Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Skip to main content

Massimo Marra

Cosa ha reso Nicolas Flamel l’alchimista più famoso nella storia e nell’immaginario moderni? Per quale ragione studiosi, occultisti e letterati l’hanno eletto a modello dell’adepto per antonomasia? Qual è il segreto che fa del buon... more
Cosa ha reso Nicolas Flamel l’alchimista più famoso
nella storia e nell’immaginario moderni?
Per quale ragione studiosi, occultisti e letterati
l’hanno eletto a modello dell’adepto per antonomasia?
Qual è il segreto che fa del buon borghese,
dell’abile artigiano, commerciante e investitore
immobiliare restituitoci dagli archivi storici
parigini, l’avventuroso alchimista par excellence
che, dai trattati seicenteschi, passando per le narrazioni
stupefatte di viaggiatori, le cronache, le
opere letterarie e drammaturgiche, le appassionate
pagine degli occultisti ottocenteschi e novecenteschi,
arriva all’immaginario dei surrealisti, Breton in testa,
per sbarcare poi nei best-seller di J.K. Rowling?
il ritratto trasmessoci dai documenti storici rende
inverosimile l’ipotesi di un Flamel alchimista.
L’assenza di manoscritti latini antecedenti all’edizione
francese del Livre des Figures Hiéroglyphiques
– la principale fonte del mito Flamel –
l’assenza di testimonianze coeve che avvalorino
in qualche modo la sua attività alchimistica destituiscono
di ogni possibile credito l’immagine
trasmessa dalla tradizione. Queste e altre evidenze
non lasciano adito a dubbi: il libro che narra
la storia del Flamel alchimista è un falso degli
inizi del XVII secolo, scaturigine principale di
una leggenda che ha attraversato i secoli.
a più di quarant’anni di distanza dalla prima versione
italiana del Livre, ne viene proposta oggi
una nuova traduzione, arricchita da diversi saggi
e da un nutrito corpus di note e commenti. Un
prezioso materiale che ci aiuta a comprendere
che la storia raccontata dal Livre des Figures
Hiéroglyphiques è anzitutto la storia di un libro
misterioso e fatale che ha trasformato un tranquillo
e laborioso scrivano in un alchimista avventuroso.
Con 30 Illustrazioni.
Uscito nel 1832, due anni dopo il Cours de philosophie positive di Comte, l’”Hermes Dévoilé”, insieme al “Cours de philosophie hermétique” di Cambriel (1843), è una delle ultime e di gran lunga la più nota e influente testimonianza... more
Uscito nel 1832, due anni dopo il Cours de philosophie positive di Comte, l’”Hermes Dévoilé”, insieme al “Cours de philosophie hermétique” di Cambriel (1843), è una delle ultime e di gran lunga la più nota e influente testimonianza letteraria della persistenza e trasmissione dell'alchimia nella Francia del XIX secolo. Il carattere largamente autobiografico dello scritto, il mistero a tutt'oggi impenetrabile dell'identità dell'autore, la riproposizione accorta di un armamentario simbolico affascinante e immaginifico, il recupero di topoi centrali nella letteratura alchemica dei due secoli precedenti, nonostante la povertà della pubblicazione e la sciattezza della prosa, assicurarono un duraturo successo al trattatello; esso diverrà, alcuni decenni dopo, con lo svilupparsi di quella renaissance occultiste fin de siecle in cui tanta parte avrà la riscoperta dell'alchimia (propiziata anche dalla eco degli studi storico-scientifici di Berthelot), uno dei testi di riferimento per Papus, Poisson, Jollivet-Castelot e gli occultisti parigini della Belle Epoque, conoscendo una riedizione nel 1915 per i tipi della Bibliothèque Chacornac. Citato deferentemente da Fulcanelli, prima, e rivelatrice lettura dei misteri dell'alchimia per Canseliet, l’”Hermes Dévoilé” fu anche, molto probabilmente, come già rilevò Charles-Augustin Sainte-Beuve, insieme agli scritti di Bernard Palissy, una delle fonti d'ispirazione usate da Balzac per la sua Recherche de l'Absolu. Lo scritto viene qui riproposto, oltre che in una nuova e attenta traduzione italiana, accompagnato da un consistente apparato introduttivo che traccia la storia del testo, delle sue fonti, della sua influenza successiva. Inoltre, viene proposta in appendice, per la prima volta, la riproduzione anastatica dell'edizione originale del 1832.
Il rapporto tra astrologia e cristianesimo è, storicamente, più complesso dell’aspra condanna oggi espressa dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Nel corso dello sviluppo del discorso teologico cristiano, specie in età medievale, si... more
Il rapporto tra astrologia e cristianesimo è, storicamente, più complesso dell’aspra condanna oggi espressa dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Nel corso dello sviluppo del discorso teologico cristiano, specie in età medievale, si incontra una gamma di posizioni molto più ampia, in cui si passa da una condanna più o meno ferma della scienza degli astri, sino ad una sua sostanziale e persino formale accettazione; i movimenti delle sfere celesti e le loro conseguenti influenze sul mondo sublunare possono anzi divenire diretta espressione della volontà di Dio. Sono gli angeli stessi a muovere le sfere, dirigendone gli influssi in ragione del piano che il creatore ha per ogni sua creatura. Esaminando dapprima le diverse posizioni espresse nell’ambito della teologia dei Padri e dei maestri medievali, il testo si focalizza successivamente su Jan Van Ruysbroeck (1293-1381); per il mistico fiammingo la conoscenza dei quadri astrali e dei limiti e qualità connaturate al segno, diviene strumento privilegiato di ascesi, base di partenza per un percorso di risalita dell’anima attraverso le sfere planetarie sino al segno, ardente di carità e amore divino, del Leone, pienezza della grazia e fine desiderato e naturale dell’uomo.
