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Amici Musei dei Sguardi sulla modernità & riletture del passato Con il sostegno di RIVISTA DI ARTI E CULTURA DELL’ASSOCIAZIONE UDINESE AMICI DEI MUSEI E DELL’ARTE Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB UDINE Anno XLIV – N. 2 – semestrale 2023 Amici dei Musei Sguardi sulla modernità & riletture del passato Prossimi appuntamenti Gennaio - Giugno 2024 Dopo le vacanze natalizie la nostra Sede riaprirà lunedì 8 Gennaio 2024. Al rientro gli orari d’ufficio resteranno invariati (lunedì 16.30-18.30, giovedì 17-18). Per eventuali appuntamenti è necessario contattare la Segreteria, nella sede di via Manin 18, nei locali della Società Filologica Friulana, telefonando al n° 324- 9893957 o scrivendo alla nostra mail: SOMMARIO Attività e progetti Editoriale a p. 3 Interviste Francesca Venuto con Liliana Cargnelutti e Vania Gransinigh intorno alla mostra sui Pittori del Settecento al Castello di Udine (p. 8) amicimuseiarte24@gmail.com Lunedì 22 Gennaio: Conferenza del professor Luca Mor dal titolo: Un protagonista della scultura lignea gotica in Friuli: il Maestro della Santa Eufemia di Segnacco. In febbraio si terrà invece la relazione del prof. Francesco Chinellato sulle centrali idroelettriche friulane. Altre proposte e attività (visite guidate, uscite, viaggi) dell’Associazione per il primo semestre del 2024 sono in corso di elaborazione, per cui vi informeremo a breve. Ricordi Francesca Agostinelli su Gianni Benedetti (p. 14) Alessandra Zenarola su Ivonne Pastore (p. 19) Riflessioni Claudia Biamonti su Emilio Vedova (p. 16) Francesca Agostinelli sulla breve vita della Galleria Nerea (p. 11) Diana Barillari sull’architetto Ettore Gilberti (p. 20) Per ulteriori notizie e aggiornamenti potete scrivere o consultare il nostro Sito web: Occasioni La storia sorprendente del Colle del Castello di Udine (p. 5) Il riconoscimento PAC2022-23 a Casa Cavazzini (p. 15) Il grandioso volume sul Duomo di Udine (p. 10) Le Giornate della Luce a Spilimbergo (p. 13) www.amicimuseiudine.it Amici dei Musei Musei, Raccolte e luoghi da riscoprire Marco Stefani su Villafredda (p. 23) Tra le gemme della Carnia nel territorio di Ovaro (p. 4) Restauri Il pregevole recupero di Palazzo Antonini Stringher, sede della Fondazione Friuli (p. 22) Sguardi oltre confine Laura Safred su due mostre a Vienna dedicate al Rinascimento italiano (p. 30) Orietta Altieri-Alt sull’Atelier De La Tour a Treffen (p. 31) Maria Visintini sul viaggio in Basilicata e dintorni (p. 26) Dall’alto: Emilio Vedova, M9, Absurdes Berliner Tagebuch - Plurimo 1, pittura vinilica su elementi di legno polifrontali, corda e cerniere di ferro,1964, prestito da Berlinische Galerie-Landesmuseum für Kunst, Fotografie und Architektur, Berlino; una sala della mostra Mondi possibili, allestita presso la Galleria Harry Bertoia (Pordenone); Ossip Zadkine, I tre amici, 1966, disegno a pastello colorato su carta giapponese, esposto nella rassegna Momenti del Novecento a Parigi nella collezione di Italo Furlan, tenutasi a Spilimbergo nello scorso autunno. Anno XLIV – N.2 – Semestrale 2023 In copertina: Luigi Minisini, La Pudicizia (marmo, 1854) particolare della statua collocata nello Studiolo affrescato di Palazzo Antonini-Stringher, nuova sede della Fondazione Friuli. Foto Ikon Productions. Suggestioni di viaggio Giuliana Luciano sulla mostra di Luca Signorelli a Cortona (p. 24) 2 Direttore Responsabile: Stefano Damiani Direttore Editoriale: Francesca Venuto Hanno collaborato a questo numero: Francesca Agostinelli, Orietta Altieri-Alt, Diana Barillari, Claudia Biamonti, Liliana Cargnelutti, Gloria De Antoni, Vania Gransinigh, Donato Guerra, Giuliana Luciano, Laura Safred, Cesare Scalon, Marco Stefani, Gian Carlo Venuto, Francesca Venuto, Paola Visentini, Maria Visintini, Alessandra Zenarola Foto: Diana Barillari, Gianni Benedetti, Claudia Biamonti, Ikon Productions, OKNO-STUDIO Siena, Rosanna Mosti, Marco Stefani, Francesca Venuto, Maria Visintini. (Per i Musei e le Collezioni vedi le didascalie). Direzione, redazione, amministrazione c/o Via Manin 18, Udine Stampa: Lithostampa – Pasian di Prato (UD Periodico semestrale Reg. Trib. di Udine al n. 9/91 del 12/03/1991 Spedizione in abbonamento postale da Udine Ferrovia Amici dei Musei DIANA BARILLARI ettOre gilBerti “l’ecletticO” Le ville edificate lungo via Giradini, fototeca Civici Musei Udine, fondo Pignat. n occasione del 112° Convegno Sociale della Società Alpina Friulana che si è svolto il 18 novembre a Udine presso la sede in via Brigata Re, oltre all’inaugurazione dell’area verde