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Maria Pia Rosati

Istituto Mythos, Chairmain, Faculty Member
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Alla sottomissione dell’uomo alla legge delle leggi, al Logos che tutto comanda, quale che sia il suo nome, sempre numinosum e tremendum, si è sostituta  ai nostri giorni la sottomissione indiscussa alla cosiddetta verità scientifica, unica dea. Ma la Scienza ha anch’essa un volto tremendum.
È necessario che il mondo odierno, tecnologico e unidimensionale, ritrovi lo spessore simbolico della vita, che custodisce nel profondo l’arreton, l’indicibile, sempre presente, cui alludono gli antichi miti.
«Le strutture e le figure mitiche - scrive G. Durand - sono lo specchio nel quale possiamo guardare il volto delle opere dell’uomo e decifrare la legenda (che sempre ancora deve essere letta) della condizione umana e del suo destino».
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Antigone è paradigma dell’inquietante vicenda dell’uomo in cammino verso sé stesso e la verità, rivelazione-svelamento del senso dell’ esistenza. Fanciulla inerme, Antigone si pone in ascolto di quella verità profonda ed originaria che... more
Antigone è paradigma dell’inquietante vicenda dell’uomo in cammino verso sé stesso e la verità, rivelazione-svelamento del senso dell’ esistenza.
Fanciulla inerme, Antigone si pone in ascolto di quella verità profonda ed originaria che parla in tutta semplicità dal suo cuore, anteriore alle leggi degli dei e degli uomini, che non fa distinzione tra vivi e morti, presente passato e futuro.
Questa verità, fondata nel suo stesso essere, riesce a darle «un cuore ardente anche di fronte a cose che raggelano» (Sofocle, Antigone, v. 88) e le consente di essere autentica, di esprimere il coraggio di essere, di vivere e di morire in conformità con se stessa: «non mi capiterà nulla di così grave da impedire che io muoia nobilmente».
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International audienceL’œuvre de Gilbert Durand a marqué une génération de chercheurs et d’universitaires. Si elle a cette importance c’est sans aucun doute parce qu’elle a été bâtie par une personnalité hors du commun. Gilbert Durand est... more
International audienceL’œuvre de Gilbert Durand a marqué une génération de chercheurs et d’universitaires. Si elle a cette importance c’est sans aucun doute parce qu’elle a été bâtie par une personnalité hors du commun. Gilbert Durand est d’abord un homme courageux tant par ses engagements dans la résistance que par son audace conceptuelle dans le domaine des sciences de l’homme.Alors que pour beaucoup tout semblait perdu, il prend le risque de dire non à l’occupation nazie en citant Joseph de Maistre pour lequel «le plus dur est de voir son pays occupé par une armée étrangère». Cet héroïsme modeste du jeune homme qui affronte les plus grandes difficultés avec une insouciance est fort bien rendu dans le témoignage émouvant que nous publions et qui ouvre ce volume. «Savoir dire non» montre que la culture et le monde ne tenaient debout, en ces temps sombres, que grâce à la volonté de quelques-uns.Dans le vaste domaine de la philosophie et des sciences humaines les risques étaient certes moindres. Mais l’audace n’en existait pas moins. Alors que triomphait une certaine phénoménologie sartrienne, alors que d’autres annonçaient la mort de l’homme, Gilbert Durand sans crainte, proposait une nouvelle définition du symbole (le symbole comme épiphanie d’un sens), montrait que schèmes et mythes s’organisaient de façon systématique et élaborait une fantastique transcendantale. Avec calme et détermination une œuvre se construisait hors des modes et hors d’une médiatisation qui marquaient la vie intellectuelle des années 70.SOMMAIRE -*-Avant-propos / Pascal BOUVIER -**-Introduction / Roger CHEMAIN -A-TEMOIGNAGES -1- Savoir dire non / Gilbert DURAND -2- Gilbert Durand au château de Novéry / Chaoying DURAND-SUN -3- Poème de Maria-Ying DURAND -4- Une petite histoire du CRI / Jean-Michel HÉTRU -5- Gilbert Durand à l'ombre du Temps d’Eranos. Bildung et Remythologisation / Alberto Filipe ARAÚJO -6- Souvenirs d’«une belle encontre» / Claude-Gilbert DUBOIS -7- Madrid et les heures propices. Gilbert Durand au-delà du structuralisme / Fátima GUTIÉRREZ -8- Première rencontre/ Y.HASSANEIN -9- Gilbert Durand et l’Université Saint-Jean de Jérusalem / Jean-Pierre SIRONNEAU -B- OEUVRE ET MISES EN OEUVRES -10- L’épistémologie de l’anthropologie de l’imaginaire selon Gilbert Durand / Jean-Jacques WUNENBURGER -11- Gilbert Durand : topos et atopon / Maria PIA ROSATI -12- Gilbert Durand et l’imaginaire romain / Joël THOMAS -13- Un entretien avec Gilbert Durand / Jean-Clarence LAMBERT -14- Initiation « à la québécoise » aux structures durandiennes de l’imaginaire / Raymond LAPRÉE -15- Itinéraires transdisciplinaires