DABIQ

During the onslaught of the Islamic caliphate on Kobanî, Syria, media outlets across the globe broadcast pictures of brave and often unveiled Kurdish women fighting the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIS), a quintessentially male force of destruction. The images of women fighting Islamist male aggressors aroused outrage, admiration, and pity among observers. But had all Kurdish fighters been male or had women fought for ISIS, viewers might have reacted differently. To examine some of the most widely disseminated gendered pictures and videos of the Syrian uprising in the media, this article draws on Mohja Kahf’s three categories, which typify how Muslim women, Arab women, or both are perceived by the Anglophone reading and viewing public: the first is victims; the second, escapees; and the third, pawns of patriarchy and male power. While this typology helps in examining gendered images of the Syrian uprising, it also obscures the socioeconomic realities on the ground.

Islamic State publishes regularly a glossy called Dabiq,  (until now, June 2015, 9 issues) which contains articles expressing the ideology of the Khalifate. Tilburg University has undertaken a research project focusing on the question of how Islamic State considers the Other.

Part of this research is the analysis of the contents of the nine issues of Dabiq.

In this report a –raw- draft of this analysis is presented. Each of the nine issues of Dabiq was screened on quotes relating to ‘the Other’ and how Islamic States considers the various ‘Others’. Inevitably this lead to inserting in the analysis as well Islamic State’s view on itself.

The analysis of each of the nine issues of Dabiq below is followed by a first draft evaluation.

Hyperlinks are put under each of the nine titles.

Later in 2015, or not later than the beginning of 2016, the report of the project will be published.

The essay analyzes the character of the myth of the kingdom of the end of times underlining its connection with some of the most recent geopolitical dynamics on a global scale. The timeline that leads from the ancient beliefs to the present day indicates the permanence of a mythical-symbolic complex linked to eschatological expectations around which evermore converge political actions and military operations. This assumption is supported by three examples: the presence of messianic aspects in US imperialism, the influence of the Hidden Imam doctrine in Iranian policy, and the use of the Dabiq prophecy in the Islamic State propaganda. Based on these premises, the essay aims to suggest a definition of "apocalyptic politics" outlining a background for further studies and insights.

Negli ultimi anni, l’Italia non è stata colpita da attacchi terroristici di matrice jihadista, né ha sperimentato gli elevati livelli di radicalizzazione di alcuni dei suoi vicini europei. Significativamente, il numero di foreign fighters che hanno abbandonato il territorio italiano per unirsi allo Stato Islamico o ad altri gruppi jihadisti – circa 130 individui – è molto più basso se comparato ai numeri della Francia, della Germania, del Regno Unito, ma anche di paesi più piccoli come l’Austria o il Belgio.
Questo quadro di relativa quiete, tuttavia, presenta un’importante eccezione, riguardante la propaganda dello Stato Islamico, che menziona l’Italia e, in particolare, Roma con una frequenza che può apparire sproporzionata.
Analizzando i contenuti ufficiali in lingua inglese pubblicati dallo Stato Islamico a partire dalla proclamazione del “Califfato” (nel giugno del 2014), il presente studio di carattere esplorativo ha contato 432 riferimenti all’Italia, al Vaticano e a Roma. La città è frequentemente citata, con diverse accezioni, anche nella propaganda in lingua araba. L’analisi dei riferimenti individuati mostra che, a parte alcune eccezioni significative, lo Stato Islamico riserva particolare attenzione all’Italia perché si riferisce a Roma come simbolo dell’Occidente e della Cristianità. La maggior parte delle menzioni, infatti, riprende fonti islamiche secondarie che affermano che il Giorno del Giudizio giungerà soltanto quando i musulmani combatteranno i “Romani”, e profetizzano la loro conquista di “Roma” (originariamente sulla base di un riferimento storico al confronto secolare tra le forze musulmane e i “Romani” d’Oriente - ovvero i Bizantini - in epoca medievale).
A ogni modo, la posizione centrale che la capitale italiana occupa nei messaggi jihadisti – anche in senso figurato – è un fenomeno allarmante, poiché può essere interpretata dai seguaci dello Stato Islamico come un’esortazione a compiere attacchi nella Città Eterna o, più in generale, in Italia.

