conduce anche a quella che la toponomastica indica come la fonte del villaggio (Funtana Lachesos), segue la linea di quota. La perdita di qualunque traccia di strutture in elevato potrebbe forse essere spiegata con un’azione di spoglio sistematico seguito all’abbandono definitivo delle ultime case e allo spostamento degli ultimi abitanti a Mores, poco distante. AFFIDABILITA’ INTERPRETATIVA Buona NOTE FOTOGRAFIE RILIEVI GRAFICI Tipo N° di scatti Digitali Tipo Rilievo manuale/aerofotointerpretazione Scala N° SCHIZZO FONTI ORALI PROSPETTIVE DI RICERCA Prospezioni geofisiche, scavo PROSPETTIVE DI TUTELA Vincolo PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DATA DEL CONTROLLO FINALE 16/10/2015 RESPONSABILE RICOGNIZIONE G. Marras RESPONSABILE SCHEDA G. Marras Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 396 SCHEDE DI SITO ARCHEOLOGICO Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 397 COMUNE LOCALITÀ Siligo S.Maria Mesumundu TOPONIMI COORDINATE di 40°35'23.76"N 8°44'52.52"E SITO UT MSN I MSN 5 PUNTO GEOREFERENZIATO METODO Fotointerpretazione Nuraghe TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Nuraghe Nuragico Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Nuraghe monotorre in gravi condizioni di degrado e scarsamente leggibile per la visibilità pressoché nulla. Non è al momento possibile capire se sia una torre isolata, da porre in relazione con i prossimi Nuraghe Badde Mulinu e Curtu, o se fosse sede di un insediamento. NUMERO DI UT ESTENSIONE 1 MATERIALI RINVENUTI 1033 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Cattivo Nulla RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Scarso Crolli dovuti al degrado delle strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Basalti pliocenici Argilla Incolto Pendio alla base di S’Aspru, presenza di una fonte RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 398 COMUNE LOCALITÀ Siligo S.Maria Mesumundu SITO UT MSN II MSN 1, 2, 3, 101, 102 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°35'10.73"N 8°44'47.48"E Cupola chiesa (UT MSN 1) Fotointerpretazione di TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento Romano Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA I dati finora desunti dagli scavi, dalle ricognizioni e dalla letteratura scientifica non consentono ancora di cogliere nelle sue estensioni e funzione il sito romano di Mesumundu. Gli studiosi sembrano concordare sulla sua funzione di statio o mansio della strada A Karalibus Turrem, stante la presenza di terme servite da un piccolo acquedotto, di un edificio di culto e di fornaci laterizie. Non è chiaro se vi fosse un insediamento circostante e le cronologie, sebbene siano attestate sicuramente fasi dal I a.C (sigillata italica) al V d.C (follis, sigillata africana). NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 5 13867 mq Strutture, cornici decorative, sigillata italica, sigillata africana, grezze, depurate, vetro, monete. STATO DI CONSERVAZIONE Discreto RISCHIO ARCHEOLOGICO Medio STATO DI VISIBILITÀ Media TIPOLOGIA DI RISCHIO Rischio di degrado delle strutture esposte INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari, vulcaniti dalle vicinanze Argilla Incolto Pianura attraversata numerosi corsi d’acqua da RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE Scavo ? 1933-36 Taramelli A. BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 1965 Maetzke G. MAETZKE 1965 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 1994 Boninu A. MAESTRI 1997 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 2002 Boninu A. TEATINI 2004 NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 399 COMUNE LOCALITÀ Siligo S.Maria Mesumundu TOPONIMI di COORDINATE SITO UT MSN III MSN 1, 101 PUNTO GEOREFERENZIATO 40°35'10.73"N 8°44'47.48"E METODO Fotointerpretazione Cupola chiesa (UT MSN 1) TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento Altomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Il sito altomedievale di Mesumundu ha ricevuto conferme dai recenti scavi. Sono note attualmente la chiesa, presso cui era una necropoli privilegiata, con gioielli e elementi di valore, riferibile ad un gruppo d’élite. Una seconda necropoli, costituita da cassoni litici e una grande fossa comune e di difficile datazione perché priva di elementi di corredo, era ricavata sul pavimento delle strutture romane presso una struttura di lettura ancora incerta. Elementi decontestualizzati del periodo (forum ware) sono stati rinvenuti in tutta l’area di scavo. Mancano tuttavia completamente dati sulle strutture materiali dell’insediamento, che doveva comunque svolgere una funzione aggregativa delle popolazioni rurali. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3 1229 mq Strutture, forum ware, anfore globulari STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Scarso Degrado delle strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE GEOLOGIA Calcari, vulcaniti vicinanze dalle INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Argilla Incolto Pianura attraversata numerosi corsi d’acqua da RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE Scavo ? 1933-36 Taramelli A. BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 1965 Maetzke G. MAETZKE 1965 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 2013-15 M.Milanese NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 400 COMUNE LOCALITÀ Siligo S.Maria Mesumundu SITO UT MSN IV MSN 1, 4, 101 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°35'10.73"N 8°44'47.48"E Cupola chiesa Fotointerpretazione TIPOLOGIA Monastero/ privilegiato insediamento di CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Bassomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA In epoca protoromanica (X-XI ?) la chiesa, parzialmente in stato di crollo, subì una ristrutturazione con abside a oriente e protiro verso occidente. Sono quindi attestati, in numero limitato ma per un vasto areale, reperti sporadici e residuali per il periodo che va dal XII al XIV secolo, che attestano la frequentazione in questo periodo, al momento non meglio precisabile perché probabilmente subì gravi danneggiamenti durante i restauri e gli scavi del XIX e XX secolo. È ancora incerto se il sito MSN IV corrisponda al monastero benedettino di S. Maria di Bubalis, citato nel 1065. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3 3562 mq maiolica arcaica, invetriate islamiche, maiolica di Montelupo Fiorentino con decorazione italo- moresca monocroma. STATO DI VISIBILITÀ Scarsa STATO DI CONSERVAZIONE Cattivo RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI S. Maria di Bubalis GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari, vulcaniti dalle vicinanze Argilla Incolto Pianura attraversata da numerosi corsi d’acqua RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizione 2007 M.Milanese TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE MILANESE- SANNA- DEMURTASCHERCHI- LORENZINI 2008 BIBLIOGRAFIA Scavo 2013-15 M.Milanese TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 401 COMUNE LOCALITÀ Siligo S.Maria Mesumundu SITO UT MSN V MSN 101, 102 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°35'11.30"N 8°44'45.79"E Punto centrale UT 101 Fotointerpretazione di TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Agricolo Subcontemporaneo Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Fra il XIX e il XX secolo l’area ad ovest della chiesa venne utilizzata intensivamente a scopo agricolo. Fonti orali citano la bonifica delle UT MSN 101 e 102 avvenuta intono agli anni ’30 del Novecento e il successivo impianto di orti e vigne. Anche i dati materiali concordano, visto il rinvenimento in ricognizione e durante lo scavo, di frammenti ceramici databili allo stesso periodo e di strati superficiali a matrice sabbiosa riferibili all’uso ortivo. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3 4863 mq invetriate da fuoco albisolesi, terraglia policroma, invetriata di Patti STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Ottima RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari, vulcaniti dalle vicinanze Argilla Incolto Pianura attraversata da numerosi corsi d’acqua RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE Scavo 2013-15 M.Milanese BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 402 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM I VM 3, 5,6, 100, 200, 300 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'57.58"N 8°44'38.40"E Area 100 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento Nuragico Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Insediamento messo in luce dagli scavi 2011/12 e dalle ricognizioni archeologiche. Sono state rinvenute numerose unità abitative in tutte le aree di scavo e a nord di queste, databili fra il bronzo recente e il primo ferro. L’insediamento era dotato anche di un complesso sistema di terrazzamento dei pendii. Alcune strutture ed elementi materiali (conci a “T”, frammenti di spade votive) fanno ipotizzare anche la presenza di un santuario legato presumibilmente al culto dell’acqua. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 6 15157 mq Strutture, ceramica, metallo STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Buono Nulla RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso Degrado strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari, vulcaniti dalle vicinanze Argilla Incolto Il sito si trova in una depressione compluvio di diverse alture. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 2011-12 M. Milanese MILANESE, DEIANA, DERIU, FOIS 2013 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizione 2011-12 A:Fois FOIS 2012/13 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 403 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM II VM 3, 4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'57.39"N 8°44'41.87"E UT VM 4 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento Romana Scarsa INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Sito rurale di limitata estensione posizionato sulla cima e le pendici sudoccidentali della collina che sovrasta la chiesa di S. Vincenzo Ferrer e il lavatoio di Biddanoa. I materiali rinvenuti non permettono di comprendere meglio datazione e funzione del sito. NUMERO DI UT ESTENSIONE 2 MATERIALI RINVENUTI 5941 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Incerto Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Alto Arature e lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari, vulcaniti dalle vicinanze Argilla Incolto Il sito si trova in una depressione compluvio di diverse alture. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizione 2007 M.Milanese TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE MILANESESANNADEMURTAS- CHERCHILORENZINI 2008 BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 404 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM III VM 2, 5,6, 100, 200, 300 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'56.07"N 8°44'37.13"E Fotointerpretazione Area 200, Settore 4 TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento (Villa) Bassomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA L’areale della villa di Villanova Montesanto, fondata nella seconda metà del Quattrocento, è stato individuato su base toponomastica e dalle ricognizioni. Anche gli scavi hanno individuato estese dispersioni di reperti (ceramica, monete) pertinenti alla vita dell’insediamento, cui è riferita l’estensione del sito. Le stesse indagini stratigrafiche non hanno tuttavia rinvenuto le strutture insediative, eccezion fatta per alcune rasature murarie del settore 4 dell’Area 200, che non sono state tuttavia indagate. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 6 Maiolica arcaica pisana e savonese, maiolica di Montelupo Fiorentino con decorazione italo- moresca, maioliche valenzane, monete STATO DI VISIBILITÀ Nulla 16056 mq STATO DI CONSERVAZIONE Scarso RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso Degrado strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Villanova Montesanto GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari, vulcaniti dalle vicinanze Argilla Incolto Il sito si trova in una depressione compluvio di diverse alture. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Prospezione geofisica 2010 M. Milanese- L.Cerri CERRI c.d.s. TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 2011-12 M. Milanese TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizione 2007 M.Milanese MILANESESANNADEMURTAS- CHERCHILORENZINI 2008 NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 405 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Siligo San Vincenzo Ferrer- Biddanoa VM IV VM 1, 2, 5,6, 100, 200, 300 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'56.07"N 8°44'37.13"E Fotointerpretazione Area 200, Settore 4 TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento (Villa) Postmedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA L’areale della villa di Villanova Montesanto, fondata nella seconda metà del Quattrocento e abitato fino alla metà del Seicento, è stato individuato su base toponomastica e dalle ricognizioni. Anche gli scavi hanno individuato estese dispersioni di reperti (ceramica, monete) pertinenti alla vita dell’insediamento, cui è riferita l’estensione del sito. Le stesse indagini stratigrafiche non hanno tuttavia rinvenuto le strutture insediative, eccezion fatta per alcune rasature murarie del settore 4 dell’Area 200, che non sono state tuttavia indagate. Allo stesso contesto sono state ipoteticamente ascritte fasi di fine XVIII secolo, compatibili con il tentato ripopolamento operato dal Conte Musso e fallito entro il 1814. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 7 Maiolica di Montelupo Fiorentino, ingobbiate dipinte e graffite di produzione savonese e oristanese, maiolica sassarese, maiolica ligure, maioliche valenzane, monete 16440 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarso RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso Degrado delle strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE Villanova Montesanto GEOLOGIA PEDOLOGIA Calcari, vulcaniti Argilla dalle vicinanze INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Incolto Il sito si trova in una depressione compluvio di diverse alture. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Prospezione geofisica 2010 M. Milanese- L.Cerri Cerri c.d.s. TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 2011-12 M. Milanese TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizione 2007 M.Milanese MILANESESANNADEMURTAS- CHERCHILORENZINI 2008 NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 406 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Siligo S. Elia di Montesanto SEM I SEM 3 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'37.11"N 8°46'30.63"E UT SEM 3 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento Romana Scarsa INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Il sito è costituito da una piccola dispersione di ceramica (frammenti di anforacei e grandi contenitori), di forma circolare. Non è chiaro se i numerosi elementi litici di media e grande dimensione in associazione sia naturale, visto l’elevata pietrosità, o meno. Anche la cronologia è incerta, vista la mancanza di frammenti diagnostici, così come la funzione dei sito: un’ipotesi di lavoro è che si trattasse di una struttura produttiva, più precisamente di stoccaggio, per lo sfruttamento delle risorse dell’area. Quest’ipotesi spiegherebbe anche l’ubicazione del sito, allo sbocco del percorso che porta alla sommità. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 1 Anforacei, contenitori di grande dimensione 815 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Incerto Scarso RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Nullo INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Plateau basaltico Argilla Incolto Sommità basaltica con visibilità e controllo su area molto ampia. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 407 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Siligo S. Elia di Montesanto SEM II SEM 1, 2 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'40.74"N 8°46'44.50"E Chiesa S. Elia Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Monastero/ insediamento privilegiato Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Il sito è ubicato sulla parte più alta del pianoro di Monte Santo, intorno la chiesa romanica di S. Elia, testimoniata come monastero cassinese dal 1065. Sono state rilevate alcune rasature murarie e una concentrazione di ceramiche databili fra il XIII e il XV secolo, quando l’esistenza del cenobio è evanescente ma il sito appare come possibile sede di una fortificazione e come sede temporanea del Giudice. S. Elia appare dunque come un sito privilegiato nel quale potere religioso e civile convivono e agiscono insieme. La funzione militare, o quanto meno strategica, non aveva necessità di strutture ad hoc per le caratteristiche naturali: la forte acclività dei pendii e l’ampia visibilità. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 2 Grezze, depurate, maiolica arcaica pisana e savonese, invetriate provenzali e pisane 5267 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Scarso RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso Restauri, vandalismo INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI S. Elia di Montesanto GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Plateau basaltico Argilla Incolto Sommità basaltica con visibilità e controllo su area molto ampia. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 408 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Siligo Monte S. Antonio MSA I MSA 11 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'11.28"N 8°44'34.96"E UT MSA 10 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ Santuario Nuragico INTERPRETATIVA Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Il sito, oggetto di numerose campagne di scavo a partire dagli anni ’80, rappresenta il maggior esempio di Santuario nuragico federale della Sardegna settentrionale. È costituito da numerosi corpi di fabbrica (due nuraghi, un pozzo sacro, un grande temenos, un tempio a megaron e altre) ed ha restituito, nonostante sia stato oggetto di numerosi atti di vandalismo e di scavi clandestini, reperti in bronzo e in ambra proveniente dal nord europa. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 1 Strutture, ambra, metallo, ceramica 41798 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Ottimo RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Degrado strutture, vandalismo INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO Plateau basaltico Argilla SUOLO Incolto DEL DATI AMBIENTALI Parte di un ampio altopiano vulcanico utilizzato per il pascolo e per la raccolta della legna. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 1985-2000 F. Lo Schiavo TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE IALONGO 2011 FOIS 2012/13 BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 409 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Siligo Monte S. Antonio MSA II MSA 1- 9 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'21.96"N 8°44'18.70"E UT MSA 2 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Fortificazione Bassomedievale Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Il sito occupa la parte centrale del Monte S. Antonio, promontorio settentrionale del Monte Pelao, com ampia visibilità e controllo sulla viabilità verso Sassari, la Gallura e Alghero. Le strutture rilevate sono relative alla fortificazione eretta a metà del XIV secolo da Damiano Doria e immediatamente passata al Giudicato di Arborea, che aveva la funzione di capoluogo del Meilogu. L’insediamento, fortificato naturalmente, era costituito da almeno 10 abitazioni, dalla chiesa di S. Antonio e da una cisterna per la raccolta delle acque piovane, necessaria per la mancanza di sorgenti sull’altopiano. L’unico ingresso era probabilmente controllato da una piccola torre o guardiola. Le strutture sono in eccezionale stato di conservazione. