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Redazione - Istituto Mythos
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Redazione - Istituto Mythos

Hegel annuncia che «la storia è finita». La filosofia, con lui, è finalmente arrivata a capire il significato del mondo. Il mondo e la storia non sono più un qualcosa di incomprensibile, estraneo e opprimente, non sono più l’alienazione... more
Hegel annuncia che «la storia è finita». La filosofia, con lui, è finalmente arrivata a capire il significato del mondo.

Il mondo e la storia non sono più un qualcosa di incomprensibile, estraneo e opprimente, non sono più l’alienazione della coscienza. La storia è servita a che venisse in dote all’umanità il lascito fondamentale dell’ideale dell’Europa moderna, il valore della libertà universale.

È giunta l’ora della verità, eppure l’uomo, investito della libertà, si scontra all’improvviso con l’angoscia e il disorientamento. Nella pianura spalancata dalla libertà si presenta alla resa dei conti il combattimento costitutivo dell’anima del mondo, lo scontro fra le forze della vita e gli alleati del nulla.

E a questo punto non sappiamo più se la fine era il coronamento di un processo positivo o l’affondamento di un’epoca di illusioni.
Il tema delle frontiere dell’intelligenza artificiale chiede una riflessione profonda in un momento in cui epocali scontri di civiltà stanno coinvolgendo l’umanità intera e il troppo rapido sviluppo delle tecnoscienze ci sta preparando... more
Il tema delle frontiere dell’intelligenza artificiale chiede una riflessione profonda in un momento in cui epocali scontri di civiltà stanno coinvolgendo l’umanità intera e il troppo rapido sviluppo delle tecnoscienze ci sta preparando alla transizione dalla humanitas al postumano e al transumano.

La tecnoscienza si sta imponendo come nuova religione, unica verità in cui credere e a cui affidarsi. E anche essa impone riti, regole e sacrifici.

L’Intelligenza Artificiale ha concentrato il potere nelle mani di chi controlla la tecnologia, ma gli scienziati non possono sentirsi al riparo dall’affrontare urgenti problematiche, pena la scomparsa dell’umanità stessa.
Le democrazie occidentali hanno promesso la felicità e il benessere, eppure non siamo entrati nel mondo della sicurezza. Nel modello formale attuale, compiti enormi sono in apparenza affidati alle rappresentanze dei popoli selezionate dal... more
Le democrazie occidentali hanno promesso la felicità e il benessere, eppure non siamo entrati nel mondo della sicurezza. Nel modello formale attuale, compiti enormi sono in apparenza affidati alle rappresentanze dei popoli selezionate dal meccanismo superficiale del successo mediatico.

Nessuna garanzia sostanziale è data sulla congruenza della loro preparazione e dei loro orientamenti rispetto ai problemi posti dalla crisi della modernità.

Intanto, le élites transnazionali depositarie del sapere tecnico hanno inevitabilmente accentuato la loro separatezza e gli equilibri statuali entro cui si esercitava il potere reale di condizionare e configurare la società sono stati ribaltati.

Per quali vie siamo arrivati a tanto?
Affinché l’arte politica sia arte della giustizia autentica e legittimata è necessario che si metta di nuovo in comunicazione con le sorgenti profonde della vita e della speranza.
Salute e sofferenza possono essere considerate solo nell’orizzonte epistemologico di un’unica scienza dell’uomo che, mantenendo viva la ricerca di senso delle tradizioni sapienziali, sappia servirsi del know how dell’era tecnologica,... more
Salute e sofferenza possono essere considerate solo nell’orizzonte epistemologico di un’unica scienza dell’uomo che, mantenendo viva la ricerca di senso delle tradizioni sapienziali, sappia servirsi del know how dell’era tecnologica, dominandone l’aspetto violento e le implicazioni disumanizzanti per quel che riguarda sia la vita biologica che quella noetica.

Il nuovo corso della civiltà contemporanea, che sembra travolgere culture, religioni e popoli nel processo della globalizzazione, si inserisce sulla trama di antichi miti ricorrenti, immagini archetipali, fondamento della struttura antropologica, la cui potenzialità non può essere ignorata.

Proprio il mondo immaginale dei miti può illuminare di luce radiante modalità fondanti dell’esistere (come bellezza, salute, felicità, dolore, follia, lavoro e festa, vivere e morire), sottraendole al pensiero calcolante e all’aspetto annichilente e burocratico della tecnologia e restituirle alla vita dei singoli e delle comunità.
La tecnica rappresenta e realizza la natura profonda del nostro tempo, del resto la sua marcia ha riguardato l’intero pianeta senza differenze. Tuttavia, è pur vero che, assieme a indubbi vantaggi, reca alienazione e compressione della... more
La tecnica rappresenta e realizza la natura profonda del nostro tempo, del resto la sua marcia ha riguardato l’intero pianeta senza differenze.

Tuttavia, è pur vero che, assieme a indubbi vantaggi, reca alienazione e compressione della libertà e dell’identità personale.

Così, ha suscitato due tipi contrapposti, uno che rifiuta il suo modello e un altro che vi aderisce.

Ma sarebbe possibile prendere le distanze dalla sua forza avvolgente? Sarebbe possibile un rovesciamento della modernità e del progresso?

In effetti la tecnica non avrebbe ammaliato universalmente cuori e menti se non avesse dato una risposta seducente al malessere segreto degli uomini. Di che si tratta?
Il testo comprende uno spazio esaustivo sul culto del dio Camulos nelle regioni celtiche, le tradizioni mitologiche , i tumuli tombali di epoche preistoriche sulle cui pareti erano incise triplici spirali, capaci di ruotare e fermarsi... more
Il testo comprende uno spazio esaustivo sul culto del dio Camulos nelle regioni celtiche, le tradizioni mitologiche , i tumuli tombali di epoche preistoriche sulle cui pareti erano incise triplici spirali, capaci di ruotare e fermarsi nuovamente a ricordare che la morte è triplice: è stata, sempre è e sempre sarà.

Figura leggendaria è Re Artù della corte di Camelot e della celebre tavola rotonda.  Indissolubile è per Artù la spada Excalibur dal triplice circolo: alla fine del regno degli incantesimi, ruoterà tre volte per annunciare la morte del sovrano e affondare nei flutti, per poi scomparire nell’aldilà.

