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Alexandra Vranceanu (Letteratura comparata all’Università di Bucarest) ha studiato la relazione letteraria fra testo e immagine e la formazione del canone europeo con l’apporto della letteratura romena. Angelo Pagliardini (Letteratura italiana all’Università di Innsbruck) si è occupato di storia letteraria italiana interculturale. www.peterlang.de LANG Il nucleo del volume è il rapporto fra migrazione, patologia e humanitas. Dalla letteratura dell’esilio, segnata fortemente dalle patologie, deriva un rinnovamento del patrimonio dell’humanitas inteso come precursore della repubblica delle lettere. Si possono seguire due percorsi geo-letterari di lettura, legati alle aree italiana e rumena, dove l’esilio ha avuto un valore fondante o rifondante. Nel volume si discutono i possibili apporti della letteratura migrante o dell’esilio nella formazione di una letteratura transnazionale che rideinisca il canone europeo. Il volume si colloca inoltre fra le ricerche sugli aspetti culturali della traduzione, in quanto il passaggio fra le lingue e le culture è un elemento fondamentale delle opere dell’esilio. Alexandra Vranceanu / Angelo Pagliardini (cur.) · Migrazione e patologie dell’humanitas 14 Forum TranslaTionswissenschaFT Band 4 migrazione e Patologie dell’humanitas nella letteratura euroPea contemPoranea a cura di alexandra Vranceanu / angelo Pagliardini PETER LANG Internationaler Verlag der Wissenschaften Alexandra Vranceanu (Letteratura comparata all’Università di Bucarest) ha studiato la relazione letteraria fra testo e immagine e la formazione del canone europeo con l’apporto della letteratura romena. Angelo Pagliardini (Letteratura italiana all’Università di Innsbruck) si è occupato di storia letteraria italiana interculturale. www.peterlang.de ISBN 978-3-631-61907-0 LANG Il nucleo del volume è il rapporto fra migrazione, patologia e humanitas. Dalla letteratura dell’esilio, segnata fortemente dalle patologie, deriva un rinnovamento del patrimonio dell’humanitas inteso come precursore della repubblica delle lettere. Si possono seguire due percorsi geo-letterari di lettura, legati alle aree italiana e rumena, dove l’esilio ha avuto un valore fondante o rifondante. Nel volume si discutono i possibili apporti della letteratura migrante o dell’esilio nella formazione di una letteratura transnazionale che rideinisca il canone europeo. Il volume si colloca inoltre fra le ricerche sugli aspetti culturali della traduzione, in quanto il passaggio fra le lingue e le culture è un elemento fondamentale delle opere dell’esilio. Alexandra Vranceanu / Angelo Pagliardini (cur.) · Migrazione e patologie dell’humanitas 14 Forum TranslaTionswissenschaFT Band 4 migrazione e Patologie dell’humanitas nella letteratura euroPea contemPoranea a cura di alexandra Vranceanu / angelo Pagliardini PETER LANG Internationaler Verlag der Wissenschaften Migrazione e patologie dell’humanitas nella letteratura europea contemporanea Forum TranslaTionswissenschaFT HERAUSGEGEBEN VON LEW N. ZYBATOW Band 14 PETER L ANG Frankfurt am Main · Berlin · Bern · Bruxelles · New York · Oxford · Wien a cura di alexandra Vranceanu Facultatea de litere, uniVersitatea Bucureşti e angelo Pagliardini institut Für romanistik, uniVersität innsBruck migrazione e Patologie dell’humanitas nella letteratura euroPea contemPoranea PETER L ANG Internationaler Verlag der Wissenschaften Bibliografische Information der Deutschen Nationalbibliothek Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.d-nb.de abrufbar. Abbildung auf dem Umschlag: Tempel: Arbeit von Schüler/inne/n der 2.a des GRG Ettenreichgasse, gemeinsam mit Mag. Franz Dvoracek. Abdruck mit freundlicher Genehmigung des Österreichischen Bundesministeriums für Unterricht und kulturelle Angelegenheiten. Abt. 1/4 Alfred Fischl. Gedruckt mit Unterstützung des Vizerektorats für Forschung und des Italien-Zentrums der Universität Innsbruck. Förderer und Partner: Gedruckt auf alterungsbeständigem, säurefreiem Papier. ISSN 1610-286X ISBN 978-3-631-61907-0 © Peter Lang GmbH Internationaler Verlag der Wissenschaften Frankfurt am Main 2012 Alle Rechte vorbehalten. Das Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt insbesondere für Vervielfältigungen, Übersetzungen, Mikroverilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. www.peterlang.de Sommario Geleitwort des Reihenherausgebers ................................................................ 7 Prefazione dell‘editore della collana, Lew Zybatow ....................................... 9 Introduzione, Alexandra Vranceanu e Angelo Pagliardini ............................. 11 I. Letteratura europea e humanitas migrante .................................................. Francis Claudon Humanitas et migration: Dialogue des Anciens et des Modernes .................. Monica Spiridon Errances réelles, errances rêvées, errances mythiques ................................... Sebastiano Martelli Emigrazione e immigrazione: mappe letterarie italiane a confronto ............. Angelo Pagliardini La tematica del ritorno del migrante in Abate, Pascoli, Pavese, Consolo ...... Alexandra Vranceanu Gli scrittori esiliati e le malattie del canone. Lo strano caso di D. Tsepeneag e di Mister Pastenague .............................................................. Pietro Trifone Lingua italiana e identità nazionale nella società della migrazione ............... II. Esilio e patologie. Humanitas fragilis ........................................................ Gisèle Vanhese Coagula de Paul Celan Quand la poésie devient blessure .............................. Sabine Schrader La ine dei sogni bucolici ovvero «Dicono che vengono gli albanesi»: Il vento fa il suo giro (2005) ............................................................................ Giovanni Magliocco Integrazione/Dis-integrazione. Il poeta «meteco» e le «malattie dell‘esilio» .... Danilo De Salazar «L’estero è il cuore. E noi il sangue». Il nomadismo esistenziale di Aglaja Veteranyi .............................................................................................. Yannick Preumont Panaït Istrati et la traduction du déclin physique ............................................ 25 27 39 51 83 101 125 135 137 151 165 177 185 5 Alain Vuillemin Deux témoins de l’inhumanité en Europe centrale: Ana Novac et Élie Wiesel ................................................................................ 195 Ileana Alexandra Orlich Exile as Political Discourse in the Novels of Herta Müller ............................ 209 III. Le terapie dell’esilio ................................................................................... Dagmar Reichardt Bonaviri terapeuta. Letteratura di migrazione e scrittura empatica .............. Marta Niccolai Le «patologie» dell’identità nazionale e il rimedio di Amedeo/Ahmed in Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio, di Amara Lakhous ..... Maria Cristina Tumiati, Maria Concetta Segneri, Adela Gutierrez Passaggi nei territori di Giano ......................................................................... Paola Scardella, Aldo Morrone, Laura Piombo, Alessandra Sanella Alimentazione transculturale: un nuovo luogo identitario ............................. 217 219 231 239 247 Proili degli autori ............................................................................................ 255 6 Introduzione Alexandra Vranceanu, Università di Bucarest Angelo Pagliardini, Università di Innsbruck Il presente volume è il risultato della rilessione scientiica seguita al convegno sul tema Le metamorfosi dell’humanitas nell’Europa della migrazione: tra letteratura, medicina e società, per cui studiosi di varie discipline, che hanno lavorato sul tema della migrazione e delle sue implicazioni culturali, si sono ritrovati a Roma nella sede dell’INMP (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà), il 20 e 21 settembre 2010. Il carattere interdisciplinare del convegno si è manifestato anche nella presenza di relatori esperti nel campo dell’intervento socio-culturale concreto a favore di immigrati e rifugiati. Durante il convegno sono state poste diverse domande sul rapporto fra migrazione e cultura europea, in un contesto interdisciplinare. Nel volume vengono condensate e focalizzate le risposte alle domande risultate più signiicative, come contributo al dibattito attuale sulla letteratura migrante e dell’esilio. In questa introduzione non verrà fatta una presentazione dei saggi nell’ordine in cui appaiono nel volume, e visto che ogni saggio è preceduto da un abstract, ci asteniamo anche dal riportare in questa sede una sintesi del contenuto dei singoli contributi. Abbiamo preferito qui suggerire percorsi tematici trasversali che mostrino diversi possibili percorsi di lettura, seguendo differenti prospettive e punti di vista: secondo la metodologia di analisi, secondo i contenuti, secondo l’appartenenza linguistica e nazionale degli autori studiati, secondo la problematica teorica speciica per questo campo della letteratura dell’esilio. Dalle relazioni e dalle discussioni che si sono tenute in quell’occasione, si è prodotto un dialogo molto ricco e fecondo su vari autori migranti o esiliati di origine diversa e che hanno scritto in lingue differenti. Nelle pagine di scrittori che vanno da Amara Lakhous a Dumitru Tsepeneag, da Paul Celan e Elie Wiesel ad Aglaja Veteranyi, pur appartenti a letterature e lingue nazionali diverse, si respira un’aria di famiglia, cioè si ritrovano tematiche, poetiche e caratteristiche formali comuni. Questa costellazione letteraria trova la sua identità al conine fra letteratura dell’esilio e letteratura migrante (vedi Mardorossian 2002). I teorici degli ultimi decenni hanno discusso molto queste categorie, soprattutto per distinguere fra le diverse voci dell’esilio contemporaneo. In un numero della rivista Contemporary iction del 2006, dedicato a questi problemi, Rebecca Walcowitz, la curatrice del numero, mette in relazione la igura dello scrittore migrante con il concetto