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  • Luca Quattrocchi si è laureato in Storia dell’Architettura (Roma 1984) e specializzato in Storia dell’Arte (Siena 198... moreedit
Sulla base di una cospicua documentazione archivistica in gran parte inedita, il volume ricostruisce le vicende dell'architettura coloniale in Tunisia dall'istituzione del Protettorato francese, nel 1881, alla Seconda Guerra Mondiale.... more
Sulla base di una cospicua documentazione archivistica in gran parte inedita, il volume ricostruisce le vicende dell'architettura coloniale in Tunisia dall'istituzione del Protettorato francese, nel 1881, alla Seconda Guerra Mondiale. Un'architettura "d'importazione" che, se per un verso riflette l'evoluzione dei linguaggi europei (eclettismo, Art Nouveau, Art Déco, Movimento Moderno), dall'altro è in grado di elaborare originali declinazioni che ricercano un colloquio con la cultura locale: dalla pittoresca architettura "arabisance" nei due decenni a cavallo del secolo alla grande stagione dell'Art Déco, tra fine anni Venti e primi Quaranta, che conosce una straordinaria fioritura grazie principalmente al contributo di una nutrita schiera di architetti italiani. Impreziosito da un ricco apparato iconografico, il volume ricostruisce inoltre le personalità dei molti professionisti attivi in Tunisia, in un panorama vivace e articolato dove le diverse nazionalità degli architetti (francesi, italiani, maltesi...) rispecchiano la variegata composizione della società coloniale dell'epoca, e dove, accanto agli autori locali, si situa l'episodica ma significativa presenza di opere e progetti di grandi maestri europei, da Le Corbusier a Ridolfi.
Research Interests:
Il realismo del dissenso. Arte, marxismo e Pci nelle pagine di ‘Città aperta’ (1957-1958) Originata dall’onda emotiva e di indignazione morale che caratterizzò la “crisi del 1956” della sinistra italiana, la rivista di cultura ‘Città... more
Il realismo del dissenso.
Arte, marxismo e Pci nelle pagine di ‘Città aperta’ (1957-1958)

Originata dall’onda emotiva e di indignazione morale che caratterizzò la “crisi del 1956” della sinistra italiana, la rivista di cultura ‘Città aperta’, pubblicata a Roma dal 1957 al 1958, nasce come il coraggioso tentativo da parte di alcuni intellettuali comunisti di individuare, in dialettico dissenso rispetto alla linea ufficiale del PCI cui sono tutti iscritti, una possibile alternativa al rigido dirigismo delle politiche culturali e alle acritiche posizioni filosovietiche del partito. Direttore della rivista è Tommaso Chiaretti, giornalista de ‘l’Unità’, e nella redazione compaiono personalità della cultura impegnate nei più diversi campi: dalla pittura (Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Marcello Muccini) alla critica e alla storia della letteratura (Luca Canali, Dario Puccini, Mario Socrate), dal cinema (Elio Petri, lo stesso Chiaretti) all’architettura (Piero Moroni). Ma non mancano, nella rivista, contributi di altri intellettuali di spicco che ne condividono l’impostazione critica e lo slancio di rinnovamento: da Italo Calvino a Pier Paolo Pasolini, da Vasco Pratolini a Giuseppe Bonaviri.
Dichiarandosi “marxisti” e “realisti”, i redattori di ‘Città aperta’ propongono nuove tematiche e differenziate modalità espressive che vadano oltre il realismo sostenuto dal partito, ritenuto anacronistico e limitante, e che trovino radicamento e ispirazione nella civiltà urbana e industriale dell’età contemporanea. In questo senso grande rilievo hanno nella rivista, pur sempre in un’ottica di cultura integrata, i contributi sulle arti figurative e sull’architettura, tra le proposte politico-culturali più vivaci avanzate in quegli anni e alle quali è principalmente dedicato il presente articolo: dai testi di Vespignani, Attardi, Moroni, a quelli di altre personalità invitate a contribuire al dibattito aperto, come Franco Francese, Giuseppe Zigaina, Eduardo Vittoria, Nico Di Cagno o lo stesso Renato Guttuso. 
Ma la dirigenza del PCI (a partire da Mario Alicata, responsabile della commissione culturale) poco tollera le posizioni della rivista, ritenute “frazioniste”, e le ripetute e sempre più esplicite critiche di carattere politico conducono inevitabilmente all’intervento censorio del partito: dapprima “richiamando all’ordine” i disobbedienti e causando un’interruzione delle pubblicazioni, e infine espellendo dal partito il direttore Chiaretti e portando la rivista alla definitiva cessazione.


