Allestimento E Museografia

In this  preliminary presentation the Author shows the first results of the underwater excavations she conducted in an ancient Neolithic village (called "La Marmotta") at present located on the seabed of Lake Bracciano, in northern Lazio.
The history of the discovery, the identification of a new Neolithic cultural facies (the facies of La Marmotta), the data of absolute and relative chronology, the structures and the economy of the village, the boats and the surrounding environment are briefly described.

In questo lavoro preliminare l'Autrice rende noti i primi risultati degli scavi subacquei da lei condotti  in un villaggio del Neolitico Antico (denominato "La Marmotta") attualmente ubicato nei fondali del lago di Bracciano, nel Lazio settentrionale.
Sono brevemente descritti la storia del rinvenimento, la scoperta di una nuova facies culturale neolitica (la facies de La Marmotta), i dati di cronologia assoluta e relativa, le strutture e l'economia del villaggio,  le imbarcazioni e l'ambiente circostante.

Un sorprendente pròdromo del fortunato dispositivo museografico del white cube viene presentato a Genova nel 1950 con l'inaugurazione del museo ricostruito e riaperto da Caterina Marcenaro e da Franco Albini. Con una curiosa inversione, lo stesso display che una Genova all'avanguardia introduce nel contesto di un museo di arte antica, sarà destinato a trionfare nei decenni a venire tra America e Europa, tra gallerie e musei sopratutto di arte contemporanea.
Negli ultimi anni - passato oltre mezzo secolo da quelle invenzioni - dopo una lunga eclissi, le sale storiche fanno il loro ritorno nei musei come testimoniano, un po’ ovunque, dal Louvre a Palazzo Rosso, il ritorno in auge delle period rooms.
Non si può fermare il mondo, ne pretendere di cristallizzare le espressioni di architettura. Ma non si può neppure negare che alcune realizzazioni della seconda metà del Novecento abbiano ormai assunto il ruolo di paradigmi di cui sarebbe insensato perdere le tracce.
Gli allestimenti, anche quelli dei musei, hanno un tempo. Alcuni invecchiano in fretta; alcuni sono ancora attuali. Di taluni forse addirittura non se ne comprende ancora a pieno al valenza sperimentale, creativa e innovativa per cui ogni adeguamento, manutenzione, rifacimento, “restauro del nuovo”, ne minano irreversibilmente quegli equilibri che meriterebbero invece di essere conservati...

Autore: Donato Maniello
Prefazione: Sandra Lucente
Introduzione: Donato Maniello
2021 Edizione Italiana – ISBN 978-88-95315-69-0 Edizioni Le Penseur
17 x 24 cm – 304 Pagine – Full Colour Book
prezzo: 34 Euro 


In quanti modi è possibile "aumentare" la realtà? La tecnologia è l'unico modo in cui è possibile raggiungere questo obiettivo? è possibile parlare
di etica digitale applicata ai beni culturali?
Nella prima parte del volume l'autore affronta queste tematiche in un percorso sistematico analizzandone le reciproche influenze per poi introdurre la Spatial Augmented Reality (SAR), affrontando - in modo teorico - i metodi ad oggi disponibili con cui è possibile far coincidere scena reale e modello digitale attraverso l'approccio video proiettivo.
La seconda parte è dedicata all'approfondimento della SAR sul patrimonio artistico e culturale, analizzando la parte relativa al metodo e alla progettazione che ha ispirato le istallazioni, curate dallo stesso autore.
Il volume, sintesi dei precedenti da cui sono escluse tutte le parti manualistiche, amplia con ulteriori approfondimenti il tema dell’Augmented Heritage, è rivolto a tutti gli studiosi che desiderano avere un approfondimento sistematico, teorico e di indirizzo su tale disciplina, attraverso uno sguardo quanto più ampio possibile sui metodi culturali della progettazione multimediale.