della 11 letteratura transnazionale1. Anche la curatrice del volume Exiles, Emigrés and Intermediaries. Anglo-Italian Cultural Transactions (2010) comincia il suo articolo, che introduce il volume, intitolato Introduction: Paradise of Exiles?, con la frase: «Recent research in the humanities is coming increasingly to engage with transnational perspectives that adress questions of cultural interaction, communication, and exchange across national boundaries.» (Schaff 2010, 9)2. Un altro concetto che mira a dilatare la geograia culturale e appare nel mondo francofono, la littérature monde en français, si trova alla radice del volume collettivo curato da Ursula Moser e Birgit Mertz-Baumgartner, La littérature «française» contemporaine. Contact de culture et créativité (2007). In generale, il problema della geograia culturale che viene ridimensionata dalla presenza degli scrittori migranti o esiliati si ritrova spesso tanto nella letteratura che questi hanno prodotto che nei saggi che la trattano. Ma il problema centrale sembra essere in questo contesto di «geograia labile» sembra essere soprattutto la sofferenza prodotta dalle frontiere linguistiche. Il cambiamento delle lingue di scrittura provoca negli scrittori migranti un trauma che viene poi tematizzato con mezzi letterari. L’argomento si ritrova nei volumi di saggi (Mathis-Moser, Mertz-Baumgartner 2006, pp. 235-261) e ispira anche il titolo del volume Ecrivains multilingues et ecritures métisses, curato da Axel Gasquet e Suarez Modesta, volume che si trova nella stessa linea del nostro, in quanto si sofferma sul problema seguente: «De Beckett à Gombrowics, d’Istrati à Kristoff, pour ne citer que quelques exemples, le refus du confort linguistique constitue l’essence même des ecrivains apatrides. La patrie n’est pas une endroit sur la carte – et à ce titre ne peut s’incarner non plus dans telle ou telle langue.» (Gasquet 2007, 9). Il passaggio fra le lingue3 costituisce uno dei punti chiave del nostro volume. Questo tipo di letteratura pone problemi perché non si lascia inquadrare nelle griglie tradizionali della storia letteraria, come epoche, correnti, letterature nazionali. In particolare, rispetto a queste ultime, la letteratura degli scrittori migranti o esiliati mina alle fondamenta il canone della letteratura europea, deinito secondo il paradigma letterario del XIX secolo, che classiicava gli scrittori secondo le identità nazionali. Vanno in questa direzione i saggi della prima sezione del volume in quanto si tratta di contributi in cui si afferma la necessità di aprire le frontiere letterarie nazionali per poter comprendere nel canone autori migranti o esiliati. 1 2 3 12 La relazione fra scrittori migranti e letteratura transnazionale appare anche nella sezione intitolata «Origines et perennité de la transculture», cap.2 del libro di Simon Harel, Les passages obligés de la littérature migrante, (Harel 2005, 71-106). Vedi anche Lindberg-Wada, 2006 e Mathis-Moser 2006 Vedi anche il volume collettivo di entretiens intitolato suggestivamente Passeurs culturels. Une littérature en mutation, a cura di Suzanne Giguère, 2001. Secondo S. Martelli, «La nuova letteratura italiana dell’emigrazione si pone come questione signiicativa su un duplice versante. Da un lato essa attiene alla transizione sociale e culturale del nostro paese verso un modello di società multiculturale e interculturale; dall’altro sollecita l’apertura di un discorso sul canone della letteratura italiana contemporanea, su una sua rideinizione a confronto con le nuove scritture italofone.» A. Vranceanu discute il caso particolare dello scrittore rumeno-francese Tsepeneag, in rapporto al canone letterario rumeno e a quello francese. Partendo dalle identità multiple assunte dallo scrittore nelle sue opere scritte in rumeno o in francese, A. Vranceanu mette in discussione il rapporto univoco fra canone nazionale e lingua usata dallo scrittore. Invece F. Claudon e M. Spiridon osservano che la migrazione è un elemento fondante della letteratura europea. F. Claudon parte dal mito del rapimento e dell’esilio della ninfa Europa e, passando per autori della classicità come Senofonte e Sallustio, attraverso l’opposizione humanus/barbarus, arriva al concetto di letteratura del sud, osservando che «toute l’identité européenne, depuis l’origine la plus lointaine a été agitée par cette question du mixage et de l’assimilation». M. Spiridon prende in esame la questione spinosa delle determinazioni transterritoriali dell’identità. Esaminando i casi di Mircea Eliade, Thomas Mann e Le Clézio, si propone di deinire il territorio culturale europeo: «déconstruire les idéologies spatiales et imaginaires reste d’ailleurs une des tâches delicates de la geographie culturelle moderne». Peraltro anche S. Martelli utilizza questa metafora gnoseologica delle mappe, un termine chiave nell’impresa della rideinizione del canone culturale europeo. Anche nel saggio di P. Trifone la formazione dell’identità nazionale italiana è seguita attraverso una molteplicità di mappe linguistiche che si sovrappongono e si combinano, mostrando tutta la pluralità insita nel concetto di identità nazionale. Nel saggio di G.Vanhese si fa uso della metafora della geograia («une géographie intérieure»), in questo caso riferita al modo in cui il poeta rappresenta, nel suo universo ittizio, i diversi paesi con cui ha avuto a che fare (a partire dalla patria rumena) e che sono reinventati e trasformati in miti a traverso la poesia. A. Pagliardini nel suo saggio basato sul tema letterario del ritorno del migrante, orienta l’analisi rideinendo una mappa identitaria della letteratura italiana che tenga conto, da un lato, delle differenziazioni regionali, dall’altro, delle modalità di inclusione di autori migranti che sarebbero esclusi dal canone nazionale tradizionale. Il titolo del volume evidenzia che, secondo quanto è emerso dal convegno, una delle caratteristiche essenziali della letteratura migrante è il ruolo assunto dalle rappresentazioni della patologia, intesa anche nel suo senso di sofferenza (si riconosce nell’etimologia del termine patologia l’antico pathos che signiicava anche sofferenza). Fra queste, le patologie dell’anima ricorrono costantemente e 13 lasciano tracce profonde anche nella struttura del testo. Tale costante consente di individuare una categoria letteraria in cui sia possibile inserire testi molto differenti, scritti da autori di origine, destinazione e lingua diverse. Per questa ragione troviamo nel volume un’intera sezione dedicata alle patologie dell’esilio e della migrazione sotto l’etichetta humanitas fragilis. In questa sezione si analizzano temi letterari generati dalla sofferenza degli esiliati. Ritroviamo qui varie malattie dell’anima migrante, come il complesso di Giona, la disintegrazione dell’io, il declino isico, la ferita, analizzate dagli autori come metafore costitutive di questo tipo di letteratura. G. Vanhese cerca di portare alla luce, nella poesia di Paul Celan, «le binome indissoluble entre poésie et blessure». Ad esempio nel caso del poema di Paul Celan, Coagula, G.Vanhese conduce una lettura ilologica seguendo un’interpretazione metaforica, medica e alchemica. Arriva così alla conclusione che si possa parlare, nel caso di Celan, di una poetica «du sang et de la plaie», in cui l’esilio ha la funzione di produrre una coagulazione, che ha come prodotto il testo poetico stesso. Anche A.Vranceanu discute nel suo saggio l’aspetto della personalità multipla, analizzato nel rapporto fra lo scrittore D.Tsepeneag e il suo eteronimo, Ed Pastenague, «malattia» che traspone in narrazione l’angoscia dello scrittore esiliato quando si trova di fronte ad un nuovo pubblico. Nel saggio di G. Magliocco sul poeta Dinu Flamând, la metafora dell‘esiliato visto come un antico «meteco» rappresenta una sorta di appartenenza mutilata dell‘esule al paese di adozione. «Nell‘opera di Dinu Flamând, l‘immagine del poeta ’meteco’, accanto alla igura dell‘’emigrante Ulisse’, al quale il poeta ha dedicato molte poesie della maturità, sembra incarnare il concetto stesso dell‘erranza». La igura di Ulisse è un altro ilo rosso che lega i saggi di questo volume, dato che si ritrova per esempio nel contributo di M. Spiridon, dove si analizza all‘interno dell‘opera di Mircea Eliade, mentre nel saggio di A. Pagliardini si parla dell‘Ulisse dantesco prototipo dell‘eterno errante cui è precluso il ritorno. L‘immagine di Ulisse apre anche il saggio di Y. Preumont su Panait Istrati, autore che è stato considerato «ulyssien» da G. Vanhese: « Chez cet auteur, dont l’éthique et l’esthétique ont été qualiiées d’ulyssiennes, les mots voyagent et semblent pouvoir connaître autant de métamorphoses que les corps». In questo saggio di traduttologia si mostra il modo in cui la descrizione del migrante e del suo declino isico procedono nelle successive traduzioni e autotraduzioni dell‘opera di Istrati. Preumont si sofferma sopprattutto sul romanzo La famille Perlmutter scritto a quattro mani con l’autore ebreo Josué Jehouda. La descrizione delle soffrenze e delle migrazioni e deportazioni degli ebrei negli anni Trenta e Quaranta, che ritroviamo nelle igure di Jehouda, di Celan, di Novac e Wiesel, è un altro ilo rosso che attraversa i saggi del volume. Si tratta di un nucleo tematico che non può mancare in una mappa letteraria europea del Novecento che riguarda l’esilio e la migrazione. 