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CONSIDERAZIONI SULLA PROPOSTA CATECHISTICA DEL NUOVO DIRETTORIO Punti consolidati, intuizioni da verificare e nuove prospettive Luciano Meddi1 Salesianum 82 (2020) 842-871 Come valutare la competenza catechistica2 proposta dal Direttorio per la catechesi (= DC)?3 Valutare è una espressione pesante e forse non rispettosa di un lavoro così complesso e di natura magisteriale come è il DC. Useremo questa espressione nel senso della ecclesiale partecipazione alla receptio del documento stesso. Come afferma il responsabile di tutta l’impresa, Mons. Fisichella – Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione – «il Direttorio per la catechesi, essendo un documento della Santa Sede, è affidato a tutta la Chiesa».4 Receptio significa infatti accoglienza, adattamento ed evoluzione dei significati (cfr. DV 8). 1 Professore ordinario di catechetica missionaria, Pontificia Università Urbaniana, Roma. 2 L’espressione competenza catechistica ci sembra riassuma bene la descrizione dei diversi aspetti che descrivono la mission della catechesi nella Chiesa: cfr. G. Adler et Alii, La compétence catéchétique. Suite aux travaux du Congrès de l’Equipe Européenne de Catéchèse à Gazzada (Italie) en mai 1988, Desclée, Tournai 1989. 3 Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la catechesi, San Paolo, Cinisello Balsamo 2020. 4 R. Fisichella, Guida alla Lettura, in Pontificio Consiglio Per La Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la catechesi, 5-38 (qui 37). Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 843 Per la comprensione del DC dovremo innanzitutto individuare la proposta che il testo ci offre. In primo luogo essa risulta dal confronto con il Magistero catechistico precedente, soprattutto i due direttori: Direttorio catechistico generale del 1971 (= DCG) e il Direttorio generale per la catechesi del 1997 (= DGC);5 con l’insieme dei diversi rinnovamenti catechetici del XX secolo e di cui fanno parte il DC e le diverse scuole del rinnovamento catechetico contemporaneo.6 Si deve inoltre tenere in conto la recente attività del Pontificio Consiglio.7 Un aiuto decisivo ci viene dal testo stesso che esplicita la presentazione delle sue fondamenta,8 specialmente nei primi due capitoli della Parte Prima (nn. 11-109). Ogni testo – e soprattutto un testo elaborato e complesso come è il DC – ha una immagine esteriore (testo) e una interiore (textum). Cercheremo di comprendere l’ordito del textum, i fili che ne costituiscono l’ossatura, quasi uno sfondo su cui si fa emergere la trama, il disegno della composizione. Per tale lavoro ci sono utili gli strumenti della analisi dei significati9 e il prezioso Indice tematico finale (pp. 401-424) che sarà importante seguire in molti punti. Ci sembra di poter dire che in riferimento alla definizione di catechesi, il DC: riequilibria alcuni difetti propri del DGC riguardanti l’incerto ingresso della categoria processo di evangelizzazione centrato sulla iniziazione cristiana, ricolloca la catechesi nel primato epistemologico della fede, aggiunge o rafforza il tema della vita cristiana. Abbiamo la sensazione che, – già come anticipo della conclusione – per realizzare il testo il Pontificio Consiglio abbia 5 A questi si dovranno unire le preferenze magisteriali proprie del documento come documentato sia dalla Guida, che dalla Presentazione (pp. 43-54) e, soprattutto, dall’importante Indice dei Documenti (pp. 385-400). 6 Per un’ottima introduzione si veda G. Biancardi – U. Gianetto, Storia della catechesi. 4. Il movimento catechistico, Las, Roma 2016. 7 Basta ricordare R. Fisichella (ed.), Un catechismo per il nostro tempo. Custodire e trasmettere la fede oggi, San Paolo, Cinisello Balsamo 2018; E. Bruno (ed.), Il catechista testimone della fede. Far crescere il desiderio di Dio nel cuore degli uomini – Novità editoriale, San Paolo, Cinisello Balsamo 2018; R. Fisichella (ed.), Il catechista testimone del mistero. Bellezza e novità dell’incontro con Cristo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2019. 8 R. Fisichella, Guida alla Lettura, 16-25. 9 G. Tipaldo, L’analisi del contenuto e i mass media. Oggetti, metodi e strumenti, Il Mulino, Bologna 2014. La natura del presente lavoro non ci permette di fare una esposizione completa dell’analisi linguistica ma solo di tenerla sullo sfondo delle nostre tesi. 844 Luciano Meddi compiuto un grande sforzo per includere quasi tutte le parole-chiave catechetiche che si sono succedute a partire dagli inizi del XX secolo. Ma appunto quasi tutte. Inoltre si ha il timore che le stesse parole a volte siano state piegate in vista di una visione unitaria che tuttavia non sembra emergere. In effetti, il DC propone una trama, un disegno teorico e pratico della catechesi, che sembra incentrata su una nuova comprensione della espressione istanza catecumenale e mistagogica; ma forse pagandola con l’esclusione di altre riflessioni catechetiche di valore. Più esattamente una prospettiva che ne descrive il compito senza orizzonti epistemologici adeguati. Crede, infatti, di poter raggiungere queste finalità con il rafforzamento della prospettiva teologica che esalta il principio della pedagogia immediatamente derivata dalla rivelazione (a volte confusa con Scrittura e Tradizione), e non con il rafforzamento della pedagogia a servizio della risposta spirituale che la persona, unico soggetto dell’intero processo, può compiere. Ci sembra troppo sbilanciato sul compito di tradere e poco sul recipere, cioè lo studio degli atti spirituali e sociali dell’atto di fede.10 1. Le parole dei rinnovamenti catechetici nel XX secolo In forma abbreviata e come introduzione alla ricerca stessa, ricordiamo l’evoluzione della catechesi nel XX secolo. Questo ci permette di comprendere e collocare le scelte operate dal DC. Ci sono ben altre opere11 che 10 Come tutte le grandi opere, anche il DC è di difficile citazione; ci riferiremo normalmente ai nn. progressivi, ma spesso è utile ricordare in quale parte\capitolo essi si collocano per cui useremo le sigle P=parte; c. + numero romano per indicare il capitolo; i numeri arabi per le sezioni interne ai capitoli (cc.). 11 Oltre che a G. Biancardi – U. Gianetto, Storia della catechesi, ci riferiamo a L. Erdozain, L’évolution de la catéchèse. Paronamique de six Semaines Internationales de Catéchèse, in «Lumen Vitae», XXIV (1969) 4, pp. 575-599; G. Adler – G. Vogeleisen, Un siècle de catéchèse en France, 1893-1980: histoire, déplacements, enjeux, Beauchesne, Paris 1981; M. Warren, Sourcebook for modern catechetics, vol. 1, Saint Mary’s Press, Winona, Minn. 1983; vol. 2, 1997; E. Alberich, L’educazione religiosa oggi: verso un chiarimento concettuale e terminologico, in «Orientamenti Pedagogici», 44 (1997) 260, pp. 311-333; i due volumi T. Kisalu (Textes Réunis Par) – H. Derroitte (Présentés Par), Les grandes signatures de La catéchèse du xxe siècle à nos jours. Tome 1, Lumen Vitae, Bruxelles 2012 e H. Derroitte, (dir.), Les grandes signatures de la catéchèse. Du XXe siècle à nos jours. Tome 2, Lumen Vitae, Bruxelles 2014; L. Meddi, Catechesi missionaria. Analisi di una definizione in Europa, in Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 845 l’hanno descritta per cui ci possiamo limitare ad alcune sottolineature. Da queste opere e dall’analisi della bibliografia catechetica post-conciliare generale12 possiamo elaborare una mappa delle prospettive catechetiche che sicuramente includono le seguenti: predicazione kerygmatica; annuncio biblico; catechesi antropologica; educazione cristiana; catechesi e linguaggio; catechesi esperienziale; catecumenato; mentalità di fede; fede viva; risposta di fede; integrazione fede-vita; catechesi evangelizzatrice; maturità di fede; catechesi della comunità; trasmissione della fede; catechesi iniziatica; catechesi catecumenale; processo di evangelizzazione; catechesi narrativa; catechesi generativa; catechesi di accompagnamento. Queste formulazioni sintetiche hanno racchiuso il cammino dell’autocomprensione della competenza catechetica nella Chiesa. Ci sembra importante mettere in collegamento queste (ed altre) prospettive con alcuni contesti che hanno generato o utilizzato quelle stesse espressioni.13 Prima del Vaticano II abbiamo avuto un’attenta riflessione sul problema missionario della progressiva scristianizzazione dell’Europa. Si riconosceva la difficoltà della formazione con la conseguente perdita di adesione profonda dei cristiani alla vita ecclesiale (cfr. movimento pedagogico di Monaco, la catechesi attiva, il modello kerygmatico dello Jungmann, l’istanza missionaria della Mission de France). Un secondo gruppo di riflessioni nacque in contesto missionario della missio ad gentes; contesto che generò la necessità di individuare meglio i livelli e i passaggi, cioè la progressione, della missione stessa e soprattutto il legame tra evangelizzazione e cultura dei destinatari (catechesi missionaria, catechesi antropologica, catechesi olandese o di illuminazione, catechesi esperienziale). Oppure una catechesi ispirata dallo stretto rapporto tra fede «Catechesi», 87 (2018) 1, pp. 29-41. 12 Cfr. G. Ruta, Catechetica come scienza. Introduzione allo studio e rilievi epistemologici, Coop. S.Tom-Elledici, Messina-Torino 2010: Id., La catechetica tra inter- e transdisciplinarità. Appunti per una rivisitazione storica e una riconsiderazione attuale e in prospettiva, in «Catechetica ed Educazione», 5 (2020) 1, 121-144. 13 Cfr. L. Meddi, La catechesi oltre. Il servizio catechistico nella prospettiva missionaria ed evangelizzatrice, in «Euntes Docete n.s.», 40 (2002) 2, pp. 113-141 [ora in Id., La catechesi oltre il catechismo. Saggi di catechetica fondamentale, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2018, pp. 35-68]. 