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  • Mi occupo principalmente di Storia della della pesca nel Mediterraneo e concentro le mie ricerche sui secoli dell'età moderna (XV-XVIII secolo)edit
Premessa Il Museo della marineria di Pesaro fin dal suo nascere ha promosso, accanto alla pubblicazione di studi di carattere storico e antropologico sulle comunità costiere e la gente di mare, anche importanti ricerche tese a promuovere... more
Premessa

Il Museo della marineria di Pesaro fin dal suo nascere ha promosso, accanto alla pubblicazione di studi di carattere storico e antropologico sulle comunità costiere e la gente di mare, anche importanti ricerche tese a promuovere la conoscenza sia delle tecniche di navigazione e pesca, sia delle imbarcazioni in uso nei secoli addietro. Su quest’ultimo argomento particolarmente importante è stato l’apporto della fonte archivistica, che ha permesso nel corso degli anni di far luce sull’origine e successiva sperimentazione/evoluzione dei principali tipi navali legati allo sviluppo delle marinerie e della pesca d’alto mare nei secoli dell’età moderna, dando modo di scoprire in alcune località del medio Adriatico quali Ancona e Pesaro, l’avvio alla diffusione in Adriatico di tartana, tartanone e trabaccolo , imbarcazioni documentate fino ad allora solo attraverso la fonte orale. Una mostra focalizzata su La nascita della marineria di Pesaro e le barche tradizionali (28 aprile-27 ottobre 2013), è stata allestita nell’ambito delle iniziative prodotte per la Provincia di Pesaro-Urbino all’interno di AdriaMuse, progetto transfrontaliero cofinanziato dai fondi dell'Unione europea che ha coinvolto 11 partner provenienti da cinque nazioni su entrambe le sponde dell'Adriatico con l’obiettivo di avviare uno scambio di conoscenze, esperienze ed idee teso a valorizzare le strutture museali e ad aumentare nei visitatori il livello di consapevolezza delle potenzialità culturali e di sviluppo della regione adriatica anche per contribuire significativamente al prolungamento della stagione turistica, tramite una nuova simbiosi tra cultura e turismo. La mostra è stata accompagnata dalla pubblicazione di una monografia illustrata dal titolo Velieri con una rassegna di informazioni sui principali tipi navali in circolazione nell’Adriatico dall’età antica al tramonto della vela. Nella diffusione di queste conoscenze, di indubbia rilevanza per la comunità scientifica si è rivelata anche la International Summer School “Mediterraneo” dell’Università di Bologna, che ha trovato base organizzativa nel Museo della Marineria di Pesaro dal 2007 al 2011, consentendo importanti confronti fra studiosi su vari campi di indagine. Nel corso degli anni l’attività museale si è indirizzata fortemente anche nella raccolta di fonti orali e scritte. All’attenzione sempre mantenuta per la ricerca archivistica va ricondotto poi il felice sodalizio instaurato con Zrinka Podhraški Čizmek, conosciuta dalla scrivente in occasione del XX Forum Mediterranean Maritime Heritage organizzato dall’Associazione Musei Marittimi del Mediterraneo (AMMM), tenutosi a Fiume/Rijeka nel 2014. La collaborazione con la studiosa croata è iniziata fin dalla sua prima venuta a Pesaro per presentare un’anteprima dell’ambizioso, quanto impegnativo, progetto che stava perseguendo, di dare continuità editoriale alla imponente documentazione archivistica raccolta da Nikola Čolak, suo avo materno, interrottasi con la pubblicazione del secondo volume dei Regesti marittimi croati, per l’avvenuta scomparsa dell’Autore (1996) . Il suo archivio, che conta di un deposito di circa 100.000 documenti raccolti in quarant’anni di infaticabile scavo archivistico condotto negli archivi delle due sponde adriatiche, rappresenta un tesoro prezioso per la storia marittima dei secoli dell’età moderna, per la storia dei traffici di mercanti provenienti da varie aree anche extra-mediterranee, ma non solo. Čolak mirava alla realizzazione di una collana di una ventina di volumi dando priorità alla documentazione del secolo XVIII a cominciare dagli atti riguardanti la navigazione in Adriatico e lungo le rotte levantine, per passare in un secondo momento alle fonti relative alla navigazione verso il Ponente e le rotte atlantiche. Questo articolato e complesso programma ha ripreso vita grazie all’impegno della nipote che, con infaticabile, rinnovato vigore e grande caparbietà, sta apportando ulteriore linfa al progetto iniziale giovandosi delle più moderne tecnologie per l’elaborazione e l’utilizzo dei dati e al contempo valendosi della collaborazione di diversi studiosi ed esperti.  Già da queste brevi note risulta ben chiaro che lo studio intrapreso da Zrinka Podhraški Čizmek si incastra appieno nel filone di ricerche che nel corso degli anni ha richiamato anche a Pesaro relazioni e scambi con vari studiosi italiani e stranieri, invitati a collaborare a varie iniziative (convegni, mostre, presentazione libri), mettendo a disposizione i risultati delle proprie ricerche per una migliore conoscenza della civiltà adriatica e mediterranea. La conferenza della studiosa croata, ospitata nel giugno 2016, dal titolo Tipi navali nei regesti marittimi croati del XVIII secolo, anticipava l’uscita, di lì a poco, del terzo volume dei Regesti marittimi croati (Spalato 2017), presentato, prima a Pesaro (21 aprile), poi a Cupra Marittima (22 aprile) nell’incontro “Rotte e velieri nell’Adriatico del Settecento”. La collaborazione con il Museo della marineria di Pesaro si è mantenuta anche in seguito, concretizzandosi ulteriormente con la pubblicazione della monografia, a sua firma, sui Navigli adriatici fra le due sponde nel Settecento per la collana “Rerum maritimarum” (Quaderno 24/2021), con cui in qualche modo l’Autrice lancia l’idea di una mostra compartecipata, peraltro caldeggiata già dal 2019. La nomina di Pesaro capitale italiana della cultura per il 2024 è servita da stimolo per coltivare quest’idea e per coinvolgere nella realizzazione della mostra, un altro collaboratore storico del Museo della Marineria di Pesaro, Luigi Divari, fine conoscitore delle tipologie navali adriatiche e della storia della navigazione, nonché abilissimo disegnatore. Si è intessuta così, nel 2021, una rete di collaborazioni esterne con la formazione di un valente staff operativo, formato da studiosi ed esperti di vari istituti di cultura, università, accademie, musei, in stretto contatto con l’ideatrice della mostra che ha anche sapientemente coordinato e diretto tutta l’impostazione del lavoro e la raccolta dei materiali, documentari e iconografici, rimessi poi ulteriormente nel 2023 all’analisi e alla ricostruzione pittorica di Luigi Divari per la creazione di schede iconografiche raffiguranti oltre sessanta tipologie navali. L’opera di Zrinka Podhraški Čizmek per l’organizzazione della mostra Navigli dell’Adriatico e dello Ionio in età moderna (1650-1850) è stata davvero instancabile. La mostra, infatti, si basa sull’esame approfondito di ca. 20.000 documenti del secolo XVIII (Regesti marittimi croati voll. I-IV), con il supporto scientifico di oltre una ventina di esperti e sedici diverse istituzioni internazionali. Si apre nella primavera 2024 a Pesaro nella sede storica del Museo della Marineria di Pesaro e diventerà itinerante in varie località delle due sponde durante il biennio 2025-2026. L‘impostazione scientifica e la curatela di Zrinka Podhraški Čizmek sono state fondamentali nella riuscita di questa non facile impresa culturale, sapientemente costruita attraverso una valida rete di relazioni transfrontaliere, che, in qualche modo, rimane fortemente connessa anche con l’identità marittima di Pesaro, oggi capitale italiana della cultura.