Quando si parla di Stato Islamico il primo pensiero che salta alla mente riguarda la sua caratteristica di evento dirompente sul palcoscenico mediatico globale, che evoca una serie di emozioni intensamente negative, come la violenza, la sofferenza o la brutalità, e senza dubbio non potrebbe accadere diversamente. Tuttavia, ponendoci nell'ottica dell'opinione pubblica, se ci chiedessimo il motivo di queste reazioni, otterremmo delle risposte per lo più generiche, che rimanderebbero esclusivamente a quanto percepiamo attraverso le notizie dei telegiornali. Ciò ad indicare che si conosce ancora ben poco di questo fenomeno poco studiato anche a livello accademico. Basandosi su una ricerca bibliografica delle principali pubblicazioni disponibili, che attinge dai contributi di associazioni (come Brookings Institution, Institute for the Study of War, ISPI, Washington Institute) il presente lavoro si propone, quindi, di fornire una panoramica generale riguardo lo Stato Islamico, con un focus particolare sul suo progetto propagandistico. L'analisi si concentra soprattutto sulla sua strategia comunicativa, con lo scopo di evidenziarne i vari prodotti mediatici sviluppati, e di mettere in luce quanto questa sia al servizio di un'organizzazione terroristica che, proprio tramite questo disegno, punta a mostrarsi al mondo e ad affermarsi come una nuova istituzione statale e religiosa. La complessità di questo apparato dimostra, infatti, quanto sia importante per lo Stato Islamico il processo di comunicazione sia verso il mondo esterno, sia nei confronti delle popolazioni locali, e quanto questo obiettivo corra di pari passo con la volontà di ricevere la legittimazione all'interno del mondo islamico e, più in generale, a livello globale; da questo punto di vista Internet e i social network rientrano a pieno titolo come strumenti asserviti alla propagazione massiva di un messaggio di terrore e brutalità nei confronti del Nemico per eccellenza, l'Occidente, e come spazi in cui attirare nuovi potenziali seguaci. L'indagine punta soprattutto a mostrare nel dettaglio il linguaggio variegato utilizzato dallo Stato Islamico e dal suo leader Abu Bakr al-Baghdadi, in particolare caratterizzato dai temi della brutalità e della retorica dell'avversione nei confronti del mondo occidentale. La scelta di questo tema deriva dalla concezione che, attraverso l'analisi della sua strategia comunicativa e dell'apparato che la supporta, si possa comprendere meglio quali siano le vere ragioni che portano lo Stato Islamico a mostrarsi sotto questa veste, per dimostrare la non casualità delle sue scelte linguistiche e delle immagini utilizzate, ma piuttosto una razionalità calcolata che segue un progetto ben preciso, ovvero quello di impressionare, nel bene o nel male, il più possibile il pubblico che osserva. La presa in esame della rivista dell'IS Dabiq, prima dal punto di vista della sua impostazione generale e poi con il caso concreto del primo numero del magazine, rientra nell'ottica di mostrare un esempio di questa strategia, e di come essa sia strumentalmente declinata per raggiungere un audience differenziata e globale.
Il lavoro si sviluppa in tre capitoli. Il primo fornisce una panoramica dettagliata degli eventi che portano alla nascita dello Stato Islamico così come lo conosciamo attualmente, in un processo di evoluzione molto complesso dell'instabile contesto storico e politico del Medioriente; vengono considerate le figure carismatiche più importanti che guidano l'organizzazione nelle sue diverse fasi ed i loro rapporti con le altre formazioni jihadiste, in particolare con            al-Qaida; in questa disamina storica, si illustrano i fattori del suo successo e la sua capacità di fronteggiare i momenti di crisi. Nel secondo capitolo viene proposta un'analisi del linguaggio utilizzato nel sermone di al-Baghdadi che inaugura la nascita del Califfato; da questo derivano poi i temi della brutalità e dell'avversione al nemico, che vengono esaminati in base a come si inseriscono all'interno della strategia comunicativa in generale. L'ultimo capitolo, infine, in principio delinea il legame storico tra mezzi di comunicazione di massa ed il fenomeno del terrorismo, mostrando come questo non sia un elemento che dovrebbe sorprenderci, ma piuttosto vada contestualizzato all'interno del processo di evoluzione dei mass media e della Rete come spazio dedicato alla diffusione del messaggio fondamentalista in una prospettiva radicalizzante, perpoi concludere con l'analisi della rivista Dabiq come esempio di strumento propagandistico declinato in modo versatile per raggiungere un pubblico globale, soprattutto in relazione alle dinamiche di individualizzazione e di crisi identitarie tipiche della modernità.

