A E. Gentile, ermeneuta del fascismo.
I.
Ho voluto con insistenza presentare il libro L’inganno Padano1 di Fabio Bonasera e Davide
Romano, perché ritengo sempre più opportuno riflettere con attenzione sulla storia della formazione
e sull’ideologia (o mancanza d’ideologia) dei partiti politici italiani. Questo libro, scritto con
precisione, è fin troppo chiaro e il lettore, lo troverà certamente accessibile. Non commenterò
direttamente il libro anche perché la presenza degli autori, dei relatori e degli illustri ospiti di oggi,
permetterà un’attenta disamina dell’opera. Mi permetto di ringraziare oltre ai relatori e il pubblico
intervenuto, Filippo Giunta che con Piero Macaluso e Valentina Sauro dirige questa libreria,
diventata nel tempo, un punto di riferimento culturale importantissimo nella nostra regione.
Cercherò di dare un contributo specifico rispetto agli ambiti di studio che mi sono più vicini e
cercherò di dire ciò che propriamente ritengo urgente comunicare in questa circostanza.
II.
Quando cominciai a osservare con occhio attento, le manifestazioni pubbliche della Lega Nord,
rimasi sconcertato. Non riuscivo a credere che si potessero ripetere in forma così carnevalesca2
miti, riti, forme organizzative e atteggiamenti che la storia aveva chiaramente identificato come
irrimediabilmente nazi-fascisti. Negli anni ottanta, quando la Lega fu fondata, certe manifestazioni
e certe espressioni, erano assolutamente già individuabili e facilmente collocabili in quella matrice.
Tuttavia, mi sbagliavo. Questa chiarezza non era comune e perlopiù si fece accenno a questo
movimento e alle sue manifestazioni di parossismo invocando il folklore. Ovviamente, né la parola
folklore3 è assolutamente adatta a descrivere la Lega, né tantomeno la sua azione politica sin dai
suoi esordi sarebbe dovuta essere tanto sottovalutata da lasciarle lo spazio d’azione per creare
un’anomalia unica nel panorama europeo, che dura incontrastata dal 1984. Quest’anomalia
assoluta, con i suoi ventotto anni, ha formato il partito politico più vecchio e meglio radicato
dell’Italia post-democristiana e post-comunista.
1
Queste considerazioni sono state scritte in occasione della presentazione del volume di F. Bonasera-D. Romano,
L’inganno Padano. La vera storia della Lega Nord, La Zisa, Palermo 2010, tenutasi a Termini Imerese giorno 15
dicembre 2011.
2
Intendo carnevalesco nel senso di mondo rovesciato così come è stato descritto da M. Batchin ovvero, come
l'atmosfera in cui si considerano più importanti gli aspetti secondari della vita, in opposizione a capacità di livello
superiore (pensiero, parola, anima) che erano solitamente presi in più alta considerazione nel tempo ordinario. Si veda a
proposito: M.M. Bakhtin, L' opera di Rabelais e la cultura popolare: riso, carnevale e festa nella tradizione medievale
e rinascimentale, Einaudi, Torino 1979. Per approfondimenti: B. Branham, (ed.), Bakhtin and the Classics,
Northwestern University Press, Evanston 2001; G. Pechey, Mikhail Bakhtin: the world in the world, Routledge, London
2007; C. Emerson, The first hundred years of Mikhail Bakhtin, Princeton University Press, Princeton 1997; A. Ponzio,
Michail Bachtin: alle origini della semiotica sovietica, Dedalo, Bari 1980.
3
È più corretto, rispetto all’utilizzo della parola folklore intesa come saggezza popolare o cultura di un etnia, parlare di
caricatura o utilizzo strumentale dei tratti culturali con finalità politiche e di propaganda. Fra l’altro, come ha fatto
notare R. Guénon, spesso anche ciò che comunemente è considerato derivato dalla saggezza popolare in origine, non è
affatto popolare.
2
Le analisi sulla Lega abbondano4. Anno dopo anno, nuovi studi e nuove interpretazioni si
susseguono in una valanga di pagine, alle quali difficilmente si riesce a far fronte. Questi studi,
hanno cercato di analizzare ogni aspetto della dinamica politica, sia interna sia esterna al fenomeno
Lega. Oggi, cercherò di dare una mia interpretazione. È probabile che altri abbiano fornito
un’analisi simile o migliore (più verosimile). In tal caso, non ho il desiderio di essere originale, né
tantomeno, di primeggiare ma solamente di affermare ciò che ritengo importante.
