Diritto Islamico

Muslim minors in diaspora countries represented weak sections of civil society and
deserve special attention and care in consideration of the implications related to their
confessional status. Union countries regulate some rites of Islam in different ways, such
as circumcision, and this terrain often represents the occasion for discrimination and unequal
treatment. According to the Italian experience, the main problems arise from the
absence of an agreement on a constitutional basis with the representatives of the Islamic
communities and circumcision becomes a right or a crime depending on the subjects who
intend to practice it. These different approaches are not always in line with the aim of
promoting social inclusion and civil coexistence.
Key words

Islamic ethics and solidarity among believers are characteristics that permeate Ibadat,
islamic acts of worship, and in particular the Zakat that is a fundamental basis of welfare
in modern Islamic States. However, it sometimes happens that the pious intention of Muslims
in giving their alms is distorted by illicit conducts that directs revenues of religious
tax towards illegal purposes. Blockchain technology intervenes to assist the transparency
and traceability of financial transactions and, when applied to the Zakat, not only makes
payment execution easy, but also guarantees the believer in the lawful destination of the
donated amounts.

La ricerca affronta il tema dell’incidenza dell’islam in Europa e la possibile coesistenza nella dimensione pubblica di due mondi, che non dovrebbero essere contrapposti ma che talvolta lo risultano. Dopo aver preso contezza dello stato dell’arte, nella prima parte si approfondiscono i princìpi sharaitici e l’ambito confessionale nella UE, ma attraverso una visione in controluce il rapporto islam-occidente. La seconda parte, più dinamica, costituisce il terreno della comparazione giuridica tra i fondamenti dell’islam, che seguono il credente ovunque si trovi e gli asset degli ordinamenti europei. Vengono così selezionate alcune voci tematiche precipue, che sono così intimamente connesse alla natura confessionale dell’islam da risultare un bagaglio che accompagna costantemente il credente, talvolta tale solo per condizione e non per reale convinzione, nei tortuosi percorsi che lo portano a stabilirsi, e talvolta a stabilizzarsi in contesti occidentali laici, sebbene di impronta cristiana. È indubbio che giunti sul suolo europeo i musulmani, che siano tali, sedicenti o anche presunti, incrociano modi di essere o modi di fare lontani dalle abitudini, dai costumi e dai tratti culturali ai quali sono adusi ed inevitabilmente vi si debbono confrontare. Entra così in gioco l’analisi comparativa, su come il portato islamico viene recepito o contrastato nello spazio pubblico non islamico, ad opera delle istituzioni occidentali ovvero del substrato sociale, ma anche su come in generale il mondo occidentale fatto di valori, culture e istituzioni viene recepito, soppor tato o accettato dalle popolazioni musulmana. Lo schema adottato risulta alquanto agevole, poiché dapprima, si evidenziano gli istituti giuridico-religiosi islamici, letti alla luce del quadro sharaitico del diritto musulmano classico e, solo in maniera residuale, secondo l’ermeneutica interpretativa ed argomentativa delle scuole dottrinarie sunnite e shi’ite. La seconda fase cala l’islam nella dimensione comunitaria, verificando cosa sia accaduto dapprima negli altri Paesi unionistici che per anzianità, densità popolare o elezione si sono già da tempo imbattuti nel raffronto con i musulmani, per poi analizzare la situazione italiana. Gli istituti di diritto islamico verranno esaminati sotto la lente della legislazione degli Stati unionistici, per poi passare alle loro ricadute nelle pronunce giurisprudenziali ed in via residuale, attraverso la casistica emersa dai media. Ragionando sul tema dell’inclusione, inevitabilmente si innesca un’indagine sul concetto di identità, e la tesi che viene sostenuta è quella di una dimensione fluida di tale valore.

The essay investigates bitcoins and virtual currencies, which have had a great diffusion in international markets over the last decade, in the light of Islamic law. Starting therefore from the rules established by the Shari'a for Islamic finance, in particular the prohibition of gharar and gambling, tha study analyzes the debate arised between Muslim scholars and economists about the lawfulness of crytpocurrencies according to Islam. Finally, after translating a recent fatwa issued by the Grand Mufti of Egypt, and after explaining the importance of such kind of pronouncements in the Sunni world, the most important passages of the judgment are highlighted to demonstrate thath bitcoin is not shari’a compliant

Intervento al convegno su "Le Linee Guida OSCE 2019 su libertà di religione o convinzione e sicurezza". A proposito del volume di Gabriele Fattori "Libertà religiosa e sicurezza".
3 maggio 2021 ore 15.00 -