Research Interests:
In appendice la riproduzione anastatica dell'edizione latina delle "Centum viginti novem propositiones Gebri ac Lullij, libris recte intelligendis condicibiles, incerto Authore", con la prima traduzione italiana... more
In appendice la riproduzione anastatica dell'edizione latina delle "Centum viginti novem propositiones Gebri ac Lullij, libris recte intelligendis condicibiles, incerto Authore", con la prima traduzione italiana
--------------------------------------
Con L’Arte del Fuoco traiamo dall’oblio un interessantissimo esempio di alchimia seicentesca di area italiana. L’impenetrabilità dello pseudonimo usato dall’autore rimane ancora oggi intatto, e nessun indizio ci è dato di raccogliere in merito alla sua vera identità. Composto tra gli anni ’70 ed ’80 del secolo, L’arte del Fuoco si apparenta, per la scelta del verso come formula espositiva dei segreti dell’Arte, ad una ricca tradizione italiana che va dalla Canzone di Rigino Danielli, fino alle rime alchemiche del Santinelli e del Palombara. La dottrina esposta nei versi e nei commenti di Teuchasio appare debitrice dell’attenta frequentazione di una larga messe di opere ed autori, che, oltre ai maestri dell’alchimia medievale, vanno dal Farra (in modo particolare il Settenario dell’Humana Riduttione) fino a Michael Maier; tuttavia l’autore cui, soprattutto, appare debitore Teuchasio è il Braccesco, dalla cui Espositione di Geber Filosofo (1644) sono estratte le 129 Propositiones che costituiscono il filo conduttore del testo e che riproponiamo in appendice.
Research Interests:
Abate benedettino in odore di alchimia, poi autorevole vescovo della diocesi di Bellay, autore tanto di opere teologiche e pastorali di chiara ispirazione controriformista quanto di operette apologetiche sulla grande Opera, sulla medicina... more
Abate benedettino in odore di alchimia, poi autorevole vescovo della diocesi di Bellay, autore tanto di opere teologiche e pastorali di chiara ispirazione controriformista quanto di operette apologetiche sulla grande Opera, sulla medicina magnetica e sulla talismanica, introdotto a corte e stimato dallo stesso Luigi XIV, di Jean-Albert Belin (1610-1677) ci rimangono pochi e disorganici dati biografici. La sua opera più famosa, di cui diamo qui la prima traduzione italiana, Les Aventures du Philosophe Inconnu en la recherche et l’invention de la Pierre Philosophale (1646), è divisa in due parti: la prima narra, con una vena non priva di spunti satirici ed umoristici, le strampalate avventure di un giovane cercatore dei segreti dei Filosofi e dei suoi strani incontri con una varia sequela di imbroglioni e soffiatori; la seconda si sviluppa invece sull’apparizione di una bellissima ninfa iniziatrice che allatta teneramente lo sfinito alchimista e che, attraverso "trois discours auxquels tout le secret de la Pierre Philosophale est enseigné", lo conduce alla conoscenza. In appendice diamo anche la prima edizione italiana de l’Apologie du Grand Oeuvre (1659), l’operetta che forse meglio di ogni altra rende conto dell’ideologia alchemica di Jean-Albert Belin, in cui Crisopea e Cristianesimo si fondono divenendo l’una il riflesso dell’altro, in un’analogia ed omologia profonde tra la rigenerazione microcosmica propiziata dal Lapis e la salvazione universale mediata dal Cristo; in questa chiave Belin si inserisce in una ricca tradizione testuale che, prendendo le mosse dalla trattatistica medievale, attraverso l’intensa religiosità della scuola paracelsiana, si esprimerà in maniera sempre più compiuta sino ad autori come Pierre Jean Fabre (1588-1658).
Research Interests:
Atti del 1° convegno nazionale di Studi alchemici. Castello di Pavone, Ivrea, 25 ottobre 2008.
Research Interests:
Chimico, allievo di Matisse, teosofo, amico e maestro di poeti ed artisti del calibro di O. V. de Lubicz Milosz, agitatore politico e sociale protagonista di falansteri e progetti utopistici, alchimista ed occultista coinvolto nella... more
Chimico, allievo di Matisse, teosofo, amico e maestro di poeti ed artisti del calibro di O. V. de Lubicz Milosz, agitatore politico e sociale protagonista di falansteri e progetti utopistici, alchimista ed occultista coinvolto nella formazione della leggenda di Fulcanelli, studioso di geometria pitagorica e simbolica, teorico di una filosofia erotica dell’eccesso, studioso di egittologia e maestro di un gruppo di egittologi eretici e spiritualisti, riferimento indiscusso di una corrente di studiosi di simbolismo intorno alla quale vediamo avvicendarsi personaggi del calibro di René Alleau, Marie Madeleine Davy, Matila Ghyka....
Stimato da André Breton, studiato da filosofi come Maurice de Gandillac, venerato da artisti come Jean Cocteau e, nel contempo, sospetto di pratiche e ideologie esoteriche luciferine, latore di concezioni razziste ed antisemite, René Schwaller de Lubicz è un personaggio di difficile decrittazione. Frutto maturo di suggestioni culturali ed esoteriche che vanno dalla teosofia al socialismo fourierista, dalla magia sexualis della Hermetic Brotherhood of Luxor alla sinarchia di Sant-Yves d’Alveydre, passando per coloriture di volta in volta corporativiste e libertarie, un tale personaggio è forse il crocevia più indicato per illustrare, attraverso l’analisi della sua complessa vicenda spirituale, le tensioni e le influenze che agivano all’interno di un’intera generazione di esoteristi, intellettuali ed artisti francesi ed europei, figli di una borghesia smarrita ed eradicata, fecondamente incapace ad assumere l’onere plumbeo dell’aridità positivista.
Research Interests:
Presentare al pubblico una raccolta di materiali di studio sull’alchimia occidentale, è, per sua stessa natura, un’operazione che può dar adito a più di una confusione. Materia nomade, erratica, dai contorni identitari incerti, è ancora... more
Presentare al pubblico una raccolta di materiali di studio sull’alchimia occidentale, è, per sua stessa natura, un’operazione che può dar adito a più di una confusione.
Materia nomade, erratica, dai contorni identitari incerti, è ancora oggi difficile dare una definizione dell’alchimia all’interno della storia culturale dell’occidente, definirne un territorio, una lingua.