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 9 Strutture, maiolica arcaica pisana, maiolica valenzana “Tipo Pula” STATO DI VISIBILITÀ Buono 9284 STATO DI CONSERVAZIONE Buono RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Degrado strutture, vandalismo INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI La Capula GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Plateau basaltico Argilla Incolto Parte di un ampio altopiano vulcanico utilizzato per il pascolo e per la raccolta della legna. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizione 2007 M.Milanese TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE MILANESESANNADEMURTAS- CHERCHILORENZINI 2008 BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 410 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Bonnanaro Nieddu NDD I NDD 1-4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'31.58"N 8°45'47.03"E UT NDD 1 (Chiesa S. Basilio) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento (Villa) Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La villa di Nieddu, testimoniata nelle fonti scritte di XIV e XV secolo, era posizionata a nord e nordovest della sua chiesa parrocchiale (S. Basilio). I ripetuti lavori agricoli hanno da un lato danneggiato fortemente le strutture sepolte e dall’altro messo in luce numerosi elementi litici e laterizi (coppi). La cultura materiale (maiolica arcaica pisana, grezze) rimanda allo stesso periodo. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 4 Maiolica arcaica e invetriata pisana, grezze 11520 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio- alto Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Nieddu GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Basalto Argilla Oliveto Pendio con molti elementi litici di crollo affioranti. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 411 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Bonnanaro Nieddu NDD II NDD 1,3, 4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'31.58"N 8°45'47.03"E UT NDD 1 (Chiesa S. Basilio) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento (piccola villa) Postmedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La villa di Nieddu scompare dalle fonti scritte nel XV secolo. Le ricognizioni archeologiche hanno invece evidenziato la presenza di ceramiche di periodo postmedievale che fanno ipotizzare la persistenza di una qualche forma d’insediamento. È al momento impossibile determinarne l’estensione e la strutturazione e si trattava probabilmente di poche unità abitative, legate alla chiesa di San Basilio, anch’essa ricostruita nel Settecento, e pertinenti alla Villa di Bonnanaro. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3 Invetriate e ingobbiate oristanesi, invetriata di Patti 5467 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio- alto Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Basalto Argilla Oliveto Pendio con molti elementi litici di crollo affioranti. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 412 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Bonnanaro S. Maria Iscalas SMS I SMS 1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'6.11"N 8°45'28.22"E UT SMS 1 (Chiesa S. Maria Iscalas) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Bassomedievale Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Chiesa mononavata posta a breve distanza dal centro urbano di Bonnanaro, costruita presumibilmente presso un antico luogo di culto (presenza di un omphalos protostorico). L’edificio medievale era di dimensioni minori rispetto a quello attuale ed era dotato di fonte battesimale. Alcuni studiosi ipotizzano che la chiesa fosse parte dell’originario nucleo di Bonnanaro, che sarebbe stato spostato poco più a nord del centro attuale NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 1 Strutture 200 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Ottimo Ottimo RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Nessuno INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Bonnanaro? GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 2001 Boninu A. PANDOLFI 2004 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 413 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Bonnanaro S. Maria Iscalas SMS II SMS 1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'6.11"N 8°45'28.22"E UT SMS 1 (Chiesa S. Maria Iscalas) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Postmedievale Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA In epoca postmedievale la chiesa di S. Maria venne ampliata (1682) ed era oggetto di devozione popolare, forse organizzata da una confraternita femminile, come indicato da un’epigrafe su un ingresso secondario. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 1 Strutture 307 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Ottimo Ottimo RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Nessuno INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI PEDOLOGIA RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 2001 Boninu A. PANDOLFI 2004 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 414 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Bonnanaro S. Barbara SBR I SBR 1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'14.46"N 8°45'38.26"E UT SBR 1 (Chiesa S. Barbara) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ Chiesa isolata Postmedievale INTERPRETATIVA Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Piccola chiesa rurale la cui lettura è resa difficoltosa da superfetazioni e restauri poco corretti. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 1 Strutture 199 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Buono Buono RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso Degrado strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI PEDOLOGIA RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 415 COMUNE LOCALITÀ SITO Borutta S. Pietro di Sorres SPS I UT TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°31'17.39"N 8°44'53.38"E Ingresso Grotta Ulari Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento e sepolture in grotta Preistorico Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La Grotta di Sa Rocca Ulàri si inserisce a pieno titolo nella fitta maglia insediativa che ha interessato le cavità naturali della Sardegna durante la preistoria e la protostoria. Le sue dimensioni e conformazione, hanno permesso a piccoli gruppi umani di stanziarsi nella cavità che si apre nel versante settentrionale del Colle di Sorres. La frequentazione è attestata senza interruzione a partire dal Neolitico Medio fino al Medioevo. Lo studio dei materiali ha permesso di stabilire che la frequentazione a scopo abitativo è riferibile alla fine del Neolitico Cultura di Ozieri e al primo Eneolitico Sub Ozieri. L’uso funerario si ipotizza per le successive fasi culturali. Tombe a domus de Janas sono state rinvenute anche nel versante orientale del colle di Sorres. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 1000 mq STATO DI CONSERVAZIONE RISCHIO ARCHEOLOGICO STATO DI VISIBILITÀ TIPOLOGIA DI RISCHIO INSEDIAMENTO MEDIEVALE GEOLOGIA Marne e miocenici calcari INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI PEDOLOGIA USO Argilla SUOLO Incolto DEL DATI AMBIENTALI Parte sud orientale del pianoro di Sa Mura, con ampia intervisibilità sulle pianure e viabilità. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Studio materiali 2006/8 P.P. Soro SORO 2009, 2009a TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 416 COMUNE LOCALITÀ SITO Borutta S. Pietro di Sorres SPS II UT TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°31'14.95"N 8°44'58.62"E Nuraghe S. Pietro Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Nuraghe Nuragico Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Il Nuraghe S. Pietro è ubicato presso la chiesa romanica di S. Pietro, presenta pianta polilobata ed aveva presumibilmente funzione di controllo sulla vallata circostante. Numerosi reperti contestuali furono rinvenuti negli sterri per la costruzione del convento benedettino (metà XIX). In epoca nuragica anche la grotta Ulari la cavità fu frequentata inizialmente come deposito di derrate alimentari, successivamente per altri scopi probabilmente legati al culto NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3190 Ceramica STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Nullo INSEDIAMENTO MEDIEVALE GEOLOGIA Marne e miocenici calcari INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Argilla Incolto Parte sud orientale del pianoro di Sa Mura, con ampia intervisibilità sulle pianure e viabilità. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Analisi strutturale 2008 Soro P.P. SORO 2010 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 417 COMUNE LOCALITÀ SITO Borutta S. Pietro di Sorres SPS III UT TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°31'12.93"N 8°44'57.25"E Chiostro monastero Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento Romana Scarsa INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA L’esistenza di un insediamento romano sul colle di Sorres è testimoniato chiaramente dai reperti recuperati durante gli sterri degli anni ’50 del Novecento, effettuati per la costruzione del monastero benedettino. Fra essi figurano ceramiche databile fra III-II a.C. e V d.C.. Non è naturalmente possibile capire estensione e fasi cronologiche di questo sito, sebbene sia di particolare interesse il rinvenimento di frammenti epigrafici di età imperiale. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 11186 mq Vernice nera campana e locale, sigillata africana, lucerne africane con decorazione cristiana, frammenti epigrafici, monete. STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Cattivo Scarso RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Nullo INSEDIAMENTO MEDIEVALE GEOLOGIA Marne e miocenici calcari INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Argilla Incolto Parte sud orientale del pianoro di Sa Mura, con ampia intervisibilità sulle pianure e viabilità. