ARCHEOCLUB DI SAN SEVERO
39°
CONVEGNO
NAZIONALE
sulla
Preistoria - Protostoria - Storia
della Daunia
San Severo 17 - 18 novembre 2018
ATTI
a cura di
Armando Gravina
SAN SEVERO 2019
Il 39° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della
Daunia è stato realizzato con il contributo di: Ministero per i Beni
e le Attività Culturali – Direzione Generale per i Beni Librari
e gli Istituti Culturali – Sez. III; Amministrazione Comunale di
San Severo
– Comitato Scientifico:
SIMONETTA BONOMI
Sovrintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province BAT e FG
GIULIANO VOLPE
Rettore emerito Università di Foggia
GIUSEPPE POLI
Prof. di Storia Moderna – Università degli Studi “A. Moro” di Bari
ALBERTO CAZZELLA
Ordinario di Paletnologia – Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
PASQUALE CORSI
Prof. – Università degli Studi “A. Moro” di Bari
MARIA STELLA CALÒ MARIANI
Prof. emerito – Università degli Studi “A. Moro” di Bari
PASQUALE FAVIA
Prof. di Archeologia Medievale – Università degli Studi di Foggia
ALFREDO GENIOLA
Prof. – Università degli Studi “A. Moro” di Bari
ITALO M. MUNTONI
Sovrintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province BAT e FG
ARMANDO GRAVINA
Presidente Archeoclub di San Severo
ORGANIZZAZIONE
– Consiglio Direttivo della Sede di San Severo di Archeoclub d’Italia:
ARMANDO GRAVINA
MARIA GRAZIA CRISTALLI
GRAZIOSO PICCALUGA
Presidente
Vice Presidente
Segretario
– Segreteria del Convegno:
GRAZIOSO PICCALUGA
MARIA GRAZIA CRISTALLI
© Archeoclub San Severo · COD. ISBN: 978-88-96545-98-0
Finito di stampare nel mese di maggio 2019 presso Centro Grafico S.r.l. - Foggia – www.centrograficofoggia.it
MARIA LUISA MARCHI*
GIOVANNI FORTE*
ANTONELLA FRANGIOSA*
MADDALENA LA TROFA*
GRAZIA SAVINO*
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati
per il progetto Ager Lucerinus dai territori
di Castelnuovo della Daunia e Pietramontecor vino
*Università di Foggia. Dipartimento di Studi Umanistici
Paesaggi dei Monti Dauni. Introduzione
Il gruppo di lavoro del progetto Ager Lucerinus non può e non vuole mancare anche questa volta all’appuntamento con l’edizione del Convegno di Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia. In questo contributo si presentano i risultati delle campagne di ricognizioni effettuate tra il 2016 e il 2018. Durante le tre campagne le ricerche si sono concentrate nei territori comunali di Castelnuovo della Daunia e in
parte in quello di Pietramontecorvino. L’area presenta un’estensione totale di 1300
ettari; localizzata a Est e a Nord-Est del centro abitato di Castelnuovo e distante da
questo dai 4 ai 7 km; si sviluppa lungo le direttrici stradali delle SP 16 CastelnuovoSan Severo e la SP 6 diretta a Lucera, tra il Canale della Strettola a Nord e il Canale
Rocchione a Sud; nel territorio di Pietramontecorvino nella zona di Coppa del Convento e di Serra Santa Lucia e delle reiterazioni nella zona di Masseria Romano e
Masseria Carpino, indagate nel 2015 e oggetto di prospezioni geomagnetiche e geoelettriche condotte in collaborazione con CNR-IBAM di Potenza durante la campagna del 2017 (FORTE ET ALII 2018). Si sono individuati 110 punti archeologici che si
sommano agli altri 1300 già individuati nell’arco di oltre un decennio, inquadrabili in un lungo arco cronologico compreso tra l’età preistorica e il Medioevo (fig. 1).
Alla consistenza del dato archeologico a livello di informazione si aggiunge la co-
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Atti – 39° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2018.
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Maria L. Marchi, Giovanni Forte, Antonella Frangiosa, Maddalena La Trofa, Grazia Savino
stante rielaborazione di tutta la documentazione volta a ricostruire i paesaggi passati e presenti; infatti i dati che si presentano sono i risultati preliminari di un ampio
progetto di ricerca, che ha come punto focale la città di Lucera, lo studio della topografia urbana della colonia latina del 314 a.C. e la ricostruzione del popolamento di
un vasto territorio, tra la Valle del Fortore e il Tavoliere, che corrisponde a quello
occupato dai Romani, ma con una storia di trasformazione dei paesaggi ben più antica e che si protrae anche oltre.
Le ricerche condotte in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di BAT e FG (già Soprintendenza Archeologica
della Puglia)affiancano alla ricostruzione dei paesaggi antichi anche la loro tutela e
valorizzazione coinvolgendo molti comuni dei Monti Dauni nella provincia di Foggia che partecipano sia con risorse che come comunità (MARCHI 2015; MARCHI ET ALII
2017). Studiare il paesaggio nella sua interezza e integrità comporta in primo luogo
una conoscenza delle identità culturali stratificate nel corso del tempo e del rapporto tra insediamenti umani ed ambiente attraverso molteplici analisi interdisciplinari
(storiche, geografiche, antropologiche, archeologiche, geoarcheologiche, agrarie e
più in generale, territoriali, ecc.). Si tratta di una sfida che ha come protagonisti i ricercatori e gli studiosi, ma anche le comunità locali che attraverso di essi ricercano
le proprie radici e le vedono rispecchiarsi nei Musei civici1.
