Seconda Scolastica

In questo elaborato verrà affrontato il problema del colonialismo spagnolo, conseguente alla scoperta del Nuovo Mondo. La scelta è ricaduta proprio su questo argomento perché, anche se si tratta, senza dubbio, di una dinamica molto antica , il processo di conquista attuato dagli spagnoli nelle Indie Occidentali avviene con modalità decisamente particolari e porta a conseguenze e a riflessioni mai viste fino a quel momento: è la prima volta nella storia in cui troviamo il tentativo di formalizzare una giustificazione dell’esercizio della forza, andando oltre i concetti della lex naturae, per appoggiarsi al diritto. Ci si chiede se possa esistere una guerra giusta in nome dell’evangelizzazione cristiana, se sia realmente possibile definire con precisione le differenze tra civiltà e barbarie: se è l'abitudine, come ci dirà Montaigne con altre parole, a performare e costituire i fondamenti delle culture, perché si presuppone una superiorità della civiltà europea su quella indigena? Si mettono in discussione i princìpi aristotelici dello schiavo per natura e si ricercano i diritti fondamentali dei popoli conquistati.
I colonizzatori hanno sottomesso con la violenza le popolazioni autoctone, rendendosi artefici del più grande genocidio della storia, passato ormai nel dimenticatoio. Tvetan Todorov scrive: «Se c’è un caso in cui si può parlare, senza tema di smentita, di genocidio, è proprio questo. Si tratta di un record, mi sembra; e non solo in termini relativi […], ma anche in termini assoluti, perché la popolazione del globo venne diminuita di settanta milioni di esseri umani. Nessuno dei grandi massacri del XX secolo può essere paragonato a questa ecatombe» .
Al di là dei numeri, ci interesseremo dell’imposizione spagnola su questa nuova civiltà scoperta: una vera prevaricazione fatta di torture, abusi e maltrattamenti, che diventano segni di una crudeltà assoluta. È Todorov a descriverci e ad elencarci le tipologie alla base di questo sterminio . La popolazione, secondo il filosofo, ha conosciuto questa drastica diminuzione per tre modalità di annientamento:
1) per uccisione diretta: ad esempio, durante le guerre;
2) per responsabilità meno diretta: la morte degli uomini ridotti in schiavitù, come conseguenza estrema dei maltrattamenti subiti;
3) per responsabilità indiretta: ovvero a causa delle malattie portate dagli spagnoli nel Nuovo Mondo, conseguenza degli scambi microbici e batterici che si verificano quando etnie separate da secoli e provenienti da habitat naturali differenti vengono a contatto.

This article reconstructs the theme of the dominium in Francisco Suárez, trying to highlight the coherence of the juridical-political vision within his enormous work. Recovering the Romanist traditions of mancipium and the Medieval tradition of dominium utile, Suárez defines the dominium as principale ius disponendi de re aliqua in quemcumque usum lege non prohibitum (De Virtute et Statu Religionis, liber VIII, cap. V). The clarification of such theme is functional to understanding the concept of dominium that belongs to the State.

Cum eis statuit (Francisco Suárez, Tractatus de opere sex dierum V, proemio) è un punto di partenza per ricostruire il rapporto tra Dio in funzione di legislatore e l’uomo, non quale semplice suddito o obbligato, ma piuttosto, a sua volta, in funzione di legislatore