Terreno ibrido tra tecnica manipolatoria della materia e tensione soteriologica ad una rigenerazione microcosmica e macrocosmica, l’alchimia, con la sua natura anfibia, sfugge anche nella modernità, nonostante i molteplici tentativi ermeneutici epistemologici, storici, psicoanalitici, ad ogni tentativo di classificazione. Un altrove assoluto, una “scienza degli imponderabili” (secondo una nota definizione coniata da Elémire Zolla) in cui è assai complesso riconoscere radici e nozioni note, rassicuranti. Abbiamo qui raccolto materiali critici che percorrono varie fasi della storia dell’alchimia occidentale, affiancando la sintesi storico scientifica e la riflessione epistemologica alla presentazione critica di materiali testuali tradizionali noti e meno noti, provenienti da fonti manoscritte e a stampa.
Research Interests:
The first edition of the classic study “Sulle fonti storiche della chimica e dell'alchimia in Italia” by Giovanni Carbonelli, focused on the alchemical manuscripts of the Italian libraries, was printed in Rome in 1925. The “Edizioni La... more
The first edition of the classic study “Sulle fonti storiche della chimica e dell'alchimia in Italia” by Giovanni Carbonelli, focused on the alchemical manuscripts of the Italian libraries, was printed in Rome in 1925. The “Edizioni La Finestra” (Trento, Italy) has now made a re-print of this very useful book. The Carbonelli's book, probably, is the most exhaustive exploration of the alchemical manuscripts stored in the Italian libraries. A very large number of manuscripts are examined, and the study is enriched with a lot of illustrations, transcriptions and Italian translations. This edition features an introductory study by Massimo Marra, focused on the development of the alchemical studies in the XIXth century esoteric milieu and in the contemporary scientific academic establishment. The history of this two aspects of alchemy, according to a historical-positivistic point of view or an esoteric one, is examined in order to identify the most evident influences on the Carbonelli's research. This introductory study also offers a biographical note about Carbonelli. This is the first reprint of this very important study.
Research Interests:
Una prima indagine su di un periodo poco frequentato della ricca storia dell’alchimia napoletana, in quel seicento che vede, nell’ambito della cultura del Viceregno, la penetrazione e l’affermazione del meccanicismo cartesiano, con la... more
Una prima indagine su di un periodo poco frequentato della ricca storia dell’alchimia napoletana, in quel seicento che vede, nell’ambito della cultura del Viceregno, la penetrazione e l’affermazione del meccanicismo cartesiano, con la progressiva dissoluzione dell’impianto culturale magico-ermetico rinascimentale. In questo periodo, a partire dalla magia e dall’alchimia dellaportiana, attraverso la progressiva separazione dell’indagine scientifico-naturalistica dagli aspetti simbolici ed esoterici dell’Arte, si assiste alla trasformazione della scienza alchemica in pura scienza esoterica e spirituale, il cui lessico tecnico e’ unicamente funzionale all’espressione di un simbolismo che più nulla ha a che vedere con alcuna investigazione di laboratorio.
Al saggio storico introduttivo, segue la presentazione di una serie di testi e documentazioni iconografiche dell’alchimia seicentesca di ambiente napoletano.
Il Pulicinella filosofo chimico (1681), opera del poco noto nobile napoletano Severino Scipione, è un dialogo tra Pulcinella e Graziano di Bologna, stavolta presentato come alchimista, in cui le due maschere dissertano ampiamente presentando i principi dell’arte alchemica del Severino, in gran parte attinta da fonti come il corpus alchemico pseudo-lulliano o gli scritti di Giovanni Braccesco. L’opera, poco nota negli ambienti specialistici e non riportata da alcuno degli abituali repertori bibliografici specializzati viene riproposta con ampio corredo critico.
In appendice viene presentato il Dialogo Anagrammico dell’Alchimia di Gennaro Grosso (1650) poeta napoletano di ispirazione marinista. Il dialogo si serve di una serie di giochi anagrammatici, che fungono da avvio alle dissertazioni dei due personaggi.
Si è scelto di presentare inoltre, come importante appendice documentaria, il ventunesimo libro dell’Historia Naturale di Ferrante Imperato, pubblicata a Napoli nel 1599, come  esemplificazione delle idee alchemiche circolanti agli inizi del XVII secolo negli ambienti filosofici e scientifici in cui agivano i lincei napoletani (Della Porta, Stigliola etc.).
Chiude il libro la riproduzione delle bellissime tavole  introduttive del Dell’Elixir Vitae (1624)  di Fra Donato D’Eremita da Roccadevandro, probabile opera dello stesso frate, non scevre da riferimenti simbolici ed iconografici di contenuto esplicitamente ermetico.
Research Interests:
La vipera e l'oppio: la teriaca di Andromaco a Napoli tra XVI e XVIII secolo Massimo Marra saggista ... Per il Novellas, che, pur nella sua veste accademica di farmacologo con severa preparazione scientifica, non manca di dichiarare... more
La vipera e l'oppio: la teriaca di Andromaco a Napoli tra XVI e XVIII secolo Massimo Marra saggista ... Per il Novellas, che, pur nella sua veste accademica di farmacologo con severa preparazione scientifica, non manca di dichiarare la sua assoluta fede nella immortalità della ...
Opera incompiuta dell’umanista Benedetto Varchi, Questione sull’Alchimia è strutturata secondo la classica forma della quaestio di matrice aristotelica, con un esame dei pro e contro che riflette alcuni dei cardini principali di una... more
Opera incompiuta dell’umanista Benedetto Varchi, Questione sull’Alchimia è strutturata secondo la classica forma della quaestio di matrice aristotelica, con un esame dei pro e contro che riflette alcuni dei cardini principali di una polemica che si protraeva dal Medioevo, e che continuava, nel XVI secolo, a essere alimentata da detrattori e partigiani. Benedetto Varchi non fu alchimista, e il suo interesse per la materia non fu che episodico; ciò nonostante, proprio per il carattere occasionale della Questione, che non puntava a rivolgersi a un pubblico specialistico ma rispondeva piuttosto alla richiesta di un autorevole potente del tempo (essa viene scritta alla corte fiorentina di Cosimo I, a istanza di Pedro da Toledo, vicerè di Napoli) desideroso di dirimere le difficoltà di un dibattito culturale che doveva essere percepito come attuale e rilevante attraverso la sintesi di un autorevole intellettuale del tempo, essa costituisce un indice prezioso della percezione che, dell’alchimia, poteva avere una parte della classe colta del XVI secolo.
