Rome (History)

Au matin du 6 mai 1527, les troupes impériales de Charles Quint commandées par Charles III de Bourbon envahissent Rome et commettent des violences inouïes durant des semaines. Pour une bonne partie des soldats, les fameux Lansquenets luthériens, Rome représente la Babylone de tous les vices et le pape Clément VII l’Antéchrist. Durant plusieurs jours, la ville éternelle offre ses victimes innocentes et ses œuvres d’art à la folie des hommes. De la Porta Santo Spirito au Borgo en passant par le château Saint-Ange, du Campo Santo au Trastevere jusqu’au cœur de la cité, cet itinéraire nous invite à une reconstitution du Sac ainsi qu’à l’exhumation de la Rome de Raphaël et de Michel-Ange. On revit l’un des épisodes les plus tragiques de l’histoire de la chrétienté en même temps qu’un tournant, interprété par les contemporains comme la nécessaire rédemption des péchés de la papauté.



Menaces sur le pape ou sur l’Antéchrist ?
Départ- Piazzale G. Garibaldi
Etape 1 - Porta Santo Spirito. A l’assaut des murailles
Etape 2 - Le Borgo et le Vatican. Résistance romaine et fuite du Pape au château Saint-Ange
Etape 3 – Le château Saint-Ange. Le Pape assiégé
Etape 4 – Le centre historique. La mise à sac de Rome
Etape 5 – Le Trastevere. Déprédations d’œuvres d’art
Fin du parcours – Le Vatican, les chambres de Raphaël

È opinione comune, presso gli studiosi moderni, che i giudici privati del processo civile romano (giudici monocratici o recuperatores) appartenessero alle classi sociali più elevate e più colte e che mantenessero, nel ricoprire il loro incarico, un atteggiamento di grande dignità. Questo dato appare in effetti confermato se si considerano tutti i giudici privati, dei quali le testimonianze antiche hanno tramandato l’identità. Ci sono tuttavia significative fonti letterarie, che presentano indizi dai quali è lecito sospettare, di fatto, l’esistenza di una seconda ‘categoria’ di giudici privati, costituita da persone di bassa estrazione sociale, che mantenevano spesso, nell'esercizio della funzione, comportamenti tutt’altro che incensurabili. I giudici di questo secondo gruppo erano, nella maggior parte dei casi, probabilmente quelli scelti al di fuori dell’album iudicum. Dall’indagine è risultato anche che, sebbene le due categorie di giudici fossero per molti aspetti differenziate tra loro, esse erano tuttavia assimilate per un importante carattere comune: l’imperitia iuris dei giudicanti, che si trova a più riprese lamentata dalle fonti antiche.

Joannes Leo Africanus, (c. 1494 – c. 1554?) (or al-Hasan ibn Muhammad al-Wazzan al-Fasi, Arabic:حسن ابن محمد الوزان الفاسي) was an Andalusian Amazigh Moorish diplomat and author who is best known for his book Descrittione dell’Africa (Description of Africa) describing the geography of North Africa.

Throughout history, the Druids have always been seen as sorcerers who had a strong bond with nature. Ancestral knowledge holders within Celtic society, directed all religious activity as the highest authority linked to the gods, practiced human sacrifices and festivals organized as Imbolc, Beltaine, Lugnasad or Samain, etc.. all aspects of which are discussed in this article.

