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MANO NELLA MANO REPERTI DI UN amore oltre la morte 13 settembre - 24 novembre 2013 Lapidario Romano dei Musei Civici Modena - palazzo dei musei SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DELL’EMILIA-ROMAGNA MANO NELLA MANO LA SCOPERTA La tomba della coppia sepolta mano nella mano è stata scoperta a Modena nel 2009 nel corso dei lavori di scavo per la costruzione di un ediicio residenziale tra viale Ciro Menotti e via Bellini I RINVENIMENTI DI ETÀ IMPERIALE L’area si trovava al di fuori della città, circa 150 metri a nord dal tratto orientale delle mura urbane, ai margini di un corso d’acqua, probabilmente corrispondente a un antico ramo del torrente Tiepido, che oggi scorre in località Fossalta ma che in età romana costeggiava il perimetro orientale di Mutina. La zona era occupata da una struttura di carattere produttivo. In un approfondimento degli scavi sono state rinvenute a 6,50 metri di profondità le fondazioni in muratura di un ediicio, messo in luce su una supericie di circa m 9 x 8,50. Accanto ad esso erano presenti buche di scarico colmate con macerie provenienti dalle domus cittadine e un impianto per la produzione di calce (calcara). L’ediicio, abbandonato nel III secolo d.C., fu coperto da sedimenti alluvionali. Le tombe contenevano un solo scheletro ad eccezione delle tomba 16, con i due defunti mano nella mano, e della tomba 12. Quest’ultima conservava due corpi sepolti in momenti diversi. Per primo fu deposto un bambino di età compresa tra i 5 e i 6 anni, poi la sepoltura fu riaperta per seppellire una giovane donna di 20-29 anni, alta 156 cm. Non è ancora possibile deinire l’origine di questa comunità sepolta ai margini della città, appena fuori dalle mura, fra la ine del V e il VI secolo. Il rituale funerario, improntato sulla scelta di allineare le sepolture su ile parallele, le deposizioni dei corpi con il capo rivolto a ovest, e forse anche la tipologia degli oggetti ritrovati, potrebbero rimandare a popolazioni di origine germanica, la cui presenza nel territorio si era venuta intensiicando negli ultimi secoli dell’impero. Le prime attestazioni di gruppi di origine germanica stanziati nel modenese, evidentemente ormai poco popolato, risalgono infatti al IV secolo. Nel V secolo la città dovette afrontare le conseguenze del passaggio dei Visigoti condotti da Alarico nel 410 e degli Unni capeggiati da Attila nel 452. Circa un secolo dopo, nel 569, è probabile che Mutina sia stata conquistata dai Longobardi, ai quali possono essere riferiti alcuni signiicativi ritrovamenti dell’area urbana, fra cui la tomba di un guerriero in Via Valdrighi e una sepoltura entro sarcofago rinvenuta in Piazza Grande. La lastra sepolcrale di Gundeberga, una donna probabilmente di origine gota, morta il 12 giugno 570, costituisce la più antica testimonianza scritta della presenza a Mutina di popolazioni di origine germanica. MoNUMeNTI DI CoPerTUrA DONNE UoMINI T 18 Resti dell’ediicio in muratura LA NECROPOLI TARDOANTICA La necropoli presenta tombe disposte su due ile. Nella ila più a est, in posizione di rilievo, sono le tombe di sei uomini, coperte da strutture monumentali realizzate in mattoni. In quella più a ovest sono stati sepolti indistintamente donne, uomini e bambini di età diferenti che vanno dai 5 - 6 anni agli oltre 50. Le sepolture della ila occidentale, che comprende anche la coppia “mano nella mano”, erano scavate direttamente nel terreno e coperte da laterizi posti in piano che potevano sigillare tutto il corpo o solo il cranio. Sono state indagate complessivamente 11 tombe, contenenti gli scheletri di 8 uomini, di 3 donne e di un bambino. Di un individuo (tomba 7) non è