Mario Schifano

Lo studio dell'opera di Mario Schifano per via documentaria, nonostante egli rappresenti uno degli artisti di maggior fama e successo nel panorama dell'arte italiana degli anni Sessanta, è impresa assai ardua. Notevoli sono infatti le lacune in tal senso, causate dalla totale assenza di suoi testi in commento all'opera, dalla pressoché totale mancanza di interviste rilasciate nel corso di tutti gli anni Sessanta, dalla sua tendenza a non conservare sé stesso ed il suo lavoro. Alla luce di ciò le sedici lettere che Ileana Sonnabend indirizzò, tra marzo 1962 e novembre 1963, al pittore (conservate nell'archivio del professor Maurizio Calvesi), si fanno fonte preziosissima per un'indagine sull'attività dell'artista. Quest'epistolario rappresenta infatti una fonte ineguagliabile di informazioni, uno strumento fondamentale per redimere diverse cruciali questioni, all'apparenza anche molto lontane tra loro, come la datazione del primo viaggio dell'artista a New York, la ricostruzione di una cronologia certa di alcune “prime opere” dell'autore, la riscrittura del rapporto tra il pittore e la stessa Ileana Sonnabend.

Il saggio è contenuto nel catalogo della mostra "Giorgio de Chirico. Ritorno al Futuro, Neometafisica e Arte Contemporanea" e propone un dialogo tra la pittura neometafisica di Giorgio de Chirico e le generazioni di artisti che, in particolare dagli anni Sessanta in poi, sono stati influenzati dalla sua opera, riconoscendolo come il maestro che ha ispirato la loro nuova visione.
La mostra mette in relazione le opere di de Chirico con tendenze dell'arte italiana e internazionale come la Pop art di Andy Warhol, Valerio Adami, Franco Angeli, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Ezio Gribaudo, Gino Marotta, Ugo Nespolo, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Emilio Tadini. La mostra presenta anche un grande prosecutore della Metafisica come Fabrizio Clerici, la pittura di Renato Guttuso e di Ruggero Savinio insieme ad artisti internazionali come Henry Moore, Philip Guston, Bernd e Hilla Becher. Il percorso presenta maestri dell'arte povera come Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto, le visioni concettuali di Fabio Mauri, Claudio Parmiggiani, Luca Patella e Vettor Pisani, fino ad arrivare alle ombre geometriche di Giuseppe Uncini, alla fotografia di Gianfranco Gorgoni, alle sculture di Mimmo Paladino, ai dipinti di Alessandro Mendini e di Salvo, al mistero di Gino De Dominicis, ai tableaux vivants di Luigi Ontani, a protagonisti delle ultime generazioni internazionali come Juan Muñoz, Vanessa Beecroft e Francesco Vezzoli. Oltre al prestito delle opere neometafisiche della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, la mostra presenta un'animazione digitale di Maurice Owen e Russell Richards insieme a opere di artisti contemporanei provenienti dalle collezioni della GAM di Torino e tra questi Claudio Abate, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Franco Fontana, Fausto Melotti. Una piccola sezione della mostra, come un inserto prezioso, è riservata al tema della citazione e della copia, esercizio prediletto da de Chirico nella sua lunga ricerca sulla pittura dei grandi maestri e presenta un disegno originale di Michelangelo proveniente da Casa Buonarroti, insieme a disegni di de Chirico dedicati allo studio degli affreschi michelangioleschi della Volta della Cappella Sistina e a opere del famoso ciclo su Michelangelo di Tano Festa.

In den sechziger Jahren wird der Film für viele bildende Künstler zur Ausdrucksform der Gegenwart. In welchem Verhältnis stehen die Filmexperimente zum künstlerischen Gesamtwerk, welchen Bedingungen unterliegt die Arbeit zwischen den Institutionen Kunst und Kino?
In einer exemplarischen Auswahl werden Filme von europäischen und amerikanischen bildenden Künstlern vorgestellt, die im weiteren Umfeld der Pop Art verortet werden können. Untersucht werden neben den Filmen und den Umständen ihrer Produktion und Aufführung auch die Wechselbeziehungen zwischen filmischen und künstlerischen Praktiken. Diese gegenstandsbezogene historische Darstellung ist eingebettet in grundlegendere theoretische Fragestellungen hinsichtlich der intermedialen Verfasstheit der popkulturellen Wende in der Kunst und ihrer bildwissenschaftlichen Konsequenzen.

T.L. Cicciarella, Monocromo. Appunti per un regesto.
Pubblicato in: S. Troisi (a cura di), Monocromo. L’utopia del colore. p. 118-127. Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2009. ISBN: 9788836614639

Catalogo della mostra “Monocromo. L’utopia del colore”, a cura di Sergio Troisi. Marsala, Convento del Carmine, maggio-ottobre 2009.