14 La lettura dell’opera di Aglaja Veteranyi operata da D. De Salazar, mostra come gli abissi della sofferenza biograica ed esistenziale dell’autrice siano alla base della sua produzione letteraria. Se il mito di Ulisse può rappresentare il caso di alcuni autori migranti, per quanto riguarda Veteranyi, D. De Salazar osserva: «Sentirsi straniera ovunque, anche all’interno di sé; il nomadismo esistenziale della Veteranyi non troverà soluzione, quindi, nemmeno con il ritorno alle radici dell’essere, alla madre.» Un certo tipo di nomadismo si ritrova nel ilm Il vento fa il suo giro (2005), analizzato nel saggio di S. Schrader, dove si mostra la lettura cinematograica del rapporto fra patria e migrazione. A proposito del protagonista del ilm si afferma: «Come pastore egli sembra incarnare il movimento stesso, un migrante per eccellenza, con il suo nomadismo continuo di pascolo in pascolo al seguito del suo gregge. La Heimat è dunque per lui atto volitivo, un processo di assimilazione esperito non passivamente attraverso la socializzazione e l’apprendimento, ma al contrario formatosi attivamente e in sintonia con la natura». Da questa concezione cosmopolita deriva il conlitto con la piccola comunità occitanica dove il pastore cerca di inserirsi, e anche tutta la problematica dell’identità nazionale alle prese con le culture di frontiera e le loro peculiarità. Anche nel saggio di I. Orlich, che ha come oggetto alcuni romanzi di Herta Müller (Premio Nobel per la letteratura), l’immagine dell’esilio e della deportazione sono essenziali. In questo saggio l’accento cade sull’immagine del corpo femminile, che costiuisce il mezzo attraverso il quale si esprime l’identità dell’esiliato. «Experienced as a foreign body in the psyche, exile and deportation function as a traumatic experience. Deportation, a related sibling to exile and a favorite practice of political tyrants, was a familiar ground to Müller’s own experiences as her own grandparents were deported in the early days of the Soviet colonization (1944-1958)». La stessa modalità di rappresentazione dell’esilio attraverso le sofferenze corporali e il tema della deportazione come forma di esilio si ritrovano nel saggio di A. Vuillemin, che ha per oggetto due autori protagonisti e sopravvissuti della Shoah. A. Vuillemin parla di Ana Novac e Elie Wiesel (Premio Nobel per la pace), di cui commenta diversi romanzi che hanno in comune il contenuto, essendo riferiti all’esperienza di Auschwitz, e il fatto di essere basati su appunti di diario e scritti a distanza di anni dagli eventi narrati. Nel suo saggio A. Vuillemin mostra come da un’esperienza di esilio e deportazione come l’olocausto, che ha interessato europei provenienti da paesi differenti, possa sorgere un nucleo letterario comune in cui non siano più rilevanti le distinzioni di appartenenza nazionale. Nelle opere analizzate da I. Orlich e da A. Vuillemin si va al nucleo centrale della sofferenza legata all’esilio, in questo caso alla deportazione. Come osserva A. Vuillemin, «Ni Ana Novac ni Élie Wiesel ne savent très bien pourquoi ils ont tenu un journal, pour la première à l’intérieur des camps, 15 le second longtemps après son arrivée en France, ni pourquoi ils ont choisi, par la suite, tous deux, d’écrire sur `une expérience où rien n’avait de sens´ (Wiesel 2007, 12-13)». Leggendo i saggi del volume appare chiaro che, anche se inconsapevolmente, il motivo per cui hanno afidato alla letteratura le loro sofferenze sta nel valore terapeutico dell’atto della scrittura. Ciò trova conferma nel saggio sociologico irmato da M. C. Tumiati, M. C. Segneri e A. Gutierrez, in cui, descrivendo il lavoro interdisciplinare di équipe che segue i migranti in cerca di asilo politico, si parla in questi termini del raccontodocumento che viene redatto dai migranti, dotato di valore clinico e terapeutico: «Il ‘testo’ prodotto è una ‘storia autobiograica’ che racconta la causa, o le concause, che ha/hanno costretto la persona a fuggire dal proprio Paese, ancorandola ad una cornice di senso più ampia, dove luoghi, tempi e situazioni riferite sono costruite intorno alla condizione politica, economica, sociale e culturale del contesto di origine – macro e micro – in essere nel periodo storico nel quale si sono veriicati gli eventi traumatici riferiti.» Questa concezione della scrittura come terapia si ritrova nel saggio di D. Reichardt incentrato sullo scrittore Giuseppe Bonaviri. Lo scrittore, che mette a frutto in letteratura le proprie competenze professionali di medico, da un lato si identiica come migrante, per diagnosticare meglio questa igura, dall’altro individua quelle che possono essere terapie culturali e letterarie per le malattie della migrazione: «Le pretese di un’integrazione dell’io nella società, di una natura rispettata, di una convivenza familiare e transculturale praticata, formano un rizoma ovvero una larga base, sulla quale Bonaviri costruisce l’idea della transnazionalità come una riunione ideale delle culture, e del cosmo come una riuniicazione o un rappaciicamento tra l’uomo e la natura.» In direzione di questa via dell’integrazione nella società, va anche il saggio di M. Niccolai, in cui si analizza il romanzo di Amara Lakhous Scontro di civiltà per un’ascensore a Piazza Vittorio. Anche lei si sofferma sulle terapie che si ritrovano nell’opera citata per ovviare alle patologie della migrazione. Da un lato, «Con il termine ‘patologie’ si intende una serie di condizioni anomale nel funzionamento e manifestazione dell’ ideologia nazionalista che si rivela inadeguata a deinire i cittadini ‘glocali’, cioè globalizzati in un contesto locale». Dall’altro, nel romanzo analizzato, «l’approccio di un immigrato, Amedeo/Ahmed, sorpassa i limiti derivati dalla nazionalità». Un altro tema che si ritrova come un ilo rosso in molti di questi saggi è il rapporto fra inzione e autobiograia. Molti degli scrittori presi in esame utilizzano nei loro testi materiali autobiograici come fonte diretta d’ispirazione. Peraltro è stato osservato che l’autoinzione è un genere che appare frequentemente nella letteratura migrante o dell’esilio, tanto più quando si tratta di ferite che trovano il modo di sedimentarsi in testi letterari. S. Martelli, partendo da una rassegna di 16 esempi di letteratura italofona, sottolinea l’importanza della scrittura autobiograica nella produzione della letteratura migrante in lingua italiana. L’argomento del rapporto fra scrittura autobiograica e inzione viene analizzato inoltre nelle opere degli scrittori Ana Novac, Elie Wiesel, Paul Celan, Dumitru Tsepeneag, Dinu Flămând, Aglaja Veteranyi, rispettivamente all’interno dei saggi di I. Orlich, A. Vuillemin, G. Vanhese, A. Vranceanu, D. De Salazar, G. Magliocco. Sul piano degli interventi terapeutici per ovviare alle sofferenze e alle situazioni conlittuali generatesi nei contesti migratori, troviamo il laboratorio di alimentazione transculturale descritto nell’intervento di P. Scardella, A. Morrone, L. Piombo, A. Sannella. L’équipe interdisciplinare dell’INMP ha analizzato il fatto che « Il cibo, intenso come linguaggio, rappresenta [...] uno strumento semplice, ma eficace per esprimere e comunicare la propria cultura e la propria identità». Nella programmazione di strategie per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, va riservato uno spazio rilevante allo studio interculturale delle pratiche rituali e sociali legate al cibo. La forte valenza del cibo nei testi letterari di scrittori migranti (ad esempio Tahar Lamri e Amara Lakhous) viene discussa anche da S. Martelli e M. Niccolai. Il nucleo centrale del nostro volume è il rapporto fra migrazione, patologia e humanitas. La migrazione comporta una serie di sofferenze e patologie che si sono cristallizzate nella letteratura migrante. Da tale produzione letteraria si puo ricavare un’estensione e un rinnovamento del patrimonio tradizionale dell’humanitas. Intendiamo humanitas in tre sensi. Il primo è quello concreto, di umanità migrante come particella dell’umanità, oggetto di una serie di processi di esclusione e di inclusione. Il secondo è il concetto classico, in particolare riferito al mito di Enea, profugo e padre di una nuova civiltà, mito fondante della classicità e della cultura occidentale su di essa basata. Il terzo senso rimanda allo sviluppo che humanitas ha avuto a partire dal Rinascimento, quando si è generato da esso il concetto di repubblica delle lettere. In quest’ultimo senso possiamo studiare la letteratura dell’esilio e migrante come via di accesso a una nuova repubblica delle lettere, che crea un mondo culturale transnazionale costruito sulle sofferenze della migrazione iltrate in un percorso culturale e terapeutico. In questo volume si possono seguire due percorsi geo-letterari di lettura, in quanto molti degli autori studiati sono legati allo spazio linguistico-culturale italiano o rumeno, dato che in queste due letterature l’esilio ha avuto un valore fondante o ri-fondante. Il nostro volume si potrebbe leggere quindi anche seguendo le trasformazioni di queste due letterature in relazione al tema dell’esilio. Un primo gruppo è incentrato su autori in lingua italiana e ci mostra i punti di rottura e di ri-fondazione del canone nazionale italiano in rapporto alla letteratura migrante. Nel saggio di S. Martelli e in quello di P. Trifone, in una inquadratura d’insieme a volo d’uccello, rispettivamente dal punto di vista letterario e dal punto di vista 17 storico-linguistico, appare chiaro il carattere inclusivo e multiculturale dello spazio identitario italiano. Nei saggi di A. Pagliardini e D. Reichardt, emerge, più in dettaglio, come nello speciico spazio nazionale italiano ci siano afinità fra la condizione di esilio e di migranza vissuta da chi si muove fra paesi stranieri, e quella di chi si è dovuto spostare da una regione all’altra dell’Italia, come nel caso di scrittori come Giuseppe Bonaviri o Luigi Pirandello o Vincenzo Consolo. I casi concreti di scrittori migranti da e verso l’Italia, sono discussi nei saggi di A. Pagliardini e M. Niccolai. Non si può parlare di letteratura dell’immigrazione senza nominare anche la produzione cinematograica. L’analisi di Il vento fa il suo giro/E l’aura fai son vir, fatta da S. Schrader nel suo contributo, mostra che questo ilm «riunisce due tendenze presenti nella cinematograia italiana contemporanea: l’una orientata a una “ricomposizione del cinema italiano per aree geograiche”, ossia un cinema attento alla complessità e alla ricchezza delle realtà regionali; l’altra il cui punto focale è il fenomeno delle migrazioni, che ha dato vita a un ilone sviluppatosi soprattutto nell’ultimo ventennio». Nell’insieme abbiamo un’immagine che mostra l’intersezione