ISBN 978-88-229-xxxx-x
A cura di Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe
L’ARCHITETTURA CIVILE
DI PAOLA SALMONI
A cura di
Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe
L’ARCHITETTURA CIVILE DI PAOLA SALMONI
Monica Prencipe ha conseguito nel 2014 il
diploma presso la Scuola di specializzazione
in Beni architettonici e del paesaggio diretta
da Pierluigi Carbonara presso l’Università
La Sapienza di Roma e, nel 2016, ha vinto la
medaglia d’oro del premio Domus International
Award for Restoration and Preservation di
Ferrara. Nel 2018 ha ottenuto il dottorato
in Storia dell’architettura moderna presso
l’Università Politecnica delle Marche di Ancona,
dove lavora attualmente come architetto presso
lo studio PSL.
Paola Salmoni, fondatrice dello Studio Salmoni di Ancona
insieme con il fratello ingegnere Claudio, è senza dubbio
una figura che ha segnato il dibattito architettonico e
politico nelle Marche della seconda metà del Novecento.
L’attività dello studio si divide fin dall’inizio fra
progettazione architettonica e urbanistica. La ricostruzione
e i piani Ina-Casa rappresentarono il primo banco di prova,
mentre nel decennio successivo altre opere di asciuttezza
grafica, composta geometria e razionale impiego dei
materiali si guadagnarono il plauso di Bruno Zevi, fra gli
altri. Appartenente alla schiera degli ottimi professionisti
poco indagati, perché estranei all’accademia universitaria e
attivi fuori dai grandi centri, Paola Salmoni è stata in grado
di traghettare lo studio nelle mani dei nipoti Giovanna e
Vittorio, e dunque nel nuovo secolo, senza rinunciare a
una sostanziale coerenza ideale, ancor prima che formale,
culminata con l’attento recupero dell’antico cimitero
ebraico del Cardeto.
Il volume restituisce per la prima volta la lunga e
sfaccettata esperienza fra architettura e urbanistica grazie
anche al contributo di una nuova generazione di studiosi.
«Era la prima iscritta donna all’ordine
degli architetti di Ancona e provincia
[…] Ma ciò non vuol dire che Paola non
condividesse alcuni tratti essenziali della
sua generazione e dell’ambiente romano
dove si era formata: la fiducia paziente
nel disegno come risolutore ultimo dei
problemi progettuali, l’appartenenza
schietta, anche un po’ zeviana, a una
modernità non estremista ma priva
di ripensamenti, l’interesse tutto
quaroniano per la città e per i rapporti
tra architettura e urbanistica».
Pippo Ciorra
«Ho sempre pensato che nel nostro
mestiere non possa esistere autorità
senza autorevolezza, e progetto senza
passione; autorevolezza e passione
emanavano da Paola Salmoni
come un’aura invisibile, le cui sfere
concentriche avrebbero potuto essere
registrate solo da una sofisticata
macchina fotografica di onde psichiche».
Cino Zucchi
euro 00,00
Lorenzo Ciccarelli (Jesi, 1987) è professore a
contratto di Storia dell’architettura all’Università
degli Studi di Firenze e, dal 2013, è collaboratore
scientifico della Fondazione Renzo Piano. I suoi
studi sono rivolti ai legami, spesso ignorati o
misconosciuti, dell’architettura italiana del XX e
XXI secolo con quella europea e nordamericana.
Su questi temi ha scritto saggi per riviste quali
«Arquitectura Viva», «Construction History»,
«Rassegna di Architettura e Urbanistica» e
«L’industria delle costruzioni». Per Quodlibet
ha pubblicato Guida all’architettura nelle Marche
1900-2015 (2016) e Renzo Piano prima di Renzo
Piano (2017).
In copertina: vista del Monumento di Pericle Fazzini. Foto F. Paci.
L’archITETTUra cIvILE
DI paOLa SaLmOnI
a cura di
Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe
QUODLIBET
L’archITETTUra cIvILE DI paOLa SaLmOnI
ARCHITETTO E URBANISTA
InDIcE
Prima edizione: xxxxxxx 2019
ISBN 978-88-229-00xx-x
© 2019 Quodlibet srl
via Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, 23
62100 Macerata
www.quodlibet.it
QUODLIBET STUDIO. CITTÀ E PAESAGGIO
Collana a cura di Manuel Orazi
Comitato scientifico: Sara Marini (Università Iuav di Venezia), Gabriele Mastrigli
(Università degli Studi di Camerino), Stefano Catucci (Sapienza Università di
Roma), Luca Emanueli (Università degli Studi di Ferrara)
9 Premessa
11 Introduzione
Lorenzo Ciccarelli
17 L’architettura in una città
Nicola Russi
116 Ex-Cinema Eden, Senigallia 1994-99
122 Recupero dell’antico Cimitero ebraico, Ancona 1996
128 Alloggi in Viale dei Pini, Senigallia 1999-2003
UrBanISTIca
136 Piano Regolatore Generale di Ancona, 1958-63
21 Paola Salmoni tra architettura e politica
Monica Prencipe
142 Piano dei rioni storici di ancona. guasco S. Pietro
e rione Capodimonte di Ancona
35 Testimonianze
Pippo Ciorra, Alberto Ferlenga, Cino Zucchi
148 Bibliografia
153 Regesto delle opere
archITETTUrE
42 Cooperativa “Casa Serena”, Ancona 1955
46 Villa Matteucci, Ancona 1957-63
52 Scuola elementare a 5 aule a Montemarciano, 1959-65
60 Scuola a 20 aule a Ravenna, 1958-63
66 Sede della Legione dei Carabinieri di Ancona, 1959-61
70 Istituto statale d’arte “E. Mannucci”, Ancona 1962-67
78 Monumento alla Resistenza, Ancona 1964-65
86 Villa Ferranti, Ancona 1972-76
94 Scuola elementare a 15 aule, Castelfidardo 1983-84
stampa
Industria Grafica Bieffe, Recanati (MC)
100 Teatro delle Muse, Ancona 1987-2002
108 Completamento del quartiere Q3, Ancona, 1993-2000
Città sociale e città fisica vivono insieme secondo una forma di simbiosi: come certe specie del mondo vegetale hanno struttura risultante
dalla compresenza di un’alga e di un fungo, di due cose diversissime
fra loro quindi, che tuttavia trovano possibilità, realtà di vita solo in una
indissolubile unione, così come città sociale e città fisica non possono esistere in autonomia completa. Ognuna di esse rivendica la sua
indipendenza: ma la città sociale non potrà mai essere se non in uno
spazio... la città fisica, spaziale, non potrà mai essere se non per una
realtà umana...”