Recuperare i paesaggi come grandi contenitori del divenire e del rapporto dell’uomo con essi, ricostruire la storia dei paesaggi antichi, ‘ascoltare’ i paesaggi che raccontano storie di identità, sono solo alcuni dei molti obiettivi del “Progetto AgerLucerinus”.
Questo progetto viene condotto partendo dal presupposto che uno degli strumenti più efficaci per la salvaguardia e la tutela del territorio è la sua conoscenza e
con la consapevolezza che solo attraverso la ricostruzione storica e ambientale dei
paesaggi antichi, si può ottenere una pianificazione corretta del paesaggio attuale e
soprattutto progettare quello del futuro. Il paesaggio attuale infatti altro non è che
il risultato del continuo rapporto tra uomo e ambiente (DALL’AGLIO 1994, pp. 59-60;
MARCHI 2016b.).
L’altro obiettivo è quello di offrire un valido strumento alla Soprintendenza per
il controllo e la tutela del territorio: le carte archeologiche elaborate, punto di partenza del nostro lavoro, costituiscono una base per la tutela di quest’area, continuamente minacciata dalla diffusione di impianti eolici. Spesso infatti, i dati GIS elaborati dal Laboratorio di Cartografia Archeologica in collaborazione con la Soprintendenza sono stati utilizzati come supporto per pianificazioni territoriali come ad
esempio per il Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia (PPTR) e per
i PUG di vari comuni.
I dati delle ultime indagini sembrano confermare quanto già ipotizzato per la ricostruzione del popolamento antico di questo comparto territoriale (MARCHI 2015).
1
Per alcuni recenti esempi nei Monti Dauni si rimanda a MUNTONI 2016 e 2018.
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
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Innanzitutto sorprende il fitto popolamento della zona in età preistorica, quasi a costituire un rumore di fondo attestato nella maggior parte delle aree indagate. Anche
in questo settore si segnala la presenza di abitati sparsi del tutto simili a quelli individuati dalle scorse campagne a Chiancone, Selva Piana, Torretta, Finocchito ecc.
(MARCHI 2015; cfr. infra pp.); di particolare interesse l’insediamento che si distribuisce sul pianoro tra masseria Alberto e masseria Trotta (fig. 2), dove numerose aree
di frammenti di materiale fittile permettono di individuare un abitato che sembra essere in vita dal IV secolo a.C. fino all’età tardo antica. La sua lunga vita e la sua ampia estensione (circa 30 ettari) ne fanno senza dubbio un sito significativo rispetto
alla ricostruzione topografica di questo comparto territoriale. L’area sembra localizzata anche presso percorsi viari e solo a livello di suggestione si potrebbe proporre
nel dibattito ancora ampiamente aperto sulla localizzazione di alcuni insediamenti
citati dalle fonti durante gli eventi delle guerre puniche, quali ad esempio Acuca (Livio, XXIV 20, 8) identificato dall’Alvisi (ALVISI 1970, p. 87) presso la Masseria Finocchito che altri collocano invece ad Aecae o Accadia.
In un contesto così complesso è indiscutibile la necessità di una collaborazione
multidisciplinare che affianca competenze diacroniche a conoscenze fortemente specialistiche (geologia, pedologia, geomorfologia, archeoantropologia, archeozoologia,
archeo e paleobotanica ecc. (MARCHI 2015; MARCHI, FORTE C.S.)
Un contributo alla conoscenza dei siti in chiave predittiva è stato fornito,accanto
a specifiche prospezioni aeree (riprese da drone), anche da indagini geofisiche (geomagnetiche o elettromagnetiche), fornendo spesso preziosi elementi per le ricostruzioni planimetriche degli edifici. I rilievi aerei sono effettuati con il duplice obiettivo di ottenere una base cartografica per la documentazione e georeferenziazione
delle indagini archeologiche e geofisiche, e individuare eventuali tracce microtopografiche e su suolo nudo (soilmarks) riconducibili a resti archeologici interrati (MASINI, LASAPONARA 2017).
M. L. M.
Il comprensorio di Castelnuovo della Daunia:
la lettura delle tracce da foto aerea
La lettura e l’interpretazione delle tracce da foto aerea costituisce un punto fermo nella ricerca topografica territoriale. Le coperture aeree attualmente disponibili nel comparto preso in esame dal progetto (1954, 1988-89, 1994, 1998, 2000, 2004,
2007, 2010, 2011, 2012, 2013, 2016) sono state messe a confronto per verificare il livello di leggibilità delle tracce nel corso del tempo, e per acquisire dati di trasformazioni ambientali, geomorfologici, archeologici e paesaggistici2.
2
FORTE c.s, in MARCHI, FORTE c.s.
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Atti – 39° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2018.
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Maria L. Marchi, Giovanni Forte, Antonella Frangiosa, Maddalena La Trofa, Grazia Savino
Va precisato che delle serie aerofotografiche sopracitate, disponibili per la lettura e l’analisi all’interno del GIS, alcune sono fruibili direttamente on-line tramite
OGC (Open Geospatial Consortium, in precedenza OpenGISConsortium), un’organizzazione internazionale no-profit, basata sul consenso volontario, che si occupa di
definire specifiche tecniche per i servizi geospaziali e di localizzazione (location based). Le specifiche definite da OGC sono pubbliche (PAS) e disponibili gratuitamente. Ad oggi ci sono oltre 30 standard gestiti da OGC. In particolar modo per implementare il progetto Ager Lucerinus ci si è avvalsi dei servizi WMS, WFS, WCS, non
solo aerofotografici, presenti sul sito del Geoportale Nazionale http://www.pcn.minambiente.it/), tramite una procedura presente nei software GIS usati per il progetto (sia di proprietà: ESRI ArcGis, Geomedia, che free: QGis), che consente di agganciare i layer informativi messi a disposizione e proiettarli (solo in presenza di un
collegamento Internet) all’interno del nostro progetto GIS come un normalissimo
strato informativo.