Maria Lucia De Nicolò
Università di Bologna
Direttore del Museo della Marineria di Pesaro

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I bastimenti dell'Età moderna: dalle fonti alla classificazione della nomenclatura e tipologie

L’operazione messa in atto nel cercare di sistematizzare le tipologie navali dell’Età Moderna del Mar Adriatico e del Mar Ionio si è svolta su più piani ed in diverse fasi. La prima fase è stata l’analisi delle fonti pubblicate e quelle non ancora date alla stampa, dei ca. 20.000 documenti dei Regesti marittimi croati, Settecento, voll. I-IV, dello studioso Nikola Čolak. Il risultato è stato un corpus di 25.500 menzioni di bastimenti identificati suddivisi in 77 diversi nominativi di navigli. La fase successiva del lavoro è stato il confronto con la bibliografia ed iconografia marittima internazionale degli ultimi 300 anni, un lavoro durato più di una decina d’anni e che ha comunque lasciato molti quesiti aperti. La terza fase è iniziata quasi naturalmente di pari passo alla seconda quando, non trovando risposte nelle fonti e nei libri, ho cominciato a contattare i colleghi prima in Croazia ed Italia e poi allargando i confini a Creta, in Grecia ed altrove. Qui è iniziato un sodalizio scientifico che dura tutt’ora. Quando ho deciso che le ricerche dovessero essere corroborate da un materiale visivo selezionato e scientificamente credibile, la scelta di creare una mostra è stata quasi ovvia e naturale. A tal proposito ho creato una piattaforma di consultazione online internazionale cui hanno partecipato oltre una ventina di studiosi, ricercatori e specialisti in marineria della Croazia, Italia, Grecia e Montenegro, svoltasi fra novembre 2021 e marzo 2022: questa è stata la quarta fase che ha fortissimamente contribuito a dissipare molte incertezze e far luce su molte questioni aperte. Il collaborare insieme sui dati ottenuti dalla ricerca storiografica ha permesso di riunire vari saperi, fonti di provenienze diverse, sia sul piano linguistico, iconografico nonché bibliografico. Il gruppo di ricerca si è mostrato veramente molto aperto e prono alla collaborazione tanto che i risultati ottenuti hanno giovato non solo di indicazioni bibliografiche nuove, ma anche di un ripensamento dialettico che ha permesso l’acquisizione di nuove informazioni grazie al confronto fra storiografie diverse caratterizzate da varie tradizioni marittime – come bene ci illustra Gerassimos Pagratis con l’esempio della marineria ionica. Dei 77 nominativi analizzati in tutto sono 66 i tipi navali che siamo riusciti a focalizzare iconograficamente e 62 quelli rappresentati nella mostra e nel catalogo. Una grande ricchezza che appartiene non solo all’asse Mar Adriatico e Mar Ionio – come ha giustamente appuntato il collega ...
Con questa nuova pubblicazione si porta alle stampe una ricerca molto impegnativa che mette a frutto fonti manoscritte e a stampa recuperate da archivi, biblioteche, accademie e istituti di ricerca di mezz’Europa, che restituiscono sul... more
Con questa nuova pubblicazione si porta alle stampe una ricerca molto impegnativa che mette a frutto fonti manoscritte e a stampa recuperate da archivi, biblioteche, accademie e istituti di ricerca di mezz’Europa, che restituiscono sul lungo periodo informazioni sui prodotti ittici che hanno rappresentato una risorsa fondamentale nell’alimentazione mediterranea ed hanno inciso profondamente anche su identità locali e tradizioni culinarie. Queste importanti e variegate fonti storiche, letterarie e scientifiche hanno permesso di scrivere un libro che mette a fuoco appunto produzione, commercio, consumo del pesce dal medioevo all’età contemporanea, inseguendo l’evoluzione nel corso dei secoli dell’approccio alimentare verso pesce fresco e conservato, i tabù di carattere religioso nei confronti di alcune specie ittiche, gli indirizzi mercantili, la dietetica rinascimentale, le tradizioni culinarie popolari, gli orientamenti alimentari dettati da politiche governative e da pregiudizi radicatisi nel tempo, i libri di gastronomia dei più famosi maestri di cucina dei secoli XV-XIX ecc., fino ai piatti della cucina popolare che nel tempo sono andati a marcare vere e proprie identità territoriali. Parole chiave:
Pesce, tecniche di pesca ancestrali, ittiologia, prodotti ittici, pesce fresco, storione, cefalo, pesce in conserva, salumi di pesce, mercato del pesce, commercio internazionale, cucina tradizionale, cucina del Rinascimento, alimentazione popolare, Mediterraneo, Mar Nero, Adriatico, Venezia, Ancona, Costantinopoli

Per eventuali contatti con l'autrice: marialucia.denicolo@unibo.it

Parole chiave:
Pesce, tecniche di pesca ancestrali, ittiologia, prodotti ittici, pesce fresco, storione, cefalo, pesce in conserva, salumi di pesce, mercato del pesce, commercio internazionale, cucina tradizionale, cucina del Rinascimento, alimentazione popolare, Mediterraneo, Mar Nero, Adriatico, Venezia, Ancona, Costantinopoli

Key Words
Fish, Ancient fishing, Ichthyology, Fish Market, Sturgeon, Mullet, Salsamentum, International commerce, Renaissance Cooking,  Popular Food, Traditional Cooking, Mediterranean, Black Sea, Adriatic, Venice, Ancona, Constantinople.
