- Mi occupo principalmente di Storia della della pesca nel Mediterraneo e concentro le mie ricerche sui secoli dell'età moderna (XV-XVIII secolo)edit
Con questa nuova pubblicazione si porta alle stampe una ricerca molto impegnativa che mette a frutto fonti manoscritte e a stampa recuperate da archivi, biblioteche, accademie e istituti di ricerca di mezz’Europa, che restituiscono sul... more
Con questa nuova pubblicazione si porta alle stampe una ricerca molto impegnativa che mette a frutto fonti manoscritte e a stampa recuperate da archivi, biblioteche, accademie e istituti di ricerca di mezz’Europa, che restituiscono sul lungo periodo informazioni sui prodotti ittici che hanno rappresentato una risorsa fondamentale nell’alimentazione mediterranea ed hanno inciso profondamente anche su identità locali e tradizioni culinarie. Queste importanti e variegate fonti storiche, letterarie e scientifiche hanno permesso di scrivere un libro che mette a fuoco appunto produzione, commercio, consumo del pesce dal medioevo all’età contemporanea, inseguendo l’evoluzione nel corso dei secoli dell’approccio alimentare verso pesce fresco e conservato, i tabù di carattere religioso nei confronti di alcune specie ittiche, gli indirizzi mercantili, la dietetica rinascimentale, le tradizioni culinarie popolari, gli orientamenti alimentari dettati da politiche governative e da pregiudizi radicatisi nel tempo, i libri di gastronomia dei più famosi maestri di cucina dei secoli XV-XIX ecc., fino ai piatti della cucina popolare che nel tempo sono andati a marcare vere e proprie identità territoriali. Parole chiave:
Pesce, tecniche di pesca ancestrali, ittiologia, prodotti ittici, pesce fresco, storione, cefalo, pesce in conserva, salumi di pesce, mercato del pesce, commercio internazionale, cucina tradizionale, cucina del Rinascimento, alimentazione popolare, Mediterraneo, Mar Nero, Adriatico, Venezia, Ancona, Costantinopoli
Per eventuali contatti con l'autrice: marialucia.denicolo@unibo.it
Parole chiave:
Pesce, tecniche di pesca ancestrali, ittiologia, prodotti ittici, pesce fresco, storione, cefalo, pesce in conserva, salumi di pesce, mercato del pesce, commercio internazionale, cucina tradizionale, cucina del Rinascimento, alimentazione popolare, Mediterraneo, Mar Nero, Adriatico, Venezia, Ancona, Costantinopoli
Key Words
Fish, Ancient fishing, Ichthyology, Fish Market, Sturgeon, Mullet, Salsamentum, International commerce, Renaissance Cooking, Popular Food, Traditional Cooking, Mediterranean, Black Sea, Adriatic, Venice, Ancona, Constantinople.
Pesce, tecniche di pesca ancestrali, ittiologia, prodotti ittici, pesce fresco, storione, cefalo, pesce in conserva, salumi di pesce, mercato del pesce, commercio internazionale, cucina tradizionale, cucina del Rinascimento, alimentazione popolare, Mediterraneo, Mar Nero, Adriatico, Venezia, Ancona, Costantinopoli
Per eventuali contatti con l'autrice: marialucia.denicolo@unibo.it
Parole chiave:
Pesce, tecniche di pesca ancestrali, ittiologia, prodotti ittici, pesce fresco, storione, cefalo, pesce in conserva, salumi di pesce, mercato del pesce, commercio internazionale, cucina tradizionale, cucina del Rinascimento, alimentazione popolare, Mediterraneo, Mar Nero, Adriatico, Venezia, Ancona, Costantinopoli
Key Words
Fish, Ancient fishing, Ichthyology, Fish Market, Sturgeon, Mullet, Salsamentum, International commerce, Renaissance Cooking, Popular Food, Traditional Cooking, Mediterranean, Black Sea, Adriatic, Venice, Ancona, Constantinople.
Research Interests:
Estratto dal volume "La comunità delle rive. Un'identità mediterranea".
In questo testo, pubblicato nel 2005 si approfondisce il tema della pesca a coppia, già affrontato nel volume Microcosmi mediterranei (2004), prendendo in esame anche nuove fonti bibliografiche, fra cui le osservazione sulla "Pesca delle... more
In questo testo, pubblicato nel 2005 si approfondisce il tema della pesca a coppia, già affrontato nel volume Microcosmi mediterranei (2004), prendendo in esame anche nuove fonti bibliografiche, fra cui le osservazione sulla "Pesca delle paranzelle" pubblicate dallo scrittore/giornalista Pietro Ferrigni nel 1866 che in questo volume di M aria Lucia De Nicolò trova la sua prima citazione.