fra identità culturale italiana moderna e spazio migrante. I contributi su scrittori di lingua italiana migranti (migrazione interna o esterna) mirano ad una rideinizione in senso transnazionale del canone letterario tradizionale. Troviamo poi un altro gruppo di saggi che mostrano l’area della diaspora letteraria rumena, problematizzando il rapporte tra questa e il canone nazionale. Una storia unitaria della diaspora rumena si potrebbe fare dificilmente, perché ci sono esempi molto vari di autori esuli o migranti rumeni che hanno scritto in altre lingue e si sono integrati perfettamente nelle relative letterature nazionali. Fra gli autori descritti nel volume, il primo esempio in ordine cronologico è quello di Panait Istrati, di cui parla Y. Preumont. Abbiamo poi autori di origine rumena, ma fortemente radicati nella loro appartenenza alla cultura ebraica. Ana Novac e Elie Wiesel, studiati da A. Vuillemin, con il racconto della loro esperienza diretta della Shoah, vanno ad integrare un nucleo della letteratura europea fortemente individuato e deinito. Fa parte di questo nucleo anche Paul Celan, le cui poesie vengono analizzate da G. Vanhese, che ne evidenzia la coagulazione in poesia dei traumi dell’esilio parigino vissuto sia in prima persona che nella persona di altri scrittori. Completano questo settore di scrittori di origine rumena quattro saggi dedicati alla letteratura molto recente, che mostrano come l’esilio e la migrazione degli scrittori dallo spazio rumeno sia una costante che attraversa tutto il Novecento e va anche oltre. Due autrici trattate, almeno in parte di origini rumene, hanno come spazio di espressione linguistica quello di lingua tedesca, Herta Müller e Aglaja Veteranyi, mentre Dinu Flamând e Dumitru Tsepeneag hanno trovato come spazio di accoglienza quello francese. 18 Anche se possiamo seguire questi due percorsi di lettura, che sembrano individuare due letterature nazionali particolari, dai saggi del volume appare chiaro che le frontiere che delimitano le letterature nazionali vengono indebolite e ammorbidite da questo tipo di letteratura. Il che viene esplicitamente dimostrato nei saggi di F. Claudon e M. Spiridon, che individuano piuttosto, attraverso i testi letterari, uno spazio culturale unico europeo. Nelle sue conclusioni, M. Spiridon afferma il ruolo «auto-révélateur et formatif» dell’esilio. Parlando di Marthe Bibesco e di Mircea Eliade M. Spiridon arriva ad una conclusione applicabile anche ad altri scrittori dell’esilio: «Leur expérience particulière entraîne un changement radical de signe culturel de l’exil roumain. Son système consacré de repères – bibliques, nationalistes, messianiques, dont la teinte régressive et nostalgique est évidente – est remplacé par des signiications radicalement différentes, dont les valeurs pertinentes sont la contemporanéité, le sens de l’appartenance à une patrie intellectuelle cosmopolite et surtout l’absence de toute infériorité provinciale.» Un’affermazione che potrebbe ben descrivere molti scrittori dell’esilio di diversi paesi e lingue. Il cosmopolitismo è considerato come una caratteristica deinitoria dello scrittore europeo anche da F. Claudon, che nel suo libro intitolato Les grands mouvements européens intitola un capitolo «Qu’est-ce que c’est qu’un ecrivain europeen ?» Per dare la risposta Claudon si sofferma sui tre esempi molto rilevanti di Vladimir Nabokov, Jossip Brodsky, Jorge Luis Borges, da cui trae un ritratto dello scrittore europeo, che si deinisce mediante le caratteristiche di multilinguismo e cosmopolitismo, e per la circolazione fra paesi diversi. Parlando di Vladimir Nabokov, F. Claudon scrive: «Il y a une œuvre russe, allemande, américaine de Nabokov (cf. Lolita, 1955), mais comment le classer, à quelle nationalité le rattacher, sinon au cosmopolitisme européen dont il afirme l’existence précisément en passant d’une culture à l’autre ? Et puis surtout, ces déménagements perpétuels ne montrent-ils pas à l’envi une nostalgie d’un ‘territoire’ sentimental qui n’est plus, ravagé par la guerre, relégué par l’histoire de cette chère Europe?» (Claudon, 2008, 125). Nel saggio presente in questo volume, l’idea è ripresa e argomentata con esempi di epoche e aree diverse cercando di mettere in dialogo la «letteratura del sud» con un potenziale «centro» europeo. Dai saggi di questo volume appare l’idea che gli scrittori dell’esilio possono essere deiniti attraverso queste tre caratteristiche: cosmopolitismo, plurilinguismo e circolazione. Non possiamo quindi, secondo un semplice sillogismo logico, spingerci ad affermare che gli scrittori dell’esilio sono la quintessenza dello spirito europeo? Comunque, questi tratti non possono essere studiati senza affrontare il ruolo che gioca la traduzione interlinguistica e inteculturale nella deinizione dello spazio identitario europeo. Un altro concetto che ispira il nostro volume, la cui importanza è evidenziata nelle ricerche coordinate da Lew Zybatow, 19 come appare negli atti del convegno Europa der Sprachen: Sprachkompetenz – Mehrsprachigkeit – Translation. tenutosi a Innsbruck nel 2000, è l’interazione all’interno dell’Europa del plurilinguismo e dei problemi di traduzione e comunicazione interlinguistica e interculturale (Zybatow 2003). Il nostro volume si colloca in questo contesto delle ricerche sugli aspetti culturali della traduzione, in quanto il passaggio delle opere dell’esilio, in traduzione e autotraduzione, da un contesto linguistico-culturale all’altro è un elemento fondamentale per analizzarne la funzione e fruizione. Questo è un altro percorso tematico o un’altra chiave di lettura del nostro volume. In vari saggi si tratta esplicitamente o implicitamente il problema della traduzione. Ad esempio il problema della traduzione e dell’autotraduzione è centrale nei saggi di A. Vranceanu, G. Vanhese, G. Magliocco, che si soffermano su scrittori che hanno scritto in più lingue, mentre il saggio di Y. Preumont è speciicamente incentrato su un tema di traduttologia. Nelle opere di Dumitru Tsepeneag, Paul Celan, Dinu Flamând e Panait Istrati, il passaggio da una lingua all’altra attraverso traduzione e/o autotraduzione è un punto centrale per l’analisi dell’opera. Il plurilinguismo dell’Europa è caratterizzato anche dalla presenza di lingue minoritarie ma fortemente radicate nel territorio e soprattutto in piccole comunità, come si mostra a proposito della lingua occitana, che viene usata in alcune scene del ilm analizzato da S. Schrader. Un caso particolare di compresenza plurilinguistica nel testo si trova nel saggio di A. Pagliardini allorché si analizza la mimesi fatta da Pascoli dell’italoamericano degli emigranti italiani di ritorno dagli Stati Uniti. Tutto il saggio di A. Vranceanu ruota attorno alla problematica della traduzione e dell’autotraduzione nell’opera dello scrittore Tsepeneag, che scrive in rumeno o in francese, o addirittura passa nel testo dal rumeno al francese durante la stesura del romanzo (Le mot sablier), secondo l’immagine della clessidra, dove l’aria si sostituisce progressivamente alla sabbia come nel romanzo una lingua lascia il posto all’altra. La metodologia ilologica costituisce un altro ilo rosso del volume. In tutti i saggi sono presenti riferimenti alla più recente bibliograia degli studi postcoloniali e del campo della comparatistica, tuttavia i metodi ilologici con cui vengono analizzati i testi mirano a conciliare una visione non imperialistica in senso saidiano (Said, 1994) della cultura con la tradizione umanistica di lettura e interpretazione del testo. Per questa ragione troviamo tanti riferimenti alla cultura umanistica europea (in F. Claudon, A. Pagliardini, G. Vanhese) analizzati in primo luogo a livello tematico, per arrivare all’individuazione di miti e personaggi della letteratura europea e classica, che sono stati rielaborati nella letteratura migrante. F. Claudon ha organizzato il suo saggio intorno alla relazione dialettica fra humanitas e barbaritas, partendo dalla tradizione ciceroniana dell’humanitas, at20 traverso i testi di Ovidio e Senofonte, e arriva a mostrare come la storia letteraria moderna si costruisca intorno ad un concetto di humanitas fortemente contaminato dalla presenza della migrazione. Si segue nel saggio una contraddizione profonda, un conlitto interno sul quale si innesta tale concetto già dal XVIII secolo, a partire dalle opere di Voltaire: «l’humanitas réfuse l’autre, l’immigré, si elle ne peut pas l’assimiler». La costruzione del’identità basata sulla differenziazione rispetto all’altro ha lasciato tracce profonde nella formazione del canone europeo e trova la sua veriica nelle dificoltà di integrazione che incontrano gli scrittori migranti. Un’altra costante umanistico-ilologica è legata ai miti eroici che sono alla base della cultura europea, ad esempio Spiridon, parlando dell’opera di Le Clézio, nomina gli eroi e le igure della mitologia europea. A questo si aggiunge il già citato mito di Ulisse, igura dell’esule in molti dei saggi del nostro volume. G. Magliocco richiama la igura del meteco, soggetto intermedio fra il cives e il barbarus nell’antica Grecia, per descrivere la particolare condizione di migrante del poeta contemporaneo Dinu Flamând. G. Vanhese lavora su diversi miti che appaiono nella poesia di Paul Celan, fra cui quello dell’urus (Büffel), un mito fondante nella cultura moldava, e quello del iore colchique, che si rifà alla regione mitica della Colchide, nell’ambito di una lettura ilologica e tematologica. Anche nel lavoro antropologico di M. C. Tumiati, M. C. Segneri, A. Gutierrez appare il mito della divinità di Giano per spiegare la duplicità identitaria del migrante cui deve corrispondere la strategia del mediatore culturale. Nel saggio di P. Trifone abbiamo una rivisitazione ilologica della formazione della lingua e della cultura italiana, che ne mostra l’aspetto multiculturale e composito. Inoltre, dal punto di vista ilologica, in particolare i saggi di A. Pagliardini, A. Vranceanu, G. Magliocco, Y. Preumont, D. De Salazar, G. Vanhese, F. Claudon sono