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L’architettura civile di Paola Salmoni

2021

a cura di Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe ISBN 978-88-229-0582-6

ISBN 978-88-229-xxxx-x A cura di Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe L’ARCHITETTURA CIVILE DI PAOLA SALMONI A cura di Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe L’ARCHITETTURA CIVILE DI PAOLA SALMONI Monica Prencipe ha conseguito nel 2014 il diploma presso la Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio diretta da Pierluigi Carbonara presso l’Università La Sapienza di Roma e, nel 2016, ha vinto la medaglia d’oro del premio Domus International Award for Restoration and Preservation di Ferrara. Nel 2018 ha ottenuto il dottorato in Storia dell’architettura moderna presso l’Università Politecnica delle Marche di Ancona, dove lavora attualmente come architetto presso lo studio PSL. Paola Salmoni, fondatrice dello Studio Salmoni di Ancona insieme con il fratello ingegnere Claudio, è senza dubbio una figura che ha segnato il dibattito architettonico e politico nelle Marche della seconda metà del Novecento. L’attività dello studio si divide fin dall’inizio fra progettazione architettonica e urbanistica. La ricostruzione e i piani Ina-Casa rappresentarono il primo banco di prova, mentre nel decennio successivo altre opere di asciuttezza grafica, composta geometria e razionale impiego dei materiali si guadagnarono il plauso di Bruno Zevi, fra gli altri. Appartenente alla schiera degli ottimi professionisti poco indagati, perché estranei all’accademia universitaria e attivi fuori dai grandi centri, Paola Salmoni è stata in grado di traghettare lo studio nelle mani dei nipoti Giovanna e Vittorio, e dunque nel nuovo secolo, senza rinunciare a una sostanziale coerenza ideale, ancor prima che formale, culminata con l’attento recupero dell’antico cimitero ebraico del Cardeto. Il volume restituisce per la prima volta la lunga e sfaccettata esperienza fra architettura e urbanistica grazie anche al contributo di una nuova generazione di studiosi. «Era la prima iscritta donna all’ordine degli architetti di Ancona e provincia […] Ma ciò non vuol dire che Paola non condividesse alcuni tratti essenziali della sua generazione e dell’ambiente romano dove si era formata: la fiducia paziente nel disegno come risolutore ultimo dei problemi progettuali, l’appartenenza schietta, anche un po’ zeviana, a una modernità non estremista ma priva di ripensamenti, l’interesse tutto quaroniano per la città e per i rapporti tra architettura e urbanistica». Pippo Ciorra «Ho sempre pensato che nel nostro mestiere non possa esistere autorità senza autorevolezza, e progetto senza passione; autorevolezza e passione emanavano da Paola Salmoni come un’aura invisibile, le cui sfere concentriche avrebbero potuto essere registrate solo da una sofisticata macchina fotografica di onde psichiche». Cino Zucchi euro 00,00 Lorenzo Ciccarelli (Jesi, 1987) è professore a contratto di Storia dell’architettura all’Università degli Studi di Firenze e, dal 2013, è collaboratore scientifico della Fondazione Renzo Piano. I suoi studi sono rivolti ai legami, spesso ignorati o misconosciuti, dell’architettura italiana del XX e XXI secolo con quella europea e nordamericana. Su questi temi ha scritto saggi per riviste quali «Arquitectura Viva», «Construction History», «Rassegna di Architettura e Urbanistica» e «L’industria delle costruzioni». Per Quodlibet ha pubblicato Guida all’architettura nelle Marche 1900-2015 (2016) e Renzo Piano prima di Renzo Piano (2017). In copertina: vista del Monumento di Pericle Fazzini. Foto F. Paci. L’archITETTUra cIvILE DI paOLa SaLmOnI a cura di Lorenzo Ciccarelli e Monica Prencipe QUODLIBET L’archITETTUra cIvILE DI paOLa SaLmOnI ARCHITETTO E URBANISTA InDIcE Prima edizione: xxxxxxx 2019 ISBN 978-88-229-00xx-x © 2019 Quodlibet srl via Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, 23 62100 Macerata www.quodlibet.it QUODLIBET STUDIO. CITTÀ E PAESAGGIO Collana a cura di Manuel Orazi Comitato scientifico: Sara Marini (Università Iuav di Venezia), Gabriele Mastrigli (Università degli Studi di Camerino), Stefano Catucci (Sapienza Università di Roma), Luca Emanueli (Università degli Studi di Ferrara) 9 Premessa 11 Introduzione Lorenzo Ciccarelli 17 L’architettura in una città Nicola Russi 116 Ex-Cinema Eden, Senigallia 1994-99 122 Recupero dell’antico Cimitero ebraico, Ancona 1996 128 Alloggi in Viale dei Pini, Senigallia 1999-2003 UrBanISTIca 136 Piano Regolatore Generale di Ancona, 1958-63 21 Paola Salmoni tra architettura e politica Monica Prencipe 142 Piano dei rioni storici di ancona. guasco S. Pietro e rione Capodimonte di Ancona 35 Testimonianze Pippo Ciorra, Alberto Ferlenga, Cino Zucchi 148 Bibliografia 153 Regesto delle opere archITETTUrE 42 Cooperativa “Casa Serena”, Ancona 1955 46 Villa Matteucci, Ancona 1957-63 52 Scuola elementare a 5 aule a Montemarciano, 1959-65 60 Scuola a 20 aule a Ravenna, 1958-63 66 Sede della Legione dei Carabinieri di Ancona, 1959-61 70 Istituto statale d’arte “E. Mannucci”, Ancona 1962-67 78 Monumento alla Resistenza, Ancona 1964-65 86 Villa Ferranti, Ancona 1972-76 94 Scuola elementare a 15 aule, Castelfidardo 1983-84 stampa Industria Grafica Bieffe, Recanati (MC) 100 Teatro delle Muse, Ancona 1987-2002 108 Completamento del quartiere Q3, Ancona, 1993-2000 Città sociale e città fisica vivono insieme secondo una forma di simbiosi: come certe specie del mondo vegetale hanno struttura risultante dalla compresenza di un’alga e di un fungo, di due cose diversissime fra loro quindi, che tuttavia trovano possibilità, realtà di vita solo in una indissolubile unione, così come città sociale e città fisica non possono esistere in autonomia completa. Ognuna di esse rivendica la sua indipendenza: ma la città sociale non potrà mai essere se non in uno spazio... la città fisica, spaziale, non potrà mai essere se non per una realtà umana...” Da La torre di Babele, Ludovico Quaroni note 1 2 3 4 5 6 TESTI 7 20 Descritti accuratamente da Stefania Sebastiani in Ancona, Forma e Urbanistica: “due differenti percorsi di crinale, si articolano nelle alture del Cardeto, dei Cappuccini e del Guasco. Tra i due rilievi una valle alluvionale acquitrinosa. La dorsale