The Modern age saw the rise of the widespread phenomenon of coastal societies, which gradually assumed a mainly maritime character due to a series of contacts and structural changes that led to the organisation and gradual devolopment of... more
The Modern age saw the rise of the widespread phenomenon of coastal societies, which gradually assumed a mainly maritime character due to a series of contacts and structural changes that led to the organisation and gradual devolopment of fishing enterprises based on open-sea trawling. Monitoring sample localities, chosen as the best places for the puposes of inquiry, gave rise to historical studies on almost unexplored microcosms, previously relegated to the margins of research. These localities were thus adopted as the basic units of a broader, circumstantiated history of Mediterranean coastal communities. In the world of maritime historiography, as regards studies on fishing and cabotage from the late Middle Ages to the waming of the sailing ship, the monitoring of local communities was particularly useful, making it possible to cast light on the advent of the principal vessels in traditional marine activities in the sixteenth and seventeenth centuries - the age that saw the introductions of open-sea trawling in the Mediterranean.
Maria Lucia De Nicolò (Università di Bologna) Produzione e consumo del pesce di mare dal basso medioevo al Settecento. lo spazio adriatico. Sulla scorta di fonti di diversa... more
Maria Lucia De Nicolò (Università di Bologna)
Produzione e consumo del pesce di mare dal basso medioevo al Settecento. lo spazio adriatico.
Sulla scorta di fonti di diversa natura (atti amministrativi, giudiziari, notarili ecc.), si ricostruisce un excursus storico della dieta mediterranea ponendo l’attenzione sul pesce di mare e sul peso di quest’ultimo nei consumi vittuari delle varie categorie sociali (pesce dei ricchi, pesce dei poveri), verificata anche attraverso l’analisi dei tariffari di vendita e dei testi di dietetica e di cucina. La disamina parte da alcune considerazioni sulle scelte alimentari in età medievale, che evidenziano la preferenza per il pesce d’acqua dolce, studiato attraverso il commercio avviato da Perugia (Lago Trasimeno) per l’approvvigionamento di diverse piazze dell’Italia centrale, tra cui anche le città costiere adriatiche. Per quanto attiene l’evoluzione delle pratiche alieutiche nei primi secoli dell’età moderna vengono prese in esame soprattutto le realtà marinare dell’ alto e medio Adriatico, in particolare di Romagna e Marche (Stato Pontificio). Una rinnovata propensione al consumo del pesce di mare allo stato di fresco, sollecitata da azioni governative di educazione al cibo e da indirizzi di carattere religioso, stimola dalla fine del secolo XVI la formazione di marinerie più strutturate per una serie di ragioni: 1. un’inedita politica di investimenti nel settore da parte del ceto mercantile; 2. l’incremento della produzione in risposta alla significativa crescita della domanda sui mercati legata alla maggiore pressione demografica; 3. innovazioni tecnologiche tese ad aumentare la produzione e l’espansione della pesca a strascico; 4. il rapido sviluppo delle reti distributive e commerciali anche in virtù di nuovi sistemi di conservazione del pesce fresco con l’uso di ghiaccio/neve e di trasporto veloce fino a località lontane dai punti di sbarco del prodotto.
Produzione e consumo del pesce di mare dal basso medioevo al Settecento. lo spazio adriatico.