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 418 COMUNE LOCALITÀ SITO Borutta S. Pietro di Sorres SPS IV UT TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°31'12.93"N 8°44'57.25"E Chiostro monastero Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Fortificazione Altomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La definizione del sito altomedievale di Sorres è resa estremamente difficoltosa dalle distruzioni derivanti dagli sterri di metà XX secolo. I reperti rinvenuti in quell’occasione (ceramiche, oggetti in metallo) ci permettono tuttavia di capire che nell’area era caratterizzata con ogni probabilità da una fortificazione bizantina vista la presenza di fibbie da cavaliere e armi, provenienti probabilmente dalle sepolture. Un paio di sepolture furono inoltre scavate anche nel versante meridionale del colle. Alla postazione militare e al sepolcreto era verosimilmente associata una struttura religiosa, stante il rinvenimento di un bacile bronzeo di ambito visigoto o copto, usato nei riti cristiani. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 6672 mq Brocchete longobarde e visigote, cuspidi di lancia, spade, pugnali, fibbie, bacile copto o visigoto, ceramiche stampigliate, monete. STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Cattivo Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Nullo INSEDIAMENTO MEDIEVALE GEOLOGIA Marne e miocenici calcari INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Argilla Incolto Parte sud orientale del pianoro di Sa Mura, con ampia intervisibilità sulle pianure e viabilità. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Analisi Materiali 1988 R.Caprara CAPRARA 1988 TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 419 COMUNE LOCALITÀ SITO Borutta S. Pietro di Sorres SPS V TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°31'13.23"N 8°44'55.60"E Chiesa S. Pietro Fotointerpretazione TIPOLOGIA Insediamento (episcopio) privilegiato UT CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Bassomedievale Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA In epoca giudicale si data la costruzione della Cattedrale di S. Pietro di Sorres, forse su una struttura precedente, con due fasi costruttive, una di fine XI e una di fine XII. Nel recente monastero benedettino sono inoltre state inglobate parte delle strutture in stile romanico che afferivano probabilmente all’episcopio di Sorres mentre altre strutture sono state recentemente rinvenute. In periodo aragonese venne costruita una bastida. Al periodo bassomedievale sono da riferire anche numerose ceramiche decontestualizzate rinvenute negli anni ’50. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 6610 mq Ingobbiate in verde e bruno siciliane o tunisine, maiolica arcaica pisana, maiolica catalana e valenzana STATO DI CONSERVAZIONE RISCHIO ARCHEOLOGICO STATO DI VISIBILITÀ TIPOLOGIA DI RISCHIO INSEDIAMENTO MEDIEVALE GEOLOGIA Marne e miocenici calcari INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Argilla Incolto Parte sud orientale del pianoro di Sa Mura, con ampia intervisibilità sulle pianure e viabilità. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Scavo 2008 A.Boninu TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE PANDOLFI- PETRUZZI 2011 BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 420 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Borutta S. Miali SMI I SMI 1, 2 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°30'57.50"N 8°44'14.49"E UT SMI 1 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento Nuragico Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Nuraghe probabilmente monotorre di cui residua la torre completamente ingombra di terra e vegetazione; si può a malapena leggere il crollo interno, leggermente infossato. Ad est della struttura è stata rilevata una piccola dispersione di materiale litico di varia dimensione, almeno in parte riconducibile al crollo del nuraghe, e ceramica (frammenti non diagnostici ma riferibili per impasto e tecnologia al periodo nuragico). NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 2715 mq Strutture, ceramica 2 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio- Alto Degrado delle strutture, lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Calcari e marne mioceniche argilla Coltivato ad avena DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 421 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Antonio di Taylos TAY I TAY 2, 3, 4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°30'34.12"N 8°44'49.03"E Centroide UT TAY 2 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento Romana Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Ad ovest dei ruderi della chiesa romanica di S. Antonio, in un pianoro calcareo, è un sito romano di grande dimensioni, costituito da una grande concentrazione di elementi litici, laterizi (coppi, embrici) e ceramica. Al centro del sito sono rilevabili, sia sulle foto aeree che sul terreno, alcune rasature murarie forse pertinenti a due grandi ambienti rettangolari, ulteriormente ripartiti al loro interno, appartenenti probabilmente ad un vicus o ad una grande fattoria. La datazione è al momento da porre nel periodo tardo-antico (IV- VII d.C.) NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 14163 mq Ceramica da cucina africana: Casseruole Hayes 197- Ostia III, fig. 267= Bonifay Culinaire Type 10 , Bonifay Culinaire Type 10. TSCA: Bonifay Sigillèe Type 60 Variante B, Variante C . 3 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio- alto Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari e marne mioceniche argilla incolto Pianoro calcareo utilizzato intensivamente per la produzione di calce. A breve distanza fonte perenne. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 422 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Antonio di Taylos TAY II TAY 1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°30'33.94"N 8°44'51.25"E UT TAY 1 (ruderi chiesa S. Antonio) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Bassomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Chiesa romanica, citata nel 1449, che presenta due fasi principali: una di epoca pienamente romanica (forse di inizio XII secolo) e la seconda di XV secolo, con una nuova apertura laterale. Alla chiesa è legato un muro che sembra delimitare un ambiente di servizio dietro l’abside. Un’altra muratura chiude la sua area di pertinenza verso lo strapiombo in cui sorge la fonte omonima. Era presumibilmente un santuario campestre già in epoca medievale, come poi attestato nel 1639 dal Vico. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 228 mq 1 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Ottimo RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Alto Degrado strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari e marne mioceniche argilla Incolto Pianoro calcareo utilizzato intensivamente per la produzione di calce. A breve distanza fonte perenne. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 423 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Vittoria di Taylos TAY III TAY 5, 6, 7 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°30'21.77"N 8°45'16.87"E UT TAY 5 (ruderi chiesa S. Vittoria) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Villa Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA L’insediamento era posto intorno alla chiesa di S. Vittoria, molto simile stilisticamente alla vicina chiesa di S. Antonio e ad altre vicine. Sono state rilevate delle dispersioni di materiale litico, laterizio (coppi) e ceramica, riferibili ai crolli delle strutture sepolte. I lavori agricoli hanno probabilmente causato dei gravi danneggiamenti al deposito archeologico, vista la grande quantità di materiale litico, spesso raccolto in grandi cumuli. In almeno quattro casi concentrazioni di forma definita, delimitate da conci di dimensioni maggiori e pietrame minuto in mezzo, sembrano corrispondere a unità abitative. La cronologia (fine XIII- XIV secolo) corrisponde a quanto noto di Taylos nelle fonti scritte. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 15234 mq Anfore decorate a pettine, maiolica arcaica pisana, maiolica valenzana “Tipo Pula”, invetriate in monocottura, graffita arcaica savonese. 3 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio- alto Degrado delle strutture, lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Taylos GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari e marne mioceniche argilla Incolto Pianoro calcareo utilizzato intensivamente per la produzione di calce. A breve distanza fonte perenne. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 424 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Antonio di Taylos TAY IV TAY 8 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°30'33.12"N 8°44'52.32"E UT TAY 8 (Chiesa S. Antonio) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Postmedievale Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Grande chiesa (31*10 m) di epoca postmedievale, da porre in relazione con le esigenze del culto di S. Antonio, già venerato presso la più antica chiesa romanica, che andò a sostituire probabilmente nel XVII secolo. La frequentazione devozionale è confermata anche dalle numerose cumbessias (edifici per ospitare i pellegrini) che le sono addossate. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 819 mq 1 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Ottimo Ottima RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Restauri e lavori non controllati INSEDIAMENTO MEDIEVALE GEOLOGIA PEDOLOGIA Calcari e marne mioceniche argilla INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Pianoro calcareo utilizzato intensivamente per la produzione di calce. A breve distanza fonte perenne. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 425 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Andrea SAD I SAD 1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°30'58.77"N 8°45'39.79"E UT SAD 1 (Chiesa S. Andrea) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Chiesa posta poco al di fuori del centro storico di Torralba. Presenta due fasi principali, la prima è databile all’inizio del XI secolo e la seconda, da porre comunque in epoca medievale, comportò invece un abnorme allungamento. La funzione di tale chiesa sembra essere quella di santuario campestre o comunque gravitante intorno al vicino centro di Turalva. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 105 mq 1 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Ottimo Buono RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Restauri e lavori non controllati INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Turalva GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Calcari e marne miocenici Argilla Incolto DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 426 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Giorgio SGG I SGG 2 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°29'59.06"N 8°46'18.16"E UT SGG 2 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Necropoli Preistorico Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Necropoli ipogeica della tipologia “domus de janas” posta a brevissima distanza dalla chiesa di S. Giorgio e costituita da una camera centrale con tre camere disposte radialmente. Altri ipogei erano presenti nelle vicine pareti rocciose e sono crollate. NUMERO UT ESTENSIONE DI MATERIALI RINVENUTI 31 mq 1 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Buono Medio RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio- alto Crolli strutturali, vandalismo INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Calcari e marne miocenici Argilla Incolto DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Studio delle strutture 2008 L.Foddai FODDAI 2010/11. TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 427 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Giorgio SGG II SGG 3, 4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°29'54.07"N 8°46'11.31"E UT SGG 3 (Nuraghe Santu Giolzi) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento Nuragico Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Il sito nuragico è ubicato al limitare di un promontorio calcareo che controlla la sottostante vallata. E’ costituito da un nuraghe monotorre con camera circolare, di cui residuano solo due filari. A nord di questo possono essere rilevate le tracce di poche capanne circolari, chiuse da un antemurale verso nord. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 819 mq 2 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Degrado delle strutture; crollo della parete calcarea INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Argilla Incolto Calcari e miocenici marne DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Studio delle strutture 2008 L.Foddai FODDAI 2010/11. TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 428 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Giorgio SGG III SGG 1, 5 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°29'58.52"N 8°46'17.23"E UT SGG 1 (ruderi chiesa S. Giorgio) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Domus ? Chiesa isolata? Bassomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA I ruderi della chiesa di San Giorgio sono da inserire in un gruppo di chiese (S. Antonio e S. Vittoria di Taylos, S. Benedetto di Ibilis) con spiccati tratti architettonici comuni e databili presumibilmente entro il XII secolo. La presenza di un piccolo insediamento contestuale alla chiesa è ipotetico: a breve distanza da questa sono infatti state individuate delle rasature murarie associate ad una concentrazione di elementi litici di piccola dimensione. Non disponiamo di elementi utili alla datazione di questa Unità Topografica. Se fosse contestuale alla chiesa di S. Giorgio potremmo ipotizzare l’esistenza di un piccolo insediamento, probabilmente una domus. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 2280 mq 2 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio- alto Lavori agricoli, crollo delle strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI ??? GEOLOGIA Calcari e miocenici marne PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Argilla Incolto DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 429 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Maria di Cabuabbas CAB I CAB 2 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°29'30.50"N 8°45'37.43"E Centroide UT CAB 2 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento Romano Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Piccolo insediamento costituito da una concentrazione di elementi litici, laterizi (embrici) e ceramica posto a sud della chiesa di Cabuabbas. Sono state rilevate anche alcune rasature murarie. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 1 3301 mq Anforacei STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Argilla Incolto Calcari e miocenici marne DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 430 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Maria di Cabuabbas CAB II CAB 1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°29'31.07"N 8°45'39.59"E UT CAB 1 (Chiesa di S. Maria) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Bassomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La chiesa è databile nel suo impianto originario alla seconda metà del XII secolo, con numerosi rimaneggiamenti nel periodo succesivo. Non è chiaro il suo rapporto con un vicino e più piccolo edificio absidato. Allo stato attuale delle ricerche non è confermata la presenza dell’insediamento di Cabuabbas, citato solo nella letteratura scientifica mentre la chiesa appare essere una struttura rurale. NUMERO DI UT ESTENSIONE 1 244 mq MATERIALI RINVENUTI STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Ottimo Buona RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Restauri e lavori INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Cabuabbas ? GEOLOGIA Calcari e miocenici marne PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Argilla Incolto DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 431 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Torralba S. Maria di Cabuabbas CAB III CAB 2 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°29'30.50"N 8°45'37.43"E Centroide UT CAB 2 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Domus/ piccolo insediamento Postmedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA A sud della chiesa di Cabuabbas è stata individuata una concentrazione di elementi ceramici databili fra il XVI e il XIX secolo. Le ipotesi interpretative sono al momento due: o una frequentazione a scopo devozionale oppure un piccolo insediamento rurale costruito intorno alla chiesa, come sembra conformato da alcune fonti cartografiche e orali. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3421 mq Invetriate e ingobbiate regionali, “terraglie” marroni e gialle di produzione albisolese 1 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Argilla Incolto Calcari e miocenici marne DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 432 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Todorache TOD I TOD 3 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°31'14.79"N 8°51'1.80"E UT TOD 3 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Nuraghe Nuragico Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Nuraghe monotorre in opera megalitica, poco leggibile per le cattive condizioni di conservazione, posto in una valle a controllo del corso del Riu Pizzinnu. Non è al momento chiaro se fosse sede di un villaggio. NUMERO UT DI ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 139 mq 1 STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Crollo delle strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO Depositi cineritici Argilla SUOLO Incolto pomiceo DEL DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 433 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Todorache TOD II TOD 1, 2, 4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°31'12.28"N 8°51'1.27"E Centroide UT TOD 2 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento (Villa) Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA L’insediamento medievale di Todorache è disposto nel leggero versante che porta dalla chiesa di S. Maria al Riu Pizzinnu, in particolare nella sua parte più alta. In un ampio areale si possono osservare un gran numero di anomalie morfologiche in associazione a concentrazioni di elementi litizi, laterizi e ceramici, corrispondenti probabilmente alle strutture sepolte. Tali anomalie sono disposte lungo le isoipse. Ben distinta è l’area religiosa, costituita dalla chiesa e dal recinto cimiteriale e posta nel punto più elevato. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3 Coppi, Maiolica arcaica pisana e savonese, maiolica a lustri valenzana 35250 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Media RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Todorake GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Depositi cineritici Argilla Incolto pomiceo DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizioni 2004/05 DEIANA c.d.s. TIPOLOGIA ANNO M.Milanese, M.G. Deiana RESPONSABILE TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 434 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Todorache TOD III TOD 1, 2, 4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°31'12.28"N 8°51'1.27"E Centroide UT TOD 2 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento (Villa) Postmedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA L’insediamento postmedievale di Todorache è disposto nel leggero versante che porta dalla chiesa di S. Maria al Riu Pizzinnu, in particolare nella sua parte più alta. In un ampio areale si possono osservare un gran numero di anomalie morfologiche in associazione a concentrazioni di elementi litizi, laterizi e ceramici, corrispondenti probabilmente alle strutture sepolte. Tali anomalie sono disposte lungo le isoipse. Ben distinta è l’area religiosa, costituita dalla chiesa e dal recinto cimiteriale e posta nel punto più elevato. Le ceramiche rinvenute rimandano al periodo di vita del villaggio conosciuto dalle fonti (XVIXVII secolo). NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3 35250 mq Maiolica di Montelupo Fiorentino, Invetriate e ingobbiate oristanesi, Maioliche liguri, Graffite pisane STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Media RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Basso INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Depositi pomiceo cineritici Argilla Incolto DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizioni 2004/05 DEIANA c.d.s. TIPOLOGIA ANNO M.Milanese, M.G. Deiana RESPONSABILE TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 435 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Lachesos LAC I LAC 1, 4,6,7, 2?, 3?, 5? TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°33'29.55"N 8°50'23.47"E UT LAC 1 (Chiesa S. Lucia) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento (Villa) Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA L’esatta ubicazione e perimetrazione della villa medievale di Lachesos è ipotizzata sulla base della chiesa di Santa Lucia, di periodo romanico, e del sito postmedievale, che lo doveva grossomodo seguire. Perciò l’insediamento doveva essere ubicato a sud-est dell’edificio religioso, sul pendio meridionale del M. Lachesos. NUMERO DI UT ESTENSIONE 4/7 51037 mq MATERIALI RINVENUTI STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Lachesos GEOLOGIA Calcari e mioceniche marne PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Argilla Incolto DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizioni 2004/05 DEIANA c.d.s. TIPOLOGIA ANNO M.Milanese, M.G. Deiana RESPONSABILE TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 436 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Lachesos LAC II LAC 1, 4,6,7, 2?, 3?, 5 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°33'29.55"N 8°50'23.47"E UT LAC 1 (Chiesa S. Lucia) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento (Villa) Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La villa di Lachesos continuò ad essere abitata fino all’inizio del XIX secolo, ma di essa non residua nessun edificio, fatta eccezione per la chiesa di S. Lucia, sua parrocchiale. I processi postdeposizionali di spoliazione e di lavori agricoli hanno causato la difficile leggibilità del sito. Le ricognizioni hanno tuttavia evidenziato anomalie morfologiche, sezioni esposte e materiali archeologici riconducibili all’insediamento a sud-est della chiesa, lungo la strada che conduce a Mores. Anche la S.V. su Crastu Iradu sembra ricalcare una viabilità interna al villaggio. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 4/7 51037 mq Maiolica ligure a smalto berretino, marmorizzata pisana, ingobbiate e invetriate oristanesi STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Argilla Incolto Calcari e mioceniche marne DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizioni 2004/05 DEIANA c.d.s. TIPOLOGIA ANNO M.Milanese, M.G. Deiana RESPONSABILE TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 437 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Crastu S. Eliseu CSE I CSE1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'25.31"N 8°47'7.03"E Centroide UT CSE 1 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Necropoli Preistorico Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Masso calcareo erratico scivolato lungo il pendio meridionale del Monte Santo. È’ stato scavato su due piani per l’impianto di una necropoli a “domus de janas”, oggi poco leggibile per i successivi riusi degli ipogei. NUMERO DI UT ESTENSIONE 1 262 mq MATERIALI RINVENUTI STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Buono Ottima RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Crollo Struttura INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari e mioceniche PEDOLOGIA marne RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 438 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Crastu S. Eliseu CSE II CSE1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'25.31"N 8°47'7.03"E Centroide UT CSE 1 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Monastero Altomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Masso calcareo erratico, scivolato dal costone meridionale del Monte Santo; già utilizzato in epoca preistorica per delle sepolture ipogeiche della tipologia “domus de janas” venne poi riutilizzato in epoca altomedievale per l’impianto di una chiesa rupestre sul piano superiore e come cappella funeraria su quello inferiore. Per alcuni studiosi faceva parte di un complesso monastico bizantino organizzato come “laura”. NUMERO DI UT ESTENSIONE 1 262 mq MATERIALI RINVENUTI STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Buono Ottima RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Crollo Struttura INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari e mioceniche PEDOLOGIA marne RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 439 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Crastu S. Eliseu CSE III CSE1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°34'25.31"N 8°47'7.03"E Centroide UT CSE 1 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La chiesa rupestre di S. Eliseo, impiantata in epoca altomedievale e forse già sede di una comunità monastica, era parte nel basso medioevo dei possedimenti cassinesi nel Giudicato di Torres almeno dal 1122, insieme alla chiesa di S. Elia, posta sulla sommità del monte. NUMERO DI UT ESTENSIONE 1 262 mq MATERIALI RINVENUTI STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Buono Ottima RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Crollo Struttura INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI S. Helisaei GEOLOGIA Calcari e mioceniche PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI marne RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 440 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Oppia OPP I OPP 3-5 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°33'27.60"N 8°51'4.24"E Centroide UT OPP 5 Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Insediamento Romana Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA L’insediamento romano di Oppia è chiaramente indicato dalla presenza di elementi litici, laterizi (coppi, embrici) e ceramica in un vasto areale posto a sud- ovest dei ruderi della chiesa di S. Giovanni, lungo la strada che conduce ad Ardara e che secondo diversi studiosi (A. Mastino) ricalca l’antica via romana A Karalibus Olbiam. Foto storiche ricordano anche la presenza di una colonna in situ. L’insediamento, di cui al momento è impossibile precisare la funzione, conobbe una lunga frequentazione dal periodo tardorepubblicano a quello tardo-antico. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3 10390 mq Vernice nera campana, anforacei, ceramica africana da cucina STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Cattivo Nulla RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari e marne mioceniche Argilla Incolto/ortivo Piccolo piano posto sul verdsante sud del monte Lachesos, a controllo della valle sottostante. Presenza di una fonte perenne. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizioni 2004/05 M.Milanese, M.G. Deiana DEIANA c.d.s. TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 441 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Oppia OPP II OPP 1- 4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°33'28.73"N 8°51'9.13"E UT OPP 1 (Ruderi chiesa S. Giovanni) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Domus/ piccolo insediamento Bassomedievale Buona INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La chiesa romanica di S. Giovanni, leggibile come rudere, era il fulcro di un piccolo insediamento citato nel XII secolo, che si estendeva a sud-ovest dell’edificio religioso. Archeologicamente sono rilevabili in superficie delle dispersioni di conci e pietre di piccola dimensione, laterizi (coppi) e ceramica (grezze da cucina, maiolica arcaica pisana). I reperti diagnostici documentano una fase di XIV secolo. L’insediamento di Oppia era presumibilmente una domus/insediamento privato in quanto al sito documentato dalla ricognizione non ne corrisponde uno citato nelle numerose fonti Trecentesche. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 4 5467 mq Strutture, coppi, maiolica arcaica pisana STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Cattivo Nulla RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Oppia GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari e marne mioceniche Argilla Incolto/ortivo Piccolo piano posto sul verdsante sud del monte Lachesos, a controllo della valle sottostante. Presenza di una fonte perenne. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA Ricognizioni 2004/05 M.Milanese, M.G. Deiana DEIANA c.d.s. TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 442 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Santu Paulu SPN I SPN 1- 4 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'32.94"N 8°48'44.42"E UT SPN 1 (Ruderi chiesa S. Paolo) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Domus/ piccolo insediamento/monastero Bassomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Il sito è ubicato intorno ai ruderi della chiesa di S. Paolo, corrispondente probabilmente al priorato di S. Pauli de Nula citato nei registri delle decime a metà del Trecento, ed è costituito da dispersioni di materiale litico e laterizio. Al momento non sono state rinvenute strutture immediatamente riferibili ad un monastero né elementi sicuri di datazione, perciò non è possibile dare una chiara lettura dell’insediamento. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 4 Strutture, coppi 5691 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Cattivo Scarsa RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI S. Paolo di Nula GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Calcari e marne miocenici Argilla Incolto Collina calcarea con ampio controllo sulla vallata di San Giovanni- RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 443 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores Santu Paulu SPN II SJE 1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'22.93"N 8°48'25.07"E UT SJE 1 (Chiesa S. Giovanni) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Bassomedievale Ottima INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Chiesa e santuario campestre, citato nelle fonti scritte a partire dal XV secolo. La chiesa è di difficile lettura per gli edifici successivi che le si sono addossati e perché intonacata. Alcuni elementi stilistici, come una monofora, fanno ipotizzare un impianto originario di epoca medievale. NUMERO DI UT ESTENSIONE 1 2738 mq MATERIALI RINVENUTI STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Ottimo Ottima RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Restauri INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Santu Juanne de Mores GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 444 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Ittireddu S. Elena SGQ 1 SEL 1 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'25.08"N 8°53'42.36"E UT SEL 1 (Ruderi chiesa S. Elena) Fotointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Chiesa isolata Altomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA Chiesa rurale ubicata a breve distanza dai centri di Ittireddu e Querqueto. In stato di rudere, è possibile tuttavia leggerne almeno due fasi: la più antica è quella relativa all’abside con copertura a quarto di sfera, legato con malta, con iconostasi e transenna, ed è databile al periodo bizantino. Nell’area circostante non sono stati rinvenuti elementi riportabili ad un insediamento. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 1 Strutture 64 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Discreto Buona RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Alto Crollo strutture INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO Basalti dei plateaux Argilla Incolto DATI AMBIENTALI RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 445 COMUNE LOCALITÀ SITO UT Mores S. Giacomo SGQ II SGQ 1-3 TOPONIMI COORDINATE PUNTO GEOREFERENZIATO METODO 40°32'4.87"N 8°53'22.30"E UT SGQ 1 (Chiesa S. Giacomo) FOtointerpretazione TIPOLOGIA CRONOLOGIA AFFIDABILITÀ INTERPRETATIVA Piccolo insediamento (Villa) Bassomedievale Discreta INTERPRETAZIONE DESCRITTIVA La chiesa di San Giacomo ha un suo primo impianto in epoca romanica, modificato più volte nel periodo successivo. L’area circostante presenta visibilità archeologica pressoché nulla in quanto interessata dalla vegetazione spontanea. A nord della chiesa è stata tuttavia perimetrata una piccola dispersione di elementi litici e laterizi (coppi) che potrebbe indicare la presenza di un piccolo insediamento di epoca medievale, identificato dagli studiosi con la villa di Querqueto, citata nelle fonti di XII- XIV secolo. NUMERO DI UT ESTENSIONE MATERIALI RINVENUTI 3 Coppi, ceramica 5183 mq STATO DI CONSERVAZIONE STATO DI VISIBILITÀ Scarso Nulla RISCHIO ARCHEOLOGICO TIPOLOGIA DI RISCHIO Medio Lavori agricoli INSEDIAMENTO MEDIEVALE INSEDIAMENTO MEDIEVALE- II IPOTESI Querqueto GEOLOGIA PEDOLOGIA USO DEL SUOLO DATI AMBIENTALI Depositi pomiceo cineritici Argilla Incolto Area di basse colline immediatamente precedente il fondovalle; presenza di molte sorgenti e corsi d’acqua. RICERCHE PRECEDENTI TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA TIPOLOGIA ANNO RESPONSABILE BIBLIOGRAFIA NOTE Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 446 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 447 Bibliografia La bibliografia è stata suddivisa in più sezioni a seconda dell’argomento e della natura del testo. Una prima grande suddivisione riguarda le fonti e la letteratura scientifica. All’interno della letteratura sono state individuate 5 aree di riferimento (Metodologia, Villaggi abbandonati e insediamento medievale, a sua volta enucleato in Europa, Italia e Sardegna, Storia del Medioevo, Storia e geografia della Sardegna, Archeologia), spesso intersecantesi: si è scelto perciò di evidenziare l’aspetto più generale del testo, pur con evidenti, e temo immancabili, errori e confusioni. Fonti ARMANGUÉ J.-HERRERO I.- CIREDDU ASTE A.-CUBONI C. 2001, Proceso contra los Arborea, Pisa. ARTIZZU F. 1957, Registri e carte reali di Ferdinando I d’Aragona, “Archivio Storico Sardo”, XXV-1, pp.261-318. BASSO E.- SODDU A 2001, L’Anglona negli atti del notaio Francesco Da Silva (1320-1326), Perfugas. 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Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 479 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 480 Indice delle Figure Fig. 1. Lo Skyline di Monte Santo (a sinistra) e Monte Pelao (a destra) visto da nord. Fig. 2. La cattedrale di San Pietro di Sorres. Fig. 1.1 Georeferenziazione degli insediamenti censiti da J. Day (Day 1973), a destra, e A. Terrosu Asole (Terrosu Asole 1974). Fig. 1.2. Geridu (Sorso- SS), panoramica dell’area 3000. Fig. 1.3. Orria Pithinna (Chiaramonti- SS), ricognizione sul campo (foto dell’autore, aprile 2007). Fig. 2.1. Il Meilogu nel contesto regionale Fig. 2.2. Il meilogu nella Sardegna Giudicale. Fig. 2.3. S. Pietro di Sorres: la chiesa vista da sud-ovest. Fig. 2.4. La diocesi di Sorres Fig. 2.5. Le curatorie della diocesi di Sorres Fig. 2.6 . Le signorie territoriali. Fig. 2.7. Possedimenti dei Doria a metà Trecento: ubicazioni di G. Meloni. Fig. 2.8. Possedimenti dei Doria a metà Trecento: ubicazioni di G. Deriu. Fig. 2.9. Le circoscrizioni territoriali alla firma della pace del 1388. Fig. 2.10. I feudi in epoca aragonese. Fig. 3.1. Carta geologica sulla base della Carta Geologica della Sardegna in scala 1:25.000 Fig. 3.2 .Carta dell’altimetria. Fig. 3.3. Carta dell’idrografia. Fig. 3.4. Carta dei suoli. Fig. 3.5. Carta dell’Uso del Suolo. Fig. 4.1. I siti preistorici e protostorici del Meilogu. Fig. 4.2. I siti romani del Meilogu. Fig. 4.3. I siti altomedioevale del Meilogu Fig. 4.4. I siti medievali oggetto di analisi archeologica Fig. 5.1 Procedure e tecnologie dell’archeologia dei paesaggi secondo lo schema di F. Cambi. Fig. 5.2. Costruzione dei modelli interpretativi nel survey. Fig. 5.3. Rapporto tra Unità Topografica e sito. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 481 Fig. 5.4. Scheda di Unità Topografica. Fig. 5.5. Esempio di cartografia storica Fig. 5.6. Schema delle relazioni del Database. Fig. 5.7. Schema concettuale della Banca dati alfanumerica e GIS Fig. 6.1 L'area di Sauren nel XII secolo Fig. 6.2 L'area di Sauren nel XIV secolo. Fig. 6.3 Insediamenti nel periodo giudicale. Fig. 6.4. Enti religiosi nel Meilogu giudicale. Fig. 7.1. Pianta e alzato della chiesa di Mesumundu nel 1857. Fig. 7.2. Ricognizioni intensive nel sito di S. Maria di Mesumundu. Fig. 7.3. S. Maria di Mesumundu carta delle ricognizioni intensive. Fig. 7.4. La chiesa di S. Maria di Mesumundu vista da nord-ovest. Fig. 7.5. S. Maria di Mesumundu, carta della visibilità Fig. 7.6. S. Maria di Mesumundu, Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.7. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa, carta delle indagini. Fig. 7.8. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa, carta delle visibilità. Fig. 7.9. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa, carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.10. S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa, panoramica dell'area indagata nel 2014 Fig. 7.11. S. Elia di Montesanto (Siligo): Carta della Visibilità Fig. 7.12. S. Elia di Montesanto (Siligo): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.13. S. Elia di Montesanto (Siligo): ubicazione delle strutture. Fig. 7.14. S. Elia di Montesanto (Siligo): chiesa di S. Elia vista da sud-ovest.. Fig. 7.15. S. Elia di Montesanto (Siligo): rasatura muraria. Fig. 7.16. S. Elia di Montesanto (Siligo): frammento di invetriata provenzale da fuoco. Fig. 7.17. S. Elia di Montesanto (Siligo): orlo di ciotola in maiolica arcaica pisana. Fig. 7.18. Monte S. Antonio- La Capula: ubicazione e areale del borgo. Fig. 7.19. Monte S. Antonio- La Capula: pianta della chiesa di S.Antonio. Fig. 7.20. Monte S. Antonio- La Capula: ubicazione dei siti nuragico e medievale Fig. 7.21. Monte S. Antonio- La Capula: ubicazione delle strutture. Fig. 7.22. Nieddu (Bonnanaro): Carta della visibilità. Fig. 7.23. Nieddu (Bonnanaro): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.24. Nieddu (Bonnanaro): la chiesa di S. Basilio. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 482 Fig. 7.25. Nieddu (Bonnanaro): concentrazione di elementi litici e fittili da costruzione. Fig. 7.26. S. Barbara- S. Maria Iscalas, carta delle ricognizioni. Fig. 7.27. S. Barbara, particolare dell'abside originario obliterato. Fig. 7.28. Torralba, le aree indagate. Fig. 7.29. S. Antonio di Taylos: Carta della visibilità. Fig. 7.30. S. Antonio di Taylos: Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.31. S. Antonio di Taylos: la chiesa antica vista da sud- ovest. Fig. 7.32. S. Antonio di Taylos: cumuli di elementi da costruzione. Fig. 7.33. S. Vittoria di Taylos: Carta della visibilità. Fig. 7.34. S. Vittoria di Taylos: Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.35. S. Vittoria di Taylos: vista dell'edificio da sud- ovest. Fig. 7.36. S. Vittoria di Taylos: cumulo di elementi da costruzione, sullo sfondo la chiesa. Fig. 7.37. S. Vittoria di Taylos, insieme di reperti ceramici fotografati sul sito. Fig. 7.38. S. Andrea di Torralba, vista da est. Fig. 7.39. S. Andrea di Torralba, vista da sud. Fig. 7.40. S. Giorgio (Torralba): Carta della Visibilità Fig. 7.41. S. Giorgio (Torralba): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.42. S. Giorgio (Torralba): UT SGG 1 vista da sud. Fig. 7.43. S. Giorgio (Torralba): particolare dell’UT SGG 2. Fig. 7.44. N.S. di Cabuabbas (Torralba): Carta della Visibilità. Fig. 7.45. N.S. di Cabuabbas (Torralba): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.46. N.S. di Cabuabbas (Torralba): UT CAB 1 vista da nord-ovest, Fig. 7.47. N.S. di Cabuabbas (Torralba): UT CAB 2, particolare di rasatura muraria. Fig. 7.48. N.S. di Cabuabbas (Torralba): UT CAB 2, cumulo di spietra mento con conci e laterizi. Fig. 7.49. S. Pietro di Sorres (Borutta): strutture visibili nel 1858. Fig. 7.50. S. Pietro di Sorres (Borutta): planimetria. Fig. 7.51. S. Miali (Borutta): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.52. Mores: i siti indagati. Fig. 7.53. Todorache (Mores): Carta della Visibilità. Fig. 7.54. Todorache (Mores): Carta delle Unità Topografiche. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 483 Fig. 7.55. Todorache (Mores): in primo piano l’UT TOD 2, sullo sfondo la chiesa (UT TOD 1). Fig. 7.56. Todorache (Mores): in primo piano l’UT TOD 4, sullo sfondo la chiesa (UT TOD 1). Fig. 7.57. Todorache (Mores): particolare di una concentrazione, associata ad anomalia morfologica, nell’UT TOD 2. Fig. 7.58. Lachesos (Mores): Carta della Visibilità (marzo 2014). Fig. 7.59. Lachesos (Mores): Carta della Visibilità (ottobre 2015). Fig. 7.60. Lachesos (Mores): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.61. Lachesos (Mores): veduta dell’UT LAC 4, sullo sfondo la chiesa di S. Lucia (UT LAC 1). Fig. 7.62. Lachesos (Mores): UT LAC 4, particolare della sezione esposta. Fig. 7.63. Lachesos (Mores): Lachesos (Mores). La strada della sezione esposta dell’immagine precedente dopo la pavimentazione e le opere. Fig. 7.64. Lachesos (Mores): maiolica ligure a smalto berrettino. Fig. 7.65. Lachesos (Mores): marmorizzata pisana. Fig. 7.66. Lachesos (Mores): le UT LA 6, in basso, e LAC 7, sullo sfondo. Fig. 7.67. Mendulas (Mores): possibili ubicazioni Fig. 7.68. Oppia (Mores): Carta della Visibilità . Fig. 7.69. Oppia (Mores): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.70. Oppia (Mores): prospetto settentrionale della chiesa di San Giovanni. Fig. 7.71. Oppia (Mores): UT OPP 4, cumulo di elementi litici e frammenti ceramici. Fig. 7.72. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): Carta della Visibilità. Fig. 7.73. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.74. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): il prospetto settentrionale dell’UT SPN 1. Fig. 7.75. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): il prospetto meridionale dell’UT SPN 1. Fig. 7.76. San Paolo di Nula- San Giovanni (Moresun lacerto di muratura presso l’UT SPN 1.. Fig. 7.77. San Paolo di Nula- San Giovanni (Mores): UT SPN 2, frammenti laterizi utilizzati nei muretti a secco. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 484 Fig. 7.78. Querqueto (Ittireddu): Carta della Visibilità. Fig. 7.79. Querqueto (Ittireddu): Carta delle Unità Topografiche. Fig. 7.80. Querqueto (Ittireddu): UT SEL 1 vista da sud- est. Fig. 7.81. Querqueto (Ittireddu): UT SGQ 1 vista da sud- ovest. Fig. 7.82. Querqueto (Ittireddu): UT SGQ 2. Fig. 7.83. Querqueto (Ittireddu): UT SGQ 3, concentrazione di elementi laterizi. Fig. 8.1. Planimetria del Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale. Fig. 8.2. Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale, riproduzione del pannello 1K. Fig.8.3. Il logo del Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale. Fig.8.4. Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale: simulazione 3D dell'allestimeno della Sala 5 (progettista arch. Luana Gugliotta). Fig.8.5. Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale: veduta della sala 5. Fig.8.6. Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale: veduta della sala 1. Fig.9.1. Insediamenti medievali posizionati sulla Carta Geologica. Fig. 9.2. Insediamenti medievali posizionati sulla Carta Idrografica e dell’Altimetria. Fig. 9.3. I siti medievali in rapporto alla Carta dei Suoli. Fig. 9.4. Insediamenti medievali in rapporto alla Carta dell’Uso del suolo. Fig. 9.5. I siti di epoca preistorica. Fig. 9.6. I siti di epoca nuragica. Fig. 9.7. I siti di epoca romana. Fig. 9.8. I siti di epoca altomedievale. Fig. 9.9. I siti di epoca postmedievale. Indice delle Tabelle Tab. 1.1. Villaggi abbandonati in Europa fra XIV e XV secolo. Tab. 1.2. Villaggi scomparsi dell’Alsazia. Tab. 1.3. Villaggi abbandonati in Italia fra XIV e XV secolo. Tab. 1.4. Villaggi abbandonati in Sardegna tra XIV e XV secolo. Tab. 1.5. Numero e quantità dei villaggi abbandonati nella storiografia. Tab. 3.1. Principali unità geologiche del Meilogu Tab. 3.2. Legenda della carta dei suoli. Tab. 3.3. Popolazione e movimenti demografici dal 1901 al 2011. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 485 Tab. 4.1. Tabella cronologica. Tab. 4.2. Documenti su siti medievali dell'archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro. Tab. 5.1. La visibilità in rapporto a vegetazione e tipo di lavorazione del terreno. Tab. 5.2. Parametri interpretativi dei siti medievali. Tab. 5.3. Tabella “Fonti Scritte” Tab. 5.4. Tabella “Evento” Tab. 5.5. Numero di fonti scritte per secolo di produzione. Tab. 5.6. Numero di fonti scritte per raccolta documentaria. Tab.6.1 Densità distributiva degli insediamenti medievali nelle curatorie del Meilogu Tab. 6.2. Gli insediamenti nella varie curatorie secondo i principali storici Tab. 6.3. Numero degli insediamenti per autore. Tab. 6.4. Percentuale degli abbandoni sul totale insediamenti Tab.6.5. Tipologie insediative del Meilogu nelle fonti scritte (XI-XV secolo). Tab. 6.6. Quadro sinottico e cronologico degli insediamenti censiti nella Diocesi di Sorres dal XI al XV secolo. Per datazione si intende prima e ultima nel corso del secolo Tab. 6.7. Sinossi degli insediamenti documentati a metà del XIV secolo. Tab. 7.1. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Banari nel XIV secolo. Tab. 7.2. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Siligo nel XIV secolo. Tab. 7.3. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Ruta nel XIV secolo. Tab. 7.4. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Bonnanaro nel XIV secolo. Tab. 7.5. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Torralba nel XIV secolo. Tab. 7.6. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Borutta nel XIV secolo. Tab. 7.7. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Mores nel XIV secolo. Tab.7.8: Ubicazioni dei villaggi medievali abbandonati nel territorio di Mores secondo i vari autori. Tab. 7.9. Specchio sinottico delle decime pagate dalla rettoria di Ittireddu nel XIV secolo. Tab. 8.1. I pannelli del Mu.Me.- Museo del Meilogu Medievale. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 486 Tab. 9.1. Intensità della ricerca e risultati. Tab. 9.2. I siti individuati dalle ricognizioni. Tab. 9.3. Tipologie dei siti nei differenti periodi. Tab. 9.4. Fasi cronologiche e siti nelle località indagate. Tab. 9.5. Insediamenti medievali e caratteri geografici. Indice dei Grafici Graf. 1.1. Crescita demografica percentuale in Italia ed Europa dal 1150 al 1550 Graf. 1.2. Andamento degli abbandoni in Grecia dall’XI al XIX secolo Graf. 1.3. Percentuali degli abbandoni in Sardegna fra 1324 e 1485 a seconda della vocazione economica Graf. 1.4. Percentuale della ripresa demografica fra il 1359 e il 1485 Graf. 1.5. Percentuale della dinamica demografica fra il 1359 e il 1485 Graf. 3.1. Andamento della popolazione del Meilogu (1901-2011). Graf. 3.2. Saldi demografici dei comuni del Meilogu (1901-2011). Graf. 5.1. Fonti scritte ripartite per ente produttore. Graf. 6.1. Ultime attestazioni di villas per secolo Graf. 6.2. Percentuale delle ultime attestazioni per secolo delle varie tipologie insediative. Graf. 6.3. Tipologie insediative nelle varie curatorie per secolo. Graf. 6.4. Abbandoni del Meilogu fra XI e XX secolo. Graf. 6.5. Diocesi di Sorres, pagamenti delle decime dal 1342 al 1358 Graf. 6.6. Diocesi di Sorres, pagamenti delle decime nel 1342 e nel 1358 Graf. 7.1. Andamento demografico dei villaggi abbandonati nel postmedioevo. Graf. 9.1. Tipologie di Unità Topografiche individuate. Graf. 9.2. Percentuali delle tipologie di Unità Topografiche. Graf. 9.3. Percentuale delle condizioni di visibilità delle aree ricognite. Graf. 9.4. Percentuale delle Unità Topografiche nelle diverse condizioni di visibilità. Graf. 9.5. Percentuali di aree analizzate con i metodi intensivo ed estensivo. Graf. 9.6. Numero di Unità Topografiche per Ettaro a seconda del metodo utilizzato. Graf. 9.7. Numero di Unità Topografiche per Ettaro a seconda dell’intensità della ricerca. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 487 Graf. 9.8. Numero e percentuale di siti individuati per macroperiodo cronologico. Graf. 9.9. Numero di fasi cronologiche per località. Graf. 9.10. Unità Topografiche individuate nelle varie fasi della ricerca. Graf. 9.11. Numero delle Unità Topografiche complessive prima del 2007, dopo le ricognizioni del 2007 e dopo quelle del 2013-15. Graf. 9.12. Numero delle Unità Topografiche delle differenti tipologie prima del 2007, dopo le ricognizioni del 2007 e dopo quelle del 2013-15. Graf. 9.13. Tipologie dei siti in epoca bassomedievale. Graf. 9.14. Tipologie dei siti dall’altomedioevo al periodo postmedievale. Graf. 9.15. Percentuale degli insediamenti a seconda delle fasce altimetrica Graf. 9.16. Numero di insediamenti e di abbandoni a seconda delle fasce altimetriche. Graf. 9.17. Percentuale degli insediamenti a seconda della situazione topografica. Graf. 9.18. Numero di insediamenti e di abbandoni a seconda della situazione topografica. Graf. 9.19. Percentuale degli insediamenti a seconda del substrato geologico. Graf. 9.20. Numero di insediamenti e di abbandoni a seconda del substrato geologico. Graf. 9.21. Percentuale di abbandoni a seconda delle fasce altimetriche. Graf. 9.22. Percentuale di abbandoni a seconda della situazione topografica. Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 488 Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari 489