The realism of dissent. Art, Marxism
and the PCI in the pages of ‘Città
aperta’ (1957-1958)

Arising from the surge of moral outrage and turmoil characterizing the “1956 crisis” of the Italian left wing, the cultural magazine ‘Città
aperta’, published in Rome in 1957 and 1958, started out as a courageous attempt by various Communist intellectuals – in opposition to the official line of the PCI in which all were enrolled – to identify a possible alternative to the rigid dirigisme of the party’s cultural policies and unquestioning pro-Soviet stance. The magazine’s chief editor was Tommaso Chiaretti, a journalist of ‘l’Unità’, while the editorial staff was composed of cultural figures active in various fields: painting (Renzo
Vespignani, Ugo Attardi, Marcello Muccini), literary history and criticism (Luca Canali, Dario Puccini, Mario Socrate), cinema (Elio Petri, Chiaretti himself) and architecture (Piero Moroni). The magazine also featured articles by other prominent intellectuals who shared its critical position and interest in renewal: Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Vasco Pratolini and Giuseppe Bonaviri. Selfdeclared “Marxists” and “realists”, the editors
of ‘Città aperta’ put forward new ideas and differentiated modes of expression that went beyond the realism sustained by the party – a realism being seen as limited and anachronistic – finding their roots and inspiration in the urban, industrial civilization of the contemporary era. In this regard, albeit in an overall vision of integrated culture, the magazine gave great importance to articles on the figurative arts and architecture, which were among the liveliest politico-cultural initiatives advanced at that time and to which the present paper is mainly dedicated: from the texts of Vespignani, Attardi and Moroni to those of other figures who were invited to contribute to the open debate – Franco Francese, Giuseppe Zigaina, Eduardo Vittoria, Nico Di Cagno and even Renato Guttuso.
However, the leaders of the PCI (starting with Mario Alicata, head of the cultural commission) showed little tolerance for the views expressed by the magazine, which were seen as “divisive”. The insistent and increasingly explicit political criticism inevitably led to censorship by the party – an initial “call to order” of the dissenting voices, causing the
publication to be suspended, and ultimately the expulsion of Chiaretti from the party and the closure of the magazine altogether.
Schede del catalogo Architetture nelle terre di Siena a cua di Luca Quattrocchi. Le schede sono le seguenti: Guido Bonci Casuccini; La casa del Fascio di Pienza; La casa del Fascio di Chiusi; Le scuole elementari "G. Marconi" di Serre di... more
Schede del catalogo Architetture nelle terre di Siena a cua di Luca Quattrocchi.
Le schede sono le seguenti: Guido Bonci Casuccini; La casa del Fascio di Pienza; La casa del Fascio di Chiusi; Le scuole elementari "G. Marconi" di Serre di Rapolano; Villa Benocci a Pienza;
ENRICO CRISPOLTI E LE ALTERNATIVE ATTUALI PROTAGONISTI DI DUE GIORNI AL MAXXI L’AQUILA L’11 e il 12 maggio a Palazzo Ardinghelli il convegno organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila, a cura di Giuseppe Di... more
ENRICO CRISPOLTI E LE ALTERNATIVE ATTUALI
PROTAGONISTI DI DUE GIORNI AL MAXXI L’AQUILA

L’11 e il 12 maggio a Palazzo Ardinghelli il convegno organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila,
a cura di Giuseppe Di Natale con la partecipazione di Massimo Fusillo

Dall’11 maggio all’11 giugno visitabile in museo anche la Mostra documentaria sulle quattro edizioni di Alternative Attuali

11-12 maggio 2022 | Inizio lavori ore 10
MAXXI L’Aquila - Sala della Voliera
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti


www.maxxilaquila.art | Instagram e Facebook @maxxilaquila |

L’Aquila, 5 maggio 2022 – Torna a vivere per due giorni, l’11 e il 12 maggio 2022, nella Sala della Voliera del MAXXI L’Aquila l’intuizione di Enrico Crispolti che negli anni ‘60 del secolo scorso fece del capoluogo abruzzese un centro dell’arte contemporanea in grado di competere con le grandi capitali grazie alle quattro edizioni di Alternative Attuali, che aprivano la strada a una innovativa idea di mostra.
Palazzo Ardinghelli ospita il convegno “Alternative Attuali” - Arte Contemporanea all’Aquila, 1962-1968. Nuovi studi e ipotesi d’intervento a cura dello storico dell’arte e docente presso l’Università degli Studi dell’Aquila, Giuseppe Di Natale con la partecipazione di Massimo Fusillo, ordinario di Letterature Comparate e Teoria della letteratura all'Università dell'Aquila. Il convegno è promosso dalla Cattedra di Storia dell’arte contemporanea dell’Università degli Studi dell’Aquila, dal Dipartimento d’Eccellenza – DSU Univaq e dal MAXXI L’Aquila, con il patrocinio dell’Archivio Enrico Crispolti Arte Contemporanea A.P.S. e la collaborazione della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università di Siena.