Objective: This article analyzes how the Islamic State (IS) employs Organization Impression Management in the imagery it displays in its official outreach magazine, Dabiq.
Methods: We employ a quantitative content analysis of all 1,317 photographic images in the fourteen existing issues of Dabiq.
Results: We find photographs published in Dabiq to be concentrated in two seemingly-contradictory themes of IS as a harbinger of violent chaos and IS as a provider of triumphant and secure civilization.
Conclusion: IS carefully balances its media output to portray a world in which all who follow the dictates of the organization live in peaceful tranquility and abundance, while those who do not will face endless chaotic violence.

El presente estudio analiza la construcción y de la representación del califato como Estado por parte del Estado Islámico. Para ello, se ha utilizado la revista Dabiq al completo. En el análisis se establecerá la forma en la que ISIS se autoproyecta hacia el exterior, incidiendo sobre todo en la ecuación nosotros-otros y nutriéndose de los imaginarios sociales y colectivos allegados a esta. En definitiva, este trabajo pretende acercarse al instrumento propagandístico de una organización que se plasma a sí misma como la salvadora de la sociedad y que, por ende, se ha diseñado y autoproclamado a través de unas instituciones sociales y unas formas de gobierno que refuerzan esa hegemonía cultural particular.

Wprowadzenie do książki "Słowa w cieniu mieczy. Dabiq i narracja Państwa Islamskiego", Wydawnictwo Uniwersytetu Wrocławskiego, Wrocław, 2020.
http://www.wuwr.com.pl/products/2105.html

An Introduction to the book "Words in the Shadow of the Swords. Dabiq and the Narrative of the Islamic State" (2020), University of Wroclaw Press (Wroclaw) - Polish language.
http://www.wuwr.com.pl/products/2105.html

Are Islamists truly representing Islam’s nature? Or are they, in the end, hijacking Islam? Does Islam foster violence more than any other religion in the world? There are several narratives around these debates which had their peak during the 9/11 attacks. The first part of this essay will analyze how Islam has been hijacked by Islamists groups, arguing that Islam is a religion of peace. The second part, will examine the current Islamist scenario in the Middle East, focusing on ISIS as a main character, which raises the question again about Islam’s nature as this group claims to be following the right path of Islam because of the several achievements that it has reached so far. In addition, the essay argues that through the erroneous use of concepts such as Islam, Islamism, jihad and terrorism the prestige of Islam is being damaged.

This article investigates how the infamous terrorist organization
Islamic State (ISIS) uses branding and political marketing as
means to increase their intangible value and assets in order to
influence their tangible (operational) capacities. In order to
investigate the logic of a terrorist organization as a political
actor a perspective of political communication is applied as a
means to understand more clearly the propaganda of the word
and the propaganda of the deed. A systematic communication
approach is used to raise awareness of the ISIS brand in order
to differentiate the organization and to create a greater sense of
credibility and authenticity in an increasingly crowded marketplace
of terrorist organizations seeking for attention, support,
and fear. Aspects of political marketing are used in order to create
sets of relationships of attraction and avoidance with different
target audiences. The 15 issues of the magazine Dabiq are
examined and analyzed within this approach. However, intangible
communication and tangible realities do affect each other.
This is evident when there is a swing from military victories to
military defeats, which impacts on the quality and quantity of
communicational materials produced by ISIS.