Microsoft Teams - codice di accesso: d9ejxum
Link: https://lnkd.in/d-466B2
2ff5-4093-beca-e74693960c84&tenantId=2fcfe26a-bb62-46b0-b1e3-28f9da0c45fd

I flussi migratori che interessano minori in kafala pongono notevoli questioni di compatibilità dell’istituto islamico con i princípi fondamentali dell’ordinamento. La concezione «concreta» dell’ordine pubblico impedisce di dare risposte aprioristiche ai problemi connessi alla kafala negoziale e agli affidamenti di minori che non versano in stato di abbandono. Il necessario rispetto dell’identità culturale del minore osta ad un incasellamento della kafala nelle categorie interne e suggerisce una qualificazione secondo l’ordinamento d’origine, salvo in ogni caso l’osservanza dell’ordine pubblico internazionale.

I. Giustificazione pragmatica dell’approccio concreto ed ermeneuticamente orientato. II. Rischi “trasversali” di comparazione ideologica: il caso delle influenze del Diritto islamico sulla formazione del Common law. III. Caratteristiche peculiari del “garantismo” islamico. IV. Migrazioni e integrazioni. Il caso della Corte costituzionale egiziana. V. Il mito dello “snaturamento” della Šaria’ e il radicalismo islamico. VI. Il radicalismo islamico. VII. Verso il dialogo giuridico euro-mediterraneo?

- Islam vs. terrorismo sedicente islamico
- Immigrazione e rischi connessi alla appartenenza confessionale in carcere
- Dinamiche della radicalizzazione penitenziaria in Europa ed in Italia
- Le azioni di contrasto varate in Italia
- Criticità e strumenti correttivi
- Radicalizzazione penitenziaria e cooperazione giudiziaria

Le monde carcéral des premiers siècles de l’Islam est peu documenté et il faut noter comme l’institution du |abs s’est formée progressivement tout au long des siècles, surtout grâce à la codification du fiqh. Cet étude a pour objectif celui de partir de la loi islamique classique pour analyser le binôme qui relie l'Islam à l’institution pénitentiaire, pour passer ensuite à la contemporanéité et vérifier l’impact de ce binôme dans le système pénitentiaire italien. En Italie, en effet, la prévention de la radicalisation violente et le prosélytisme religieux dans les prisons, suite aux événements terroristes, est récemment devenue une priorité et le Département de l’Administration Pénitentiaire à lancé un certain nombre d’initiatives pour contenir et réprimer le phénomène.

La proposta di legge sulle moschee parte da un'idea condivisibile, ma presenta forti profili di incostituzionalità. Se anche venisse approvata e superasse il vaglio della Corte, farebbe un favore alle correnti più radicali e iperattive dell'islam italiano. La via maestra è quella degli accordi interstatuali.