Research Interests:
Pubblicato in ANTHROPOS & IATRIA. Rivista italiana di studi e ricerche sulle medicine antropologiche e di storia delle medicine, anno XXII, n°1 (gennaio-giugno 2018), articolo n° 933, pp. 82-106, pre-print version. Nata dall'humus... more
Pubblicato in ANTHROPOS & IATRIA. Rivista italiana di studi e ricerche sulle medicine antropologiche e di storia delle medicine, anno XXII, n°1 (gennaio-giugno 2018), articolo n° 933, pp. 82-106, pre-print version.

Nata dall'humus ideologico paracelsiano e dalla fede nelle virtù occulte dell'anima mundi, figlia delle prodigiose virtù di muffe magiche, macabro trofeo di vitalità sottratto ad ossa morte e delle invisibili proprietà della mumia, evolutasi nel segno della rivoluzionaria ideologia corpuscolarista, l'idea di medicina magnetica, alle soglie del XVIII secolo si avvia al suo nadir, decadendo, almeno per le classi colte, dal rango di serio e appassionante dibattito scientifico a quello di mera curiosità da salotto o di rimedio ciarlatanesco. Ormai diffusi e citatissimi, nel frattempo, unguento armario e polvere di simpatia, penetrano con la loro aura di meraviglioso nella letteratura e nella drammaturgia, divenendo di volta in volta metafora di cura potentissima o di divertente ciurmeria per gonzi. Trasformata e propagata in tutta Europa nelle molteplici ricette di imbroglioni e saltimbanchi di ogni risma, la cura magnetica si sedimenta nei patrimoni folklorici, nelle pratiche tradizionali di guaritori e guaritrici contadine; raccolta come antecedente storico dai più accorti rappresentanti del mesmerismo, e successivamente oggetto dell'interesse del variegato mondo dell'occultismo della Belle Epoque, con le sue molteplici evoluzioni, essa incarna, ancora alle soglie del ventesimo secolo, un residuo immaginale non rimuovibile di concezioni mediche ed epistemologiche altre, un segmento ineludibile nella storia del pensiero medico occidentale.
Pubblicato in ANTHROPOS & IATRIA. Rivista italiana di studi e ricerche sulle medicine antropologiche e di storia delle medicine, anno XX1, n°2 (luglio-dicembre 2017), articolo n° 925, pp. 93-114, pre-print version. Tra il XVI ed il... more
Pubblicato in ANTHROPOS & IATRIA. Rivista italiana di studi e ricerche sulle medicine antropologiche e di storia delle medicine, anno XX1, n°2 (luglio-dicembre 2017), articolo n° 925, pp. 93-114, pre-print version.

Tra il XVI ed il XVIII secolo, una serie di teorie di derivazione paracelsiana, basate sui rapporti simpatici innescati dalle influenze celesti e mediati dall'anima mundi, danno il via al dibattito sulle cure magnetiche, la 'transplantatio morbi' (il passaggio della patologia per simpatia dall'organo dolente del paziente a quello di un animale sacrificabile, o, in qualche caso, già sacrificato) e l'utilizzo di preparati medicinali specifici, quale l'Unguento Armario (proveniente da una ricetta pseudo-paracelsiana ed ottenuto da usnea capitis, fungo raccolto su di un cranio di defunto possibilmente morto di morte violenta, mumia aegyptiaca, sangue umano ed altri ingredienti minori) e la Polvere di simpatia, ottenuta da vetriolo calcinato dai raggi solari col sole in Leone. Entrambi questi medicamenti promettevano di guarire le ferite mediante l'applicazione sullo strumento che le aveva inferte o su di un panno intriso del sangue del paziente, il quale poteva anche essere assente, lontano, e che non abbisognava di ulteriori altre cure se non la pulizia della ferita. Entrambi questi medicamenti suscitarono schiere di sostenitori entusiasti e di detrattori scettici o preoccupati dalle possibili implicazioni stregoniche e diaboliche di tali mirabili rimedi a distanza. Dopo aver analizzato i primi passi dell'unguento armario, il successivo affermarsi della polvere di simpatia ed il delinearsi delle principali polemiche mediche e religiose legate ai due medicamenti, dopo aver visto il sorgere e l'affermarsi della spiegazione corpuscolarista dell'azione a distanza delle cure magnetiche, dapprima emersa organicamente nelle teorie Nathaniel Highmore e poi in quelle universalmente propagate da sir Kenelm Digby,in questo quinto appuntamento esploriamo l'evoluzione del dibattito tra paracelsani-ancora ancorati al cosmo ermetizzante di Van Helmont e di Fludd-gli eterni scettici razionalisti ed i novatores corpuscolaristi variamente schierati pro o contro le meraviglie della polvere di simpatia.
Pubblicato in ANTHROPOS & IATRIA. Rivista italiana di studi e ricerche sulle medicine antropologiche e di storia delle medicine, anno XXI, n°1 (gennaio-giugno 2017), articolo n° 915, pp. 96-115, pre-print version. Tra il XVI ed il XVIII... more
Pubblicato in ANTHROPOS & IATRIA. Rivista italiana di studi e ricerche sulle medicine antropologiche e di storia delle medicine, anno XXI, n°1 (gennaio-giugno 2017), articolo n° 915, pp. 96-115, pre-print version.