Artù è legato a un mito e i miti sono circolanti.
L’immaginario non è una delle tante discipline, bensì un tessuto connettivo tra le discipline, il riflesso – o la riflessione? – che consente di caricare sul banale significante un ulteriore significato: il richiamo del senso. (Gilbert... more
L’immaginario non è una delle tante discipline, bensì un tessuto connettivo tra le discipline, il riflesso – o la riflessione? – che consente di caricare sul banale significante un ulteriore significato: il richiamo del senso. (Gilbert Durand)
L’autore si è proposto di “salvare“ alcuni luoghi unici e speciali della Tuscia, di prendersene cura per far apprezzare almeno un po’ al lettore il fascino vitale e il mistero di ciò che giace silente, sottraendo temporaneamente quel... more
L’autore si è proposto di “salvare“ alcuni luoghi unici e speciali della Tuscia, di prendersene cura per far apprezzare almeno un po’ al lettore il fascino vitale e il mistero di ciò che giace silente, sottraendo temporaneamente quel mondo fisico alla dittatura della geometria e della fisica.

Questa cura è possibile tornando all’esperienza Heideggeriana del Geviert, la Quadratura, unità originaria di cielo e terra, divini e mortali, quando i mortali abitano avendo cura della terra nella sua essenza.

Le formazioni rocciose, le pareti di tufo recano la traccia di una energia e di un tempo incommensurabili. Bisogna tacere e aspettare che i luoghi si dischiudano, è necessario il silenzio.
La bifora, finestra a due aperture separate sorrette da un sostegno verticale centrale, è presente in innumerevoli strutture di epoca medioevale. Al centro della struttura il simbolo della Croce del Calvario evoca il Cristo e il Segno del... more
La bifora, finestra a due aperture separate sorrette da un sostegno verticale centrale, è presente in innumerevoli strutture di epoca medioevale. Al centro della struttura il simbolo della Croce del Calvario evoca il Cristo e il Segno del Figlio dell’Uomo che apparirà in cielo alla fine dei tempi.

Numerose le protomi leonine connesse al Cristo “leone di resurrezione”, le ruote a sei raggi in analogia con il chrisma, l’iconografia di Giano con protomi umane che indicano le diverse età e richiamano il Cristo “che fu, che è e che viene”.

Ulteriori simboli, nella loro varietà, sono connessi al tema della “porta” (“Io sono la porta”, Gv. 10,7-9), al tema mistico delle “porte celesti”, al tema del “due in uno”, della molteplicità che si fonde nell’unità ed evidenziano il rapporto tra la dimensione terrena degli uomini e quella celeste della divinità.
Dante è il pensatore, il poeta, il politico, sconfitto ed esule che sente la lacerazione tra la sua vita e il significato cui aspirava. Egli ha coscienza che la sua personale identità tormentata si risolve in parallelo al significato... more
Dante è il pensatore, il poeta, il politico, sconfitto ed esule che sente la lacerazione tra la sua vita e il significato cui aspirava. Egli ha coscienza che la sua personale identità tormentata si risolve in parallelo al significato drammatico del suo tempo. Per essere salvo e definitivo deve trovare il senso del suo peregrinare nella tragedia della molteplicità. Per accedere all’eterno, all’uomo non è dato alcun altro modo.

Perciò ha intrapreso un viaggio inaudito. Si è mosso esperimentando diversi gradi di passioni incontri e circostanze in un mondo che essendo eterno non dovrebbe ammettere cambi e progressi di stati. È trapassato, inoltre, dall’immutabile sede dei dannati all’immutabile sede dei santi. Infine, il viaggio risulta compiuto senza mai abbandonare la base di partenza.

Tutto ciò è sconcertante. La chiave del racconto è coperta e rinvia a una dottrina esoterica molto antica sulla potenza magica che pervade e dà orientamento al cosmo intero e all’uomo in esso.
Per comprendere un mito bisogna distinguere i mitemi che lo costituiscono ed esaminare le ridondanze che ne sono la chiave semantica o verbale. Il mito di Orfeo ha infinite variazioni letterarie, pittoriche, musicali; non ha un’origine... more
Per comprendere un mito bisogna distinguere i mitemi che lo costituiscono ed esaminare le ridondanze che ne sono la chiave semantica o verbale.

Il mito di Orfeo ha infinite variazioni letterarie, pittoriche, musicali; non ha un’origine assoluta, si forma a partire da tradizioni diverse che si perdono nel ‘profondo pozzo del passato’, nelle strutture cogenti del Sapiens.

Orfeo compare con il nome di Dioniso o come Gesù Cristo…

Leitmotiv di tutte le avventure di Orfeo e dei suoi sinomini è la nostalgia (nostos = ritorno e algia dolore) che si declina nell’orphéon e nella musica come nell’avventura del triste eroe (orphanos)…
G. Durand ha dedicato mezzo secolo di riflessione, nel terribile sanguinoso XX secolo, alla ferma denuncia dell’ipostasi della Storia per ritornare, con un ribaltamento, a una definizione della verità meno angusta di quella unilaterale... more
G. Durand ha dedicato mezzo secolo di riflessione, nel terribile sanguinoso XX secolo, alla ferma denuncia dell’ipostasi della Storia per ritornare, con un ribaltamento, a una definizione della verità meno angusta di quella unilaterale lasciataci dal meccanicismo e dallo storicismo che ne è l’erede.

Due sono gli approcci paradossali del saggio:
Il Primo, vuol mettere la ricerca storica al servizio di una demistificazione delle falsificazioni della storia.
Il Secondo, cominciando dalla modernità del secolo scorso, vuol promuovere un ribaltamento nel campo della scienza religiosa, cioè della Scienza dell’uomo.

Risalendo nel corso dei secoli si giungerà a vedere le radici o le connivenze dei moderni sconvolgimenti.

Si stabilirà così il luogo delle nuove realtà: il Mundius Imaginalis.