III.
Ho maturato la convinzione che la Lega sia essenzialmente un movimento autoritario di tipo
fascista. Tuttavia, prima di proseguire è necessario chiarire cosa intendo quando utilizzo il termine
fascista. Con il termine fascista, mi riferisco principalmente alle caratteristiche che ha individuato
W. Reich:
Nell’epoca della prima composizione di questo libro, il fascismo in generale si considerava un
«partito politico», sostenuto da un’idea politica, nello stesso modo degli altri aggruppamenti
sociali. Di conseguenza il partito fascista impiantò il fascismo mediante la violenza e attraverso
manovre politiche. Di contro, la mia esperienza medica con persone appartenenti alle differenti
classi sociali, razze, nazioni, credi, etc., mi hanno insegnato che questo fascismo non è che
l’espressione politicamente organizzata della struttura del carattere dell’uomo medio, di una
struttura che non è legata né a determinate razze o nazioni né a determinati partiti, piuttosto è
generalizzata e internazionale. In questa concezione del carattere: «fascismo» è l’attitudine
emozionale basica dell’uomo autoritariamente soggiogato della civiltà meccanizzata e della sua
concezione vitale mistico-meccanica. È il carattere mistico-meccanicista dell’uomo della nostra
epoca quello che crea i partiti fascisti, e non il contrario.5
Il fascismo di cui parlo con riferimento alla Lega, è proprio la base emozionale su cui si basa la sua
politica. Anche se in questo periodo la Lega è diventata un fenomeno molto diffuso e che attraversa
ogni classe sociale e ogni genere di appartenenza6, la base storica del suo elettorato, appartiene a un
4
Per citare solamente i più recenti: L. Pandolfi, Lega Nord. Un paradosso italiano in 5 punti e mezzo, Reggio Calabria,
Laruffa, 2011; P. Stefanini, Avanti Po. La Lega Nord alla riscossa nelle regioni rosse, Il Saggiatore, Milano 2010; E.
Bianchini, Il libro che la Lega Nord non ti farebbe mai leggere, Newton Compton, Roma 2010; S. Aurighi - D.
Lombardi, P. Tomassone, Occupiamo l'Emilia. Un viaggio-inchiesta sull'avanzata della Lega Nord nella regione rossa
per eccellenza, Diabasis, Reggio Emilia 2011; G. Passalacqua, Il vento della Padania. Storia della Lega Nord 19842009, Mondadori, Milano 2009; P. Bertezzolo, Padroni a chiesa nostra. Vent'anni di politica religiosa della Lega Nord,
EMI, Bologna 2001; F.M. Provenzano, Dall'interno della Lega. Testi e documenti per conoscere tutto della Lega Nord,
Presse Libre Italia, Brescia 2010; M. Huysseune, Modernità e secessione. Le scienze sociali e il discorso politico,
Carocci, Roma 2004; R. Guolo, Chi impugna la croce. Lega e Chiesa. Laterza, Roma-Bari 2011; A. Trocino-A.
Signore, Razza Padana, Rizzoli, Milano 2011; W. Peruzzi – G. Paciucci, Svastica Verde. Il lato oscuro del Và Pensiero
Leghista, Editori Riuniti, Roma 2011; A. Gesualdi - D. Lovat, Tu sarai leghista! Leghista sarai tu! Lattes, Torino 2010;
B. Roberto, La rivincita del Nord. La Lega dalla contestazione al governo, Laterza, Roma-Bari 2010; M. De Lucia
Michele, Dossier Bossi-Lega Nord, Kaos, Milano 2011; Caro Zaia. S. Frigo, Vorrei essere leghista ma proprio non ci
riesco, Biblioteca dell'Immagine, Pordenone 2010; C. Giudici, Leghiste. Pioniere di una nuova politica, Marsilio, 2010;
F. Tronconi, I partiti etnoregionalisti. La politica dell'identità territoriale in Europa occidentale, Il Mulino, Bologna
2011;G. Baiocchi, Bossi, Lindau, Torino 2011; L. Facco, Umberto Magno. La vera storia dell'Imperatore della
Padania, Aliberti, Roma 2010; A. Bonomi, Il rancore. Alle radici del malessere del nord, Feltrinelli, Milano 2008; S.