de l’œuvre de Gilbert Durand de Venise à Convento da Arrábida / Basarab NICOLESCU -16- Lieux / Tania ROCHA PITTA -17- L’empreinte d’un imaginaire : exemple de mises en scène / Angélique DERAMBURE -18- Le statut du symbole dans l’anthropologie générale de Gilbert Durand et dans l’anthropologie philosophique de Paul Ricœur / Annie BARTHÉLÉMY -19- Imaginaires de l’art : Prométhée ou Hermès ? / Marie-Pierre BURTIN -20- L’originalité de la perspective anthropologique de Gilbert Durand / Jean-Pierre SIRONNEAU -C- RAYONNEMENT -21- Écritures francophones. Gilbert Durand et les littératures orales / écrites du « grand sud » / Arlette CHEMAIN-DEGRANGE -22- Le littoral congolais et ses poètes / Roger CHEMAIN -23- Mythe héroïque et affleurements mythiques : "En attendant le vote des bêtes sauvages" / Amadou Oury -24- Littérature insulaire des mondes créoles francophones : un imaginaire « nocturne » / Marc GASTALDI -25- Trajet anthropologique de Gilbert Durand au Brésil : incessant échange / Danielle PERIN ROCHA PITTA -26- Le régime ascensionnel pour éclairer l’écriture au féminin : ken bugul et unity dow / Rodah SECHELE-NTHAPELELANG -27- Mythocritique et esprit des lieux dans la mythologie canaque / Hélène SAVOIE COLOMBANI -28- Quelques réflexions sur la création imaginaire / Yves DURAN
Fino a qualche tempo fa la metafora centrale della società industriale occidentale era la “macchina”, un concetto che ha notevolmente condizionato la visione di tutta la realtà, portando gli uomini a pensare ad ogni cosa come a elementi... more
Fino a qualche tempo fa la metafora centrale della società industriale occidentale era la “macchina”, un concetto che ha notevolmente condizionato la visione di tutta la realtà, portando gli uomini a pensare ad ogni cosa come a elementi dominabili, sfruttabili e correggibili. Purtuttavia, con sempre maggiore intensità sta emergendo una nuova metafora, quella della “rete” che consente di comprendere come ad ogni livello di osservazione i sistemi viventi sono intrecci di elementi che interagiscono in una struttura a rete con altri sistemi e creano, o ricreano, ininterrottamente se stessi affrontando continui cambiamenti strutturali pur mantenendo i propri modelli reticolari di organizzazione. Da una sorta di visione meccanicistica propria della “macchina” l’umanità sta assimilando il concetto di “rete” in cui si rende necessario che la condotta umana divenga sempre più consapevole di un senso di appartenenza ad una comunità di ordine più generale, quella costituita dalla Vita. In questo percorso di nuova assimilazione, che comporta necessariamente un cambiamento profondo, si continuano ad avvertire le correnti opposte e le resistenze tutte umane che esprimono l’eterno conflitto che mai si spegne fra conservazione e cambiamento, e ancora più l’inevitabilità di un loro confronto in una sintesi dialettica che non è mai, e non sarà mai, finita. Si tratta di un processo di cultura e di consapevolezza che diventa fondamentale per affrontare i problemi cruciali della nostra epoca che sono stati definiti “sistemici” in quanto fra loro interconnessi e interdipendenti. Il mondo contemporaneo porta con sé innumerevoli domande che si fanno sempre più urgenti, e la sfida consiste nel promuovere l’evoluzione della coscienza che pare non procedere spontaneamente con sufficiente rapidità. In tal senso, accogliere la dimensione del mito e del simbolo può apparir strano, ma la sofferenza con cui abbiamo a che fare quotidianamente, e che vediamo in costante aumento, ha radici molto profonde e ci invita ad andare lontano alle nostre origini e, la frase “la vita da sola non basta alla vita” espressa dalla Prof.ssa Rosati in uno degli incontri avvenuti nelle nostre aule, intende ricordare che la nostra vita ha radici simboliche così profonde che, se le ignoriamo o tagliamo, viver non è più possibile. In questo senso, occorre ricordare che nella carta di identità dell’essere umano c’è la sua capacità di essere simbolico. Nel momento in cui l’uomo si interroga su se stesso e sul cosmo, diviene Homo symbolicus, cioè uomo inteso come creatore e fruitore di simboli, come colui che cerca di conservare, di dare sepoltura ai morti, di dare senso alla vita e alla morte collegando ogni momento della sua esistenza con qualcosa che lo trascende poiché sente la sua vicenda umana profondamente legata a quella del più ampio Tutto. In questo percorso di confronto intitolato «La Rete della Vita», la Prof.ssa Maria Pia Rosati partecipa come ad una tavola rotonda, condividendo in libertà alcune riflessioni lungo un percorso intrecciato di letteratura, filosofia e psicologia del profondo. Laureatasi in lettere classiche e in psicologia, ha insegnato lettere nei licei, Psicoterapia analitica presso la scuola di specializzazione dell'Università di Trieste. È stata professore extrangero presso la Escuela de psiquiatria de la Universidad Complutense de Madrid. È docente e analista della Scuola di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppoanalisi di Roma. Ha pubblicato Psicologia Medica con Giuseppe Campailla e numerosi articoli su riviste di psicologia e psicoanalisi italiane e straniere. È direttore di «átopon» rivista di Psicoantropologia simbolica e Tradizioni religiose. Ha fondato nel 1981 l'Istituto di Psicoantropologia Simbolica e Tradizioni religiose (Roma) e il Centro Studi Mythos con un gruppo di studiosi fra cui ricordiamo l’antropologo e saggista francese Gilbert Durand.