più interna è caratterizzata dal monte Pelago, monte Pulito, monte Marino e dalle colline di S. Stefano e dell’Astagno. È proprio nella posizione del promontorio, su cui i dati archeologici indicano la presenza del centro antico, che sono da ricercare i fattori che determinarono la scelta del luogo per la nascita dell’abitato”. Stefania Sebastiani, Ancona, Forma e Urbanistica. Città Antiche in Italia, L’Erma di Bretschneider, Roma, 1996, pag. 13. Alberto Mioni, La città nell’epoca dell’Industrializzazione: dall’Unità alla prima guerra mondiale (1860-1920) in La Città, collana Capire L’Italia, Touring Club Italiano, Milano, 1978, pag. 147. Vedi scheda del Piano Particolareggiato a pagina 120. Stefano Francesco Musso ricostruisce sinteticamente i punti salienti di questo acceso dibattito in Il restauro nel progetto urbano in Franco Mancuso, Nicola Russi, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti, Mauro Volpiano, Vivere La Città, Il Poligrafo, Padova, 2015, pag. 175. Laura Mascino, Ancona 1972-1982 ricostruzione e recupero del centro storico dopo il terremoto. Un progetto di città, in Benno Albrecht, Anna Magrin (a cura di), Esportare il centro storico, Guaraldi, Rimini, 2015, pag. 209. Roberto Gambino, Paesaggio e Rigenerazione urbana in Franco Mancuso, Nicola Russi, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti, Mauro Volpiano, Vivere La Città, Il Poligrafo, 2015, Padova, pag. 175. Paola Viganò, Dalla Possibilità di un progetto, in Stefano Munarin, Luca Velo (a cura di) Italia 1945-2045, Urbanistica prima e dopo; radici, condizioni, prospettive; Società italiana degli urbanisti, una discussione a cura di Stefano Munarin e Luca Velo, Donzelli Editore, 2016, Roma. paOLa SaLmOnI Tra archITETTUra E pOLITIca1 Monica Prencipe PAOLA SALMONI E LA PRESENZA FEMMINILE ALLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA DI ROMA La Facoltà di Architettura di Roma fu la prima fondata in Italia nel 1919: pensata attorno alla figura multidisciplinare dell’architetto integrale teorizzata da Gustavo Giovannoni, venne aperta, sin dal suo esordio, anche alle donne2. Ma, di fronte all’elenco dei laureati di questi primi anni, non possiamo fare a meno di notare che le donne potevano essere considerate poco più che mosche bianche del sistema; solo nel 1950 la percentuale della loro presenza si attestò (ma solo per qualche anno) vicino al 24% per poi incrementare (in realtà piuttosto lentamente e non senza qualche brusca interruzione) nei decenni successivi3. Se volessimo disegnare una piccola statistica, potremmo affermare che, in media, a Roma tra il 1921 e il 1954 ogni cento architetti laureati, solo cinque erano donne. Ma sotto la superficie della lotta per l’emancipazione, la lunga (e ancora poco conosciuta) storia delle donne architetto della capitale era già iniziata, come spesso accade, senza troppo clamore, già nel diciassettesimo secolo, grazie alla pioniera Plautilla Bricci (1616-1696)4, per continuare nei primi decenni del Novecento con nomi come Attilia Travaglio Vaglieri (1891-1969)5, Elena Luzzatto Valentini (1900-1983)6, Maria Emma Calandra (1912-2004)7, Valeria Caravacci (1915)8, Uga de Plaisant (1917-2004)9 e Margherita Roesler Franz (1915-1974)10, solo per citare alcuni dei nomi più interessanti già attivi prima del 1945. E inoltre, sempre seguendo il preciso resoconto del 1954, riportato da Luigi Vagnetti sulla storia della facoltà, un primo decisivo cambio di rotta sembrò arrivare proprio attorno al 1950, non a caso a cinque anni precisi dalla fine della guerra, e cioè quando il numero degli iscritti aveva registrato un deciso balzo in avanti, dopo il forzato arresto durante gli anni del conflitto. In questo nuovo contesto, non è difficile immaginare che le ragazze che avevano toccato con mano le ristrettezze e le tragedie del conflitto, fossero richiamate in massa dalle nuove possibilità economiche e sociali offerte dalla Ricostruzione, nonché da una posizione lavorativa non necessariamente relegata all’educazione. In questo specifico panorama dobbiamo quindi inserire la figura di Paola Salmoni (Ravenna 1921-Ancona 2003): laureatasi in quello stesso 195011, divenne presto punto di riferimento del panorama architettonico marchigiano12, ma anche, dal 1980, Segretario Nazionale del Movimento Femminista Repubblicano. Paola apparteneva per anagrafe a quella generazione che Tafuri definì come “disorientata”, convinta di dover ricominciare tutto daccapo, non senza lacerazioni tra un’utopica rifondazione della società –non solo materiale ma innanzitutto morale– e le contemporanee possibilità offerte allora agli architetti. Tra i suoi compagni di corso, ricordiamo protagonisti quali Carlo Aymonino (1926-2010), Carlo Chiarini (1925-1996), Carlo Melograni (1924-)13, ma anche donne importanti come Marinella Ottolenghi, Luisa Anversa (1926) e Paola Coppola (1927-2009), tra le prime ad essere accolte nel corpo docente della Facoltà Roma dopo la riforma del 196814. L’attività professionale di Paola Salmoni fu inoltre segnata da fruttuose collaborazioni con altri nomi appartenenti alla generazione precedente, primi tra tutti Ludovico Quaroni (19111987) e Gaetano Minnucci (1896-1980), i quali finirono col diventare veri e propri punti di riferimento per l’attività progettuale della giovane marchigiana15. E già nel 1951, Paola entrò a far parte dell’Ordine degli Architetti della provincia di Ancona, con il numero 34. Molti anni dopo, nel 1982, Paola avrebbe ricordato questo suo affacciarsi al mondo del lavoro, in occasione dell’incontro internazionale “Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica”: Certamente noi abbiamo pagato un prezzo più pesante in termini di sacrificio personale e di vita privata. Trenta anni fa eravamo guardate con grande diffidenza e ironia da colleghi e operatori. Ci siamo per lo più dovute appoggiare ad uomini, prima di decollare in proprio. Abbiamo lavorato il doppio ottenendo avari riconoscimenti16. D’altra parte, Paola riconosceva la sua fortuna, in quanto, Nell’immediato dopoguerra gli studi universitari non finalizzati all’insegnamento erano ancora per le ragazze una scelta d’élite, che av- 21 TESTI 22 Studenti iscritti Donne laureate Uomini laureati Donne laureate / totale laureati (%) 1921 55 0 1 1922 76 0 2 1923 101 0 17 1924 104 0 14 1925 116 1 9 10,0 1926 122 1 9 10,0 1927 144 1 16 5,9 1928 180 0 13 1929 190 0 22 1930 241 0 20 1931 233 1 28 3,4 1932 238 1 20 4,8 1933 259 0 29 1934 256 2 43 1935 317 0 29 1936 322 0 38 1937 334 1 44 2,2 1938 367 2 36 5,3 1939 312 2 29 6,5 1940 299 3 36 7,7 1941 393 3 27 10 1942 459 1 13 7,1 1943 535 0 13 1944 561 0 11 1945 691 3 37 7,5 1946 730 5 69 6,8 1947 939 5 37 11,9 1948 893 4 27 12,9 1949 1034 2 32 5,9 1950 1117 14 45 23,7 1951 1138 6 37 14,0 1952 1245 2 37 5,1 1953 1349 3 27 10,0 1954 1268 9 48 15,8 average 5,2 4,4 veniva per lo più in ambienti di condizione economica superiore ed in famiglie borghesi progressiste17. 