Mario Schifano – risoluto pittore in anni nei quali l'arte italiana prendeva invece la via della smaterializzazione dell'opera – è un artista per il quale le categorie del personaggio, della leggenda, della biografia – tormentata, esagerata, maledetta – hanno a lungo prevalso sulla considerazione meditata delle opere. Questo libro affronta la sua vicenda pittorica concentrandosi sugli inizi sfolgoranti della sua produzione – dal 1958 al 1964, anno della sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia – e la studia a partire dai più trascurati fondamenti: considerando i documenti dell’epoca; identificando, datando e mettendo in sequenza le sue opere; analizzando il suo linguaggio pittorico nel confronto con quello degli artisti a lui coevi; e, infine, riconducendolo alla cultura, visiva e non, del suo tempo. Ne è restituito un Mario Schifano meno personaggio e più artista, meno scostante e più rigoroso nelle sue ricerche, il cui valore sta nella coerenza, nella tempestività e nell'autonomia delle scelte, oltre che nella felicità istintiva della sua pittura.

Durante gli anni '60 e '70, la poesia e l'immagine stessa dei poeti subiscono in Italia una radicale metamorfosi. Il corpo del poeta diventa per la prima volta pienamente visibile grazie ai nuovi media (fotografia, cinema, televisione) e alla loro diffusione di massa, mentre le nuove esperienze poetiche permettono ai circoli letterari chiusi di aprirsi alle altre arti, alla ricerca di una nuova dimensione intertestuale. La trasformazione del poeta in performer fa parte di una tendenza diffusa a dissolvere i confini tra i vari media, tradizioni e contesti. La poesia - come le arti visive, il teatro, la musica, la danza, ecc. - è presente nelle riviste d'arte ed eseguita in luoghi pubblici, così come nel cinema e sugli schermi televisivi. Il saggio esamina questa trasformazione in una serie di casi esemplari in cui il corpo del poeta diventa oggetto dell'attenzione di altri artisti: Giuseppe Ungaretti e Pier Paolo Pasolini in Comizi d'amore (1964), Mario Schifano e Sandro Penna nel film sperimentale Umano non umano (1969), ancora Pasolini in una performance di Fabio Mauri (Intellettuale, 1975), e la serie di fotografie di Dino Pedrali scattate appena due giorni prima della morte di Pasolini nel 1975.
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In the course of the 60s and 70s, poetry and the very image of poets undergo a radical metamorphosis in Italy. The body of the poet becomes fully visible for the first time thanks to new media (photography, cinema, television) and their mass diffusion, while the new poetic experiences allows closed literary circles to open themselves to other arts, in search of a new intertextual dimension. The transformation of the poet into a performer is part of a widespread trend to dissolve the borders between various media, traditions, and contexts. Poetry – like the visual arts, theater, music, dance, etc. – is featured in art magazines and performed in public places, as well as in cinema and on television screens. The essay examines this transformation in a series of exemplary cases where the body of the poet becomes the object of the attention of other artists: Giuseppe Ungaretti and Pier Paolo Pasolini in Comizi d’amore (1964), Mario Schifano and Sandro Penna in the experimental film Umano non umano (1969), Pasolini again in a performance by Fabio Mauri (Intellettuale, 1975), and Dino Pedrali’s series of photographs shot just two days before Pasolini’s death in 1975.

mostra e catalogo a cura di Claudio Zambianchi con Flaminia Bulla, Marta Maria Caudullo, Federica De Giambattista, Giulia Papale, Francesca Petito, Patrizia Principi, Eva Scurto, Marta Variali e con Beatrice Bulla.
(traduzione del saggio a cura di Luca Olivier Gramazio)

On the Museum’s tenth anniversary – inaugurated on May 30, 2010 – a new large display enhances the Collection’s project, displaying in the gallery dedicated to it a nucleus of works by nine masters representing the vitality and diversity of artistic research in Italy. Masters not yet present in the MAXXI Collection and who, thanks to a contribution from the Ministry for Cultural Heritage and Activities and Tourism on the occasion of this important anniversary, will become part of it.

In 1957, the Soviet Union launched the earth's  first artificial satellite, Sputnik I. The launch inaugurated the Space Age, a new frontier for both scienti c explorations and geopolitical stances in the Cold War years. The interest of Lucio Fontana and Yves Klein for the “space aesthetics” is well known, but they were not alone in their fantastic projections. The immense appeal of this new dimension of human action can be found in the works by the Roman-based artists Gastone Novelli, Achille Perilli, Giulio Turcato, Mario Schifano, Fabio Mauri. These artists respond to the suggestion of the outer space with experimental attitudes and visual strategies, paying homage to the avant-garde (Novelli and Perilli); drawing an arabesque from the  rst images of extra-vehicular activity (Schifano); inventing the moon either as a pictorial surface (Turcato) or as an inhabitable space (Mauri).

In the late 1950s Italy went through a fundamental transition in terms of its social, cultural, and economic identity. After experiencing a period of unprecedented industrial growth, the country found itself having to come to terms with a form of modernity that had perhaps come too quickly. It had to deal with the disintegration of a society that had moved from the countryside to the cities, shifting from family-based communities to individuals with increasingly evident consumerist desires and needs. Artists experienced the same feelings and contradictions, attracted to the possibilities offered by this new world while also being intimidated by its consequences.