Il presente articolo, dedicato al tema "Inerzia e Trasformazione", ospita il prezioso contributo della Prof.ssa Maria Pia Rosati, laureata in lettere classiche e in psicologia, ha insegnato lettere nei licei, Psicoterapia analitica presso... more
Il presente articolo, dedicato al tema "Inerzia e Trasformazione", ospita il prezioso contributo della Prof.ssa Maria Pia Rosati, laureata in lettere classiche e in psicologia, ha insegnato lettere nei licei, Psicoterapia analitica presso la Scuola di Specializzazione dell'Università di Trieste, è stata professor exstrangero presso la Escuela de Psiquiatria de la Universidad Complutense de Madrid. E' docente e analista della Scuola di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppo analisi di Roma. Ha pubblicato (con Giuseppe Campailla) Psicologia Medica e numerosi articoli su riviste di psicologia e psicoanalisi italiane e straniere. Ha fondato nel 1981 il Centro Studi Mythos e l'Istituto di Psicoantropologia Simbolica e Tradizioni religiose (Roma) di cui è direttore. E' direttore di "átopon" rivista di Psicoantropologia simbolica e Tradizioni religiose. Cura per le edizioni Mythos le collane Nostoi e Castalia e i Quaderni Cljpas.
Research Interests:
Solamente un essere predestinato ha la facoltà di domandare ad un altro: “qual è dunque il tuo tormento?” E non gli è data nascendo. Deve passare per anni di notte oscura in cui vaga nella sventura, nella lontananza da tutto quello che... more
Solamente un essere predestinato ha la facoltà di domandare ad un altro: “qual è dunque il tuo tormento?” E non gli è data nascendo. Deve passare per anni di notte oscura in cui vaga nella sventura, nella lontananza da tutto quello che ama e con la consapevolezza della propria maledizione. Ma alla fine riceve la facoltà di rivolgere una simile domanda; nel medesimo istante ottiene la pietra di vita e guarisce la sofferenza altrui.
Simone Weil.
Se pure l’uomo ha per intimo statuto la prerogativa di appartenere alla vita della parola, in ogni caso la disposizione all’ascolto della parola impone una svolta e un salto esistenziale.
Per imparare ad ascoltare, è necessario ascoltare il silenzio da cui scaturisce ogni parola che non sia vuota chiacchera o, peggio, rumore di copertura che ci distragga, che ci eviti di pensare al senso e al destino della vita.
Research Interests:
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Recensione di  La foi du cordonnie di Gilbert Durand
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Le tradizionali griglie di comprensione antropologica, sociologica, psicologica, ampiamente insufficienti, descrivono un mondo in via di sparizione e dunque non sono in grado di illuminarci sulla lettura di quei fenomeni che si stanno... more
Le tradizionali griglie di comprensione antropologica, sociologica, psicologica, ampiamente insufficienti, descrivono un mondo in via di sparizione e dunque non sono in grado di illuminarci sulla lettura di quei fenomeni che si stanno spiegando sotto i nostri occhi. È urgente dunque innanzitutto assumere nuovi modelli teorici, strumenti concettuali rinnovati capaci di leggere le realtà di oggi in rapida e talvolta sconvolgente trasformazione.
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Esistere è un trascorrere che termina con la morte e l'oblio, ma l'uomo può divenire “pastore e custode dell'essere” se sa creare un mondo interiore coerente che accolga le singole effimere esperienze, i più significativi vissuti... more
Esistere è un trascorrere che termina con la morte e l'oblio, ma l'uomo può divenire “pastore e custode dell'essere” se sa creare un mondo interiore coerente che accolga le singole effimere esperienze, i più significativi vissuti individuali strutturandoli nella trama di una memoria vera e costruendo nella coscienza,più profonda una diga che impedisca al tempo e alla natura di tutto travolgere e dissolvere.
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Salvation and liberty in the christian message A direct relationship exists between man’s freedom and man’s salvation. A distinctive feature of Christianity is that, in itself, it implies liberty in respect of the State. St. Thomas... more
Salvation and liberty in the christian message