846 Luciano Meddi e persona (maturità di fede e integrazione fede-vita) Queste prospettive riconoscevano che il problema andava visto dentro la pratica formativa della Chiesa. Ne derivava una catechesi ancora centrata sul catechismo, ma rinnovato nelle fonti e nelle pratiche. Nel primo post-concilio si continuò a ritenere come problema fondamentale il superamento dell’evangelizzazione di superficie (EN 18) e seguendo le proposte dei documenti di Medellín (1968) si è accentuata una prospettiva per la piena evangelizzazione dei battezzati14 legandola alla ermeneutica biblica dei contenuti della fede. È questo il tempo (dal 1968 al 1977) in cui prevale l’espressione catechesi evangelizzatrice. Fu il DCG che ne raccolse i frutti e lanciò il modello della catechesi permanente, una catechesi non più centrata sul catechismo, ma sulla pratica pedagogica (catechesi per obiettivi). Nel secondo post-concilio15 il bisogno di piena evangelizzazione si è tramutato in bisogno di Nuova Evangelizzazione centrato sulla scelta di difesa, apologia e rinnovata spiegazione della dottrina ecclesiale16 i cui fondamenti sono ben radicati nelle direttive magisteriali.17 Ne derivava una catechesi di nuovo centrata sul catechismo, ma costruito sul primato dottrinale (cfr. la Parte II di DGC dedicata al CCC). Forse con Papa Francesco si può parlare di un terzo post-concilio centrato sul lieto annuncio (l’Evangelii gaudium)18 in funzione della Chiesa in uscita, Chiesa evangelica perché portatrice di misericordia e attenta all’umanizzazione piena della società. Ne deriverebbe una catechesi centrata sul duplice 14 Prospettiva che troviamo in GE 2.4; in Segunda Conferencia General del Episcopado Latinoamericano, Documentos finales de Medellín, 1968, c. VIII; nel DCG n. 2; in EN 44 e in molti direttori nazionali. 15 Abbiamo proposto una lettura dell’evoluzione post-conciliare della catechesi in Catechesi missionaria. Analisi di una definizione in Europa, in «Catechesi», 87 (2018) 1, 29-41. 16 Cfr. J. Ratzinger, Transmission de la Foi et sources de la Foi, in «La Documentation Catholique», 65 (1983) 5, pp. 260-267; Giovanni Paolo II, Fidei Depositum. Costituzione apostolica, 11 ottobre 1992 e il CCC; Benedetto XVI, Porta Fidei. Motu Proprio per la indizione dell’anno della fede, 11 ottobre 2011; Sinodo dei Vescovi, La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. XIII Assemblea Generale Ordinaria 7-28 ottobre 2012; questi documenti per ammissione di Mons. Fisichella sono quelli più tenuti in conto nella redazione del DC; cfr. Guida alla Lettura, pp. 10-11. 17 Giovanni Paolo II, Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al VI Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell’Europa, 11 ottobre1985. 18 Francesco, Evangelii Gaudium. Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 24 novembre 2013. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 847 kerygma biblico della gioia messianica e della liberazione integrale, il cui scopo principale è accompagnare l’adesione di fede del destinatario per essere discepolo-missionario. DC afferma di voler/dover inserire nella tradizione catechetica il Magistero di Papa Francesco; ci sembra invece che il suo problema sia di nuovo il rapporto tra verità cristiana e cultura (digitale). Noi preferiamo pensare che il problema missionario sia ancora l’inconsistenza del sistema educativo ecclesiale troppo sbilanciato sui processi di sola socializzazione. 2. I problemi rimasti insoluti Come ogni direttorio19 anche il DC si propone di orientare la catechesi in un momento della vita e missione della Chiesa. In genere, essi realizzano questo scopo seguendo uno schema lineare: l’analisi della situazione, la natura e finalità della catechesi, la proposta o modello organizzativo, le indicazioni di metodo e organizzazione diocesana. Il punto sensibile di questa impostazione è il rapporto che si stabilisce tra le diverse dimensioni. Ci sono momenti in cui la natura e i compiti della catechesi sono condivise per cui il problema appare solo quello applicativo. Ci sono momenti in cui l’interesse non è nella ricerca di innovazioni organizzative quanto sulla visione teologico-ecclesiale di fondo. Da questo punto di vista il DCG (1971) individuava il problema nel passaggio da catechismo a catechesi permanente, mentre il DGC (1997) sentiva forte il bisogno di riconsolidare la centralità della iniziazione cristiana come via missionaria per le nuove generazioni. Il DC sembra offrire una sintesi tra le due impostazioni. Desidera recuperare alcune prospettive del DCG (1971), ma rileggendole nel quadro teologico-ecclesiale veritativo introdotto con il CCC. 2.1. Le caratteristiche del progetto del DGC (1997) Offrire una valutazione della catechetica successiva alla pubblicazione del DGC non è facile. Nell’immediato il documento non ebbe molti com19 Cfr. E. Alberich, Direttori catechistici nazionali, in J. Gevaert (a cura di), Dizionario di Catechetica, Elledici, Torino 1986, pp. 219-221. 848 Luciano Meddi mentatori.20 Le critiche maggiori si incentrarono sulla collocazione nella Parte II del CCC perché metteva fine al primato della fonte biblica. Questa decisione aveva origini antiche che furono sostenute in modo autorevole fin dal 1983 nelle ricordate lezioni del card. Ratzinger a Lione e Parigi simbolicamente riassunte, quasi un programma, nel titolo: Transmission de la foi et sources de la foi. Di fatto le attenzioni degli autori si indirizzarono sulla rilettura catecumenale della catechesi, mentre le diverse conferenze episcopali incentrarono la loro attenzione sulla riorganizzazione della catechesi nella prospettiva delle tappe della iniziazione cristiana. A livello organizzativo il DGC (1997) proponeva una riorganizzazione della catechesi secondo il processo di evangelizzazione cioè in una visione missionaria. In realtà si riferiva al quadro teologico della nuova evangelizzazione. È nostra opinione21 che sia gli autori che gli episcopati non abbiano svolto una lettura approfondita del nuovo vocabolario che il DGC proponeva, mentre ne proposero immediatamente, ciascuno dal suo punto di interesse, una lettura pratica e operativa. Era infatti un momento in cui l’attenzione generale era volta non tanto sulla catechetica quanto sulle soluzioni da dare alla inarrestabile crisi del cristianesimo. Si ritrovarono tutti quindi se non proprio nella teologia, almeno nella pastorale della nuova evangelizzazione. Non ci si accorse che in questo modo si emarginava tutta la ricca esperienza del primo post-concilio e della catechetica che lo aveva generato e che era stata riassunta in alcune espressioni del DCG (1971). Il DGC, infatti, oltre al primato della fonte biblica sostituita dal primato della dottrina ecclesiale, aveva eliminato dal testo tutto il vocabolario legato alla stagione antropologico-educativa della catechesi cioè l’indagine sulla sua natura e le sue finalità. In sintesi, il DGC fu una grande opera di semplificazione dei problemi teologico-missionari a vantaggio della insorgente teologia della nuova evangelizzazione. Anche la catechetica fu guidata da questa ansia di progetti risolutivi. Non che mancassero di indicazioni preziose ma non indagando 20 Cfr. L. Meddi, La inculturazione della fede nella nuova “catechesi missionaria”. Le ambiguità del Direttorio Generale per la Catechesi (1997), in S. Mazzolini (a cura di), Vangeli e culture. Per nuovi incontri, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2017, pp. 147-167. 21 Cfr. L. Meddi, Catechesi missionaria. Analisi di una definizione in Europa, cit. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 849 adeguatamente le condizioni, le epistemologie, i sapéri e le metodiche, molte di quelle pratiche sono risultate parziali o immediatamente superate. 2.2. Il quadro dei problemi Come affermato il DGC ha lasciato più problemi che soluzioni. La nostra valutazione non si rivolge tanto agli aspetti operativi quanto alla nuova definizione degli scopi e della natura della catechesi. Proviamo ad elencare alcuni di questi nodi o problemi rimasti insoluti.22 La lettura neo-modernista della cultura contemporanea e il rifiuto della inculturazione del messaggio. Per la teologia della nuova evangelizzazione la cultura contemporanea non è più sostegno dell’azione missionaria della Chiesa. Essa non appartiene più ai segni dei tempi, ma è un grande ostacolo della missione. Invece di seguire la strada dell’aggiornamento si preferì interpretare il tema dell’inculturazione della fede attribuendole il valore di purificazione della cultura. L’espressione teologica inculturazione – seguendo LG 13-17; AG 4; NA 2; GS 22 – deve significare la comprensione dell’aiuto che le religioni e culture offrono non solo alla migliore esposizione, ma soprattutto alla migliore auto-comprensione della tradizione della fede. L’incompleta assunzione del quadro missiologico. Ricordiamo come il DGC abbia introdotto nella Parte Prima l’espressione missione evangelizzatrice della Chiesa. Tuttavia non dedica una riflessione adeguata al tema teologico della natura missionaria della Chiesa e soprattutto alla declinazione delle missioni trinitarie. Per definire la missionarietà, continua a riferirsi al servizio della Parola seguendo la declinazione teologico-fondamentale di Dei verbum. La modificazione della identità della catechesi. Il DGC non mette al centro della sua riflessione il concetto di maturità della fede come compito specifico della catechesi. Compito che viene descritto invece con l’espressione comunione con Cristo (n. 80). Ciò che viene meno non è tanto la dimensione evolutiva della risposta di fede che ormai è stata accettata dalla teologia, ma la sua componente psico-sociale. Maturità di fede è la innovazione catechetica 22 Riprendiamo alcune riflessioni espresse in Il compito della catechetica institutio. Senso di una raccolta di saggi, in L. Meddi, La catechesi oltre il catechismo. Saggi di catechetica fondamentale, cit., pp. 9-33. 