Tale procedura ha permesso di avere dei dati georeferenziati, aggiornati e con
standard di qualità elevati, un chiaro risparmio in termini di tempo e di economia
oltre ad avere, al pari di quanto normalmente avviene per le aerofotografie (PICCARRETA, CERAUDO 2000, pp. 99-128; CERAUDO 2003, pp. 81-83; MUSSON, PALMER, CAMPANA
2005, pp. 40-47), la possibilità di cogliere nelle riprese satellitari le tracce di elementi
archeologici non visibili o perlomeno difficilmente rintracciabili nell’indagine sul terreno; inoltre, nel caso di oggetti o complessi archeologici in vista, l’immagine, date
le sue caratteristiche di veduta d’insieme, può essere sfruttata vantaggiosamente a
fini di documentazione e di contestualizzazione, integrando i dati ambientali, geomorfologici, archeologici e paesaggistici.
Tra gli elementi di mediazione che permettono la visibilità delle tracce archeologiche, quello che meno si evidenzia nell’esame delle riprese satellitari utilizzate è
senza dubbio il microrilievo (shadow-sites), vista l’impossibilità della lettura stereoscopica che esalta anche le minime variazioni altimetriche.
Per tentare di evidenziare meglio le tracce archeologiche sono state effettuate
elaborazioni semplici incidendo soprattutto sul contrasto dell’immagine, sulla trasparenza e sulla lucentezza, in altri casi si è approfondita l’elaborazione dell’immagine modificando il colour composite RGB delle bande originali, agendo sia sul colore primario (ad esempio spegnendo uno dei tre layer RGB) sia all’interno di ogni
colore variando la banda originale di ogni colore.
In altri casi si è elaborata l’immagine agendo sullo stretching della stessa, in base
ad una funzione di trasformazione, in modo che l’operatore scelga quella che meglio
si adatta all’immagine da migliorare.
L’analisi prodotta dalle elaborazioni GIS integrando foto aeree, cartografie storiche, aree archeologiche e modelli tridimensionali ha permesso di mettere in evidenza le fasi di occupazione del territorio ed elaborare modelli di ricostruzione del
popolamento e del paesaggio antico.
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
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Esemplificativo, in tal senso, è il caso studio di località Masseria Trotta in agro
di Castelnuovo della Daunia (FG) (fig. 3), dove l’analisi dei materiali provenienti dal
survey archeologico intensivo e l’elaborazione delle immagini satellitari ha permesso
di identificare anomalie riferibili a strutture di forma circolare e semicircolare aventi dimensioni variabili (diametro maggiore circa 83 m, minore di circa 25 m) poste
ad una quota compresa tra i 177 m e i 174 m s.l.m. lungo un’area collinare. Il primo
gruppo di tracce è localizzato ad ovest della masseria a circa 40 metri e riguardano
delle probabili capanne a C, mentre il secondo gruppo è presente tra i 300 m ed i
500 m ad est della masseria e dove è possibile distinguere oltre alle tracce di capanne a C anche due anomalie subcircolari più grandi identificabili con dei fossati. L’area interessata dalla presenza di queste anomalie occupa una superficie complessiva di circa 252 000 m². Le anomalie sembrerebbero pertinenti ad un villaggio neolitico caratterizzato dalla presenza di alcuni compounds posti sia internamente che
esternamente rispetto l’area circoscritta dal fossato perimetrale dell’insediamento.
Dal punto di vista dell’idrografia l’insediamento si colloca a circa 470 m a SE del Canale della Strettola(fig. 4). Un altro dato interessante è venuto fuori confrontando
l’immagine satellitare del 2012. Le anomalie visibili in foto aerea sono pertinenti ad
alcune tracce semicircolari aventi diametro compreso tra i 25 m e i 28 m circa. Le
anomalie sembrano disporsi secondo uno schema ordinato che le vede susseguirsi
secondo un orientamento che da N si dirige verso S. L’area, che si estende per un
totale di circa 15000 m² ad una quota di circa 1240 ms.l.m., sembra riferibile ad un
villaggio neolitico come indicherebbero i compounds identificati. Inoltre limitrofa a
queste tracce si nota un’anomalia interpretabile come la traccia di un probabile strada o percorso funzionale allo stanziamento. L’area identificata è posta a circa 130 m
a N di Mass Paolucci. Dal punto di vista dell’idrografia l’insediamento è situato a 15°
m a SE di un piccolo torrente, affluente del Canale Macchione.
La ricostruzione del popolamento: la fase preistorica (fig. 5)
Si presentano, seppur nella loro parzialità, i primi dati riferibili alla ricostruzione pertinente la fase preistorica e protostorica3. L’intervento localizzato sulle propaggini nord-orientali dei Monti Dauni Settentrionali, ha riguardato il comparto posto ad Est del centro abitato di Castelnuovo della Daunia ed il limite Sud-Est afferente ai confini amministrativi del comune di Pietramontecorvino. Si tratta di zone
contigue che si estendono tra il Canale della Strettola4 ed il Canale della Valle; aree
I miei più sinceri ringraziamenti vanno alla professoressa Maria Luisa Marchi, guida e coordinatrice di questo progetto ed a tutti i miei colleghi.
4
Subito dopo Piano Devoto, proseguendo in direzione Nord, il Canale della Strettola si unisce al
Canale Pinciarella confluendo nel Torrente Staina, importante affluente di destra del fiume Fortore.
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Atti – 39° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2018.