Da La torre di Babele, Ludovico Quaroni
note
1
2
3
4
5
6
TESTI
7
20
Descritti accuratamente da Stefania Sebastiani in Ancona, Forma e Urbanistica: “due differenti percorsi di crinale, si articolano nelle alture
del Cardeto, dei Cappuccini e del Guasco. Tra i due rilievi una valle alluvionale acquitrinosa. La dorsale più interna è caratterizzata dal monte Pelago, monte Pulito, monte Marino e dalle colline di S. Stefano e
dell’Astagno. È proprio nella posizione del promontorio, su cui i dati archeologici indicano la presenza del centro antico, che sono da ricercare i
fattori che determinarono la scelta del luogo per la nascita dell’abitato”.
Stefania Sebastiani, Ancona, Forma e Urbanistica. Città Antiche in Italia, L’Erma di Bretschneider, Roma, 1996, pag. 13.
Alberto Mioni, La città nell’epoca dell’Industrializzazione: dall’Unità alla prima guerra mondiale (1860-1920) in La Città, collana Capire L’Italia, Touring
Club Italiano, Milano, 1978, pag. 147.
Vedi scheda del Piano Particolareggiato a pagina 120.
Stefano Francesco Musso ricostruisce sinteticamente i punti salienti di
questo acceso dibattito in Il restauro nel progetto urbano in Franco Mancuso, Nicola Russi, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti, Mauro Volpiano, Vivere
La Città, Il Poligrafo, Padova, 2015, pag. 175.
Laura Mascino, Ancona 1972-1982 ricostruzione e recupero del centro storico
dopo il terremoto. Un progetto di città, in Benno Albrecht, Anna Magrin (a
cura di), Esportare il centro storico, Guaraldi, Rimini, 2015, pag. 209.
Roberto Gambino, Paesaggio e Rigenerazione urbana in Franco Mancuso,
Nicola Russi, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti, Mauro Volpiano, Vivere La
Città, Il Poligrafo, 2015, Padova, pag. 175.
Paola Viganò, Dalla Possibilità di un progetto, in Stefano Munarin, Luca
Velo (a cura di) Italia 1945-2045, Urbanistica prima e dopo; radici, condizioni,
prospettive; Società italiana degli urbanisti, una discussione a cura di Stefano
Munarin e Luca Velo, Donzelli Editore, 2016, Roma.
paOLa SaLmOnI Tra archITETTUra
E pOLITIca1
Monica Prencipe
PAOLA SALMONI E LA PRESENZA FEMMINILE ALLA FACOLTÀ
DI ARCHITETTURA DI ROMA
La Facoltà di Architettura di Roma fu la prima fondata in Italia
nel 1919: pensata attorno alla figura multidisciplinare dell’architetto integrale teorizzata da Gustavo Giovannoni, venne aperta,
sin dal suo esordio, anche alle donne2.
Ma, di fronte all’elenco dei laureati di questi primi anni, non
possiamo fare a meno di notare che le donne potevano essere
considerate poco più che mosche bianche del sistema; solo nel
1950 la percentuale della loro presenza si attestò (ma solo per
qualche anno) vicino al 24% per poi incrementare (in realtà piuttosto lentamente e non senza qualche brusca interruzione) nei
decenni successivi3.
Se volessimo disegnare una piccola statistica, potremmo affermare che, in media, a Roma tra il 1921 e il 1954 ogni cento architetti laureati, solo cinque erano donne.
Ma sotto la superficie della lotta per l’emancipazione, la lunga (e
ancora poco conosciuta) storia delle donne architetto della capitale era già iniziata, come spesso accade, senza troppo clamore,
già nel diciassettesimo secolo, grazie alla pioniera Plautilla Bricci (1616-1696)4, per continuare nei primi decenni del Novecento
con nomi come Attilia Travaglio Vaglieri (1891-1969)5, Elena Luzzatto Valentini (1900-1983)6, Maria Emma Calandra (1912-2004)7,
Valeria Caravacci (1915)8, Uga de Plaisant (1917-2004)9 e Margherita Roesler Franz (1915-1974)10, solo per citare alcuni dei
nomi più interessanti già attivi prima del 1945.
E inoltre, sempre seguendo il preciso resoconto del 1954, riportato da Luigi Vagnetti sulla storia della facoltà, un primo decisivo
cambio di rotta sembrò arrivare proprio attorno al 1950, non a
caso a cinque anni precisi dalla fine della guerra, e cioè quando
il numero degli iscritti aveva registrato un deciso balzo in avanti,
dopo il forzato arresto durante gli anni del conflitto.
In questo nuovo contesto, non è difficile immaginare che le ragazze che avevano toccato con mano le ristrettezze e le tragedie del
conflitto, fossero richiamate in massa dalle nuove possibilità economiche e sociali offerte dalla Ricostruzione, nonché da una posizione lavorativa non necessariamente relegata all’educazione.
In questo specifico panorama dobbiamo quindi inserire la figura di Paola Salmoni (Ravenna 1921-Ancona 2003): laureatasi in
quello stesso 195011, divenne presto punto di riferimento del
panorama architettonico marchigiano12, ma anche, dal 1980,
Segretario Nazionale del Movimento Femminista Repubblicano.
Paola apparteneva per anagrafe a quella generazione che Tafuri definì come “disorientata”, convinta di dover ricominciare
tutto daccapo, non senza lacerazioni tra un’utopica rifondazione della società –non solo materiale ma innanzitutto morale– e
le contemporanee possibilità offerte allora agli architetti.
Tra i suoi compagni di corso, ricordiamo protagonisti quali Carlo Aymonino (1926-2010), Carlo Chiarini (1925-1996), Carlo Melograni (1924-)13, ma anche donne importanti come Marinella
Ottolenghi, Luisa Anversa (1926) e Paola Coppola (1927-2009),
tra le prime ad essere accolte nel corpo docente della Facoltà
Roma dopo la riforma del 196814.
L’attività professionale di Paola Salmoni fu inoltre segnata da
fruttuose collaborazioni con altri nomi appartenenti alla generazione precedente, primi tra tutti Ludovico Quaroni (19111987) e Gaetano Minnucci (1896-1980), i quali finirono col diventare veri e propri punti di riferimento per l’attività progettuale
della giovane marchigiana15.
E già nel 1951, Paola entrò a far parte dell’Ordine degli Architetti della provincia di Ancona, con il numero 34. Molti anni
dopo, nel 1982, Paola avrebbe ricordato questo suo affacciarsi
al mondo del lavoro, in occasione dell’incontro internazionale
“Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica”:
Certamente noi abbiamo pagato un prezzo più pesante in termini di sacrificio personale e di vita privata. Trenta anni fa eravamo guardate con
grande diffidenza e ironia da colleghi e operatori. Ci siamo per lo più
dovute appoggiare ad uomini, prima di decollare in proprio. Abbiamo
lavorato il doppio ottenendo avari riconoscimenti16.