850 Luciano Meddi centrale del DCG (n. 21) e rimanda alla ricca stagione precedente, radicata in GE 2 e 4. Eliminando questi sapéri, la catechetica avrà solo il quadro epistemologico di natura teologica (teologia fondamentale) per comprendere e guidare se stessa. L’incerta natura del processo di evangelizzazione (iniziazione cristiana e/o catecumenato). Anche se in maniera appena iniziale il DCG aveva introdotto una riflessione sulla conversione come compito della catechesi. Invece del modello di catechesi permanente, il DGC introduce l’organizzazione del processo di evangelizzazione. Si noti che processo è una espressione dinamica, ma il testo non studia i dinamismi della evangelizzazione ma solo le sue tre dimensioni o tappe fondamentali: primo annuncio, iniziazione cristiana, educazione permanente (nn. 60-72). Questa visione inoltre – non coincide con la descrizione fatta da Ad gentes (1965, nel c. II e dedicato all’azione missionaria), ma dalla pubblicazione dell’Ordo Initiationis Christianae Adultorum (OICA, 1972). Il compito della conversione non è più tematizzato. Il ruolo della persona. Indubbiamente nel DGC la figura della persona è molto presente. È tenuta in considerazione nelle sue dimensioni evolutive e nelle condizioni culturali. Tuttavia ci sembra che la persona sia sempre considerata come un destinatario della formazione cristiana come se fosse sprovvisto dei dinamismi interiori della Grazia e vittima delle condizioni culturali. Lo smarrimento dell’itinerario catechistico. La critica svolta al concetto e pratica di parcours, la sollecitazione a riprendere la via dei quattro pilastri della catechesi, hanno creato sconcerto nell’organizzazione catechistica.23 In conseguenza abbiamo avuto sia una incerta formulazione biblica sia, più spesso, una impostazione liturgica (che è ancora dottrinale) della presentazione della fede. L’uso strumentale della pedagogia della fede. Il DGC sostiene l’esistenza di una pedagogia divina per giustificare la centralità della trasmissione della dottrina della fede, cioè del contenuto della verità. Ma questo concetto si comprende solo se ripensata dentro una vera teologia dell’educazione, che tuttavia manca. Il modello pedagogico di riferimento. Il compito affidato dalla teologia della nuova evangelizzazione alla catechesi è di riaffermare la centralità della 23 Cfr. L. Meddi, L’itinerario della fede, oltre il catechismo, in La catechesi oltre il catechismo, cit., pp. 151-170. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 851 identità cristiana come trasmessa dalla tradizione rispetto ai nuovi contesti religiosi e culturali per cui la catechesi deve trattare della socializzazione dei beni culturali, deve preferire il modello o pedagogia della communitas contrapposto al modello o pedagogia della cura di sé.24 In buona sintesi ci sembra di rintracciare nel DGC e nella catechesi per la nuova evangelizzazione un quadro che semplifichi la questione ermeneutica del messaggio, che sceglie di occuparsi di più della iniziazione in senso organizzativo e quindi senza dare un ruolo alla conversione, che offra un modello trasmettitivo e socializzante senza considerare il ruolo di partner della persona. La domanda su cui riflettere nel momento in cui desideriamo comprendere la proposta del nuovo Direttorio è quindi se il DC (2020) vuole superare il solo impianto epistemologico socializzante; se annunciare, iniziare e formare siano attività di sola natura comunicativa o implichino l’interazione transdisciplinare propria delle scienze dell’educazione. 3. Considerazioni sulla figura di catechesi del DC. Appunti per una receptio L’espressione figura di catechesi rimanda al prodotto finale della tessitura ed esprime il disegno che vuole mostrare. Figura unisce in sé: motivazione, visione catechetica e proposte operative. Non è facile comprendere la figura di catechesi del DC (2020) perché l’idea di catechesi è disseminata per tutto il testo ed assume significati diversi nei diversi luoghi. Abbiamo affermato fin dall’inizio che ci sembra che sia troppo sbilanciato sul compito di tradere e poco sul recipere, cioè lo studio degli atti spirituali e psico-sociali dell’atto di fede. È questa l’osservazione critica che pensiamo di dover fare al documento. Nella esplicitazione della natura, identità e compiti della catechesi non tiene sufficientemente in conto il ruolo della persona che non è solo destinataria della proposta cristiana ma soprattutto protagonista dell’atto di fede. 24 G. Chiosso, Teorie dell’educazione e della formazione, Mondadori, Città di Castello 2004, 70-88; in prospettiva italiana si veda Per una idea di educazione, in Comitato per il Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana (a cura di), La sfida educativa. Rapporto-proposta sull’educazione, Laterza, Roma-Bari 2009, pp. 3-24 (a nostro avviso curato dallo stesso G. Chiosso). 852 Luciano Meddi Il DC esplicita la definizione di catechesi soprattutto nella sezione L’identità della catechesi (p. I, c. II). Si deve però segnalare che alcune dimensioni della definizione sono descritte nella p. II, Il processo della catechesi, nei capitoli dedicati alla Metodologia catechistica (c. VII) e alla Catechesi nella vita delle persone (c. VIII), oggetto di uno specifico articolo di questa rivista. Si deve inoltre subito notare che il quadro interpretativo delle diverse formulazioni che costituiscono l’azione catechistica dipendono dalla impostazione teologica del c. I: La rivelazione e la sua trasmissione (P. I, cc. 1-4, nn. 11-54). Indicare la figura di catechesi del DC è compito troppo vasto per la presente riflessione; ci limitiamo quindi a cogliere il significato che nel suo complesso viene attribuito alla competenza catechetica. 3.1. Il vocabolario di DC (2020) La trama del DC (2020) è davvero molto ricca.25 Dal punto di vista delle finalità: un gruppo di espressioni linguistiche si riferisce alla fides quae.26 In esse ritroviamo il filone dottrinale, il filone evangelizzante-comunicativo, il filone comunicativo-evangelizzante; in questo ambito è decisivo comprendere l’uso linguistico che il DC fa dell’espressione evangelizzazione e primo annuncio. Un gruppo si riferisce alla fides qua27 ed esprime il filone dell’atto di fede, della receptio o risposta di fede, la sua maturità e competenza cristia25 Ovviamente la parola più frequente è il termine catechesi (772x). Subito dopo troviamo il suo compito: la fede (553x); il soggetto e il contesto: la Chiesa (481x); il riferimento ideale e contenuto fondamentale: Gesù (158x) Cristo (181x) e il suo Vangelo (151). Lo Spirito invece non appare come soggetto decisivo (95x). Seguono alcune espressioni che fanno riferimento alla natura del compito catechistico: formazione (135x), persona/le (130-91x), processo (119x); e le azioni ecclesiali principali (espresse in lemmi) evangelizzazione (=289x), missione (106x), annuncio (100x), testimonianza (63x). 26 Si trovano i vocaboli: evangeliz* = 246 (evangelizzazione = 135; evangelizzare = 17; evangelic* = 36); nuova evangelizzazione = 17; annuncio = 132; annunciare = 20; primo annuncio = 28; trasmettere = 17; trasmissione = 46; t. della fede = 17; comunicare = 15; comunicazione = 32; comunicazione della fede = 3; comunicare la fede = 2; predicazione = 15. 27 Si trovano i vocaboli: fede* = 626; discep* = 51; sequela = 4; cristia* = 325; cattoli* = 58; religion* = 29; religione cattolica = 12; religios* = 92; abbandon* = 7; adesione = 8; aderire = 2; risposta = 29; obbedienza = 7; integrazione = 7 (= 0); interio* = 17; maturi* = 14; mentali* = 20; vita cristiana = 60. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 853 na, integrazione e interiorizzazione, della generatività e dell’esercizio della vita cristiana. In questo ambito è decisivo comprendere l’uso linguistico che il DC fa dell’espressione catecumenato e mistagogia.28 Se osserviamo il DC dal punto di vista pedagogico,29 invece, abbiamo: il filone centrato sull’atto comunicativo (nelle sue diverse forme) e il filone centrato sull’atto educativo-formativo (nelle sue diverse forme). Ovviamente si può fare una lettura assoluta delle pedagogie ma si avverte che esse possono essere utilizzate da prospettive differenti e anche opposte. 3.2. L’impostazione recuperata. La struttura dialogica della catechesi Il capitolo dedicato alla Identità della catechesi ci offre una iniziale riflessione dedicata alla Natura della catechesi (p. I, p. II., c. 1, nn. 55-65) ed è incentrato su due categorie: l’ispirazione kerygmatica e l’ispirazione catecumenale. È un capitolo che ci permette di individuare una delle felici innovazioni che il DC recupera nella definizione della catechesi ecclesiale. Si deve riconoscere l’importanza di questa ristrutturazione, ma anche i suoi limiti. Essa è tradizionale,30 si collega alla chiamata e risposta battesimale, riconosce la complementarietà fides qua-fides quae (n. 18); recuperandone così il primato esperienziale già intravisto dal DC n. 36 (DGC 1997, n. 81), ma non il suo stretto legame con la sua maturità. Si tratta di verificare se le due dimensioni della struttura catechetica siano presentate epistemologicamente in modo adeguato. In particolare ci sembra felice il tentativo del DC di riunificare le due anime proprie della indagine catechetica: quella centrata sul servizio alla Parola di Dio (anche se spesso confusa con scrittura o con la stessa dottrina) e quella centrata sul tema teologico e pastorale della fede. Il rapporto 28 catecumenale = 13; catecumenato = 32; catecumeno\i = 12; mistago = 9; mistagogia = 6; mistagogo = 1. 