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Maria L. Marchi, Giovanni Forte, Antonella Frangiosa, Maddalena La Trofa, Grazia Savino
contraddistinte da un paesaggio tipicamente collinare, fatto di rilievi e ampi altopiani che degradano più o meno dolcemente verso il Tavoliere5. Canali, torrenti e rivoli, con orientamento prevalente Ovest-Est, oggi appaiono di portata modesta, ma in
antico hanno inciso profondamente questo territorio determinando profili irregolari e salti di quota repentini. L’altimetria, tra i componenti determinati per lo stanziamento delle comunità antiche, varia dai 355 m della zona occidentale presso Serra
Santa Lucia, in territorio di Pietramontecorvino, ai 160 m dell’area pianeggiante di
Piano Devoto lungo la Strada Provinciale N.16 Castelnuovo della Daunia-San Severo.
La peculiare connotazione geomorfologica di questi luoghi, oltre che quella più
strettamente sedimentologica6 e la presenza puntuale dei bacini idrici, hanno contribuito a determinare una importante sequenza insediativa relativa alle fasi più antiche del popolamento umano. La natura delle evidenze archeologiche relative a questo settore così interno, spesso considerato “marginale”, pone il popolamento Neolitico come fenomeno preponderante; pertanto, nonostante le forti differenziazioni
geomorfologiche, tale popolamento, suggerisce caratteristiche pressappoco omogenee alle altre aree della Puglia settentrionale e del Basso Tavoliere, dato testimoniato anche dalle indagini in comparti limitrofi7.
I punti archeologici individuati si distribuiscono nella porzione compresa tra il
Canale della Strettola ed il Canale Pinciarella; le aree più densamente frequentate
sono ubicate proprio a ridosso delle sponde di questi due corsi d’acqua.
Le aree si caratterizzano per la presenza di indicatori quali ciottoli di medie e
grandi dimensioni, reperti litici e frammenti ceramici: ceramiche in impasto grossolano e semi-depurato nella maggior parte delle evidenze, pertinenti a forme vascolari aperte, di medio-grandi dimensioni8, industria litica quasi tutta in selce e sporadiche attestazioni di ossidiana9.
I settori con la presenza di concentrazioni cronologicamente inquadrabili nell’amUno scenario prettamente rurale e sottoposto ad azione intensiva di sfruttamento agricolo, soprattutto cerealicolo con ampie zone coltivate ad oliveto.
6
Argille e sabbie si alternano a formazioni miste, tra cui i silicati compattati e cementificati meglio noti come “crusta”; la componente idrografica e le azioni di riqualificazione antropica, nella fattispecie sistemazioni di bonifica hanno determinato lo stato attuale di questi luoghi, mutandone spesso la fisionomia originaria.
7
Biccari, con i siti di Serra di Cristo e Carro Morto, o San Matteo Chiantinelle presso Serracapriola (TUNZI-SANSEVERINO 2008, pp. 87-97), Mulino Dabbasso presso Celenza (TUNZI SISTO
1999; GRAVINA 2003) e Casale De Maria in agro di Carlantino.
8
I reperti ceramici risultano frammentati e recano superfici spesso degradate per via dell’eccessiva esposizione; nella maggior parte dei casi si tratta di materiale poco diagnostico, perlopiù pareti e solo per pochi esemplari è possibile ricostruire la forma vascolare.
9
La quasi totalità delle ossidiane presenti nel comparto Nord della Puglia proverebbero da
Lipari; il dato percentuale delle attestazioni delle nostre Ut è tutt’altro che cospicuo, pur tuttavia
testimonia una predisposizione di queste comunità ad intrattenere rapporti e quindi scambi.
5
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
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bito di una prima fase del Neolitico permettono di definire un modello tipologicamente costante delle aree occupate: parte sommitale di ampi pianori collinari con
discreta possibilità di controllo, difendibili su un lato e posti nelle immediate vicinanze di corsi d’acqua.
È il caso della vasta area individuata presso Serra Santa Lucia, in agro di Pietramontecorvino, sito collocato sulla parte sommitale di un ampio terrazzo, da cui è possibile controllare tutto il territorio circostante e dove sono attestati materiali archeologici afferenti all’orizzonte culturale della ceramica impressa, in molte delle sue declinazioni stilistiche: impressa a tacche, cardiale e con decorazione “a polpastella”.
Concentrazioni rilevanti sia in termini numerici che tipologici di manufatti litici in
selce garganica e frammenti ceramici in impasto si segnalano presso Coppa Paolucci, in territorio di Castelnuovo della Daunia, una stretta sella che si estende in lunghezza per circa 3 km, puntellata da concentrazioni di materiale senza soluzione di
continuità, anche se le aree risultano essere di modeste entità (nessuna ut supera i
150 m²). Tutto l’altipiano mostra una complessità insediativa che si potrà comprendere meglio dopo lo studio dettagliato delle evidenze, ma che ad un primo esame
fornisce una periodizzazione chiara riferibile alla facies della ceramica impressa10 ed
a successive attestazioni di impasto scuro, poco depurato del tipo Bellavista11(fig.6).
A quest’area è possibile associare attraverso l’analisi della fotointerpretazione delle
tracce riferibili verosimilmente a capanne (fig. 3).
Tra i dati più significativi appaiono le documentazioni in località Coppa del Convento, presso il canale Acqua Sparta dove si rinviene industria litica, ossidiana e
un’ansa a cartoccio attribuibile alla facies Serra D’Alto12ed anse a rocchetto del tipo
Diana Bellavista riferibili alla fase finale del Neolitico.
In località Piano Devoto13, vasta area che si estende dal Canale la Pinciarella alla
Strada provinciale Castelnuovo della Daunia-San Severo (GRAVINA 1988b, pp. 65-88)
da più di trent’anni è noto un importante sito: Gravina identifica un’ampia area di
La quasi totalità dei frammenti appare molto dilavata; l’impasto è grossolano, scuro, ricco di numerosi microinclusi, con spessori variabili da 3,0 cm a 1,5 cm. La sintassi decorativa
semplice e prevede rocker, tacche.