<< Comunicare>> è un termine che deriva dal latino communis che significa << condividere>>, << mettere qualcosa in comune con gli altri>>. L'atto della comunicazione infatti ha lo scopo di trasmettere a qualcuno informazioni e messaggi ed in tale visione anche la comunicazione non efficiente ha la sua importanza. Gli oggetti creati dall'uomo nascono da un'intenzione. L'intenzione è strettamente collegata alla volontà comunicante e l'uomo è un animale che fabbrica oggetti e artefatti sia per scopi pratici che per interagire con gli altri. Il rapporto che intercorre tra oggetto d'uso comune e opera d'arte vede proprio quest'ultima nascere con l'intento artistico, viceversa un oggetto d'uso comune , che diventa archeologico, quale potrebbe essere un'anfora, una testimonianza di vita quotidiana, ha seri problemi di identità artistica ed è quindi molto complicato inserirlo in un contesto comunicativo come quello del museo archeologico. L'oggetto, in quanto segno, diventa leggibile grazie alle operazioni del museo ma nella vita "reale" l'uomo è già naturalmente comunicante perchè è dotato di organi e sensi che gli permettono fisicamente di esprimersi, ed è naturale che possa trovare utile fabbricare oggetti. Questo significa che gli oggetti d'arte possono essere anche considerati oggetti d'uso. La caratteristica del museo rispetto a questo ruolo è che esso è costituito non da un insieme di oggetti fisici ma da un insieme di oggetti che sono essi stessi segni e che nel caso del museo archeologico, sono stati rimossi dal proprio contesto d'uso. Un oggetto segnico, per essere compreso, ha bisogno di essere decodificato attraverso la comunicazione museale che gli fornisce un codice con l'esposizione. Trattandosi di segni visivi, la comunicazione può avvenire solo nell'incontro visivo con il pubblico attraverso l'allestimento. Gli oggetti devono essere esposti in modo da poter comunicare il massimo dei contenuti che si celano nella loro consistenza materica e questa convinzione si verifica solo quando il museo : • espone al pubblico • nella modalità di esposizione • nell' evitare eventuali conflitti comunicativi Un esempio concreto, in archeologia, è la Venere di Milo, custodita nel Museo del Louvre, in Francia, che nel 2010, a seguito di importanti lavori di risrutturazione e riallestimento, ha riaperto al pubblico le sale della statuaria greca. Prima di questa nuova disposizione allestitiva la Venere era posizionata al centro della sala della galleria sud ma dopo quest'ultimo rifacimento si trova posizionata in un'area dove, da sola, si erge su un piedistallo di tipo marmoreo e di colore scuro che contrasta con il colore chiaro della statua. Attorno al piedistallo un dissuasore, cioè uno schema divisorio, la distanzia dal pubblico e le conferisce l'importanza artistica insieme alla base pavimentale scura. Alle spalle una parete con due nicchie ne incornicia la struttura. Il contrasto di colori, la base, il dissuasore e la posizione in sala ne esaltano il potere comunicativo. La Venere di Milo fu scoperta casualmente coltivando un campo nel febbraio del 1820, probabilmente in due tempi; essa è infatti lavorata in due parti, quella nuda e quella panneggiata ed è riconosciuta come simbolo della femminilità grazie alle sue forme morbide sottolineate da un panneggio articolato creato

martirizzato dai romani santificato dai cristiani venerato dai contemporanei martirizzato dai romani santificato dai cristiani venerato dai contemporanei martirizzato dai romani santificato dai cristiani venerato dai contemporanei Sant'Efisio, o Efisio come viene chiamato confidenzialmente dai fedeli, è un simbolo della Sardegna, sotto il quale religione, tradizione e storia si fondono. Questo volume è un racconto corale in cui attraverso ogni dettaglio si viaggia nel tempo: dall' arrivo di Efisio in Sardegna ai suoi miracoli seicenteschi, dalle colorate e profumate processioni sacre al multiforme patrimonio immateriale dell'Isola. Un itinerario narrativo che, così come ha condotto il visitatore attraverso le sale del Museo archeologico nazionale di Cagliari tra petali di rose, filigrane e coralli, accompagna oggi il lettore non solo alla scoperta di tradizioni che affondano le radici in un tempo lontano, ma anche alla conoscenza di preziosi documenti d' archivio, di vicende note e meno note della vita del santo. Una straordinaria occasione per immergersi con occhi nuovi nella storia della Sardegna dall' epoca di Efisio ai giorni nostri attraverso la figura di un uomo "martirizzato dai romani, santificato dai cristiani, venerato dai contemporanei". www.silvanaeditoriale.it