D’altra parte, Paola riconosceva la sua fortuna, in quanto,
Nell’immediato dopoguerra gli studi universitari non finalizzati all’insegnamento erano ancora per le ragazze una scelta d’élite, che av-
21
TESTI
22
Studenti iscritti
Donne laureate
Uomini laureati
Donne laureate / totale laureati
(%)
1921
55
0
1
1922
76
0
2
1923
101
0
17
1924
104
0
14
1925
116
1
9
10,0
1926
122
1
9
10,0
1927
144
1
16
5,9
1928
180
0
13
1929
190
0
22
1930
241
0
20
1931
233
1
28
3,4
1932
238
1
20
4,8
1933
259
0
29
1934
256
2
43
1935
317
0
29
1936
322
0
38
1937
334
1
44
2,2
1938
367
2
36
5,3
1939
312
2
29
6,5
1940
299
3
36
7,7
1941
393
3
27
10
1942
459
1
13
7,1
1943
535
0
13
1944
561
0
11
1945
691
3
37
7,5
1946
730
5
69
6,8
1947
939
5
37
11,9
1948
893
4
27
12,9
1949
1034
2
32
5,9
1950
1117
14
45
23,7
1951
1138
6
37
14,0
1952
1245
2
37
5,1
1953
1349
3
27
10,0
1954
1268
9
48
15,8
average
5,2
4,4
veniva per lo più in ambienti di condizione economica superiore ed in
famiglie borghesi progressiste17.
1
Si trattava senza dubbio del suo caso: originaria di Ravenna e
di fede ebraica, la famiglia Salmoni si era trasferita ad Ancona
grazie alle prospettive lavorative fornite dalla fiorente industria
chimica dello zio. Ad ogni modo, Paola era cresciuta in una famiglia laica, secondo gli ideali di libertà individuale e giustizia
sociale che caratterizzavano il Partito Repubblicano Italiano18 a
cui la famiglia era vicina.
Nel 1938, a causa delle leggi razziali varate a settembre dello
stesso anno19, Paola fu definitivamente espulsa dal Liceo Classico e costretta a completare la sua educazione privatamente.
Tra il 1940 e il 1942, si trasferì a Milano per studiare chimica alla Scuola Ebraica di Via Rupili, mentre il fratello Claudio
(1919-1970), di qualche anno più grande di lei, era riuscito a
completare gli studi universitari a Roma, laureandosi in Ingegneria Civile nel 194120.
Nel bel mezzo del conflitto mondiale, la famiglia Salmoni tornò ad Ancona, rimanendo nascosta nella fattoria dello zio e,
proprio qui, il 20 Settembre 1943 si verificò uno degli eventi più
traumatici della vita di Paola: l’accerchiamento della casa da
parte delle truppe Naziste e la deportazione dello zio Giacomo
e del giovane cugino Sergio21.
PAOLA SALMONI. PROGETTARE LA SOCIETÀ DEL DOMANI
Tab.1. Numero degli studenti iscritti per sesso alla Facoltà di Architettura di Roma, tra il 1921 e il 1954.
Fonte I dati sono tratti da: Vagnetti, Luigi, and Dall’Osteria, Graziella, La Facoltà di Architettura di Roma
nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55. Rome: Facoltà di Architettura, 1955; elaborazione dell’autore.
Lo scopo di questa breve introduzione all’opera di Paola Salmoni, non è certo quello di riportare minuziosamente la ricchissima produzione architettonica di cinquant’anni di carriera
(produzione che conta almeno 200 opere tra architettura e urbanistica, per la maggior parte tutte realizzate),22 ma piuttosto
quello di analizzare il suo caso come quello di un’interessante
contaminazione del binomio “Politica e Architettura” da una
prospettiva peculiare: sia di nota femminista, sia di architetto
e urbanista.
Come riportato dalla stessa Paola nel 1982 al congresso dal
titolo ‘Donne e l’Europa’, lei stessa sentiva di non poter essere
considerata “all’interno” del potere politico, quanto piuttosto
“a lato,” e dunque con la possibilità di poterlo criticare liberamente23.
Non si poteva neanche dire che Paola e la politica andassero a
braccetto sin da giovani; al contrario, la militanza fu una scel-
2
23
1 paola Salmoni, Città mediterranea, ancona, 1948.
acquerello su carta. archivio Studio Salmoni architetti associati
2 paola Salmoni, Scenografia per la rappresentazione dell’opera
pigmalione di George Bernard Shaw, ancona, 1948.
acquerello su carta. archivio Studio Salmoni architetti associati
4
TESTI
3
24
3 Lettera di Bruno Zevi, roma 1960
4 relazione introduttiva di paola Salmoni all’assemblea
nazionale dei circoli del movimento Femminile rebubblicano,
rimini 1984. archivio Studio Salmoni
5 manifesto del 34° congresso nazionale del partito
repubblicano con paola Salmoni e Susanna agnelli, roma 1981.
archivio Studio Salmoni
ta della maturità, in parte segnata dalla morte prematura del
fratello Claudio Salmoni, avvenuta nel 1970. Ingegnere con un
ruolo di spicco nel Piano di Ricostruzione della città, ma anche
rappresentante nazionale del Partito Repubblicano Italiano fin
dalla Resistenza, Claudio aveva fondato lo studio assieme alla
sorella Paola nel 1951, curando in particolare la sezione urbanistica24.
Dopo la morte improvvisa del fratello, Paola decise di continuare l’attività del fratello e di farsi carico della pianificazione; da
qui, arrivò poi naturalmente alla militanza politica.
Ma al di là delle circostanze famigliari, perché tra tutte le possibili fazioni, Paola decise di guidare proprio la sezione Femminista del Partito Repubblicano?
Una prima risposta può essere facilmente trovata nella particolare situazione culturale e sociale dell’Italia dei primi anni
settanta, in un momento in cui le battaglie per l’emancipazione e i diritti della donna trovavano un largo riscontro popolare.
Basti pensare alle leggi sul divorzio, al diritto all’aborto assistito, alle leggi che abolivano la patria potestà e sancivano finalmente l’equiparazione dei diritti del marito e della moglie: tutti
passaggi considerati da Paola indispensabili per la costruzione
di una società più giusta ed aperta.
Ad ogni modo, la sua esperienza del mondo le aveva fatto ampiamente capire che, nella vita di tutti i giorni, le applicazioni
pratiche di queste nuove idee appartenevano ancora ad un orizzonte lontano: infatti, anche dopo la forte crescita economica
del 1945, la percentuale di donne che aveva accesso alle posizioni professionali non stava affatto aumentando proporzionalmente all’incremento demografico25.
Per questo motivo, dopo le cruciali riforme politiche degli anni
settanta, una nuovo attivismo doveva prendere forma, in modo
da educare il cosiddetto “sesso-debole” circa le sue nuove
possibilità, così come la controparte maschile doveva prendere
coscienza di una più appropriata attitudine nei confronti delle
donne.