11
Presenti numerosi frammenti di incannucciata e concotto; i frammenti di intonaco sono
abbastanza numerosi e recano in taluni esemplari le tipiche impronte dei ramoscelli che formavano i graticci.
12
La ceramica afferente alla facies Serra d’Alto si configura, per la sua complessità tecnologica, per la varietà stilistica e per la fattura estremamente pregevole, contraddistinta da elementi esornativi, come principale testimone dei mutamenti all’interno delle comunità in cui
è attestata. Sicuramente è un indicatore che attesta relazioni di scambi e circolazione di prodotti connotandosi come bene di prestigio, la cui funzione può ricondursi ad ambito cultuale
e funerario (LAVIANO MUNTONI 2009, p. 57).
13
Trasposizione di “Pian di Loto”, così come la strada che da Casalvecchio raggiunge Torremaggiore, passa per “La Stretta”, che ora si chiama “Strettola”.
10
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frequentazione riferibile a due orizzonti culturali: la prima fase, la più antica intercettabile nell’area che dalla strada giunge al Canale La Pinciarella, è caratterizzata
da ceramica impressa mentre la seconda, riferibile a più zone poste nella parte più
alta del pianoro, cronologicamente risale ad un momento successivo inquadrabile
nella cultura Serra d’Alto e Diana-Bellavista. Le recenti indagini ci hanno permesso
di individuare ancora sette aree di concentrazione di materiale, ma la situazione attuale appare fortemente compromessa rispetto a quanto documentato in passato e
noto da bibliografia.
Notevole è il rinvenimento presso Masseria Trotta, a poche centinaia di metri
dalla sponda del Canale della Strettola, una concentrazione di materiali, tra cui frammenti di lame e grattatoi, un bulino, una parte di macina dalla superficie artificialmente spianata, malacofauna e ceramica in impasto, compreso un “peso da telaio”
riconducibile alla tipologia della facies Ripoli, attribuibili cronologicamente al Neolitico medio-avanzato.
A. F.
La ricostruzione del popolamento: dall’età arcaica a quella tardoantica
Per l’età arcaica, il territorio preso in esame si caratterizza per la sua particolare
e delicata posizione geografica come zona di frontiera tra l’area di influenza daunia
e di transito per le popolazioni osco-sannitiche che, a partire dal V secolo a.C., penetrano con maggior vigore lungo la fascia nord-occidentale della subregione. Accanto ai grandi insediamenti, rappresentati da Tiati e Lucera per quel che attiene la
presente ricerca, si sviluppano una serie di abitati minori che evidenziano un fitto
popolamento del territorio in questa fase. Si tratta di insediamenti organizzati in nuclei sparsi, distribuiti su ampi pianori affacciati sulle principali vallate fluviali e naturalmente difesi, con vaste aree in cui si alternano gruppi di abitazioni e di sepolture.
Le recenti indagini archeologiche hanno portato alla luce esempi significativi di
questo tipo: in località Masseria Dorsi-Carignano, ad Ovest del moderno villaggio
di Carignano, dove le diverse aree di concentrazione di materiale fittile, inquadrabile tra VI e IV sec a. C., testimoniano la presenza di un insediamento composto da diversi edifici, tra cui probabilmente anche un oikos confrontabile con quanto recentemente emerso in località Casanova in seguito ad interventi di archeologia preventiva (MARCHI 2015, p. 184); in località Chiancone, a nord-est del territorio comunale
di Pietramontecorvino dove, su un pianoro di circa 200 ha, si individua un insediamento simile al precedente ed in cui significativa appare la tomba di un guerriero di
V secolo sepolto supino e quindi riconducibile alla presenza sannitica nel territorio
(MARCHI 2015, pp. 184-185); o ancora l’insediamento preromano individuato in località Masseria Finocchito, a nord del Comune di Castelnuovo della Daunia, identificato alternativamente ora con Gereonium ora con Acuca, in cui già nel 1972, in se-
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
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guito a lavori sulla rete idrica, vennero alla luce sepolture in fossa terragna databili
in gran parte al IV e III sec a. C. e parte di un pavimento in ciottoli disposti a spina
di pesce (MARCHI 2015, p. 186); o infine a Masseria Stilla dove si individua, insieme
ad un pozzo a campana dal cui riempimento proviene ceramica subgeometrica daunia, un selciato da porre in relazione ad un antico asse viario che da Luceria procedeva in direzione nord verso Masseria Finocchito e che in più punti ricalca l’attuale SP8 (MUNTONI 2016, p. 24).
Ad un modello insediativo simile potremmo far risalire le diverse aree di concentrazione di materiale fittile e da costruzione individuate nella zona compresa tra
Masseria d’Ettorres e Masseria Salerno, 5 km a nord-est di Castelnuovo (fig. 7). Si
tratta di un pianoro allungato con direzione grossomodo sud/ovest-nord/est, delimitato dai canali Pinciarella a sud e Passo Lino a nord e con un’altimetria di 200 m
s. l. m. L’area, estesa per circa 24 ha, è caratterizzata da un’ampia distesa di materiale fittile, di cui si riconoscono diverse zone di concentrazione; probabilmente si
tratta di un grosso insediamento ascrivibile alla cultura daunia per la presenza di ceramica matt-painted e numerosa vernice nera, e con una sporadica frequentazione
fino all’età tardoantica (fig. 8).
