Rome, City of

Nel 1917, durante i lavori per l’allargamento della via Ostiense, fu rinvenuto un ampio settore della necropoli romana che fiancheggiava l’antica via Ostiensis. Le tombe, dotate di stucchi e affreschi dipinti e pavimenti a mosaico in ottimo stato di conservazione, costituiscono un’importante testimonianza della popolazione che abitava questo settore della città dalla tarda età repubblicana al IV secolo dell’Impero. Le numerose iscrizioni funerarie rinvenute nell’area ci parlano di un ceto medio di artigiani e mercanti, spesso di origine servile, con nomi orientali o greci.
L’accurato scavo archeologico, eseguito fra il 1917 e il 1919 sotto la direzione dell’allora ispettore del Ministero per la Pubblica Istruzione Giuseppe Lugli, e la successiva musealizzazione dell’area archeologica ad opera del Comune di Roma, con l’acquisizione dei reperti più significativi nei musei comunali, costituiscono un precoce e fruttuoso esempio di tutela preventiva e collaborazione Stato-Comune per la valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio.
Ad un secolo dalla scoperta, la Sovrintendenza Capitolina avvia un nuovo programma di ricerca scientifica sull’area della necropoli, comprendente lo studio dei resti ossei combusti conservati ancora intatti all’interno delle olle cinerario dei colombari romani e realizzato in collaborazione con gli antropologi del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Valencia.

Italo Insolera (1929–2012) was a key figure among Italian urban planners and historians. After fifty-seven years and fifteen editions and reprints in Italy, his classic, ground-breaking work in the field of historical urban studies is now published in English. A masterful, fluent narrative leads the reader through the last two centuries in the history of the Eternal City, capital of the Papal State, then of the united Italy, first under the monarchy and subsequently the republic. Rome’s chaotic growth and often ineffective urban planning, almost invariably overpowered by building speculation, saw but few short interludes of sound administration: Napoleon’s reign, Pianciani’s and Nathan’s stints as mayors, the first years of left-wing rule (1976–81). Then came the alarming and still relevant developments of the late decades of the twentieth century, when urban planning seems to have been utterly defeated. Insolera points out in desolate accusation that any “radical change becomes impossible when ideology has been renounced as a provider of aims and instruments. And I must remind those who maintain that planning is unnecessary that it is so only for the ruling class, but not for the others.” Despite the general pessimistic tone, the book ends by indicating Culture and Art as the key elements from which future Rome may eventually draw new reinvigorating life and meaning. Multi-ethnicity should be one pillar (600,000 immigrants from all over the world, a source of fresh energy from the social, cultural and economic standpoints, live in a city that was essentially cosmopolitan throughout its history). The other pillar should be the enhancement of an unequalled archaeological heritage—still unknown and buried for a large part—with the ancient Appian Way as its spine and the Fora all the way to the the Capitoline Hill as its urban appendage.

La Società romana di storia patria e la Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di Roma organizzano una giornata di studi su san Filippo Neri  (1515-1595) nel IV centenario della sua canonizzazione (12 marzo 1622) e nel I centenario della ricostituzione dell’Oratorio secolare. Fra i temi affrontati, si dedica attenzione alle testimonianze storiche e alla loro trasmissione,  al polo culturale rappresentato da palazzo Borromini, alla devozione popolare per san Filippo, al contesto della sua canonizzazione: Filippo Neri fu proclamato santo insieme con Ignazio di Loyola fondatore dei Gesuiti, Francesco Saverio e Isidoro missionari in India e Cina, e Teresa d’Avila.