stato possibile determinare il sesso. T 12 T 16 T 14 T 15 ? T 13 T7 T 17 ? T 11 T6 T5 T4 MANO NELLA MANO Un amore oltre la morte GLI eSAMI DI LABorATorIo Prima del restauro sono stati prelevati dai due scheletri campioni utili per le analisi del DNA e per esami di laboratorio riguardanti la composizione chimica dell’osso e del suolo di giacitura. I due corpi erano deposti uno accanto all’altro in una semplice fossa scavata nel terreno LA SePoLTUrA A causa dello stato di conservazione non ottimale delle ossa la determinazione del sesso dei defunti è risultata estremamente complessa e si è basata sull’osservazione di alcune parti dello scheletro. Sono in corso le analisi del DNA che potranno precisare, tra l’altro, l’età della morte e l’eventuale esistenza di un legame di parentela tra i due individui. Lo scheletro a sinistra è riferibile a un uomo, alto circa 170 cm, di corporatura piuttosto gracile, come lascerebbe intuire la conformazione del cinto scapolare. In base all’osservazione dello scheletro e dello stato di usura dei denti si può afermare che la morte sia avvenuta dopo i 30 anni. Lo scheletro di destra è di una donna, alta circa 160 cm, morta anch’essa in età adulta, dopo i 30 anni. è caratterizzato da un cranio stretto e allungato (dolicocefalo), nel complesso robusto, con rilievi del piano nucale e arcata sopracciliare piuttosto sviluppati. Nella sepoltura fu deposto per primo il corpo dell’uomo, adagiato supino con il braccio sinistro disteso lungo il ianco, mentre quello destro era ripiegato sul bacino. L’esame dello scheletro della donna ha permesso di notare come la defunta sofrisse di alcune patologie. Il femore sinistro è caratterizzato da un angolo tra il collo e la diaisi femorale superiore a 140°, indice di coxa valga o valgismo. L’analisi del cranio ha inoltre rivelato che era afetta da beta-talassemia, detta anche anemia mediterranea, malattia ereditaria tipica delle popolazioni del Mediterraneo. Particolare dei femori della donna Cranio della donna: la difusa e marcata porosità (cribra cranii) è indizio di beta-talassemia o anemia mediterranea T 18 T 12 T 16 T 14 T 15 ? LA rICoSTrUZIoNe T 13 T7 T 17 ? T 11 T6 T5 Fede in bronzo T4 Al momento della deposizione le mani dei due defunti furono intrecciate, sovrapponendo la mano della donna a quella dell’uomo. I famigliari con questo gesto, simbolo di amore, vollero forse sigillare per sempre all’interno del sepolcro l’afetto che li aveva uniti. All’anulare della donna è inilato un anello in bronzo, forse una fede nuziale. La coppia fu sepolta senza oggetti di corredo, ad eccezione dell’anello al dito della donna e di un anellino in ferro recuperato presso la tibia sinistra della defunta, forse originariamente cucito alla sua veste. Le analisi antropologiche non hanno restituito elementi in grado di chiarire le cause della morte. Dal momento che non sono state trovate evidenze che possano ricondurre a una morte violenta, si può pensare ad una malattia che colpì entrambi. Il ritrovamento di due defunti sepolti contemporaneamente, tuttavia, potrebbe essere anche indizio di pratiche rituali che comportavano il sacriicio della donna in seguito alla morte dell’uomo, attestate anche in epoca tardoantica. Anellino in ferro Prima di procedere alla ricomposizione dei frammenti ossei e all’integrazione di parti mancanti, è stata necessaria una accurata pulitura dei reperti. La rimozione del sedimento è avvenuta con la massima cautela, utilizzando guanti di lattice, acqua fredda, spazzole e spazzolini a setole morbide. Concrezioni di varia natura sono state rimosse con bisturi o con soluzioni leggermente acide. Successivamente gli scheletri sono stati riassemblati in connessione anatomica