costruiti su una ricca base di esempi testuali e microtestuali concreti. Uno dei punti di forza del volume è il fatto che in esso si cercano di estrarre forme, temi e motivi della letteratura dell’esilio o migrante, partendo dalla tradizionale explication de texte. Nella maggior parte di questi saggi vengono analizzati e intertestualizzazi brani degli autori trattati. Da questa close reading, però, si possono seguire e vedere le linee fondamentali della letteratura dell’esilio: la ricerca dell’identità, i problemi legati al dépaisement, la costruzione dell’autoinzione, la rilessione sul cambiamento di lingue, il mito di Babele, il mito di Babilonia e, sopratutto, il valore fondante della patologia. Il tutto concorre ad inserire la letteratura migrante e di esilio nel sistema della letteratura e della cultura europea. Un ulteriore elemento che vorremmo evidenziare è il carattere intrinsecamente interdisciplinare del volume, che si mostra a diversi livelli. Al volume hanno contribuito specialisti in letteratura comparata, ma anche in varie letterature na21 zionali, francese, rumena, italiana, specialisti in traduttologia, storia della lingua, ilmologia, medicina, sociologia, antropologia. Abbiamo sottolineato in qui i ili rossi che uniscono i saggi del volume, ma dobbiamo anche sottolineare la presenza di una polifonia di voci che trattano il tema dell’esilio e della migrazione da punti di vista e con approcci molto differenti. Conferisce inoltre ricchezza e varietà al volume il fatto che i contributori vengono da paesi differenti (Romania, Italia, Francia, Austria, Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi, Stati Uniti) e gli autori studiati sono stati attivi in più lingue e si sono integrati in più tradizioni nazionali differenti; due di loro hanno anche conseguito il Premio Nobel (Elie Wiesel per la Pace e Herta Müller per la Letteratura). Attraverso l’emblema della patologia, intesa come sofferenza e come malattia, la letteratura dell’esilio può essere individuata nella sua speciicità, in quanto in tutti i testi presi in esame nel volume la patologia è un elemento fondante. Questa molteplicità di approcci, metodi di analisi, soggetti di studio, contribuisce a conferire alla trattazione del tema della letteratura dell’esilio e della migrazione quell’aspetto poliedrico che la materia richiede. Senza l’intervento congiunto di tante persone il progetto di questo volume, dalla fase del convegno ino al completamento della stampa, non sarebbe stato possibile. Un grande ringraziamento è dovuto innanzitutto alle autrici e agli autori, che hanno accettato di collaborare al progetto e si sono avventurati con entusiasmo e competenza sulle tematiche proposte. Ma vorremmo ricordare anche le molte persone che sono state attive sullo sfondo e ci hanno prestato ascolto e ci hanno sostenuto concretamente e fortemente, per il che intendiamo ringraziarle di cuore: Ursula Moser, direttrice del centro di ricerca KiK, e Christoph Ulf, direttore della piattaforma di ricerca CEnT che ci hanno sostenuto con l’incoraggiamento scientiico e con un generoso contributo inanziario, Lew Zybatow dell’Istituto di traduttori e interpreti di Innsbruck, che ci ha invitato a pubblicare il volume nella collana da lui diretta presso l’editore Peter Lang. Un ringraziamento profondo intendiamo esprimere a Barbara Tasser, direttrice dell’Italien-Zentrum di Innsbruck, che ha in dall’inizio incoraggiato e sostenuto in pieno, non solo dal punto di vista inanziario, il progetto del convegno, e che ha reso possibile, attraverso i fondi per la collaborazione scientiica con l’Italia, la realizzazione del presente volume, sostenendoci inoltre in tutto il rapporto con la casa editrice, sia direttamente che con i suoi preziosi consigli. Un profondo grazie inoltre a tutta l’équipe scientiica dell’INMP di Roma, e in particolare ad Aldo Morrone e Paola Scardella, che hanno dato accoglienza e sostegno al convegno e che hanno promosso e incoraggiato l’aspetto interdisciplinare del convegno e del volume. La realizzazione dell’intero progetto non sarebbe stato possibile senza il sostegno inanziario dei nostri sponsor e partner, cui va il nostro ringraziamento: il Ministero della Scienza e Ricerca (Bundesministerium für Wissenschaft und 22 Forschung), il Vicerettorato per la ricerca dell’Università di Innsbruck, il Land Tirol, il Comune di Innsbruck (Stadt Innsbruck), la Camera di Commercio del Tirolo (Wirtschaftskammer Tirol), la Hypo Tirol Bank, come partner per la ricerca dell’Università di Innsbruck. Il nostro grazie va anche, last but not least, ai collaboratori della casa editrice Peter Lang GmbH, in particolare al Direttore della rappresentanza a Vienna, Norbert Willenpart, che è stato un partner stimolante e afidabile in tutte le fasi di realizzazione tipograica del libro. Bibliograia Claudon, Francis (2008): Les grands mouvements littéraires europeens, Paris, Armand Colin. Gasquet, Axel (2007): «Introduction», in Gasquet; Suarez (2007, XX) Gasquet, Axel; Suarez, Modesta (a c. di) (2007): Écrivains multilingues et Écritures métisses, Clermont-Ferrand, Presses Universitaries Blaise Pascal. Giguère, Suzzanne (a c. di) (2001): Passeurs culturels. Une littérature en mutation, Canada, Presses de l’Universite de Laval. Harel, Simon, Les passages obligés de la littérature migrante, Montreal, XYZ Editeur, 2005. Lindberg-Wada, Gunilla, Studying Transcultural Literary Theory, Berlin, New York, Walter De Gruyter, 2006. Mardorossian, Carine M. ( 2002): «From Literature of Exile to Migrant Literature», Modern Language Studies, Vol. 32, No. 2., Autumn, 2002, 15-33. Mathis-Moser, Ursula; Mertz-Baumgartner, Birgit (a c. di) (2007): La littérature «française» contemporaine. Contact de culture et créativité¸ Tübingen, Günther Narr Verlag. Moser, Ursula (2006): «”Französische“ Literatur aus der Feder von “Fremden”. Zur Konstruiertheit der Grenzen von Nationalliteraturen», in Burtscher-Bechter, Beate; Haider, Peter W.; Mertz-Baumgartner, Birgit; Rollinger, Robert (a c. di): Grenzen und Entgrenzungen. Historische und kulturwissenschaftliche Überlegungen am Beispiel des Mittelmeerraums, Würzburg, Königshausen & Neumann, 97-121. Said, Edward (1994): Culture and Imperialism, London, Vintage. Schaff, Barbara (a c. di) (2010): Exiles, Emigrés and Intermediaries. Anglo-Italian Cultural Transactions, Amsterdam, New York, Rodopi. Walkowitz, Rebecca L. (2006): «The Location of Literature: The Transnational Book and the Migrant Writer», in Contemporary Literature, XLVII, 4, 527545. 23 Zybatow, Lew (a c. di) (2003): Europa der Sprachen: Sprachkompetenz – Mehrsprachigkeit – Translation; Akten des 35. Linguistischen Kolloquiums in Innsbruck 2000. 2. Sprache und Kognition, Frankfurt am Main, Peter Lang. 24 Proili degli autori Francis Claudon (1944) études supérieures à la Sorbonne (lettres classiques, histoire, musicologie, allemand), agrégation de lettres classiques (1969), doctorat d’Etat (1977) Professeur des Universités à Paris XII. Professeur invité à: Carleton (Ottawa /1977), McGill (Montréal /1980), Köln (1982), Catane (1986 et 1995), Padoue (1991), Turin (1997), Lausanne (2007), Wien (depuis 2004), Bucarest (2009). Publications: Encyclopédie du Romantisme, Somogy, 1980, L’opéra en France, Nathan, 1984, Le Voyage romantique, Ph.Lebaud; 1986; Balzac, Gambara & Massimilla Doni, édition et présentation par F.C., Slatkine, 1988; Itinéraires mozartiens en Bourgogne, textes recueillis par F.C., Klincksieck, 1991; Les Diableries de la nuit: hommage à A.Bertrand, textes recueillis par F.Claudon, EUD, Dijon, 1993; La Musique des Romantiques, PUF, 1992; Dictionnaire de l’opéracomique français, (sous la direction de F.C.) , P.Lang, Bern, 1995; Stendhal: la Bourgogne, les musées, le patrimoine, textes recueillis par F.C.,CIRVI, Moncalieri, 1997; Vivant Denon, actes des colloques de 1997, 1999, 2001, trois volumes, textes recueillis par F.C. et B.Bailly, UTB, Chalon sur Saône; Victor Hugo: Voyage vers les Pyrénées, édition et présentation par F.C.,Ph.Lebaud, 2002; Fromental Halévy, actes du colloque F.H., textes recueillis par F.C., G. de Van & K.LeichGalland, Weinsberg, Musik Edition, 2003; Le Rayonnement de l’opéra-comique français en Europe, textes recueillis par M.Pospisil, F.Claudon & A.Jacobshagen, Praha, K.P.L., 2004; Henri Beyle, un écrivain méconnu:1797-1814, textes recueillis par M.Arrous, F.Claudon & M.Crouzet, Kimè, 2007; L’Egypte au temps de V.Denon, textes recueillis par B.Bailly et F.Claudon, UTB, Chalon, 2007; L’Historiographie romantique, textes recueillis par F.Claudon, A.Encrevé & L.Richer, Bière, 2007; Constitution du champ littéraire (limites,intersections,déplacemen ts), textes recueillis par P.Chiron & F.Claudon,L’Harmattan, 2008; Transigurer le réel: Aloysius Bertrand et la fantasmagorie, textes recueillis par F.Claudon et M.Perrot, Centre Georges Chevrier, Dijon, 2008. Email: claudon.francis@wanadoo.fr Danilo De Salazar si è laureato in Lingue e Culture straniere moderne presso l’Università degli Studi della Calabria, con una tesi in Letterature Comparate dal titolo Il Vento nella poesia. Lance Henson e Lucian Blaga. Nell’a.a. 2008/2009, beneiciando di una borsa di studio, ha frequentato corsi di linguistica, lingua e letteratura romena presso l’Università di Bucarest. Nel periodo maggio – giugno 255 2009 ha vinto una borsa di studio in Traduttologia offerta dall’ Istituto Culturale Romeno di Bucarest. Dal 2009 collabora, in qualità di traduttore, con l’ICR di Bucarest e l’IRCCU di Venezia. Nel mese di maggio del 2010 ha partecipato al Salone Internazionale del Libro di Torino, con la proposta di traduzione e la presentazione dell’ultima raccolta di poesie dello scrittore Nichita Danilov, Centura de castitate (Bucureşti, ed. Cartea Românească, 2007) e del suo ultimo romanzo, Ambasadorul invizibil (Iaşi, POLIROM, 2010), durante l’incontro La Romania di oggi nelle parole dei suoi scrittori – Incontro con Nichita Danilov, Nora Iuga e Dan Lungu, a cura dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Sempre nel 2010, ha partecipato con una