Medicina E Letteratura

Questa silloge esegetica critico-letteraria, dal titolo sintetico, Pagine di letteratura, di cui è autore il medico e letterato Giuseppe Lauriello, pubblicata per la cura dell’editore Giuseppe de Nicola, ispira un commento introduttivo il cui titolo potrebbe essere “Il piacere e il dolore dei testi”. La ragione è presto detta: nello scorrere le varie parti di questa opera, dal primo capitolo fino al diciottesimo, la sensazione è quella di trovarsi dinanzi ad un cultore della materia di grande esperienza e passione il quale, nella realizzazione dei suoi scritti, ha affiancato all’erudizione scientifica il gusto della lettura, dilettandosi nella dimensione critico-ermeneutica con una grande ampiezza prospettica e profondità di respiro. L’autore di questo volume offre al lettore un’esperienza pregnante dei nessi spesso impensati eppure fortemente esistenti tra la medicina applicata alle più varie patologie dell’organismo e la letteratura.

Il libro in questione è complesso e, dunque, la sua lettura non rappresenta un semplice diversivo. La premessa stessa del progetto presuppone un approccio interdisciplinare. La letteratura e la medicina, in effetti, sono due modi di trattamento della condizione umana che possono ispirarsi a vicenda ed interfacciarsi nel cercare di investigare e sanare la condizione instabile sia fisica sia mentale dell'essere al mondo. Si tratta, appunto, di un’opera che stipula un patto tra autore, testo e lettore, con cui stabilisce un doppio vincolo di conoscenza. Tale patto non solo determina il piacere del testo, ma implica l'impegno di penetrarlo con perizia e consapevolezza: abilità che, in qualche misura, si basano su delle precise conoscenze pregresse. L’autore, in realtà, nell’immaginare il suo interlocutore ideale come un suo simile, lo prefigura o come un esperto di medicina con una passione per la letteratura o come un esperto di letteratura con una passione per le scienze mediche. Si tratta di due condizioni interdipendenti aperte, ad ogni modo, a poche altre variabili. Se si conviene che questa coincidenza sia se non rara almeno difficile da trovare, allora si comprenderà più a fondo la passione duplice che ha animato la genesi di questo libro.

Intervento intitolato: "La comunità fragile. Il racconto della malattia psichiatrica ne 'Le libere donne di Magliano' di Mario Tobino e ne 'L’arte di legare le persone' di Paolo Milone".

Il racconto letterario della fragilità psichica tende a proiettarsi oltre i limiti ermeneutici e contingenziali posti dal testo, in special modo quando l’istanza narrativa che muove le vicende è dichiaratamente
autobiografica e riflette, assecondando una forte esigenza di testimonianza coniugata ad un èthos di problematizzazione e risignificazione degli stereotipi legati alla malattia mentale e alle sue degenerazioni, l’esperienza esistenziale e professionale dell’autore-medico. Ciò avviene paradigmaticamente nelle due opere che sono al centro di questa relazione – 'Le libere donne di Magliano' (1953) di Mario Tobino, di cui quest’anno ricorrono i trent’anni dalla morte, e 'L’arte di legare le persone' (2021) di Paolo Milone. Pur essendo state pubblicate a quasi settant’anni di distanza, l’impostazione strutturale dei due romanzi-memoir è affine e può essere illuminata attraverso una lettura critica e un’indagine tematica che li ponga in dialogo reciproco, evidenziandone eventuali continuità e cesure. L’intento è quello di far emergere non solo le modalità narrative, le risorse espressive, le strategie retoriche attraverso cui i due scrittori-psichiatri delineano il loro vissuto all’interno di comunità manicomiali, ma soprattutto porre in rilievo le caratterizzazioni primarie della multiforme dialettica che si innesca nel rapporto medico (voce narrante) - paziente (voce narrata), dall’altro i meccanismi relazionali impliciti nella postura autoriale adottata, da cui derivano poi l’intero bagaglio delle operazioni formali e linguistiche, la prossimità ai soggetti raccontati, la soggettività mai azzerata.

Il tema della malattia si accorda perfettamente al clima poetico barocco, dove si lega ai motivi del corpo che si corrompe e all’ossessione della morte. La storia clinica del paziente e la descrizione di sintomi e segni di una malattia permetteva, infatti, al lettore di fare esperienza del morbo e lo invitava ad evitare comportamenti dannosi per la salute. Ad esempio, il racconto delle «malattie allegre» (Bachtin) diventava esemplificativo sia clinicamente che moralmente: storie «infranciosate» servivano per condannare la lussuria; le invettive contro la podagra nascondevano critiche sull’avarizia dei potenti. Il contributo intende analizzare due storie esemplari scritte nella corte fiorentina di Ferdinando II, Gran Duca di Toscana, e legate al teatro e alla spettacolarizzazione: l’Astrologo offeso da Morbo gallico (1639) di Margherita Costa e Il podagroso risanato (1661) di Girolamo Bartolommei.