In questo senso, il suo coinvolgimento politico era particolarmente attento all’incremento della partecipazione della donna
nella società in tutte le sue forme: per Paola, l’occupazione
femminile non poteva essere considerata solamente un “simbolo di redenzione”, ma piuttosto come un chiaro segnale di
una società più giusta ed egualitaria, specialmente se attuata
in settori tradizionalmente maschili, quali la politica, la pubblica amministrazione e le aree più specificatamente tecniche
quali la pianificazione e l’ingegneria26.
5
25
All’interno di questi settori inoltre, la donna moderna doveva
6
rinunciare al principio dei campi separati dalla logica comune”: ad esempio, ‘pediatra e arredatore d’interni non dovevano né potevano essere le
uniche possibilità per una donna di diventare medico o architetto….
Al contrario, al fine di preservare la diversità femminile, le donne avrebbero dovuto
introdurre, all’interno del lavoro professionale, delle logiche comportamentali diverse da quelle tradizionali: serietà, dedizione, rifiuto del
disperato antagonismo e –più di ogni altro– solidarietà.
TESTI
Una solidarietà che non doveva includere solo gli altri membri
del gentil sesso, ma piuttosto tutti gli strati più fragili della società civile, incluse le giovani generazioni.27
Come possiamo vedere da queste poche righe, il suo attivismo politico non era solamente il frutto di un generico bisogno
umanitario, bensì una necessità associata ad una specifica visione etica del proprio lavoro.
Proprio per questo, è a mio avviso possibile individuare una serie di assonanze reciproche, tra i caratteri delle architetture
realizzate e le idee politiche e sociali di Paola Salmoni, quali:28
– l’analisi empirica del contesto come unica possibilità per
comprendere a fondo le necessità dei soggetti coinvolti nel
progetto;
– il ruolo centrale delle attrezzature destinate a servizi sociali e scuole, al fine della costruzione di una società più giusta
ed egualitaria;
– la promozione delle nuove generazioni come forma di solidarietà sociale;
– la valorizzazione del patrimonio come mezzo per “sanare le
ferite” di una comunità.
GLI EDIFICI SCOLASTICI. COSTRUIRE LA COMUNITÀ IDEALE
26
Benché la riforma dell’educazione e il ripensamento degli spazi
scolastici fossero questioni comuni all’intera generazione del
dopoguerra,29 il tema ha certamente rappresentato una parte
fondamentale della produzione architettonica di Paola Salmoni
con più di venti edifici legati a questa tipologia. In cinquant’anni di carriera, possiamo inoltre ripercorrere l’evoluzione delle
sue idee sul tema, che indubbiamente riflette il mutato approc-
7
6 Esattoria comunale della cassa di risparmio di ravenna,
1962-1968.Gruppo di lavoro: Ludovico Quaroni (capogruppo),
Enzo calanca, adolfo De carlo, pierluigi Giordani, claudio e paola
Salmoni
7 paola Salmoni e Ludovico Quaroni al seminario dedicato
all’opera dell’architetto romano, 1985
cio della società tutta nei confronti dell’educazione.
Le prime significative esperienze di Paola risalgono alla primissima fase della sua produzione e furono ampiamente influenzate dalla collaborazione con Ludovico Quaroni, di circa dieci anni
più anziano di lei.
L’opera più conosciuta del gruppo di progettazione è certamente l’estensione della Cassa di Risparmio di Ravenna (1963-69),30
città natale della famiglia Salmoni, mentre meno conosciute
sono altre due collaborazioni, sempre destinate al comune romagnolo: il Piano Regolatore generale e una scuola elementare, entrambi realizzate a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta
e l’inizio degli anni Sessanta.
Grazie ad alcuni schizzi –oggi conservati nell’archivio dello Studio Salmoni– possiamo ricostruire il processo evolutivo del progetto: a partire dalla ‘soluzione A,’ che presentava una distribuzione funzionalista ‘a croce’ in blocchi chiaramente separati e
identificati (amministrazione, classi e la palestra), si arrivò ad
una seconda distribuzione (Soluzione B) incentrata attorno allo
spazio della corte centrale, secondo un disegno “a turbina” che
Quaroni aveva già usato nella scuola a Canton Vesco nel 195531.
Il progetto per Ravenna rappresentò un momento di riflessione importante per la stessa produzione marchigiana di Paola
Salmoni. Basti notare ad esempio la distanza che intercorre tra
altri due progetti appartenenti agli stessi anni: la Scuola elementare “Benincasa”, realizzata nei primi anni Cinquanta ad
Ancona e conclusa nel 1958 (stesso anno dell’inizio del progetto
per Ravenna), e il progetto per la Scuola Elementare di Montemarciano, anch’esso iniziato nel 1958.
Mentre il primo era concepito come un omaggio alla generazione razionalista precedente, il secondo voleva invece interpretare una nuova idea di socialità a misura di bambino, mediante la
creazione di spazi intimi che evitassero specificatamente “ogni
effetto intimidatorio o di oppressione, provocato da edifici dichiaratamente monumentali”32.
Entrambi i progetti per Ravenna e Montemarciano negavano l’idea dello spazio scolastico come semplice successione di aule;
al contrario, l’altezza ridotta degli spazi comuni centrali voleva favorire l’intimità e l’autodeterminazione degli studenti e, in
particolare, evitare il suggerimento di gerarchie imposte.
Nella sua configurazione finale (diversa da quella costruita), la
scuola di Ravenna portava alle estreme conseguenze le idee
espresse nell’edificio di Montemarciano: se in quest’ultimo la
corte centrale voleva rappresentare e favorire lo sviluppo di un
senso di “comunità”, nel caso di Ravenna, l’ossessiva ripetizione
del modulo elementare, moltiplicava e “sgranava” all’infinito le
possibilità di incontro in spazi sempre più ridotti.
L’importanza di educare le nuove generazioni ad una società moderna ed egualitaria, la necessità di evitare differenze gerarchiche così come di promuovere l’autocoscienza del singolo, furono
tutti elementi ampiamente sottolineati in molti degli interventi
politici di Paola Salmoni in veste di leader del Movimento Femminista del PRI, in quanto “azioni reali” a favore della campagna
dell’emancipazione della donna, poiché era proprio a scuola che
molte delle limitazioni sociali venivano in primo luogo create33.
Il progetto dell’edificio scolastico come “comunità ideale” su
piccola scala, sarebbe stato ripreso in molte altre occasioni
successive, primo tra tutti nel progetto dell’Istituto Superiore
di Belle Arti di Ancona (1962-1967) e nella scuola elementare di
Castelfidardo (1983-84).
IL PATRIMONIO CULTURALE. DISEGNARE IL PAESAGGIO
COME ‘MEMORIA CONDIVISA
Dopo alcuni complessi di abitazioni popolari, la prima importante
opportunità di confrontarsi con il tema della pianificazione arrivò
nel 1955, grazie al concorso per il nuovo Piano Regolatore della
città di Ancona, che doveva finalmente sostituire il precedente
Piano di Ricostruzione del 194534.