La romanizzazione del territorio produce profonde modificazioni economiche e
territoriali, con la divisione e l’assegnazione di piccole proprietà affidate ai coloni
(fig. 9). Il paesaggio, di cui si ridisegna l’assetto viario, appare densamente popolato
anche in quest’area e caratterizzato dalla presenza di numerose fattorie rurali di cui
l’archeologia preventiva offre numerosi confronti: in genere piccoli edifici unifamiliari composti da un ambiente con vestibolo14, oppure dimore dalla maggiore complessità residenziale articolate in più vani con spazi per attività produttive, come quella individuata in località Fratta Caroso, a sud-est del territorio di Castelnuovo della
Daunia (CORRENTE ET ALII 2008, pp. 403-405).
Probabilmente a questa fase e a tali evidenze potrebbero riferirsi i materiali di
superficie raccolti tra la SP 16 Castelnuovo-San Severo (tra il km 19 e il 20) e il Canale Pinciarella. Qui l’Alvisi localizza resti romani sovrapposti ad un abitato preistorico posti accanto ad un antico tracciato viario che da Luceria conduceva a Monte
Rotaro (ALVISI 1970, p. 87; VOLPE 1990, p. 133)(fig. 10). Le diverse concentrazioni di
reperti ceramici, tra cui abbondante vernice nera, farebbero ipotizzare la presenza
di un piccolo insediamento composto da più unità abitative e funzionali (fig. 11). Accanto a questo sistema insediativo di piccole fattorie si sviluppa quello delle ville,
grandi complessi nati dall’accorpamento di più fondi e che conoscono, soprattutto a
partire dall’età imperiale, un processo di rinnovamento e modificazione delle strutture rispondenti ad una maggiore specializzazione delle coltivazioni. Spesso la nascita e fioritura di questi grandi sistemi di sfruttamento delle campagne comporta14
Si vedano ad esempio le evidenze individuate a Masseria Franciosa e Località Lamiozza,
in agro lucerino (CORRENTE ET ALII 2008, pp. 401-403).
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Atti – 39° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2018.
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Maria L. Marchi, Giovanni Forte, Antonella Frangiosa, Maddalena La Trofa, Grazia Savino
no la scomparsa delle piccole fattorie rurali, altre volte invece è testimoniata continuità di vita fino all’epoca tardoantica.
La provincializzazione dioclezianea dell’Italia e la riorganizzazione gestionale della proprietà agraria, comportano un rinnovamento produttivo con maggiori investimenti tanto nello sfruttamento agricolo quanto nelle nuove esigenze abitative e di
produzione. Molte ville subiscono ristrutturazioni e riconversioni funzionali in senso produttivo fino ad arrivare a veri e propri casi di monumentalizzazione in età tardoantica; esse si configurano come centri polinucleati caratterizzati da più settori,
quello residenziale, quelli produttivi e di immagazzinamento e stoccaggio delle risorse, quelli termali; a volte diventano dei veri e propri villaggi con l’inserimento di
zone necropolari (cfr. Infra-Masseria Romano) e in stretta dipendenza dalle vie di comunicazione. In località Masseria Trotta, gli scavi condotti nel 2006-2007 in occasione della posa in opera del metanodotto (PACILIO, CECI 2016, pp. 75-79), hanno portato alla luce i resti di un complesso tardoantico di dimensioni medio-grandi, una grande fattoria o una villa, composta da più ambienti tra cui un’area produttiva, di cui è
stata indagata solo una parte, e che si sviluppa in direzione nord verso il boschetto,
dove sono ancora visibili resti di creste murarie15.
La zona era frequentata già in età medio-imperiale per la presenza di due sepolture a fossa terragna con copertura a lastroni fittili, probabilmente da riferire al ritrovamento di una stele sepolcrale proveniente dalla stessa zona in cui si fa riferimento
ad un veterano della Regio III Gallica di età severiana. In Località Masseria Alberto, a circa 6,5 km in direzione nord-est dal centro abitato di Castelnuovo, su un ampio pianoro si localizza una concentrazione di materiale fittile e da costruzione caratterizzata da una notevole estensione, circa 3,5 ha, e che ha restituito un’elevata
quantità di reperti tra cui ceramica a vernice nera, sigillata italica e africana, ceramica comune acroma e dipinta di rosso, numerose anfore (italiche, africane e orientali), diversi esemplari di lucerne (tra cui una africana), frammenti di dolia e di macine, oggetti in vetro (tra cui un fondo di calice e un vago di collana) (fig. 12). Sicuramente si tratta di una villa di età repubblicana con continuità di vita fino all’età tardoantica nata in una zona già frequentata in epoca preistorica (come testimoniano
i frammenti di ceramica d’impasto e industria litica individuati nella zona nel corso
della ricerca) ed articolata in più settori, tra cui quello residenziale, quello produttivo e quello di immagazzinamento e stoccaggio delle risorse. Infine tra località Masserie Vecchie Paolucci e località Difesa, sull’altra sponda del canale Pinciarella, a 3,5
km a nord-est da Castelnuovo, si individuano diversi punti archeologici che gravitano attorno a due grandi aree di dispersione di materiale ceramico e da costruzione.
La zona di Masserie Vecchie Paolucci è già nota nella bibliografia scientifica per
Durante la campagna di ricognizione del 2018 non si è riusciti ad analizzare direttamente la zona di Masseria Trotta pur rientrando questa nella parte di comprensorio da indagare
per impossibilità di accesso all’area.