Canetta – E. Milanesi, LegaLand. Miti e realtà del Nord Est, Manifestolibri, Roma 2010; L. Dematteo, L' idiota in
politica. Antropologia della Lega Nord, Feltrinelli, Milano 2011.
5
Cfr. W. Reich, Psicologia de masas del fascismo, (tr. esp.) Bein R., Brughera, Barcelona 1980. p.11, (tr.it.
dell’autore).
6
La Lega, come ha fatto notare R. Mannheimer nelle sue analisi pubblicate nel libro Senza più sinistra: l'Italia di Bossi
e Berlusconi (cur.) R. Mannheimer- P. Natale, Il Sole 24 ore, Milano 2008, si rivela essere infatti “trasversale”, tanto
che la maggioranza dei suoi elettori tende a definirsi di “centro” o, più spesso, a sostenere di non appartenere a nessuna
delle collocazioni tradizionali. Anche la composizione sociale degli elettori del partito è, in nome degli interessi
territoriali, molto eterogenea: comprende dagli operai agli imprenditori, dalle casalinghe ai disoccupati.
3
tipo preciso umano. Questo tipo di uomo è il piccolo uomo sotto assedio, della società capitalistica
dell’ Italia del Nord. Indipendentemente dalla sua cultura, la base emozionale di quest’uomo è
caratterizzata dalla rabbia, una sensazione di vivere in un mondo dominato dalla legge del più forte,
un mondo competitivo fino alla radice, che facilmente ti esclude e ti butta indietro. Un mondo
dominato dal detto mors tua vita mea. Un uomo che, a causa della realtà sociale e lavorativa in cui è
inserito, si sente in guerra7 con la concorrenza a basso costo degli immigrati che abitano i quartieri
dove anch’egli vive, con lo stato che estorce tasse vissute come un sopruso, con la burocrazia
accusata di rallentare i processi di scambio e di commercio, con i politici sentiti come distanti da lui
e arroccati nei propri privilegi. Un uomo caratterizzato da una percezione di disagio, che quasi mai
è materiale. È un disagio di spazio vitale, una conseguenza di un capitalismo sfrenato che porta
l’individuo alla frammentazione e all’alienazione più completa. Su questa base emozionale si
sviluppano il desiderio identitario e il bisogno di antiquotidiano8 tipico dei meccanismi di
aggregazione fascisti.
IV.
Ovviamente tra il nazi-fascismo e il leghismo ci sono sostanziali differenze. La più sostanziale è che
la Lega esclude un progetto di trasformazione radicale dell’uomo e la costruzione di una nuova
società su basi ideologiche che porti alla definizione di un uomo nuovo, come previsto in tutti i
fascismi di destra e di sinistra. Non c’è corporativismo9, né tantomeno il tentativo di costruire
esperienze economiche autarchiche. La socializzazione e la guida della società da parte del partitoregime sono escluse, anzi sono considerati come potenzialmente adatti ai propri scopi gli strumenti
del sistema democratico e la libera economia di mercato. Tuttavia, rilevate le differenze, è
necessario, per dovere morale e intellettuale, mostrare le analogie. La Lega delle origini10, vuole
essere un movimento di rottura. Si pone come un’ondata moralizzatrice rispetto alla degradazione
sociale e morale del paese. Per realizzare i suoi obiettivi, non ha mai fatto segreto dei suoi metodi
tipicamente fascisti:
7
Guida del partito attraverso la figura del capo carismatico.
Riduzione della complessità della realtà sociale e politica a frasi-guida.
Esasperazione dell’identità etnica.
Esasperazione della percezione d’insicurezza, attraverso il montaggio della figura dello
straniero-diverso.
Individuazione di caratteristiche di superiorità di razza.
Invenzione di una terra-simbolo (la Padania).
Utilizzo sistematico del mito e manipolazione della storia11.
Disprezzo per le istituzioni democratiche.
«Nulla forse illustra la generale disintegrazione della vita politica meglio di questo odio vago di tutto e di tutti, senza
un oggetto definito, senza potere addossare la colpa della situazione a qualcuno, il governo, la borghesia, o una potenza
straniera». Cfr. H. Arent, Le origini del totalitarismo, Einaudi, Torino 2009, p. 373.