RESUMO: O  presente  artigo  investiga  a  consolidação  do  Estado  Islâmico  na  revista  Dabiq  publicada  pelo  grupo  entre  2014  e  2016. Partimos da expressão Califado Virtualpara  analisar,  em  três  movimentos,  como  a  política  moralizante  do  grupo,  a  Hisbah, produziu a noção de um estado organizado e funcional.  O  primeiro  movimento  estabelece  o  Califado  como  objeto  de  conflitos  políticos  e disputas teológicas. Segundo, o virtual pode ser entendido como faculdade produzida por elementos  reais,  como  os  softwares de computador. E, em terceiro, o virtual também remete  ao  vir  a  ser,  cuja  consolidação  é  tão  plausível  que  é  possível  considerar  sua  existência  em  determinados  contextos.  Com  isso,  propomos  que,  a  partir  das  ações  moralizantes  narradas  em  Dabiq,  o  Estado  Islâmico    virtualizou-se    como    Califado,    delimitando  seus  territórios  e  fortalecendo  seu processo de arregimentação. 
ABSTRACT: This  article  investigates  the  consolidation  of  the  Islamic  State  in  the  Dabiqmagazine  published  by  the  group  between 2014 and 2016. We started from the expression Virtual  Caliphate  to  analyze,  in  three    movements,    how    the    group's    moralizing  policy,  Hisbah,  produced  the  notion  of  an  organized  and  functional  state.  The    first    movement    establishes    the    Caliphate  as  the  object  of  political  conflicts  and theological disputes. Second, the virtual can be understood as a faculty produced by real  elements,  such  as  computer  software.  And  thirdly,  the  virtual  also  refers  to  becoming,    whose    consolidation    is    so    plausible    that    its    existence    can    be    considered in certain contexts. With that, we propose  that,  from  the  moralizing  actions  narrated    in    Dabiq,    the    Islamic    State    virtualized itself as a Caliphate, delimiting its territories        and        strengthening        its        regimentation process.

This chapter examines the narratives of radical Islamists and other extremely violent groups. In particular, the focus is on groups that rely, partially or exclusively, on terrorism to achieve their political ends. Terrorism can be seen as a combination of violence and communication. Narratives are often a crucial part of this communication activity. A useful perspective to approach this question is represented by framing theory. This well-established and sophisticated perspective has been widely used to study, in particular, social movements. However, it can also be fruitfully applied to the analysis of terrorist organizations and militants. A key element in this line of research is the distinction of three "core framing tasks" : "diagnostic" framing (concerning the problem), "prognostic" framing (concerning the solution), and "motivational" framing (concerning the " call to arms "). On the basis of this tripartition, the work explores the narrative of the so-called Islamic State (IS), the more influential and dangerous terrorist organisation of our age.

Interpreting the iconoclasm of the so-called Islamic State (IS) in Iraq and Syria through the lens of simulacra and the theory of Baudrillard, this essay examines video & first-hand testimonies in IS's publication Dabiq to understand the doubt and destabilization that leads to such violent acts of vandalism.

Tento článek se zabývá analýzou časopisu Dabiq. Tento časopis je vydáván Islámským státem v Iráku a v Sýrii a slouží pro džihádistickou propagandu v anglickém jazyce. V předkládané práci je využita obsahová analýza. Zkoumány jsou tematické oblasti (kvalitativní analýzou) a důležité pojmy (s frekvenční analýzou pojmů). Autoři identifikovali tři základní témata časopisu Dabiq – náboženství, ustanovení Chalífátu a jeho fungování a vojenské operace ISIS. Objasněno bylo i pojetí nepřátel z hlediska ISIS.

This article deals with analysis of the magazine Dabiq. This magazine is published by the Islamic State in Iraq and Syria and it serves to Jihadist propaganda in English language. The content analysis is used. Thematic fields (with qualitative analysis) and important terms (with term freqency analysis). Authors identified tree main themes of the Dabiq magazine – religion, establishing of the Caliphate and its functions and military operations of the ISIS. The conceptualization of the enemies from the point of view of the ISIS.

Over the last few years, Italy has occupied a relatively marginal position with respect to the jihadist threat. Nonetheless, the propaganda of the Islamic State mentions Italy and the bordering Vatican with a seemingly disproportionate frequency. This article presents an in-depth analysis of all textual references in Dabiq and Rumiyah, the flagship magazines of this sophisticated jihadist organization. Overall, several mentions concern "Rome," intended as a symbol for the West and Christianity and with a number of other meanings. However, there is no lack of potentially worrying references to Italy, Italians, the Vatican, and the Pope.