Tra il XVI ed il XVIII secolo, una serie di teorie di derivazione paracelsiana, basate sui rapporti simpatici innescati dalle influenze celesti e mediati dall'anima mundi, danno il via al dibattito sulle cure magnetiche, la 'transplantatio morbi' (il passaggio della patologia per simpatia dall'organo dolente del paziente a quello di un animale sacrificabile, o, in qualche caso, già sacrificato) e l'utilizzo di preparati medicinali specifici, quale l'Unguento Armario (proveniente da una ricetta pseudo-paracelsiana ed ottenuto da usnea capitis, fungo raccolto su di un cranio di defunto possibilmente morto di morte violenta, mumia aegyptiaca, sangue umano ed altri ingredienti minori) e la Polvere di simpatia, ottenuta da vetriolo calcinato dai raggi solari col sole in Leone. Entrambi questi medicamenti promettevano di guarire le ferite mediante l'applicazione sullo strumento che le aveva inferte o su di un panno intriso del sangue del paziente, il quale poteva anche essere assente, lontano, e che non abbisognava di ulteriori altre cure se non la pulizia della ferita. Entrambi questi medicamenti suscitarono schiere di sostenitori entusiasti e di detrattori scettici o preoccupati dalle possibili implicazioni stregoniche e diaboliche di tali mirabili rimedi a distanza. Dopo aver analizzato i primi passi dell'unguento armario, il successivo affermarsi della polvere di simpatia ed il delinearsi delle principali polemiche mediche e religiose legate ai due medicamenti, in questo quinto appuntamento esploriamo il progressivo sorgere ed affermarsi della spiegazione corpuscolarista dell'azione a distanza che, emersa organicamente nelle teorie Nathaniel Highmore e poi in quelle universalmente propagate da sir Kenelm Digby, costituirà un elemento centrale del dibattito scientifico nella seconda metà del XVII secolo.
Introduzione a Paolo Galiano, Il Pretiosum Donum Dei: da un manoscritto del XV secolo, Simmetria, Roma 2017, pp. 5-10. Pre Print version. Tra le opere alchemiche del Medioevo, il Pretiosum donum Dei ha un posto di particolare rilievo... more
Introduzione a Paolo Galiano, Il Pretiosum Donum Dei: da un manoscritto del XV secolo, Simmetria, Roma 2017, pp. 5-10. Pre Print version.
Tra le opere alchemiche del Medioevo, il Pretiosum donum Dei ha un posto di particolare rilievo essendo uno dei primi trattati illustrato con immagini che simboleggiano le Operazioni alchemiche attraverso le figure e i colori con cui sono dipinte.
La traduzione di un manoscritto del XV secolo (ms. Guelf. 77.2 Aug. 8° della Biblioteca di Wolfenbuttel) consente di leggerlo in una delle più antiche redazioni originali e integrali, che presenta alcune differenze interessanti rispetto ai codici di epoca successiva.
La comparazione con un altro trattato, lo Speculum Alchimiae, attribuito per mano dell'amanuense a Frate Elia in sei diversi codici, consente inoltre di trarre importanti deduzioni sulla conoscenza che di questo secondo testo avevano gli scrittori di Alchimia del tempo, facendo dello Speculum uno dei punti di riferimento della ricerca alchemica nel XV secolo e forse ancora prima, come sembra di poter affermare sulla base di alcune frasi conteute nel Donum Dei.
Research Interests:
Tra il XVI ed il XVIII secolo, una serie di teorie di derivazione paracelsiana, basate sui rapporti simpatici innescati dalle influenze celesti e mediati dall'anima mundi, danno il via al dibattito sulle cure magnetiche, la... more
Tra il XVI ed il XVIII secolo, una serie di teorie di derivazione paracelsiana, basate sui rapporti simpatici innescati dalle influenze celesti e mediati dall'anima mundi, danno il via al dibattito sulle cure magnetiche, la 'transplantatio morbi' (il passaggio della patologia per simpatia dall'organo dolente del paziente a quello di un animale sacrificabile, o, in qualche caso, già sacrificato) e l'utilizzo di preparati medicinali specifici, quale l'Unguento Armario (proveniente da una ricetta pseudo-paracelsiana ed ottenuto da usnea capitis, fungo raccolto su di un cranio possibilmente morto di morte violenta, mumia aegyptiaca, sangue umano ed altri ingredienti minori) e la Polvere di simpatia, ottenuta da vetriolo calcinato dai raggi solari col sole in Leone. Entrambi questi medicamenti promettevano di guarire le ferite mediante l'applicazione sullo strumento che le aveva inferte o su di un panno intriso del sangue del paziente, che poteva anche essere assente, lontano, e che non abbisognava di ulteriori altre cure se non la pulizia della ferita. Entrambi questi medicamenti suscitarono schiere di sostenitori entusiasti e di detrattori scettici o preoccupati dalle possibili implicazioni stregoniche e diaboliche di tali mirabili medicamenti a distanza. Dopo aver esaminato la nascita e l'affermazione delle polemiche sull'Unguento armario (Per una Storia della Medicina Magnetica 1/Nullum agens agit in distans: le dispute sull'Unguento Armario, in Anthropos & Iatria anno XIX numero 1, art. 873, pp. 78-99) ed aver seguito la nascita della polvere di simpatia e le prime prese di posizione sulla nuova formula (Per una storia della Medicina Magnetica 2/ Nullum agens agit in distans: La comparsa della Polvere di Simpatia, in Anthropos & Iatria, anno XX, n°2, articolo n° 883, pp. 73-91), passiamo ora ad esaminare nel dettaglio, a titolo esemplificativo, una polemica specifica che, in terra francese, oppone un appassionato sostenitore del medicamento ad uno scettico detrattore. 1647-1651: La polemica Papin-Cattier. Negli stessi anni in cui lo scetticismo di Sauvageon, l'evoluzione gassendiana di Charleton e le apologie di de Rochas d'Ayglun e Broglia introducevano all'attenzione del pubblico colto le meraviglie del vetriolo calcinato sotto il sole della canicola, in terra di Francia si preparava e sviluppava l'ennesima polemica sulle cure magnetiche. Se la statura dei contendenti non è paragonabile a quella di Van Helmont, di un Fludd o di un Goclenius, tuttavia la disputa, focalizzata sulla polvere di simpatia, rappresenta un capitolo rilevante dell'evoluzione del dibattito sulle cure magnetiche.