1 Si trattava senza dubbio del suo caso: originaria di Ravenna e di fede ebraica, la famiglia Salmoni si era trasferita ad Ancona grazie alle prospettive lavorative fornite dalla fiorente industria chimica dello zio. Ad ogni modo, Paola era cresciuta in una famiglia laica, secondo gli ideali di libertà individuale e giustizia sociale che caratterizzavano il Partito Repubblicano Italiano18 a cui la famiglia era vicina. Nel 1938, a causa delle leggi razziali varate a settembre dello stesso anno19, Paola fu definitivamente espulsa dal Liceo Classico e costretta a completare la sua educazione privatamente. Tra il 1940 e il 1942, si trasferì a Milano per studiare chimica alla Scuola Ebraica di Via Rupili, mentre il fratello Claudio (1919-1970), di qualche anno più grande di lei, era riuscito a completare gli studi universitari a Roma, laureandosi in Ingegneria Civile nel 194120. Nel bel mezzo del conflitto mondiale, la famiglia Salmoni tornò ad Ancona, rimanendo nascosta nella fattoria dello zio e, proprio qui, il 20 Settembre 1943 si verificò uno degli eventi più traumatici della vita di Paola: l’accerchiamento della casa da parte delle truppe Naziste e la deportazione dello zio Giacomo e del giovane cugino Sergio21. PAOLA SALMONI. PROGETTARE LA SOCIETÀ DEL DOMANI Tab.1. Numero degli studenti iscritti per sesso alla Facoltà di Architettura di Roma, tra il 1921 e il 1954. Fonte I dati sono tratti da: Vagnetti, Luigi, and Dall’Osteria, Graziella, La Facoltà di Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55. Rome: Facoltà di Architettura, 1955; elaborazione dell’autore. Lo scopo di questa breve introduzione all’opera di Paola Salmoni, non è certo quello di riportare minuziosamente la ricchissima produzione architettonica di cinquant’anni di carriera (produzione che conta almeno 200 opere tra architettura e urbanistica, per la maggior parte tutte realizzate),22 ma piuttosto quello di analizzare il suo caso come quello di un’interessante contaminazione del binomio “Politica e Architettura” da una prospettiva peculiare: sia di nota femminista, sia di architetto e urbanista. Come riportato dalla stessa Paola nel 1982 al congresso dal titolo ‘Donne e l’Europa’, lei stessa sentiva di non poter essere considerata “all’interno” del potere politico, quanto piuttosto “a lato,” e dunque con la possibilità di poterlo criticare liberamente23. Non si poteva neanche dire che Paola e la politica andassero a braccetto sin da giovani; al contrario, la militanza fu una scel- 2 23 1 paola Salmoni, Città mediterranea, ancona, 1948. acquerello su carta. archivio Studio Salmoni architetti associati 2 paola Salmoni, Scenografia per la rappresentazione dell’opera pigmalione di George Bernard Shaw, ancona, 1948. acquerello su carta. archivio Studio Salmoni architetti associati 4 TESTI 3 24 3 Lettera di Bruno Zevi, roma 1960 4 relazione introduttiva di paola Salmoni all’assemblea nazionale dei circoli del movimento Femminile rebubblicano, rimini 1984. archivio Studio Salmoni 5 manifesto del 34° congresso nazionale del partito repubblicano con paola Salmoni e Susanna agnelli, roma 1981. archivio Studio Salmoni ta della maturità, in parte segnata dalla morte prematura del fratello Claudio Salmoni, avvenuta nel 1970. Ingegnere con un ruolo di spicco nel Piano di Ricostruzione della città, ma anche rappresentante nazionale del Partito Repubblicano Italiano fin dalla Resistenza, Claudio aveva fondato lo studio assieme alla sorella Paola nel 1951, curando in particolare la sezione urbanistica24. Dopo la morte improvvisa del fratello, Paola decise di continuare l’attività del fratello e di farsi carico della pianificazione; da qui, arrivò poi naturalmente alla militanza politica. Ma al di là delle circostanze famigliari, perché tra tutte le possibili fazioni, Paola decise di guidare proprio la sezione Femminista del Partito Repubblicano? Una prima risposta può essere facilmente trovata nella particolare situazione culturale e sociale dell’Italia dei primi anni settanta, in un momento in cui le battaglie per l’emancipazione e i diritti della donna trovavano un largo riscontro popolare. Basti pensare alle leggi sul divorzio, al diritto all’aborto assistito, alle leggi che abolivano la patria potestà e sancivano finalmente l’equiparazione dei diritti del marito e della moglie: tutti passaggi considerati da Paola indispensabili per la costruzione di una società più giusta ed aperta. Ad ogni modo, la sua esperienza del mondo le aveva fatto ampiamente capire che, nella vita di tutti i giorni, le applicazioni pratiche di queste nuove idee appartenevano ancora ad un orizzonte lontano: infatti, anche dopo la forte crescita economica del 1945, la percentuale di donne che aveva accesso alle posizioni professionali non stava affatto aumentando proporzionalmente all’incremento demografico25. Per questo motivo, dopo le cruciali riforme politiche degli anni settanta, una nuovo attivismo doveva prendere forma, in modo da educare il cosiddetto “sesso-debole” circa le sue nuove possibilità, così come la controparte maschile doveva prendere coscienza di una più appropriata attitudine nei confronti delle donne. In questo senso, il suo coinvolgimento politico era particolarmente attento all’incremento della partecipazione della donna nella società in tutte le sue forme: per Paola, l’occupazione femminile non poteva essere considerata solamente un “simbolo di redenzione”, ma piuttosto come un chiaro segnale di una società più giusta ed egualitaria, specialmente se attuata in settori tradizionalmente maschili, quali la politica, la pubblica amministrazione e le aree più specificatamente tecniche quali la pianificazione e l’ingegneria26. 