The Islamic State of Iraq and al-Sham (ISIS) is an Iraq-centred radical Islamic group which was mainly shaped in the body of the terrorist group, Al-Qaeda and then extended to a large region involving Syria. ISIS may be regarded as a sample changing the all armed Islamic movements. The group became famous not for being the first to announce caliphate but for making it real on the June 28, 2014. ISIS is a high- level organisation making the most of the opportunities presented by globalization. In this respect, it uses mass media efficiently and announces its actions as printed and visual to all around the world. As a result of its religious perspective, ISIS easily kills the members of other Islamic groups and sectarians which become contrary to its views. The ISIS attacks mostly targeted Shiites. The view that Shiites, located in a different position theologically, guided to Americans in the invasion of Iraq and then their existence and movements in Syria in accordance with Hezbollah’s sectarian politics of Iran may be regarded as the main reasons of ISIS’s anger to the Shiites. In this article, it has been tried to determine the Shiites’ perception and its source in terms of the two articles of the journal, Dabiq published in English by ISIS. The qualitative content analysis was used in this study. The main themes were determined and they were evaluated in terms of those themes without separating them from their context. In the analysis, it has been concluded that ISIS regards Shiites together with Rafidis who take place negatively in the history of thought, and therefore they must be destroyed.

O Estado Islâmico, que tem se autoconstruído a partir de uma vertente religiosa radical, adotou desde o princípio o propósito de se verem cumpridas as profecias [1] , tornando real o Armagedão [2]. Os seus combatentes, futuros mártires, se vêem no centro da batalha final entre o bem e o mal, na qual eles se assumem como as forças do bem. Estrategicamente, Abu Bakr al-Baghdadi definiu o seu raio de ação desde o Iraque até à Síria seguindo as orientações proféticas, o que, de certo modo, tomou corpo entre os seus jihadistas e se assumiu, também, como arma de propaganda. A própria revista do grupo, intitulada Dabiq [3] , faz a alusão a uma pequena aldeia síria, nas proximidades de Aleppo, a aproximadamente 10 Km da fronteira com a Turquia, onde deverá se cumprir a profecia islâmica do confronto apocalíptico entre cristãos e muçulmanos. Dabiq não é uma localidade com riquezas naturais ou arquitetônicas, mas é simbólica, pois é reportada no hadith, a tradição oral islâmica, que afirma citar o profeta Maomé. Abu Huraia, companheiro do Profeta, considerado um dos melhores narradores do hadith, declarou: " A Última Hora não virá até que os Romanos tenham chegado a al-A'maq ou em Dabiq. Um exército composto pelos melhores (soldados) dos povos da terra virá de

Tento článek se zabývá analýzou časopisu Dabiq. Tento časopis je vydáván Islámským státem v Iráku a v Sýrii a slouží pro džihádistickou propagandu v anglickém jazyce. V předkládané práci je využita obsahová analýza. Zkoumány jsou tematické oblasti (kvalitativní analýzou) a důležité pojmy (s frekvenční analýzou pojmů). Autoři identifikovali tři základní témata časopisu Dabiq – náboženství, ustanovení Chalífátu a jeho fungování a vojenské operace ISIS. Objasněno bylo i pojetí nepřátel z hlediska ISIS. This article deals with analysis of the magazine Dabiq. This magazine is published by the Islamic State in Iraq and Syria and it serves to Jihadist propaganda in English language. The content analysis is used. Thematic fields (with qualitative analysis) and important terms (with term freqency analysis). Authors identified tree main themes of the Dabiq magazine – religion, establishing of the Caliphate and its functions and military operations of the ISIS. The conceptualization of the ene...