comunicazione alle Giornate Internazionali di Studio sulla Letteratura romena migrante, coordinate dalla Prof. ssa G. Vanhese, nel quadro del Progetto E-migranz@ – Stranieri e migranti nelle arti e nella società, promosso dal Dipartimento di Linguistica dell’Università della Calabria. Durante il mese di luglio 2010 ha ottenuto l’incarico di docenza di Lingua Romena nel quadro del Progetto VATRA: Scuole estive Internazionali di Albanistica, Balcanistica e Italianistica, organizzato dal Dipartimento di Linguistica dell’Università della Calabria. Nel periodo compreso tra il 5 ed il 9 luglio 2010 è stato invitato, in qualità di traduttore, al seminario di traduttologia, Letterodromo Babele – Workshop con traduttori di letteratura romena a Venezia, organizzato dall’Istituto Culturale Romeno, tramite il Centro Nazionale del Libro e l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. È, ad oggi, titolare di un contratto di collaborazione linguistica presso il C.d.L. in Lingua e Letteratura Romena dell’Università degli Studi della Calabria. Le sue ricerche vertono soprattutto sulla poesia romena moderna e contemporanea e sulla letteratura di migrazione. Attualmente, l’attenzione dei suoi studi è focalizzata sui poeti Nichita Danilov e Ana Blandiana, nell’ambito della letteratura romena contemporanea, e sulla scrittrice Aglaja Veteranyi per ciò che concerne la letteratura nomade. Email: danilo.desalazar@gmail.com. Adela Ida Gutierrez, opera dal 1998 presso l’INMP come mediatrice culturale e da novembre 2009 come psicologa presso il Servizio per le persone richiedenti protezione internazionale, rifugiati e vittime di tortura. Dal 2000 al 2002 ha partecipato al Corso di Etnopsichiatria “Per la Salute Mentale in una Società Multiculturale”, a partire del quale si è interessata in particolare della mediazione culturale in etnopsichiatria e nei dispositivi multidisciplinari. Arrivata in Italia come esiliata politica dalla dittatura militare Argentina, ha partecipato a rilessioni di gruppo su tale esperienza e ha curato (insieme ad altre connazionali) la versione italiana di “Memorie del Buio – Lettere e diari delle donne argentine imprigionate durante la dittatura. Una testimonianza di resistenza collettiva”. 256 Giovanni Magliocco si è laureato in Lingue e Letterature straniere presso l’Università degli Studi della Calabria, successivamente ha conseguito il dottorato di ricerca in Romenistica presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università degli Studi di Torino discutendo una tesi dal titolo Manierismo e poetica del mito nel Circolo Letterario di Sibiu. L’esempio di Radu Stanca. Ha frequentato corsi di lingua e civiltà romena presso l’Università Babeş-Bolyiai di Cluj-Napoca. Nell’anno accademico 2005/2006 è stato lettore presso la cattedra di Lingua e Letteratura italiana della Facoltà di Lettere dell’Università di Oradea. Dall’anno accademico 2006/2007 è stato cultore della materia per Lingua e Letteratura romena e Letterature comparate presso la Facoltà di Lettere e Filosoia dell’Università degli Studi della Calabria. Nella stessa Università, a partire dall’anno accademico 2008/2009, è stato professore a contratto di Lingua e Letteratura romena. Dal 2004 ha partecipato, come componente, ai gruppi di ricerca coordinati dalla Prof.ssa Gisèle Vanhese presso l’Università degli studi della Calabria, le ricerche si sono dirette verso tre direzioni: Mitocritica e strutture antropologiche dell›immaginario, Retorica del fantastico, Multiculturalismo e Scrittura nomade. Dal 2006 è membro ordinario dell›A.I.R. (Associazione Italiana di Romenistica). Dal 2010 è membro associato del C.C.L.E. (Centrul de cercetări ştiinţiice şi enciclopedice) dell›Università Babeş-Bolyiai di Cluj-Napoca. Dal 1 dicembre 2009 è ricercatore presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell›Università degli studi di Bari per il settore scientiico-disciplinare L-LIN/17 – Lingua e letteratura rumena. Le sue ricerche sono incentrate soprattutto sulla poesia rumena moderna e contemporanea e sulla letteratura fantastica. Ha pubblicato numerosi saggi sull’opera di Mihai Eminescu, Mateiu I. Caragiale, Panait Istrati, Lucian Blaga, Radu Stanca, Ana Blandiana e Ruxandra Cesereanu. Email: g.magliocco@lingue.uniba.it. Sebastiano Martelli è professore ordinario di Letteratura italiana presso l’Università di Salerno e direttore del Dipartimento di Studi Umanistici presso la stessa Università; è stato visiting professor presso le università di Rennes (Francia), Johannesburg (Sud Africa), Albany(Stati Uniti). Ha pubblicato volumi sul Cinquecento (Dal progetto al riiuto, 1979), sul Settecento (La loridezza di un reame, 1996), sull’Ottocento (Lingua e cultura nell’Ottocento meridionale, 1978), sul Novecento(Sulla soglia della memoria, 1986; Il crepuscolo dell’identità. Letteratura e dibattito culturale degli anni Cinquanta, 1988). Un suo particolare settore di studi è quello sulla letteratura dell’emigrazione italiana dall’ultimo ventennio dell’Ottocento a tutto il Novecento, tema sul quale ha pubblicato due volumi: Letteratura contaminata. Storie parole immagini tra Ottocento e Novecento (1994); Il sogno italo-americano (1998) e numerosi saggi in volumi collettanei o in riviste nazionali o internazionali, tra i quali: Dal vecchio mondo 257 al sogno americano. Realtà e immaginario dell’emigrazione nella letteratura italiana (2001); Oltre il silenzio oltre l’attesa: igure femminili nella letteratura italiana dell’emigrazione (2002); America ed emigrazione nella narrativa italiana dell’ultimo ventennio (2004); Dispatrio e identità nella letteratura italiana dell’emigrazione transoceanica, in AA. VV., I conini della scrittura. Il dispatrio nei testi letterari, a cura di F. Sinopoli e S. Tatti, Isernia, Cosmo Iannone Editore, 2005, pp. 139-158; American and Emigration in the Italian Fiction of the Past Twenty Years, in ‘Merica. A Conference on the Culture and Litearture of Italians in North America, Edited by Aldo Bove and Giuseppe Massara, Stony Brook, NY, Forum Italicum Publishing, 2006, pp. 163-189; Rappresentazioni letterarie dell’emigrazione transoceanica tra Ottocento e Novecento, in AA. VV., Appunti di viaggio. L’emigrazione italiana tra attualità e memoria, a cura di Ornella De Rosa e Donato Verrastro, Bologna, Il Mulino, 2007, pp. 217-254; Compagni di viaggio sull’oceano: le traversate dell’emigrazione, in AA. VV., Compagni di viaggio, a cura di Vincenzo De Caprio, Viterbo, Sette Città, 2008, pp. 391-426; Letteratura delle migrazioni, in Storia d’Italia, Annali 24, Migrazioni, a cura di P. Corti e M. Sanilippo, Torino, Einaudi, 2009, pp. 725-742; Representaciones literarias sobre la inmigración italiana en California en los siglos XIX y XX, in AA. VV., California: Raices Presencia y Futuro de la Latinidad, Coloquio Internacional, Madrid, Unión Latina, 2009, pp. 87-116; L’Italia ricordata. Memoria e immaginario dell’emigrazione, in L’Italia ricordata. Storia, formazione, immagini di una mutevole identità nazionale, a cura di Roberto Fedi e Giovanni Capecchi, Perugia, Guerra Edizioni, 2010, pp. 193-232. Ha anche curato edizioni di alcuni testi settecenteschi( di Giuseppe Maria Galanti) e otto-novecenteschi tra i quali:Tiro al piccione di Rimanelli (Editore Einaudi); Noi gli Aria di Bontempelli (Editore Sellerio), Ricordi briganteschi di Olivieri (Editore Avagliano); per l’Editore Avagliano ha curato anche l’edizione di La stanza grande di Rimanelli. Per Forum Italicum Publishing (New York-Stony Brook) ha curato il volume Rimanelliana. Fa parte del Comitato Direttivo della rivista “Misure critiche”; è Associated Editor per l’Italia della rivista “Forum Italicum” (USA). Email: sebastiano.martelli@tin.it Aldo Morrone, dermatologist, is the Director General of San Camillo Forlanini Hospital. In the last 25 years has developed the so called “transcultural medicine”, with special focus on the health, social inclusion and integration of migrants and other groups at risk of marginalization, (poor people, Italian and foreigners, nomads, drug-addicts, homeless, victims of torture and prostitution trade). Cooperates with EU member States on various projects of prevention and information campaigns, in particular on HIV/AIDS infections, FGM, social anthropology, intercultural mediation. Founder of the International Journal of Migration 258 and Transcultural Medicine. Coordinator and head responsible of several medical and scientiic missions in Africa, India, Latin America and South-Eastern Asia. Author of over 500 publications in national and international scientiic journals, original articles, scientiic research studies, epidemiological reports and abstracts presented at national and international congresses. Scientiic Director of the annual International Workshop “Culture, Health and Migration” in Rome, Italy. Email: amorrone@scamilloforlanini.rm.it Marta Niccolai. Teaching fellow. UCL Italian Department. I have been teaching Italian language, written skills and translation courses in the Italian department of University College, University of London (UCL). I also teach a module on Political Cinema for the School of European Language, Culture and Society at UCL. This is where I recently completed a Doctorate on “Italian Intercultural Literature. Exploring Identities”. This focused on the dialogic nature of intercultural identity in texts written by migrant writers in Italy. I have several publications concerning various aspects of intercultural dialogue expressed by migrant writers such as Younis Tawik and Tahar Lamri; for instance ‘Le lingue e i luoghi nella scrittura di Tahar Lamri’ in A. Ledgeway, L.Lepschy (eds.), In and out of Italy. The Language and Culture of Migration, Guerra Edizioni: Perugia, 2010, pp. 81-85. My research area continues to be Intercultural Dialogue. In particular, I am interested on the intercultural dialogue in the context of second language acquisition. Email: martaniccolai@hotmail.com Ileana Alexandra Orlich is Professor of Comparative Literature and Director of Romanian Studies, as well as Head