5 25 All’interno di questi settori inoltre, la donna moderna doveva 6 rinunciare al principio dei campi separati dalla logica comune”: ad esempio, ‘pediatra e arredatore d’interni non dovevano né potevano essere le uniche possibilità per una donna di diventare medico o architetto…. Al contrario, al fine di preservare la diversità femminile, le donne avrebbero dovuto introdurre, all’interno del lavoro professionale, delle logiche comportamentali diverse da quelle tradizionali: serietà, dedizione, rifiuto del disperato antagonismo e –più di ogni altro– solidarietà. TESTI Una solidarietà che non doveva includere solo gli altri membri del gentil sesso, ma piuttosto tutti gli strati più fragili della società civile, incluse le giovani generazioni.27 Come possiamo vedere da queste poche righe, il suo attivismo politico non era solamente il frutto di un generico bisogno umanitario, bensì una necessità associata ad una specifica visione etica del proprio lavoro. Proprio per questo, è a mio avviso possibile individuare una serie di assonanze reciproche, tra i caratteri delle architetture realizzate e le idee politiche e sociali di Paola Salmoni, quali:28 – l’analisi empirica del contesto come unica possibilità per comprendere a fondo le necessità dei soggetti coinvolti nel progetto; – il ruolo centrale delle attrezzature destinate a servizi sociali e scuole, al fine della costruzione di una società più giusta ed egualitaria; – la promozione delle nuove generazioni come forma di solidarietà sociale; – la valorizzazione del patrimonio come mezzo per “sanare le ferite” di una comunità. GLI EDIFICI SCOLASTICI. COSTRUIRE LA COMUNITÀ IDEALE 26 Benché la riforma dell’educazione e il ripensamento degli spazi scolastici fossero questioni comuni all’intera generazione del dopoguerra,29 il tema ha certamente rappresentato una parte fondamentale della produzione architettonica di Paola Salmoni con più di venti edifici legati a questa tipologia. In cinquant’anni di carriera, possiamo inoltre ripercorrere l’evoluzione delle sue idee sul tema, che indubbiamente riflette il mutato approc- 7 6 Esattoria comunale della cassa di risparmio di ravenna, 1962-1968.Gruppo di lavoro: Ludovico Quaroni (capogruppo), Enzo calanca, adolfo De carlo, pierluigi Giordani, claudio e paola Salmoni 7 paola Salmoni e Ludovico Quaroni al seminario dedicato all’opera dell’architetto romano, 1985 cio della società tutta nei confronti dell’educazione. Le prime significative esperienze di Paola risalgono alla primissima fase della sua produzione e furono ampiamente influenzate dalla collaborazione con Ludovico Quaroni, di circa dieci anni più anziano di lei. L’opera più conosciuta del gruppo di progettazione è certamente l’estensione della Cassa di Risparmio di Ravenna (1963-69),30 città natale della famiglia Salmoni, mentre meno conosciute sono altre due collaborazioni, sempre destinate al comune romagnolo: il Piano Regolatore generale e una scuola elementare, entrambi realizzate a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Grazie ad alcuni schizzi –oggi conservati nell’archivio dello Studio Salmoni– possiamo ricostruire il processo evolutivo del progetto: a partire dalla ‘soluzione A,’ che presentava una distribuzione funzionalista ‘a croce’ in blocchi chiaramente separati e identificati (amministrazione, classi e la palestra), si arrivò ad una seconda distribuzione (Soluzione B) incentrata attorno allo spazio della corte centrale, secondo un disegno “a turbina” che Quaroni aveva già usato nella scuola a Canton Vesco nel 195531. Il progetto per Ravenna rappresentò un momento di riflessione importante per la stessa produzione marchigiana di Paola Salmoni. Basti notare ad esempio la distanza che intercorre tra altri due progetti appartenenti agli stessi anni: la Scuola elementare “Benincasa”, realizzata nei primi anni Cinquanta ad Ancona e conclusa nel 1958 (stesso anno dell’inizio del progetto per Ravenna), e il progetto per la Scuola Elementare di Montemarciano, anch’esso iniziato nel 1958. Mentre il primo era concepito come un omaggio alla generazione razionalista precedente, il secondo voleva invece interpretare una nuova idea di socialità a misura di bambino, mediante la creazione di spazi intimi che evitassero specificatamente “ogni effetto intimidatorio o di oppressione, provocato da edifici dichiaratamente monumentali”32. Entrambi i progetti per Ravenna e Montemarciano negavano l’idea dello spazio scolastico come semplice successione di aule; al contrario, l’altezza ridotta degli spazi comuni centrali voleva favorire l’intimità e l’autodeterminazione degli studenti e, in particolare, evitare il suggerimento di gerarchie imposte. Nella sua configurazione finale (diversa da quella costruita), la scuola di Ravenna portava alle estreme conseguenze le idee espresse nell’edificio di Montemarciano: se in quest’ultimo la corte centrale voleva rappresentare e favorire lo sviluppo di un senso di “comunità”, nel caso di Ravenna, l’ossessiva ripetizione del modulo elementare, moltiplicava e “sgranava” all’infinito le possibilità di incontro in spazi sempre più ridotti. L’importanza di educare le nuove generazioni ad una società moderna ed egualitaria, la necessità di evitare differenze gerarchiche così come di promuovere l’autocoscienza del singolo, furono tutti elementi ampiamente sottolineati in molti degli interventi politici di Paola Salmoni in veste di leader del Movimento Femminista del PRI, in quanto “azioni reali” a favore della campagna dell’emancipazione della donna, poiché era proprio a scuola che molte delle limitazioni sociali venivano in primo luogo create33. Il progetto dell’edificio scolastico come “comunità ideale” su piccola scala, sarebbe stato ripreso in molte altre occasioni successive, primo tra tutti nel progetto dell’Istituto Superiore di Belle Arti di Ancona (1962-1967) e nella scuola elementare di Castelfidardo (1983-84). IL PATRIMONIO CULTURALE. DISEGNARE IL PAESAGGIO COME ‘MEMORIA CONDIVISA Dopo alcuni complessi di abitazioni popolari, la prima importante opportunità di confrontarsi con il tema della pianificazione arrivò nel 1955, grazie al concorso per il nuovo Piano Regolatore della città di Ancona, che doveva