Research Interests:
Research Interests:
Urban space is considered here from the viewpoint of the dematerialization of human reality, in which previous and original physical perception is consumed and dissolved. The growing level of technological prosthetization of bodies and... more
Urban space is considered here from the viewpoint of the dematerialization of human reality, in which previous and original physical perception is consumed and dissolved. The growing level of technological prosthetization of bodies and senses alongside the endless multiplication of informational flows—are among the processes that dematerialize the body. The so-called smart city is the last result of Enlightenment’s homogenization of space, after the industrial city of the first mass capitalism. The opposite category—the rural—when present in the urban, is a form of absence and darkness. A memory of body is preserved in the hidden folds of modernity.
Research Interests:
Tra Rinascimento e Barocco la storia della Teriaca, l'antico polifarmaco della tradizione galenica, nel regno di Napoli. Prima pubblicazione, in Anthropos e Iatria, Rivista italiana di Studi e Ricerche sulle Medicine Antropologiche e di... more
Tra Rinascimento e Barocco la storia della Teriaca, l'antico polifarmaco della tradizione galenica, nel regno di Napoli. Prima pubblicazione, in Anthropos e Iatria, Rivista italiana di Studi e Ricerche sulle Medicine Antropologiche e di Storia delle Medicine, anno IV, n°1, Gennaio-Marzo 2000.
Research Interests:
Articolo pubblicato per la prima volta su "Anthropos & Iatria: rivista italiana di Studi e Ricerche sulle Medicine antropologiche e di storia delle medicine", Anno VII numero II (Aprile - Giugno 2003), pp. 29-38. Preprint version.
Research Interests:
Pubblicato in ANTHROPOS & IATRIA. Rivista italiana di studi e ricerche sulle medicine antropologiche e di storia delle medicine, anno XX, n°2 (giugno-dicembre 2015), articolo n° 883, pp. 73-91, pre-print version. Tra il XVI ed il XVIII... more
Pubblicato in ANTHROPOS & IATRIA. Rivista italiana di studi e ricerche sulle medicine antropologiche e di storia delle medicine, anno XX, n°2 (giugno-dicembre 2015), articolo n° 883, pp. 73-91, pre-print version.

Tra il XVI ed il XVIII secolo, una serie di teorie di derivazione paracelsiana, basate sui rapporti simpatici innescati dalle influenze celesti e mediati dall'anima mundi, danno il via al dibattito sulle cure magnetiche, la 'transplantatio morbi' (il passaggio della patologia per simpatia dall'organo dolente del paziente a quello di un animale sacrificabile, o, in qualche caso, già sacrificato) e l'utilizzo di preparati medicinali specifici, quale l'Unguento Armario (proveniente da una ricetta pseudo-paracelsiana ed ottenuto da usnea capitis, fungo raccolto su di un cranio di defunto possibilmente morto di morte violenta, mumia aegyptiaca, sangue umano ed altri ingredienti minori) e la Polvere di simpatia, ottenuta da vetriolo calcinato dai raggi solari col sole in Leone. Entrambi questi medicamenti promettevano di guarire le ferite mediante l'applicazione sullo strumento che le aveva inferte o su di un panno intriso del sangue del paziente, il quale poteva anche essere assente, lontano, e che non abbisognava di ulteriori altre cure se non la pulizia della ferita. Entrambi questi medicamenti suscitarono schiere di sostenitori entusiasti e di detrattori scettici o preoccupati dalle possibili implicazioni stregoniche e diaboliche di tali mirabili rimedi a distanza. In una serie di 7 articoli successivi analizzeremo la parabola di sviluppo, splendore e successiva decadenza di Unguento Armario e Povere di Simpatia, e, attraverso gli scritti di partigiani ed oppositori, ne seguiremo le relative controversie.
Research Interests:
Tra il XVI ed il XVIII secolo, una serie di teorie di derivazione paracelsiana, basate sui rapporti simpatici innescati dalle influenze celesti e mediati dall’anima mundi, danno il via al dibattito sulle cure magnetiche, la... more
Tra il XVI ed il XVIII secolo, una serie di teorie di derivazione paracelsiana, basate sui rapporti simpatici innescati dalle influenze celesti e mediati dall’anima mundi, danno il via al dibattito sulle cure magnetiche, la ‘transplantatio morbi’ (il passaggio della patologia per simpatia dall’organo dolente del paziente a quello di un animale sacrificabile, o, in qualche caso, già sacrificato) e l’utilizzo di preparati medicinali specifici, quale l’Unguento Armario (proveniente da una ricetta pseudo-paracelsiana ed ottenuto da usnea capitis, fungo raccolto su di un cranio di defunto possibilmente morto di morte violenta, mumia aegyptiaca, sangue umano ed altri ingredienti minori) e la Polvere di simpatia, ottenuta da vetriolo calcinato dai raggi solari col sole in Leone. Entrambi questi medicamenti promettevano di guarire le ferite mediante l’applicazione sullo strumento che le aveva inferte o su di un panno intriso del sangue del paziente, il quale poteva anche essere assente, lontano, e che non abbisognava di ulteriori altre cure se non la pulizia della ferita. Entrambi questi medicamenti suscitarono schiere di sostenitori entusiasti e di detrattori scettici o preoccupati dalle possibili implicazioni stregoniche e diaboliche di tali mirabili rimedi a distanza. In una serie di 7 articoli successivi analizzeremo la parabola di sviluppo, splendore e successiva decadenza di Unguento Armario e Povere di Simpatia, e, attraverso gli scritti di partigiani ed oppositorii, ne seguiremo le relative controversie.
Research Interests:
Il simbolo della fonte, nelle sue varie declinazioni di sorgente, fontana, bagno, è uno dei più antichi e ricorrenti lungo tutta la storia della tradizione alchemica, a partire dagli scritti di Zosimo di Panopoli (IV sec.). Nel carattere... more
Il simbolo della fonte, nelle sue varie declinazioni di sorgente, fontana, bagno, è uno dei più antichi e ricorrenti lungo tutta la storia della tradizione alchemica, a partire dagli scritti di Zosimo di Panopoli (IV sec.).