Il contributo propone di indagare la variegata produzione poetica, in lingua e in dialetto, nata in risposta alla terribile epidemia della peste che colpì la città di Napoli nel 1656 e ne decimò la popolazione. Se, da un lato, si possono leggere dettagliati resoconti medici, al passo con i progressi della scienza, che descrivono la malattia nei minimi particolari e suggeriscono crudeli pratiche chirurgiche per debellarla, dall’altro non manca una copiosa produzione lirica che esorcizza il morbo nell’esercizio metaforico. Si analizzeranno, inoltre, anche testi legati al periodo post pestem, che riflettono sulle conseguenze morali del contagio e sull’inevitabile affermarsi di un nuovo ceto, folto di parvenus privi di classe e di cultura, risorti dalle polveri del contagio e sopraffatti da un nuovo, ma inquietante, sentimento di «allegria di naufragi».

Incontri in occasione del 90° anniversario della morte di Svevo (13/9/1928 - 13/9/2018)
ore 11 - Victoria Hotel Letterario, via Oriani 2. Presentazione dei libri di
- Silvia Contarini, La coscienza prima di Zeno: ideologie scientifiche e discorso letterario in Svevo (Cesati, 2018)
- Sonia Trovato, La fortuna di Ariosto nell'Italia Contemporanea (Carocci, 2018), che contiene un dettagliato capitolo sulla commedia giovanile di Svevo: Ariosto Governatore.

ore 17 - Museo Sartorio, l.go papa Giovanni XXIII 1; presentazione del volume di
- Giuseppe Pontiggia, La lente di Svevo (EDB, 2018), che contiene la tesi di Laurea che Pontiggia, giovane bancario e studente di Lettere dell’Università Cattolica di Milano scrive nel 1959. Ne parliamo con la curatrice Daniela Marcheschi e con Francesco Napoli.
- A seguire, conferenza di
Riccardo Cepach, Lo specifico del dottor S. - Chi vuole che Argo menta? Unione di due interventi critici già presentati all'Università di Praga e a quella di Oxford, ma non ancora a Trieste, un'indagine quasi poliziesca sullo zampino dell' "editore interno", lo sfuggente narratore di primo grado di alcune novelle e della "Coscienza di Zeno", l'estrema vertigine ermeneutica della letteratura sveviana.

Il Convegno Letteratura e altre scienze intende proporre una riflessione collettiva sul legame tra letteratura e scienze in ambito letterario, tracciando un percorso in cui seguire l'evoluzione storica ed epistemica della semiosfera culturale attraverso le loro forme di dialogo e/o di scontro. L'indagine diacronica sull'intersezione e commistione di codici tra cultura umanistica e medico-scientifica vuole tratteggiare un quadro generale del rapporto fra la 'scienza' letteraria, le scienze mediche e quelle naturali (fisica, chimica, biologia) e mostrare quanto questo sia ricco, complesso, storicamente sedimentato. Ponendo al centro della riflessione il testo e adottando una prospettiva interdisciplinare delle contaminazioni linguistiche, strutturali e tematiche, si vuole indagare la scienza secondo tre prospettive: scienza come strumento; scienza come oggetto del discorso; scienza come pratica ermeneutica.

Durante il XVIII secolo, l’ipocondria conquista una dimensione autonoma rispetto alla malinconia e viene riconosciuta come malattia dell’uomo altamente civilizzato. Il contributo propone di indagare le rappresentazioni dell’ipocondria nella produzione lirica italiana del XVIII secolo e le sue connessioni con i progressi della scienza medica.

Il medico nella narrativa moderna e contemporanea Coordina Ilaria de Seta (KULeuven, ilaria.deseta@kuleuven.be, ideseta@uliege.be) Questo panel si propone di indagare le rappresentazioni del medico nella narrativa moderna e contemporanea in Italia. Che si tratti del protagonista (come in Cristo si è fermato a Eboli), di un deuteragonista (come in Rubé) o di un antagonista (si pensi alla Coscienza di Zeno), il personaggio del medico costituisce un alter ego dell'autore. È possibile identificarne i tratti ricorrenti? Uno sguardo "scientifico" e dunque diverso e distanziato da quello dell'intellettuale; un ruolo di primo piano nella comunità in cui si trova ad operare; una funzione salvifica nei confronti del "sistema dei personaggi". Quale impatto ha la presenza del medico sulle dimensioni narrative dello spazio e del tempo? Rappresentato in ambienti domestici, o in luoghi impersonali ma storicamente connotati-quali cliniche, sanatori, ospedali-la sua comparsa crea una sosta temporale nella narrazione che consente la descrizione degli spazi e la veicolazione dell'ideologia da parte della voce narrante. Si sollecitano contributi (con impostazione metodologica in chiaro)-sul romanzo e sulla narrativa breve dell'Ottocento e del Novecento-sul medico personaggio protagonista e/o personaggio secondario: 1) con attenzione alla caratterizzazione fisica, psicologica, comportamentale-con approccio comparativo (includendo opere di letterature straniere) 2) con attenzione al contesto sociale e al milieu contadino/urbano 3) con focalizzazione su un determinato periodo storico o con una periodizzazione ragionata 4) con attenzione al lessico scientifico (della medicina) e agli eventuali cambi di registro 5) con attenzione a eventuali interferenze biografiche. § §Istruzioni per l'invio delle proposte di comunicazione ai panel § §