finalmente sostituire il precedente Piano di Ricostruzione del 194534. La giuria incaricata della selezione proclamò vincitori due gruppi ex-equo: il primo guidato da Giovanni Astengo (1915-1990), e il secondo che includeva i fratelli Salmoni. Entrambi i progetti erano stati premiati per l’accurata analisi del contesto e una certa lungimiranza nella previsione dei problemi futuri della città, sia a livello urbano che interurbano. La soluzione finale, approvata in due fasi successive prima nel 1958 e poi nel 1963, si rivelò una complessa combinazione delle due proposte, la quale comprendeva caratteristiche all’avanguardia, che solo dopo la Legge Ponte del 1967 sarebbero diventati requisiti minimi: una zonizzazione dettagliata con diverse densità di edificazione, previsioni di servizi e infrastrutture a diversi livelli di scala, a partire dalle scuole di quartiere alla localizzazione di una zona industriale lontana dalla città, nell’attuale area della Baraccola35. Infine, una parte specifica del piano, affidata a Paola Salmoni e al professor Mario Coppa (1923-1999),36 era dedicata al risanamento del centro storico, in gran parte distrutto o abbandonato a seguito degli eventi bellici. 27 In Italia, la questione di dover aggiornare i nuclei storici alle moderne necessità era certamente molto antica, ma solo dopo la Carta di Gubbio del 1960 e quella di Venezia nel 1964 sarebbero diventati temi di importanti riflessioni teoriche. In questo senso, il piano di risanamento di Ancona, conclusosi nel 1960, fu uno dei primi nel suo genere: era infatti basato, da un lato, su un’attenta analisi socio-economica del tessuto abitativo e, dall’altro, sull’applicazione di una moderna idea di “restauro”, allargata all’intero nucleo storico, e non più a un singolo monumento37. Il piano di Ancona, rappresentò per Paola il primo di una serie di interventi decisivi, legati al ruolo del patrimonio culturale della città. In particolare, tutti i progetti più rilevanti della sua vita sono legati a questo tema, nonché alla storia del capoluogo marchigiano: tra questi ricordiamo il Monumento alla Resistenza (1965), la ristrutturazione del Teatro delle Muse (19872002) e, infine, il restauro del ‘Campo degli ebrei’ (cimitero monumentale ebraico, 1996-2005). Il progetto per il teatro delle Muse può senza dubbio essere considerato il più complesso per tre interventi citati: dopo la perdita degli interni originali del XVIII secolo, la giunta comunale aveva affidato i lavori di ristrutturazione a Danilo Guerri (1939-2016), progettista raffinato, sensibile al disegno del dettaglio architettonico, a cui si affiancò Paola Salmoni nel corso degli anni ottanta, nota per le sue doti gestionali e organizzative di strutture pubbliche38. Il risultato fu un progetto che cercava di affrontare la storia sofferta dell’edificio con uno spirito moderno: le facciate esterne furono accuratamente restaurate, mentre l’auditorium interno, compromesso dai precedenti restauri, fu interpretato come un moderno spazio pubblico per la comunità di Ancona, sull’esempio del teatro ‘Carlo Felice’ di Genova (1981-1991) di Aldo Rossi, Ignazio Gardella e Fabio Reinhardt. Gli altri due progetti citati, pur nella loro ridotta dimensione monumentale, si confrontavano con questioni piuttosto spinose, entrambe personalmente vissute da Paola e poi tradotte nella dimensione più ampia del paesaggio. Il Monumento della Resistenza di Ancona fu situato in un ambiente naturale, nel Parco del nuovo quartiere Pincio, su una collina che si affacciava sul nucleo storico, e concepito come un lento percorso di risalita: una combinazione di svolte improvvise, liberamente organizzate su di una griglia ortogonale, con gradini e muri in cemento armato di diverse altezze, che definivano un’ideale laica “via crucis” e richiamavano figurativamente alla “fatica” della Resistenza 39. TESTI 8 28 8 Scuola Elementare “Benincasa”, ancona (1955-8) Fonte: archivio Studio Salmoni, Scatola ‘Foto G’, ancona Infine, molti anni dopo, all’inizio degli anni Novanta, Paola ebbe la possibilità di cimentarsi con un altro elemento evocativo del patrimonio locale: l’antico cimitero ebraico40. Come sopravvissuta all’Olocausto, Paola sentiva il progetto con forza e ad esso rispose (dopo diverse versioni iniziali) con quello che potremmo definire un “progetto di minima”, che prevedeva innanzitutto il restauro e riposizionamento di tutte le steli lapidee danneggiate o rovinosamente cadute a valle. A questo primo intervento, si affiancò successivamente la realizzazione di una serie di nuovi percorsi di fruizione, quasi tutti individuati lungo il confine dell’area, i quali lasciavano pressoché inalterato lo spazio interno originale. Il progetto si concludeva poeticamente con la realizzazione di un belvedere, sulla sommità retrostante il campo vero e proprio, dalla quale si aveva la possibilità cogliere in un solo sguardo il cimitero, il mare e la città storica, raccogliendo in questo modo in un’unica visione i frammenti più importanti della storia locale. In entrambi i progetti (il Monumento alla Resistenza e il Campo degli ebrei), Paola Salmoni aveva dimostrato di preferire un confronto semplice e diretto con la realtà oggettiva; i luoghi dovevano essere interpretati come “evocativi in sé” della memoria della comunità, e scopo del progettista era semplicemente quello di portarne a galla il significato intrinseco. Una forma peculiare di “empirismo”, che potremmo quasi definire una “militanza laica”: una definizione usata dalla stessa Paola in diverse occasioni, per descrivere uno dei tratti caratteristici dell’attività femminile, in opposizione a chi la voleva relegata ad un ruolo prettamente “domestico”. 41 QUALCHE CONCLUSIONE L’opera di Paola Salmoni in oltre cinquant’anni di attività (19512003), è stata segnata senza dubbio da un cospicuo numero di costruzioni “minori” e da alcuni momenti particolarmente “intensi”, tutti legati al tema dell’educazione e alla celebrazione del patrimonio comune. Grazie alla sua vivacità sia nel campo architettonico che in quello della pianificazione, lo studio è in attività ancora oggi, con la direzione dei nipoti Vittorio e Giovanna Salmoni, figli del fratello Claudio. E’ rilevante inoltre sottolineare che, anche il passaggio alla seconda generazione, è stato possibile solo grazie all’intenso lavoro di training che la stessa Paola riteneva parte integrante di una doverosa solidarietà sociale. 