29 [trasmettere = 17; trasmissione= 46; trasmissione della fede = 17; comunicare = 15; comunicazione = 32; comunicazione della fede = 3; comunicare la fede = 2; predicazione = 15; apprendim* = 21; forma* = 427; educa* = 125; socializzazione = 5]. 30 Ci sembra di vedere in questa impostazione lo schema di M. Van Caster, Dieu nous parle. I. Structures de la catéchèse, Desclée de Brouwer, Bruges 1964, del primo volume di J. Colomb, Le service de l’Evangile (2 tomes), Desclée, Paris 1968 e del recente A. Fossion, Dieu désiderable. Proposition de la foi et initiation, Lumen Vitae, Bruxelles 2010. 854 Luciano Meddi kerygma-catecumenato, infatti, riequilibria le scelte del DGC (1997) a suo tempo troppo condizionato dalla scelta di porre il tema della identità dopo la descrizione (desunta da OICA) del processo di evangelizzazione di impostazione liturgica: l’iniziazione cristiana. Questo recupero (che deriva dalla scelta fatta in I, c. 2 di legare meglio rivelazione e fede) ci apre le porte per una riflessione più attenta dei due termini che strutturano, secondo il DC, la catechesi. In futuro auspichiamo un chiarimento ulteriore. Tuttavia ci sembra che questa struttura catechetica sia svilita dalla organizzazione del c. II (nn. 55-89). Il DC (2020) continua ad usare l’espressione processo di evangelizzazione, sebbene essa non assuma più il valore decisivo che aveva nel DGC.31 Tuttavia non siamo convinti della scelta di articolare il tema (l’identità della catechesi) nella sequenza: natura, processo di evangelizzazione, finalità, compiti, fonti. Non ci convince del tutto la scelta di identificare la catechesi con i due elementi ispirazione kerygmatica e ispirazione catecumenale – che pure hanno un loro intrinseco valore – soprattutto per la dipendenza che DC stabilisce tra catechesi e kerygma che viene presentata, a nostro avviso, in modo troppo incerto. Una cosa è infatti il rapporto kerygma e catechesi, altra cosa – come di fatto viene sostenuto – è il rapporto evangelizzazione e catechesi. Esse ci sembrano più due vie da percorrere nell’attuazione del compito della catechesi. L’incertezza deriva dal non chiaro rapporto tra fides quae e fides qua che in più luoghi DC mostra di avere.32 Questa tradizionale e recuperata visione della struttura della catechesi va inoltre rivisitata perché DC, mentre descrive bene la prima parte, non chiarisce adeguatamente la natura e le dimensioni della fides qua. Con questa espressione va intesa la risposta al dono (ma anche proposta) della fede ovvero l’insieme dei processi interiori attraverso cui si realizza la conversione e permette il radicamento nella persona del processo di giustificazione. Altra cosa è l’esercizio della vita cristiana che è un compito della catechesi (e della 31 Il tema del processo di evangelizzazione trova spiegazione in due settori della Parte I. Ai nn. 31-37 (p. I, I, c. 3 dentro il tema della trasmissione della Rivelazione nella fede della Chiesa) e ai nn. 66-74 (dentro il tema della identità della catechesi, cfr. p. I, II, c. 2). Nella prima riflessione è di natura fondativa. La seconda riflessione appare di natura progettuale (cfr. p. I, nn. 66-74). 32 Questione già riconosciuta per il testo del DGC n. 85 da D. Villepelet, Propos sur les paradigmes catéchètique contemporains. Entre “fides quae creditur” et “fides qua creditur”, in «Catechésè», 41 (2001) 165, 21-44. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 855 pastorale dell’educazione dei cristiani) con una sua propria epistemologia e che preferiamo identificare con la fides ad quem che nel linguaggio catecumenale si riferisce alla mistagogia. Ecco perché preferiamo leggere il c. II del DC in una triplice progressione: la comunicazione del messaggio, l’educazione o interiorizzazione della fede, la formazione alla vita cristiana.33 3.3. Il servizio alla comunicazione del messaggio: la catechesi kerygmatica Il DC definisce la radice principale della catechesi a partire dall’intima relazione con il kerygma (nn. 57-60). Indubbiamente ha influito l’irruzione nel panorama neo-apologetico e dottrinale di DGC il pensiero di Papa Francesco (cfr. EG nn. 167-173) a cui DC si richiama esplicitamente. Circa la natura dell’annuncio kerygmatico il testo offre alcune indicazioni. Esso ha un’origine pneumatica (n. 58) e soprattutto si presenta già nel NT in forma plurale (ivi). La catechesi favorisce questa azione facendosi eco del kerigma; per cui è invitata a sottolineare il carattere di proposta, la qualità narrativa, affettiva ed esistenziale, la testimonianza, la relazione e la sottolineatura salvifica. La definizione di catechesi come risuonare (nn. 55.59.83) e come echo (cfr. nn. 59.74) è certamente tradizionale. Nel DC appaiono due innovazioni. Che il messaggio debba risuonare nel cuore (cfr. nn. 55.83) e che questa è un’azione dello Spirito. Una seconda sottolineatura riguarda le dimensioni metodologiche che favoriscono l’eco catechistico: l’approccio propositivo, narrativo, relazionale, esistenziale e salvifico della proclamazione. La traduzione operativa del compito di annuncio si realizza con il “primo annuncio”. La trama dei fili che costituiscono la presentazione del primo annuncio è: la proclamazione del Vangelo per la conversione (n. 66) sia in senso cronologico (n. 67), sia in senso qualitativo: annuncio principale che va continuamente riproposto e tenuto in conto; non è solo un insegnamento ma una condivisione di vita (n. 68). La catechesi «sviluppa e porta a maturità questo momento iniziale» (n. 67). 33 L. Meddi, Futuro della catechetica, il compito e i compiti. Approccio fondamentale, in Istituto Di Catechetica – J.L. Moral (a cura di), Studiare catechetica oggi. La proposta dell’Università Pontificia Salesiana, LAS, Roma 2018, 135-170. 856 Luciano Meddi L’esposizione ci appare non lineare e presenta, anzi, tre nodi determinanti. In che senso la catechesi deriva dalla predicazione kerygmatica e cosa intendere con predicazione kerygmatica? Non ci convince il legame nuovamente affermato tra kerigma e catechesi (nn. 57-60) se questo, come è avvenuto in molta parte della recente catechesi missionaria significa che la natura della catechesi sia di tipo comunicativo e che il suo compito sia un continuo annuncio. Sarebbe un modo equivoco di intendere il tema della conversione scambiato come continua ricerca di consenso. Continuiamo a credere sia più utile distinguere tra evangelizzazione e catechesi. Esistono certo interazioni e continuità pastorali, ma non identità epistemologiche. Il tema della catechesi è comprendere cosa avviene dopo l’iniziale adesione al Vangelo. Inoltre, riteniamo che la riflessione di Papa Francesco si riferisca ad ogni espressione pastorale (anche o soprattutto la liturgia) che deve tornare ad essere kerygmatica ovvero non dottrinale.34 Nel DC invece troviamo un’ampia descrizione del ruolo della dottrina (nn. 190-192), ma non troviamo uguale entusiasmo per definire il contenuto del kerygma. In più luoghi afferma di scegliere la prospettiva paolina del kerigma come annuncio del Mistero della fede,35 visione che supera l’impostazione amartiologica (cfr. 1Cor. 15) ribadita nel Sinodo La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede (2012). Anche in questo caso si deve affermare che il DC riconosce (al n. 58) la problematica della pluralità del kerigma che tuttavia non traduce nella pratica catechistica. Infatti non dà un ruolo preciso alla predicazione pre-pasquale del Regno di Dio, anzi inquadra questa prospettiva con due dense citazioni (unica volta, note 4 e 5 riferite al n. 58) che ne danno evidentemente il significato post-pasquale. La scelta del primato del mysterium solleva diverse questioni. Da una parte il valore della predicazione gesuana nella presentazione del messaggio della 34 Furono queste in sostanza le osservazioni missionarie mosse al n. 5 del Sinodo Dei Vescovi, XIII Assemblea generale Ordinaria. La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Lineamenta, 4 marzo 2011 dedicato al tema “Nuova evangelizzazione”. Il significato di una definizione e confluite nel c. I del Sinodo dei Vescovi, La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Instrumentum Laboris XIII Assemblea Generale Ordinaria, 19 giugno 2012. 35 Su questo punto cfr. R. Fisichella, Il fascino del mistero, in Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Il catechista testimone del mistero. Bellezza e novità dell’incontro con Cristo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2019, pp. 21-38; cfr. anche Guida, cit., pp. 25-26. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 857 fede.36 Questione presente già agli inizi della svolta kerygmatica. Dall’altra la questione della presentazione del kerigma senza un chiaro riferimento alla questione culturale37 e ad una corretta pratica di inculturazione.38 Riteniamo questa dimenticanza rispetto alla questione ermeneutica uno dei limiti maggiori di alcune prospettive catechetiche contemporanee.39 Infine – o forse per primo – è merito del DC di riconoscere la problematica dell’origine pneumatica del kerigma, ma a questo non ne segue un adeguato ripensamento. Senza questo approfondimento l’evangelizzazione continua ad essere confusa con il processo comunicativo-trasmettitivo. Continuerà ad essere solo un oggettivo, con un movimento che va dal comunicatore al ricevente. Un processo che non riconosce – come continua a fare il DC – nessuna presenza salvifica nella struttura della persona.40 Soprattutto non rispetta la teologia di Ad gentes (a cui pure si ispira il richiamo allo Spirito) che al n. 13 36 Diversi autori hanno segnalato l’oblio o il timore del Gesù storico: M. Pesce, Chi ha paura del Gesù storico? – Ripensare il cristianesimo nel mondo moderno, EDB, Bologna 2015; P.P. Bertalotto, Il Gesù storico. Guida alla ricerca contemporanea, Carocci, Roma 2010; E.M. Metogo, L’oblio dell’umanità di Gesù, in «Concilium», 42 (2006) 1, pp. 28-35. 