A direct relationship exists between man’s freedom and man’s salvation.

A distinctive feature of Christianity is that, in itself, it implies liberty in respect of the State. St. Thomas also clearly takes up this theme. He recognises the duty to rise up and reject the State if the State betrays man.
In the age of Constantine, Christians came to an agreement with the empire, but on the basis of an inalienable principle; if the empire were to act in contradiction of this principle, the agreement would lapse.
Contemporary man no longer knows how to rebel, or to rise up with the essential as a lever. This is even more difficult in an epoch that disenables and disempowers man, deviously relieves him of responsibility and the fatigue entailed in being fully himself, and invites him to escape the pain and risk of  nothingness.
The de-christianization typical of modernity is not the sign of the death of God, but of the death of man who is free. Man in his freedom is always found at the frontiers, one of those “last” whom the Saviour describes as “blessed”.
Immortali e mortali sono i risultati alternativi di un’aspra gara per l’appropriazione della vita. Si tratta di un evento primordiale che inaugura l’ordine gerarchico di dèi e uomini in illo tempore. Dallo Enuma Elish babilonese al... more
Immortali e mortali sono i risultati alternativi di un’aspra gara per l’appropriazione della vita.

Si tratta di un evento primordiale che inaugura l’ordine gerarchico di dèi e uomini in illo tempore. Dallo Enuma Elish babilonese al Genesi biblico la competizione per l’accesso alla fonte perenne della vita, e per il suo possesso in esclusiva, contrassegna l’arrivo del genere umano.

Il destino dei mortali è di vivere tra due destini: o tra gli amici della morte o tra gli amici della non–morte.

Essi sono tenuti in un mondo di possibilità divaricate simultaneamente e debbono decidere. Il combattimento ha le radici nell’anima. Hanno gli uomini la forza di arrivarci? La risposta è selettiva: dipende dalla quantità di fuoco di cui ciascuno è variamente dotato e dalla guida dei “daimones” nell’agone finale che nessuno potrà evitare.
Metànoia è il momento della svolta radicale quando si sta uscendo da un abisso di sofferenza per iniziare un nuovo percorso di risalita. Momento difficile in quanto ci si deve liberare dalle scorie del passato, ma si è presi dallo... more
Metànoia è il momento della svolta radicale quando si sta uscendo da un abisso di sofferenza per iniziare un nuovo percorso di risalita. Momento difficile in quanto ci si deve liberare dalle scorie del passato, ma si è presi dallo sgomento per la paura del nuovo percorso, ancora ignoto.