29 10 11 12 Basti pensare al giovane gruppo di lavoro –voluto da Paola e reso possibile grazie all’aiuto dei nipoti– per la realizzazione del complesso residenziale ad Ancona di 122 alloggi (19932002) nel nuovo quartiere Q3, con quelli che saranno alcuni dei più importanti architetti del paese, all’epoca alle prime esperienze: Aldo Aymonino, Cino Zucchi, Alberto Ferlenga e Pippo Ciorra42. In questo senso, il lavoro di Paola Salmoni potrebbe essere considerato non solo in relazione ai suoi risultati architettonici o alla sua fortuna storica (in realtà molto limitata), ma –credo– anche per il valore di questa sua interpretazione etica dell’architettura. Una sorta di “operosità silenziosa”, poiché uno degli aspetti che più salta all’occhio nella sua ampia produzione è proprio l’assenza di scritti dedicati all’Architettura come disciplina a sé stante, a fronte di un’ampia serie di interventi sul fronte politico, sociale e culturale. Questi due diversi aspetti della vita di Paola Salmoni devono dunque essere necessariamente visti come complementari, al fine di comprendere la logica culturale dietro generiche tendenze definite ora “neorealiste”, ora “organiciste”... La pratica progettuale, il disegno dell’edificio scolastico e la protezione del patrimonio erano concepiti innanzitutto come prove sul campo per nuove composizioni sociali prima che architettoniche, mettendo in discussione questioni di genere e differenze razziali. Una “militanza laica” la sua tipica di molti dei tecnici locali del dopoguerra in cui nei quali, a volte, era difficile distinguere tra attivismo civile e favore politico… Probabilmente viviamo ancora troppo vicino alle sue opere e questo non è ancora il momento di formulare un giudizio storico definitivo sull’attività progettuale di una figura così recente43. Il lavoro di Paola Salmoni può invece essere un’occasione per riflettere sulla sua peculiare interpretazione dell’architettura come complessa manifestazione dell’attività umana, in opposizione a un’architettura concepita come espressione artistica individuale. Ma viene da chiedersi: oggi, questa opposizione è ancora vera o è possibile pensare ad un nuovo equilibrio, possibile forse solo con il confronto con la nostra memoria collettiva, piuttosto che con il gesto del singolo? TESTI 9 30 9 paola Salmoni nel suo studio negli anni settanta. archivio Studio Salmoni 10 paola salmoni e anita Sardellini in studio negli anni settanta. archivio Studio Salmoni 11 paola Salmoni, pippo ciorra e altri collaboratori nello studio (anni novanta). archivio Studio Salmoni 12 paola Salmoni, Danilo Guerri e valerio paci in studio. archivio Studio Salmoni 13 paola e vittorio Salmoni in studio nei primi anni settanta. Studio archivio Salmoni 14 paola e Giovanna Salmoni durante la realizzazione del Teatro delle muse ad ancona nei primi anni Duemila. archivio Studio Salmoni 13 14 31 note 1 2 3 4 5 TESTI 6 32 7 Il presente testo nasce dall’intervento “Paola Salmoni in modern Italy (1952-2003). Politics in action”, presentato al 3° Workshop Internazionale del gruppo MoMoWo: Women’s creativity since the Modern Movement (Oviedo, 2-4 Ottobre 2017). Dopo Roma, altre scuola furono presto create nel resto della penisola. In ordine: a Venezia nel 1926, a Torino nel 1929, a Firenze e Napoli nel 1930 e a Milano nel 1933. I dati sono tratti da: Luigi Vagnetti and Graziella Dall’Osteria, La Facoltà di Architettura di Roma nel suo trentacinquesimo anno di vita: anno accademico 1954-55, Facoltà di Architettura, Roma 1955, pp.200–231. Il volume celebra il 35° anno di vita dell’Università di Roma e contiene informazioni generali sul numero totale di iscritti e laureati. Nel 1982, Paola Salmoni fu invitata ad un Convegno Europeo sul tema dei diritti femminili e qui condivise la sua esperienza personale di donna e architetto, in attività dal 1951. Il suo intervento si apriva non a caso con un’analoga analisi sulle donne laureate in Architettura alla Facoltà di Roma: ancora nel 1982 riportava che, su 400 iscritti, solo 70 erano donne, definendo una percentuale di poco inferiore al 20%. D’altro canto, la presenza femminile nel lavoro professionale indipendente non eccedeva ancora il 10% o il 20%. Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio Europeo sul tema «Donna: dimensione nuova nella cultura e nella politica», Movimento femminile repubblicano milanese, Milano 1982, p.197. L’‘architettrice’ Plautilla Bricci era la figlia dell’artista Giovanni Bricci e divenne conosciuta per il suo lavoro di architetto tra il 1663 e il 1680, in particolare per la realizzazione della Villa fuori Porta San Pancrazio, commissionata dall’ambasciatore francese Elpidio Benedetti, e per il progetto di una delle cappelle della Chiesa di San Luigi dei Francesi, proprio accanto al Caravaggio. Tuttavia, gli studi su questo peculiare personaggio del barocco romano sono piuttosto recenti: Olivier Michel, “Plautilla Bricci,” in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XIV, Treccani, Roma 1972, pp.223– 224; Yuri Primarosa, Nuova luce su Plautilla Bricci pittrice e ‘Architettrice’, «Studi di Storia dell’Arte 25», 2014, pp.145–161; Consuelo Lollobrigida, Plautilla Bricci. Pictura et Architectura celebris. L’architettrice del barocco romano, Gangemi editore, Roma 2018. Attilia Vaglieri si laureò all’Accademia di Belle Arti di Roma. In seguito, sposò l’architetto Umberto Travaglio, con il quale collabora per il resto della sua vita. E’ nominata come una delle più importanti architette del panorama italiano da Anna Maria Speckel, nel suo importante articolo, Architettura moderna e donne architette, «Almanacco della donna italiana», n°8, 1935, pp. 121–134, uno dei primissimi sul tema. Elena Luzzatto Valentini (1900-1985) fu la prima donna ad ottenere una laurea in Architettura in Italia nel 1925 e fu anche la prima ad entrare nell’Ordine degli Architetti. Per uno strano caso della sorte, Elena Luzzatto e Paola Salmoni condividono una serie di tratti comuni: sono infatti entrambe legate alle famiglie ebree della città di Ancona, entrambe subirono le conseguenze delle leggi razziali del 1938. Vedi Monica Prencipe, Elena