37 A. Fossion, Annunciare il Vangelo nell’ambito delle categorie culturali odierne, in «Quaderni della Segreteria Generale CEI – Ufficio Catechistico Nazionale», 34 (2008) 12, 20-37. 38 Il testo non conosce le espressioni ermeneutica e il lemma interpret- quasi sempre si riferisce al discernimento fede-vita. Il DC di conseguenza parla di inculturazione (nn. 4344) in modo anche significativo, ma con il principio che equivale ad evangelizzazione del profondo con la conseguenza che inculturazione si collega con il CCC (nn. 394-400) e una prospettiva adattativa del rapporto catechesi e linguaggio (nn. 204-206). Fa eccezione il n. 42 che riconosce uno spessore teologico e salvifico delle culture invitando a seguire le indicazioni dello Spirito che si manifesta nei segni dei tempi (GS 4, 11, 44) «per comprendere più profondamente il messaggio di cui sono portatori» (citazione da Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, 6 gennaio 2001, n. 56). Si faccia attenzione alle citazioni di GS perché il Magistero fino a Evangelii gaudium si era limitato a citare solo GS 4! 39 Ci riferiamo all’impianto catecumenale molto seguito presente in H. Derroitte (sous la direction), Théologie, mission et catéchèse, Novalis-Lumen Vitae, Bruxelles 2002 e Institut Supérieur de Pastorale Catéchétique – F. Moog – J. Molinario (a cura di), La catechesi e il contenuto della fede. Atti del quinto colloquio internazionale dell’Institut Supérieur de Pastorale Catéchétique (ISPC). Parigi, 15-18 febbraio 2011, Elledici, Torino 2012. 40 Si deve tuttavia segnalare che il DC non cita esplicitamente (neppure nell’indice dei documenti) il testo della Congregazione per la Dottrina della Fede, Dominus Jesus. Circa la unicità e l’universalità di Gesù Cristo e della Chiesa, 6 agosto 2000. 858 Luciano Meddi aveva offerto una riflessione molto più dinamica del processo di evangelizzazione.41 La comunicazione della fede ci sembra continui ad essere centrata sulla questione dottrinale nella prospettiva di una più fascinosa presentazione della stessa.42 3.4. Il servizio all’educazione della risposta di fede e l’ispirazione catecumenale della catechesi La seconda dimensione che struttura la catechesi è il catecumenato e si riferisce al tema della fede come risposta. Troviamo questa prospettiva principalmente nei nn. 61-65 del testo. DGC ne trattava esplicitamente ai nn. 88-90 in forma più provvisoria e successiva al tema della iniziazione cristiana. Il DCG (1971) non ne trattava affatto. Lo spostamento giova molto alla definizione di catechesi. Si deve infatti ricordare che la vera receptio del DGC (1997) si è appoggiata proprio sulla esaltazione del tema catecumenale.43 Il tema tuttavia chiede diversi approfondimenti. L’idea di catecumenato come pedagogia della risposta di fede esprime e riassume molte delle intuizioni del rinnovamento catechistico.44 Esso si può legare al tema della conversione o al tema della preparazione ai sacramenti della iniziazione cristiana. 3.4.1. Teologia del catecumenato Il nuovo DC preferisce parlare di ispirazione catecumenale e la collega in modo originale con la questione mistagogica. Ma come intendere la natura e gli scopi del catecumenato e della ispirazione catecumenale? Il DC ne descrive i 41 Cfr. L. Meddi, Il Primo Annuncio. Questione di narrazioni e racconti, Elledici, Torino 2019, cc. 2-3. 42 Ci sembra questa la posizione di R. Fisichella: La nuova evangelizzazione. Una sfida per uscire dall’indifferenza, Mondadori, Milano 2011. 43 Cfr. W. Ruspi, Il catecumenato: un futuro per la Chiesa?, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2014. 44 Ci sembra nella bibliografia di trovare due sensibilità; la prima che sottolinei il processo di conversione (cfr. C. Floristan, Para comprender el catecumenado, Verbo Divino, Estella 1989) e una seconda che lo leghi più al servizio dell’iniziazione cristiana (cfr. H. Bourgeois, Théologie catécuménale. A propos de la “nouvelle” évangelisation, Les Éditions du Cerf, Paris 1991; Les Evêques de France, Texte national d’orientation de la catéchèse en France, 2005). Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 859 riferimenti fondativi: il carattere pasquale; iniziatico; liturgico, rituale e simbolico; comunitario; di conversione permanente e di testimonianza, di progressività dell’esperienza formativa. Ne afferma la necessità missionaria, il suo riferimento alla vita cristiana più che alla sola iniziazione cristiana, ne descrive i contenuti, la configurazione. Alcune di queste configurazioni sono di natura pedagogica e altre di natura teologica. Il DC in alcuni momenti sembra limitare l’influsso del catecumenato dalla prospettiva iniziatica, in altri momenti sembra rafforzarlo.45 Tuttavia ci sembra permangano alcune ambiguità. Ci sembra molto equivoco individuare con catecumenato-catecumenale il corrispettivo di kerygmatico. Catecumenato è infatti un’azione pastorale che rimanda al chiarimento delle finalità. Ciò che corrisponde all’annuncio kerygmatico è il complesso movimento interiore ed ecclesiale della (risposta) di fede. Il DC lo aveva segnalato ottimamente nel c. II. Crediamo che nella receptio sia maggiormente utile collegare catecumenale con il percorso (interiore ed ecclesiale) della conversione. Catecumenato è una pedagogia, non è una finalità e neppure un quadro teologico. Se proprio si vuole questionare si deve domandare perché si abbia bisogno di una «pedagogia d’iniziazione ispirata all’itinerario catecumenale» (n. 65). Infine e a seguito del rapporto catecumenato-conversione, non ci sembra utile insinuare che catecumenato e mistagogia coincidano. L’insinuazione è racchiusa nell’idea che ambedue si riferiscono alla vita cristiana. Affiderei a catecumenato il compito della fides qua, la conversione; alla mistagogia la scuola di vita cristiana o fides ad quem. Ne deriverebbe una catechesi meglio definita. A tale proposito ci sembra che il nuovo Direttorio aveva la possibilità di offrire questa distinzione. Infatti rispetto al DGC n. 29, presenta la citazione completa di AG 14 che definisce catecumenato una «institutio et tirocinium» della fede e vita cristiana; essa chiede un’adeguata e specifica inquadratura pedagogica racchiusa nell’espressione formazione, se questa viene intesa secondo le scienze che studiano il processo pedagogico e quindi significare apprendistato o mistica. 45 Si può osservare facilmente che la sua ispirazione sia l’iniziazione cristiana. Il riferimento alla dimensione iniziatica (carattere pasquale e iniziatico) non è arbitrario, ma neppure l’unico possibile riferimento del catecumenato. Per la distinzione – sottile, ma importante – si può vedere J. C. Reichert, Pédagogie d’initiation et pédagogie de l’initiation, in «Lumen Vitae» 61 (2006) 3, 319-331; ma anche le riflessioni di D. Borobio, Catecumenado y iniciación cristiana, Centre de Pastoral Litúrgica, Barcelona 2007 e A. Fossion, Le catéchuménat, modèle inspirateur de toute catéchèse, in «Lumen Vitae», 61 (2006) 3, 253-267. 860 Luciano Meddi Inoltre come insegna la storia della catechesi moderna si possono avere modelli di catecumenato differenti da quello antico ripreso dall’Ordo Initiationis Christianae Adultorum (OICA). È nostra opinione infatti che è molto riduttivo definire l’ispirazione catecumenale deducendola dall’impianto liturgico dell’OICA soprattutto in contesto di nuova evangelizzazione e crisi di maturità di fede. Riconosciamo che il DC lo abbia sottolineato, ma non ha seguito questa prospettiva.46 Gli apprezzamenti segnalati, tuttavia, ci sembra non possano andare d’accordo con la riproposizione del processo di evangelizzazione per cui non ci sentiamo di affermare che nuovo Direttorio abbia totalmente risolto il conflitto tra catecumenato (pedagogia) e iniziazione cristiana (finalità). Probabilmente si privilegia la riflessione francese, ma anche le ambiguità che esso contiene. 3.4.2. La fides qua come finalità della catechesi Abbiamo appena ricordato che avremmo preferito che all’ispirazione kerygmatica seguisse come seconda dimensione strutturante della catechesi la fides qua, come descritto nel paragrafo Finalità della catechesi (nn. 75-78). I paragrafi uniscono nell’espressione finalità quattro concetti: la comunione con Cristo, la mentalità di fede, lo sviluppo e maturità della personalità cristiana, la confessione trinitaria.47 Questa sezione recupera molta riflessione degli anni precedenti del DCG (1971) ed è linguisticamente un grande merito del DC (2020)! Anche se in modo non completo si riferisce al DCG n. 21 e supera l’insufficiente DGC n. 80 centrato sulla definizione di catechesi per la comunione con Gesù Cristo, di stampo più spirituale che formativo.48 Tuttavia il quadro sembra cambiato con l’introduzione nel DC dei nn. 76-77 che comprende meglio l’espressione comunione con Cristo con incontro vivo49 con Cristo all’interno della realtà e dei dinamismi della persona. 