ZUSAMMENFASSUNG

Bei Vitoria ist die formelle Behauptung auffindbar, dernach die Gemeinschaft ihre Gewalt nicht dem Herrscher überträgt, sondern dass sie “non potestatem, sed propriam authoritatem in regem transfert” (De potestate civili, 8). Demzufolge ist es die Gemeinschaft, die den Weg zur Regierung durch eine positive, verfassungsrechtliche, zustimmende Berechtigung legitimiert, indem sie die Macht als solche weder „überträgt” noch „übergibt” sondern nur einen Träger ermächtigt bzw. bestimmt.
Die Kritiker des Werkes Vitorias –bereits ab Suárez (vgl. De legibus, III, IV, 4) und hauptsächlich während des letzten Jahrhunderts– stimmen jedoch nicht in der Auslegung dieser vitorianischen Stellungnahme überein: Einige unter ihnen verteidigen ihre Originalität, indes andere sie leugnen und entweder Vitoria die Übertragungstheorie zuschreiben; oder sie erklären letztendlich ihren Sinn anhand eines historischen und nicht wesentlichen Disputs.
Hauptziel der vorliegenden Untersuchung ist die Aufhellung der Stellungnahme Vitorias in Bezug auf den unmittelbaren Ursprung der Staatsgewalt vorzulegen.

Schlüsselwörter: Vitoria – Staatsgewalt - Politische Gemeinschaft


ABSTRACT

According to Vitoria‘s formal assertion, the political community does not transfer its original power to the ruler in charge; on the contrary, the community "non potestatem, sed propriam authoritatem in regem transfert" (De potestate civili, 8). Therefore, the respublica legitimizes the government through a positive, constitutional, consensual authorization, so that the community neither "transfers" nor "cedes" the power as such, but only authorizes or determines the entitled person.
However, the critics of Vitoria‘s statement -since Suárez (De Legibus, III, IV, 4) and mainly during the past century- do not agree about its interpretation. Some of them defend the originality of the thesis, while others deny this originality and attribute “the theory of translatio“ also to Vitoria; or explain the meaning of the De potestate civili, 8 by means of historical, non-essential controversies.
The aim of this article is to elucidate Vitoria‘s position regarding the immediate origin of political power.

The topic of coniugium leprosorum in the thought of theologians and canonists, from the Middle Ages through the Early Modern Period, is articulated into a variety of relevant issues. Besides its effects on sponsalia, the serious disease casts doubt on the validity of the marriage and, between theory and practice, on how to deal with spouses in case of lepra superveniens. Furthermore, the disease involves the so-called carnale debitum. In the presence of a serious disease, what are the limits of jus in corpus? Is it allowed the fulfilment of the obligation at the expense of one’s own life and for the benefit of (spiritual) health of someone else, or ad bonum commune? How to consider the behaviour of one who denies sexual performance for fear of procreating offspring afflicted with severe anomaly? Consequently, can be life considered a damage to the child? This essay deals with reasoning that, in a prolific dialogue between morality and law, were used to reach solutions to questions that look close to our postmodern bioethical and legal dilemmas.

Tommaso Campanella, a differenza di Giordano Bruno, non smise mai di essere un domenicano. Relegato storiograficamente alle giovanili opere naturalistiche di ispirazione telesiana, confusa la sua irrequietezza intellettuale con il libertinismo, il presente lavoro cerca di accendere una luce sulla, quasi dimenticata, fitta rete di confronti, rimandi, scontri personali e virtuali che Campanella mise in piedi con i maggiori autori domenicani della Seconda Scolastica. Nel grande progetto di riforma del sapere e della Chiesa profetizzato dal frate di Stilo, una parte fondamentale rivestono il rinnovamento della metafisica e della teologia di Tommaso d’Aquino, aggiornate alla luce delle nuove scoperte geografiche e della scienza moderna.  Una trama che incrocia vicende biografiche e filosofiche, dove il duro contrasto con i superiori della Minerva si traduce in un confronto costante con i loro maestri Báñez e Álvarez, custodi dell’ortodossia tomista. Le discussioni sulla volontà, la libertà e la grazia, al centro dei dibattiti all’interno dell’Ordine domenicano del XVII secolo, vengono da Campanella ridefinite alla luce della controversia De Auxiliis (1597-1606) e delle tesi di Molina, e sviluppate nel quadro della sua metafisica naturale, sorprendentemente, attraverso il confronto con i testi di uno dei massimi commentatori dell’Aquinate, Tommaso de Vio “Gaetano”, punto di partenza di quel tomismo rinascimentale nel cui solco compiutamente si può collocare anche la riflessione campanelliana.