A lo largo de sus tres siglos de historia en la época imperial romana, la función principal de la Guardia Pretoriana fue la protección de la figura del emperador allí donde este se encontrara, ya fuera actuando permanentemente como su escolta y guardia personal  en el palacio imperial o como última línea de defensa en el ámbito militar. Pero como cuerpo de élite del ejército romano acantonado en la capital del Imperio también se les encomendó el mantenimiento y, en su caso, restablecimiento del orden allí donde fuera necesario. Así, la Guardia Pretoriana se conformaría como una de las piezas clave en la historia imperial romana como uno de los actores principales no solo a nivel militar sino también a nivel político, papel este último muy alejado de las funciones iniciales para las que fue creada pero que poco a poco fue cobrando especial relevancia tanto por su cercanía a la figura de los sucesivos emperadores como por su acantonamiento en la capital imperial. Consciente de su poder, no fueron pocas las ocasiones en que los pretorianos utilizaron su posición e influencias para dirigir y aprovechar los habituales cambios políticos en la cúspide del poder . Pero, aun siendo menos conocida, no sería menor la importancia bélica que en los campos de batalla protagonizarían los pretorianos en numerosas ocasiones como unidad militar y que a la postre les consagraría como uno de los pilares fundamentales del régimen imperial prácticamente desde su creación, en tiempos de Augusto , hasta su desmantelamiento llevado a cabo por el emperador Majencio.
Como cuerpo de élite del ejército, reconocidos como los mejor entrenados y preparados como demostraron en no pocas ocasiones, y en base a su especial misión recibían una paga superior al del resto de soldados; y su tiempo de servicio era varios años menor, por lo que resultaban ser la envidia del resto de unidades militares y en particular de aquellos que servían en el limes del imperio . Es por ello que trataremos aquí de realizar un estudio esquemático sobre su formación, estructura, actuaciones, etc. con el fin de ahondar en el conocimiento de esta institución muchas veces denostada por algunas de sus intervenciones.

This paper seeks to synthesize descriptions of Roman infantry in the literary sources, in particular Polybius 18.30, with visual depictions of Roman soldiers in combat and on parade. Arguing that select visual representations of Roman soldiers confirm Polybius’ statements that Roman heavy infantry fought, at least part of the time, in an open order formation, it also claims that the relative positioning of soldier pairs in many examples of Roman military artwork reveals the tactical mechanism of transition from a defensive close-order to an open order spacing, simply by having every other man (or infantry file) step forward to create a matrix of soldiers arranged in a checkerboard formation.

L’indagine svolta ha permesso di fare apparire come meglio condivisibile, tra le varie prospettive in tema di origine della compravendita consensuale romana, quella secondo cui essa sorse come istituto sganciato dalle radici del ius civile. In tal senso, almeno, depongono due ordini di considerazioni. In primo luogo, l’ipotesi sostenuta si può argomentare sulla base del passo di Paolo conservato in D. 18.1.1 e in D. 19.4.1pr.-2, dal quale emerge la convinta opinione del giurista classico, secondo la quale la compravendita consensuale doveva essere qualificata iuris gentium nel senso che i suoi caratteri fondanti erano emersi prima nel ius gentium e, solo successivamente, da esso erano stati recepiti nel ius civile (e non invece nel senso che, come viceversa accaduto per la traditio o per la stipulatio, essa fosse sorta nel ius civile e quindi fosse stata estesa ai rapporti con i peregrini). In secondo luogo, l’opinione può essere motivata sulla scorta di alcune osservazioni di dettaglio, che sono state sviluppate, da cui è sembrato emergere con sufficiente nitidezza che i Romani, in materia di compravendita con i peregrini, a partire da una certa epoca in poi, che si deve probabilmente collocare nel terzo secolo a.C., abbiano ritenuto non più soddisfacente il modello che avevano seguito fin dall’età arcaica. Tale modello arcaico era stato basato su quella che abbiamo potuto definire l’estensione “nei limiti del possibile” della disciplina civilistica ai casi di compravendite che intervenivano tra Romani e stranieri. Si trattava di un’estensione difficoltosa e a tratti anche illogica, dovuta al fatto che il diritto romano era stato pensato solo per la comunità dei cives: solo i Romani potevano avere la proprietà delle cose; solo ai cives era accessibile la mancipatio e pertanto solo per loro aveva senso compiuto la distinzione tra res mancipi e res nec mancipi; conseguentemente, solo per i cives poteva dirsi che esistesse una garanzia automatica dall’evizione in caso di vendita (reale) di res mancipi (in quanto tale garanzia derivava dalla mancipatio). L’estensione “nei limiti del possibile” di una siffatta disciplina ai rapporti di compravendita tra Romani e stranieri aveva prodotto un regime complesso, ma anche spurio e in gran parte contraddittorio, che infine apparve insoddisfacente, ciò che costituì la premessa per il suo superamento.