Il purgatorio dantesco è splendida metafora del processo di metànoia e della possibilità di utilizzare la strada dell’errore, della confusione e dell’angoscia per affacciarsi a un nuovo cammino
Research Interests:
Se pure l’uomo ha per intimo statuto la prerogativa di appartenere alla vita della parola, in ogni caso la disposizione all’ascolto della parola impone una svolta e un salto esistenziale. Per imparare ad ascoltare, è necessario ascoltare... more
Se pure l’uomo ha per intimo statuto la prerogativa di appartenere alla vita della parola, in ogni caso la disposizione all’ascolto della parola impone una svolta e un salto esistenziale.

Per imparare ad ascoltare, è necessario ascoltare il silenzio da cui scaturisce ogni parola che non sia vuota chiacchera o, peggio, rumore di copertura che ci distragga, che ci eviti di pensare al senso e al destino della vita.
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Metànoia è il momento della svolta radicale quando si sta uscendo da un abisso di sofferenza per iniziare un nuovo percorso di risalita. Momento difficile in quanto ci si deve liberare dalle scorie del passato, ma si è presi dallo... more
Metànoia è il momento della svolta radicale quando si sta uscendo da un abisso di sofferenza per iniziare un nuovo percorso di risalita. Momento difficile in quanto ci si deve liberare dalle scorie del passato, ma si è presi dallo sgomento per la paura del nuovo percorso, ancora ignoto.

Il purgatorio dantesco è splendida metafora del processo di metànoia e della possibilità di utilizzare la strada dell’errore, della confusione e dell’angoscia per affacciarsi a un nuovo cammino.
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Alla sottomissione dell’uomo alla legge delle leggi, al Logos che tutto comanda, quale che sia il suo nome, sempre numinosum e tremendum, si è sostituta ai nostri giorni la sottomissione indiscussa alla cosiddetta verità scientifica,... more
Alla sottomissione dell’uomo alla legge delle leggi, al Logos che tutto comanda, quale che sia il suo nome, sempre numinosum e tremendum, si è sostituta  ai nostri giorni la sottomissione indiscussa alla cosiddetta verità scientifica, unica dea. Ma la Scienza ha anch’essa un volto tremendum.
È necessario che il mondo odierno, tecnologico e unidimensionale, ritrovi lo spessore simbolico della vita, che custodisce nel profondo l’arreton, l’indicibile, sempre presente, cui alludono gli antichi miti.
«Le strutture e le figure mitiche - scrive G. Durand - sono lo specchio nel quale possiamo guardare il volto delle opere dell’uomo e decifrare la legenda (che sempre ancora deve essere letta) della condizione umana e del suo destino».
Antigone è paradigma dell'inquietante vicenda dell'uomo in cammino verso sè stesso e la verità, rivelazione-svelamento del senso del suo esistere. Antigone si pone in ascolto di quella verità profonda e originaria che parla in tutta... more
Antigone è paradigma dell'inquietante vicenda dell'uomo in cammino verso sè stesso e la verità, rivelazione-svelamento del senso del suo esistere.

Antigone si pone in ascolto di quella verità profonda e originaria che parla in tutta semplicità dal suo cuore, anteriore alle leggi degli dei e degli uomini, che non fa distinzione tra vivi e morti, presente, passato e futuro.

Questa verità, fondata nel suo stesso essere, riesce a darle «un cuore ardente anche di fronte a cose che raggelano» e le consente di essere autentica, di esprimere il coraggio di essere, di vivere e di morire in conformità con sè stessa: «non mi capiterà nulla di così grave da impedire che io muoia nobilmente».
Research Interests:
Gilbert Durand, antropologo, filosofo, ermeneuta tra i più sottili e coraggiosi della nostra epoca ha fondato il C.R.I. (Centre de Recherches su l'imaginaire) dell'Università di Grenoble da cui sono nati nel mondo circa 50 centri di... more
Gilbert Durand, antropologo, filosofo, ermeneuta tra i più sottili e coraggiosi della nostra epoca ha fondato il C.R.I. (Centre de Recherches su l'imaginaire) dell'Università di Grenoble da cui sono nati nel mondo circa 50 centri di ricerca presenti nel dibattito transculturale e transdisciplinare.

«Ci siano sempre su questa terra degli uomini, quelli che gli angeli della Natività cristiana chiamano "uomini di buona volontà " e che i Giudei chiamano "Giusti" che sappiano sempre e ovunque dire NO a ciò che in qualsiasi luogo rischi di tradire l'umanità ». Gilbert Durand.
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