Prendendo spunto dagli interventi di restauro e trasformazione ai quali la Stauroteca Minore Vaticana nel tempo fu sottoposta, vengono presentati Meo Dominici de Flaviis e Manno di Sebastiano Sbarri, due artigiani orefici che con le...
morePrendendo spunto dagli interventi di restauro e trasformazione ai quali la Stauroteca Minore Vaticana nel tempo fu sottoposta, vengono presentati Meo Dominici de Flaviis e Manno di Sebastiano Sbarri, due artigiani orefici che con le proprie botteghe, rispettivamente nel XV e nel XVI secolo, hanno operato a lungo (entrambi per circa trent'anni) al servizio del Capitolo Vaticano, eseguendo lavori originali e riparazioni di reliquiari e altri oggetti sacri.
Nell'archivio capitolare, e soprattutto nei registri della Sagrestia, resta abbondante documentazione sulla loro opera, che purtroppo però in larga parte non è sopravvissuta a lungo, a causa del continuo rimaneggiamento e delle modifiche cui gli oggetti sacri venivano sottoposti. Se da un lato l'usura dovuta all'uso quotidiano di calici, ostensori, turiboli, reliquiari (nonché la necessità di adeguarli funzionalmente a mutate esigenze liturgiche) fornivano continuo lavoro alle botteghe artigiane, dall'altro essa conduceva a nuovi, continui interventi, che alteravano o distruggevano il lavoro precedente.
Di rilievo il profilo umano e professionale dei due artisti, desunto dall'abbondante documentazione consultata. Artisti di valore, essi hanno conosciuto, insieme alle loro famiglie, momenti di benessere, ma anche di indigenza, dovuti alla precarietà delle committenze. È uno spaccato di vita e di un arte considerata minore, che raramente assurge agli onori delle cronache e ancor meno a quelli della storia, ma che contribuisce a descrivere il contesto sociale di un'epoca.
La Stauroteca Minore rappresenta il fil rouge della narrazione. Ne viene descritta l'evoluzione strutturale, ad opera dei due ricordati artisti, e si narrano le vicende della reliquia in essa contenuta, dalla quale vennero estratte a più riprese, per volere del pontefice regnante, minuscole particelle, da inserirsi nelle croci pettorali che venivano consegnate a nuovi vescovi.