Lo spirito di Messalina, le ombre che frequentano le catacombe cristiane, i celebri spettri di Beatrice Cenci e Lucrezia Borgia; altri meno conosciuti come la bella Costanza De Cupis, il fantasma dalle mani mozze o l'infelice Emmeline che abitò la splendida Villa Stuart, e poi i fantasmi di Shelley e Keats fino alle ossessioni di Dario Argento: questo libro ripercorre la storia millenaria della città dei papi e degli imperatori da un punto di vista insolito, attraverso i racconti dei suoi fantasmi e delle sue presenze occulte. Ne emerge una Roma dai tratti magici, legata alle religioni e ai riti misterici del passato, alla tradizione etrusca, ai culti orientali, ai primi riti cristiani.

""Book abstract: Despite the crucial role played by both law and architecture in Roman culture, the Romans never developed a type of building that was specifically and exclusively reserved for the administration of justice: courthouses did not exist in Roman antiquity. The present volume addresses this paradox by investigating the spatial settings of Roman judicial practices from a variety of perspectives. Scholars of law, topography, architecture, political history, and literature concur in putting Roman judicature back into its concrete physical context, exploring how the exercise of law interacted with the environment in which it took place, and how the spaces that arose from this interaction were perceived by the ancients themselves. The result is a fresh view on a key aspect of Roman culture.

My chapter discusses the location(s) and functions of the Praetor's tribunal from the 4th c. BCE down to the Augustan era, and how each location affected or influenced the 'identity' of teh urban praetor.""

ABSTRACT -  Contrary to the julio-claudian, flavian or severan dynasties, there is no agreement among the scholars of Ancient History on how to name and group the roman emperors from the second century A.D. "The Antonines", "The Good Emperors" and "die Adoptivkaiser" are the more widespread terms, used by all the scholars everywhere. However, these definitions lead to unsatisfactions when we try to include, exclude or classify some of these emperors. The first "Antonine" was the fourth, Pius, an improvised regent. Properly Antonini were only two, but both were above all Aelii. Adoptions were only a political make-up. And not all were really "Good". Furthermore, the unsuitability of these classifications is more obvius troughout the contradictory data that 48 ancient sources offer (here collected). The proposal hereby is: The old Nerva being a 'necessarius' introducer to the serie, the next six emperors -externi according to Aurelius Victor- share birth, roots and/or powerful Baetic conexions, and they all show genuine consanguinity and adfinitas. To sum up, the authoress suggests the terms "ulpio-aelian", "the Ulpii-Aelii", to define the dinasty that runs from Trajan to Commodus; even the last died in 192 A.D. as an Aelius.

RESUMEN. A diferencia de las dinastías julio-claudia, flavia o severa, no hay acuerdo en la Historia Antigua sobre cómo agrupar y denominar a los emperadores del siglo II d. C. Las definiciones más utilizadas desde el siglo XVIII han sido y son "los Antoninos", "los Buenos Emperadores" y "los Emperadores Adoptivos". Pero ninguna es satisfactoria a la hora de reagrupar agrupar, incluir o excluir a algunos de los emperadores. Según la autora, el primer "Antonino" fue el cuarto, y Antonino Pío sólo un improvisado regente designado por Adriano; y, según las fuentes, Antonini sólo hubo dos, pero ambos fueron ante todo Aelii. Las adopciones fueron apenas una operación de cosmética política, y no cumplen lo descrito por Galba o Plinio [el Joven]. Y tampoco todos fueron tan "Buenos". Explayando ideas ya adelantadas en sus trabajos de 1991 y 1998, los 48 textos antiguos reunidos aquí evidencian por primera vez lo inexacto de esas tres clasificaciones tan universales.