La ricerca si occupa di dieci musei Diocesani di Arte Sacra del Triveneto. Partendo dalla constatazione che i musei diocesani nacquero, per lo più, per forte volere della Santa Sede che vedeva in questi istituti un posto sicuro dove ricoverare beni e oggetti che rischiano l'alienazione o distruzione; e che dal 2001 sempre la Santa Sede sta cerando di togliere l'immagine di semplici depositi ordinati al fine di rendere questi Istituti luoghi di propulsione culturale: mi sono interrogata su come, all'interno di questi musei, venisse comunicata la provenienza dei beni al fine di riconnetterli alla propria comunità di appartenenza (fatta di luoghi, persone, riti e culture).
Per affrontare questa particolare e inedita ricerca ho visitato personalmente ognuno dei musei e per ciascuno di essi ho avuto colloquio con il responsabile (direttore e/o conservatore) al fine di capire se durante l'allestimento, o in fasi successive, fosse stata considerata questa nuova necessità di dichiarazione di provenienza. Nel caso di risposta affermativa si è indagato quindi quale strategia comunicativa è stata messa in atto.

Nel momento di un profondo cambiamento in atto del sistema museale italiano, (vedi l. 106, 29 luglio 2014, e successivi decreti) con una conferenza-laboratorio proponiamo un confronto aperto sul tema Museo come spazio pubblico. Sottoponiamo così all’attenzione di addetti ai lavori, di un pubblico di professionisti e studenti con diverse formazioni e del mondo dell’associazionismo, una reinterpretazione del ruolo del museo. E’ l’occasione per mettere a confronto diversi puti di vista – quelli di archeologi, storici dell’arte, architetti, economisti - sulla scommessa di un museo che voglia divenire nuova piazza, spazio di incontro e di scambio culturale, luogo in cui la storia si fa contemporanea attraverso un processo ininterrotto di traduzione che coinvolge, allo stesso tempo, curatori e visitatori, cittadini e addetti ai lavori. Un museo laboratorio da vivere come luogo in cui periodicamente si attua una selezione delle opere e una scelta dei linguaggi e dei messaggi, assumendosi la responsabilità scientifica e culturale della trasformazione; un museo da considerare come campo dell’atto critico attraverso cui la storia viene riletta per renderla intellegibile ad un presente in continua trasformazione.

The project for new accessibility for the suburban Baths, part of a broader program to enhance the Insula Occidentalis,
has been an opportunity to verify the theoretical hypotheses formulated in the Pompei Accessibile project, suggesting
a coherent, efficacious mode of intervention and a model for any further intervention of a similar nature.
The research aims not only to solve fruition problems from a technical point of view, but to draw the visitors in,
making them the protagonist of a work which originated with a public vocation, whilst respecting what has been
preserved of it.

I primi anni di vita della Scuola superiore di architettura
vedono rapporti frequenti e continuativi con l’Esposizione
Internazionale d’Arte della città di Venezia. Il primo responsabile della scuola, Giovanni Bordiga, è dal 1920 al 1926 presidente della stessa Biennale e direttore della Regia Accademia di Belle Arti oltre che di altri istituti culturali della città. Proprio dai corsi dedicati all’architettura dell’Accademia veneziana nascerà la scuola d’architettura lagunare. Molti degli insegnanti come Guido Cirilli, Augusto Sezanne e Giuseppe Torres si ritrovano per varie vicende nella storia delle prime Biennali e vengono, per un primo periodo, condivisi da entrambe le scuole. Dopo il 1926 a questi docenti si aggiungono, in momenti diversi, gli architetti Brenno
Del Giudice (1888-1957) e Duilio Torres (1882-1969).

E' aperta la nuova call per la partecipazione al Workshop
"Storie dell'Arte. Come si costruisce una mostra"
in collaborazione con il laboratorio DiDiART - Diagnostica e digitale per l’Arte del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Ferrara e le Gallerie Estensi.
Periodo di svolgimento: 11 gennaio - 5 marzo 2021

Il progetto sarà dedicato allo studio e all'allestimento nelle sale della Pinacoteca Nazionale di Ferrara dell'opera Marte e Venere con Cupido di Veronese proveniente dalla Galleria Sabauda dei Musei Reali Torino.

Scadenza candidature: 14 dicembre 2020

The accessibility and enhancement project for the pathways and heritage of the Insula Occidentalis aims to narrate
certain fragments of the city of Pompeii that are little known to the public, due to their hidden location outside of
the usual sightseeing itineraries.
The idea behind the project stems from the scenic value of the area, considering the new pathways not solely as
functional to the fruition of the site, but also as an aesthetical framing which breathes life into a new order.