procedendo alle integrazioni delle parti mancanti con una speciale pasta da restauro. MANO NELLA MANO UN ATTACCO CRUENTO T 18 T 12 Una parte della necropoli era riservata a sepolcri di uomini feriti a morte da colpi di spada, forse nel tentativo di difendere la comunità e per questo onorati come eroi T 15 T 16 ? T 14 T 13 T7 T 17 ? T 11 I segni del violento scontro sul cranio dell’inumato della tomba 5 T6 T5 FerITe MorTALI Il cranio dell’inumato della tomba 5 presenta tracce di diversi colpi: sul parietale sinistro è visibile il segno lasciato da una spada, la cui lama è penetrata in profondità, causando la perdita di una porzione ellittica di materiale osseo di circa 6 cm. osservando la direzione del taglio, inferto dall’alto verso il basso e da destra verso sinistra, si può ipotizzare che si sia trattato di un fendente. Un altro colpo ha provocato il distacco di un tassello di osso dal parietale destro. T4 Le tombe contenevano i corpi di sei individui di sesso maschile, alti mediamente 170 cm, morti in età adulta, tra i 30 e i 40 anni. Su quattro dei sei scheletri sono stati riscontrati i segni caratteristici di colpi di fendente inferti probabilmente da una spada. Le ferite furono violente e mortali. Omero destro dello scheletro della tomba 4 con tracce di lesione da arma bianca Il caso più emblematico è rappresentato dall’individuo che occupava la tomba 11 su cui sono state osservate diverse lesioni sia sul cranio sia sul tratto cervicale della colonna vertebrale. La cassa laterizia della tomba 5 coperta da lastre lapidee ONORATI COME EROI La disposizione delle sepolture, allineate su un’unica ila in posizione di rilievo, testimonia la volontà da parte della comunità di tributare un onore speciale a questi caduti. Anche il tipo di sepolcro denota un’attenzione particolare. I cadaveri furono collocati entro fosse chiuse da tegole disposte “alla cappuccina” o da mattoni in piano, ricoperte da uno strato di terreno spesso circa 30-40 cm. Al di sopra delle fosse, in perfetta coincidenza con la sepoltura, furono costruite monumentali strutture laterizie, talvolta coperte da elementi lapidei. Questi uomini non erano guerrieri, poiché furono sepolti senza le armi. Le analisi antropologiche indicano una consuetudine a lavori di fatica che prevedevano il trasporto di carichi pesanti, caratteristica forse propria di uomini dediti ad attività agricole o artigianali. In tempi diicili, politicamente instabili, in cui la pianura padana era al centro di grandi migrazioni di popoli diversi, questa comunità subì forse un attacco da parte di genti armate. Gli uomini più giovani e forti tentarono una strenua difesa delle loro case e delle loro famiglie, cadendo uccisi sotto i colpi di spada dei nemici. Particolare delle lesioni sulle vertebre cervicali e sul cranio dell’individuo della tomba 11 Utilizzando le tecnologie virtuali è stato possibile creare dei modelli tridimensionali delle ossa e ricostruire la dinamica degli eventi che hanno causato la morte dell’individuo. Dalla ricostruzione è risultato evidente che i segni visibili sul cranio e sulle vertebre cervicali sono riferibili ad un unico colpo che ha provocato la decapitazione dell’uomo per mezzo di un fendente inferto da una spada dalla lama tagliente e ailata. La cassa laterizia della tomba 17 realizzata in mattoni impilati senza l’utilizzo di malta Ricostruzione tridimensionale che evidenzia i colpi di fendente sul cranio e sulle vertebre cervicali dell’individuo della tomba 11 Nelle tombe 13 e 11 sono stati trovati due pettini in osso decorati, deposti nel primo caso presso il bacino del defunto, nel secondo nel fondo della fossa presso i piedi. Si tratta di oggetti in uso tra V e VII secolo d.C.