La due giornate di studio offriranno una importante occasione per ripercorrere le quattro edizioni della mostra Alternative Attuali organizzate da Enrico Crispolti – storico dell’arte tra i più autorevoli in Italia e curatore nel 1976 della sezione italiana alla Biennale di Venezia – presso il Forte Spagnolo dell’Aquila rispettivamente nel 1962, 1963, 1965 e nel 1968, occasioni in cui il capoluogo abruzzese
divenne un importante punto di riferimento per il panorama artistico nazionale. Era questo, infatti, il debutto di una tipologia espositiva alternativa rispetto a quelle in voga nel secondo dopoguerra: Crispolti propose delle vere e proprie mostre alternative alla Biennale di Venezia basate su una concezione originale, sia nell’impianto critico che in quello metodologico, che videro una forte presenza anche di architetti come Paolo Portoghesi. Si trattò di mostre a saggio critico che, per tale approccio inedito, non mancarono di sollevare un acceso dibattito fra gli storici e i critici dell’arte. L’intento critico era quello di restituire la varietà delle ricerche artistiche in atto (Surrealismo, Informale, Nuova Figurazione, Astrazione, Pop Art) piuttosto che quella di promuovere una singola tendenza, registrando l’esistenza concomitante di poetiche e ricerche diverse.
A fianco alle mostre a saggio critico particolarmente importanti furono anche gli “omaggi” dedicati ad Alberto Burri (1962), a Corrado Cagli, Lucio Fontana e Ludovico Quaroni (1963), a René Magritte, Mirko ed Enrico Baj (1965), e le retrospettive antologiche dell’ultima edizione (1968) su Alberto Savinio, Paul Delvaux, Mauro Reggiani, Jindřich Štyrský, Toyen, Alberto Viani, Gherard Hoehme, Sergio Vacchi, Alik Cavaliere, Francesco Somaini e Konrad Klapheck.
L’idea del convegno è quella di riunire storici dell’arte (Giuseppe Di Natale, Lara Conte, Ada Patrizia Fiorillo, Raffaele Bedarida, Maria Alicata, Luca Pietro Nicoletti, Caterina Caputo, Claudio Zambianchi, Éric de Chassey, Alessandro Del Puppo, Giovanni Rubino e Davide Lacagnina), dell’architettura (Luca Quattrocchi), storici della critica letteraria artistica (Marco Belpoliti), musicologi (Alessandro Mastropietro) e filosofi (Rocco Ronchi), per indagare tutti gli aspetti delle ricerche attivate da Alternative Attuali, dalla pittura alla scultura, fino alla grafica, all’architettura e alla scrittura, analizzandone le possibili ricadute sull’oggi. Parteciperanno ai lavori anche due testimoni di quegli anni tutt’ora operativi: l’architetto Paolo Portoghesi e l’artista tedesco Konrad Klapheck.
Completano poi il prestigioso elenco di presenze: Manuela Crescentini, Direttrice dell’Archivio Crispolti Arte Contemporanea A.P.S., Marta Vittorini Direttrice dell’Archivio di Stato dell’Aquila e Bartolomeo Pietromarchi, Direttore MAXXI L’Aquila che afferma: “Il MAXXI L’Aquila prosegue nella politica di collaborazione con le eccellenze culturali della città. Per questa importante occasione con la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università degli Studi dell’Aquila, abbiamo rivolto lo sguardo alla storia dell’arte legata alla città per riaffermare la sua centralità attuale anche recuperandone una prospettiva storica”.

Spiega Giuseppe Di Natale: “Il fine del convegno è duplice: da un lato riflettere sul contesto socioculturale, quello di un decennio, gli anni Sessanta, in cui per la prima volta in Italia, all’Aquila, si proponeva una tipologia espositiva alternativa rispetto a quelle in voga nel dopoguerra e ben rappresentate dalle mostre Salon e a Premio, ovvero una mostra a saggio critico che, in quanto nuova, non mancò di sollevare un acceso dibattito fra gli storici e i critici d’arte. Dall’altro lato, s’intende riflettere sulle ragioni critiche e metodologiche che portarono Crispolti alla scelta degli artisti e delle opere da esporre. L’obiettivo critico, infatti, non era promuovere una tendenza piuttosto che un’altra, quanto prendere atto della realtà e quindi dell’esistenza concomitante di poetiche diverse e tuttavia linguisticamente fondate come l’Informale, la Nuova Figurazione, l’Astrazione, la Pop Art, ecc.”.

L'ingresso al Convegno sarà a titolo gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili. I lavori, articolati in interventi, discussioni e tavole rotonde, avranno luogo nelle due giornate dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.
In contemporanea sarà inaugurata presso il Centro di Documentazione del MAXXI L’Aquila una esposizione documentaria sulle mostre aquilane a cura di Giuseppe Di Natale, in collaborazione con L’Archivio di Stato dell’Aquila, L’Archivio Crispolti Arte Contemporanea A.P.S: e il Muspac L’Aquila. L’esposizione sarà aperta fino all’12 giugno 2022.
Il convegno e la mostra intendono restituire l’effervescenza culturale di una città, L’Aquila, che fu scelta per la sua marginalità territoriale rispetto alle capitali dell’arte, come Venezia, Torino, Roma e Milano, nella quale confluirono le più aggiornate ricerche artistiche “alternative” del panorama nazionale e internazionale, in un decennio, gli anni Sessanta, che vide la città abruzzese protagonista di dibattiti ed esposizioni d’avanguardia come fino ad allora non era mai accaduto.