L’opera è un’esplorazione della coscienza del musulmano, condotta attraverso lo studio delle supreme fonti di questo sistema religioso, i cui fedeli rappresentano oggi circa un quarto della popolazione mondiale. Suo spunto di partenza è il celebre detto attribuito a Muḥammad e collocato in testa a quella che è considerata la seconda fonte canonica dell’islam sunnita (il Ṣaḥīḥ di al-Buḫārī, IX sec.), secondo cui “le opere sono solo in base alle intenzioni, e l’uomo è <giudicato> solo secondo quanto ha inteso fare”. Quest’affermazione, conosciuta e ripetuta infinite volte sino ad oggi nella catechesi islamica e nella predicazione delle moschee, segnala un interesse pronunciato per ciò che l’uomo elabora nel foro della coscienza. Tale interesse va fatto risalire alla spinta impressa dagli ‘ulamā’ delle prime generazioni, che nel triangolo Penisola araba-Irak-Siria si diedero a progettare un sistema religioso dove fede, morale e diritto risultassero perfettamente allineate. Tale integrazione costituisce un elemento di forte coesione dell’islam, ma al tempo stesso il punto di maggiore frizione che si produce oggi nel suo contatto con la modernità.
La ricerca prende il via dal Corano, il documento letterario più antico, analizzando in quale modo il Libro sacro dei musulmani faccia leva sulla coscienza di coloro che ne accolgono il messaggio. Fede e azioni paiono strettamente legate. Il credente è come strappato all’antica rete di relazioni tribali per essere collocato di fronte a Dio, in una profonda solitudine esistenziale e in rapporto d’assoluta obbedienza. Il timore è, a questo livello, il motivo dell’agire più ricorrente, accentuato dalla presenza sempre vigile dell’occhio di Dio nel foro della coscienza. Questo è ciò che spinge dal monoteismo dogmatico alla monolatria integrale, che si deve esprimere in tutti gli ambiti della vita. Il momento del ğihād funziona come una cartina di tornasole, che mette in luce i segreti del cuore.
Il libro prosegue analizzando una vasta selezione di letteratura ascetica, dove il tema del controllo della coscienza e dell’indirizzo religioso delle azioni diventa cruciale. Non si deve pensare che il discorso interessi solo cerchie ristrette di pii, poiché l’opera dei predicatori e maestri dei primi secoli è volta a modellare l’anima del popolo intero. Caso tipico, tra quelli trattati, è quello di Ibn Ḥanbal (IX sec.), considerato sino a oggi il modello tradizionale dell’islam più devoto e puritano. Tra i temi sviluppati da questa letteratura c’è quello dell’amore (verso Dio e tra i fratelli) come movente dell’azione, che condurrà alle più alte vette della mistica islamica, e quello dell’ipocrisia, la cui insistenza è indizio di una deriva verso il formalismo della società islamica in formazione.
Chiude il percorso la letteratura giuridica, che da una parte recepisce la spinta della devozione per tutto ciò che riguarda l’ambito cultuale. L’accento posto sulle intenzioni fa dell’atto di culto (preghiera, digiuno, pellegrinaggio...) qualcosa di assolutamente personale e individuale, dove di nuovo il credente è posto da solo di fronte a Dio, anche in una grande folla. Nel diritto civile e penale viene fatto valere invece il principio virtualmente opposto: le intenzioni di una compravendita, di un matrimonio, o di un omicidio, rimango segrete e la comunità si deve fermare a giudicare ciò che vede. È un modo per tutelare la pace dei rapporti sociali, obiettivo che modella in modo profondo sino ad oggi la psicologia e il modo d’essere dei musulmani in mezzo agli altri.
Un’appendice comparativa delinea infine il confronto tra la kawwana ebraica e la niyya islamica mostrando come i Maestri d’Israele abbiano in molte cose anticipato la dottrina islamica dell’intenzione.

Some recent news events in Italy suggest that it may be useful to clarify the difference between the cultural factor and the religious factor in the dynamics of social behavior. They also argue that it may be necessary for the Italian legislator to wake up from a guilty inertia and regulate certain areas, to promote greater public safety and better social inclusion.

Recentemente, è comparso sul sito vox news il seguente trafiletto: "Prete cristiano pestato da islamici: Convertiti, infedele"-Una gang di quattro musulmani ha attaccato un predicatore cristiano di strada in Norvegia, nella città di Trondheim, prendendolo a calci in faccia e minacciando di ucciderlo senza una sua conversione".  Il Diritto islamico non solo non avvalora comportamenti simili ma li condanan

Sommario: 1. Il caso - 2. Kafalah come strumento di protezione dei minori - 3. Efficacia diretta: strumenti a confronto. La L. n.218/1995 - 4. La Convenzione dell'Aja: il principio del riconoscimento automatico delle misure di protezione - 5. Segue. L'obbligo di consultazione preventiva in caso di misura transfrontaliera - 6. Conclusioni

Sede: Dipartimento di Scienze Umanistiche-Auditorium Giancarlo De Carlo, ore 17.00 Il Seminari interdipartimentali "Conoscere il mondo islamico" si configurano come la prosecuzione delle precedenti quattro edizioni, tenutesi a partire dall'anno accademico 2015/2016, che hanno riscosso un notevole successo presso gli studenti dell'Ateneo e hanno suscitato grande interesse nei cittadini del territorio catanese. Le docenti organizzatrici, Laura Bottini (Storia dei Paesi islamici), Mirella Cassarino (Lingua e letteratura araba), Cristina La Rosa (Lingua e letteratura araba, coordinatrice) e Daniela Potenza (Lingua e letteratura araba) intendono, dunque, promuovere, per il prossimo anno accademico, una quinta edizione che, integralmente dedicata al tema "Donne e Islam ieri e oggi", grazie all'apporto di docenti dell'Università di Catania e di altri atenei italiani, si propone di fornire agli studenti e ai cittadini alcuni strumenti utili per comprendere la complessità che caratterizza il mondo islamico dal punto di vista storico, giuridico, sociopolitico e culturale.