Si mostrerà infine come a una pluralità della verità corrisponda una teoria della pluralità delle cause.
Sconvolgente è la fine del mondo in cui siamo nati e divenuti adulti, il mondo di architetture morali e materiali dentro il quale abbiamo potuto reggere mali e dolori senza perdere noi stessi. La storia indaga precisamente questo ambito... more
Sconvolgente è la fine del mondo in cui siamo nati e divenuti adulti, il mondo di architetture morali e materiali dentro il quale abbiamo potuto reggere mali e dolori senza perdere noi stessi. La storia indaga precisamente questo ambito in cui siamo nati e in cui moriamo avendo un senso e nutrendoci di un valore.
La morte vera sta nella perdita della memoria. Essere perduti alla memoria del proprio mondo sottrae, per la consustanzialità di individuo e comunità, anche sé stessi alla propria. I romani, che avevano le idee molto chiare in proposito, commutavano la pena capitale nell’esilio e nella damnatio memoriae.
Per dare un significato al nostro presente indaghiamo il passato. Per quale ragione la memoria è tanto essenziale al punto che toglierla e togliere la vita sono un’unica cosa?
L’uomo cerca il suo passato per riappropriarsi di sé. Ogni problema storico è problema di storia contemporanea. Lo storico indaga ciò che lo riguarda e che riguarda la base del suo tempo.
Per definire e consolidare l’identità dobbiamo cogliere il significato del «nostro» tempo.
Quanto più alto sarà il criterio con cui ci volgiamo a conoscere il passato e a interpretare eventi e fatti di noi stessi e degli uomini reali, tanto più ampio sarà il criterio con cui ci impegneremo a promuovere la vita e la libertà contrastando il male nella forma che si presenterà alla nostra attualità.
Per la sapienza arcaica, dolore, malattia e morte sono l’effetto di un furto di anime da parte di terribili esseri rivali che impersonano le forze della dispersione. L’uomo ha affidato alle maschere, la cui duplice natura stabilisce il... more
Per la sapienza arcaica, dolore, malattia e morte sono l’effetto di un furto di anime da parte di terribili esseri rivali che impersonano le forze della dispersione.

L’uomo ha affidato alle maschere, la cui duplice natura stabilisce il giusto rapporto tra il visibile e l’invisibile, il compito di guide e mediatori nel rischioso combattimento contro le minacce che popolano l’universo.

Una guida trasfigurata in maschera vivente è lo sciamano, modello dal paleolitico delle più vertiginose esperienze culturali e religiose.

Con un’iniziazione dilacerante e tremenda egli ha conosciuto la strada per riappropriarsi dei poteri che la natura umana possedeva all’inizio e sa interpretare il mistero del viaggio verso la guarigione.
Le maschere sono un modo di incontrare l’invisibile e di interpretare il significato del proprio destino visibile. Gli uomini fin dai primordi hanno sentito presenze inaudite e forti avvicinarsi pur non convocate nei passaggi... more
Le maschere sono un modo di incontrare l’invisibile e di interpretare il significato del proprio destino visibile.

Gli uomini fin dai primordi hanno sentito presenze inaudite e forti avvicinarsi pur non convocate nei passaggi fondamentali della vita e si sono preparati a riconoscerle.

Dietro le quinte dell’inquieta cultura greca si intravvede un antico scenario religioso centrato sul conflitto tra uomini e dèi e sulla sconfitta che ha costretto gli uomini a un viaggio molto penoso per tornare a sé stessi e alla comunione con le potenze dell’invisibile.

Per compiere questo viaggio si sono affidati a guide e mediatori straordinari impersonati nelle maschere. Le maschere conoscono la strada della trasformazione in quanto sono aperte nelle due direzioni, dell’invisibile e del visibile.
Chi non ha sperimentato su di sé l’enorme potenza del niente e non ne ha subìto la tentazione conosce ben poco della nostra epoca. Il proprio petto: qui sta, come un tempo nella Tebaide, il centro di ogni deserto e di ogni rovina. Qui... more
Chi non ha sperimentato su di sé l’enorme potenza del niente e non ne ha subìto la tentazione conosce ben poco della nostra epoca. Il proprio petto: qui sta, come un tempo nella Tebaide, il centro di ogni deserto e di ogni rovina.

Qui sta la caverna verso cui spingono i dèmoni.

Qui ognuno, di qualunque condizione e rango, conduce da solo e in prima persona la sua lotta, e con la sua vittoria il mondo cambia.

Se egli ha la meglio il niente si ritirerà in sé stesso, abbandonando sulla riva i tesori che le sue onde avevano sommerso.

Essi compenseranno i sacrifici.
Immortali e mortali sono i risultati alternativi di un’aspra gara per l’appropriazione della vita. Si tratta di un evento primordiale che inaugura l’ordine gerarchico di dèi e uomini in illo tempore. Dallo Enuma Elish babilonese al... more
Immortali e mortali sono i risultati alternativi di un’aspra gara per l’appropriazione della vita.

Si tratta di un evento primordiale che inaugura l’ordine gerarchico di dèi e uomini in illo tempore. Dallo Enuma Elish babilonese al Genesi biblico la competizione per l’accesso alla fonte perenne della vita, e per il suo possesso in esclusiva, contrassegna l’arrivo del genere umano.

Il destino dei mortali è di vivere tra due destini: o tra gli amici della morte o tra gli amici della non–morte.

Essi sono tenuti in un mondo di possibilità divaricate simultaneamente e debbono decidere. Il combattimento ha le radici nell’anima. Hanno gli uomini la forza di arrivarci? La risposta è selettiva: dipende dalla quantità di fuoco di cui ciascuno è variamente dotato e dalla guida dei “daimones” nell’agone finale che nessuno potrà evitare.
Dante affronta la traversata dell’aldilà con il corpo, dalla situazione effettiva avuta in sorte. Per risalire, non gli è permessa strada diversa. Conscio che la salvezza si ottiene soltanto eseguendo per intero la parte che ci tocca,... more
Dante affronta la traversata dell’aldilà con il corpo, dalla situazione effettiva avuta in sorte. Per risalire, non gli è permessa strada diversa.

Conscio che la salvezza si ottiene soltanto eseguendo per intero la parte che ci tocca, convoca i suoi dèmoni e per trovare la vera strada per la «vita nova» li incontra senza esitare.

Il cuore dell’intero cammino, cifrato e occulto, sta sulla montagna della purificazione. Una volta lassù, Dante può avere la visione della rosa. Il simbolo sulle facciate delle chiese romaniche e gotiche mostra che «ciò che per l’universo si squaderna» esce dal Principio e tuttavia vi si trattiene. Nulla potrebbe sciogliersene senza perdersi e svanire.

La rosa rappresenta come, per ogni esistente, l’inderogabile maniera di comporsi nel tutto è di seguire integralmente la specifica prospettiva insita in sé stessi.
Nel 1936 Carl Gustav Jung sogna una colata di sangue che inonda la carta dell’Europa e pensa che si sia risvegliato Wotan–Odino, l’archetipo del selvaggio infero. Improvvisamente, dalle profondità in cui si era reso a lungo invisibile,... more
Nel 1936 Carl Gustav Jung sogna una colata di sangue che inonda la carta dell’Europa e pensa che si sia risvegliato Wotan–Odino, l’archetipo del selvaggio infero.