8
Sull’importanza che riveste l’antiquotidiano nella vita politica in generale e in particolare nella genesi del fascismo
vedi G.L. Mosse, La nazionalizzazione delle masse, Il Mulino, Bologna 2009, p.49. Durante una visita al
Reichsparteitagsgelände di Norimberga, ho potuto ascoltare una intervista di una anziana donna tedesca che raccontava
come il nazismo avesse rappresentato ai suoi occhi, un movimento straordinario e affascinante, capace di stimolare
fantasie antiquotidiane incredibili e speranze altrettanto profonde. Soprattutto, confrontando il tutto rispetto alla sua
quotidianità che era tanto dura quanto ordinaria e emotivamente fredda.
9
«L’idea politica centrale del fascismo è quella dello stato corporativo». Cfr. H. Arent, op.cit., p.360.
10
Con Lega delle origini, intendo la Lega prima del matrimonio con l’industria politico-mediatica di S. Berlusconi.
Matrimonio felice, che ha portato la Lega ad un altissimo livello di potere reale e che l’ha rivelata per quella che è
veramente: un partito di tipo fascista che mira unicamente alla conquista del potere.
11
Su questo tema vedi: A. Mattioli, «Viva Mussolini!». La guerra della memoria nell'Italia di Berlusconi , Bossi e Fini
Garzanti, Milano 2011.
4
-
Retorica dell’uso delle armi.
Creazione di un esercito di volontari fanatici (le camicie verdi).
Esasperazioni dei segni di appartenenza (divise, canti, bandiere).
Utilizzo di luoghi simbolo per le adunate (Pontida, Ponte di Legno).
Manipolazione della religione cattolica.
Esasperazione delle caratteristiche mascoline e riduzione della donna al dualismo puttanaangelo del focolare (celodurismo, miss-padania).
Opportunismo politico esasperato.
Tra tutte le caratteristiche sopra elencate, quella che fa maggiormente fa della Lega un partito di
tipo fascista è l’opportunismo. Ritengo infatti che l’elemento essenziale di una politica di tipo
fascista sia il mantenere costantemente due realtà distinte e separate, ma che si danno forza
vicendevolmente. Ci sono infatti, almeno due Leghe. La prima è un apparato di potere strutturato e
governante. Molto pervasivo e caratterizzato da un mero opportunismo finalizzato al
consolidamento della propria egemonia. Totalmente disinteressato a ogni specie di vera ideologia,
estraneo a ogni forma di dialettica interna e di elaborazione teorica. Un partito-azienda, che ha
come finalità il profitto e il dominio della sua classe dirigente12. Collocare i propri uomini nei punti
cardini dello stato, dell’economia e della società è la sua unica missione13. La sua vera ideologia è
autoritaria. Il razzismo, la xenofobia, l’omofobia sono correlati oggettivi del carattere autoritario. La
seconda Lega è un immenso apparato produttore di miti. La cui unica finalità è la soppressione del
tempo14 e la creazione di un’identità che soddisfi i bisogni del tipo umano che si riconosce in questa
ritualità magica. Per andare più a fondo è necessario analizzare alcuni documenti.
V.
Lo statuto del partito pone come finalità: il conseguimento dell’indipendenza della Padania
attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale
indipendente e sovrana. Non ci vuole molto per capire che i metodi democratici in uno stato
sovrano come l’Italia non consentono affatto la creazione di una nuova repubblica indipendente e
sovrana nei confini del proprio territorio. Tuttavia, i metodi democratici, sono il paravento dietro il
quale mascherare i propri desideri autoritari e anti-unitari e la propria politica opportunista. Basta
citare alcuni punti del Manifesto politico della Lega, per rendersi veramente conto di quale siano i
veri intenti della sua azione politica:
12
2. Per la precedenza ai Padani nell'assegnazione di lavoro, abitazioni, assistenza, contributi
finanziari.
6. Per la riaffermazione delle nostre culture, storia, delle lingue padano alpine, dei nostri valori
sociali e morali.
7. Per il potenziamento dell'artigianato e dell'agricoltura che devono godere di facile accesso a
prestiti agevolati.