Para la autora, tras el anciano Nerva como introductor necesario, los seis emperadores siguientes - "extranjeros", según Aurelio Víctor- forman una auténtica estirpe, y muestran nacimiento, raíces, consanguineidad, parentescos y/o fuertes conexiones con la Bética. Por ello propone considerarlos como una verdadera dinastía, y de origen y cuño hispanos, y para definirla el término de "Ulpii-Aelii", "los ulpio-aelios", desde Trajano hasta Cómodo. Es un dato poco conocido que éste murió en 192 d.C. como un "Aelius".

N.B.- Véase también, de 1998: http://www.academia.edu/1133505/Saeculum_Aelium_Saeculum_Hispanum_Poder_y_promoci%C3%B3n_de_los_hispanos_en_Roma_1998_ y de 2006:  https://www.academia.edu/1133436/Advenae_externi_et_longe_meliores_La_dinast%C3%ADa_Ulpio-Aelia_2006_ . La propuesta y la definición han sido muy bien acogidas, por ejemplo por J. M. Blázquez, especialmente en su biografía Trajano (2003), por G. Chic (2007), y por otros autores de forma franca. Otros muchos las van "integrando" también, aunque confundiendo o silenciando la autoría de la propuesta. Un ejemplo reciente de este lamentable uso puede verse en el libro de F. des Boscs-Plateaux "Un parti hispanique à Rome ? Ascension des élites hispaniques et pouvoir politique d'Auguste à Hadrien", en el que, aunque de 2005, no se encontrará ni una sola cita de este trabajo, ni de los otros anteriores al respecto. Algunos de sus recensionistas también han advertido su silencio al respecto, como S. Panzram, buena conocedora de los temas hispanos, en Gnomon, 2009: https://www.academia.edu/36165274/F_des_Boscs_Plateaux_Un_parti_hispanique_%C3%A0_Rome_Ascension_des_%C3%A9lites_hispaniques_et_pouvoir_politique_dAuguste_%C3%A0_Hadrien_27_av_J_C_138_ap_J_C_Madrid_2005_Biblioth%C3%A8que_de_la_Casa_de_Vel%C3%A1zquez_32_in_Gnomon_81_2009_45_48 . Otros, como M. Th. Raepsaet-Charlier, obviamente menos conocedora del asunto, aunque cita el 'testamentum Dasumii' no conoce siquiera mi estudio en 'Chiron', 1991, con lo que tampoco puede distinguir mis (anónimas) "aportaciones" a la tesis y el libro de F. des Boscs-Plateaux.  : https://www.persee.fr/doc/antiq_0770-2817_2007_num_76_1_2635_t2_0557_0000_2

In the year 24 BCE, Roman Emperor Caesar Augustus ordered the Prefect of Egypt the beginning of a military campaign to seize control of Arabia Felix rich and important trade routes is controlled. In this article we will discuss the circumstances surrounding this mission and its unexpected outcome, which from Rome conditioned not to think again the dominance of that region.

La Primera Guerra Judeo-romana se convirtió en uno de los conflictos más importantes que Roma tuvo que afrontar en el siglo I d.C. Su inicio propició la llegada de la Dinastía flavia al poder y su fin la consolidó. La amenaza rebelde hizo peligrar la estabilidad de la frontera oriental del Imperio romano. En este contexto, si bien, la batalla de Beth Horon no ha sido tan conocida y estudiada, su importancia fue capital pues proporcionó a los judíos su principal victoria frente a Roma y propició que la insurrección se generalizara, pues se vio como una señal del apoyo divino.