Sulla scorta di fonti di diversa natura (atti amministrativi, giudiziari, notarili ecc.), si ricostruisce un excursus storico della dieta mediterranea ponendo l’attenzione sul pesce di mare e sul peso di quest’ultimo nei consumi vittuari delle varie categorie sociali (pesce dei ricchi, pesce dei poveri), verificata anche attraverso l’analisi dei tariffari di vendita e dei testi di dietetica e di cucina. La disamina parte da alcune considerazioni sulle scelte alimentari in età medievale, che evidenziano la preferenza per il pesce d’acqua dolce, studiato attraverso il commercio avviato da Perugia (Lago Trasimeno) per l’approvvigionamento di diverse piazze dell’Italia centrale, tra cui anche le città costiere adriatiche. Per quanto attiene l’evoluzione delle pratiche alieutiche nei primi secoli dell’età moderna vengono prese in esame soprattutto le realtà marinare dell’ alto e medio Adriatico, in particolare di Romagna e Marche (Stato Pontificio). Una rinnovata propensione al consumo del pesce di mare allo stato di fresco, sollecitata da azioni governative di educazione al cibo e da indirizzi di carattere religioso, stimola dalla fine del secolo XVI la formazione di marinerie più strutturate per una serie di ragioni: 1. un’inedita politica di investimenti nel settore da parte del ceto mercantile; 2. l’incremento della produzione in risposta alla significativa crescita della domanda sui mercati legata alla maggiore pressione demografica; 3. innovazioni tecnologiche tese ad aumentare la produzione e l’espansione della pesca a strascico; 4. il rapido sviluppo delle reti distributive e commerciali anche in virtù di nuovi sistemi di conservazione del pesce fresco con l’uso di ghiaccio/neve e di trasporto veloce fino a località lontane dai punti di sbarco del prodotto.
Vongola adriatica 1. Denominazione antica per il riconoscimento della Chamelaea Gallina L’analisi di testi in lingua latina e volgare riferiti ai secoli XIV-XIX (statuti cittadini, libri di... more
Vongola adriatica
1. Denominazione antica per il riconoscimento della Chamelaea Gallina
L’analisi di testi in lingua latina e volgare riferiti ai secoli XIV-XIX (statuti cittadini, libri di culinaria, dietetica e di medicina, liste di pranzi, opere di classificazione scientifica, mercuriali ecc.) attestano già in antico l’uso alimentare della vongola, denominata nelle Marche settentrionale (Fano, Pesaro) e in Romagna con il vocabolo tradizionale poveraccia (italiano regionale: puràz, puràza, puràcia), derivante da una forma più arcaica (peverazza, bevarassa, bibarassa) attestata già nel XIV secolo. L’uso corrente del termine vongola, ha oggi definitivamente soppiantato il vocabolo regionale che ha contraddistinto l’alimento soprattutto nelle Marche settentrionali e in Romagna, a tal punto che si parla oggi di “vongola adriatica” e non più di “poveraccia”.
2. Pesca e commercio
La raccolta della Chamelaea Gallina è storicamente documentabile in Adriatico almeno dal XIV secolo e fino al secolo XIX viene ne viene testimoniato il consumo soprattutto nell’alimentazione popolare delle comunità costiere fra Rimini e Ancona. Fra Rimini e Ancona, dal tardo medioevo, fino al secolo scorso si documenta non solo l’attività di raccolta ‘con le mani’ dei molluschi lungo le rive, ma anche l’utilizzo di barche e di un particolare strumento (ferro armato) per la loro estrazione anche in acque più profonde. Nel corso del Sei-Settecento si aggiunge a bordo delle barche anche uno speciale argano per la migliore gestione del ferro estrattivo, mentre solo dopo la metà Novecento si afferma il moderno sistema delle turbo soffianti collocato su motonavi.
3. Territorialità
L’abbondanza dei prelievi rendeva questi molluschi un cibo ordinario, destinato a sfamare i ceti poveri della società e ancora nei primi decenni del Novecento di rado finivano sui banchi di pescheria, e, se arrivavano al mercato, si vendevano a un centesimo al chilo, a sacchetti. La denominazione popolare “poverazza, poveraccia”, affermatasi soprattutto fra Marche e Romagna sta ad indicare appunto la categoria principale dei suoi consumatori, rilevabile peraltro anche dal detto, rimasto in uso fino a tempi recenti, collegato appunto a questi molluschi qualificati nei tariffari del prodotto ittico come genere senza valore, sia dal punto di vista commerciale, sia nutritivo e gastronomico: “purèt (poveretto) chi le pesca, purèt chi le vende, purèt chi le mangia). La pesca si concentra soprattutto nel tratto di mare da Cattolica ad Ancona, che, nel tempo, diventa il serbatoio privilegiato di estrazione delle vongole/poveracce anche per l’acquisita fama di una sapidità gastronomica superiore riconosciuta al prodotto e dovuta alla qualità dei fondali particolarmente adatti alla proliferazione del mollusco. L’importanza di questo prodotto ittico, di larghissimo consumo nell’alimentazione popolare è tradita anche da testimonianze che segnalano l’utilizzo dei gusci delle vongole, che si accumulavano in montagnole nei cortili delle case del litorale, anche per inghiaiare le strade. Solo dagli anni Cinquanta si riscontra una rivalutazione del prodotto e la sua promozione culinaria, unitamente all’evoluzione delle tecniche di pesca per il loro prelievo nei fondali sabbiosi attraverso mezzi meccanici innovativi.