10. Contro gli attentati alla nostra identità derivati da un'immigrazione senza regole e controlli.
Anche in questo caso, si rivelalo caratteristiche tipiche del fascismo, ovvero la saldatura tra interessi economici della
media e grande borghesia imprenditoriale con ideologie pseudo-identitarie che, alla fine, rinforzano la loro posizione di
controllo e di prestigio sociale.
13
«Il vero obiettivo del fascismo era solo quello di impadronirsi del potere e insediare la sua élite come incontrastata
dominatrice del paese». Cfr. H. Arendt, op.cit. p. 450.
14
«Il mito priva di ogni storia l’oggetto del suo discorso. In esso la storia evapora; è come una domestica ideale:
prepara, porta, dispone, il padrone arriva e lei scompare silenziosamente: non resta che rallegrasi senza domandarsi da
dove viene il bell’oggetto. O meglio può venire solo dall’eternità (…). È evidente quali siano gli incomodi che questa
figura fa sparire: il determinismo e insieme la libertà (…). Tale miracolosa evaporazione della storia è un’altra forma di
un concetto comune alla maggior parte dei miti borghesi: l’irresponsabilità dell’uomo». Cfr. R. Barthes, Miti d’oggi,
Einaudi, Torino 1994, p. 231.
5
-
11. Contro la mentalità opportunistico-mafiosa del governo di Roma, contro la conseguente
degradazione della Padania.
Il punto 2, sulla precedenza dei padani, è allo stesso tempo razzista e xenofobo. Chi sono i padani?
Ovviamente quelli che possono dimostrare di esserlo attraverso una linea di sangue padano. Perché,
ovviamente, nell’articolo non s’intende tutti quelli che abitano la Padania, perché in essa vi si
trovano in massa, emigrati da ogni angolo del pianeta. Dunque nell’attuazione di quest’articolo, sarà
necessario un lavoro di selezione sociale e d’individuazione di veri padani attraverso documenti,
alberi genealogici e quant’altro. Il punto 6, contrappone una presunta cultura padana al generale
sistema delle culture. Anche qui non intendiamo come si possa fare tutto questo, senza elaborare
artificialmente una cultura identitaria in pieno stile fascista. Nel punto 7, il potenziamento
dell’artigianato e dell’agricoltura, non ha niente a che fare con un vero interesse per questi mondi.
Non è il frutto di una profonda ecologia. In tutti i regimi fascisti di destra e di sinistra, artigiani e
contadini sono esaltati come l’esempio tipico del lavoratore pre-industriale. Il lavoratore autonomo
lontano dalle grinfie del capitale, in grado di resistere ai capricci del mercato e del tempo. In realtà i
piccoli e grandi imprenditori dell’Italia del Nord, sono stati i primi a distruggere sistematicamente
la piccola agricoltura e il piccolo artigianato, introducendo l’industrializzazione forzata e il grande
commercio. In questo caso, artigiani e contadini sono solamente utilizzati come mito evocativo
della terra e del fuoco. Nel punto 10, si parla di attentati all’identità. Questa frase è molto
importante. Solamente quando si percepisce l’identità come qualcosa di rigido è veramente
importante, si può percepire l’idea che ci possano essere attentati all’identità. Le identità
generalmente si mescolano continuamente, si relazionano in un flusso continuo di reciproco
condizionamento. L’identità sana ama il confronto, la relazione, la conoscenza del diverso.
L’identità fascista si sente continuamente minacciata, sotto assedio, in bilico. È un’identità fatta di
frammenti che fanno fatica a stare insieme e che l’odio verso il diverso, l’estraneo, lo straniero
riesce a incollare in una personalità vischiosa e chiusa. Il punto 11, critica la mentalità
opportunistico-mafiosa come momento della degradazione della Padania. Tuttavia la Lega è un
esempio clamoroso di opportunismo di tipo familistico-mafioso e di assenza di scrupoli ideologici
quando si tratta della gestione diretta del potere.
La Lega si muove su due piani tipicamente fascisti: il raggiungimento del potere a tutti i costi e la
creazione di una retorica aggregativa e mitizzante. L’opportunismo dei propri dirigenti ne è un
esempio lampante.
VI.