La giuria incaricata della selezione proclamò vincitori due gruppi
ex-equo: il primo guidato da Giovanni Astengo (1915-1990), e il
secondo che includeva i fratelli Salmoni. Entrambi i progetti erano stati premiati per l’accurata analisi del contesto e una certa
lungimiranza nella previsione dei problemi futuri della città, sia a
livello urbano che interurbano.
La soluzione finale, approvata in due fasi successive prima nel
1958 e poi nel 1963, si rivelò una complessa combinazione delle
due proposte, la quale comprendeva caratteristiche all’avanguardia, che solo dopo la Legge Ponte del 1967 sarebbero diventati requisiti minimi: una zonizzazione dettagliata con diverse
densità di edificazione, previsioni di servizi e infrastrutture a diversi livelli di scala, a partire dalle scuole di quartiere alla localizzazione di una zona industriale lontana dalla città, nell’attuale
area della Baraccola35.
Infine, una parte specifica del piano, affidata a Paola Salmoni e
al professor Mario Coppa (1923-1999),36 era dedicata al risanamento del centro storico, in gran parte distrutto o abbandonato
a seguito degli eventi bellici.
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In Italia, la questione di dover aggiornare i nuclei storici alle moderne necessità era certamente molto antica, ma solo dopo la
Carta di Gubbio del 1960 e quella di Venezia nel 1964 sarebbero
diventati temi di importanti riflessioni teoriche. In questo senso,
il piano di risanamento di Ancona, conclusosi nel 1960, fu uno
dei primi nel suo genere: era infatti basato, da un lato, su un’attenta analisi socio-economica del tessuto abitativo e, dall’altro,
sull’applicazione di una moderna idea di “restauro”, allargata
all’intero nucleo storico, e non più a un singolo monumento37.
Il piano di Ancona, rappresentò per Paola il primo di una serie di interventi decisivi, legati al ruolo del patrimonio culturale
della città. In particolare, tutti i progetti più rilevanti della sua
vita sono legati a questo tema, nonché alla storia del capoluogo marchigiano: tra questi ricordiamo il Monumento alla Resistenza (1965), la ristrutturazione del Teatro delle Muse (19872002) e, infine, il restauro del ‘Campo degli ebrei’ (cimitero
monumentale ebraico, 1996-2005).
Il progetto per il teatro delle Muse può senza dubbio essere
considerato il più complesso per tre interventi citati: dopo la
perdita degli interni originali del XVIII secolo, la giunta comunale aveva affidato i lavori di ristrutturazione a Danilo Guerri
(1939-2016), progettista raffinato, sensibile al disegno del dettaglio architettonico, a cui si affiancò Paola Salmoni nel corso
degli anni ottanta, nota per le sue doti gestionali e organizzative
di strutture pubbliche38.
Il risultato fu un progetto che cercava di affrontare la storia sofferta dell’edificio con uno spirito moderno: le facciate esterne
furono accuratamente restaurate, mentre l’auditorium interno,
compromesso dai precedenti restauri, fu interpretato come un
moderno spazio pubblico per la comunità di Ancona, sull’esempio del teatro ‘Carlo Felice’ di Genova (1981-1991) di Aldo
Rossi, Ignazio Gardella e Fabio Reinhardt.
Gli altri due progetti citati, pur nella loro ridotta dimensione
monumentale, si confrontavano con questioni piuttosto spinose, entrambe personalmente vissute da Paola e poi tradotte
nella dimensione più ampia del paesaggio.
Il Monumento della Resistenza di Ancona fu situato in un ambiente naturale, nel Parco del nuovo quartiere Pincio, su una
collina che si affacciava sul nucleo storico, e concepito come
un lento percorso di risalita: una combinazione di svolte improvvise, liberamente organizzate su di una griglia ortogonale,
con gradini e muri in cemento armato di diverse altezze, che
definivano un’ideale laica “via crucis” e richiamavano figurativamente alla “fatica” della Resistenza 39.
TESTI
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8 Scuola Elementare “Benincasa”, ancona (1955-8)
Fonte: archivio Studio Salmoni, Scatola ‘Foto G’, ancona
Infine, molti anni dopo, all’inizio degli anni Novanta, Paola ebbe
la possibilità di cimentarsi con un altro elemento evocativo del
patrimonio locale: l’antico cimitero ebraico40.
Come sopravvissuta all’Olocausto, Paola sentiva il progetto con
forza e ad esso rispose (dopo diverse versioni iniziali) con quello che potremmo definire un “progetto di minima”, che prevedeva innanzitutto il restauro e riposizionamento di tutte le steli
lapidee danneggiate o rovinosamente cadute a valle. A questo
primo intervento, si affiancò successivamente la realizzazione di una serie di nuovi percorsi di fruizione, quasi tutti individuati lungo il confine dell’area, i quali lasciavano pressoché
inalterato lo spazio interno originale. Il progetto si concludeva
poeticamente con la realizzazione di un belvedere, sulla sommità retrostante il campo vero e proprio, dalla quale si aveva la
possibilità cogliere in un solo sguardo il cimitero, il mare e la
città storica, raccogliendo in questo modo in un’unica visione i
frammenti più importanti della storia locale.
In entrambi i progetti (il Monumento alla Resistenza e il Campo degli ebrei), Paola Salmoni aveva dimostrato di preferire
un confronto semplice e diretto con la realtà oggettiva; i luoghi dovevano essere interpretati come “evocativi in sé” della
memoria della comunità, e scopo del progettista era semplicemente quello di portarne a galla il significato intrinseco. Una
forma peculiare di “empirismo”, che potremmo quasi definire
una “militanza laica”: una definizione usata dalla stessa Paola
in diverse occasioni, per descrivere uno dei tratti caratteristici
dell’attività femminile, in opposizione a chi la voleva relegata
ad un ruolo prettamente “domestico”. 41
QUALCHE CONCLUSIONE
L’opera di Paola Salmoni in oltre cinquant’anni di attività (19512003), è stata segnata senza dubbio da un cospicuo numero di
costruzioni “minori” e da alcuni momenti particolarmente “intensi”, tutti legati al tema dell’educazione e alla celebrazione
del patrimonio comune. Grazie alla sua vivacità sia nel campo
architettonico che in quello della pianificazione, lo studio è in
attività ancora oggi, con la direzione dei nipoti Vittorio e Giovanna Salmoni, figli del fratello Claudio.
E’ rilevante inoltre sottolineare che, anche il passaggio alla
seconda generazione, è stato possibile solo grazie all’intenso
lavoro di training che la stessa Paola riteneva parte integrante
di una doverosa solidarietà sociale.
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Basti pensare al giovane gruppo di lavoro –voluto da Paola e
reso possibile grazie all’aiuto dei nipoti– per la realizzazione
del complesso residenziale ad Ancona di 122 alloggi (19932002) nel nuovo quartiere Q3, con quelli che saranno alcuni dei
più importanti architetti del paese, all’epoca alle prime esperienze: Aldo Aymonino, Cino Zucchi, Alberto Ferlenga e Pippo
Ciorra42.