1. Denominazione antica per il riconoscimento della Chamelaea Gallina
L’analisi di testi in lingua latina e volgare riferiti ai secoli XIV-XIX (statuti cittadini, libri di culinaria, dietetica e di medicina, liste di pranzi, opere di classificazione scientifica, mercuriali ecc.) attestano già in antico l’uso alimentare della vongola, denominata nelle Marche settentrionale (Fano, Pesaro) e in Romagna con il vocabolo tradizionale poveraccia (italiano regionale: puràz, puràza, puràcia), derivante da una forma più arcaica (peverazza, bevarassa, bibarassa) attestata già nel XIV secolo. L’uso corrente del termine vongola, ha oggi definitivamente soppiantato il vocabolo regionale che ha contraddistinto l’alimento soprattutto nelle Marche settentrionali e in Romagna, a tal punto che si parla oggi di “vongola adriatica” e non più di “poveraccia”.
2. Pesca e commercio
La raccolta della Chamelaea Gallina è storicamente documentabile in Adriatico almeno dal XIV secolo e fino al secolo XIX viene ne viene testimoniato il consumo soprattutto nell’alimentazione popolare delle comunità costiere fra Rimini e Ancona. Fra Rimini e Ancona, dal tardo medioevo, fino al secolo scorso si documenta non solo l’attività di raccolta ‘con le mani’ dei molluschi lungo le rive, ma anche l’utilizzo di barche e di un particolare strumento (ferro armato) per la loro estrazione anche in acque più profonde. Nel corso del Sei-Settecento si aggiunge a bordo delle barche anche uno speciale argano per la migliore gestione del ferro estrattivo, mentre solo dopo la metà Novecento si afferma il moderno sistema delle turbo soffianti collocato su motonavi.
3. Territorialità
L’abbondanza dei prelievi rendeva questi molluschi un cibo ordinario, destinato a sfamare i ceti poveri della società e ancora nei primi decenni del Novecento di rado finivano sui banchi di pescheria, e, se arrivavano al mercato, si vendevano a un centesimo al chilo, a sacchetti. La denominazione popolare “poverazza, poveraccia”, affermatasi soprattutto fra Marche e Romagna sta ad indicare appunto la categoria principale dei suoi consumatori, rilevabile peraltro anche dal detto, rimasto in uso fino a tempi recenti, collegato appunto a questi molluschi qualificati nei tariffari del prodotto ittico come genere senza valore, sia dal punto di vista commerciale, sia nutritivo e gastronomico: “purèt (poveretto) chi le pesca, purèt chi le vende, purèt chi le mangia). La pesca si concentra soprattutto nel tratto di mare da Cattolica ad Ancona, che, nel tempo, diventa il serbatoio privilegiato di estrazione delle vongole/poveracce anche per l’acquisita fama di una sapidità gastronomica superiore riconosciuta al prodotto e dovuta alla qualità dei fondali particolarmente adatti alla proliferazione del mollusco. L’importanza di questo prodotto ittico, di larghissimo consumo nell’alimentazione popolare è tradita anche da testimonianze che segnalano l’utilizzo dei gusci delle vongole, che si accumulavano in montagnole nei cortili delle case del litorale, anche per inghiaiare le strade. Solo dagli anni Cinquanta si riscontra una rivalutazione del prodotto e la sua promozione culinaria, unitamente all’evoluzione delle tecniche di pesca per il loro prelievo nei fondali sabbiosi attraverso mezzi meccanici innovativi.