Improvvisamente, dalle profondità in cui si era reso a lungo invisibile, il dio germanico riemerge e la sua possessione dilaga e travolge. Irrompe con il movimento nazionalsocialista di Hitler, ma la sua azione guarda oltre.

Da dio della morte e insieme dell’estasi visionaria che contiene in sé le vibrazioni segrete (le rune) dell’esistenza, annuncia il caos che azzera e rinnova.
Eraclito viene dalla prestigiosa famiglia dei re di Efeso. La sua teoresi nasce da una percezione appassionata della vita e della comunità. Travolto dalla deriva demagogica e, amareggiato, intensifica la meditazione sui principi... more
Eraclito viene dalla prestigiosa famiglia dei re di Efeso. La sua teoresi nasce da una percezione appassionata della vita e della comunità.
Travolto dalla deriva demagogica e, amareggiato, intensifica la meditazione sui principi dell’etica. Ha il culto dell’anima eroica e aristocratica. Si contrappone spietato e beffardo al potere dei ciarlatani e dei commercianti e, in breve, al tipo d’uomo preda del materialismo.
Non scrive da capo di una polis investito di autorità di comando; egli è un grande sconfitto.
Considera la sua sconfitta irreversibile al punto da spingerlo a riflettere sulle basi profonde dell’attività umana e sulle ragioni per le quali nel suo tempo prevalga una tracotanza che inverte valori e gerarchie e impedisce l’affermazione della giustizia.
Dobbiamo immaginare che ciascuno di noi sia uno stupefacente congegno fabbricato dagli dèi, o per loro trastullo o con qualche scopo serio… Così nelle parole di Platone si ripresenta la storia antica degli uomini marionette degli dèi,... more
Dobbiamo immaginare che ciascuno di noi sia uno stupefacente congegno fabbricato dagli dèi, o per loro trastullo o con qualche scopo serio…

Così nelle parole di Platone si ripresenta la storia antica degli uomini marionette degli dèi, variamente riformulata dalla lunga linea dei pensatori che nel dinamismo della persona riconoscono regole e vincoli provenienti da forze di natura sovraindividuale.

Eppure, nonostante i fili siano tirati dall’alto, la vita nel mondo non è di per sé insignificante e vana.

L’ingannevole illusorietà che esperimentiamo dal verso della nostra limitatezza corrisponde sul piano alto del divino a un gioco sacro. Ciò che per noi è sfuggente mutevolezza, per l’Artefice è libera ed eterna creatività.
Sa Bia de sa palla, la Via della paglia, è la scia lasciata nel cielo della Sardegna da un mitico ladro. Con questo nome viene chiamata la Via Lattea anche in Africa bantu, nel Maghreb, nel Caucaso, in Iran, in Asia centrale, terra degli... more
Sa Bia de sa palla, la Via della paglia, è la scia lasciata nel cielo della Sardegna da un mitico ladro. Con questo nome viene chiamata la Via Lattea anche in Africa bantu, nel Maghreb, nel Caucaso, in Iran, in Asia centrale, terra degli sciamani.

La Sardegna è l’unica importante regione del Mediterraneo della quale non si danno interpretazioni stabilizzate e univoche. La forma della sua civiltà si è innalzata in millenni lontani, l’autore ne discute le presentazioni fondamentali, dalla Odissea a Ernst Jünger, in dialogo con i maggiori africanisti e storici delle religioni, archeologi e linguisti, grecisti e semitisti.

Questo è il racconto di una via che ne contiene molte altre e perciò segue i richiami dei loro intrecci: meditazioni filosofiche, studi di simboli e credenze, visioni, racconti, viaggi, discese agli inferi, maschere di antenati, analisi sociali, saggi di storia dell’arte.
Studio sull’evoluzione della nozione di pulsione di morte nell’Opera di Sigmund Freud, partendo dai fenomeni psichici ripetitivi che trovano nella dinamica del transfert la loro rappresentazione più tipica e si fanno più complessi nella... more
Studio sull’evoluzione della nozione di pulsione di morte nell’Opera di Sigmund Freud, partendo dai fenomeni psichici ripetitivi che trovano nella dinamica del transfert la loro rappresentazione più tipica e si fanno più complessi nella coazione a ripetere, acquisendo drammaticità.

Inquietante la dinamica della coazione a ripetere che sottolinea la tendenza presente in ogni pulsione verso una progressiva riduzione dell’energia, propria di ogni organismo vivente, fino all’annullamento stesso di ogni espressione vitale, verso uno stato non-vitale.
φύσις (la natura) è la Grande Generatrice, la profondità invisibile e inafferrabile, la potenza primordiale del nascosto che incessante s’impone e sorprende, la ingens silva, il folto della foresta, la notte, la cruda elementare... more
φύσις (la natura) è la Grande Generatrice, la profondità invisibile e inafferrabile, la potenza primordiale del nascosto che incessante s’impone e sorprende, la ingens silva, il folto della foresta, la notte, la cruda elementare selvatichezza.

Questo denso regno, in cui ogni vita affonda e da cui si prepara, ha un suo logos, anzi l’unico logos è proprio il suo. Logos e physis sono i due profili del medesimo problema o mistero.

Chi è in sintonia con il codice giusto lo decifra e rinasce dall’informe. Sapiente è l’anima che ubbidisce alla legge del nascosto, vive in sè la sua tragica struttura di contrasti inconciliabili, ne segue il travolgente movimento creativo.

Impossibile parlarne senza apparire Oscuro, come Eraclito fu chiamato e come lui chiama la natura.
Nello stato di sonno, essere e non essere non vengono più a contraddirsi e ad autoconfutarsi, il sonno li vede compatibili e convergenti; il sonno vede–sente la vita oltre la logica dell’identità e della non contraddizione. In... more
Nello stato di sonno, essere e non essere non vengono più a contraddirsi e ad autoconfutarsi, il sonno li vede compatibili e convergenti; il sonno vede–sente la vita oltre la logica dell’identità e della non contraddizione.

In alternativa alle cose che si vedono da svegli nel divenire del tempo mutevole, ci sono quelle della dimensione del sonno dove il tempo è sospeso.