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Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
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la segnalazione di Russi nell’84 e di Volpe nel volume del 1990, in cui si riferisce di
reperti assegnati genericamente all’età romana (VOLPE 1990, pp. 133-134). L’intera
area, frequentata già in età preistorica, restituisce notevoli quantità di reperti ceramici tra cui ceramica comune acroma e dipinta di rosso, vernice nera, sigillata italica e africana, resti di colonnine o suspensurae e pesi da telaio. Anche in questo caso
si potrebbe ipotizzare l’esistenza di un unico grande complesso insediativo, risalente all’età repubblicana e con continuità di vita fino all’epoca tardoantica, articolato
in più ambienti e settori funzionali e finalizzato allo sfruttamento agricolo dell’area,
che dispone di un vasto versante collinare adatto alle colture della vite e dell’ulivo e
dell’estesa piana del fondovalle percorsa dal torrente, risorsa indispensabile per le
colture ortive e per le lavorazioni legate alla vita quotidiana (fig. 13).
M. L. T.
Un contesto archeologico dal comune di Pietramontecor vino, loc. Masseria Romano: dalla ricognizione allo scavo
Il contesto archeologico in loc. Mass. Romano (fig. 14) fu individuato e documentato per la prima volta durante la campagna di ricognizioni condotta nel settembre
2015 nell’ambito del progetto agerLucerinus: in quell’occasione furono individuate
diverse aree di dispersione di materiale da costruzione e ceramica riferibili ad un
ampio arco cronologico, attestanti la presenza di un insediamento di lunga durata interpretabile come una villa di grandi dimensioni, databile dall’età repubblicana fino
all’età tardoantica (MARCHI 2018).
L’anno successivo, durante la nuova campagna di ricognizione, un sopralluogo
nell’area da parte del nostro gruppo di ricerca permise di individuare attività di movimento terra contestualmente a lavori finalizzati alla realizzazione di alcuni aerogeneratori per un mini eolico. Durante tali lavori erano state intercettate alcune tombe.
Successivamente, hanno avuto inizio le operazioni di scavo d’emergenza: lo scavo della necropoli è stato condotto sotto la direzione scientifica del dott. Italo Maria
Muntoni nel novembre e dicembre del 2016 (MUNTONI 2018).
L’indagine condotta sul campo è stata integrata con l’analisi delle fotografie aeree
dell’area che ha consentito di individuare delle anomalie riconducibili a tracce di ambienti sepolti (FORTE 2018) e con indagini geofisiche (MASINI-SILEO 2018).
La scoperta di tale contesto archeologico ha consentito di indagare 14 sepolture assimilabili a due tipologie funerarie: la cassa laterizia e il tipo cd. ‘alla cappuccina’ (fig. 15).
La maggior parte delle tombe è stata più volte utilizzata, attraverso la pratica
dell’accantonamento totale o parziale dei resti osteologici dell’individuo già presente per seppellire un nuovo defunto.
Ad eccezione delle tombe 3, 9 e 10 che sono risultate monosome, sono stati indi-
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Maria L. Marchi, Giovanni Forte, Antonella Frangiosa, Maddalena La Trofa, Grazia Savino
viduati all’interno di ogni tomba un numero minimo di due individui e un massimo
di quattro. Da una preliminare analisi effettuata durante le operazioni di scavo sono
stati riconosciuti in totale 28 individui inumati.
Gli inumati in connessione anatomica erano in posizione supina con le gambe
diritte e affiancate. Alcune varianti sono individuabili nella posizione degli arti superiori: alcuni individui sono stati deposti con le braccia lungo i fianchi, altri convergenti sull’addome, altri con uno degli arti superiori lungo i fianchi e l’altro con
avambraccio sul petto. L’orientamento di tutti gli individui è il medesimo, da ovest
ad est (leggermente diverso è l’orientamento di T7 e 14, Nord/Ovest-Sud/Est), con
il capo che guarda ad oriente.
Lo scavo condotto, con tutta probabilità solo di una parte della necropoli,permette
di evidenziare un’omogeneità nella scelta dei materiali da impiegare e nelle tecniche costruttive utilizzate per la sua realizzazione. Si è riscontrato l’utilizzo esclusivo
di tegole di grandi dimensioni messe in opera a secco e in alcuni casi di coppi, senza l’utilizzo di alcun tipo di legante o di materiale lapideo.
I dati recuperati grazie alle indagini restituiscono un quadro denso di informazioni rispetto agli elementi di ornamento personale degli individui sepolti, il loro abbigliamento e gli elementi di corredo (LA TROFA 2018). Essi permettono di ipotizzare pratiche rituali e gesti che hanno accompagnato le cerimonie di saluto da parte
della comunità in onore del defunto.
In quasi tutte le tombe il corredo era collocato nel settore superiore della sepoltura, accanto alla testa dell’ultimo individuo sepolto, in pochi casi ai piedi del defunto.
L’inumato deposto nella T10 presenta delle caratteristiche che sembrano differenziarlo dal resto delle tombe scavate. La cronologia a cui rimandano le datazioni
dei materiali presenti come accompagnamento all’interno della tomba (in particolare una lucerna e una moneta in bronzo) è, allo stato attuale dello studio, la più antica (IV d.C.). A tale dato si aggiunge il fatto che tale sepoltura è una delle poche monosome indagate e il tipo di corredo la contraddistingue da tutte le altre.
Il resto della necropoli si può inquadrare tra il VI e il VII sec. d.C.
Le caratteristiche della necropoli di mass. Romano trovano stringenti confronti
con cimiteri indagati nel territorio di Capitanata e Gargano, in particolare la necropoli scavata in loc. Marchitto, nel territorio comunale di Ordona(CORRENTE ET ALII
2012), la necropoli indagata in loc. Perazzone, in agro di Troia (FG) (GUACCI ET ALII
2017), la necropoli indagata in loc. San Giusto (Lucera, FG) (DE SANTIS 1998) e, infine, la necropoli in contrada Avicenna, Carpino (FG) (D’ANGELA 1988).