Estratto dal volume "La comunità delle rive. Un'identità mediterranea".
Trawling in the Mediterranean in the Modern period. Ancient instruments and politics for the development of these productions and the conservation of the resource This study examines various sources, even with references to the Ancient... more
Trawling in the Mediterranean in the Modern period. Ancient instruments and politics for the development of these productions and the conservation of the resource

This study examines various sources, even with references to the Ancient world, which reveal to the origin and evolution of some fishing methods that from the end of the 16th century contribute to an important development of this field. For the first time, we assisted in the formation along some coasts of the Mediterranean (Tyrrhenian and Adriatic) of fishing companies specialized in offshore fishing techniques transferring fishermen's trawl, already tested in the lagoon and lake areas, even far from the banks. At the same time, new ship types are built with the adoption of rigs, in order  to improve sailing techniques in deep-sea, as well as new fishing nets are made. The development of these productions, especially in the 18th century, with the increase in the number of flotilla dedicated to trawl, fueled heated debate among expertise's: on one hand the deep-sea fishermen urged to increase production; on the other hand, other traditional coastal fishermen lined up to defend and preserve the fish fauna, respecting their biological cycle and more generally the marine environment. The conflict between the two categories draw the attention of governments, in relation to the protection of territorial waters from the devastating effects caused by instruments used to plow the seabed. Hence the periodic issuance of prohibitive or restrictive notices of fishermen's practices. The analysis of the legislation on the regulation of fisheries, since the 16th century, highlights the interest of government authorities, also in terms of case law, on a subject, that of the harvesting of the sea and its resource management, which remained hitherto of marginal interest in state politics. It highlights the role played by the Catalan, Provencal and, for Italy, the Gaeta first and then the Adriatic fishermen.
In questo testo, pubblicato nel 2005 si approfondisce il tema della pesca a coppia, già affrontato nel volume Microcosmi mediterranei (2004), prendendo in esame anche nuove fonti bibliografiche, fra cui le osservazione sulla "Pesca delle... more
In questo testo, pubblicato nel 2005 si approfondisce il tema della pesca a coppia, già affrontato nel volume Microcosmi mediterranei (2004), prendendo in esame anche nuove fonti bibliografiche, fra cui le osservazione sulla "Pesca delle paranzelle" pubblicate dallo scrittore/giornalista Pietro Ferrigni nel 1866 che in questo volume di M aria Lucia De Nicolò trova la sua prima citazione.
The Modern age saw the rise of the widespread phenomenon of coastal societies, which gradually assumed a mainly maritime character due to a series of contacts and structural changes that led to the organisation and gradual devolopment of... more
The Modern age saw the rise of the widespread phenomenon of coastal societies,  which gradually assumed a mainly maritime character due to a series of contacts and structural changes that led to the organisation and gradual devolopment of fishing enterprises based on open-sea trawling. Monitoring sample localities, chosen as the best places for the puposes of inquiry, gave rise to historical studies on almost unexplored microcosms, previously relegated to the margins of research. These localities were thus adopted as the basic units of a broader, circumstantiated history of Mediterranean coastal communities. In the world of maritime historiography, as regards studies on fishing and cabotage from the late Middle Ages to the waming of the sailing ship, the monitoring of local communities was particularly useful, making it possible to cast light on the advent of the principal vessels in traditional marine activities in the sixteenth and seventeenth centuries - the age that saw the introductions of open-sea trawling in the Mediterranean.
Maria Lucia De Nicolò (Università di Bologna) Produzione e consumo del pesce di mare dal basso medioevo al Settecento. lo spazio adriatico. Sulla scorta di fonti di diversa... more
Maria Lucia De Nicolò (Università di Bologna)
          Produzione e consumo del pesce di mare dal basso medioevo al Settecento. lo spazio adriatico.