In diesem Beitrag wird nach einer kurzen Darstellung der Entstehung des Islamischen Staates das Propagandamagazin Dabiq betrachtet. Die darin enthaltenen End-zeitvorstellungen werden in den Kontext apokalyptischer Vorstellungen in Gesell-schaften des sogenannten Westens ge-setzt, die als kupierte Apokalyptik, also um das Element der Hoffnung auf Erlösung nach der Katastrophe beschnitten, gefasst werden können. Darauf aufbauend wird gezeigt, dass die Propaganda des Islami-abstract Bei politischen Debatten um den Krieg in Syrien und den weltweiten Terroris-mus steht der selbsternannte Islamische Staat insbesondere wegen der hohen Zahl von Rekrut_innen, die aus der ganzen Welt in sein Territorium reisen so-wie wegen seiner Selbstinszenierung als besonders skrupellos und grausam im Zentrum der Aufmerksamkeit. Die Organisation setzt Bilder von Hinrichtun-gen, Anschlägen und Kriegshandlungen gezielt zur Werbung neuer Mitglieder ein und verknüpft diese mit apokalyptischen Vorstellungen. Dieser Umstand steht im Fokus des Artikels. Apokalyptische Bilder und Vorstellungen sind-so die These-in der global ausgerichteten Propaganda des Islamischen Staates zentral für die Erzeugung von Resonanz sowohl in den Öffentlichkeiten der als Feinde deklarierten Gesellschaften als auch bei potenziellen Sympathi-sant_innen. Sie bilden in der Außendarstellung der Weltanschauung des Isla-mischen Staates einen übergeordneten Rahmen.

Cet article vise à montrer comment les pouvoirs musulmans omeyyade et abbasside s’approprièrent ce nouveau territoire frontalier, en insistant sur les représentations de Dābiq dans l’historiographie arabo-musulmane. Au temps des premiers Omeyyades (40-95 H./661-715), ce lieu est marqué par l’arrivée des premières garnisons pour surveiller la frontière et des tribus arabes cherchant à contrôler de nouveaux territoires et des ressources. Dans les années 96-132 H./715-750 émergent dans la littérature arabo-musulmane des figures mythifiées omeyyades liées à Dābiq. Sous les premiers Abbassides (années 130-210 H./750-830), les sources sont marquées par la crainte d’une reconquête byzantine de Dābiq et ses environs, par l’élaboration d’une littérature eschatologique. Cet espace est ensuite progressivement relégué en raison du renforcement du front militaire en Cilicie. Quelques hypothèses de datation d’une tradition prophétique eschatologique sur Dābiq et al-Aʿmāq sont présentées en fin d’article.

This article aims to show how the Umayyad and Abbasid Muslim powers appropriated this new frontier area, shedding light on the representations of Dābiq in Arab-Muslim historiography. At the time of the first Umayyads (40-95 H./661-715), this area was transformed by the arrival of the first garrisons to monitor the border and of Arab tribes seeking to control new territories and resources. Between 96 H./715 and 132 H./750 emerged in the Arab-Muslim literature mythologised figures Umayyad related to Dābiq. Under the first Abbasids (130-210 H./750-830), the sources consistently convey the fear of a Byzantine reconquest of Dābiq and its surroundings, through the creation of an eschatological literature. This area is then relegated to the background as the military front in Cilicia is gradually consolidating. The eschatological prophetic tradition on Dābiq and al-A'māq can hypothetically be traced back and date. These hypotheses will be presented at the end of the article.

(EN) The lecture features the use of apocalyptic ideology and symbolism in the propaganda of the Islamic State: the ancient myth of the "Kingdom of the End of Times" is analyzed and proposed as reading key for the most recent geopolitical dynamics worldwide. Dabiq, the city where - according to the prophecy - will take place the final battle between the Army of Allah's Faithful and the Crusaders, is the place (and the name) on which converge the apocalyptic fantasies of the Caliphate.

(IT) Il convegno presenta il tema dell'utilizzo della simbologia apocalittica nell'ideologia e nella propaganda dello Stato Islamico: l'antico mito del Regno della fine dei tempi viene analizzato e proposto come chiave di lettura delle più recenti dinamiche geopolitiche su scala mondiale. E' Dabiq, la città in cui avrà luogo, secondo la profezia, lo scontro decisivo tra l'esercito dei fedeli di Allah ed i crociati, il luogo (ed il nome) su cui convergono le fantasie apocalittiche del Califfato.