È opinione comune, presso gli studiosi moderni, che i giudici privati del processo civile romano (giudici monocratici o recuperatores) appartenessero alle classi sociali più elevate e più colte e che mantenessero, nel ricoprire il loro incarico, un atteggiamento di grande dignità. Questo dato appare in effetti confermato se si considerano tutti i giudici privati, dei quali le testimonianze antiche hanno tramandato l’identità. Ci sono tuttavia significative fonti letterarie, che presentano indizi dai quali è lecito sospettare, di fatto, l’esistenza di una seconda ‘categoria’ di giudici privati, costituita da persone di bassa estrazione sociale, che mantenevano spesso, nell'esercizio della funzione, comportamenti tutt’altro che incensurabili. I giudici di questo secondo gruppo erano, nella maggior parte dei casi, probabilmente quelli scelti al di fuori dell’album iudicum. Dall’indagine è risultato anche che, sebbene le due categorie di giudici fossero per molti aspetti differenziate tra loro, esse erano tuttavia assimilate per un importante carattere comune: l’imperitia iuris dei giudicanti, che si trova a più riprese lamentata dalle fonti antiche.

Risultato di un complesso lavoro di ricerca, il volume affronta lo studio dell’area urbana racchiusa tra le pendici orientali del colle capitolino e le terrazze dei mercati traianei e ne ricostruisce le vicende storiche a partire dall’Altomedioevo. Detto àmbito ha subito, a partire dai primi anni dell’Ottocento e fino agli anni Trenta del secolo scorso, una radicale trasformazione morfologica e funzionale, che ha condotto alla definizione di un nuovo assetto e che peraltro, a partire dall’ultimo decennio, ha subito un’ulteriore, netta trasformazione. Le recenti campagne di scavi, se pur finalizzate all’identificazione certa delle strutture imperiali ivi sepolte, hanno riportato l’attenzione su quei tessuti edilizi, di grande interesse storico, che ad essi si sovrapposero nel corso dei secoli e che sparirono per istanze escavatorie e/o di isolamento monumentale.
Un àmbito, dunque, caratterizzato da un particolare percorso di sviluppo: una genesi, in epoca imperiale, come impianto ‘pianificato’, e la sua successiva trasformazione, nel periodo medievale, in un aggregato ‘spontaneo’ residenziale. Per una sorte bizzarra, ambedue le fasi sono poi scomparse, se pur in epoche differenti; la prima, nel lento processo di sovrapposizione, appunto, della città medievale; la seconda, in modo repentino, nel tentativo di recuperare le testimonianze sepolte dell’epoca più antica.
Questo studio si è proposto di rendere conto di entrambe, con un processo a ritroso, volto in primis a restituire, per quanto possibile, la struttura dell’organismo urbano demolito, per poi indagare sulle logiche che ne hanno regolato lo sviluppo nel corso dei secoli.

The Council of Trent established the requirements that a marriage be celebrated by the parish priest and two or more witnesses be present at the marriage (1563), but neglected to specify who the parish priest was. The decrees provoked confusion among both laymen and churchmen. Traces thereof can be found in the hitherto essentially unexplored documentation of The Congregation of the Council. This institution was founded in 1564 specifically to resolve the questions that arose all over the catholic world by the application of the decrees promulgated at Trent. The related records are held in the Vatican Secret Archive. Through an examination of this documentation, complemented by files of the Holy Office the author analyzes how the new rules were understood, experienced, used, circumvented, and manipulated both by laymen and churchmen in order to end an unwanted marriage, to facilitate a union that was socially transgressive, opposed by family, or even heterodox, and to respond to pastoral concerns.

As part of the Roman religion, the prodigies represented an important role closely linked to the fear they caused to be understood as manifestations of gods with negative character. These were understood to be produced only when humans had taken any action for which they were responsible and that had angered some particular deity, must be atoned for as soon as possible based on rituals perfectly set. The Romans suffered defeats at the hands of Hannibal only understood by them as produced by the loss of the favor of the gods, and in their search to confirm there were reports of numerous miracles which were recorded by Livy.

Abstract.

The use of elephants for military purposes was, for centuries, one of the most important military arms of the armies in the Antiquity. Although, these could get to suppose so many advantages as drawbacks and, for this reason, they were since then denominated by the classic authors as “the common enemy”."