Despotismo

Se trata de una Conferencia en unas jornadas organizadas por la Academia  de Historia y la Academia de Ciencias Políticas y Sociales de Venezuela. El autor destaca como el constitucionalismo es el producto de la efervescencia de ideas políticas que se incubaron durante siglos y que fueron detonantes en las rupturas y revoluciones del Siglo XVIII y XIX. En el análisis tradicional se acentúa la influencia de los pensadores de la ilustración; sin embargo, las categorías más importantes que componen el proceso encuentran su origen en el derecho quiritario, el derecho natural y en el propio pensamiento cristiano fundante de una cosmovisión humanista y fraterna.  Con el objeto de descifrar la ideología subyacente en el proceso independentista venezolano, este trabajo acomete el análisis de las ideas políticas prevalentes en Europa para contrastarlas con la obra de Juan Germán Roscio y su formación canónica, teológica y jurídica. Centrado en la justificación del movimiento libertario y la separación de España, así como en un muy particular estilo al explicar el principio de soberanía nacional, él trata de desplazar la doctrina del origen divino del poder. Un esfuerzo marcado por una gran originalidad y que hace de este Padre Fundador un hito en el pensamiento constitucional de nuestro origen y el de América Latina.

Definición de las siguientes palabras para un diccionario de sociología:
"Condillac, Étienne Bonnot de", "Bolchevismo", "Despotismo ilustrado", "Frente Popular", "Historia Económica", "Linaje", "Nazismo", "Precapitalismo", "Renacimiento", "Rentista", "Revisionismo", "Vasallaje".

Il "vuoto giuridico" è diventato uno degli argomenti prediletti della moderna demagogia. E, bisogna ammetterlo, infallibilmente persuasivo. Non indica più semplicemente l'assenza di una normativa legislativa che regolamenti una determinata materia giuridica, ma viene presentato alla pubblica opinione come uno scandalo morale, un insulto all'ordine democratico, un crimine contro il bene comune, un j'accuse. L'invocazione della sua regolamentazione sconfina dalla giurisprudenza per assumere i toni giustizialisti di una denuncia contro chi si sarebbe finora sottratto al controllo e alla sorveglianza dello Stato, godendo di inammissibili e ingiustificabili privilegi. In Sullo Stato: Corso al Collège de France, vol. I (1989-1990), Pierre Bourdieu osserva come l'asserzione "c'è un vuoto giuridico" sia una «espressione straordinaria» al fine di «convocare gli esperti che si metteranno all'opera con tutta la loro autorevolezza» per «trasformare una serie di idiomi etici in un discorso universale volto a colmare [il] vuoto giuridico, ossia a fornire una soluzione ufficiale a un problema difficile che agita la società». Più che di un problema, si tratta del "problema difficile" che agita la società. Quale?. Per rispondere a questa domanda senza ricorrere alle "soluzioni ufficiali", dobbiamo ripensare alla radice la nozione di "vuoto giuridico". Invece di considerarlo come un'assenza di normativa (imputabile a qualche contingenza: disattenzione, negligenza, ritardo, arretratezza, impreparazione della legislatura) che il diritto deve provvedere a regolamentare al più presto, dobbiamo riconsiderarlo come una no man’s land su cui il diritto non può avere giurisdizione. Una cosa, soprattutto nella nostra “civilizzazione post-edipica” , è la continua trasformazione dei legami sociali, che crea inevitabilmente dei “vuoti giuridici” che il diritto può e deve annettersi; tutt’altra è l’esistenza (apparentemente paradossale) di un vuoto giuridico su cui si fonda la legittimità dello Stato di diritto. Non esiste cittadino che non si porti appresso, come la sua ombra, il suo vuoto giuridico, quel luogo (o assenza di luogo) dove è allocata la parte di sé stesso che non appartiene allo Stato ma che, proprio in virtù di questa non appartenenza, gli permette di dare il suo libero consenso al patto sociale mediante cui si sottomette al potere dello Stato, così come è libero di revocarlo se lo Stato agisce da tiranno. Questo può verificarsi solo in un caso: quando lo Stato non ammette l’esistenza di ciò che non può appartenergli e pretende di assimilarlo, di includerlo entro i propri confini.

ANTUNES, Paulo Fernando Rocha – Marx, Democracia e Capital(ismo): as expressões de “despotismo do capital” no Livro I de Das Kapital. In: GODOY, Guilherme; INÁCIO, Maria João; GOUVEIA, Steven S. (orgs.). Pensar a Democracia. Publicação Independente, 2017; pp. 337-356. https://www.createspace.com/7287848 ISBN 10: 1548350958 e ISBN 13: 978-1548350956

Em A democracia na América, Tocqueville descreve tanto uma reflexão filosófica sobre o fundamento da democracia moderna, assim como o sistema democrático americano, chegando a uma conclusão que instiga, ainda hoje, o pensamento político: a igualdade de condições, princípio regulador da democracia americana redundou em apatia política. Segundo Tocqueville, no bojo dessa retração do homem do cenário da vida pública surge um novo Leviatã social-o Estado centralizador e burocrático dos tempos modernos-a partir do qual define o despotismo democrático. A finalidade do presente estudo é num primeiro momento acompanhar a descrição tocquevilliana da democracia americana e por extensão a descrição que Tocqueville faz sobre as causas que podem conduzir à apatia política. Num segundo momento visa descrever os possíveis antídotos previstos por Tocqueville para que o homem retome sua autonomia política, perguntando-nos ao mesmo tempo se as reflexões do autor, todavia nos podem ajudar a pensar o presente. Conclui-se que Tocqueville é um clássico do pensamento político e enquanto tal continua a ser referencia para pensarmos importantes questões políticas da atualidade, dentre elas o aprofundamento da democracia.