dedicata a Celso Gilberti (1910-1933) e al ricordo del giovane alpinista protagonista di una folgorante carriera affidato a Umberto Sello, un intervento ha delineato l’opera del padre, l’ingegnere architetto Ettore Gilberti (18761935). Allievo di Camillo Boito alla Scuola di architettura del Politecnico di Milano dove si diploma nel 1904, Gilberti si trasferisce a Rovereto dove diventa responsabile dell’ufficio tecnico e oltre alla progettazione di abitazioni popolari, avvia una rilevante attività privata, che si sviluppa anche a Udine, città natale con la quale manterrà sempre i contatti e dove si trasferisce definitivamente nel 1922. Ciò che decreta la fortuna di Gilberti sono a detta di Francesco Tentori «la velocità progettuale, senza nessun complesso di ‘originalità’, ma anzi facendo ricorso alla manualistica –soprattutto tedesca – e a modelli realizzati altrove da altri, ma da lui sapientemente adattati alle circostanze; adesione a programmi co- i 20 struttivi chiari, a schemi distributivi corretti; capacità e tempestività come calcolatore, come autore di preventivi economici esatti, come realizzatore». Sono poche le aree della città di Udine nelle quali Gilberti non sia intervenuto, ma un caso a parte è costituito da via Girardini, che potrebbe cambiare la titolazione in “via Gilberti”. Una bella fotografia del fondo Pignat conservata negli archivi fotografici dei Civici Musei di Udine, offre una vista panoramica ottimale delle ville appena edificate sulla nuova via Girardini, che insieme a via Magrini è il risultato della pianificazione urbana determinata dalla vendita della braida Torriani. Lo spazio verde antistante consente di datare ante quem la fotografia, infatti non è ancora iniziata la costruzione della Casa del Balilla (1930, ora sede del Comando dei Vigili Urbani) e neppure della scuola IV Novembre. Una bella mostra dal significativo titolo “Gli orti e le braide della città murata: un paesaggio dimenticato” organizzata dall’Archivio di Stato di Udine e riproposta in formato digitale in occasione della Giornata del Paesaggio (14.3.2021, https://archiviodistatoudine. beniculturali.it/it/277/gli-orti-e-le-braidedella-citta-murata-un-paesaggio-dimenticato), illustrava attraverso sette casi studio questo aspetto particolare della città di Udine riscontrabile entro il recinto delle mura storiche: le braide Torriani, Arcoloniani, dei Serviti delle Grazie, delle Dimesse e Bassi, e gli orti di San Pietro martire e dei Cappuccini di santa Giustina. I grandi spazi verdi adibiti a coltivazione di ortaggi e alberi documentano quella Udine che Francesco Tentori definì la “città contadina” che si contrapponeva alla “città borghese”, che lo studioso individuava soprattutto nella parte interna del tessuto urbano. Questa porzione di città fatta di ampi spazi verdi coltivati, spesso collocati La Casa del Balilla in via Girardini ora sede del comando della Polizia Urbana di Udine, fototeca Civici Musei di Udine, fondo Pignat. Amici dei Musei presso palazzi nobiliari o conventi, si trovava tra la cinta interna (corrispondente alle prime quattro cerchia di mura) e il quinto recinto: una delle caratteristiche principali era la notevole lunghezza dei borghi. Orti e braide documentavano un aspetto economico piuttosto interessante, poiché si prevedeva la figura dell’ortolano e la conseguente vendita dei prodotti presso i mercati cittadini: una campagna che si integrava con la città degli artigiani, dei mercanti e della borghesia. La vasta area della braida che circondava palazzo Torriani fu lottizzata nei primi anni Venti, una parte venne acquistata dal Comune di Udine che vi costruì la scuola IV Novembre e cedette il terreno all’Opera Nazionale Balilla (O.N.B.), una vasta area fu messa sul mercato e destinata a fini immobiliari. Tra il 1924 e il 1925 il Comune di Udine rilascia le licenze edilizie per la costruzione di case e ville che verranno realizzate in via Girardini e anche lungo via Marinoni. Il comune denominatore è l’architetto Ettore Gilberti (Udine 1876-1935 che insieme all’impresa dei fratelli Tonini realizza sei ville, a partire da villa Pascoletti (via Girardini 5, 1925), quindi villa Pettoello (già Conti, via Girardini 7, 1924), villa Gozzi (via Girardini 11, 1924), villa Freschi (via Girardini 13, 1924-25), villa Sottocorona (via Girardini 15, 1924) e villa Canciani (via Girardini 19 angolo via Marco Volpe, 1925). Ancora Gilberti, stavolta con l’impresa Barbetti e Feruglio progetta villa Larocca in via Marinoni 4 (1924). All’angolo con via Girardini si trova villa Del Pup (impresa Bierti, 1923) e all’angolo con via Asquini, villa Cesira progettata nel 1924. Le sei ville di via Girardini costituiscono un pregevolissimo esempio dell’architettura del XX secolo nella città di Udine, oltre a presentarsi come un esemplare caso studio, in quanto progettate dallo stesso architetto che lascia libero spazio a una straordinaria competenza progettuale, dimostrando di muoversi agevolmente nell’universo degli stili storici, senza rinunciare a impiegare le moderne tecniche costruttive. Via Girardini è quindi un considerevole esempio di quella città borghese che trova nella tipologia del “villino” l’architettura che la rappresenta, connubio di stile e decoro, dove trova spazio anche il giardino e i particolari decorativi portoni, ferri battuti, intonaci a graffito, colonnine, mensole lignee - sono affidati a artigiani e imprese locali di rinomata competenza. Si comprende pertanto come la qualità architettonica si fonda con la componente urbanistica, cosicché in termini di valori storico artistici il pregio dei singoli edifici si intreccia con il contesto dell’intera strada, con la sua caratteristica enfilade. La tipologia del “villino” si diffonde in particolare a Roma a partire dalla seconda metà dell’800 per soddisfare le esigenze abitative del ceto medio borghese con un’abitazione familiare di tipo signorile ispirata al modello parigino dell’hotel particulier. I caratteri edilizi dei villini a Roma vengono fissati da Edmondo Sanjust di Teulada nel piano regolatore (1909) che prevedeva due piani oltre al pianterreno sopraelevato dal suolo. Se a Roma negli anni Venti trionfa il “barocchetto” individuato come stile calzante con la fase più importante della storia architettonica della capitale, a Udine Gilberti predilige, sempre in coerenza con l’eclettismo, il repertorio stilistico del Medioevo, in particolare il Romanico lombardo, ma non trascura incursioni nel Quattrocento fiorentino e nel Rinascimento. Allievo di Camillo Boito, Gilberti avrà fatto tesoro degli insegnamenti del maestro che nell’architettura medioevale ritrovava le radici di uno stile nazionale. A partire dal 1922 quando realizza il complesso del Macello Comunale di Udine, Gilberti impiega nei rivestimenti il mattone come in casa Sirch (via Pelliccerie 15, 1922-24), casa Agnola (via san Francesco 27-29, 1925-1934), le ville di via Ciconi (Casa Magistris 1926 e casa Piccini 1925) e nel Dispensario comunale (via Manzoni 5, 1925). La domanda per il permesso di costruzione di “una casa di civile abitazione” presentata dal ragionier Attilio Conti al comune di Udine è del 21 ottobre 1924 e il 14 novembre viene concessa l’autorizzazione. Le tavole allegate riportano le facciate sud (principale) nord e est, la sezione longitudinale e quattro piante (sottosuolo, pianoterra, primo e secondo piano). I disegni conservati nell’archivio dell’Edilizia privata del comune di Udine sono riproduzioni eliografiche che non riportano la firma del progettista e neppure quella dell’impresa di costruzione: non vi sono dubbi nell’attribuirle a Ettore Gilberti, e basterebbe il confronto con l’adiacente villa Pascoletti e la villa Freschi (unica quest’ultima a riportare sulle tavole la firma di Gilberti e l’indicazione dell’impresa Tonini). Le tre ville condividono i segni distintivi del linguaggio architettonico di Gilberti, rivestimento in cotto in particolare nella facciata principale prospiciente la via Girardini, linde e mensole di legno, cornici delle aperture e marcapiano in pietra artificiale, inferriate e grate in ferro battuto, portoni in legno massiccio. L’articolazione dei corpi di Dall’alto: Villa Freschi, via Girardini 13, 1924-25; Villa Pettoello già Conti, via Girardini 7, 1924 (foto dell’autrice). fabbrica, con elementi aperti e chiusi – verande, logge – disposti in un contrappunto scalare, conferisce a ogni villa, insieme a portoni, ferri battuti, intonaci a graffito, colonnine, mensole lignee, una sua identità, rendendola unica e al contempo partecipe a un’atmosfera comune. Nella Casa del Balilla, ora sede della Polizia comunale, Gilberti impiega un linguaggio architettonico novecentista, sull’esempio dell’architettura milanese della seconda metà degli anni Venti, Giovanni Muzio, Emilio Lancia tra gli altri. Nel giro di cinque anni l’ingegnere architetto, coerente con il suo credo “eclettico” abbandona l’intonazione pittoresca della sperimentazione con gli stili del Medioevo e si cimenta con un’architettura che impiega in modo rarefatto e semplificato, ai limiti dell’astrazione, l’archetipico linguaggio classico, l’unico capace di sfidare il tempo, senza perdere la sua attrattiva. 21