In questo senso, il lavoro di Paola Salmoni potrebbe essere
considerato non solo in relazione ai suoi risultati architettonici
o alla sua fortuna storica (in realtà molto limitata), ma –credo–
anche per il valore di questa sua interpretazione etica dell’architettura. Una sorta di “operosità silenziosa”, poiché uno degli
aspetti che più salta all’occhio nella sua ampia produzione è
proprio l’assenza di scritti dedicati all’Architettura come disciplina a sé stante, a fronte di un’ampia serie di interventi sul
fronte politico, sociale e culturale.
Questi due diversi aspetti della vita di Paola Salmoni devono
dunque essere necessariamente visti come complementari, al
fine di comprendere la logica culturale dietro generiche tendenze definite ora “neorealiste”, ora “organiciste”...
La pratica progettuale, il disegno dell’edificio scolastico e la
protezione del patrimonio erano concepiti innanzitutto come
prove sul campo per nuove composizioni sociali prima che architettoniche, mettendo in discussione questioni di genere e
differenze razziali.
Una “militanza laica” la sua tipica di molti dei tecnici locali del
dopoguerra in cui nei quali, a volte, era difficile distinguere tra
attivismo civile e favore politico…
Probabilmente viviamo ancora troppo vicino alle sue opere e
questo non è ancora il momento di formulare un giudizio storico
definitivo sull’attività progettuale di una figura così recente43.
Il lavoro di Paola Salmoni può invece essere un’occasione per
riflettere sulla sua peculiare interpretazione dell’architettura
come complessa manifestazione dell’attività umana, in opposizione a un’architettura concepita come espressione artistica
individuale.
Ma viene da chiedersi: oggi, questa opposizione è ancora vera o
è possibile pensare ad un nuovo equilibrio, possibile forse solo
con il confronto con la nostra memoria collettiva, piuttosto che
con il gesto del singolo?
TESTI
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9 paola Salmoni nel suo studio negli anni settanta.
archivio Studio Salmoni
10 paola salmoni e anita Sardellini in studio
negli anni settanta. archivio Studio Salmoni
11 paola Salmoni, pippo ciorra e altri collaboratori
nello studio (anni novanta). archivio Studio Salmoni
12 paola Salmoni, Danilo Guerri e valerio paci in studio.
archivio Studio Salmoni
13 paola e vittorio Salmoni in studio nei primi anni settanta.
Studio archivio Salmoni
14 paola e Giovanna Salmoni durante la realizzazione del Teatro
delle muse ad ancona nei primi anni Duemila. archivio Studio Salmoni
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note
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TESTI
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Il presente testo nasce dall’intervento “Paola Salmoni in modern Italy
(1952-2003). Politics in action”, presentato al 3° Workshop Internazionale
del gruppo MoMoWo: Women’s creativity since the Modern Movement (Oviedo, 2-4 Ottobre 2017).
Dopo Roma, altre scuola furono presto create nel resto della penisola. In
ordine: a Venezia nel 1926, a Torino nel 1929, a Firenze e Napoli nel 1930 e
a Milano nel 1933.
I dati sono tratti da: Luigi Vagnetti and Graziella Dall’Osteria, La Facoltà di
Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico
1954-55, Facoltà di Architettura, Roma 1955, pp.200–231. Il volume celebra
il 35° anno di vita dell’Università di Roma e contiene informazioni generali
sul numero totale di iscritti e laureati. Nel 1982, Paola Salmoni fu invitata
ad un Convegno Europeo sul tema dei diritti femminili e qui condivise la
sua esperienza personale di donna e architetto, in attività dal 1951. Il suo
intervento si apriva non a caso con un’analoga analisi sulle donne laureate in Architettura alla Facoltà di Roma: ancora nel 1982 riportava che,
su 400 iscritti, solo 70 erano donne, definendo una percentuale di poco
inferiore al 20%. D’altro canto, la presenza femminile nel lavoro professionale indipendente non eccedeva ancora il 10% o il 20%. Paola Salmoni,
Atti del Convegno-Laboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova
nella cultura e nella politica», Movimento femminile repubblicano milanese,
Milano 1982, p.197.
L’‘architettrice’ Plautilla Bricci era la figlia dell’artista Giovanni Bricci e
divenne conosciuta per il suo lavoro di architetto tra il 1663 e il 1680, in
particolare per la realizzazione della Villa fuori Porta San Pancrazio, commissionata dall’ambasciatore francese Elpidio Benedetti, e per il progetto
di una delle cappelle della Chiesa di San Luigi dei Francesi, proprio accanto al Caravaggio. Tuttavia, gli studi su questo peculiare personaggio del
barocco romano sono piuttosto recenti: Olivier Michel, “Plautilla Bricci,”
in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XIV, Treccani, Roma 1972, pp.223–
224; Yuri Primarosa, Nuova luce su Plautilla Bricci pittrice e ‘Architettrice’,
«Studi di Storia dell’Arte 25», 2014, pp.145–161; Consuelo Lollobrigida,
Plautilla Bricci. Pictura et Architectura celebris. L’architettrice del barocco
romano, Gangemi editore, Roma 2018.
Attilia Vaglieri si laureò all’Accademia di Belle Arti di Roma. In seguito,
sposò l’architetto Umberto Travaglio, con il quale collabora per il resto
della sua vita. E’ nominata come una delle più importanti architette del
panorama italiano da Anna Maria Speckel, nel suo importante articolo, Architettura moderna e donne architette, «Almanacco della donna italiana»,
n°8, 1935, pp. 121–134, uno dei primissimi sul tema.
Elena Luzzatto Valentini (1900-1985) fu la prima donna ad ottenere una
laurea in Architettura in Italia nel 1925 e fu anche la prima ad entrare
nell’Ordine degli Architetti. Per uno strano caso della sorte, Elena Luzzatto
e Paola Salmoni condividono una serie di tratti comuni: sono infatti entrambe legate alle famiglie ebree della città di Ancona, entrambe subirono
le conseguenze delle leggi razziali del 1938. Vedi Monica Prencipe, Elena
Luzzatto Valentini, the first Italian woman Architect. Towards a biography, in
Helena Seražin, Katarina Mohar, Caterina Franchini, Emilia Garda (a cura
di), Women Designers, Architects and Engineers between 1946 and 1968,
Založba ZRC, Lubiana 2018.