Le presenze dell’atemporale hanno una densità al cui confronto le apparizioni del temporale sono vuote. In essa la maya è penetrata al punto che morire, fluire, svanire hanno un altro senso.

Tra la vita banale e passiva e il sonno popolato di affioramenti della vita a occhi aperti non c’è alcuna soluzione di continuità. C’è un sonno però, di qualità diversa dal sonno a occhi aperti dell’uomo passivo perduto nell’inconsapevolezza, nel quale la visione non significa vedere con gli occhi, significa entrare in comunicazione diretta con un’esperienza di completezza.
L’origine dei simboli, degli spazi ed oggetti sacri, va ricercata in una manifestazione del divino nel mondo. In questa presenza trascendente nasce la percezione del sacro. Il cristianesimo con i suoi riti, simboli, con le sue pratiche... more
L’origine dei simboli, degli spazi ed oggetti sacri, va ricercata in una manifestazione del divino nel mondo. In questa presenza trascendente nasce la percezione del sacro.

Il cristianesimo con i suoi riti, simboli, con le sue pratiche religiose e tradizioni, è parte di questa dimensione della vita umana. La tradizione cristiana ha posto il simbolo della porta al centro del dono di fede. Nella porta fisica, in quanto manufatto, la manifestazione del divino è risonante e diretta e appartiene a tutti gli uomini di tutti i tempi.

Homo religiosus, ne ha percepito e utilizzato la forza dalle origini. L’universalità del simbolismo della porta trova fondamento nel fatto che un simbolo implica una esperienza reale e non una formulazione astratta, e non richiede intermediazioni culturali o cultuali. Nella condivisione ecumenica dei simboli giace un principio di pace tra popoli, culture e religioni.
Nella sapienza arcaica, la pazzia è pathos, patimento impresso da una forza superiore. Mentre il chiamato parla con il dio, gli altri vedono appena uno caduto in convulsioni. Per l’orfico Eschilo è nel pathos–dolore che impariamo le cose... more
Nella sapienza arcaica, la pazzia è pathos, patimento impresso da una forza superiore. Mentre il chiamato parla con il dio, gli altri vedono appena uno caduto in convulsioni.

Per l’orfico Eschilo è nel pathos–dolore che impariamo le cose decisive. Nella tragedia Agamennone il coro cantava «pathei mathos»: – apprendiamo l’essenziale dal pathos che sconvolge –.

La traduzione pressoché universale «l’opinione individuale (oiesis) è malattia sacra (epilessia)» intende che la credenza individuale sia un errore gnoseologico dovuto a un incidente fisiologico. Una simile lettura è unilaterale e sminuente perché non prende atto che, nella frase, la oiesis è presentata quale segno di un rapimento divino.
Ogni cosa è per estinguere un debito. Un debito contratto con l’uno. Ogni cosa sostituisce e ripaga il fuoco e il fuoco sostituisce e ripaga ogni cosa. Il fuoco è creditore verso ogni cosa e ogni cosa è in debito verso il fuoco. Il fuoco... more
Ogni cosa è per estinguere un debito. Un debito contratto con l’uno.
Ogni cosa sostituisce e ripaga il fuoco e il fuoco sostituisce e ripaga ogni cosa. Il fuoco è creditore verso ogni cosa e ogni cosa è in debito verso il fuoco.
Il fuoco rappresenta l’uno e le cose sono l’uno perché sono il debito che corrisponde al suo credito.
La vita cosmica è scambio di debiti e crediti che si ripagano fino alla fine.
Plotino è l’ultimo grande filosofo del mondo antico, dopo Platone e Aristotele, a pensare Eraclito. Egli richiama il passo in relazione al divenire come debito verso l’uno e in particolare in riguardo al destino dell’anima.
La caduta dell’anima nella condizione corporea è la scivolata nel samsara, sotto l’imperio del divenire incessante, trattenuta da eredità pesanti che la tirano giù. Lo scambio oro–merci e fuoco–enti viene evocato nel contesto del disagio dell’appesan¬timento dell’anima attratta in basso da gravami drammatici.
L’emancipazione dai vincoli del samsara–incarnazione comporta il pagamento di un riscatto.
Starting from a reflection on the methodological approach of Eliade as a historian of religions, the essay aims to highlight the contribution that his work can also make to philosophical thought. Eliade has in fact highlighted how the... more
Starting from a reflection on the methodological approach of Eliade as a historian of religions, the essay aims to highlight the contribution that his work can also make to philosophical thought. Eliade has in fact highlighted how the vision of the ancient religious man's world, defined as archaic ontology, is characterized by a structural philosophical dimension that makes it an original thought expressed in myths. The rise of conceptual philosophical language from a clear process of demythization could not erase the mythical vision. The structures of metaphysics on which philosophical thought is based are in fact a discovery of the mythical-religious experience. Taking note of this continuity has become today a task. The actuality of Eliade's vision consists in fact in the proposal of a hermeneutics that overcomes every pretended demythologization to recover in the present the originariness of the religious experience and therefore of the thought. In this Eliade has been able to anticipate the voices that for some years have been calling for a recovery of the myth by describing our time as a post-secular age.

Partendo dalla riflessione sull’impostazione metodologica di Eliade come storico delle religioni, il saggio vuole rilevare il contributo che il suo lavoro può fornire anche al pensiero filosofico. Eliade ha infatti messo in evidenza come la visione del mondo dell’uomo religioso antico, definita ontologia arcaica, sia caratterizzata da una strutturale portata filosofica che ne fa un pensiero originario esprimentesi nei miti. Il sorgere del linguaggio filosofico concettuale da un chiaro processo di demitizzazione non ha potuto cancellare la visione mitica. Le strutture della metafisica su cui si fonda il pensiero filosofico sono infatti una scoperta dell’esperienza mitico-religiosa. La presa d’atto di questa continuità è divenuta un compito. L’attualità della visione di Eliade consiste infatti nella proposta di un’ermeneutica che superi ogni pretesa demitizzazione per recuperare nel presente l’originarietà dell’esperienza religiosa e dunque del pensiero. In ciò Eliade ha saputo anticipare le voci che da alcuni anni invocano un recupero del mito descrivendo il nostro tempo come un’epoca post-secolare.
La katharsis purifica purga libera non da generiche emozioni ma dalla principale, l’angoscia della fine, il terrore del cadavere che portiamo in noi. Il problema non sta nell’evitare la morte, il che sarebbe una bestemmia, sta nel... more
La katharsis purifica purga libera non da generiche emozioni ma dalla principale, l’angoscia della fine, il terrore del cadavere che portiamo in noi.