During the Sixties, on the basis of an increasingly intense politicization at the domestic level, many Italian artistic experiences bring to the fore hot topics such as the Vietnam War or the Chinese Cultural Revolution, like Mario Schifano summarised in his 1969 movie Umano non umano; but only a few among them reveal a genuine interest on Third-Worldism and liberation struggles.
Already in 1961, Intolleranza 1960, a multimedia scenic action by Luigi Nono, Angelo Maria Ripellino and Emilio Vedova, directs its exasperated experimentalism on the themes of contemporary political violence in general, and on the Algerian War in particular.
Cuban Revolution and Chinese Cultural Revolution, seen as alternative phenomena to American imperialism and Soviet socialism, fascinated many intellectuals and artists of left wing in Western World, and among them is Gastone Novelli. This latter actively participated in 1968 protest, fighting with works and words against Vietnam War. The reduction of his language to slogan category, and the use of communication form of da-tze-bao, lead him to develop further his research on free or authoritarian use of language.

This article examines an heterogenous group of 1960’s-1980’s artistic works (paintings, films, poems, rock music, comics, and photography) that choose Mario Schifano as their subject matter. The artists here analysed have very different intellectual, cultural and biographical background: Ugo Mulas, Alain Jacquet, Frank O’Hara, Nanni Balestrini, Dacia Maraini, Renato Guttuso, Franco Angeli, Goffredo Parise, The Rolling Stones, Filippo Scòzzari, Tanino Liberatore, Stefano Tamburini, Andrea Pazienza. The great variety of the works here investigated prove the quick-making artistic myth that surrounded Schifano since his very beginning, as well as his influential international role in different fields. Ultimately, the vast interest in Schifano as a subject demonstrates his transcultural impact as an artist who has openly intersected different genres, precisely to question their distinct creative roles, within last century western canon.

Full article available: https://elephantandcastle.unibg.it/web/saggi/dall-uomo-scimmia-a-san-sebastiano-rappresentazioni-di-mario-schifano-tra-letteratura-musica-e-arti-visive/401

Istrionico come gli artisti che ha fotografato, sarcastico e talvolta un po' amaro, come tutti gli uomini di grande esperienza. Un Claudio Abate come forse non lo avete mai letto, le cui parole sono state raccolte una mattina dello scorso anno, nella sua Roma, dopo una notte passata a fare tardi. Una pagina inedita che oggi vi riveliamo, mentre per l'ultimo saluto al grande obiettivo dell'arte l'appuntamento è lunedì 7 agosto, alle 10, alla Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo.

The setting up of a combination of different exhibitions at the IMAGO Museum in Pescara is the pretext to reflect on the importance of the space for exposing the artworks to the audience, and how the dialogue between works that are profoundly different in nature and content could be particularly effective. The result is a wonderful combination between concepts and images coming from the past which reflect the traditional culture and the instances of the contemporaneity expressed through the language of Pop Art. The apparent dichotomy is a theme that emphasizes the importance of embedding values of the past into the current time, so as to corroborate one's identity and get open to the otherness. A practice supported by the recent Tokyo Charter "Reconnecting with Your Culture" which aims at helping people in the process of awareness of their own culture as a fundamental step to get into the future. The analysis of the IMAGO Museum as a container of one of the noblest human activities ends with a consideration of the importance of this museum also at the urban scale, wishing for a new design as completion of its image that can become an icon for the city of Pescara.
Keywords: design for exhibition, localism, international culture, RWYC

Lo studio dell’opera di Mario Schifano, sebbene rappresenti uno degli artisti piu importanti nel panorama dell’arte italiana degli anni Sessanta, e impresa ardua; notevoli sono infatti le lacune causate dalla totale assenza di suoi testi di commento alle opere e dalla quasi totale mancanza di interviste rilasciate nel corso di tutti gli anni Sessanta, nonche dalla sua scelta di non conservare memoria ne di se ne del suo lavoro. Le sedici lettere, quindi, che Ileana Sonnabend indirizzo, tra il marzo 1962 e il novembre 1963, al pittore (nell’archivio di Maurizio Calvesi), sono una fonte preziosa per un’indagine sui primi anni di attivita dell’artista; uno strumento fondamentale per sciogliere questioni cruciali come, ad esempio, la data del primo viaggio a New York, la cronologia delle prime opere dell’autore e la riscrittura del rapporto tra Schifano e Ileana Sonnabend.

The article outlines a first inquiry on American visual sources arrived in Italy - especially in Rome - between the '50s and the beginning of the '60s. A new contribution came from the analysis of the art reviews of the time and the circulation of the reproductions of artworks by Jackson Pollock, Jasper Johns and more specifically Mark Rothko.

Catalogo della mostra (Mantova, Salone Mantegnesco di S. Francesco, 28 marzo - 14 aprile 2002), a cura di Paola Artoni.
Opere di Renato Birolli, Paul Beel, Omar Galliani, Alberto Castelli, Walter Gasperoni, Michelangelo Galliani, André Masson, Luca Giovagnoli, Fabrizio Plessi, Federico Guida, Mario Schifano, Luca Zampetti