Un altro elemento tipicamente fascista della Lega è l’utilizzo continuo della minaccia. La minaccia
è sia una realtà percepita dagli iscritti che uno strumento di propaganda. Il carattere dell’uomo che
aderisce alla Lega è il carattere di chi si sente minacciato. Ma da cosa? Si potrebbe dire da tutto e da
niente. Il mercato, lo straniero, la burocrazia. In realtà, il sentimento di minaccia deriva da uno
spostamento verso l’interno della repressione emozionale che a causa di ostacoli familiari e sociali
non è riuscita a farsi largo e ad essere vissuta pianamente. La vita di un lavoratore piccolo borghese
di una società molto competitiva come quella del nord dell’Italia, è generalmente improntata alla
durezza e alle ristrettezze. Entrambi, basi forti per una repressione emozionale. Su queste basi, si
genera la rabbia che è sempre un’energia organica che cerca un oggetto e una legittimazione. Bossi
sa perfettamente come la rabbia del suo elettorato, rappresenti il motore vibrante del suo consenso.
Tutta la sua dialettica è improntata a legittimare la violenza e la rabbia. Il suo modo di esprimersi è
sempre violento e rabbioso. In questo modo, avviene un’identificazione forte tra leader e massa,
perché il leader permette l’espressione di sentimenti che altrimenti non troverebbero spazio nella
vita quotidiana. Quando Bossi minaccia di poter mobilitare trecentomila uomini pronti al sacrificio
e all’uso delle armi, non è molto distante, da un punto di vista del carattere emozionale, da
Mussolini quando minacciava di poter trasformare l’aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli.
6
VII.
Un altro carattere tipicamente fascista della Lega Nord è l’uso continuo del mito. La Lega è una
moderna fabbrica di miti. Si legge nel giuramento di Pontida:
Oggi a Pontida, gli anni del nostro impegno per la libertà dei nostri popoli, si saldano ai sacrifici
degli avi che scelsero questo luogo per giurare il loro impegno in difesa della libertà. Io che ho
voluto candidarmi nelle liste della Lega Lombarda - Lega Nord per diventare alfiere attivo nella
lotta per l'autonomia del popolo Lombardo, Veneto, Piemontese, Ligure, Emiliano, Romagnolo
e Toscano, unisco il mio giuramento a quello degli avi: giuro fedeltà alla causa dell’autonomia e
della libertà dei nostri popoli che oggi, come da 1000 anni, s'incarnano nella Lega Lombarda e
nei suoi organi dirigenti democraticamente eletti.
È fondamentale, in questo caso, la parola saldatura. Con essa si esprime, infatti, un legame di
continuità e di relazione con un passato arcaico che serve a collocare gli sforzi politici in una
prospettiva storica e culturale di lunga durata. Quello che si vuole dire è che la Lega esiste da
sempre e sempre esisterà. Sopprimere il tempo presente e retrodatare le radici di un movimento
politico che in questo modo cerca legittimità e consenso. Giurare a Pontida luogo simbolo della
Lega, significa collegarsi con la storia di coloro che fondarono nel 1167 la Lega Lombarda contro
Federico Barbarossa. Allo stesso tempo, il recupero del dialetto, delle tradizioni, dell’identità della
razza e persino del cibo e dello svago, significa collocare la Lega in un processo di continuità
storica che rassicura e fa sentire membri attivi di una comunità di destini. Tutto questo funziona
perché crea identità. Fittizia, a-storica, superficiale, di massa, ma pur sempre fondamentale rispetto
al vissuto emozionale di un individuo che si sente perduto15, in un mondo dominato da realtà
immateriali come il mercato e la burocrazia.
VIII.
In questo senso, possiamo leggere tutto il ricorso massiccio a simbolismo, vestiario, linguaggio,
norme di comportamento e parole-guida, che caratterizza la Lega. Con questi strumenti, si crea
identità e si rassicura. Si genera appartenenza16 e si allontana lo spettro dell’anonimato. In un
mondo anonimo e privo di senso, è molto meglio venerare un Bossi e imitarlo in tutto e per tutto,
piuttosto che dover resistere a questa difficile situazione. Anche i comportamenti più lontani da
quello che riteniamo accettabile nella vita di una democrazia possono essere compresi alla luce
della loro funzione di rassicurare e proteggere. Persino l’utilizzo continuo di metafore sessuali a
carattere maschilistico e discriminatorio possono essere lette come il tentativo di riportare un ordine
in una realtà percepita come caotica e pericolosa. Una realtà in cui i modelli di riferimento perdono
di valore e la tradizione stenta a indirizzare i comportamenti.