Il problema non sta nell’evitare la morte, il che sarebbe una bestemmia, sta nel superarne la malvagità: la morte male, condanna, infezione, degradazione, colpa.

Eraclito scaccia via i cadaveri e non i morti; i morti sono la stessa cosa del vivo, ma tali sono se scacciamo via i cadaveri. Ciò che va rifiutato del morto è la parte infetta e velenosa. L’io comune è un involucro esterno al corpo profondo.

Spingere via – dunque – il nemico da uccidere, il peso delle eredità inconsce, la massa delle vite irrisolte che si aggrappano e infettano.
Parmenide Eraclito Empedocle hanno tratti sciamanici inequivoci. Lo sciamano sale al piano divino a sondare la verità insopportabile e trascendente per l’uomo comune. Là apprende la tragedia di dio, costantemente lacerato dalla guerra.... more
Parmenide Eraclito Empedocle hanno tratti sciamanici inequivoci. Lo sciamano sale al piano divino a sondare la verità insopportabile e trascendente per l’uomo comune. Là apprende la tragedia di dio, costantemente lacerato dalla guerra. Ciò che Eraclito ascolta è un ferino arcaico e severo sapere: la realtà è il regno degli opposti, il mondo è lotta interminabile di opposizioni.

Gli empiristi laicisti hanno insistito nel circoscrivere questo logos in mero ragionamento espositivo materiale, senza badare al fatto che il ragionamento presuppone la ragione e un criterio, e cioè un sapere.

Per di più Eraclito sottolinea esplicitamente che il logos si ascolta: «di questo logos che è sempre gli uomini sono incomprensivi sia prima di averlo udito sia una volta che l’hanno udito» (B 1). Ma, se si ascolta, che cosa potrebbe significare, allora, che gli uomini non comprendono il ragionamento «prima» di averlo ascoltato?
Il passo di Eraclito «se non ci fosse il sole, (quanto agli altri astri) sarebbe notte» richiama lo scenario orfico. In assenza del sole, la notte rimarrebbe chiusa, buio selvaggio inospitale antiumano; fortunatamente, il sole,... more
Il passo di Eraclito «se non ci fosse il sole, (quanto agli altri astri) sarebbe notte» richiama lo scenario orfico.

In assenza del sole, la notte rimarrebbe chiusa, buio selvaggio inospitale antiumano; fortunatamente, il sole, levandosi, interagisce mutandola di segno. L'evento è analogo alla rinascita dell'anima che si riappropria della sua origine astrale.

Dallo sciamanesimo alla religione iranica e indiana, siamo sotto un catino di pietra, o cristallo o ferro, poggiato sull’orizzonte. A scoperchiare la terra premuta e schiacciata, nell’Antico Egitto, è stato il vento solare, il quale ha spinto in alto la notte e ancora la tiene inarcata affinché sotto di sé abbia lo spazio per partorire la luce.
Il kykeon per essere un kykeon deve essere girato. C’era bisogno di chiamare Eraclito per dirlo? O il senso della citazione sta proprio nel riferimento al leggendario filosofo? Teofrasto non lo avrà scomodato per una banalità del genere... more
Il kykeon per essere un kykeon deve essere girato.

C’era bisogno di chiamare Eraclito per dirlo? O il senso della citazione sta proprio nel riferimento al leggendario filosofo?

Teofrasto non lo avrà scomodato per una banalità del genere «la maionese impazza se non la giriamo come dice Eraclito»; perciò, per escludere lectiones faciliores che non giustificherebbero la chiamata di un sapiente di tanto valore, doveva essere intuitivo che il kykeon di Eraclito fosse la mistica bevanda di Eleusi.
L’umanità è inclinata al male e alla tentazione, una massa damnationis, una folla di condannati a perdersi. Dio l’ha creata e vi si è immedesimato per uno scopo catartico. Per togliersi l’inconscio demoniaco ha creato la libertà di volere... more
L’umanità è inclinata al male e alla tentazione, una massa damnationis, una folla di condannati a perdersi. Dio l’ha creata e vi si è immedesimato per uno scopo catartico. Per togliersi l’inconscio demoniaco ha creato la libertà di volere l’allontanamento e la morte affinché i veleni si esaurissero autodistruggendosi.

L’uomo si è rivelato il campo della battaglia decisiva di un conflitto cosmico.

La guerra tra la Città di Dio e la Città del suo nemico è essenziale nel processo che fisserà la giustizia eterna e concluderà la creazione. La storia, con un sacrificio purificatore, approderà a una liberazione dell’uomo così radicale da poterla dire una liberazione dall’uomo. Fra i dannati, alla fine, saranno salvi coloro che avranno transvalutato la propria esistenza.
Le religioni muoiono perché muore il dèmone che le ha iniziate. In ogni epoca gli uomini si legano a quello con il volto del problema dominante. A ogni malattia o problema di una data epoca corrisponde un dèmone e la sua parola a cui ci... more
Le religioni muoiono perché muore il dèmone che le ha iniziate. In ogni epoca gli uomini si legano a quello con il volto del problema dominante. A ogni malattia o problema di una data epoca corrisponde un dèmone e la sua parola a cui ci leghiamo, e quando una religione muore, muore dunque la caratteristica tonale malattia di cui egli era il padrone.

I cavalcatori centroasiatici andarono verso Occidente perché furono attratti dalla morte del sole e dal problema che poneva. Europa non significa sguardo a occidente soltanto, bensì anche sguardo verso l’oscuro e dunque oscurità del volto e del cuore.
Tutte le malattie sono malattie dell’anima, anche la vecchiaia e la morte. Però c’è una morte che non è malattia bensì guarigione? Qual è? Qual è la morte che non è malattia? La più alta creazione dei greci è la città–stato, con l’arce... more
Tutte le malattie sono malattie dell’anima, anche la vecchiaia e la morte. Però c’è una morte che non è malattia bensì guarigione? Qual è? Qual è la morte che non è malattia?

La più alta creazione dei greci è la città–stato, con l’arce agli dèi protettori, il teatro ai poeti sapienti e curatori dei mali dell’anima, l’agorà agli uomini salvati e realizzatori dell’ordine giusto e bello.