of German, Romanian and Slavic Faculty in the School of International Letters and Cultures at Arizona State University. She is also a well known speaker on cultural, political and gender relations at international conferences and symposia in China, South Korea, the Czech Republic, Hungary, Canada, Italy, France, Spain, the UK and Romania. Her scholarly books include Silent Bodies: (Re)Discovering the Women of Romanian Short Fiction (2002); Articulating Gender, Narrating the Nation: Allegorical Femininity in Romanian Fiction (2005); Myth and Modernity in the Twentieth-Century Romanian Novel (2009); and Avantgardism, Politics, and the Limits of Interpretation: Reading Gellu Naum’s Zenobia (2010). Her scholarly articles have appeared in numerous international journals and edited volumes, and she is a well-known translator of Romanian and English literature. She also wrote stage adaptations in English and French of the Romanian avant-garde for performances in Romania, France and the United States and is a frequent theatre critic and commentator for Romanian literary journals. Email: orlich@asu.edu 259 Angelo Pagliardini è ricercatore di letteratura e cultura italiana all’Istituto di Romanistica dell’Università di Innsbruck (Austria). I suoi campi di ricerca vanno dalla letteratura italiana, con particolare riferimento agli aspetti socio-culturali ed interculturali, dal XV al XIX secolo, alla didattica della cultura italiana (Gli ebrei di Roma nei Sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli, in L’ Italia terra di rifugio, a c. di Emanuele Kanceff, Torino, CIRVI 2009, vol. 3. Il viaggio oltre conine nella poesia di Pascoli, in Studi linguistici per Luca Serianni, a c. di Trifone, Pietro – Della Valle, Valeria Roma, Salerno Editrice, 2007). Ha studiato inoltre insieme a Gerhild Fuchs il tema degli aspetti interculturali dell’epica rinascimentale italiana (La rappresentazione del pagano/musulmano nell’epica cavalleresca rinascimentale, in Italia e Europa: dalla cultura nazionale all’interculturalismo, a c. di Bart Van den Bossche, Michael Bastiaensen, Corinna Salvadori Lonergan, Stanislaw Widlak, Franco Cesati Editore, Roma, 2006). Negli ultimi anni si è occupato del rapporto fra testo letterario e opera d’arte, delle modalità retoriche con cui il testo iconico viene rappresentato nella pagina scritta, in collaborazione con una rete internazionale di studiosi (Ecfrasis e narrazione in Paolo Ucello di Giovanni Pascoli, in Text(e)/Image. Interferences. Etudes critiques. Critical Studies, a c. di A. Vranceanu). Recentemente sono usciti presso l’editore Peter Lang i volumi: Italia/Italie: identità di un paese al plurale, di cui è curatore insieme a Lew Zybatow, Barbara Tasser e Saverio Carpentieri; Ridere in pianura. Le specie del comico nella letteratura padano-emiliana, di cui è curatore insieme a Gerhild Fuchs. Email: angelo.pagliardini@uibk.ac.at Laura Piombo, Dirigente Biologo e ricercatrice presso l’INMP di Roma. Specialista in Scienza dell’Alimentazione, da anni svolge attività di ricerca relativa all’alimentazione transculturale. Già assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Sapienza Università di Roma, ha collaborato a numerosi progetti di ricerca relativi alle relazioni bio-culturali dell’alimentazione. Docente presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, Sapienza Università di Roma, collabora con la Facoltà di Scienze della Formazione, Università RomaTre. È autrice di numerose pubblicazioni, articoli scientiici su riviste nazionali e internazionali e volumi collettanei, tra cui Manuale di Alimentazione Transculturale (Morrone, Scardella, Piombo, 2010; Editeam, Cento). Email: piombo@inmp.it Yannick Preumont est professore associato de Lingua e Traduzione francese auprès de la Faculté de Philosophie et Lettres de l’Université de la Calabre, où il enseigne également l’histoire de la langue française. Il s’est spécialisé dans l’analyse des structures de l’énoncé. Parmi ses ouvrages: Énoncé et énonciation chez Romain Gary et Émile Ajar (2002); Lexique familial et énonciation (2004); La langue française et les itinéraires du discours contrastif (2005); Dire la fa260 mille. Discours tragique et discours ironique (2005); Les traductions de l’italien en français au XVIIIe siècle et la construction textuelle du point de vue (2005); Traduire le discours sur la famille (2009). Email: ypreumont@libero.it, Dagmar Reichardt insegna Letteratura e Cultura Italiana Moderna presso l’Università di Groninga, Paesi Bassi. Membro di 12 associazioni culturali ed accademiche in Germania, Italia, Austria, negli Stati Uniti e Stati del Benelux. Ha pubblicato oltre 50 libri nell’editoria tedesca ed è autrice di un’ulteriore sessantina di saggi accademici su temi dell’italianistica e della letteratura. Dopo lo studio a New York City, Francoforte/Meno e Urbino ha conseguito il dottorato di ricerca sull’autore Giuseppe Bonaviri all’Università di Amburgo, prima di avere una cattedra alle Università di Brema e Innsbruck. Premio Internazionale dell’Italianistica Flaiano nel 2007. Si è specializzata sulla letteratura siciliana, sul Novecento italiano e su argomenti inerenti agli Studi Culturali e alla Letteratura Comparata. Email: dagmarreichardt@hotmail.com Alessandra Sannella. Ricercatrice in Sociologia presso l‘Università degli Studi di Cassino da anni collabora in progetti nazionali e internazionali sui temi legati alla salute, le migrazioni e alle questioni di bioetica. Ha diretto molteplici ricerche sul campo in tema sociologia della salute. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Sannella A. (2010), Salute transculturale. Percorsi socio-sanitari, Franco Angeli, Milano; Morrone A., Sannella A. (a cura di), (2010), Sessualità e culture. Mutilazioni genitali femminili: risultati della ricerca in contesto socio-sanitario, Franco Angeli, Milano. Email: alessandra.sannella@unicas.it Paola Scardella, Laureata in Scienze Biologiche, Dirige l’Unità Operativa Complessa (UOC) di Promozione della Salute Nutrizionale presso l’INMP di Roma. Dal 1977 al 1992 Primo Ricercatore del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali; dal 1992 comandata presso il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo – Università Sapienza di Roma, ha svolto ricerche sugli aspetti biologici e culturali dell’alimentazione. È responsabile e coordinatrice di numerosi progetti di ricerca. Titolare di corsi universitari, svolge attività didattica e formativa. Autrice di oltre cinquanta pubblicazioni e volumi collettanei, tra cui Manuale di Alimentazione Transculturale (Morrone, Scardella, Piombo; Cento, Editeam, 2010). Email: p.scardella@hotmail.it Sabine Schrader, studi universitari di Filologia romanza e Storia presso le Università di Göttingen, Venezia e Colonia. Ricercatrice presso le Università di Lipsia e Dresda; dal marzo 2009 professore ordinario di letteratura e cultura italiana presso l’Università di Innsbruck. I suoi campi di ricerca mirano all’Ottocento e 261 al Novecento. Dottorato a Colonia con una tesi “Mon cas n’est pas unique. Der homosexuelle Diskurs in französischen Autobiographien des 20. Jahrhunderts (Stuttgart/Weimar: J.B.Metzler 1999). La sua ultima monograia è intitolata Si gira. Literatur und Film in der Stummilmzeit Italiens, pubblicata nel Winter Verlag 2007. La monograia su Scapigliatura – Schreiben gegen den Kanon. Italiens Weg in die Moderne è in fase di preparazione. È inoltre autrice di numerose pubblicazioni sulla letteratura italiana e francese moderna, sulle avanguardie, gender e queer studies, l’intermedialità e sulla storia del ilm italiano (su Cristo proibito di Malaparte, sul cinema e migrazione, sul ilm contemporaneo p.e. di Roberta Torre e Marco Tullio Giordana). Email: Sabine.Schrader@uibk.ac.at. Maria Concetta Segneri. Antropologa. Laureata presso l’Università “La Sapienza” di Roma con tesi sperimentale sulle Modiicazioni Genitali Femminili (MoGF) e possibili proposte alternative inalizzate alla loro eradicazione. Conseguito Master in Cooperazione e Progettazione per lo Sviluppo organizzato dal CIRPS di Roma, con relativa attività di ricerca etnograica svolta presso la onlus Istituto Internazionale di Scienze Mediche Antropologiche e Sociali (IISMAS) nella sede di Mekele (Tigray, Etiopia), inalizzata alla conoscenza della recezione da parte della popolazione locale del servizio sanitario erogato nella regione del Tigray (Etiopia). Conseguito Corso di perfezionamento in Antropologia delle migrazioni. Culture, partecipazione e istituzioni presso l’Università Milano-Bicocca. Dal 2005 svolge attività di ricerca etnograica presso l’INMP. Recenti campi di studio: collaborazione con i setting clinici dei servizi Passaggi nei territori di Giano per richiedenti protezione internazionale, rifugiati e vittime di tortura e Geograie del corpo di psicologia clinica ad orientamento etnopsichiatrico, forniti dall’Istituto nella sede di Roma; partecipazione all’equipe di specialisti inviati dall’Istituto nella cittadina calabra di Rosarno; partecipazione all’equipe di specialisti inviati dall’Istituto presso il Centro Soccorso e Prima Accoglienza (CSPA) sito in Lampedusa. Monica Spiridon, professor at the Faculty of Letters, University of Bucharest, Romania, specializes in comparative literature, cultural and media studies. Author of 16 books of comparative literature and East-Central European intellectual history of the twentieth century, published inside and outside Romania, of approximately 100 academic studies published in scholarly periodicals and of two dozen chapters in books published in Europe, Canada and the U.S. Vice-president of the International Comparative Literature Association (2010-); president of the ICLA Research Committee on Eastern and South-Eastern Europe (2000-2010); founder of the European Network of Comparative Literary Studies (ENCLS ) and member of the Executive Bureau (2003-2007); chair to the Experts panel 262 for Literature of the European Science Foundation (ESF); member of Academia Europea (The Academy of Europe). Nato a