G. S.
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
15
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Fig. 1 - Presenze archeologiche individuate da ricognizione e bibliografia (DTM)(elaborazione
Laboratorio Cartografia Unifg - G. Forte).
Fig. 2 – Località Mass. Trotta-Mass. Alberto distribuzione dei punti archeologici.
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
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Fig. 3 – Località Mass. Trotta: tracce da foto aerea.
Fig. 4 – Località Masseria Paolucci: tracce da foto aerea.
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Fig. 5 - Fase preistorica: carta distribuzione presenze)(elaborazione Laboratorio Cartografia
Unifg - G. Forte).
Fig. 6. Località Coppa del Convento (UT 1306) Industria litica e frammenti ceramici. Località Mass. Trotta (UT 1337) Industria litica e malacofauna.
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
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Fig. 7 – Carta distribuzione dei punti di VI-IV sec. a.C.)(elaborazione Laboratorio Cartografia Unifg - G. Forte).
Fig. 8 – Castelnuovo della Daunia(FG)-Masseria D’Ettores/Masseria Salerno. Alcuni dei reperti individuati.
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Fig. 9 – Carta distribuzione dei punti archeologici di età romana (elaborazione Laboratorio Cartografia Unifg - G. Forte).
Fig. 10 – Stralcio IGM Foglio 163-Lucera (ALVISI 1970).
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati per il progetto Ager Lucerinus
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Fig. 11 – Castelnuovo della Daunia (FG)-Canale Pinciarella. Reperti individuati durante il
survey 2019.
Fig. 12 – Castelnuovo della Daunia (FG)-Masseria Alberto. Reperti afferenti alla villa romana e tardoantica.
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Fig. 13 – Carta distribuzione dei punti archeologici di età età tardo antica (elaborazione Laboratorio Cartografia Unifg - G. Forte).
Fig. 14 – Località Mass. Romano: villa; aree di dispersione di materiale.
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Fig. 15 – Località Mass. Romano: pianta della necropoli.
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INDICE
MARIA L. MARCHI, GIOVANNI FORTE, ANTONELLA FRANGIOSA,
MADDALENA LA TROFA, GRAZIA SAVINO
Riscoprendo i paesaggi archeologici: nuovi dati
per il progetto Ager Lucerinus dai territori
di Castelnuovo della Daunia e Pietramontecorvino
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pag.
3
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27
Il Corpus dell’Architettura Religiosa Europea (CARE)
a Lucera e nei Monti Dauni. Spunti di ricerca da un’analisi
comparata tra documenti scritti, evidenze architettoniche
e fonti archeologiche . . . . . . . . . . . . .
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49
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85
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99
Testimonianze del culto mariano in area garganica:
il santuario in rovina di S. Maria della Rocca (Apricena) .
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109
ANNA MARIA TUNZI, ELENA MARIA BIANCHI,
TONIA BOCOLA, NICOLA GASPERI, BIAGIO GIULIANI,
CHIARA LA MARCA, TANIA QUERO
La frequentazione Altomedievale e Medievale
a Brecciara (Serracapriola, FG) . . . . .
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ROBERTA GIULIANI, NUNZIA M. MANGIALARDI,
ITALO MARIA MUNTONI
MARCO TROTTA
Leone Garganico e la Vita minor di Lorenzo di Siponto .
GIANFRANCO DE BENEDITTIS
L’alta valle del Fortore e i Normanni .
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MARIA STELLA CALÒ MARIANI
ARMANDO GRAVINA
Annotazioni sulle vie antiche e medievali dei pastori,
dei pellegrini e dei mercanti nel Gargano . . . .
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127
Magistri della pietra nei cantieri cistercensi d’età sveva.
La torre scalare di Santa Maria di Ripalta (Lesina) . .
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145
L’uso del colore nell’architettura di epoca normanno-sveva
dell’Italia meridionale: analisi di alcuni casi di studio . .
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159
NATALIA D’AMICO
GIULIANA MASSIMO
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Atti – 39° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2018.
MARIA PIA SCALTRITO
Siponto diruta e diaspora ebraica. Fatti e personaggi
in movimento da Siponto a Salerno tra X e XII secolo .
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pag. 183
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201
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217
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227
Arte nella Daunia. Gli argenti di Celle San Vito e di Faeto .
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247
DOMENICO L. MORETTI
I graffiti navali nella chiesa di Santa Maria Maggiore
a Monte Sant’Angelo . . . . . . . . . . .
MARIA CAROLINA NARDELLA
La raccolta del grano nel Tavoliere nell’età moderna .
LUIGI P. MARANGELLI
La Regia Dogana di Foggia e l’onciario carolino .
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GIOVANNI BORACCESI
FRANCESCO DE NICOLO
La scultura lignea del Settecento in Capitanata
tra persistenze napoletane e produzione locale .
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259
La chiesa di san Lorenzo a San Severo: gli interventi
di Giuseppe e Gennaro Sanmartino, Vincenzo d’Adamo,
Antonio Belliazzi, Cristoforo Barberio. Nuovi documenti .
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283
CHRISTIAN DE LETTERIIS
LIDYA COLANGELO
Vita Severini: l’agiografia del Patrono
nella storia di San Severo . . . .
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303
«Appena il nome se ne conosce dal popolo».
Il culto patronale di san Severo di Napoli
tra Otto e Novecento . . . . . . . .
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313
La viabilità garganica nella seconda metà dell’Ottocento.
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325
EMANUELE D’ANGELO
MICHELE FERRI
GIUSEPPE TRINCUCCI
La legislazione e la tutela dei Regi tratturi
in epoca borbonica (1815-1860). . . . .
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355
La donna nelle arti e professioni sanitarie
in Capitanata dalle origini a tutto il Novecento .
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369
LORENZO PELLEGRINO