La città–stato comporta ed esige una gerarchia dei valori fra gli uomini, fra i singoli e fra le classi, e una parallela corrispondente gerarchia fra le funzioni dell’anima. Il giusto rapporto fra anima uomini e gradi della costituzione risponde all’ordine cosmico.
La II guerra mondiale determina il collasso dell'ordine mondiale fondato sull'Europa, sicchè la comprensione del significato del pòlemos comporta la comprensione del destino dell'Europa. La lotta si era dispiegata sotto le insegne della... more
La II guerra mondiale determina il collasso dell'ordine mondiale fondato sull'Europa, sicchè la comprensione del significato del pòlemos comporta la comprensione del destino dell'Europa.

La lotta si era dispiegata sotto le insegne della tradizione contro il materialismo e la degenerazione del secolo ma le potenze ammaliate dalle ideologie della tradizione si rivelano incapaci e indegne dell'impresa.

In quale modo la II guerra mondiale è un pòlemos che si è imposto come il "re di tutti"?

In quale modo ha reso, per dirla con Eraclito "gli uni mortali e gli altri immortali, gli uni schiavi e gli altri liberi"?
La II guerra mondiale determina il collasso dell'ordine mondiale fondato sull'Europa, sicchè la comprensione del significato del pòlemos comporta la comprensione del destino dell'Europa. La lotta si era dispiegata sotto le insegne della... more
La II guerra mondiale determina il collasso dell'ordine mondiale fondato sull'Europa, sicchè la comprensione del significato del pòlemos comporta la comprensione del destino dell'Europa.

La lotta si era dispiegata sotto le insegne della tradizione contro il materialismo e la degenerazione del secolo ma le potenze ammaliate dalle ideologie della tradizione si rivelano incapaci e indegne dell'impresa.

In quale modo la II guerra mondiale è un pòlemos che si è imposto come il "re di tutti"?

In quale modo ha reso, per dirla con Eraclito "gli uni mortali e gli altri immortali, gli uni schiavi e gli altri liberi"?
La II guerra mondiale determina il collasso dell'ordine mondiale fondato sull'Europa, sicchè la comprensione del significato del pòlemos comporta la comprensione del destino dell'Europa. La lotta si era dispiegata sotto le insegne della... more
La II guerra mondiale determina il collasso dell'ordine mondiale fondato sull'Europa, sicchè la comprensione del significato del pòlemos comporta la comprensione del destino dell'Europa.

La lotta si era dispiegata sotto le insegne della tradizione contro il materialismo e la degenerazione del secolo ma le potenze ammaliate dalle ideologie della tradizione si rivelano incapaci e indegne dell'impresa.

In quale modo la II guerra mondiale è un pòlemos che si è imposto come il "re di tutti"?

In quale modo ha reso, per dirla con Eraclito "gli uni mortali e gli altri immortali, gli uni schiavi e gli altri liberi"?
La condizione mortale indeterminata e passiva non ha alcun accesso all’immortalità. La mortalità sviluppa il potenziale immortalante se vissuta con anima non vile e con la vittoria sulle tendenze regressive alla liquefazione e... more
La condizione mortale indeterminata e passiva non ha alcun accesso all’immortalità. La mortalità sviluppa il potenziale immortalante se vissuta con anima non vile e con la vittoria sulle tendenze regressive alla liquefazione e all’irresolutezza.

«Morire la vita» ha un significato, noto e ben studiato, tipico della sapienza tradizionale e della filosofia della liberazione dal samsara. Sciogliersi dal desiderio di prolungarsi indefinitivamente nel tempo; uscire dal destino della liquefazione (B 36); evitare di avvitarsi nella condizione di mero inconscio, inconsistente per sé e nichilisticamente affamato di dipendenze.

Morire la vita equivale a liberarsi dall’insistenza penosa nel non risolto e ad assumere una forma definitiva non più rinviabile a rinascite in esistenze di grado inferiore e a morti inconcludenti.
Il successo della scienza dell’ultimo secolo è stato accompagnato anche dal “disincanto” del mondo naturale. Il mondo tradizionale considerava l’universo una manifestazione a cui l’uomo partecipava con ammirazione e in commossa sintonia... more
Il successo della scienza dell’ultimo secolo è stato accompagnato anche dal “disincanto” del mondo naturale.

Il mondo tradizionale considerava l’universo una manifestazione a cui l’uomo partecipava con ammirazione e in commossa sintonia creatrice. La rivoluzione scientifica del mondo moderno sembra voler trattare la natura come un oggetto inerte da modificare secondo l’utilità e i desideri umani.

L’uomo è un essere biologico e fisico, dotato di una mente immaginativa e creatrice che gli consente profonde intuizioni e ardite metodologie per andare oltre i vincoli fisici e biologici. In altre parole, è al contempo dentro la natura stessa, ma anche capace di saperne l’incanto e di trascenderla.

L’esperienza soggettiva del vivere la vita (erlebnis) è spesso vista dalla scienza come elemento disturbante, tuttavia è un filo essenziale, aspetto fondante della nostra umanità e forse ne definisce la natura eccezionale che ne fa un microcosmo nel Macrocosmo.
Eraclito e Parmenide sono allarmati dell’arrivo dell’eone del disfacimento. Mentre noi moderni pensiamo con Jung che sotto l’io e la coscienza si apra l’immenso territorio dell’onnipotente inconscio, Eraclito pensa l’esatto rovescio: che... more
Eraclito e Parmenide sono allarmati dell’arrivo dell’eone del disfacimento.
Mentre noi moderni pensiamo con Jung che sotto l’io e la coscienza si apra l’immenso territorio dell’onnipotente inconscio, Eraclito pensa l’esatto rovescio: che l’incoscienza siamo noi e l’io nostro e che sotto di noi la vera realtà è l’immenso territorio di un’onnipotente ragione.
Messo a contatto con il pensiero moderno, Eraclito lo fa letteralmente esplodere; al suo cospetto la modernità si sbriciola.
Nessun tentativo di tramonto può andare in porto. Il «non tramontante mai» ha il potere di impedire ogni eclisse; nessuno può scendere nell’ombra sfuggendo una volta per tutte; ognuno è rivelato, riconosciuto, giudicato.... more
Nessun tentativo di tramonto può andare in porto.

Il «non tramontante mai» ha il potere di impedire ogni eclisse; nessuno può scendere nell’ombra sfuggendo una volta per tutte; ognuno è rivelato, riconosciuto, giudicato.