15
«Claude Lévi-Strauss aveva indubbiamente ragione quando asseriva che le grandi manifestazioni della società hanno
origine a livello dell’esistenza inconscia. Sono gli uomini a dar vita a queste manifestazioni, che sono un ulteriore,
anche se fisica, astrazione di un idea in un sistema che spiega il mondo e promette di risolverne i problemi. (…) si
potrebbe parlare di desiderio di stabilità e di punti fermi di riferimento in un mondo in mutamento». Cfr. G.L. Mosse,
op.cit. p. 298. Rimane lettura obbligata, per la comprensione dei meccanismi di fondo della credenza nel mito in
politica: E. Vogelin, Il mito del mondo nuovo, Rusconi, Milano 1990.
16
«In momenti di crisi o di straordinaria tensione la collettività aspira a recuperare un senso totale della vita, come
fondamento di una nuova stabilità, aderendo ai movimenti politici che promettono di superare il caos in una dimensione
più alta di ordine comunitario». Cfr. E. Gentile, Il culto del littorio, Laterza, Roma-Bari 2009, p. 274.
7
IX.
Se analizziamo poi la figura del capo-padrone della Lega Umberto Bossi, notiamo tratti di
personalità che lo accomuna con molti dittatori fascisti. Ha vissuto gran parte della sua prima
giovinezza in una totale assenza di prospettive, è stato un artista mancato, ha affidato gran parte del
suo successo alle donne che l’hanno sostenuto17, è privo di una cultura profonda, è estremamente
furbo e opportunista, sa parlare in maniera brutale e istintiva, gran parte della sua comunicazione è
affidata alla gestualità e all’evocazione di contenuti sessuali-repressi, ama il potere più
dell’ideologia. Ama circondarsi di guardie padane in divisa ed evocare i “tempi delle origini” i cui
si era duri e puri. Ovviamente, tutto in forma adeguata ai tempi che viviamo e alle possibilità
offerte dal mondo di oggi.
X.
Riconoscere i tratti fascisti della Lega Nord non significa evocare in maniera allarmistica il ritorno
del fascismo. Un fascismo identico a quello dei primi cinquant’anni del XX secolo non si ripeterà.
Ma il fatto che non si ripeterà con la stessa forma, non significa che esso sia terminato. Se la base
emozionale del carattere fascista non è guarita e se le condizioni socio economiche esasperano le
difficoltà della vita sino a renderla insopportabile, sopravvivenze del carattere fascista in ogni
ambito della realtà, potranno continuare a prosperare. Il Berlusconismo è stato una forma di
nuovo fascismo. Pulito, elegante, mediatico18 ma pur sempre fascismo. Le analisi in questo senso
sono convincenti19. Quello che non convince è perché nonostante tutti i dati a nostra diposizione, si
continuino a generare fenomeni tipicamente fascisti. Manca allora la consapevolezza forte che
parole come fascismo, comunismo, resistenza, politica, ideologia, prima di essere archiviate, come
si è tentato di fare con molta rapidità, devono essere prima comprese e poi diventare patrimonio
culturale della prassi di una democrazia matura e completa che sappia sviluppare gli anticorpi attivi,
in grado di arginare fenomeni come quelli della Lega che, al contrario, proliferano e diventano
simboli di una nazione che proprio non riesce a comprendere e superare definivamente il proprio
passato fascista.
17
Per quanto riguarda questo aspetto nella vita di Mussolini si legga per iniziare: R. Festorazzi, Margarita Sarfatti. La
donna che inventò Mussolini, Angelo Colla Editore, Vicenza 2010.
18
Vedi: N. Vitale, Telefascismo. Cybermedia e informazione totale nell'era Berlusconi, Datanews, Roma 1994.
19
. Si vedano per cominciare i due volumi editi dalla rivista MicroMega, Berlusconismo e fascismo, Vol. I e II, Roma
2011 e M. Giannini, Lo statista. Il ventennio berlusconiano tra fascismo e populismo, Dalai Editore 2011. Sono anche
interessanti le comparazioni e le considerazioni contenute nel volume: G. Santomassimo (cur.), La notte della
democrazia italiana. Dal regime fascista al governo Berlusconi, Il Saggiatore, Milano 2003.