46 Afferma: non si tratta di «riprodurre in maniera pedissequa il catecumenato, ma assumerne lo stile e il dinamismo formativo, rispondendo anche alla “necessità di un rinnovamento mistagogico, che potrebbe assumere forme molto diverse in accordo con il discernimento di ogni comunità educativa”» (n. 64 con cit. di EG 166). 47 Fonti del paragrafo sono: CT 5; EN 44; DC 396; DGC 59; DCG 20; CT 43. 48 L’espressione, assente nel DCG, apparve per la prima volta in CT 5 (dove non ne rappresentava la finalità espressa in CT n. 21) e poi in CCC 426. 49 L’espressione “vivo” ha una storia notevole: appare in J.A. Jungmann, Catechetica, Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 861 Le espressioni usate – cuore, mente, sensi, interiorizzazione, maturare, significare, mentalità di fede, soggetto, personalità, situazione esistenziale, crescita della persona, catechesi adulta – sono sul versante della fides qua.50 In modo particolare l’espressione «in questo cammino, in cui interviene in modo decisivo il soggetto con la sua personalità…» appare proveniente da un altro paradigma catechetico rispetto a quello del precedente DGC (1997). Merito del DC è di ospitarlo e sarebbe stato troppo trovarvi una integrazione o piena utilizzazione. Tuttavia sarà davvero difficile interpretare questo linguaggio e realizzare questa finalità con la sola prospettiva dell’ispirazione catecumenale appena ricordata e del processo di evangelizzazione successivamente descritto. Queste espressioni invocano il recupero della prospettiva pedagogica e spirituale della catechesi come catechesi nella missione dello Spirito. Ci troviamo di fronte ad un punto sensibile e lo comprendiamo dal fatto che subito dopo il nuovo testo riprende la narrazione dottrinale riaffermando che finalità della catechesi è «la confessione trinitaria». Tuttavia il DC anche qui non segue il DGC (n. 82; che dichiarava, sostenuto dal CCC nn. 185-197 che la confessione trinitaria è l’origine e lo scopo della catechesi), ma preferisce affermare che la comunione con Cristo implica la confessione trinitaria o professione battesimale.51 Un punto sensibile perché il testo del 1997 lasciava intendere che la comunione con Cristo coincidesse con la professione (dottrinale) di fede. 3.4.3. Catechesi per la conversione profonda o risposta di fede Il tema della fides qua come scopo e compito della catechesi si trova anche all’interno della p. I, c. 2 nella sezione dedicata al processo di evangelizzazione che include primo annuncio, iniziazione cristiana e formazione permanente. I nn. 73-74 sono, infatti, dedicati all’illustrazione di un altro filo che si è EP, Alba 1956 [1955]; nel Credo de la Semaine internationale, Eichstätt 21-28 juillet 1960; in CD 14; EN 44 etc. Il termine esprime sempre il carattere interiore ed esistenziale sia della comunicazione come dell’atto di fede. 50 Riferimento d’obbligo è J. Mouroux, L’esperienza cristiana. Introduzione ad una teologia, Morcelliana, Brescia 1956 [1952]. Per una prima indagine bibliografica cfr. L. Meddi, Futuro della catechetica, il compito e i compiti, cit. 51 Affermazione più volte dichiarata da J. Ratzinger (1983). 862 Luciano Meddi sviluppato nei diversi rinnovamenti della catechesi. Si tratta della prospettiva di catechesi per la formazione permanente. In realtà riguarda il tema dell’educazione della fede.52 Nella epistemologia pedagogica contemporanea infatti i termini educazione-formazione hanno assunto significati differenti. In modo particolare il n. 73 esprime l’idea di catechesi secondo quattro scopi: a) la catechesi si pone a servizio di una risposta di fede del credente, abilitandolo a vivere la vita cristiana in uno stato di conversione; b) si tratta di favorire l’interiorizzazione del messaggio cristiano, attraverso quel dinamismo catechistico che nella progressione sa integrare ascolto, discernimento e purificazione; c) una simile azione catechistica non è limitata al singolo credente, ma è destinata a tutta la comunità cristiana; d) la catechesi incoraggia anche l’inserimento dei singoli e della comunità nel contesto sociale e culturale. Il vocabolario dei due primi punti indica il tema della riflessione. Si esprime qui adeguatamente la visione di catechesi come educazione cristiana ovvero dello sviluppo della fede come centro motivazionale e di orientamento della persona53 e la formazione cristiana ovvero l’abilitazione a vivere la competenza di vita cristiana. Tema questo da collocare più adeguatamente nel campo della mistagogia. L’espressione interiorizzazione sottolinea la necessità di occuparsi della dinamica psico-spirituale cioè il compito di integrazione proprio della catechesi per la risposta di fede. Questa idea di catechesi nasce da GE 2 e 4, si sviluppa soprattutto nel DCG (1971). Il punto di partenza è l’espressione risposta di fede54 che appar52 Cfr. G. Groppo, Maturità di fede o maturazione cristiana? Suggestioni e proposte, in «Orientamenti Pedagogici», 30 (1983), 636-646; L. Meddi, Educare la fede. Lineamenti di teoria e prassi della catechesi, EMP, Padova 1994; P.-A. Giguère, Catéchèse et maturité de la foi, Novalis-Lumen Vitae, Bruxelles 2002. 53 Quello che DB al n. 52 chiamava l’integrazione fede vita. È stato notato che questa prospettiva catechetica appartiene prevalentemente alla scuola italiana mentre la si incontra raramente negli autori di lingua francese. Cfr. L. Meddi, Educare la risposta della fede. La receptio fidei compito della catechesi di “Nuova Evangelizzazione”, in “Urbaniana University Journal” 66 (2013) 3, 117-161 [ora in La catechesi oltre il catechismo, 69-106]. 54 Il tema non era presente nel DCG del 1971. Nel DGC troviamo 4 citazioni dell’espressione tra cui: è suscitata dallo Spirito (n. 25) e la catechesi si mette al servizio della risposta della fede (n. 96). Nel DC il tema della risposta è molto presente (30x) come anche risposta di fede (5x) a partire dai decisivi nn. 3-4 della Introduzione: «Solo una catechesi che si impegna perché ciascuno maturi la propria originale risposta di fede può centrare la finalità indicata»; la Chiesa sostiene… la risposta di fede (n. 28); «Il cammino di Dio che si rivela e salva, unito alla risposta di fede della Chiesa nella storia, diventa fonte e modello Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 863 teneva già alla definizione di catechesi missionaria propria della settimana di Eichstätt.55 Possiamo di nuovo formulare l’interrogativo circa l’epistemologia di queste espressioni e della catechetica che le possa sostenere nelle pratiche. Ci sembra che facciano riferimento ad un quadro catechetico riconosciuto, ma non assunto dal DC. 3.5. Il servizio alla formazione della vita cristiana Giustifichiamo questo paragrafo con le annotazioni fatte in precedenza che mirano a non identificare il tema della fides qua con l’esercizio della vita cristiana, ma a dare un significato più adeguato a catecumenato e mistagogia. In effetti troviamo diverse riflessioni del DC che a nostro avviso trovano migliore collocazione in questa prospettiva. La presentazione non può essere lineare perché questo tema è descritto in luoghi diversi. 3.5.1. La catechesi per l’iniziazione cristiana La trama di questo compito della catechesi è descritta in alcuni brevi passaggi. E ci sembra quella più legata alla visione del DGC; prospettiva in cui la fides qua (scopo e compito della catechesi) non sembra avere più un posto, mentre si esalta il rapporto iniziazione cristiana e fides quae. In questo quadro il DC afferma che la catechesi di iniziazione cristiana «è una formazione di base, essenziale, organica, sistematica e integrale della fede» (n. 71). Di base perchè il kerigma esplicita i misteri fondamentali della fede; organica cioè non occasionale; integrale perché coinvolge tutte le dimensioni della vita cristiana. Si parla della catechesi che illustra la forma compiuta della dottrina. Ci si permetta di ricordare che ci sembrava di aver capito che kerygmatico significasse non dottrinale! della pedagogia della fede». Ma non sempre ne è chiara la pedagogia. 55 È un tema poco sviluppato, ma molto presente nella catechetica del XX secolo: troviamo il concetto e spesso la stessa formulazione in molti autori anche se troppo spesso non tematizzata e catecheticamente tradotta; cfr. L. Meddi, Educare la risposta della fede. La receptio fidei compito della catechesi di “Nuova Evangelizzazione”, cit. 864 Luciano Meddi Tuttavia in questo quadro di teologia liturgica è stato inserito un passaggio di grande interesse: «la catechesi gradualmente favorisce l’interiorizzazione e l’integrazione di queste componenti, provocando una trasformazione dell’uomo vecchio e la formazione di una mentalità cristiana» (n. 71c). È la mancanza di questa impostazione catechetica il motivo della scristianizzazione progressiva dell’occidente e la catechesi dovrebbe metterlo a tema.56 Il linguaggio utilizzato e in modo particolare le espressioni interiorizzazione, integrazione, trasformazione, formazione e mentalità ci sembrano provenire da ben altra impostazione catechetica di cui il nuovo Direttorio sembra voglia impossessarsi.57 Esse vanno poste nel tema della fides qua ovvero della risposta della fede. Nel presente testo le espressioni si riferiscono alla vita cristiana ma in realtà esse sono orientate all’atto di fede che si esplicita nella vita cristiana. Ci si deve domandare infatti, a quali dinamismi antropologici esse facciano riferimento e a quale natura della catechesi rimandino. Non crediamo che si debba ritornare al testo del DCG 1971 (la catechesi permanente) quasi si desideri annullare la prospettiva iniziatica. Proprio il contrario, desideriamo compiere il processo di rinnovamento iniziatico-catecumenale e per questo ci sembra importante affermare che la catechesi sostiene il processo iniziatico quando continua ad ispirarsi al tema della conversione permanente (catecumenato) e non quando si limita a spiegare il valore teologico dei sacramenti della IC. Non si dica che si tornerebbe ad una visione antropologica della catechesi,58 ma che l’essere iniziati dalla Trinità è un processo missionario più ampio e profondo della liturgia di iniziazione. Occorre togliere l’equivoco generato dal DGC (1997) che l’iniziazione sostituisca la conversione. 