Research Interests:
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Lo studio sulle attivit\ue0 alieutiche nei primi secoli dell\u2019et\ue0 moderna consente di ricostruire una specifica storia del Mediterraneo che trova nel Cinquecento un\u2019epoca di transizione tra antiche e nuove maniere di pescare.... more
Lo studio sulle attivit\ue0 alieutiche nei primi secoli dell\u2019et\ue0 moderna consente di ricostruire una specifica storia del Mediterraneo che trova nel Cinquecento un\u2019epoca di transizione tra antiche e nuove maniere di pescare. Le fonti esaminate infatti restituiscono un quadro assai efficace del mondo della pesca marittima, in cui si palesa, accanto ai metodi di cattura praticati ab immemorabili, la sperimentazione di nuove tecniche che vanno ad incidere in modo significativo sulla produzione ittica, basata ancora quasi esclusivamente sullo sfruttamento di stagni, lagune costiere con acqua salsa e paludi. La convivenza di antiche e nuove maniere di pescare ben si evidenzia, nella prima parte di questo lavoro, dalla descrizione di un insolito viaggio lungo le coste del Mediterraneo compiuto da un pescatore veneto negli anni centrali del secolo. La continuit\ue0 dei sistemi di pesca in uso nel mondo antico \ue8 particolarmente evidente soprattutto nelle localit\ue0 costiere...
Research Interests:
Lo studio si concentra su un territorio costiero, a confine fra Marche e Romagna, di notevole grande valenza strategica, un luogo 'segnato' fin da et\ue0 remote da alcuni elementi portanti che ne hanno determinato nel corso del... more
Lo studio si concentra su un territorio costiero, a confine fra Marche e Romagna, di notevole grande valenza strategica, un luogo 'segnato' fin da et\ue0 remote da alcuni elementi portanti che ne hanno determinato nel corso del tempo l'originalit\ue0. Il mare Adriatico che marca il confine a nord e la via Flaminia che attraversa il fondo valle, risultano i capisaldi delle pi\uf9 antiche colonizzazioni tradite nella successione del tempo dalla prevalente continuit\ue0 colturale della vite, soprattutto nei fondi agrari "Fonte, Antoco, Crocevecchia" ora finalmente ubicati, di cui si accerta in varie epoche (secc. XVII-XIX) il rilevante interesse archeologico. I caratteri originali vanno ricercati nella particolare configurazione del luogo. La geografia disegna la storia della comunit\ue0, tipicamente mediterranea, costituita com'\ue8 da contadini dedito soprattutto alla coltivazione della vite, impegnati stagionalmente anche nelle pratiche di pesca costiera ad...
Research Interests:
La monografia si collega alla ricollocazione nel Museo della Marineria di Pesaro di una artistica Polena, di autore e provenienza ignoti, raffigurante una \u201cGiovane donna\u201d (seconda met\ue0 del XIX secolo), dopo un lungo lavoro di... more
La monografia si collega alla ricollocazione nel Museo della Marineria di Pesaro di una artistica Polena, di autore e provenienza ignoti, raffigurante una \u201cGiovane donna\u201d (seconda met\ue0 del XIX secolo), dopo un lungo lavoro di consolidamento della scultura lignea realizzato nei laboratori della Scuola di Conservazione e Restauro dell'Universit\ue0 di Urbino. Il volume, con contributi di diversi autori, si divide in due sezioni. Nella prima vengono trattati gli aspetti antropologici e storici di queste particolari statue lignee collocate un tempo sulla prua delle navi; nella seconda parte vengono illustrate le fasi dell\u2019opera di restauro con la descrizione delle varie problematiche affrontate. Il contributo della curatrice (alle pp. 5-8) spiega l\u2019apporto della ricerca storica avviata per rintracciare l\u2019autore dell\u2019opera lignea o la bottega artistica attraverso il confronto con polene di soggetto similare conservate in due musei navali (Genova, Ile ...
Research Interests:
The study focuses on the analysis of the hypogeous pits for the conservation of cereals in the historical center of San Giovanni in Marignano (Rimini). This small town in the low Valle del Conca (Conca Valley), on the border between... more
The study focuses on the analysis of the hypogeous pits for the conservation of cereals in the historical center of San Giovanni in Marignano (Rimini). This small town in the low Valle del Conca (Conca Valley), on the border between Marche and Romagna, 3 km away from the sea, has a high concentration of underground silos protected by a fortified enclosure, this was known already in the late Middle Ages. Those silos were used to store the cereal products of a very productive territory, it is a sort of “wheat bank”, a huge container for cereals that was the reason why the castle in modern times was called: “The barn of the Malatesta family” (noble family). Some research was carried out in archives and according to notarial sources of the XIV-XVI centuries, and it was confirmed by other information from ancient city statutes and printed texts (XV-XIX centuries) concerning the problems on the conservation of wheat and on the making of underground silos. That research provided interestin...
Research Interests:
Atti di un convegno sulla storia "locale" svolsi a Pesaro il 1° aprile 2016 per il XXV di fondazione della Società pesarese di studi storici