Roma, Pietro Trifone ha iniziato la sua carriera accademica nelle Università di Roma “La Sapienza” e di Chieti; dal 1996 al 2004 è stato rettore dell’Università per stranieri di Siena; attualmente è professore ordinario di Storia della lingua italiana nell’Università di Roma “Tor Vergata”. Trifone ha svolto ricerche sui rapporti tra la comunicazione linguistica e gli altri aspetti della realtà sociale italiana, con particolare interesse per espressioni signiicative della cultura popolare e per iloni eccentrici e alternativi della cultura elevata. Tra i principali temi delle sue indagini vi sono varie igure della lingua letteraria, da Dante a Verga. Si è occupato anche dei rapporti tra lingua e stampa, dell’istruzione e della diffusione della cultura, del vocabolario politico, dell’italiano teatrale, del linguaggio giovanile. Ha scritto un’opera monograica sulla storia linguistica di Roma e del Lazio. È autore con Maurizio Dardano di una grammatica molto diffusa anche all’estero. Ha curato, insieme con Luca Serianni, i tre volumi della Storia della lingua italiana pubblicata da dall’editore Einaudi. Negli ultimi dieci anni ha dato alle stampe fra l’altro i seguenti libri: L’italiano a teatro. Dalla commedia rinascimentale a Dario Fo (Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligraici Internazionali, 2000); Rinascimento dal basso. Il nuovo spazio del volgare tra Quattro e Cinquecento (Roma, Bulzoni, 2006); Malalingua. L’italiano scorretto da Dante a oggi (Bologna, Il Mulino, 2007); Storia linguistica di Roma (Roma, Carocci, 2008); Lingua e identità. Una storia sociale dell’italiano (II edizione, Roma, Carocci, 2009); Storia linguistica dell’Italia disunita (Bologna, Il Mulino, 2010). Email: pietro.trifone@libero.it Maria Cristina Tumiati, psicologa e psicoterapeuta opera dal 2000 presso l’INMP dove ha costruito, ed è responsabile di vari dispositivi transdisciplinari e interculturali di presa in carico della salute di persone migranti e non tra i quali Geograie del corpo, servizio di psicologia e di clinica transdisciplinare a orientamento etnopsichiatrico e Passaggi nei territori di Giano, servizio per le persone richiedenti protezione internazionale, rifugiate e vittime di tortura. Le sue attività presso l’INMP sono orientate soprattutto verso la realizzazione di nuovi modelli d’intervento che favoriscano l’emersione, attraverso l’incontro tra diversità professionali e culturali, della complessità dei fattori che determinano le differenti conigurazioni della sofferenza umana e promuovano un intervento clinico più pertinente e puntuale. Dalla seconda metà degli anni Ottanta porta avanti una ricerca psico-antropologica sui fenomeni isici del misticismo cattolico in Calabria con un focus particolare sulla stigmatizzazione igurativa e l’estasi. 263 Gisèle Vanhese est professeur de Littérature roumaine à la Faculté de Lettres et Philosophie de l’Université de la Calabre, où elle enseigne aussi la Littérature comparée. Elle a été chercheur en Philologie romane à la Scuola Normale Superiore de Pise, puis titulaire d’une chaire de professeur associé à l’Université de Cassino et ensuite d’une chaire de professeur ordinaire à l’Université de Trieste, avant de demander sa mutation à l’Université de la Calabre en 1997. Ses recherches se sont orientées essentiellement dans deux directions: la poésie romantique et contemporaine en Roumanie et en France; l’analyse des structures anthropologiques de l’imaginaire, des mythes et de leur rhétorique profonde. Elle est l’auteur de livres et d’essais sur Mihai Eminescu, Lucian Blaga, Paul Celan, Mircea Eliade, Benjamin Fondane, Dimitrie Bolintineanu, Panaït Istrati, Yves Bonnefoy, Gérard de Nerval, Aloysius Bertrand, Marcel Schwob, Gaston Bachelard, Georges Schehadé, Nadia Tuéni, Jad Hatem et a publié en particulier La neige écarlate dans la poésie d’Yves Bonnefoy, Paul Celan, Alain Tasso, Salvatore Quasimodo et Lance Henson (Beyrouth, Éd. Dar An Nahar, 2003); Par le brasier des mots. Sur la poésie de Jad Hatem (Paris, L’Harmattan, 2009) et Le Méridien balkanique (Arcavacata di Rende, Università della Calabria, Collection “Albanologia”, 2010). Elle a édité, avec Monique Jutrin, Une poétique du gouffre. Sur “Baudelaire et l’expérience du gouffre” de Benjamin Fondane (Soveria Mannelli, Ed. Rubbettino, 2003). Email: gvanhese@linguistica.unical.it. Alexandra Vranceanu insegna Letteratura comparata all’Università di Bucarest dall’1993, ha insegnato come ATER a l’Universita Jean Monnet di Saint Etienne fra il 2001 e il 2005 e adesso insegna a l’Università di Padova attraverso uno scambio interuniversitario. Ha pubblicato quattro libri e diversi articoli sulla letteratura contemporanea usando diversi metodi di ricerca: la relazione fra testo e immagine (Modele literare în narațiunea vizuală, 2002 e Interferențe, hibridări, tehnici mixte, 2007); la retorica (Tabloul din cuvinte, 2010 e Quelques aventures de l’«ekphrasis» dans la littérature contemporaine, 2011), ha co-curato un volume (insieme con acad. Dan Grigorescu), Metamorfoze Imagine şi Text, Studii de iconologie, 2002, e ha curato il volume miscellaneo Text(e)/Image. Interferences. Etudes critiques. Critical Studies (2009). Ha co-organizzato diverse giornate di studio e convegni e ha pubblicato saggi sulla letteratura rumena e francese contemporanea in riviste e volumi collettivi di diversi paesi (Francia, Romania, Italia, U.S.A., Paesi Bassi). S’interessa soprattutto alla letteratura europea, da due punti di vista: la formazione del canone («National versus World Literature Seen as a Confrontation between Modernism and Balkanism» in The Canonical Debate Today, Papadima, L.; D.Damrosch, T.D’haen (a c di), Rodopi, Amsterdam/New York, NY, 2011, 263-280; «La letteratura rumena e la cultura europea: il comparatismo come metodo di integrazione», in Romania orientale, a c. di 264 N.Nesu, L. Valmarin, Roma, Bagatto Libri, 2008, 141-153; «La topologia di Curtius come metodo di strutturazione della letteratura europea» in Ernst Curtius: L’identità culturale dell’Europa, a c. di I.Paccagnella, E.Gregori, Padova, Esedra, collezione “Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano”, 2010, 235252) e alla letteratura rumena francofona contemporanea di esilio e migrazione («Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti» in Il romanzo rumeno contemporaneo (1989-2010), a c di Nicoleta Neșu, Quaderni di Romania Orientale, Roma, Bagatto Libri, 2008, 83-102 e «Teme speciice literaturii migrante în proza lui Dumitru Țepeneag», in Caiete critice, Bucuresti, 3-4/2011, 34-45). Email: alexandra.vranceanu@g.unibuc.ro Alain Vuillemin. Fonction: professeur émérite de l’université d’Artois en littérature comparée, rattaché au laboratoire «Lettres, Idées, Savoirs» de l’université «Paris Est», membre de l’Association des écrivains de langue française, est l’auteur de plus de trois cents publications dont, en collaboration, Interférences historiques, culturelles et littéraires entre la France, l’Europe et les pays d’Europe centrale et orientale (XIX° et XX° siècles), 2000, La France, l’Europe et les Balkans. Crises historiques et témoignages, 2002, L’Europe, la France, les Balkans. Littératures balkaniques et littératures comparées, 2004, Traditionnel, Identité, Modernité dans les cultures du sud-est européen: la littérature, les arts et la vie intellectuelle au XX° siècle, 2006, L’Oublié et l’Interdit. Littérature, résistance, dissidence et résilience en Europe Centrale et Orientale – 1947-1989, 2008, et Identité et révolte dans l’art, la littérature, le droit et l’histoire en Europe Centrale et Orientale entre 1947 et 1989, 2008, derniers titres parus. Email: alain. vuillemin@refer.org. 265 Forum Translationswissenschaft Herausgegeben von Lew N. Zybatow Band 1 Lew N. Zybatow (Hrsg.): Translation zwischen Theorie und Praxis. Innsbrucker Ringvorlesungen zur Translationswissenschaft I. 2002. Band 2 Lew N. Zybatow (Hrsg.): Translation in der globalen Welt und neue Wege in der Sprachund Übersetzerausbildung. Innsbrucker Ringvorlesungen zur Translationswissenschaft II. 2004. Band 3 Lew N. Zybatow (Hrsg.): Translationswissenschaft im interdisziplinären Dialog. Innsbrucker Ringvorlesungen zur Translationswissenschaft III. 2005. Band 4 Peter Sandrini (Hrsg.): Fluctuat nec mergitur. Translation und Gesellschaft. Festschrift für Annemarie Schmid zum 75. Geburtstag. 2005. Band 5 Lew N. Zybatow (Hrsg.): Translatologie – neue Ideen und Ansätze. Innsbrucker Ringvorlesungen zur Translationswissenschaft IV. 2005. Band 6 Lew N. Zybatow (Hrsg.): Kulturelle Vorstellungswelten in Metaphern. Metaphorische Stereotypen der deutschen und russichen Medien als Hypertext. 2006. Band 7 Lew N. Zybatow (Hrsg.): Sprach(en)kontakt – Mehrsprachigkeit – Translation. Innsbrucker Ringvorlesungen zur Translationswissenschaft V. 60 Jahre Innsbrucker Institut für Translationswissenschaft. 2007. Band 8 Wolfgang Pöckl (Hrsg.): Im Brennpunkt: Literaturübersetzung. 2008. Band 9 Assumpta Camps / Lew N. Zybatow (eds.): Traducción e interculturalidad. Actas de la Conferencia Internacional „Traducción e Intercambio Cultural en la Época de la Globalización“, mayo de 2006, Universidad de Barcelona. 2008. Band 10 Assumpta Camps / Lew N. Zybatow (eds.): La traducción literaria en la época contemporánea. Actas de la Conferencia Internacional „Traducción e Intercambio Cultural en la Época de la Globalización“, mayo de 2006, Universidad de Barcelona. 2008. Band 11 Lew N. Zybatow (Hrsg.): Translation: Neue Entwicklungen in Theorie und Praxis. SummerTrans-Lektionen zur Translationswissenschaft. IATI-Beiträge I. 2009. Band 12 Lew N. Zybatow (Hrsg.): Translationswissenschaft – Stand und Perspektiven. Innsbrucker Ringvorlesungen zur Translationswissenschaft VI. 2010. Band 13 A cura di Saverio Carpentieri / Angelo Pagliardini / Barbara Tasser / Lew Zybatow: Italia e “Italie“. Identità di un paese al plurale. 2010. Band 14 A cura di Alexandra Vranceanu / Angelo Pagliardini: Migrazione e patologie dell’humanitas nella letteratura europea contemporanea. 2012. www.peterlang.de