56 L. Meddi, Il compito della catechesi nella nuova evangelizzazione. Superare la dissociazione fede e vita, «Catechesi», 82 (2012-2013) 2, 12-18. 57 Esse ci sembrano provenire dalla catechetica di J. Colomb (1968) e dal documento italiano Il Rinnovamento della Catechesi (1970); ambedue presentavano una pedagogia di integrazione. 58 Con questo non vogliamo intendere la non importanza della dimensione sacramentale. Seguendo la scelta del documento francese 2006 anche noi preferiamo affermare che iniziazione prima di essere un’azione liturgica è un processo teo-antropologico interiore precedente, concomitante e susseguente la celebrazione liturgica. Affermiamo che la Chiesa di oggi ha bisogno di iniziare alla fede con diverse modalità che sono descritte nel linguaggio liturgico. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 865 3.5.2. Compiti formativi della catechesi Alla formazione dei cristiani sono dedicati anche i nn. 79-89 (cfr. c. 4 di c. II, I compiti della catechesi). La catechesi intesse i suoi scopi attraverso cinque vie: la conoscenza della fede, l’iniziazione alla celebrazione, la formazione alla vita in Cristo, l’insegnamento della preghiera, l’introduzione alla vita comunitaria. Queste descrizioni riprendono il DGC 81ss. e sono direttamente collegate alla profonda innovazione portata da GE 2 e 4 (ma anche CD 14 e AG 14)59 sul tema della formazione cristiana. La presentazione tuttavia si offre ad alcune ambiguità. In primo luogo si deve porre la questione di quali siano i saperi e le pratiche che guidano l’apprendimento della vita cristiana. Il nuovo Direttorio fa sua questa prospettiva continuando a leggere queste dimensioni in senso solo teologico e giustificando così l’importanza del CCC per avergli riservato il posto centrale nella parte dedicata al Processo della catechesi. In questo equivoco si trova molta catechetica contemporanea legata al tema dei pilastri della catechesi.60 È una prospettiva che trova il suo fondamento nella teologia della pedagogia divina presentata nella p. II, c. V; una visione quasi solo teologica, prevalentemente cristocentrica ed ecclesiale e non pneumatica; che limita la soggettività e la creatività (generatività). In questa prospettiva catecumenale l’epistemologia di riferimento non è l’apprendimento ma la socializzazione religiosa. Non si definisca, tuttavia, questo compito con l’espressione fides qua che ha come riferimento l’interiorizzazione dell’atto di fede e la sua integrazione con la vita (la conversione profonda o risposta di fede). Come aveva intuito G. Groppo,61 queste dimensioni descrivono la vita cristiana, di cui la maturità di fede ne è condizione. 59 Cfr. L. Meddi, Gravissimum Educationis. Introduzione e commento, in S. Noceti – R. Repore (a cura di), Commentario ai documenti del Vaticano II. 7. Perfectae caritatis. Apostolicam actuositatem. Gravissimun educationis, EDB, Bologna 2019, pp. 397-483 (qui 409-414]. 60 J. Ratzinger, Transmission de la foi et sources de la foi; G. Adler, Connaître, vivre, célébrer, prier. Les tâches de la catéchèse, in H. Derroitte (sous la direction de), Théologie, mission et catéchèse, 7-17; E. Biemmi, (a cura di), I fondamentali della catechesi. Il Credo, i sacramenti, i comandamenti, il Padre nostro, EDB, Bologna 2013. 61 G. Groppo, Educazione cristiana, in J. Gevaert (a cura di), Dizionario di Catechetica, pp. 233-235. 866 Luciano Meddi 3.6. La questione dell’itinerario catechistico e la felice emergenza della mistagogia Ci sembra di individuare un luogo decisivo per comprendere la giustapposizione di linee catechetiche nel tema dell’itinerario. L’espressione strutture della catechesi fu introdotto da van Caster per indicare gli elementi che organizzano la dimensione interiore dell’atto catechistico; è simile all’uso che J. Colomb fece dell’espressione linguaggi della catechesi. Ambedue parlavano delle dimensioni della catechesi partendo dall’idea che l’atto catechistico fosse un atto comunicativo. Fu questa una questione molto discussa. Il DCG del 1971 strutturò la catechesi unendo questa prospettiva comunicativa con la prospettiva psico-sociale: le età dell’apprendimento cognitivo. Questa metteva al centro non il cosa dire propria della riflessione kerygmatica, ma a chi dire; non nella prospettiva del significato, ma della significazione per il destinatario che per questo si iniziò a considerare soggetto della catechesi. Una prospettiva che ha guidato per alcuni anni la definizione dell’itinerario della catechesi.62 Questa attenzione è ovviamente presente nel DC (La catechesi nella vita delle persone, nn. 224-282), ma non ne struttura l’agire catechistico; come già il DGC, preferisce ripresentare come modello organizzativo il processo di evangelizzazione (p. I, II, 2; nn. 66-74). Questa scelta non è chiara. Abbiamo sottolineato come l’espressione processo di evangelizzazione, nonostante i richiami ad Ad gentes, non sia corretta. L’ispirazione di questa proposta si crede essere il catecumenato, ma in realtà è l’OICA: l’iniziazione cristiana. Riteniamo molto utile, anche se ancora insufficiente, distinguere i due linguaggi: quello iniziatico e quello catecumenale. Che non sono immediatamente collegabili lo mostra quasi tutta la receptio del DGC (1997) che si è divisa tra documenti per la iniziazione cristiana (finalità, compiti…) e il modello o ispirazione catecumenale. Evangelii gaudium segue la strada più significativa inaugurata da Aparecida: iniziazione alla vita cristiana.63 62 Cfr. L. Meddi, L’itinerario della fede, oltre il catechismo, in La catechesi oltre il catechismo, cit., pp. 151-169. 63 V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y de Caribe, Discípulos y Misioneros de Jesucristo para que nuestros pueblos en Él tengan vida “Yo soy el Camino, la Verdad y la Vida” (Jn 16,4). Documento conclusivo. Aparecida, 13-31 de mayo de 2007: 6.3 Iniciación a la vida cristiana y catequesis permanente; Sociedad de Catequetas Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 867 4. Necessità di una teologia missionaria adeguata Non è impresa facile valutare la proposta catechistica del DC. Una prima difficoltà deriva dal fatto che le riflessioni dedicate a tale descrizione (cfr. natura, finalità, compiti) spesso contengono indicazioni che, nella logica catechetica, ci si aspetterebbe di trovare da altre parti. In modo particolare non è chiaro se nel nuovo Direttorio sono le finalità che ridefiniscono la natura epistemologica dell’atto catechistico (una prospettiva quindi teologico-pastorale e missionaria) oppure sia la natura dell’evento cristiano che genera finalità della catechesi (una prospettiva teologico-fondamentale). Una seconda difficoltà deriva dall’uso delle espressioni catechetiche che riassumono le diverse proposte catechetiche sviluppatesi nel XX secolo. Da una parte si rimane felicemente sorpresi dal fatto che il DC praticamente cita tutte le formulazioni catechetiche del nostro tempo; anche quelle che il DGC aveva taciuto. Ma queste sembrano essere presentate in modo slegato le une dalle altre; leggendo alcune affermazioni ci si aspetterebbe una certa impostazione, ma subito dopo ci si trova in un altro contesto catechetico con la conseguenza che i diversi autori od operatori pastorali facilmente potranno trovare il proprio modo di pensare la catechesi; sarebbe tuttavia un consenso pericoloso. Ma avvertiamo che neppure questa analisi sia del tutto vera. 4.1. Una trama complessa Non vogliamo affermare che il DC sia un testo à la carte. Esso ha un fil rouge interno. Per scoprirlo ci è di aiuto la metodologia dei temi generatori: ovvero la ricerca del punto sensibile attraverso cui si comprende e si dà soluzione ad una situazione complessa. Ci sembra che questo filo di sintesi sia lo stretto rapporto tra catechesi, rivelazione e trasmissione della fede ed esercizio della vita cristiana (soprattutto liturgia). Da questo punto di vista, a nostro parere, la catechesi adatta alla Chiesa oggi sarebbe: Latinoamericanos-Scala, Misión: iniciar a la vida cristiana, Sociedad de Catequetas Latinoamericanos, Montevideo 2014. 868 Luciano Meddi una azione di pastorale-missionaria, di natura comunicativa e relazionale, attraverso cui la Chiesa ripropone in modo pedagogico-dialogico e non impositivo la sua dottrina: il mistero della salvezza realizzato da Cristo e reso presente attraverso la liturgia ecclesiale. L’impostazione comunicativa-relazionale è resa necessaria dal contesto di pluralismo culturale radicalizzato dalla esplosione della cultura digitale. La dimensione pedagogica è richiesta dalla inevitabilità della affermazione della società libera e democratica e dal conseguente ruolo soggettivo della persona. Lo scopo o compito ultimo della catechesi sarà dare forza intellettuale e spirituale alla testimonianza di fede degli adulti e comunità cristiane. Questa definizione di catechesi (se vera!) è radicata nella riformulazione del c. I della Parte Prima e spiega la funzione dei diversi aspetti organizzativi: processo evangelizzatore, processo catechistico, CCC, catecumenato, iniziazione cristiana, mistagogia. Tuttavia… Tuttavia ci sembra che proprio l’ultima espressione, la mistagogia, non sia in sintonia con il tutto e che lasci trasparire la contraddizione di fondo. O forse un’ultima intuizione che apre a nuove prospettive.64 Mistagogia è classicamente espressione legata alla esperienza spirituale dei sacramenti iniziatici.65 Questa visione sarebbe coerente con l’insieme del DC e soprattutto con la sua strutturazione che si ispira alla categoria teologica del mysterion.66 Ovviamente questo significato è presente nel nuovo Direttorio, ma ci sentiamo di affermare che l’espressione viene utilizzata più nel senso mistico di esperienza di trasformazione e crescita spirituale. In rapporto stretto con conversione, in senso teologico e antropologico, ma anche spirituale, più che con 64 Fa pensare che dopo tutta l’insistenza data dal DC alla ispirazione catecumenale, il catecumenato non abbia un ruolo importante nell’Indice tematico del testo. E si sa che molto spesso gli indici tematici siano ultimi rispetto alla elaborazione dei testi. Il suo posto è invece preso dalle espressioni mistagogia (6x) e mistagogico (9x). La catechesi è iniziazione mistagogica (n. 2; cfr. EG 166); è tappa dell’itinerario catecumenale (nn. 35.63.152; cfr. RICA 7. 37-40); se ne richiede un rinnovamento (n. 64); esprime l’unione tra catechesi, liturgia e sacramenti (nn. 74.98.291). Definiamo felice questa introduzione non per la sua presentazione essenzialmente liturgica quanto per quella piccola introduzione, cammino formativo, che oggettivamente supera DCG e DGC e lascia aperta la riconsiderazione forte della pedagogia della risposta di fede fino ad identificarla con la mistagogia e le scienze antropologiche che la favoriscano. In effetti il cuore della catechesi riguarda l’educazione e formazione dei credenti. 65 Cfr. T. Castiglioni, Che cos’è la mistagogia?, in «La Scuola Cattolica» 4 (20210) 597, 595-622. 66 R. Fisichella, Guida alla lettura, cit., pp. 25-34. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 869 pratica liturgico-sacramentale. Se questa lettura è vera, allora mistagogia spiega in modo diverso catecumenato-catecumenale. Questa prospettiva non si collega bene con l’impostazione teologico-fondamentale espressa nell’affermazione comunicativo-relazionale. Oppure… Oppure la natura comunicativa-relazione va intesa in senso antropologico più che teologico. Questa ritrovata centratura sul tema della conversione darebbe soluzione ai diversi aspetti critici evidenziati: la mancanza di tematizzazione del tema conversione, lo strano rapporto tra evangelizzazione e iniziazione cristiana, la difficile inclusione tra processo di evangelizzazione e le dinamiche educative-formative, tra progressione evangelizzatrice e progressione psico-sociale. In una parola: darebbe soluzione al gap creato dal DGC; una visione dove gioca ancora un ruolo decisivo la centralità del Mistero Pasquale presentato come dinamismo assoluto, come abbiamo sottolineato a proposito della questione kerygmatica. In effetti la catechesi oltre il catechismo è un processo mistagogico (e in questo senso catecumenale) in quanto accompagnamento della risposta di fede (conversione) e apprendistato della vita cristiana. Un compito specifico successivo alla ministerialità propria dell’annuncio nelle sue diverse forme (testimonianza, evangelizzazione, primo annuncio kerygmatico). Questa prospettiva ha fondamento in una visione dinamica cioè pneumatica della rivelazione che troviamo nel rapporto missionario tra Ad gentes ed Gaudium et spes. 4.2. Rivelazione e fede: un processo interiore Per una adeguata receptio suggeriamo di rivedere il quadro missiologico del documento. La catechesi è posta dal DC nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Ma anche questo riferimento, tuttavia, ha una sua particolare interpretazione. Come già nel DGC 1997, infatti, ci troviamo di fronte ad una precisa scelta. Il testo utilizza certamente il vocabolario di AG, le cui citazioni sono corrette, ma con un’interpretazione di natura teologico-fondamentale, con una particolare interpretazione della teologia della rivelazione. La teologia della rivelazione presente in DC sembra infatti sottolineare principalmente il carattere cristocentrico della stessa (si veda rispetto al DGC 1997 il titolo I, 1 Gesù Cristo, rivelatore e rivelazione del Padre); scelta che mette in ombra il più vasto processo rivelativo proprio della Trinità. È una visione che privilegia la lettura ecclesiocentrica del processo di annuncio nella linea di DV n. 7.67 67 Almeno 14 volte è presente l’affermazione la rivelazione e la sua trasmissione (solo 870 Luciano Meddi Il nuovo Direttorio, infatti, preferisce definire l’annuncio a partire dall’oggettivo del rapporto rivelazione (scrittura?) e tradizione ecclesiale come richiesto dal card. Ratzinger a Lione e Parigi nel 1983. Il DC esalta il tema della fede (nn. 17-21), scelta catecheticamente sensibile, ma inquadrata in una prospettiva decisamente identitaria68 della rivelazione e che non esprime pienamente il complesso concetto di adesione proprio dell’innovativo DV n. 5. Crediamo che il DC si possa interpretare tra gli strumenti della teologia dell’identità.69 È per tutto questo che ci sentiamo di definire, da questo punto di vista, l’ultimo Direttorio come proposta neo-apologetica.70 La storia continua ad essere solo scenario della rivelazione;71 un’interpretazione che inevitabilmente condiziona anche la visione di missione e di evangelizzazione. Di conseguenza evangelizzante significa quasi sempre lo stile di propositività e di comunicazione dell’azione missionaria. Altra impostazione – davvero dinamica e sacramentale – si avrebbe se si assumesse la visione missiologica del Vaticano II. Questa equilibra tre elementi decisivi: la necessità di un rinnovato annunciare, la strada della ricerca di nuovi annunci e soprattutto della prospettiva pneumatica della rivelazioneevangelizzazione. Sia LG 13-17 sia, soprattutto, AG 2-4 avevano chiaramente aperto alla questione teologica della rivelazione come espressione della natura stessa della Trinità e sua diffusione nel cosmo e nella storia. Questa descrizione riprende certamente il testo di DV n. 2, ma con una lettura più spirituale. Ci riferiamo alla sottolineatura dinamica cioè sacramentale della Parola di nella Parte Prima). Si dovrà studiare meglio il rapporto stretto che il testo propone tra rivelazione scrittura e tradizione. 68 R. Gibellini, Breve storia della teologia del XX secolo, Morcelliana, Brescia 2008, pp. 164ss. 69 Un esempio può essere il fatto che il DC non affronta il tema della lettura critica delle fonti ecclesiali che appaiono libere dalla problematica della crisi del linguaggio religioso e della necessaria ermeneutica. La crisi è infatti vista solo dal punto di vista comunicativo. 70 Dobbiamo ricordare che è stato questo il compito affidato alla catechesi da R. Fisichella: Nuova apologetica per una Nuova Evangelizzazione, in http://www.nuovaevangelizzazione.org/ (6 ottobre 2012); Id., La catechesi nel contesto della Nuova Evangelizzazione. Relazione al Congresso Internazionale di Catechesi “Il catechista, testimone della fede”, Aula Paolo VI, 26 28 settembre 2013, 26 settembre 2013; Id., La catechesi nel contesto della nuova evangelizzazione, in Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione – E. Bruno (a cura di), Il catechista testimone della fede, pp. 25-41. 71 R. Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, EDB, Bologna 1985, c. I. Considerazioni sulla proposta catechistica del nuovo Direttorio 871 Dio.72 Le conseguenze si hanno nella lettura del rapporto evangelizzazione (catechesi) e cultura (religioni) e persona (l’uomo è uditore della parola ma non solo ricettore della parola). Questa affermazione mette in luce che in primo luogo il rapporto annuncio-fede avviene dentro la coscienza dell’uomo e che parte del contenuto della rivelazione è diffusa nella sapienza umana. La fede cristiana la ricapitola e se necessario la purifica. Il processo dinamico dell’annuncio e della formazione cristiana trova la sua prima fonte di Grazia proprio nei dinamismi spirituali della persona per cui la catechesi si configura innanzitutto come abilitazione all’uso della coscienza. Il testo cura moltissimo il ruolo dello Spirito, ma lo fa in una prospettiva quasi unicamente post-pasquale coincidente quindi con il tema della Grazia santificante frutto e dono del Mistero Pasquale. Non abbiamo trovato una convincente teologia della trascendentale inabitazione dello Spirito nel cuore di ogni uomo (GS 22) e neppure significativi rimandi alla prospettiva del Maestro interiore già individuato da Agostino. Come si vede la missione non viene tematizzata nei suoi nuclei teologici. In modo particolare non si considera il tema della iniziativa divina della missione dello Spirito già presente nel cosmo, nella storia e nel cuore umano. I temi sono certamente presenti, ma non organizzano la teologia della evangelizzazione e catechesi. Anche per questo riteniamo ormai limitativo continuare a pensare la catechesi nel quadro della tradizionale teologia della rivelazione e preferiamo derivarla dalla teologia delle missioni trinitarie.73 72 Cfr. DV 21; ma non nel senso pure riconosciuto da J. Ratzinger, Revelation Itself, in H. Vorgrimler (General Editor) Commentary on the Documents of Vatican II. Volume III, Burns & Oates-Herder and Herder, New York-London 1969, pp. 170-180; quanto piuttosto nella prospettiva aperta e molto discussa di K. Rahner, Uditori della Parola, Borla, Roma 1977 [1941]. 73 L. Meddi, Lo Spirito della missione. Ripensare l’orizzonte iniziatico della pastorale, in «Catechesi» 87 (2018) 4, 29-44.