Sulla scorta di fonti di diversa natura (atti amministrativi, giudiziari, notarili ecc.), si ricostruisce un excursus storico della dieta mediterranea ponendo l’attenzione sul pesce di mare e sul peso di quest’ultimo nei consumi  vittuari delle varie categorie sociali (pesce dei ricchi, pesce dei poveri), verificata anche attraverso l’analisi dei tariffari di vendita e dei testi di dietetica e di cucina. La disamina parte da alcune considerazioni sulle scelte alimentari in età medievale, che evidenziano la preferenza per il pesce d’acqua dolce, studiato attraverso il commercio avviato da Perugia (Lago Trasimeno) per l’approvvigionamento di diverse piazze dell’Italia centrale, tra cui anche le città costiere adriatiche. Per quanto attiene l’evoluzione delle pratiche alieutiche nei primi secoli dell’età moderna vengono prese in esame soprattutto le realtà marinare dell’ alto e medio Adriatico, in particolare di Romagna e Marche (Stato Pontificio).  Una rinnovata propensione al consumo del pesce di mare allo stato di fresco, sollecitata da azioni governative di educazione al cibo e da indirizzi di carattere religioso, stimola dalla fine del secolo XVI la formazione di marinerie più strutturate per una serie di ragioni:  1. un’inedita politica di investimenti nel settore da parte del ceto mercantile; 2. l’incremento della produzione in risposta alla significativa crescita della domanda sui mercati legata alla maggiore pressione demografica; 3. innovazioni tecnologiche tese ad aumentare la produzione e l’espansione della pesca a strascico; 4. il rapido sviluppo delle reti distributive e commerciali anche in virtù di nuovi sistemi di conservazione del pesce fresco con l’uso di ghiaccio/neve e di trasporto veloce fino a località lontane dai punti di sbarco del prodotto.
Vongola adriatica 1. Denominazione antica per il riconoscimento della Chamelaea Gallina L’analisi di testi in lingua latina e volgare riferiti ai secoli XIV-XIX (statuti cittadini, libri di... more
Vongola adriatica
1.    Denominazione antica per il riconoscimento della Chamelaea Gallina
L’analisi di testi in lingua latina e volgare riferiti ai secoli XIV-XIX (statuti cittadini, libri di culinaria, dietetica e di medicina, liste di pranzi, opere di classificazione scientifica, mercuriali ecc.) attestano già in antico l’uso alimentare della vongola, denominata nelle Marche settentrionale (Fano, Pesaro) e in Romagna con il vocabolo tradizionale poveraccia (italiano regionale: puràz, puràza, puràcia), derivante da una forma più arcaica (peverazza, bevarassa, bibarassa) attestata già nel XIV secolo. L’uso corrente del termine vongola, ha oggi definitivamente soppiantato il vocabolo regionale che ha contraddistinto l’alimento soprattutto nelle Marche settentrionali e in Romagna, a tal punto che si parla oggi di “vongola adriatica” e non più di “poveraccia”.

2.  Pesca e commercio
La raccolta della Chamelaea Gallina è storicamente documentabile in Adriatico almeno dal XIV secolo e fino al secolo XIX viene ne viene testimoniato il consumo soprattutto nell’alimentazione popolare delle comunità costiere fra Rimini e Ancona. Fra Rimini e Ancona, dal tardo medioevo, fino al secolo scorso si documenta non solo l’attività di raccolta ‘con le mani’ dei molluschi lungo le rive, ma anche l’utilizzo di barche e di un particolare strumento (ferro armato) per la loro estrazione anche in acque più profonde. Nel corso del Sei-Settecento si aggiunge a bordo delle barche  anche uno speciale argano per la migliore gestione del ferro estrattivo, mentre solo dopo la metà Novecento si afferma il moderno sistema delle turbo soffianti collocato su motonavi.

3. Territorialità
L’abbondanza dei prelievi rendeva questi molluschi un cibo ordinario, destinato a sfamare i ceti poveri della società e ancora nei primi decenni del Novecento di rado finivano sui banchi di pescheria, e, se arrivavano al mercato, si vendevano a un centesimo al chilo, a sacchetti. La denominazione popolare “poverazza, poveraccia”, affermatasi soprattutto fra Marche e Romagna sta ad indicare appunto la categoria principale dei suoi consumatori, rilevabile peraltro anche dal detto, rimasto in uso fino a tempi recenti, collegato appunto a questi molluschi qualificati nei tariffari del prodotto ittico come genere senza valore, sia dal punto di vista commerciale, sia nutritivo e gastronomico: “purèt (poveretto) chi le pesca, purèt chi le vende, purèt chi le mangia). La pesca si concentra soprattutto nel tratto di mare da Cattolica ad Ancona, che, nel tempo, diventa il serbatoio privilegiato di estrazione delle vongole/poveracce anche per l’acquisita fama di una sapidità gastronomica superiore riconosciuta al prodotto e dovuta alla qualità dei fondali particolarmente adatti alla proliferazione del mollusco. L’importanza di questo prodotto ittico, di larghissimo consumo nell’alimentazione popolare è tradita anche da testimonianze che segnalano l’utilizzo dei gusci delle vongole, che si accumulavano in montagnole nei cortili delle case del litorale, anche per inghiaiare le strade. Solo dagli anni Cinquanta si riscontra una rivalutazione del prodotto e la sua promozione culinaria, unitamente all’evoluzione delle tecniche di pesca per il loro prelievo nei fondali sabbiosi attraverso mezzi meccanici innovativi.
Research Interests:
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Lo studio sulle attivit\ue0 alieutiche nei primi secoli dell\u2019et\ue0 moderna consente di ricostruire una specifica storia del Mediterraneo che trova nel Cinquecento un\u2019epoca di transizione tra antiche e nuove maniere di pescare.... more
Lo studio sulle attivit\ue0 alieutiche nei primi secoli dell\u2019et\ue0 moderna consente di ricostruire una specifica storia del Mediterraneo che trova nel Cinquecento un\u2019epoca di transizione tra antiche e nuove maniere di pescare. Le fonti esaminate infatti restituiscono un quadro assai efficace del mondo della pesca marittima, in cui si palesa, accanto ai metodi di cattura praticati ab immemorabili, la sperimentazione di nuove tecniche che vanno ad incidere in modo significativo sulla produzione ittica, basata ancora quasi esclusivamente sullo sfruttamento di stagni, lagune costiere con acqua salsa e paludi. La convivenza di antiche e nuove maniere di pescare ben si evidenzia, nella prima parte di questo lavoro, dalla descrizione di un insolito viaggio lungo le coste del Mediterraneo compiuto da un pescatore veneto negli anni centrali del secolo. La continuit\ue0 dei sistemi di pesca in uso nel mondo antico \ue8 particolarmente evidente soprattutto nelle localit\ue0 costiere...
Lo studio si concentra su un territorio costiero, a confine fra Marche e Romagna, di notevole grande valenza strategica, un luogo 'segnato' fin da et\ue0 remote da alcuni elementi portanti che ne hanno determinato nel corso del... more
Lo studio si concentra su un territorio costiero, a confine fra Marche e Romagna, di notevole grande valenza strategica, un luogo 'segnato' fin da et\ue0 remote da alcuni elementi portanti che ne hanno determinato nel corso del tempo l'originalit\ue0. Il mare Adriatico che marca il confine a nord e la via Flaminia che attraversa il fondo valle, risultano i capisaldi delle pi\uf9 antiche colonizzazioni tradite nella successione del tempo dalla prevalente continuit\ue0 colturale della vite, soprattutto nei fondi agrari "Fonte, Antoco, Crocevecchia" ora finalmente ubicati, di cui si accerta in varie epoche (secc. XVII-XIX) il rilevante interesse archeologico. I caratteri originali vanno ricercati nella particolare configurazione del luogo. La geografia disegna la storia della comunit\ue0, tipicamente mediterranea, costituita com'\ue8 da contadini dedito soprattutto alla coltivazione della vite, impegnati stagionalmente anche nelle pratiche di pesca costiera ad...
La monografia si collega alla ricollocazione nel Museo della Marineria di Pesaro di una artistica Polena, di autore e provenienza ignoti, raffigurante una \u201cGiovane donna\u201d (seconda met\ue0 del XIX secolo), dopo un lungo lavoro di... more
La monografia si collega alla ricollocazione nel Museo della Marineria di Pesaro di una artistica Polena, di autore e provenienza ignoti, raffigurante una \u201cGiovane donna\u201d (seconda met\ue0 del XIX secolo), dopo un lungo lavoro di consolidamento della scultura lignea realizzato nei laboratori della Scuola di Conservazione e Restauro dell'Universit\ue0 di Urbino. Il volume, con contributi di diversi autori, si divide in due sezioni. Nella prima vengono trattati gli aspetti antropologici e storici di queste particolari statue lignee collocate un tempo sulla prua delle navi; nella seconda parte vengono illustrate le fasi dell\u2019opera di restauro con la descrizione delle varie problematiche affrontate. Il contributo della curatrice (alle pp. 5-8) spiega l\u2019apporto della ricerca storica avviata per rintracciare l\u2019autore dell\u2019opera lignea o la bottega artistica attraverso il confronto con polene di soggetto similare conservate in due musei navali (Genova, Ile ...
The study focuses on the analysis of the hypogeous pits for the conservation of cereals in the historical center of San Giovanni in Marignano (Rimini). This small town in the low Valle del Conca (Conca Valley), on the border between... more
The study focuses on the analysis of the hypogeous pits for the conservation of cereals in the historical center of San Giovanni in Marignano (Rimini). This small town in the low Valle del Conca (Conca Valley), on the border between Marche and Romagna, 3 km away from the sea, has a high concentration of underground silos protected by a fortified enclosure, this was known already in the late Middle Ages. Those silos were used to store the cereal products of a very productive territory, it is a sort of “wheat bank”, a huge container for cereals that was the reason why the castle in modern times was called: “The barn of the Malatesta family” (noble family). Some research was carried out in archives and according to notarial sources of the XIV-XVI centuries, and it was confirmed by other information from ancient city statutes and printed texts (XV-XIX centuries) concerning the problems on the conservation of wheat and on the making of underground silos. That research provided interestin...
Atti di un convegno sulla storia "locale" svolsi a Pesaro il 1° aprile 2016 per il XXV di fondazione della Società pesarese di studi storici
Research Interests:
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Rotte e velieri nell’Adriatico del Settecento Il terzo volume dei Regesti marittimi croati di Nikola Čolak mette in rassegna tutti i tipi di navi in circolazione nel Golfo di Venezia durante il XVIII secolo. Attraverso la pubblicazione di... more
Rotte e velieri nell’Adriatico del Settecento
Il terzo volume dei Regesti marittimi croati di Nikola Čolak mette in rassegna tutti i tipi di navi in circolazione nel Golfo di Venezia durante il XVIII secolo. Attraverso la pubblicazione di diverse migliaia di documenti, si ottengono informazioni su tipologie, viaggi e carichi di navigli in entrata e uscita da vari porti adriatici.
Zrinka Podhraški Čizmek presenta il terzo volume dei Regesti marittimi croati di Nikola Čolak, che mettono in rassegna tutti i tipi di navi in circolazione nel Golfo di Venezia durante il XVIII secolo. Attraverso la pubblicazione di diverse migliaia di documenti, l’importante opera di Nikola Čolak restituisce informazioni su tipologie, viaggi e carichi di navigli in entrata e uscita da vari porti adriatici: Trieste, Venezia, Ancona, Fano, Otranto sulla sponda occidentale, Parenzo, Rovigno, Cherso, Zara, Spalato, Lesina, Curzola, Ragusavecchia, Castelnuovo, Cattaro, Budua, Scutari, Durazzo, Valona su quella orientale. Si evidenziano oltre 50 diversi tipi navali dalle cui caratteristiche è possibile ricostruire un vivissimo commercio giornaliero e settimanale non solo fra le due sponde (trabaccoli, pieleghi, tartane, brazzere, polacche, grippi) ma anche un consistente traffico verso più impegnative rotte marittime, dentro e fuori il Mediterraneo (fregate, fregatoni, marciliane, urche, galeoni). Le caratteristiche tecniche, le portate delle navi, i loro stessi nomi aprono alla conoscenza di uno spaccato culturale estremamente affascinante e significativo dell’intenso scambio mercantile che ha contrassegnato i secoli d’ancien regime contribuendo a definire anche le identità locali.
‘Economie dei litorali e gestione delle risorse’ è l’argomento attorno a cui ruotano le iniziative in programma nel 2017 al Museo della Marineria Washington Patrignani.