Nel carattere ambivalente che assume nella sua duplice veste di dissolvente universale e lavacro purificatore e trasmutante, la fontana è, di volta in volta, insidia mortale e dispensatrice di guarigione corporale e spirituale, di perfezione iniziatica.
Tra XV e XVI secolo essa diviene uno dei simbolismi più diffusi e ripetuti, un topos in virtù del quale il semplice riferimento di un titolo o di un immagine poteva evocare tutta la complessità e la carica di ambiguità di un’acqua che uccide e fa risorgere, dissolve e congela, annerisce ed indora.
Lo scopo del lavoro è indagare ed analizzare le principali ricorrenze testuali ed iconografiche del simbolo della fontana nella letteratura alchemica tra XV e XVI secolo. In appendice, a titolo esemplificativo, abbiamo trascritto una antica traduzione italiana dell’allegoria della fontana di Bernardo Trevisano (Ms. V-H-134 della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli).
Research Interests:
Research Interests:
La rinascita occultista "fin de siècle" è ontologicamente connessa con l’ideologia positivista, da cui eredita la struttura mitica e religiosa, del resto già evidenziatasi ed estrinsecatasi nei tentativi di “religione positivista” di... more
La rinascita occultista "fin de siècle" è ontologicamente connessa con l’ideologia positivista, da cui eredita la struttura mitica e religiosa, del resto già evidenziatasi ed estrinsecatasi nei tentativi di “religione positivista” di Comte. Su questa struttura mitica scientista si innestano suggestioni neo-gnostiche che si nutrono dei nuovi materiali speculativi e mitici messi a disposizione dall’evoluzionismo, che ormai permea le teorie sociologiche connesse al Positivismo. La cosmologia teosofica, l’antropologia delle root races e l’escatologia blavatskiana delle monadi in costante evoluzione, sono evidenti precipitati dell’influenza delle teorie darwiniane sulla formazione del bagaglio ideologico teosofico. Fondendo tali influenze con l’eredità illuminista di stampo massonico ed aspirazioni utopiste, la Società Teosofica, col suo complesso orizzonte teoretico, è figlia diretta delle suggestioni culturali evoluzioniste, del darwinismo sociale spenceriano e delle tentazioni razziste dell’antropologia positivista ottocentesca. Scopo del lavoro è indagare appunto le profonde connessioni tra scientismo positivista, darwinismo biologico, darwinismo sociologico e tensioni utopiste nella formazione dell’immaginario teosofico a partire dagli scritti della Blavatsky fino alle elaborazioni dei leader teosofici della seconda generazione.
Research Interests:
L’esotismo spirituale è uno dei caratteri costituenti tipici dell’ideologia esoterica occidentale. Partendo dalla moda rinascimentale degli Hieroglyphica e dal successivo interesse barocco per l’Egitto, l’idea di una conoscenza superiore... more
L’esotismo spirituale è uno dei caratteri costituenti tipici dell’ideologia esoterica occidentale. Partendo dalla moda rinascimentale degli Hieroglyphica e dal successivo interesse barocco per l’Egitto, l’idea di una conoscenza superiore segreta, magica e misteriosa, connessa ad un “altrove” del tempo e dello spazio variamente identificato, si radica definitivamente nell’esoterismo occidentale attraverso l’interesse per i “misteria” pagani e l’egittomania del XVIII secolo; successivamente essa si identifica con l’”oriente misterioso” delle iniziazioni propagandato dalla Società Teosofica e dall’esoterismo fin de siècle. Tale tratto culturale viene poi, in varia misura e coloritura, recepito in una vasta pletora di milieux occultistici e spiritualistici contemporanei (ad esempio nel Perennialismo guénoniano) ed arriva a caratterizzare ampi settori della cultura new-age.
Scopo del lavoro è indagare sulle radici ideologiche di questo carattere tipico e persistente dell’esoterismo occidentale moderno, sulla sua intima relazione con i paradigmi laici ed anti-religiosi dell’illuminismo e della sua epitome positivista. In questo quadro l’”altrove” esotico variamente connotato diviene specchio di istanze ideologiche genuinamente borghesi e laiche, tentativo di storicizzare e radicare in una memoria originaria fittizia le nuove istanze di una spiritualità differente da quella proposta dalle tradizioni, ormai strutturalmente incompatibili ed idiosincratiche con i paradigmi culturali e sociali dell’illuminismo borghese.
Research Interests:
L’idea di unità trascendente delle religioni nasce solo alle soglie della modernità, contemporaneamente all’affermarsi dell’idea di una philosophia perennis, una sapienza gnostica originaria che si configura, fin dal suo apparire, come... more
L’idea di unità trascendente delle religioni nasce solo alle soglie della modernità, contemporaneamente all’affermarsi dell’idea di una philosophia perennis, una sapienza gnostica originaria che si configura, fin dal suo apparire, come trasversalmente diffusa nel lascito degli antichi saggi, di qualunque religione e filosofia. Essa, a partire da radici rinascimentali (di ascendenza Ficiniane), si delinea e si sviluppa lungo tutta l’età moderna fino a costituire la base dell’eclettismo esoteristico massonico, traghettandosi nella speculazione teosofico-occultistica attraverso autori come Court de Gébelin e Fabre d’Olivet, in cui la prisca theologia ficiniana diviene la base di un universalismo religioso che già, in sostanza, inquadra le diverse tradizioni come espressioni particolari di una scaturigine unica. L’ultima formulazione, e, probabilmente, la più largamente diffusa attualmente, è quella perennialista – o tradizionalista – così come traspare dalle opere di René Guénon e di un gruppo di scrittori che alle idee dello studioso francese fanno riferimento a vari livelli. Da questo milieu culturale e dalla vasta letteratura della renaissance occultiste verificatasi a cavallo tra XIX e XX secolo, il concetto è stato ripreso poi dalla new age  in una chiave più apertamente sincretistica. Scopo del lavoro è indagare sinteticamente le radici ideologiche di tale idea, le sue parentele in ambito psicoanalitico e spiritualista e la sua profonda relazione con le istanze di secolarizzazione del pensiero illuminista e positivista.