Maria Emma Calandra si laurea nel 1934. E’ la figlia del professore della Facoltà Enrico Calandra (1877-1946) e la sorella dell’architetto Roberto Calandra (1915-2015), di qualche anno più giovane di lei e noto per la
sua amicizia con Frank Lloyd Wright. Nel corso degli anni Trenta, Maria
Calandra ebbe una posizione di rilievo all’interno della Soprindendenza di
Rome e prese parte ad una serie di fruttuose collaborazione con Giuseppe
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Samonà. Fu uno dei membri fondatori dell’APAO (Associazione per l’Architettura Organica) e dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Maristella
Casciato, Chi semina ricordi raccoglie storie, «Controspazio», n°2, 200, pp.
24–31; Paola Barbera e Maria Giuffrè, Archivi di architetti e ingegneri in Sicilia 1915-1945, Caracol, Palermo 2011, pp.78–79.
Valeria Caravacci si laurea nel 1938. Fu la prima architetta a dedicarsi al
tema dell’esposizione temporanea e alla grafica pubblicitaria per la Olivetti. Il suo lavoro è ancora ampiamente sconosciuto e una brevissima descrizione è inclusa in Augusta Lupinacci, Maria Letizia Mancuso, Tiziana
Silvani, 50 anni di professione 1940-1990, Kappa, Roma 1992, pp.15–18, 72.
Uga De Plaisant fu un’architetta e professore di Disegno Tecnico alla Facoltà di Roma. La sua carriera iniziò molto presto con la partecipazione
(ancora studente) al progetto vincitore del memoriale delle Fosse Ardeatine del 1944. Margherita Guccione, Daniela Pesce, Elisabetta Reale, Guida
agli archivi di Architettura a Roma e nel Lazio, Gangemi, Roma 1999, p.100.
Margherita Roesler Franz fu la segretaria generale della rivista Metron, diretta da un collettivo in cui spicca sin dall’inizio il contributo di Bruno Zevi.
E’ anche la moglie di Cino Calcaprina, protagonista della Ricostruzione
Italiana ed entrambi emigrati in Argentina nel 1948.
Paola Salmoni si laurea il 29 luglio del 1950. In Vagnetti e Dall’Osteria, La
Facoltà di Architettura, p.227.
Lo ‘Studio Salmoni Architetti Associati’, originariamente fondato da Paola
e dal fratello Claudio nel 1951, è oggi ancora attivo grazie al lavoro dei due
nipoti che lo dirigono ancora oggi: Vittorio and Giovanna, che hanno iniziato
la loro collaborazione con Paola rispettivamente nel 1981 e nel 1985. Paola, al contrario, non si sposò mai e non ebbe figli.
Vagnetti e Dall’Osteria, La Facoltà di Architettura, p.226–227.
Annarita Cornaro, Fabio Lorenzi, Ricerca documentaria in Vittorio Franchetti Pardo (a cura di), La Facoltà di Architettura dell’Università di Roma “La Sapienza” dalle origini al duemila: discipline, docenti, studenti, Gangemi, Roma
2001, pp.586–594.
Gaetano Minnucci, nato a Macerata, si laurea in Ingegneria a Roma nel
1920. Nel 1928 fu tra gli organizzatori della ‘Prima Esposizione Italiana di
Architettura Razionale’, sponsorizzata dall’avanguardista Gruppo 7. Ebbe
una importante carriera giornalistica negli anni trenta e, dopo la seconda
Guerra mondiale, realizzò molte opere nella sua regione di origine. Una
breve bibliografia include: Sandro Benedetti and Maria Itala Zacheo (a
cura di), Gaetano Minnucci, (1896-1980): Accademia Nazionale di San Luca,
Roma, 16-25 ottobre 1984, Gangemi editore, Roma 1984; Maria Itala Zacheo, Dal carteggio di un architetto romano: Gaetano Minnucci e la polemica
sull’architettura razionale, «Parametro», n° 113, 1983, pp.12–45; Bellucci
G., “Gaetano Minnucci. I progetti marchigiani,” Tesi di dottorato, Università
Politecnica delle Marche, 2012.
Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio, pp.198.
Ibid., pp.197.
Il Partito Repubblicano è uno dei primi fondati in Italia nel 1895, con solide
teoriche nelle parole di Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo. Un importante segno distintivo fin dai suoi esordi, è la sua posizione laica. Durante
il decennio fascista, una parte dell’organizzazione si trasferisce a Parigi,
iniziando così a gravitare attorno al movimento di Liberazione di ‘Giustizia
e Libertà’ e alla carismatica figura di Carlo Rosselli. Dopo il voto del 2 Luglio 1946, a favore del Sistema Istituzionale Repubblicano, il Partito entrò,
come forza minoritaria, nella coalizione della Democrazia Cristiana. Alessandro Spinelli, I repubblicani nel secondo dopoguerra (1943-1953), Longo,
Ravenna 1998, p.VIII.
Benito Mussolini presentò per la prima volta le Leggi Razziali il 18 settembre 1938. Le prime furono la legge 1381 e 1390, approvate già il 7
settembre dello stesso anno. Il 17 Novembre seguì infine l’ultima legge
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(la n°1728), la ‘Legge in Difesa della Razza Italiana’. Sul tema delle Leggi
Razziali vedi: Alberto Cavaglion, Gian Paolo Romagnani, Le interdizioni del
duce: le leggi razziali in Italia, Claudiana, Torino 2002.
Ilaria Zacchilli, Claudio Salmoni. Ingegnere e politico. Guida all’archivio, Il lavoro editoriale, Ancona 2008, p.5.
Queste prime (e importanti) informazioni biografiche, sono state organizzate in M. Crociati, “Paola Salmoni 1921-2003: una professione per la città e la
società” (tesi di laurea, Università di Bologna, Facoltà di Architettura “Aldo
Rossi”, 2008), pp.341–3. Il paragrafo in particolare, è basato sull’analisi dei
diari privati di Paola Salmoni, oggi di proprietà della nipote Giovanna.
Sulla base del curriculum redatto dallo Studio Salmoni, il suo lavoro di
architetto conta quasi 200 tra progetti, costruzioni e piani urbanistici.
Paola Salmoni, Volontà e impegno per la parità tra uomo e donna nella nuova
Europa, Movimento Europeo, Roma 1983, p.213.
Ilaria Zacchilli, Claudio Salmoni, p.5.
Paola Salmoni, Perché un movimento femminile repubblicano, «L’informatore repubblicano», n°33, 1980, p.3. In Italia, la prima legge sull’aborto fu
approvata nel 1970, mentre quella sul divorzio fu definitivamente ratificata
nel 1978. Sul tema delle leggi che hanno rifondato la visione della donna
in Italia: Fondazione Nilde Iotti (a cura di), Le leggi delle donne che hanno
cambiato l’Italia, Ediesse, Roma 2013.
Paola Salmoni, Volontà e impegno, pp.213–14.
Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio, p.200.
Queste idee furono espressamente dichiarate nel corso di diverse conferenze, nelle quali Paola era coinvolta in quanto segretario nazionale del
Partito Femminista Repubblicano: Paola Salmoni in Convegno Nazionale degli Amministratori Repubblicani (a cura di), Il Cittadino protagonista
nel disegno repubblicano per le autonomie locali, Edizione della Voce, Roma
1979, pp.179–182; Paola Salmoni, Una proposta per la scuola, «L’informatore repubblicano», n°33, 1980, pp.5–6.