Luzzatto Valentini, the first Italian woman Architect. Towards a biography, in Helena Seražin, Katarina Mohar, Caterina Franchini, Emilia Garda (a cura di), Women Designers, Architects and Engineers between 1946 and 1968, Založba ZRC, Lubiana 2018. Maria Emma Calandra si laurea nel 1934. E’ la figlia del professore della Facoltà Enrico Calandra (1877-1946) e la sorella dell’architetto Roberto Calandra (1915-2015), di qualche anno più giovane di lei e noto per la sua amicizia con Frank Lloyd Wright. Nel corso degli anni Trenta, Maria Calandra ebbe una posizione di rilievo all’interno della Soprindendenza di Rome e prese parte ad una serie di fruttuose collaborazione con Giuseppe 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 Samonà. Fu uno dei membri fondatori dell’APAO (Associazione per l’Architettura Organica) e dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Maristella Casciato, Chi semina ricordi raccoglie storie, «Controspazio», n°2, 200, pp. 24–31; Paola Barbera e Maria Giuffrè, Archivi di architetti e ingegneri in Sicilia 1915-1945, Caracol, Palermo 2011, pp.78–79. Valeria Caravacci si laurea nel 1938. Fu la prima architetta a dedicarsi al tema dell’esposizione temporanea e alla grafica pubblicitaria per la Olivetti. Il suo lavoro è ancora ampiamente sconosciuto e una brevissima descrizione è inclusa in Augusta Lupinacci, Maria Letizia Mancuso, Tiziana Silvani, 50 anni di professione 1940-1990, Kappa, Roma 1992, pp.15–18, 72. Uga De Plaisant fu un’architetta e professore di Disegno Tecnico alla Facoltà di Roma. La sua carriera iniziò molto presto con la partecipazione (ancora studente) al progetto vincitore del memoriale delle Fosse Ardeatine del 1944. Margherita Guccione, Daniela Pesce, Elisabetta Reale, Guida agli archivi di Architettura a Roma e nel Lazio, Gangemi, Roma 1999, p.100. Margherita Roesler Franz fu la segretaria generale della rivista Metron, diretta da un collettivo in cui spicca sin dall’inizio il contributo di Bruno Zevi. E’ anche la moglie di Cino Calcaprina, protagonista della Ricostruzione Italiana ed entrambi emigrati in Argentina nel 1948. Paola Salmoni si laurea il 29 luglio del 1950. In Vagnetti e Dall’Osteria, La Facoltà di Architettura, p.227. Lo ‘Studio Salmoni Architetti Associati’, originariamente fondato da Paola e dal fratello Claudio nel 1951, è oggi ancora attivo grazie al lavoro dei due nipoti che lo dirigono ancora oggi: Vittorio and Giovanna, che hanno iniziato la loro collaborazione con Paola rispettivamente nel 1981 e nel 1985. Paola, al contrario, non si sposò mai e non ebbe figli. Vagnetti e Dall’Osteria, La Facoltà di Architettura, p.226–227. Annarita Cornaro, Fabio Lorenzi, Ricerca documentaria in Vittorio Franchetti Pardo (a cura di), La Facoltà di Architettura dell’Università di Roma “La Sapienza” dalle origini al duemila: discipline, docenti, studenti, Gangemi, Roma 2001, pp.586–594. Gaetano Minnucci, nato a Macerata, si laurea in Ingegneria a Roma nel 1920. Nel 1928 fu tra gli organizzatori della ‘Prima Esposizione Italiana di Architettura Razionale’, sponsorizzata dall’avanguardista Gruppo 7. Ebbe una importante carriera giornalistica negli anni trenta e, dopo la seconda Guerra mondiale, realizzò molte opere nella sua regione di origine. Una breve bibliografia include: Sandro Benedetti and Maria Itala Zacheo (a cura di), Gaetano Minnucci, (1896-1980): Accademia Nazionale di San Luca, Roma, 16-25 ottobre 1984, Gangemi editore, Roma 1984; Maria Itala Zacheo, Dal carteggio di un architetto romano: Gaetano Minnucci e la polemica sull’architettura razionale, «Parametro», n° 113, 1983, pp.12–45; Bellucci G., “Gaetano Minnucci. I progetti marchigiani,” Tesi di dottorato, Università Politecnica delle Marche, 2012. Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio, pp.198. Ibid., pp.197. Il Partito Repubblicano è uno dei primi fondati in Italia nel 1895, con solide teoriche nelle parole di Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo. Un importante segno distintivo fin dai suoi esordi, è la sua posizione laica. Durante il decennio fascista, una parte dell’organizzazione si trasferisce a Parigi, iniziando così a gravitare attorno al movimento di Liberazione di ‘Giustizia e Libertà’ e alla carismatica figura di Carlo Rosselli. Dopo il voto del 2 Luglio 1946, a favore del Sistema Istituzionale Repubblicano, il Partito entrò, come forza minoritaria, nella coalizione della Democrazia Cristiana. Alessandro Spinelli, I repubblicani nel secondo dopoguerra (1943-1953), Longo, Ravenna 1998, p.VIII. Benito Mussolini presentò per la prima volta le Leggi Razziali il 18 settembre 1938. Le prime furono la legge 1381 e 1390, approvate già il 7 settembre dello stesso anno. Il 17 Novembre seguì infine l’ultima legge 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 (la n°1728), la ‘Legge in Difesa della Razza Italiana’. Sul tema delle Leggi Razziali vedi: Alberto Cavaglion, Gian Paolo Romagnani, Le interdizioni del duce: le leggi razziali in Italia, Claudiana, Torino 2002. Ilaria Zacchilli, Claudio Salmoni. Ingegnere e politico. Guida all’archivio, Il lavoro editoriale, Ancona 2008, p.5. Queste prime (e importanti) informazioni biografiche, sono state organizzate in M. Crociati, “Paola Salmoni 1921-2003: una professione per la città e la società” (tesi di laurea, Università di Bologna, Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”, 2008), pp.341–3. Il paragrafo in particolare, è basato sull’analisi dei diari privati di Paola Salmoni, oggi di proprietà della nipote Giovanna. Sulla base del curriculum redatto dallo Studio Salmoni, il suo lavoro di architetto conta quasi 200 tra progetti, costruzioni e piani urbanistici. Paola Salmoni, Volontà e impegno per la parità tra uomo e donna nella nuova Europa, Movimento Europeo, Roma 1983, p.213. Ilaria Zacchilli, Claudio Salmoni, p.5. Paola Salmoni, Perché un movimento femminile repubblicano, «L’informatore repubblicano», n°33, 1980, p.3. In Italia, la prima legge sull’aborto fu approvata nel 1970, mentre quella sul divorzio fu definitivamente ratificata nel 1978. Sul tema delle leggi che hanno rifondato la visione della donna in Italia: Fondazione Nilde Iotti (a cura di), Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia, Ediesse, Roma 2013. Paola Salmoni, Volontà e impegno, pp.213–14. Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio, p.200. Queste idee furono espressamente dichiarate nel corso di diverse conferenze, nelle quali Paola era coinvolta in quanto segretario nazionale del Partito Femminista Repubblicano: Paola Salmoni in Convegno Nazionale degli Amministratori Repubblicani (a cura di), Il Cittadino protagonista nel disegno repubblicano per le autonomie locali, Edizione della Voce, Roma 1979, pp.179–182; Paola Salmoni, Una proposta per la scuola, «L’informatore repubblicano», n°33, 1980, pp.5–6. In Italia, altri architetti si erano già cimentati con una prima analisi del tema dell’edificio scolastico: nel 1936 il volume ‘Scuole’ redatto dal marchigiano Gaetano Minnucci, apriva per la prima volta l’Italia al panorama europeo. A Guerra conclusa, ricordiamo anche il numero monografico di Domus (Giugno 1947, n° 220) che, sotto l’illuminata direzione di Ernesto Nathan Rogers, presentava agli architetti italiano le più innovative scuole realizzate tra gli anni trenta e quaranta in Europa e negli Stati Uniti. Il progetto è considerate uno dei più rappresentativi della produzione di Ludovico Quaroni, nonché una delle opere più interessanti del panorama italiano dei primi anni sessanta. Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e lo sviluppo dell’architettura moderna in Italia, Edizioni di Comunità, Milano 1964, pp.136–137. Paola Salmoni, Relazione di progetto, Settembre 1958, Scatola 41C, Archivio privato Studio Salmoni, Ancona. “A me sembra su tutti prioritario il discorso sull’educazione, (...) l’importanza di arrivare ai giovani. Non dobbiamo tanto guardare a noi, ai pochi risultati personali, agli scarsi risultati collettivi, quanto dobbiamo guardare come la nostra battaglia per la parità ha inciso sulle nuove generazioni. Non direi che ci sono molti risultati positivi, dobbiamo ancora registrare delle resistenze. C’è ancora un’azione profonda da fare, e che va fatta con quei mezzi (...), tra cui prima di tutto la scuola.” In Paola Salmoni, Volontà e impegno, p.216; vedi anche il già citato Paola Salmoni, Una proposta per la scuola. Dopo il devastante bombardamento subito dalla città di Ancona tra il 1943 e il 1944, quasi i due-terzi della città furono distrutti e la città venne inclusa nell’elenco dei Piani di Ricostruzione. Claudio Salmoni, a capo dell’ufficio tecnico comunale, diresse il Piano assieme alla supervision dell’ingegnere Gaetano Minnucci, anche lui di origine marchigiana. Il piano mostrava una profonda analisi dello stato di fatto, definendo molte delle linee di sviluppo 35 36 37 38 39 40 41 42 43 della città futura. G. Bellucci, “Gaetano Minnucci. I progetti marchigiani” (Tesi di dottorato, Università Politecnica delle Marche, 2012), pp.87–96. Vedi Franco Balletti, Dal Piano di Ricostruzione al Piano Regolatore, «Rivista di Ancona», n°2/I, 1958, pp.3–5; Giovanni Astengo, Ancona, città difficile. Aspetti originali del Piano Regolatore generale, «Rivista di Ancona» n°4/I, 1958, pp.14–16. Il Piano fu approvato per la prima volta il 17 settembre 1958 e, in via definitiva, il 22 febbraio 1963. Mario Coppa fu un urbanista e un pianificatore italiano. Originario di Torino, insegno alla ‘Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti’ di Roma e scrisse diversi volumi sulla Storia Urbana. XXXVIII. Soprintendenza Archivistica per l’Umbria, «AAA Italia», n°13, 2014, p.47. Nel 1963, il Piano non trovò il necessario supporto politico, ma fu ad ogni modo premiato con il premio nazionale IN/Arch. Dopo il terremoto del 1972, che causò ingenti danni al centro storico di Ancona, il piano di Paola Salmoni e Mario Coppa divenne la base per un nuovo piano, approvato nel 1974. Gilberto Bagaloni, I piani particolareggiati di Capodimonte e GuascoSan Pietro, «Rivista di Ancona», n°5, 1960, pp.2–14. Per il piano del 1974 vedi: Comune di Ancona, Ristrutturazione del centro storico 1/Documenti di lavoro, Litografia Carletti & C., Ancona 1974. Danilo Guerri è considerato uno dei maggiori architetti contemporanei delle Marche. Guerri si laurea in Architettura alla Facoltà di Roma nel 1962 per poi iniziare la sua carriera nello studio TAU di Roma. Vedi Francesco Leoni, Danilo Guerri maestro di spazio, Quodlibet, Macerata 2016. Alcuni riferimenti bibliografici di approfondimento del progetto sono: Il monumento alla Resistenza nell’Anconitano, «Rivista di Ancona», n°3-4, 1965, pp. 3–13; Luciano Galmozzi, Monumenti alla libertà. Antifascismo, resistenza e pace nei monumenti italiani dal 1945 al 1985, La Pietra, Milano 1986, p.194; Andrea Santarelli, Al Pincio un’ascensione verso la libertà, «Corriere Adriatico-Ancona», 20 Aprile, 2005, p.7; Flavio Venturelli, Una «triste ricostruzione»? Gilberto Orioli, Paola Salmoni e l’architettura monumentale di Ancona, in Valentina Orioli (a cura di), Gilberto Orioli, Dall’Urbanistica al disegno di dettaglio, Edit Faenza, Faenza 2014, pp.63–72; Lorenzo Ciccarelli, Guida all’architettura nelle Marche 1900-2015, Quodlibet, Macerata 2016, pp.136–137. Sul progetto vedi anche: Dal museo della città al museo ‘nella’ città, «Progetti», n°21, 2007; Il campo degli ebrei, «IoARCH. Costruzioni e impianti», n°44, 2012, pp.52–53; L’antico cimitero ebraico recuperato, «Progetti», n°17, 2005, pp.36–45; Ricordo di Paola Salmoni, «Progetti», n°12, 2002; Vittorio Salmoni, Maestri marchigiani. Paola Salmoni, Razionalità e passione, «Mappe», n°1/31, 2013, pp.8–15; Lorenzo Ciccarelli, Guida all’architettura, pp.172–173. Paola Salmoni, Atti del Convegno-Laboratorio, p.200. Vedi Paolo Pasquini, Paola Salmoni, Il quartiere Q1, «Urbanistica quaderni, INU», 1998, pp.47–55; Paolo Rossi, Cino Zucchi. Residenze al quartiere Montedago, «Costruire in laterizio», n°109, 2006, pp.40–43. Le trace di un qualsivoglia interesse scientifico si sono, per ora, limitate ad una tesi di laurea del 2008, supervisionata da Maristella Casciato, che ha contribuito ampiamente alla prima ricognizione archivistica dei materiali disponibili, a seguito della ‘dichiarazione di interesse’ da parte della Soprintendenza nel 2003. M. Crociati, “Paola Salmoni 1921-2003: una professione per la città e la società” (Tesi di laurea, Università di Bologna, Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”, 2008). 33