L’intramontabile non sopporta che qualcuno o qualcosa si nasconda, sente ostile il suo sottrarsi, non gli è indifferente, lo punge da dentro e non lo sopporta perché l’insidia riguarda la sua intima costituzione.

Nondimeno c’è sempre qualcuno o qualcosa che deve nascondersi e illudere. Infatti, inconscio e irrazionale sono integranti stretti dell’inquieta harmonie del cosmo.
Perché chi ascolta le Sirene muore? Non si può incontrarle senza entrare in una trappola. Il racconto e la parola cantata irretiscono e trattengono. L’ascoltatore si mette nei loro lacci per il fatto stesso di ascoltare. Basta sapere che... more
Perché chi ascolta le Sirene muore? Non si può incontrarle senza entrare in una trappola. Il racconto e la parola cantata irretiscono e trattengono.

L’ascoltatore si mette nei loro lacci per il fatto stesso di ascoltare. Basta sapere che sono nei paraggi perché una spinta irrefrenabile trascini i naviganti verso la loro voce.

Che dicono, che cantano?

Esse invitano promettendo di rivelare la verità intera, un invito affascinante e pericoloso.
Il frammento 38 di Eraclito. L’arco ha vita per nome, morte per atto. L’etichetta di vita su uno strumento di morte può attirare sarcasmi. Più stridente ancora è che lo strumento di morte non solo si chiama vita ma è il principio della... more
Il frammento 38 di Eraclito.
L’arco ha vita per nome, morte per atto.

L’etichetta di vita su uno strumento di morte può attirare sarcasmi. Più stridente ancora è che lo strumento di morte non solo si chiama vita ma è il principio della vita.

Il gioco di Eraclito sui doppi sensi del nome antico della nobile arma fa riconoscere un motivo centrale nei misteri del signore dell’oracolo, Apollo, il dio che manda segni.

Perfido verso gli uomini, il divino arciere, sciamano e medico, lancia la morte folgorante.
Il segno disorienta e per capirlo bisogna accettarlo.
L’uomo nei millenni ha dispiegato la sua esistenza, in simbolica corrispondenza con il ritmo vitale della natura, nella terra che ha abitato, in cui ha lavorato e che lo ha nutrito. Nell’epoca dominata dallo sviluppo vertiginoso delle... more
L’uomo nei millenni ha dispiegato la sua esistenza, in simbolica corrispondenza con il ritmo vitale della natura, nella terra che ha abitato, in cui ha lavorato e che lo ha nutrito.

Nell’epoca dominata dallo sviluppo vertiginoso delle tecnoscienze, sempre più urgente è la domanda di come preservare il cammino di cultura e civiltà dell’uomo, la sua Humanitas, il suo sentirsi microcosmo di un macrocosmo.

La sua potenzialità creativa immaginale di Homo Symbolicus, prima ancora che Faber, può salvaguardarlo dalla tentazione di affidarsi all’ambigua potenza di intelligenze artificiali.
Riflettendo sull’anamnesi platonica alla luce del legame tra il pensiero di Platone e la concezione ontologica delle culture tradizionali messa in luce da Eliade si può cogliere come l’esperienza della reminiscenza sia intimamente legata... more
Riflettendo sull’anamnesi platonica alla luce del legame tra il pensiero di Platone e la concezione ontologica delle culture tradizionali messa in luce da Eliade si può cogliere come l’esperienza della reminiscenza sia intimamente legata ad un’idea di memoria che va ben oltre la capacità di immagazzinare dati empirici e che nel suo fondo più vero si presenta come memoria dell’originario, ovvero come memoria indelebile di un’esperienza religiosa primordiale. Ciò si lega ad una concezione del tempo che per l’uomo arcaico si presenta circolare ed è dunque lontana dalla moderna concezione della storia. Anche in alcuni miti platonici ritroviamo la medesima idea del tempo circolare e del ricordo di quanto accaduto in origine. Proprio il senso e il ruolo del mito riemerge nella sua centralità come mito anamnestico capace di ricondurre la conoscenza a modelli archetipici originari. Perciò, tanto per quanto riguarda l’anamnesi quanto per la conoscenza degli archetipi, non è difficile ritrovare nelle culture primitive una struttura che senza difficoltà può dirsi platonica.

Reflecting on the platonic recollection in the light of the link between Plato's thought and the ontological conception of traditional cultures detected by Eliade, one can see how the experience of recollection is intimately linked to an idea of memory that goes far beyond the capacity to store empirical data and which in its truest background presents itself as a memory of the original, or rather an indelible memory of a primordial religious experience. This is linked to a conception of time that for archaic man presents itself as circular and is therefore far from the modern conception of history. Even in some platonic myths we find the same idea of the circular time and of the memory of what happened originally. In fact the sense and role of the myth remerge in its centrality as an anamnestic myth capable of bringing knowledge back to original archetypal models. Therefore, as regards both the recollection and the knowledge of archetypes, it is not difficult to find in primitive cultures a structure that without difficulty can be said to be platonic.
Come una tela di Aracne, la rete globale maschera le sue insidie nelle trame più sottili dei suoi fili. Una volta dentro, si rimane intrappolati, racchiusi in una bolla che filtra il mondo esterno ai nostri occhi in una sorta di prigione... more
Come una tela di Aracne, la rete globale maschera le sue insidie nelle trame più sottili dei suoi fili. Una volta dentro, si rimane intrappolati, racchiusi in una bolla che filtra il mondo esterno ai nostri occhi in una sorta di prigione digitale che impedisce un pensiero critico libero e creativo.

Ci troviamo oggi a un bivio e occorre valutare con decisione e responsabilità la scelta che potrà determinare le sorti della nostra società nel futuro delle prossime generazioni. Il rischio è rappresentato dalla perdita di tutti i valori fondanti della nostra “humanitas“.
La tecnica, lungi dal consegnare all’uomo il dominio della terra, lo afferra per sé sottomettendo coloro che l’avevano alimentata. L’espansione planetaria del sistema tecnico–scientifico–industriale manifesta che non era l’uomo a... more
La tecnica, lungi dal consegnare all’uomo il dominio della terra, lo afferra per sé sottomettendo coloro che l’avevano alimentata. L’espansione planetaria del sistema tecnico–scientifico–industriale manifesta che non era l’uomo a promuoverla e a usarla ma che, al contrario, era essa a usarlo nutrendosi della sua inclinazione a illudersi e a servire.
Research Interests:

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