In Italia, altri architetti si erano già cimentati con una prima analisi del
tema dell’edificio scolastico: nel 1936 il volume ‘Scuole’ redatto dal marchigiano Gaetano Minnucci, apriva per la prima volta l’Italia al panorama
europeo. A Guerra conclusa, ricordiamo anche il numero monografico di
Domus (Giugno 1947, n° 220) che, sotto l’illuminata direzione di Ernesto
Nathan Rogers, presentava agli architetti italiano le più innovative scuole
realizzate tra gli anni trenta e quaranta in Europa e negli Stati Uniti.
Il progetto è considerate uno dei più rappresentativi della produzione di
Ludovico Quaroni, nonché una delle opere più interessanti del panorama
italiano dei primi anni sessanta.
Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e lo sviluppo dell’architettura moderna in
Italia, Edizioni di Comunità, Milano 1964, pp.136–137.
Paola Salmoni, Relazione di progetto, Settembre 1958, Scatola 41C, Archivio
privato Studio Salmoni, Ancona.
“A me sembra su tutti prioritario il discorso sull’educazione, (...) l’importanza
di arrivare ai giovani. Non dobbiamo tanto guardare a noi, ai pochi risultati personali, agli scarsi risultati collettivi, quanto dobbiamo guardare come la nostra
battaglia per la parità ha inciso sulle nuove generazioni. Non direi che ci sono
molti risultati positivi, dobbiamo ancora registrare delle resistenze. C’è ancora
un’azione profonda da fare, e che va fatta con quei mezzi (...), tra cui prima di
tutto la scuola.” In Paola Salmoni, Volontà e impegno, p.216; vedi anche il già
citato Paola Salmoni, Una proposta per la scuola.
Dopo il devastante bombardamento subito dalla città di Ancona tra il 1943
e il 1944, quasi i due-terzi della città furono distrutti e la città venne inclusa
nell’elenco dei Piani di Ricostruzione. Claudio Salmoni, a capo dell’ufficio
tecnico comunale, diresse il Piano assieme alla supervision dell’ingegnere
Gaetano Minnucci, anche lui di origine marchigiana. Il piano mostrava una
profonda analisi dello stato di fatto, definendo molte delle linee di sviluppo
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della città futura. G. Bellucci, “Gaetano Minnucci. I progetti marchigiani”
(Tesi di dottorato, Università Politecnica delle Marche, 2012), pp.87–96.
Vedi Franco Balletti, Dal Piano di Ricostruzione al Piano Regolatore, «Rivista di Ancona», n°2/I, 1958, pp.3–5; Giovanni Astengo, Ancona, città difficile.
Aspetti originali del Piano Regolatore generale, «Rivista di Ancona» n°4/I,
1958, pp.14–16. Il Piano fu approvato per la prima volta il 17 settembre
1958 e, in via definitiva, il 22 febbraio 1963.
Mario Coppa fu un urbanista e un pianificatore italiano. Originario di Torino, insegno alla ‘Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti’ di
Roma e scrisse diversi volumi sulla Storia Urbana. XXXVIII. Soprintendenza
Archivistica per l’Umbria, «AAA Italia», n°13, 2014, p.47.
Nel 1963, il Piano non trovò il necessario supporto politico, ma fu ad ogni
modo premiato con il premio nazionale IN/Arch. Dopo il terremoto del
1972, che causò ingenti danni al centro storico di Ancona, il piano di Paola
Salmoni e Mario Coppa divenne la base per un nuovo piano, approvato nel
1974. Gilberto Bagaloni, I piani particolareggiati di Capodimonte e GuascoSan Pietro, «Rivista di Ancona», n°5, 1960, pp.2–14. Per il piano del 1974
vedi: Comune di Ancona, Ristrutturazione del centro storico 1/Documenti di
lavoro, Litografia Carletti & C., Ancona 1974.
Danilo Guerri è considerato uno dei maggiori architetti contemporanei delle Marche. Guerri si laurea in Architettura alla Facoltà di Roma nel 1962
per poi iniziare la sua carriera nello studio TAU di Roma. Vedi Francesco
Leoni, Danilo Guerri maestro di spazio, Quodlibet, Macerata 2016.
Alcuni riferimenti bibliografici di approfondimento del progetto sono: Il monumento alla Resistenza nell’Anconitano, «Rivista di Ancona», n°3-4, 1965,
pp. 3–13; Luciano Galmozzi, Monumenti alla libertà. Antifascismo, resistenza
e pace nei monumenti italiani dal 1945 al 1985, La Pietra, Milano 1986, p.194;
Andrea Santarelli, Al Pincio un’ascensione verso la libertà, «Corriere Adriatico-Ancona», 20 Aprile, 2005, p.7; Flavio Venturelli, Una «triste ricostruzione»?
Gilberto Orioli, Paola Salmoni e l’architettura monumentale di Ancona, in Valentina Orioli (a cura di), Gilberto Orioli, Dall’Urbanistica al disegno di dettaglio,
Edit Faenza, Faenza 2014, pp.63–72; Lorenzo Ciccarelli, Guida all’architettura
nelle Marche 1900-2015, Quodlibet, Macerata 2016, pp.136–137.
Sul progetto vedi anche: Dal museo della città al museo ‘nella’ città, «Progetti», n°21, 2007; Il campo degli ebrei, «IoARCH. Costruzioni e impianti», n°44,
2012, pp.52–53; L’antico cimitero ebraico recuperato, «Progetti», n°17, 2005,
pp.36–45; Ricordo di Paola Salmoni, «Progetti», n°12, 2002; Vittorio Salmoni,
Maestri marchigiani. Paola Salmoni, Razionalità e passione, «Mappe», n°1/31,
2013, pp.8–15; Lorenzo Ciccarelli, Guida all’architettura, pp.172–173.
Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio, p.200.
Vedi Paolo Pasquini, Paola Salmoni, Il quartiere Q1, «Urbanistica quaderni,
INU», 1998, pp.47–55; Paolo Rossi, Cino Zucchi. Residenze al quartiere Montedago, «Costruire in laterizio», n°109, 2006, pp.40–43.
Le trace di un qualsivoglia interesse scientifico si sono, per ora, limitate ad
una tesi di laurea del 2008, supervisionata da Maristella Casciato, che ha
contribuito ampiamente alla prima ricognizione archivistica dei materiali
disponibili, a seguito della ‘dichiarazione di interesse’ da parte della Soprintendenza nel 2003. M. Crociati, “Paola Salmoni 1921-2003: una professione per la città e la società” (Tesi di laurea, Università di Bologna, Facoltà
di Architettura “Aldo Rossi”, 2008).
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