Research Interests:
L’ermetismo alchemico e massonico del principe Raimondo di Sangro, trasfuso nell’architettura iniziatica della sua celebre cappella, discende da una tradizione antica che fa di Napoli, e, più in generale, dell’Italia meridionale, uno dei... more
L’ermetismo alchemico e massonico del principe Raimondo di Sangro, trasfuso nell’architettura iniziatica della sua celebre cappella, discende da una tradizione antica che fa di Napoli, e, più in generale, dell’Italia meridionale, uno dei più importanti centri di irradiazione della cultura magica ed alchimistica. Il lavoro costituisce una rapida overview che, a partire dai maghi della corte federiciana, segue l’evolversi del pensiero magico ed alchemico a Napoli fino alle soglie della modernità, con l’affermarsi del cartesianesimo all’interno delle accademie barocche.
Research Interests:
A partire dalla rinascita occultista dell’esoterismo fin de siècle, un tratto dominante è il dibattito intorno ad ideologie politiche utopiste che traggono spunti molteplici, di volta in volta, dal socialismo utopico (specialmente, in... more
A partire dalla rinascita occultista dell’esoterismo fin de siècle, un tratto dominante è il dibattito intorno ad ideologie politiche utopiste che traggono spunti molteplici, di volta in volta, dal socialismo utopico (specialmente, in Francia, dal fourierismo), dall’illuminismo positivista di matrice massonica, dall’ideologia sinarchica di Saint-Ives d’Alveydre (1842-1909), dall’evoluzionismo teosofico e dalla teoria blavatskiana delle “root races”, mescolando talvolta tensioni egualitariste a suggestioni autoritarie ed antisemite.
Nel crogiolo immediatamente successivo alla Grande Guerra, all’interno del tentativo della Società Teosofica, all’apice della sua popolarità, di costituirsi quale soggetto ideologico e politico autonomo, si collocano i primi passi della parabola politica di René Schwaller de Lubicz (1887-1061) che, dalle esperienze collettiviste ed esoteriche del Centre Apostolique prima, e, successivamente, dei Veilleurs (che lo vedono al centro di una compagine che coinvolge un’ampia schiera di giovani intellettuali francesi), approda poi alla più ristretta comunità di Suhalia, integralmente costruita secondo le coordinate di un’ideologia schwalleriana fortemente reazionaria e non priva di coloriture antisemite.
Lo studio delinea le tappe, i tratti ideologici fondanti ed i personaggi centrali in questa emblematica parabola intellettuale e politica di uno dei più interessanti esoteristi del Novecento.
Research Interests:
Research Interests:
L’alchimia, in quanto scienza anfibia, posta a metà strada tra mistica e scienza sperimentale, indagine della materia e tensione soteriologica alla rigenerazione dell’essere umano, si è servita, fin dai suoi primordi, di un linguaggio... more
L’alchimia, in quanto scienza anfibia, posta a metà strada tra mistica e scienza sperimentale, indagine della materia e tensione soteriologica alla rigenerazione dell’essere umano, si è servita, fin dai suoi primordi, di un linguaggio criptato e simbolico di notevole complessità. Nonostante molto sia stato scritto sul linguaggio iniziatico alchemico, di rado ci si sofferma sulle radici e sulle motivazioni più profonde di questo “parlar per simboli”, che, ovviamente, non  obbedisce ad alcuna puerile pura e semplice volontà di segreto o a presunte esigenze di occultamento dettate dal timore di una qualche persecuzione, ma ha piuttosto precise radici filosofiche che affondano nelle origini stesse del pensiero greco.
Research Interests:
Research Interests:
Più volte edito e commentato senza soverchio sforzo critico, questo noto e citato testo anonimo tratto dal codice Magliabechiano VIII: 6 della Biblioteca Nazionale di Firenze, è un raro caso – nell’ambito della tradizione occidentale – di... more
Più volte edito e commentato senza soverchio sforzo critico, questo noto e citato testo anonimo tratto dal codice Magliabechiano VIII: 6 della Biblioteca Nazionale di Firenze, è un raro caso – nell’ambito della tradizione occidentale – di descrizione non criptata di un metodo meditativo-immaginativo con dichiarata finalità estatico-illuminativa, scevro di qualsiasi riferimento mistico-religioso.
Pur nella sua enigmaticità il testo presenta una evidente ascendenza ermetica che permette di inquadrarlo nell’ambito di quadri teoretici effettivamente interni ad una temperie campanelliana. Tale temperie è del resto identificabile, già nel titolo, nella definizione di “estasi filosofica”, una delle cinque specie di estasi identificate dal Campanella nel libro XIV dei Theologicorum. In tale contesto sono da iscriversi gli evidenti prestiti dalle teorie di Telesio e del Persio che affiorano nel breve scritto. Scopo del presente studio è appunto rintracciare e sottolineare i riferimenti ideologici di alcuni dei passi più interessanti del testo, la cui trascrizione è posta in apertura del lavoro.
Research Interests:
I tozzi nani e gli aerei elfi tolkienani dalle saettanti frecce, recentemente riportati alla ribalta dalla trasposizione cinematografica della saga tolkieniana, sono parenti stretti di diverse entità elementali - ovvero variamente legate... more
I tozzi nani e gli aerei elfi tolkienani dalle saettanti frecce, recentemente riportati alla ribalta dalla trasposizione cinematografica della saga tolkieniana, sono parenti stretti di diverse entità elementali - ovvero variamente legate ai quattro elementi - che, partendo da quell’immenso serbatoio di simboli ed archetipi che è il  patrimonio folklorico, hanno variamente percorso la letteratura occidentale. Tra queste creature, in una dimensione immateriale ed invisibile, vi sono gli gnomi, le salamandre, gli ondini ed i silfidi. Nel corso dell’era moderna, a più riprese, diversi autori hanno trattato di queste presenze invisibili. Proviamo a ripercorrere le tappe principali della storia e della fortuna letteraria di gnomi, ondini, silfidi e salamandri, percorrendo le pagine e le vicende di autori noti e meno noti.
Research Interests: