Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Skip to main content
Research Interests:
Research Interests:
Il 1 novembre 2014, nel suo appartamento nel XV arrondissement di Parigi, abbiamo incontrato Adolfo Kaminsky, falsario tra i più leggendari del secolo scorso. Kaminsky è nato in Argentina (Buenos Aires, 1925), da una famiglia di ebrei... more
Il 1 novembre 2014, nel suo appartamento nel XV arrondissement di Parigi, abbiamo incontrato Adolfo Kaminsky, falsario tra i più leggendari del secolo scorso. Kaminsky è nato in Argentina (Buenos Aires, 1925), da una famiglia di ebrei russi. Ha sette anni quando arriva con i genitori a Parigi. Durante l’occupazione nazista i Kaminsky sono internati nel campo di Drancy ma riescono ad evitare la deportazione grazie a circostanze fortuite. A diciassette anni Adolfo entra nella Resistenza specializzandosi nella fabbricazione di documenti falsi. La sua passione per la chimica dei coloranti lo guida nella ricerca spasmodica della falsificazione perfetta. Non esiste inchiostro che non riesca a cancellare o imitare, e così sono moltissimi gli ebrei che riescono a sfuggire alla deportazione grazie ai suoi documenti. «Più ore riesco a rimanere sveglio più persone saranno salvate»: è questo il rovello che lo attanaglia durante tutta la guerra. Lavora fino allo sfinimento, compromettendo irreversibilmente un occhio.
Dopo la Liberazione Kaminsky viene ingaggiato dai servizi segreti militari francesi, un impiego che lascerà presto, non appena si tratterà di mettere le sue competenze al servizio della guerra coloniale in Indocina. Invece di smettere i panni di falsario per una vita borghese “normale”, si lancia di nuovo nell’attività clandestina. Poco dopo il disastro di Dien Bien Phu, la Francia ha infatti iniziato una guerra spietata contro gli indipendentisti algerini e Kaminsky lavora da subito con le reti (réseaux) francesi ed europee che aiutano il Fronte di liberazione nazionale, fondamentalmente il Réseau Jeansons poi il Réseau Curiel.
Negli anni sessanta Kaminsky continuerà a fare documenti falsi per i rivoluzionari di mezzo mondo: dalle colonie portoghesi (Angola, Mozambico, Guinea Bissau) ai resistenti antifranchisti, dagli oppositori greci al regime dei colonnelli ai movimenti antimperialisti sudamericani, fino ad arrivare al movimento antiapartheid sudafricano.
Grazie al rispetto di rigide procedure di sicurezza riesce a sfuggire all’arresto per più di vent’anni. Nel 1971 fiuta però il pericolo e decide che è arrivato il momento di ritirarsi. Lascia Parigi e si trasferisce in Algeria, portando con sé il sogno di «un mondo dove nessuno avrà più bisogno di un falsario» (Sarah Kaminsky, Adolfo Kaminsky, une vie de faussaire, Calman-Levy, trad. it. Vicenza, 2011, p. 255).
"Giovanni Pirelli intellettuale del Novecento" (ISEC-Mimesis edizioni, 2016) a cura di Mariamargherita Scotti ESTRATTO: - Indice - Prefazione di Giorgio Bigatti (Fondazione ISEC) - Premessa di Maurizio Savoja (Soprintendenza archivistica... more
"Giovanni Pirelli intellettuale del Novecento" (ISEC-Mimesis edizioni, 2016) a cura di Mariamargherita Scotti

ESTRATTO:
- Indice
- Prefazione di Giorgio Bigatti (Fondazione ISEC)
- Premessa di Maurizio Savoja (Soprintendenza archivistica per la Lombardia)
Research Interests:
Giovanni Pirelli (1918-1973), noto per lo più come erede “ribelle” di una delle più importanti dinastie industriali d’Italia e come curatore, insieme a Piero Malvezzi, dei fortunati volumi di Lettere di condannati a morte della Resistenza... more
Giovanni Pirelli (1918-1973), noto per lo più come erede “ribelle” di una delle più importanti dinastie industriali d’Italia e come curatore, insieme a Piero Malvezzi, dei fortunati volumi di Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (1952) ed europea (1954), è stato un intellettuale dal profilo ricco e complesso. Scrittore, ricercatore, collaboratore, finanziatore di molteplici iniziative culturali e politiche, Pirelli è stato un protagonista fondamentale e finora poco conosciuto di diverse stagioni di dibattito della sinistra italiana, dapprima entro il PSI e poi in autonomia rispetto alle organizzazioni storiche del movimento operaio. Per formazione, esperienze e ampiezza di relazioni, mantenne sempre una spiccata attenzione agli scenari internazionali. Strenuo sostenitore dell’indipendenza algerina, amico di Franz Fanon, delle cui opere è stato primo mediatore in Italia, fin dai primissimi anni Sessanta ha messo i movimenti anticoloniali al centro del suo impegno politico e intellettuale. Curioso, aggiornato ed eclettico, ha sperimentato letteratura e musica, cinema e teatro, raccolta documentaria e ricerca storica, elaborando una personale visione della necessità di dover “dare voce” ai soggetti individuali protagonisti delle grandi trasformazioni del Novecento.
Della varietà di un tale itinerario, a partire dalla drammatica esperienza nella seconda guerra mondiale, questo volume intende fornire una lettura polifonica, affidata a studiosi di diverse discipline – storia, storia della letteratura, storia dell’arte, studi culturali – che hanno potuto attingere al prezioso archivio personale di Giovanni Pirelli e valorizzarne i ricchi documenti, connettendoli con fonti diverse o sollecitando attorno ad essi testimonianze orali inedite.
Gli autori dei contributi sono: Clara Amodeo, Rachel L. Love, Giuseppe Lupo, Tullio Ottolini, Pablo Rossi Doria, Alberto Saibene, Mariamargherita Scotti, Gabriella Solaro.
Programma della giornata di studi dedicata a Giovanni Pirelli.

Palazzo Litta, Corso Magenta 24, Milano.
Research Interests:
Research Interests: